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80 - Avventure nel mondo 1 | 2020
RACCONTI DI VIAGGIO | Iran
Racconto e foto della coordinatrice Patrizia Crisolini
Malatesta
Il viaggio nell’Amazzonia dell’Ecuador e del Perù è un viaggio
senza dubbio di un grande fascino naturalistico. Un viaggio
entusiasmante, bellissimo: probabilmente una delle ultime mete in
un luogo ancora selvaggio, un viaggio per veri viaggiatori che non
si spaventano per le difficoltà che un viaggio simile,
inevitabilmente, procura. Un viaggio che prevede lunghe giornate in
navigazione lungo i fiumi che attraversano l’Amazzonia dell’Ecuador
e del Perù.In questo viaggio la cosa che più mi ha entusiasto è
stato l’incontro con le popolazioni locali dell’Amazzonia
dell’Ecuador:gli Huaorani, che pure essendo ancora circa 3 / 4 mila
individui sparsi nel parco nazionale Yasunì dell’Ecuador, come
cultura stanno scomparendo.A conservare le abitudini di vita sono
rimasti solo pochi individui che ormai hanno una certa età mentre i
giovani tendono a occidentalizzarsi.Il popolo Huaorani è un popolo
di guerrieri sopravvissuti con la caccia e la pesca; entrati in
contatto con il resto del mondo solo recentemente, sono chiamati
anche “Aucas”, che in lingua quechua significa “Persona della
Foresta”. Attualmente si fanno chiamare Wuaorani o Huaorani, che
nella lingua Huao significa “gente persona”. Fino agli anni ‘50
vivevano in un territorio di circa 20.000 chilometri quadrati che
si estendeva al nord dal Rio Napo, fino ai fiumi Villano e Curaray
al sud. Erano suddivisi in quattro gruppi: Guequetari, Piyemoiri,
Baihuaorani e Huespeiri. Anche se erano uniti fra di loro da
parentela le loro relazioni sfociavano spesso in ostilità.
All’inizio degli anni ‘70 la popolazione Huaorani ha iniziato a
disperdersi, spostandosi in aree esterne dalla zona protetta messa
a disposizione dal Governo. Attualmente
Da un Amazonas Gruppo Patrizia Crisolini Malatesta
RACCONTI DI VIAGGIO | Equador Perùwww.avventu.re/5525
ECUADOR PERU’
Dall’Ecuador al Perù viaggio in Amazzonia
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Avventure nel mondo 1 | 2020 - 81
Racconto e foto della coordinatrice Patrizia Crisolini
Malatesta
RACCONTI DI VIAGGIO | Equador Perù
Dall’Ecuador al Perù
RACCONTI DI VIAGGIO | Equador Perù
vivono in zone di protezione raggruppati in piccole comunità
come Tona Empari, Dayuno, Cononaco e Yasuni; L’introduzione di
alcuni prodotti come macheti, fucili, asce, ha spinto molti di loro
a lavorare come salariati per poterseli procurare. Negli ultimi
anni sono aumentati notevolmente le unioni tra le donne Huao con i
Quechua. Nelle varie comunità non esistevano uomini che detenevano
il potere; la donna ha un ruolo importante nella vita degli
Huaorani. Sono considerati un modello eccezionale di adattamento
all’ambiente amazzonico. Sono circa 2.500 persone, organizzate in
comunità e vivono nelle province di Orellana, Napo e Pastaia, nella
regione amazzonica situata tra i fiumi Napo e Curaray. Dividono il
territorio con i popoli Tagaeri e Taromenane, di cui sono rimaste
circa 400 persone che hanno deciso di evitare il contatto con altri
gruppi umani. Per queste popolazioni indigene la foresta è un luogo
sacro perché conserva lo spirito dei loro antenati, la loro storia
e moltissime forme di vita. L’incontro del popolo Huaorani con il
resto del mondo è stato, di fatto, segnato profondamente dalla
presenza delle compagnie petrolifere. Questo legame ha comportato,
nel corso dei decenni, una trasformazione dell’ambiente e del modo
di vivere della comunità. Sono comparse nuove malattie come
l’epatite B e C portando gravi conseguenze, sifilide, alcolismo,
infezioni della pelle nei bambini e varie tipologie di cancro
soprattutto tra le donne. Uno studio condotto da Acción Ecológica
ha dimostrato, infatti, che il cancro è responsabile del 32% delle
morti nelle zone petrolifere dell’Amazzonia ecuadoriana, un dato
superiore alla media nazionale che è del 12%.Penti, il capo della
tribù Bameno è un uomo che sta combattendo contro il governo
dell’Ecuador per salvare la propria gente e la propria cultura. E’
grazie alla sua lotta, aiutato da un’avvocato americano e da
Matthiew, un giovane volontario anch’egli americano, che il governo
dell’Ecuador ha definito una parte dell’Amazzonia che sorge sul
proprio territorio e all’interno del Parco Yasunì, zona
intangibile, cioè una zona dove possono entrare solo gli indios, o
persone il cui ingresso viene approvato dagli Indios, come i
turisti per esempio, e dove il governo si è impegnato a non fare
trivellazioni per la ricerca del petrolio.Mi ha detto Penti, la
foresta è la mia casa, nella foresta troviamo tutto quello di cui
abbiamo bisogno, se la foresta viene uccisa, noi stessi veniamo
uccisi.La politica di Penti per salvare le proprie tradizioni e il
proprio stile di vita è di cercare di far capire al Governo
dell’Ecuador che salvaguardare le comunità di Indios può portare a
una fonte di reddito turistico. E’ per questo che ha accettato di
ospitare turisti nella comunità Bameno e i soldi che si pagano: $
130 al giorno a persona oltre $ 200 di tassa di ingresso al parco
vanno in gran parte proprio al Governo dell’Ecuador.Altrettanto
affascinante l’ambiente della foresta che è molto selvaggio, con
gli annessi pericoli e fastidi.L’incontro con questa popolazione è
stato un incontro che mi ha dato tantissimo, in questo viaggio ho
conosciuto persone di una sensibilità eccezionale, questo viaggio
che mi ha profondamente toccato e
ora che scrivo mi è presa una struggente nostalgia, vorrei
essere lì in questo momento presso la comunità Bameno per
abbracciare tutti gli abitanti del villaggio. Ci hanno accolto come
se fossimo sempre vissuti con loro, ci hanno raccontato di chi
erano figli o nipoti, di cosa vorrebbero fare nella loro vita, le
mamme ci hanno mostrate orgogliose i loro bambini, nel villaggio
c’era anche una bambina down coccolata da tutti, e i suoi occhi
brillavano di felicità. Non scorderò mai più tutto ciò.
