XIV Domenica 17 Maggio 2020 II Sole 24 Ore Religioni e società Manoscritti di Qumran. James C. VanderKam delinea una mappa dei 900 testi. Di questi più di 200 sono biblici e da essi emerge un doppio Messia: il sacerdotale detto «di Aronne» e il davidico detto «di Israele» Quei rotoli parlano del doppio Salvatore Gianfranco Ravasi ncessante è la ricerca degli RELIGIONE studiosi attorno ai molteplici E POTERE manoscritti venuti alla luce A L T E M P O nelle grotte del sito di Qumran D E L V E S C O V O sulla sponda nord-occidentale QUODVULTDEUS del Mar Morto, a partire dal Da Cartagine 1947, allorché un beduino s'imbat- a Napoli. té casualmente nei primi reperti. Di Raul Gonzàlez Sulla località e su questi testi, ap- Salinero le partenenti a una comunità giudai- edizioni Graphe.it ca là residente certamente dal I se- pubblicano colo a.C. se non prima, si sono ap- il saggio Potere e puntati gli interessi di archeologi, conflitto religioso papirologi, paleografi, filologi, nel nord esegeti, teologi, storici, ma persi- dell'Africa. no di sociologi e antropologi cul- Quodvultdeus di turali. Le vicende rocambolesche Cartagine a cui furono sottoposti quei fram- e i vandali (pagg. menti e la loro prossimità alle ori- 136, € 24,50). gini della nuova fede cristiana de- Discepolo e amico starono anche la curiosità vorace di Agostino, di molti giornalisti e, naturalmen- Quodvultdeus fu te, di faccendieri. eletto vescovo Così, cominciarono a infittirsi, a nel 437; governò scadenze costanti, titoli del genere: al tempo in cui Gesù aveva vissuto la sua esperien- l'Africa era sotto i za in quella comunità? Il Battista vandali ariani e era il «Maestro di giustizia» di cui subì persecuzioni. si parla in quegli scritti? I primi cri- Trascorse gli stiani erano adepti degli Esseni, ultimi anni in l'«ordine» religioso presente a Qu- esilio, a Napoli, mran (ma non solo)? Da un fram- dove è sepolto mento minuscolo qumranico si nella cripta dei può ricostruire un passo del Van- vescovi delle gelo di Marco? Quella comunità era catacombe di San già giudeo-cristiana? Il Vaticano Gennaro boicotta e secreta i manoscritti del Mar Morto perché scardinano la genesi tradizionalmente acquisita del cristianesimo? E così via fanta- sticando, anche con vere e proprie «bufale» specifiche. Né sono stati quieti gli avventu- rieri, pronti a immettere sul merca- to falsi d'autore. Il caso recente più clamoroso è quello venuto alla luce a Washington ove un multimilio- nario protestante di Oklahoma Ci- ty, tale Steve Green, con un investi- mento colossale ha eretto un Mu- seo della Bibbia collocandovi, tra l'altro, sedici frammenti di Qu- mran acquisiti su un mercato clan- destino. Essi proverrebbero da al- tre delle 56 grotte esplorate, e non dalle 11 identificate all'inizio, le uniche contenenti ceramica, papiri e pergamene scritte autentiche. In realtà, si trattava di un'abile frode a cui aveva abboccato il mecenate americano coi suoi consulenti. I reperti considerati genuini so- no ormai classificati, vengono stu- diati rigorosamente e pubblicati e sono custoditi in sedi note, a parti- re dal patrimonio maggiore, quello del cosiddetto «Museo del Libro» della Gerusalemme ebraica (molti ne ricordano il profilo architettoni- co a forma di coperchio di giara, se- condo il modello dei contenitori di Qumran). Altri documenti sono, in misura minore e talora minima, al Museo Rockfeller nella Gerusa- lemme araba, al Museo Nazionale Giordano di Amman, nelle univer- sità McGill di Montréal, di Manche- ster, Heidelberg, Oxford, nella chiesa di Tutti i Santi di New York, nel Seminario teologico McCormi- ck di Chicago e persino nel Baden- Wurttenberg, in seguito a un ac- quisto effettuato in Giordania dalle autorità di quel Land. Questa lunga inquadratura è destinata a rimandare - nell'im- mensa bibliografia (non mancano anche saggi molto problematici, come quello di R. Eisenmann, Gia- como fratello di Gesù. Dai Rotoli di Qumran le rivoluzionarie scoperte sulla Chiesa delle origini, edito da Piemme nel 2007, ove si ipotizzava la matrice cristiana dei testi) - a un sussidio da poco tradotto in italia- no. Ad approntarlo