Introduzione
Marzo. L'opera di Magritte scelta come copertina di questo volume, “La condizione umana”, subito ci introduce
nell'essenza di questo mese come è stata vissuta dagli autori. Marzo è mese di transizione, di rinascita anche, un ponte fra
le rigidità dell'inverno e le luci a schiudersi novelle, promesse dell'estate. L'artista surrealista sembra cogliere il dualismo di
questi giorni: la vista è su un prato fresco di primavera, il verde ancora opaco, appena qualche nuvola leggera, ma siamo
ancora in un interno. E vi è una tela di pittore, davanti a quella finestra, quasi come a dire che tutto è perchè rappresentato
da una coscienza, da un io, perchè filtrato -nulla è più calzante in questo caso- da una sensibilità, da un sentire. Da
quell'interno le anime degli autori hanno spiccato il volo su quei cieli, riuscendo ad accarezzarne ogni vento.
“Primavera non bussa, lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura, ha le labbra di carne e i capelli di grano,
che paura che voglia che ti prenda per mano, che paura che voglia che ti porti lontano” canta De Andrè. E la potenza della
primavera splende in controluce, nei versi di Sebastiano “riempiamo le cisterne di catrame per tutte le ferite, se non
bastassero le dita, correggiamo i punti di sutura e versiamo nelle valli cardinali le chiome e le condanne mariane, le pietà e le
sinistre fede”, nel perdersi di Mirella che “ha riflessi di mare sul vetro (…) sapori di un viaggio che scompiglia pensieri, segreti
che accadono d'insensata bellezza” -già sete e riflesso d'estate- , nella freschezza di Francesca che sa di rintocchi di
campane, di una ri-scoperta delle gioie semplici della vita, chè “la bellezza sta in una manciata di fave”, di una familiarità
che si rinnova e rassicura. Ma primavera scocca il 21, e l'ombra dell'inverno ancora si staglia su gran parte di questo mese.
Abbiamo ancora un piede sulla neve, l'anima confusa dalle luci che mutano, -lo sento io nella mia- guardiamo indietro,
l'estate che desideriamo è ancora lontana, soprattutto nel marzo di questo 2010 su cui ancora la pioggia si sofferma e che le
poesie qui raccolte testimoniano. E così Leda sente ancora l'eco della neve, i giorni di Sebastiano sono tesi verso la forma
delle calle. E la primavera paradossalmente sembra arrivare troppo in fretta -sul calendario, almeno, nell'anima, perchè
essa possa starle al passo - come i compleanni di Roberta, evocati nei suoi versi pregni di triste stupore, per le rincorse
storpie dei giorni, l'assenza dei prati, quei giorni lunghi in cui ancora non è stata spazzata via una bruma che sa d'assenzio,
come è andato a incidersi sul volto della donna di Degas.
E Clodia consuma la sua inutile attesa nel buio; nell'umido incavo del suolo mormora la vena fertile, ma è un'Attesa Inerte
come quella dell'omonimo brano de Le Orme, che altrove (“Sorona”) ci attestano che “la vita non può uscire, dal buio”.
Non è ancora tempo, per quel fiume evocato nell'attacco dei versi, del “congiungersi per cui nasceva lì sulle colline annose”.
Quella che spinge la notte è una piena misteriosa, e non può dirsi quando quel tempo sarà.
Ma primavera non è solo rinascita e attardarsi nel buio. Marzo è anche Pasqua e prima di questa passione. Non solo in
senso religioso ma anche culturale, chè sono parte della nostra storia, e in diverse delle poesie sono disseminati riferimenti
in tal senso. Le poesie di Leda e Sebastiano sono le più rappresentative di questo aspetto di marzo. “Alla solita curva, il
solito Cristo assolve di strade l'agonia”. Vuole la poetessa denunciare l'abitudine in cui sonnecchiamo come in un limbo?
Ed inerpica campanelli il braccio che ancora sa di fumo, con troppa facilità dimentichiamo ingiustizie e affamati di giustizia,
e passiamo oltre, con troppa disinvoltura ci macchiamo di ipocrisia. “cresca nelle voci le betulle e s'addormenti il giorno”,
invece il mondarsi la coscienza è un processo lento, fatto di pazienza ed umiltà. Sembra farle eco Sebastiano che punta il
dito sui futuri manomessi da fiorai e pasticcieri, eppure una vita non basta per scoprire l'alchimia che renda manifesto il
mistero di Cristo, l'incontro del falò e dell'agnello lungo la piatta che precede i lutti e la gloria dei gialli. Non è chiaro
neanche il sacrificio di una creatura che ancora permane.