1° giorno: Roma/Milano – Madrid - QuitoCon un volo Roma – Madrid
arrivo a Madrid dove incontro i miei compagni di viaggio, da qui un
altro volo ci porterà a Quito, capitale dell’Ecuador. Grazie al
fuso orario arriviamo a Quito lo stesso giorno in cui siamo
partiti! Una curiosità: arrivati all’aeroporto di Quito, una volta
ritirati i bagagli, prima di lasciare l’aeroporto, si passa davanti
a un semaforo dove un addetto spinge un tasto, se viene verde si
passa senza alcun controllo, se viene rosso occorre far passare i
bagagli nell’apposita macchina che ne visiona il contenuto.Arrivati
in hotel prendiamo le stanze e usciamo a cena.
2° giorno: QuitoOggi visitiamo San Francisco de Quito, o
semplicemente Quito; la data della sua prima fondazione è incerta;
i registri più antichi si trovano nell’hacienda del Inga; tuttavia
si pone la sua nascita al 6 dicembre del 1534 con la conquista
spagnola. Fu la prima città dichiarata, insieme a Cracovia, come
Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, il 18 settembre 1978. Nel 2008
è stata nominata sede dell’Unione delle Nazioni Sudamericane. La
città si trova a 2.850 metri di altezza sul livello del mare,
all’ombra del vulcano Pichincha, ed è la seconda capitale più alta
del mondo. La città vecchia è la sua principale attrazione: un
insieme di pittoresche plazas, chiese che mescolano elementi
spagnoli, moreschi e indigeni, facciate seicentesche.Dal nostro
hotel raggiungiamo il centro in autobus, è un susseguirsi di
viuzze, antichi edifici coloniali perfettamente restaurati, chiese,
monasteri e tanta, tanta gente: ambulanti che vendono la loro
merce, donne che sventolano biglietti di chissà quale lotteria
incitando le persone che passano a comprarli, lustrascarpe, persone
che passeggiano, e
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RACCONTI DI VIAGGIO | Equador Perù
su tutto domina, quasi a proteggere la città, la Virgen de
Quito, una statua raffigurante la Madonna con una corona di stelle
e ali angeliche in piedi su un drago incatenato che sormonta il
mondo.Andiamo a pranzo al mercato centrale: vogliamo assaggiare la
famosa ceviche, piatto freddo di pesce e frutti di mare crudi,
marinati nel limone e conditi con cipolle ed erbe. Il mercato è un
luogo interessate, sicuramente non il tipico mercato all’aperto dei
Paesi sud americani; è un mercato chiuso, ordinato, dove vi sono
dei banchi che servono cibo e dove si trovano tavoli e sedie per
sedersi a consumare il proprio pasto. E’ un mercato amato dagli
abitanti della città che vengono qui a fare i loro acquisti di
carne, frutta, verdura e a mangiare. Siamo gli unici europei. E
dopo pranzo continuiamo il nostro giro salendo fino al Panecillo,
dove si trova la statua della Vergine Maria e da dove si gode di un
panorama su tutta la città. Anche qui tanti venditori ambulanti, e
curiosi come siamo acquistiamo della strana frutta che risulterà
essere buonissima.Arriviamo poi, con un taxi, alla stazione dei bus
per acquistare i biglietti per andare, domani, a Coca (vero nome
San Francisco de Orellana), da dove inizierà la nostra avventura
alla scoperta dell’Amazzonia.La sera andiamo a cena a un famoso
ristorante di Quito per mangiare il cuy, cioè il porcellino
d’India.
3° giorno: Quito - CocaUsciamo prestissimo dall’hotel, sono
d’accordo con il tassista che ieri sera ci ha riportato in hotel
che questa mattina verrà a prenderci, ma arrivata l’ora
dell’appuntamento non si vede. Aspettiamo 5 minuti, ci siamo mossi
in anticipo e ce lo possiamo permettere, poi rientro in hotel e
chiedo alla reception di chiamare un taxi.....arrivati al terminal
terrestre e caricati i bagagli nel bus ci mettiamo comodi, abbiamo
9 ore di viaggio davanti a noi: il paesaggio che attraversiamo è
bellissimo.Arrivati a Coca prendiamo un taxi per l’hostal che è
abbastanza lontano dal capolinea dei bus.
In hostal ci stanno aspettando sia Penti, il capo tribù della
comunità Bameno, presso la quale passeremo qualche giorno, che
Fernando, che ci farà da guida nella “seconda parte” del viaggio;
il primo per essere pagato, l’altro per avere un anticipo. Ceniamo
con pochi dollari ai banchetti lungo la strada.Coca è una cittadina
che non offre molto, ma è l’ultimo avanposto di “civiltà” prima che
il rio Napo, lungo le cui sponde sorge, si inoltri nella foresta
pluviale fino al Parque Nacional de Yasunì, e per questo il punto
di partenza ottimale per visitare l’Amazzonia.
4° giorno: Coca – Porto Rio Chiripuno (Notte)La mattina ci
alziamo presto, dobbiamo fare gli ultimi acquisti per la nostra
spedizione, anche Penti è andato a comprare le cose necessarie per
il viaggio e il nostro soggiorno in comunità, comprando frutta,
verdura etc..Andiamo a cercare gli stivali di gomma per le
passeggiate che ci aspettano nella foresta, e i teli di plastica da
mettere fra il terreno e la tenda per evitare il contatto con il
terreno bagnato, e teli per coprire i bagagli.Lasciamo Coca alle
11:00, viaggiamo su un truck molto grande, con noi ci sono altri
indios; ci fermiamo lungo la strada in un paesino per andare in
bagno e uno spuntino veloce comprando degli spedini di carne alle
bancarelle lungo la strada e ripartiamo per raggiungere il molo
dove ci imbarcheremo per andare dalla comunità Bameno. C’è un posto
di controllo, il Governo dell’Ecuador richiede delle vaccinazioni
per entrare nella c.d. zona intangibile. Consegniamo a Penti la
fotocopia del libretto giallo delle vaccinazioni internazionali che
venie data a un militare che le controlla insieme al passaporto che
ci è stato chiesto di mostrare e ci registra come visitatori
idonei. In questo posto di controllo vivono anche degli impiegati
del governo che danno supporto ai tour nella giungla in quanto sono
in contatto radio con le guide 24 ore al giorno.