è stato uno dei massimi esperti del giudaismo di quel periodo, James C. Vande- rKam, emerito della prestigiosa università di Notre Dame (India- na), il quale ha al suo attivo ben 13 volumi nella serie Discoveries in the Judaean Desert, una collana oxfor- diana che edita scientificamente i manoscritti qumranici. Nelle pagine sintetiche di questo volume, che nasce da una serie di lectures tenute dallo studioso a Oxford, si delinea una mappa degli oltre 900 manoscritti individuati, dei quali più di 200 sono testi bibli- ci (alcuni importanti, anche per la loro estensione, come il celebre «rotolo di Isaia» del citato Museo Gerusalemme. Conservati perlopiù al Santuario del Libro, presso il Museo d'Israele, i manoscritti di Qumran furono rinvenuti in modo casuale a partire dal 1947. Sono oggetto di studio di archeologi, papirologi, paleografi, filologi, esegeti, teologi e storici del Libro), composti tra il I secolo a.C. e il I d.C., anche se si hanno in- dizi di frammenti anteriori, fino al III secolo a.C. Se rilevanti sono le testimonianze bibliche per la com- parazione coi codici medievali fi- nora disponibili, suggestiva è la documentazione testuale riguar- dante la vita di quella comunità giudaica, per certi versi, «eterodos- sa» e autonoma rispetto al Tempio gerosolimitano ufficiale. Ma i lettori saranno particolar- mente coinvolti dagli ultimi due capitoli che cercano di rispondere al quesito, sopra evocato, del nes- so coi Vangeli neotestamentari e persino con l'epistolario paolino e la prima sezione (cc. 1-4) degli Atti degli Apostoli che, come è noto, è un ritratto della Chiesa delle origi- ni abbozzato dall'evangelista Luca in questa sua seconda opera. Alcu- ni snodi sono, infatti, di grande interesse: pensiamo ai temi del messianismo, dell'ermeneutica delle Scritture, delle norme giuri- diche della comunità e alle relative strutture e relazioni interne. Ri- guardo, ad esempio, al primo sog- getto, quello del Messia, è curioso notare che a Qumran sembra do- minare l'idea di una duplicità, os- sia di un Messia sacerdotale detto «di Aronne», e di uno davidico detto «di Israele». Scrive al riguardo VanderKam: «Il Nuovo Testamento, a differenza dei rotoli, parla di un unico Mes- sia... di discendenza davidica. Me- rita, però, ricordare che la figura neotestamentaria di Gesù Messia è più complessa di quella di un sem- plice discendente speciale di Davi- de. Nella Lettera agli Ebrei in parti- colare, Gesù riveste qualità sacer- dotali secondo l'ordine di Melchi- sedek, officiante nel santuario celeste. L'idea di un Messia sacer- dotale non è quindi estranea al Nuovo Testamento... Contraria- mente agli insegnamenti messia- nici dei rotoli, Gesù nel Nuovo Te- stamento riunisce, dunque, nella RELIGIONI DELL'AFRICA Esce il «Dizionario». Tra i volumi che Jaca Book sta pubblicando, ricavati dalla vasta Enciclopedia delle Religioni, diretta da Mircea Eliade, esce il Dizionario delle religioni dell'Africa (pagg. 352, € 50). Un repertorio nel quale si ritrovano le ricostruzioni delle credenze dei Bantu o degli Zulu, degli Axumiti (rimandano all'Etiopia precristiana) o dei Lugbara (con un corpus mitologico incentrato su creazione del mondo e della società). Il volume è utile perché, oltre alle fedi tradizionali e locali, alcune risalenti a tempi remoti, dedica ampie voci alla diffusione dell'Islam o del Cristianesimo in Africa, o a come talune religioni primitive intendono l'anima. Non manca un intervento sulla stregoneria, né altri due particolari su circoncisione o clitoridectomia, pratiche imposte da credenze religiose. E c'è anche Olorum, che per gli Yoruba della Nigeria è il re degli dei sua persona alcuni aspetti dei due Messia attesi nei testi di Qumran». Lasciamo ai lettori interessati a un orizzonte, che rivela tante sor- prese, di proseguire attraverso i due binari lungo i quali corre que- sto studio: da un lato, si entra nella vita e nel pensiero di questo grup- po, pare di «religiosi» celibi, con le testimonianze delle loro «regole» comunitarie e delle loro concezioni talora integralistiche; d'altro lato, si ricostruiscono i contatti e le di- scrasie col messaggio