Primavera è anche, nell'immaginario collettivo e nella natura che si risveglia, amore, e Mirella lo dipinge con colori
vibranti in squarci vividi di natura, Giusy lo invita a sé con accenti accorati ed eleganti -mentre la primavera rosseggia e
già offre un assaggio d'estate, in quella promessa del vento di scirocco, in quelle dita che già profumavano la gonna di
cicale- e consapevoli, chè la radice sapeva di scorrere nel vento, e tuttavia ti legai in un battito: marzo dura poco, è quasi un
miraggio nel suo cedere il passo alla primavera alla sua fine, l'amore va colto, pur lacerandosi e spezzandosi, e goduto nel
suo presente. E che marzo sia pur sempre un arco di tempo che resta teso per 31 giorni e quindi scocca la sua freccia ce lo
ricorda Rosario, in una girandola vorticosa dei mesi in cui l'io poetico è del tutto al centro della scena: alzarsi in un maggio
giovane dopo una lunga notte dicembrina ed accorgersi dei capelli bigi che sbiancano in un meriggio di giugno, la realtà è ciò
che ne fa il nostro sguardo, e così si chiude il nostro cerchio;“a mezzogiorno in punto è già sera” anche per lui la luce può
arrivare più tardi nell'anima. Ma il tempo che fugge, nel suo sorprenderci, nel suo non arrestarsi mai e andare per i fatti
suoi, nel suo non farsi mai trattenere è sempre bravo ad avere ragione di noi: è in questo luglio l'imbroglio: appena mi sono
assopito è nevicato!
Chiara Catanese
il marzo ricomincia dove essere preghiera diventa sinistro come la neve che inghiotte di sangue e di collane i numeri cambiati all’indirizzo alla solita curva, il solito Cristo assolve di strade l’agonia al 12 mancava marzo, il vagito d’una vita che muore come ambasciata ai piedi della croce inerpica campanelli il braccio che ancora sa di fumo cresca nelle voci le betulle e s’addormenti il giorno
Led
a
ho seguito sul filo che mi ha dato la prima lettura e cioè l’avvento Pasquale con tutti i suoi dettagli, dalla Passione alla gloria della Resurrezione, ma anche dell’esplosione della primavera coi suoi gialli. (Sebastiano) è struggente questa tua poesia, ci sono passaggi che li sento sulla pelle, come tracce indelebili di qualcosa che rimane dentro... (Mirella)
Alberto Burri - Sacco (Composizione)-1953
sacco, tela e pietra pomice su tela, cm 44 x 36
Mart, Collezione privata, Rovereto
Su una pianta a croce, è il precipizio
verticale del nero che s’allarga a pala,
come da sepoltura. La materia è
friabile, quanto più si scava. Scivola
nella buca un agglomerato compresso,
come fil di ferro e di lamiera. O forse è
l’organico di un affetto, raccolto
senza vita sulla carreggiata.
Tesi verso la forma delle calle
i giorni di marzo, consapevoli del pianto, coraggiosi
prima delle chiese o degli androni ridipinti, con le piante
ai lati, nei futuri manomessi da fiorai e pasticcieri.
Riempiamo le cisterne di catrame per tutte le ferite
se non bastassero le dita, correggiamo i punti
di sutura e versiamo nelle valli cardinali
le chiome e le condanne mariane, le pietà e le sinistre fedi
Cinquantasettesimo marzo eppure non è chiaro
l’incontro del falò e dell’agnello lungo la piatta
che precede i lutti e la gloria dei gialli
Marzo ha tinte forti per l'autore, appare
essere legato a ricordi tristi, pensieri
indecifrabili, misteri irrisolti. Quegli stessi
ricordi che smaniano nel ritornare furiosi,
come fiotti di lacrime indelebili.
Pensieri che si annidano in tutti i risvolti
manomessi da circostanze, ricorrenze,
perturbazioni.