Scarichiamo tutto dal truck e carichiamo tutto sulla barca a
motore. E’ una canoa lunga circa 10 metri, ci stanno tutti i nostri
bagagli, le provviste di cibo, le taniche di carburante e siamo in
tutto 20 persone. L’unica nota negativa è che la canoa è senza
tetto. Da domani ne avremo una con il tetto. Riusciamo a partire
alle 15:45, un po’ tardi visto che alle 18:00 fa notte.Dopo 5 ore
di navigazione, di cui una buona parte accompagnati solo dalla luce
delle stelle, e da una torcia di un Indio seduto a prua della canoa
che dava indicazioni al motorista su dove dirigersi per evitare i
tronchi che invadono il rio, arriviamo al luogo dove passeremo la
notte; scarichiamo bagagli e tende e mentre noi sistemiamo le tende
ci viene preparata la cene (zuppa calda, ci sta benissimo!, un
piatto di riso in bianco, cetrioli e un po’ di pollo). Finita la
cena andiamo a dormire.
5° giorno: Porto Rio Chiripuno - Comunità BamenoMi sveglio
presto, sento un po’ di freddo, mi vesto e esco dalla tenda. Quello
che vedo davanti a me è bellissimo: il fiume, la foresta, tutto è
avvolto da una sottile nebbia. Mi siedo a godere di questo
spettacolo. Sento del movimento dietro me, è Penti che sta
preparando la colazione. Sveglio i miei compagni di viaggio che se
la dormono beatamente, dobbiamo partire presto. Smontiamo la tenda,
arriva la colazione: 1 piatto di frutta con banane, e mango, e poi
pan cake e caffè. Inizia a piovere. Penti ha già iniziato a
caricare la barca con i nostri bagagli.Oggi per fortuna abbiamo una
barca coperta.Partiamo alle 8:15, navighiamo lungo questo magnifico
fiume, godendo nonostante la pioggia del paesaggio. Rapido pranzo
su una spiaggia e ricomincia la navigazione, arriviamo alla
comunità alle 16:00.Tutta la comunità è in attesa del rientro di
Penti, che ha approfittato del suo soggiorno a Coca per fare
rifornimento di beni necessari anche per la comunità stessa. Tutti
gli fanno una gran festa “Hola Penti, como estas?”. E Penti li
saluta con un grandissimo sorriso.Il terreno su cui sorge il
villaggio è rialzato rispetto alla riva del fiume, data la pioggia
è fangoso e facciamo un po’ di fatica a salire, Penti ci indica
dove possiamo montare le tende , aggiungendo che ceneremo verso le
19:00 e che siamo liberi di muoverci nel villaggio come meglio
crediamo. I bambini ci hanno già circondato incuriositi, si
avvicina a noi una ragazza, tiene in braccio un bambino, si
presenta e dice di essere la nuora di Penti e quello che tiene in
braccio è il nipote del capo tirbù, Le chiedo il nome del bambino e
mi dice che non lo ha. “No tiene nombre?” chiedo incuriosita. Mi
risponde che il nome ai bambini viene dato dopo diversi mesi dalla
nascita. Dopo poco conosciamo già tutti. Cominciamo a montare le
tende, i bambini, stanchi di starci a guardare, cominciano a
giocare fra loro. Finiamo di montare le tende e iniziamo ad andare
in giro per il villaggio, un insieme di case costruite con tronchi
di albero e foglie di palme. I bambini ci corrono di nuovo incontro
e ci accompagnano.
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Avventure nel mondo 1 | 2020 - 83
RACCONTI DI VIAGGIO | Equador Perù
6° giorno: Attività in Comunità BamenoOggi sveglia con calma.
Colazione alle 8:00. Dopo colazione chiediamo a Penti di parlarci
ancora della sua lotta per salvaguardare la foresta; gli si
illuminano gli occhi e ci mostrato con varie mappe come il Governo
stia distruggendo la selva concedendo la trivellazione del
territorio a compagnie petrolifere e relegando gli indigeni in
aeree sempre più ristrette.Verso le 10:00 usciamo con Penti per
andare a fare una passeggiata nella Selva, prendiamo la canoa per
pochi metri e approdiamo. Scendiamo e iniziamo a camminare. Penti
ci illustra e spiega le varie specie di piante che incontriamo, per
lo più piante medicinali. Percorriamo un sentiero stretto e Penti
ci porta a prendere una piccola canoa, ci sediamo su dei tronchetti
che fanno da sedile e che sono incastrati fra i due lati della
canoa, navighiamo in una laguna che ha un fascino tutto
particolare. Già il fatto che non c’è il rumore del motore della
barca fa sì che si sentano tutti i suoni degli animali che vivono
nella laguna. Torniamo verso le 13:00, il pranzo è pronto (zuppa di
cavolfiore, patate, carote; un secondo con carne, patate,
verdure).Inizia a piovere, ma per fortuna dura poco. Yuri e
Alessandro, finito di mangiare vanno a farsi trascinare con i
giubbotti salvavita dalla corrente del fiume, ovviamente in
compagnia di gran parte dei bambini del villaggio, è una cosa molto
divertente. Nel pomeriggio andiamo in una capanna del villaggio a
vedere la preparazione del curaro, il veleno con cui vengono
bagnate le punte delle freccie, e dopo di nuovo in acqua, questa
volta anche io. E poi si gioca con i bambini: girotondo, ma quante
belle figlie madama Dorè, e tutti in di nuovo in acqua. Siamo
tornati bambini anche noi!La sera: una magnifica passeggiata
notturna nella foresta, sempre accompagnati da Penti. Certo non è
come camminare di giorno, l’unica luce è data dalle nostre luci
frontali, ma così la foresta è ancora più suggestiva, tutto è
silenzio, ogni tanto un raggio di luna riesce a fare capolino fra
le fitte fronde degli alberi.Oggi è arrivato Matthew, il volontario
americano che aiuta Penti a tenere i rapporti con i turisti, con la
sua fidanzata per passare una giornata in comunità e salutare Penti
in quanto Matthew, dopo aver passato alcuni mesi a Coca, tornerà in
Argentina per lavorare durante la stagione invernale come
istruttore di hockey sul ghiaccio.