e la prassi cristiana delle origini. Suggeriamo, a margine, un'attenzione partico- lare a un passo a prima vista scon- certante della Seconda Lettera pao- lina ai cristiani di Corinto, dal ver- setto 14 del c. 6 al versetto 1 del c. 7. Pur nell'orientamento radicalmen- te diverso dell'Apostolo, questo in- nesto testuale rivela almeno nel linguaggio l'influsso esercitato da quella comunità. Essa, all'avanzata della Decima Legione Pretense del- le forze romane d'occupazione al- l'interno del deserto di Giuda, dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., si premurò non di salvare i suoi membri, ma il tesoro più pre- zioso, i suoi testi sacri e comunitari nelle grotte delle rupi scoscese cir- costanti il loro «monastero». © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI SCRITTI DI QUMRAN E LA BIBBIA James C. VanderKam Paideia-Claudiana, Torino, pagg. 236, € 27 Si veda anche Timothy H. Lim, I rotoli del mar Morto. Una breve introduzione, Queriniana, Brescia, pagg. 192, € 17 ABITARE LE PAROLE / MATURITÀ IN CAMMINO VERSO LA VERITÀ Nunzio Galantino «R ipeness is all» («La maturità è tutto»), dice Edgar al padre cieco e disperato nello shake- speariano Re Lear (Atto V, sc. II). Una convinzione appartenuta in maniera convinta anche a Cesa- re Pavese, che la scelse come epigrafe del suo La luna e i falò. Per il drammaturgo inglese e per lo scrittore italiano la maturità è lo stadio interiore, intellettuale, affettivo e anche fisico, che si raggiunge attraverso un consa- pevole, arduo, lento e, spesso, sofferto cammino verso la veri- tà. Verità di sé, prima di tutto; e verità della storia nella quale si è inseriti, fatta di relazioni e di progetti non sempre facili da identificare e da realizzare. Elementi a conferma di que- sto modo d'intendere la maturi- tà ce li offre la derivazione eti- mologica del sostantivo maturi- tà e dell'aggettivo maturo. Matu- rus è ciò/chi è pronto, che ha raggiunto il momento giusto. La radice indoeuropea (ma), che entra nella composizione della parola maturità, apre anche al significato di misura e di tempo buono, favorevole, prospero. Non vi è legame cogente tra il raggiungimento della maturità e l'età della persona né vi è una necessaria corrispondenza tra la maturità e l'evoluzione o deca- denza del suo corpo. La condi- zione di maturità personale, ma anche nei rapporti sociali, non conosce un punto di arrivo defi- nito, che non preveda altri passi da fare, altre energie da investire e altri obiettivi verso cui tendere. In questa concezione dinami- ca e apparentemente sfuggente della maturità sta tutto il suo fascino, la sua sfida, ma anche tutta la fatica richiesta per rag- giungerla. Maturo può essere solo chi è disposto ad abbando- nare la fase narcisistica, che lo tiene prigioniero impedendogli di sviluppare il bisogno di acco- gliere in sé e nella propria storia altre offerte di vita. Patte di relazioni nuove, di affetti non programmati, di tenerezza rigenerante, di possibilità inedi- te, di generosità gratuita. La persona matura vive nella consapevolezza che persona si nasce, ma persone mature si diventa. Non certo per accumulo di esperienze. Queste, come tutto ciò che ci viene dal flusso della storia, delle relazioni e della tradizione in cui siamo inseriti, contribuiscono a ren- derci maturi solo nella misura in cui vengono interiorizzate. «Maturità - ha annotato Pavese nel suo diario - è questo: non più cercare fuori ma lasciare che parli col suo ritmo, che solo conta, la vita intima» (Il mestiere di vivere, 6 dicembre 1938). È l'interiorizzazione che spinge con forza alla responsa- bilità nei confronti di se stessi e della vita degli altri. Maturità e assunzione di responsabilità crescono insieme. Responsabili- tà non titanica, ma umile. L'umiltà della quale parla lo psicoanalista austriaco Wilhelm Stekel, in una frase trascritta sul biglietto che il professor Antoli- ni consegna allo sconvolto Hol- den: «Ciò che distingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, men- tre ciò che distingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa» (J.D. Salinger, Il giovane Holden). © RIPRODUZIONE RISERVATA AFP