Infine, nei misteri che odorano di interesse,
di stupore, forse nascosti nelle pieghe delle
foglie che non cadono più, nelle fedi anche
d'oro, o in quel grande punto interrogativo
che è la stessa vita. (Francesca)
Seb
ast
iano
Lorenzo Antognetti - Fiori gialli (olio su tela)
Anche se non si intravvede alcuna esplosione primaverile il dipinto da l'idea di quella "gloria dei gialli" e, attraverso il movimento e la profondità del velo, una idea di resurrezione o comunque di rinnovamento.
quali macchie stinge la bocca di marzo
al venire di pioggia, il tacere la quiete
come fosse molestia
e l'amore uno squarcio, una curva
boccheggia la voce, accampa cospetto
a cascate
perdersi ha riflessi di mare sul vetro
imprime la forma del viola alle gambe
l'attesa che induce congedi, il contare confini
tra foglie d'ortensia e intuizioni di fianchi
i sapori di un viaggio che scompiglia
pensieri, segreti che accadono
d'insensata bellezza
Mirel
la
Marzo è una bocca, l’amore uno squarcio. Lo
sfondo è cascata, è mare che si duplica. Il corpo
viaggia tra i colori della natura assorbendone
tutte le atmosfere. E l’attesa ne conta i confini.
Una compenetrazione quasi pittorica, che
imprime alla figura i riflessi dell’ambiente,
sovrapponendo e togliendo velature. Se essa si
allontana, se essa si avvicina. (Leda)
Milo Manara – Omaggio a Gustav Klimt
Manara e Klimt, il loro amore per le donne, l'eros che le ammanta di bellezza e colore. Un viaggio nella natura femminile, così vicina a quella delle stagioni, alla primavera e al suo risveglio, alla scoperta rigogliosa e prorompente della vita, con i suoi simbolismi, il mistero...
ed è sempre più marzo tra i rivoli di sabato
si appende al panico il rosario affollato
come bambini di cioccolato in barba a san Giuseppe
apre i fiocchi alle campane, sì vale chicchi
di qualche amore, biglietto volante,
paglia da saltare, occhiello da svestire
e la bellezza sta in una manciata di fave
molliche ai piedi di un marciapiede, quattro colombi
dal fare brigante. Se puoi spingere l'altalena
l'orologio sbarca sulla scrivania,
pioggia che pesca
il rosso della sera
Quasi una Sacra Famiglia narrata nella gabbia del
consumismo.
Come certi richiami biblici che sfiorano le emarginazioni.
Ma la fratellanza si esercita solo a tavolino, perché manca
sempre un tempo concreto da dedicare. - e la bellezza sta in
una manciata di fave - E' l’esortazione a ritrovarla. (Leda)
Fra
nce
sca
Tom Chambers - Il realismo magico, Prom Dress #3, © 2005
Costruire faticosamente una
spiritualità e contraddirsi nell'attimo
in cui la senti vicino e ti afferra.
E' il realismo magico di Tom
Chambers quello a cui aspiro in
scrittura: trasmettere verità al tempo
stesso suggestive e dure. Come
guardare in un punto e vedere
multidimensioni, vie che si aprono ed
ogni direzione è una scoperta, un
istinto, una sensazione, sillabe di
ricerca interiore.
È in questo Marzo affannoso
che risplende il paltò già smesso
ma è il colore di quest'aprile
che brilla e sfavilla tra la bruma…
Alzarsi in un maggio giovane
dopo una lunga notte dicembrina
ed accorgersi dei capelli bigi
che sbiancano in un meriggio di giugno…
Che stupido stupore m'arraffa
nel mio fine agosto afoso e falso
quando giorno dopo giorno s'intorbida
quest'aria autunnale così banale.
Non ha tempo questo mio solstizio
perché ad ogni plenilunio nuovo
si rinnova il buio più profondo
e a mezzogiorno in punto è già "sera"…
Ma è in questo luglio l'imbroglio:
appena mi sono assopito è nevicato!
Vengono ribaltati i luoghi comuni, per
cui la primavera sia una stagione di
rinascita sì, ma lenta con pause di
pigrizia e torpore. Qui pare incalzare
un marzo affannoso addosso a un
tempo che si apre in mille direzioni.
(Leda)
Ros
ario
Fasi lunari – foto da web
una sequenza lunare di più fasi e più
colori e più tempi, messe insieme,
perché:
non ho più il tempo (per la sola
lunazione di marzo ...)
La luna delle lune ...
Tutte le lune della luna ...
Le lune storte di marzo si mostrano ...