7° giorno: : Attività in Comunità BamenoColazione alle 7:00,
oggi è prevista una giornata di caccia, piove a dirotto, ma noi
impavidi con le nostre mantelle e gli stivali di gomma saliamo
sulla barca, facciamo un’ora di tragitto e attracchiamo. Ci issiamo
su per le sponde fangose e scivolose e entriamo nella Selva,
nonostante la pioggia che ci bagna come pulcini. Penti ci dà delle
foglie enormi per coprirci la testa e così fanno gli altri Indios
che ci accompagnano, la selva è bellissima! Non si può cacciare,
gli animali sono tutti nascosti e così gli Indios ci fanno vedere
come si abbatte un albero e come lo si lavora per preparare le
lunghe cerbottane con cui gli Huaorani cacciano. Il processo di
taglio
dell’albero abbattuto è particolare e l’abilità degli Huaorani
nel tagliarlo in parti uguali tali da essere utili per lo scopo è
notevole. Li osserviamo per un po’, poi con Penti andiamo ancora a
camminare nella Selva: quanto fango! Ci si affonda. Arriviamo, dopo
aver guadato anche un paio di fiumiciattoli, abbastanza alti
comunque da fare entrare l’acqua negli stivali e quindi da farci
bagnare anche i piedi al Lago Salato, è uno spazio aperto,
purtroppo anche questo pieno di fango, ma se ne capisce ugualmente
la bellezza. In questo posto, nella stagione secca si riuniscono
centinaia e centinaia di pappagalli ai quali c’è un monumento nella
terra: un masso che sembra un pappagallo. Chiedo a Penti chi lo ha
fatto e mi risponde che è stata la natura, lo trovo un po’ strano,
ma non dico niente. Purtroppo continua a piovere a dirotto. Siamo
veramente zuppi. Torniamo indietro dove abbiamo lasciato gli altri
Indios a lavorare l’albero tagliato per costruire le cerbottane.
Hanno fatto molti pezzi che porteranno al villaggio per terminare
di lavorarli. Penti ha visto un palmito e ce lo taglia per farcelo
mangiare. Che dire? Veramente ottimo. Ancora un tratto di strada e
siamo al fiume, riprendiamo la barca, continua a piovere e abbiamo
1 ora di navigazione. Lungo il rio vediamo una canoa portata via
dalla corrente da chissà quale villaggio, ci avviciniamo, la
leghiamo alla nostra barca e la portiamo alla comunità
Bameno.Torniamo al pueblo che sono ormai le 15:00. Ci cambiamo e
pranziamo. Nel pomeriggio verso le 17:30 ci sarà una presentazione
culturale. Uomini e donne sono con gli “abiti” tradizionali,
cantano e ballano nella loro lingua, fra gli ospiti del villaggio
vi è anche una coppia di turisti della Nuova Zelanda e gli Indios
celebrano il loro matrimonio: gli sposi sono seduti su un’amaca e
gli uomini sono tutti intorno a loro a cantare, e quello che
dicono, ci dirà più tardi Penti è che se prima erano due persone
ora sono una persona sola.Finita la cerimonia ci fermiamo a parlare
con Penti e lo sciamano che ci racconta della prima volta che vide
arrivare un aereo che portava il personale di una compagnia
petrolifera che avrebbe fatto esplorazioni sul territorio. Lo
sciamano pensava che fosse lo spirito del giaguaro. Penti, che
all’epoca del contatto aveva 6 anni, ci racconta quello che ha
saputo dai suoi genitori e dagli altri anziani del territorio:
all’inizio i luoghi doveve vivevano gli Indios venivano sorvolati
da aerei che gettavano del riso e altro cibo, sono andati avanti
così per circa un anno, poi sono atterrati e vi erano soprattutto
gesuiti che hanno convinto la popolazione a spostarsi in un’ altra
zona. Questo, commenta Penti, per consentire le esplorazioni
petrolifere. Questo fatto per gli Indios è stato devastante in
quanto sono entrati in contatto con i bianchi e hanno contratto
malattie a loro sconosciute, molti sono morti anche per una
semplice febbre, Penti ci dice anche che il padre ha ucciso più di
20 uomini che lavoravano nelle compagnie petrolifere affinché
lasciassero il territorio. E’ pronta la cena, lasciamo Penti con la
sua famiglia e andiamo a mangiare. Siamo stanchi e dopo un po’ di
chiacchiere andiamo a dormire.8° giorno: : Comunità Bameno – Rio
Chiripuno
Oggi si affronta il rientro. Prepariamo i bagagli, è previsto di
partire per le 10:00, ma Penti è stato avvertito (tramite la radio
trasmittente che hanno al villaggio) che in mattinata arriverà un
politico che la comunità ha già da tempo contattato per dargli la
delega per rappresentare la comunità stessa e i suoi problemi al
Governo e quindi ci sarà una assemblea nel villaggio, assemblea
presieduta da Penti stessi. A noi non dispiace affatto poter
assistere ancora per un po’ a un pezzetto di vita di queste
persone.Finita la colazione viene allestito un mercatino con
artigianato locale, compriamo varie cose.Verso le 9.00 arriva
questo politico, tutta la comunità è riunita in assemblea, Penti
illustra i problemi che hanno, qualcuno fa domande al politico,
alla fine a votazione, decidono di dargli la delega.Alle 12:15
partiamo, la barca è scoperta e……inizia a piovere forte, non
facciamo neanche in tempo a coprirci adeguatamente. Pazienza. Alle
16.00 ci fermiamo in una area abitata da una sola famiglia
Huaorani, ci ospiteranno in casa loro, il fuoco è già acceso.
Fortunatamente ha smesso di piovere, ci cambiamo e andiamo a
esplorare un altro tratto di questa magnifica Selva. Ceniamo
presto, domani ci aspettano tante ore di navigazione.
9° giorno: Rio Chiripuno - CocaPartiamo presto, dopo una
abbondante colazione, abbiamo tanta strada da fare, continuiamo ad
ammirare questo meraviglioso paesaggio, una coppia di pappagalli
colorati ci passa sopra la testa, ne vediamo tanti sugli alberi,
mariposas azzurre volano sull’acqua, scimmiette saltano da un
albero all’altro, tutto sembra salutarci, guardo Penti, lui stesso
che chissà quante volte ha fatto questo percorso, osserva con Amore
la sua foresta, quella foresta per la quale sta tanto lottando.
Facciamo una sosta di 30 minuti per il pranzo e riprendiamo la
navigazione. Arriviamo al molo dopo 9 ore di navigazione, abbiamo
fatto una velocissima sosta per il pranzo, al molo scarichiamo il
bagagli, e li montiamo su un pick up. Partiamo alle 17:00, questa
volta, dato che il mezzo che abbiamo è più veloce ci impieghiamo
solo 1:40 per arrivare a Coca, medesimo hotel, dove per la notte si
fermerà anche Penti. Ci salutiamo con le lacrime agli
occhi.Fernando ci sta aspettando in albergo per accordarsi sull’ora
di partenza di domani, parlo con lui e poi raggiungo i miei
compagni di viaggio in stanza, tiriamo fuori dai bagagli tutti gli
abiti bagnati, li appendiamo mettendo una corda lungo la stanza e
accendiamo l’aria condizionata. Ci facciamo una doccia, ne abbiamo
bisogno. Quindi usciamo per cena, andiamo lungo la strada di fronte
al nostro hotel a mangiare ai banchetti che ci sono lungo la strada
e dopo un buon pollo arrosto con riso e papaya andiamo anche a
mangiare un gelato in una gelateria che si trova a metà strada fra
i banchetti e il nostro hotel.
10° giorno: Coca – Nueva RocafuerteAlle 7:00 viene a prenderci
la moglie di Fernando, Leiza; Fernando ci sta aspettando in barca,
a piedi andiamo verso il rio, lungo la strada ci fermiamo in un bar
a fare colazione quindi andiamo al molo, la
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RACCONTI DI VIAGGIO | Equador Perù
barca è coperta e ha dei teli di plastica ai lati da tirare giù
in caso di pioggia. Carichiamo i bagagli e partiamo. Siamo sul Rio
Napo, immenso, guardiamo il paesaggio, comincia a piovere, tiriamo
giù i teli, Alessandro ci propone dei giochini da risolvere per
passare il tempo, facciamo una breve sosta per il pranzo e
ripartiamo.La navigazione, a parte una volta in cui ci siamo
arenati e Fernando è dovuto scendere a spostare la barca, è andata
bene. A sera arriviamo a Nuevo Rocafuerte dove vive Fernando con
sua moglie. Ci ha prenotato un hotel. Io non sto bene, tirati fuori
tutti i panni dal bagaglio con la speranza che si asciughino un po’
e mi metto a letto, ho la febbre. Fernando verrà a prenderci con la
moto per le 21:00 per potarci a cena a casa loro. Nonostante la
febbre ho fame, buon segno, i miei compagni di viaggio decidono di
andare a piedi, io accetto il passaggio in moto. Ceniamo, Leiza
cucina molto bene; prima di sposarsi e decidere di aiutare il
marito nel lavoro, lavorava come infermiera a Santa Clotide,
sentito che ho la febbre mi fa una puntura affinché mi passi. Mi
faccio riaccompagnare in hotel in moto.
11° giorno: Nueva Rocafuerte – Parco Yasunì – Laguna Atun
CochaAnche la colazione è a casa di Fernando che viene a prenderci
alle 9:00, io vado di nuovo in moto. La febbre è passata.
Rientriamo in hotel, io sempre in moto, ci ho preso gusto! e
Fernando ci dice che verrà a chiamarci per partire in quanto deve
disbrigare delle pratiche burocratiche in capitaneria. Nel
frattempo io vado a pagare l’hotel e poi prepariamo i bagagli, è
tutto irrimediabilmente umido! I panni erano stesi al coperto ma è
piovuto tutta la notte e l’umidità è stata tanta.Alle 10:30
Fernando passa a chiamarci, prendiamo i bagagli, andiamo al molo,
li carichiamo in barca e alle 10:40 partiamo. Dopo 50 minuti siamo
al Parco Yasunì. Abbiamo percorso un tratto del Rio Napo vedendo
anche un delfino rosado, poi abbiamo preso il Rio Yasunì e siamo
arrivati al parco. Facciamo una bella passeggiata, vediamo molte
specie di alberi, alcuni naturalmente già visti con Penti, c’è un
albero in particolare che viene utilizzato per fare le canoe, è un
albero che cresce lontano dal fiume, molto all’interno della selva
e che una volta tagliato e fatta la canoa, per trasportarla fino al
fiume viene fatta scorrere sulla corteccia di un albero il cui
interno è molto liscio. Fra le cose che vediamo anche una pianta
velenosa con cui gli indigeni pescano. E’ una pianta da cui si
taglia un pezzo di ramo e si butta in acqua. Questa pianta toglie
l’ossigeno che è nell’acqua e così i pesci non potendo più
respirare muoiono, quindi non sono morti per via del veleno, ma per
mancanza di ossigeno e pertanto si possono mangiare. Oggi l’uso di
tale metodo di pesca è proibito, ma la pianta viene ugualmente
tagliata ed esportata per produrre insetticidi.
Ho visto dei funghi e chiedo a Fernando se nella Selva ci sono
funghi commestibili, “si” mi risponde, “proprio quelli che indichi
sul tronco dell’albero” ne raccoglie uno e lo mangia, noi facciamo
la stessa cosa e gli chiedo se possiamo raccoglierne un po’ per
cucinarli. Mi dice di si, e così ne raccoglieremo un bel po’ per
mangiarli a pranzo. Inizia a piovigginare, rientriamo che è ormai
l’una. Leiza e Fernando scaricano dalla barca il necessario per
cucinare; per fortuna c’è un ampio spazio coperto da una tettoia.
Ora piove proprio bene. Fernando ci dice che si deve assentare per
circa un’ora per disbrigare delle pratiche burocratiche (Ancora?
Non le aveva fatte
questa mattina?) rientrerà alle 16:00. Per fortuna non piove
più.Quando tornerà andremo con la barca alla laguna Jatun Cocha,
raggiungibile anche a, ma in questo periodo di piogge non si può
fare.In 30 minuti di navigazione siamo alla laguna Jatun Cocha che
è semplicemente splendida, ne restiamo estasiati, ci sono delle
isolette fatte di sola erba che non
avendo le radici in profondità si muovono con le correnti. Dopo
un po’ Fernando si infila in un anfratto e approdiamo al nostro
accampamento: un luogo usato spesso in quanto c’è un tavolo di
legno con delle panche, e una sorta di capanno fatto con teli di
plastica sotto il quale montiamo le tende. Di nuovo il rito dei
panni umidi stesi, con la vana speranza che si asciughino, vana
perché la notte è umida e non potranno mai asciugarsi, ma almeno
non ammuffiscono negli zaini. Fatto ciò andiamo a pesca di piranha.
Io e Yuri abbiamo successo e ognuno di noi due ne pescherà uno.