Luna tu, luna io, luna noi: luna tutti ...
mi chiedo se basterà ritagliare angoli di tempo
alle guance, per non balbettare più di croci
in questo marzo di compleanni arrivati troppo in fretta
tu mi guardi
puoi dedurre sedimenti e l'undici s'affanna
di rincorse storpie, come quei bambini con una gamba sola
e le mutilazioni delle molotov, i campi minati
dove sono finiti i prati. Incontaminati. Le mutazioni
appese alle finestre di giorni lunghi. Destinati alle cancrene
sono i miei pensieri grigi e non ritrovo scampoli…
offrimi un bicchiere e l'assenzio cancellerà ogni colpa
ogni dimenticanza, le betulle in cima, mentre disegnano il profilo delle Ande
s'allungano a raschiare appena un po' d'azzurro. l e n t e z z a
che mi uccide
Una scrittura di conflitto, che sviluppa un
transito dall’esterno all’interno e viceversa,
senza tirare la spoletta che la faccia
esplodere in entrambe le direzioni. Il nucleo
è forte, ma troppo il contrasto sopito della
campitura attorno. Una gouache di assenzio
lo sfondo. Una coltre annacquata, ma
ancora così invulnerabile, da contenere nei
minimi termini ogni spinta di propagazione.
(Leda)
Rob
erta
N R Farbman - Graham Sutherland Painting
foto 17.8 x 13.7 inches
Foto di un quadro, arte nell’arte,
capovolta.
Una pittura di contrasto, in cui allo
sfondo quasi omogeneo si
contrappone un nucleo centrale che
esplode come una guerra di croci e
bombe. Nel detonare del proprio
conflitto interiore, l’immagine di un
uomo ormai rassegnato si staglia al
centro, disteso. Chissà se riposa o
muore, e se si accorgerà dell’onda
rossa che lo raggiunge.
Il mio interesse si è concentrato su
quest’opera che non ho trovato nella
sua versione originale ma che mi
affascina sia per il colore della
pellicola sia per le possibilità
interpretative cui dà luogo, giocando
di fantasia e di posizione.
C'è qualcosa nella luce
che muta a marzo,
e le strade sono fiammiferi
che s'accendono di nuovo
di figure e cicaleccio
di cicale e ragazzi leggeri
pescare tutto questo nella mia anima
è un desiderio che s'esprime al tramonto
quando la bruma si scontra col sole
perchè questo marzo sa d'assenza,
di mimose appassite,
di arancio annacquato
-e non nel tramonto-
e d'un profumo che non passa?
(ci sarà un maggio?)
Chia
ra
Contrasti e speranze incerte di un
marzo che ancora non recita albe
decise a iniziare il giorno. Conflitti tra
il mutare dei suoni, delle atmosfere e
l'energia che sfoca nelle assenze. Nel
rallentare entusiasmi che precipitano
in abusati luoghi comuni. (Leda)
L’arte di Felix Mas
Mi affascina la capacità della poesia di
comunicare oltre ciò che è detto, non
solo per emozioni, ma in modo
sotterraneo, in un gioco di immagini,
parole e sensazioni che prende vita nel
profondo e di cui non sempre e non
subito prendiamo coscienza, un
richiamo continuo a ciò che siamo e
siamo stati, come un'eco misterica, un
canto di sirena. Anche questo è ciò che
cerco di fare quando scrivo. In questo
caso il dipinto che ho scelto è stato
parte del gioco.
Forse che il fiume sceglie dove muore
e quanto tempo sia
prima del congiungersi per cui nasceva
lì
sulle colline annose?
E' la piena che spinge la notte,
la piena misteriosa.
A ogni insenatura si prepara il letto
e mani d'acqua stendono lenzuola.
Nell'umido incavo del suolo
mormora la vena fertile.
Ma svia il percorso e gli occhi stanchi
posano sul fondo.
Com'è lontano il balenio di un viso.
Tutto è questo perdersi,
inutilmente attesa
nel buio.
Clo
dia
Sembra pervasa da una vena fatalista e malinconica.
Quasi che le cose non possano andare diversamnete
da come vanno. Un disegno già tracciato, dal quale
non ci si può sottrarre, si può solo seguire "la piena",
che per il solo fatto di essere "ricolma" mi fa pensare
che alla fine ci sia speranza che raggiunga qualcuno,
magari non chi attende nel buio, ma qualcuno sì...
E poi c'è quella "vena fertile". l'acqua, energia
ingovernabile, mi fa pensare a quante volte delusi in
qualche nostra attesa, veniamo poi raggiunti,
travolti, conquistati da occasioni impreviste e
impensate, mentre "inutilmente" attendevamo altro.