Torniamo all’accampamento, Leiza ci prepara degli ottimi spaghetti
al tonno, e naturalmente i piranha cha abbiamo pescato, finito di
cenare usciamo di nuovo con la barca per andare a vedere i caimani.
Di notte i loro occhi sono rosso fuoco. Fernando riesce a prendere
uno con le mani, non so come abbia fatto, così lo possiamo vedere
da vicino. Torniamo all’accampamento e andiamo a dormire.
Appuntamento alle 6:00 per finire il giro della laguna fino al
piccolo Rio Quebrada che l’alimenta.Pioverà tutta la notte.
12° giorno: Nueva Rocafuerte – Pantoja - TempestadAlle 6:00 ci
muoviamo per finire di fare il giro della laguna, per fortuna non
piove, vediamo tantissimi uccelli e scimmie. Alle 7:30 torniamo al
campo, ottima colazione con pane, marmellata, formaggio,
cioccolato/caffè/tea. Finita la colazione smontiamo le tende,
sistemiamo i nostri panni, umidi, in un bustone, carichiamo la
barca e alle 9:16 partiamo per Nueva Rocafuerte, dove dovranno
mettere sul passaporto il timbro di uscita dall’Ecuador. L’addetto
dell’ufficio non c’è, ci dicono che tornerà……..e tornerà dopo due
ore. Finalmente alle 12:00 riusciamo a partire e dopo 1 ora siamo a
Pantoja, in
Perù, veloci le pratiche di immigrazione fatte in un ufficio
dove ci accompagna Leiza, basta compilare il form che ti consegnano
all’ufficio stesso. Vista l’ora Fernando ci porta a mangiare in un
ristorantino locale, conosciamo altri turisti, tutti zaino in
spallo che stanno visitando questa magnifica parte del Paese e ci
scambiamo le impressioni e i consigli di viaggio. Partiamo alle
14:00 e finalmente arriviamo a Tempestad. Fernado ci fa montare le
tende all’interno di un grande edificio, proprio davanti al fiume.
Prima di montare le tende andiamo a farci un bagno, in acqua ci
sono già dei bambini, il sole inizia a calare, è l’ora del tramonto
e i colori sono bellissimi. Che pace. Ceniamo la cena preparataci
da Leiza seduti su un tronco di un albero dopo di che andiamo a
dormire.
13° giorno: Tempestad – Santa ClotildeSveglia alle 5:00, alle
6:20 abbiamo sistemato tutti i nostri bagagli, facciamo colazione
sullo stesso tronco dove ieri sera abbiamo cenato. Carichiamo i
bagagli e alle 7:00 partiamo.Verso le 11:00 una sosta pipì in una
zona dove c’è una sola casa Quecha, ci sono dei bambini che
vedendoci avvicinare alla riva scappano dalla casa e vanno a
nascondersi, Fernando ci dice che hanno paura di noi pensando che
siamo dei pelacara, cioè degli uomini bianchi taglia teste. Dopo un
pò però vincono la loro paura e piano piano con circospezione
iniziano a farsi vedere, Fernando gli dice di stare tranquilli, che
possono avvicinarsi, non siamo pelacara. Stiamo un poco con i
bambini e poi ripartiamo. Pranziamo su una spiaggia lungo il Rio
Napo, in un punto in cui vive una sola famiglia. Mentre Leiza
cucina noi laviamo qualcuno dei nostri indumenti nel fiume
approfittando del bel tempo. Il pranzo è stato ottimo: riso al sugo
con cipolla e erbette, coscia di pollo, macambo (un frutto grande
che va aperto e dentro contiene i frutti, tutti separati fra loro,
vanno sbucciati e poi fritti) e banane fritte. Ripartiamo alle
13:35, la navigazione scorre senza
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Avventure nel mondo 1 | 2020 - 85
RACCONTI DI VIAGGIO | Equador Perù
intoppi fra questa natura rigogliosa. Arriviamo a Santa Clotilde
alle 17:00. Fernando ci accompagna in un albergo appena costruito a
pochi passi dal molo, alcune stanze non hanno finestre, ma visto
che è vuoto abbiamo ampia scelta. Nella strada davanti all’albergo
sta avendo luogo una partita di pallavvolo fra i ragazzi del posto.
Con Leiza andiamo a registrarci al posto di polizia locale che
oltre ad annotare il numero di passaporto prendono anche l’impronta
del dito indice, anche Leiza e Fernando che vivono in Ecuador
devono seguire la stessa procedura. Torniamo in albergo, doccia,
passeggiata e alle 19:30 viene Fernando a prenderci per
accompagnarci a cena. Dopo cena facciamo due passi in questo
paesino e poi andiamo a dormire.
14° giorno: Santa Clotilde – Mazxan – Iquitos – Nauta – Guerardo
HereraSveglia alle 5:20, colazione sulla barca alle 6:00. I colori
dell’alba sono veramente belli e il fiume è così placido e riflette
tutta la bellezza del cielo, a un certo punto vediamo l’acqua
incresparsi, del movimento: sono delfini, la giornata non poteva
iniziare in modo
migliore. Partenza alle 7:00, due soste per la pipì e alle 14
siamo a Mazan. Fernando lascia la barca davanti la casa di una
famiglia chiedendogli se gliela guardano per qualche giorno.
Usciamo, con i bagagli salendo dei gradini di legno, se così si
possono chiamare, scivolosi, tanto che perdo l’equilibrio e cado,
nulla di grave. Arrivati in strada prendiamo tre motocarri e in
pochi minuti siamo al porto sul Rio delle Amazzoni. La barca veloce
è già al molo i bagagli vengono caricati sul tetto della barca, che
parte solo quando tutti i posti a sedere sono occupati. arriviamo
dopo 45 minuti di navigazione al porto di Iquitos. Scaricati i
bagagli dobbiamo passare attraverso un pantano profondo, la tavola
su cui passare è infatti caduta in parte in acqua. Fernando si dà
da fare per sistemarla, ci riesce e così evitiamo il pantano.
Attraversiamo un coloratissimo mercato di frutta e verdura e siamo
in strada dove fermiamo dei mototaxi per farci accompagnare al molo
da dove parte la nave notturna per Jenaro Herera. E’ una bella
nave, per chi vuole ci sono anche le cabine, noi, da veri
avventurieri quali siamo, viaggiamo in ponte e dormiamo in amaca,
circondati dalla gente locale: chi per passare il tempo suona la
chitarra, bambini che giocano per terra, donne che
chiacchierano.
15° giorno: Arrivo a Jenaro Herrera - Barca per la comunità
MayorunasMi sveglio al suono di una campana. Chiamano per la
colazione, compresa nel prezzo del biglietto, pappa di avena e pane
secco da spezzare dentro (vi dirò che è stata una buona colazione).
Fernando ci comunica che l’orario previsto di arrivo non è più fra
le 7 e le 9 , ma fra le 11 e le 12. Trascorriamo il tempo guardando
il paesaggio che scorre davanti a noi. Alle 10:30 viene giù il
diluvio.Arriviamo alle 12:00 a Jenaro Herrera, fortunatamente non
piove, scendiamo dalla nave, Fernando si dà da fare per trovare una
barca che ci porti alla comunità dei Mayorunas. Prima però compra,
dalle donne e dai bambini che si accalcano
al molo quando arriva la nave, del formaggio locale e del pane
che mangeremo subito (data l’ora abbiamo fame). Jenaro Herrera è
famoso per la produzione di questo formaggio veramente ottimo.
Troviamo la barca e dopo circa un’ora di navigazione arriviamo al
villaggio. Qui la “mano” del governo è stata pesantissima, è
rimasta una piccola comunità, la maggior parte degli Indios si è
rifugiata nella parte più interna della selva e non vuole contatti
con il governo, nel villaggio c’è una scuola per i bambini,
costruita a opera del governo stesso, ma il maestro va raramente, i
bambini parlano poco la lingua dei loro genitori e pochissimo
spagnolo. Il gruppo che vive in questa zona è sfruttato dal governo
in modo spaventoso, la zona in cui vivono è molto pescosa, e quindi
li sfruttano come pescatori, comprando a prezzo bassissimo il pesce
pescato, pesce che è anche alla base della dieta di questo gruppo
di Indios. Le acque del fiume sono infatti molto pescose, mentre
arrivavamo abbiamo visto i pesci saltare vicino alla riva e uno ci
è saltato dentro la barca. Fernando chiede se possiamo montare le
tende dentro un luogo coperto, ci portano in una casa dove c’è un
grande letto (vi dormiranno Fernando e Leiza) una “cucina” a legna
e spazio per montare le tende e tanto altro, compresa una gallina
che sta covando le uova. La casa è rialzata dal terreno, tipo
palafitta, per entrare occorre salire una piccola scala, ha una
porta. E’ chiusa su tre lati, quello dove sta la cucina a legna è
aperto. Abbiamo del tempo a disposizione e andiamo a farci il
bagno. Dal punto di vista paesaggistico il posto è molto bello. Ci
siamo accordati con l’adulto del villaggio per una passeggiata
notturna che ci piacerà molto, abbiamo camminato per due ore
vedendo tantissimi insetti notturni.
16° giorno: Comunità MayorunasPer oggi abbiamo concordato una
passeggiata mattutina, che durerà 5 ore, è talmente bello qui che
non abbiamo neanche voglia di rientrare per pranzo, ma rientriamo e
Leiza ci ha preparato un ottimo piatto di pesce appena pescato,
anche a colazione abbiamo mangiato pesce e lo mangeremo anche a
cena, dopo pranzo andiamo a vedere come viene estratto il sapo,
droga visionaria Mayorunas, usato come mezzo di divinazione per la
caccia. Il sapo è un preparato ricavato da una grossa rana arborea,
chiamata dai Mayorunas dav-kiet. I Mayorunas la catturano e la
tengono prigioniera per tre giorni, durante i quali viene
periodicamente raccolta la secrezione che si accumula sul dorso e
sulle zampe. Questa secrezione, essiccata, è la parte ricercata ed
è chiamata sapo. Al termine dei tre giorni la rana – che mai è
maltrattata – viene liberata con celebrazioni festose.Quello a cui
noi assistiamo è che questa rana viene legata stirandolo per le
quatto zampe e le viene passato un bastoncino su tutto il corpo,
sentendosi attaccata la rana reagisce emettendo questo liquido
biancastro che viene raccolto in una ciotolina per poi essere
preparato come su descritto. L’adulto della tribù ci dice che il
sapo, non lavorato con la saliva, viene anche usato mettendolo
sulla pelle dove è
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86 - Avventure nel mondo 1 | 2020
Nella remota regione del Tibet nepalese
dove il tempo si e' fermato
Alto Dolpo Trek
RACCONTI DI VIAGGIO | Equador Perù
stato precedentemente fatto un taglietto per poter pulire il
corpo, come una sorta di purga quindi in quanto gli effetti che
produce così usato sono vomito e diarrea, oppure viene usato sui
bambini che non ubbidiscono ai genitori così il bambino sta male e
temendo la stessa punizione in caso di una nuova disubbidienza,
ubbidirà.Dopo aver assistito a questa estrazione del sapo andiamo a
fare un giro nella laguna. E’ semplicemente un incanto.Finito il
giro, ci facciamo un bagno e giochiamo con i bambini che sono già
in acqua.Ceniamo presto, pesce appena pescato, cotto in una foglia
di banane e tante altre cose ottime. E’ una serata di stelle,
finita la cena ci mettiamo fuori ad ascotare i suoni della
notte.
17° giorno: Jenaro Herrera - IquitosCi alziamo verso le 7:00,
smontiamo le tende, facciamo colazione, prepariamo i bagagli, siamo
silenziosi, ci aspetta un’altra notte in barca e l’addio a questa
natura bellissima che stiamo uccidendo.Andiamo a salutare i
Mayorunas, è stato allestito un mercatino e compriamo qualcosa un
po’ da ogni famiglia. La barca che ci deve portare a Jenaro Herrera
viene alle 9:00, ancora un giretto nella laguna, poi andiamo
decisamente verso Jenaro Herrera. Arriviamo che sono le 10:30,
giretto per il paesino, verso le 12:00 andiamo a pranzo con il
pensiero fisso: “arriverà la nave?”; arriva verso le 14:00, è piena
di gente e riusciamo a mala pena a trovare un posto dove attaccare
le amache; arriviamo a Iquitos la mattina del 6 maggio verso le
7:00.