(Giusy)
Gustav Klimt - Danae
olio su tela 1907 - 1908 (Collezione privata)
Danae fu fecondata nel sonno da Zeus,
trasformatosi in pioggia d'oro.
La donna viene qui rappresentata come
in attesa del proprio compimento,
persa nella dimensione del sogno,
totalmente svelata e priva di difese. Ho
scelto quest’opera perché la mia poesia
vuole esprimere la stessa dimensione
onirica dell’abbandono femminile nella
realizzazione del ciclo vitale.
Resta, spingiamoci oltre il buio di lato agli occhi della finestre in fiore il rosso ti addolcisce, dicesti mentre le dita mi profumavano la gonna di cicale ti ho mai parlato del vento di scirocco? io, che ad ogni passo mi lacero e mi spezzo e già mutava il cardine delle ginocchia in cima alle mani l’abisso, ti dissi ha la forma dell’acqua in un catino di parole appese alle giunture, le pale dimenticano a volte di postare il frutto dal succo della spina, così ti legai in un battito ma era Marzo e la radice sapeva di scorrere nel vento
Giu
sy
Una macchina da presa, che fissa immagini ai lati
degli occhi, ai fior della pelle. Dai disegni della
gonna, alla lacerazioni delle giunture. E noi sempre
un po' fuori, nei catini di parole. Da qui la riflessione,
quasi genuflessa a tutto quel che scaturisce dalla
Passione "viva" e un vento, che propaga primordi
assai lontani, come radici, sempre... (Leda)
Lempicka - Donna in Rosso con calle (olio su tela)
Danae fu fecondata nel sonno da Zeus,
trasformatosi in pioggia d'oro.
La donna viene qui rappresentata come
in attesa del proprio compimento,
persa nella dimensione del sogno,
totalmente svelata e priva di difese. Ho
scelto quest’opera perché la mia poesia
vuole esprimere la stessa dimensione
onirica dell’abbandono femminile nella
realizzazione del ciclo vitale.
Il ritratto riprende in pieno l’aria
rarefatta e malinconica del testo. Il
drappo che ondeggia e i fiori, emblema
di quella caducità dell’esistenza che
può essere goduta solo nell’istante,
vengono offerti e trattenuti al tempo
stesso, quasi a “legarsi in quell’unico
battito” che dà senso all’intero
scorrere. Un fiore senza radice non è
destinato a portare frutto e gli occhi
della donna, ammalianti e seducenti,
sembrano avere colto in pieno questo
significato della vita, al punto da
attirare a sé e contenere nel suo
magnetico sguardo la lezione appresa
dal vento.
Indice
Introduzione a cura di Chiara Catanese – Diotima…
Poesie di:
Leda Moncalieri - Lunasepolta
Sebastiano A. Patanè - Al_quatar
Mirella Crapanzano - Ecat Mel
Francesca Coppola - Francesca Coppola
Rosario Albano - _RA_
Roberta D’Aquino - Maredinotte
Chiara Catanese – Diotima…
Clodia – Clodiaf0904
Giusy Di Fato – Ginevra76
Contributi ai testi: Francesca Coppola, Mirella Crapanzano, Sebastiano Patanè, Giusy Di Fato, Leda Moncalieri
versinvena.freeforumzone.leonardo.it
Le Betulle, vol. II –Quadro nel quadro (Marzo) contaminazioni poetiche
Una produzione Versinvena 2010
Tutti i diritti riservati
Contenuto e contenitore di divino, Arte nell’Arte. È così che mi piace definire l’essere umano nella sua concezione più alta. Un
assemblato di intuizione, conoscenza, essenza spirituale e fisicità che diventa mezzo attraverso cui la bellezza riesce a propagarsi.
Il titolo Quadro nel quadro nasce per caso da un messaggio che accompagnava la copertina ma infondo, cosa rappresenta questa
raccolta se non un autoritratto di ciascun autore? Per il mese di Marzo la scelta si è orientata verso il racconto di se stessi
attraverso le parole e le immagini. Ognuno si è impegnato nella scelta di un’opera che accompagnasse al meglio la propria poesia e
che, in qualche modo, lo rappresentasse. Un viaggio nell’intimità del poeta che speriamo vi affascini…
Roberta
versinvena.freeforumzone.leonardo.it
“
”