18° giorno: Arrivo a Iquitos – Visita alla cittàIl tempo è
bello. Sbarcati prendiamo tre moto taxi per andare all’hotel
Amazonas, Fernando viene con noi, gli saldiamo il dovuto e
salutiamo sia lui che Leiza; prendiamo possesso della nostra
stanza, ci facciamo una bella doccia, tiriamo fuori dai sacchi
tutti gli abiti, diamo una pulita agli stivali di gomma che abbiamo
decido di riportarci a casa e poi andiamo a fare colazione in un
bar dal lato opposto all’albergo. Dedicheremo la giornata alla
visita di questa città che è la più grande città della terra non
raggiungibile per strada, prima tappa, la casa de Fierro progettata
da Gustave Eiffel, eh, si, l’architetto della torre Eiffel, quindi
il suo mercato così pittoresco, il museo della civiltà e visto che
fa molto caldo nel pomeriggio
arriviamo in autobus fino alla laguna Quistacocha, un’oasi di
pace con una bella spiaggia e...ci scappa un bel bagno!Rientrati in
città passiamo in albergo per una doccia e quindi andiamo a cena, e
poi subito a dormire visto che domani, prima di partire, vogliamo
fare un’altra visita.
19° giorno: Iquitos - LimaLa mattina ci alziamo molto presto per
andare a fare il giro in barca per vedere la bidonville di Belem e
per arrivare alla confluenza del Rio Ucayali con il Rio delle
Amazzoni. E’ una visita molto interessante, Belem è una baraccopoli
galleggiante formata da un gran numero di capanne poggiate su
zattere i cui abitanti si spostano sulla propria canoa, vediamo
persone che si lavano nel fiume, donne che lavano i panni nel
fiume......e quando andiamo alla confluenza dei due fiumi vediamo
anche tanti delfini rosados!
Finito il nostro tour torniamo di corsa in hotel dove facciamo
colazione e andiamo in stanza a prendere i bagagli, abbiamo il volo
per Lima! Davanti all’hotel prendiamo dei mototaxi per andare in
aeroporto, prima di salire in aereo pranziamo.Il volo è regolare e
atterrati a Lima, usciti dall’aeroporto prendiamo un taxì per
andare in hotel A Iquitos era una giornata bellissima, arriviamo a
Lima e troviamo un cielo grigio…, ma Lima è questa, da aprile a
ottobre è avvolta da una perenne nebbia, conosciuta con il
termine di garùa che rende il cielo plumbeo. Una curiosità
letteraria: molti scrittori hanno trovato fonte di ispirazione in
questa caratteristica della città, anche Herman Melville nel suo
Moby Dick parla del “velo bianco” che avvolge Lima.La città sorge
sulle sabbiose colline ai piedi delle Ande, è vastissima con i suoi
trenta quartieri così diversi fra loro.Alle 16:00 siamo in hotel,
io ero già stata a Lima e quindi decidiamo di non perdere tempo e
di farci un giro ai quartieri di Barranco e Miraflores, centro
moderno della città e fulcro della vita notturna, e visto che la
cassa sta bene decidiamo di concederci dell’ottimo cibo in una
bellissima location, la scelta ricade su la Rosa Nautica, un
ristorante caro, ma stupendo; finita la cena rientriamo in hotel in
taxi.
20° giorno: Lima – Visita cittàCi alziamo presto, vogliamo
vedere il più possibile,
facciamo una buona colazione e usciamo. L’hostal in cui
alloggiamo è in centro, facciamo prima una passeggiata lungo il rio
Rìmac, il fiume che attraversa Lima, quindi andiamo a visitare la
Cattedrale, il Convento di santo Domingo, il Monastero di San
Francesco, la Chiesa de la Merced, ci fermiamo poi in un bar per
una seconda colazione, quindi prendiamo un taxi A/R per il Cerro
san Cristobal, il mirador della città da cui si arriva a vedere
l’Oceano Pacifico. In cima a questa collina vi è una croce,
illuminata di notte, che rappresenta un punto di riferimento per
gli abitanti di Lima che vi si recano in pellegrinaggio duranta la
Settima Santa; tornati in centro rapido spuntino per pranzo, e poi
andiamo a visitare il museo del sito di Pachacamac. Yuri e
Alessandro non sono mai stati in questa parte del mondo e li ho
visti molto interessati non solo alla natura, ma anche all’aspetto
storico del Paese, quindi gli ho proposto di visitare questo sito
che certo non è niente rispetto ai tanti siti che ci sono in Perù,
ma la spiegazione della guida è stata molto bella e interessante. E
per raggiungerlo: mezzi pubblici, per stare a contatto con i
peruviani, non è stato facile arrivare al sito che dista 31 km
dalla città, ma ci siamo arrivati, e siamo rientrati a Lima sempre
con i mezzi pubblici. Questa sera abbiamo in programma di cenare
nuovamente in un ristorante del quartiere Miraflores, dopo aver
girovagato un po’ scegliamo il cafè de la Paz, che si trova in una
stradina tranquilla proprio dietro al Parque de la Reserva dove
andiamo dopo cena per vedere il Magic Water Circuit, impressionate
circuito dell’acqua che conta 13 bellissime fontane; per le quali è
il complesso più grande al mondo del suo genere.. La fontana
principale che si chiama semplicemente fuente lancia un getto
d’acqua con una altezza di oltre 80 metri e poi la fuente de la
fantasia una fontana cibernetica di 120 metri di lunghezza, che
crea curiose immagini della natura riflessa in tonalità di verde e
circondata da fiori acquatici molto belli e poi: la fonte
dell’armonia, la fonte dell’arcobaleno, il tunnell delle sorprese
con una lunghezza di 35 metri, la fonte del bambino, la fonte della
vita, la fonte del tradimento,la fonte dei desideri lunga ben 110
metri; segue la fonte del labirinto formato da pareti d’acqua molto
suggestivi e che cambiano di tonalità e dulcis in fundo lo
spettacolo di suoni e luci laser presso la fuente de la fantasia,
semplicemente stepitoso, se andate a Lima non perdetelo, è uno
spettacolo incredibile che vi lascerà a bocca aperta.
21°giorno: Lima – Roma/MilanoUltima mattinata a Lima, sveglia
presto, colazione, portiamo i bagagli alla reception per metterli
in uno sgabuzzino fino a quanto non rientriamo e in taxi andiamo al
Museo de oro y de armas, che abbiamo trovato molto interessante.
Rientriamo in hotel in taxi, prendiamo i nostri bagagli, ci
facciamo chiamare un taxi dalla sig.ra alla reception e andiamo in
aeroporto.La fine di un bel viaggio è sempre un po’ triste, sia
quando la vivi, sia quando la “rivivi” scrivendo un racconto del
viaggio, ma la meravigliosa esperienza fatta resterà per sempre con
me.Appassionatamente!
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