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tutti i Giorni
TuTTi iGiorniLivorno
La SettimanaDiocesi di Livorno
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N. 428 APRILE 2015
I QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE - La Settimana Tutti i Giorni
della Diocesi di Livorno - www.lasettimanalivorno.it
PERIodIco dI INfoRmAzIoNE
Dov tuo fratello? la do-manda che Dio rivolge con-tinuamente
alluomo.Una domanda che ha rivolto per la prima volta a Caino,
autore, alle ori-gini dellumanit, del terribile cri-mine
delluccisione del fratello, ma che poi diventata un monito che ha
attraversato i secoli, fino ad arrivare ai nostri giorni, per
interrogare lu-manit indifferente davanti alla sorte tragica dei pi
deboli. Una domanda che ha rilanciato Papa Francesco a Lampedusa in
occasione del suo primo viaggio del pontifica-to: Chi il
responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno!
Tutti noi rispondiamo cos: non sono io Ma Dio chiede a ciascuno
di
noi: Dov il sangue del tuo fratello che grida fino a me? Oggi
nel mon-do nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso
il senso della responsabilit fraterna.Il dramma che quasi ogni
giorno si rinnova nel mare Mediterraneo, a poche miglia marine
dalla vecchia Europa, vede protagonisti migliaia di disperati,
vittime di persecuzioni, in fuga da guerre, povert e schia-vit.I
nuovi schiavi viaggiano su navi che ricordano drammaticamente le
vecchie galere con le quali venivano trasportati nel Nuovo Mondo
alcuni secoli fa. Sono passati centinaia di anni, ma la schiavit
continua ad es-sere una piaga dellumanit che arric-
chisce pochi e umilia tantissimi fino a far perdere loro la
dignit umana.E lEuropa, il vecchio continente, cosa fa dinanzi a
questo dramma quotidiano? Dopo un minuto di si-lenzio, poco di pi.
Se non ipotizzare una lotta, con le bombe, agli scafisti che sembra
cercare in pochi criminali gli unici responsabili di una tragedia
quotidiana, che ha cause molto pi complesse e che richiederebbe,
prima di tutto, la risposta di unumanit che riscopra il senso di
fraternit e che si riconosca nella comune appartenenza a una sola
famiglia umana.Ma non bisogna meravigliarci di tut-to questo, visto
che la stessa Europa che, negli ultimi anni, ha abbracciato la
nuova ideologia del gender e che,
Le tragedie del Mediterraneo, specchio della crisi dellEuropaDov
tuo fratello? Una domanda che risuona anche oggi
segue a pagina 9 >>
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La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015
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Limpegno educativo e culturale dei cattoliciIl ruolo
dellUniversit fondata da padre Gemelli
Monsignor Claudio Giuliodori assistente ecclesiastico generale
dellUniversit Cattolica. La storia di questa universit scaturita
dal genio e dalla tenacia di padre Agostino Ge-melli. Il suo
disegno culturale, teso ad offrire ai giovani e al Paese, che
usciva devastato dalla prima guerra mondia-le, un luogo di
eccellenza per la for-mazione e per la ricerca scientifica, mirava
a coinvolgere tutti i cattolici italiani. Ma qual oggi la missione
dellUniversit Cattolica? Mons. Giuliodori ha risposto a questa
do-manda in una recente intervista.
In profonda continuit con la sua storia spiega il prelato -
lUniversit Cattolica chiamata ad essere un luo-go di formazione
altamente qualificato sia dal punto di vista degli insegnamen-ti
sia per quanto concerne laccompa-gnamento degli studenti verso una
cre-scita piena e integrale di tutta la perso-na. Per questo oltre
ad una formazione di alto livello scientifico, ampiamente
riconosciuta e apprezzata, lUniversi-t offre anche percorsi per
illuminare il sapere con la fede. A sostenere la formazione
integrale e la crescita spi-rituale contribuiscono, in modo
par-ticolare, i Centri pastorali presenti in ogni sede e i corsi di
teologia inseriti nei programmi di tutte le Facolt.
Laggettivo Cattolica, che qualifi-ca lUniversit del Sacro Cuore,
ri-chiama anche le profonde ragioni del suo impegno. In modo quanto
mai autorevole, e nello stesso tempo essenziale ed efficace
continua - lo ha spiegato Benedetto XVI nel di-scorso tenuto in
occasione del 90 di fondazione dellUniversit. In quella speciale
udienza del 21 maggio 2011 concessa alla grande famiglia della
Cattolica, il Papa sottolineava che la vocazione originaria
dellUniversit, legata alla ricerca della verit, di tutta la verit
del nostro essere. Per questo motivo la prospettiva cristia-na, che
costituisce la piattaforma del lavoro intellettuale dellUniversit,
non alternativa al sapere scientifico
e alle conquiste dellingegno umano. Lessere Cattolica non toglie
nul-la allUniversit ma la rende pi ric-ca perch la fede allarga
lorizzonte del nostro pensiero, via alla verit piena, guida di
autentico sviluppo. Inoltre il mondo universitario, per sua natura,
costituisce un sensore dello stato sociale particolarmente attento
e reattivo. Per questo gi da qualche anno lUniversit Cattolica,
anche gra-zie ad una specifica ricerca promossa dallIstituto
Toniolo, sinterroga e cer-ca le vie per reagire positivamente
an-che a questo momento di pesante crisi che ha una valenza ben pi
ampia del pur grave fattore economico.
Quale pu essere, in questo momen-to storico, il contributo dei
giovani? E in che modo pu sostenerli lUni-versit Cattolica?Il primo
contributo afferma il ve-scovo Claudio - quello di essere portatori
di speranza. Di fronte ad un quadro dincertezza rispetto al futuro,
come quello che ci troviamo a vivere oggi, fondamentale non
scoraggiarsi,
soprattutto per i giovani. In secondo luogo, per affrontare le
grandi sfide del tempo presente occorre avere una formazione di
altissimo profilo, anche per essere concorrenziali in tutti i
settori della vita sociale ed economica. In terzo luogo, necessario
offrire al Paese nuove generazioni di persone motivate e
competenti, capaci di assumersi responsabilit e di garantire un
autentico sviluppo a servizio del bene comune .
In cosa consiste il suo incarico di assistente ecclesiastico
generale dellUniversit Cattolica?Lassistente ecclesiastico generale
ha il compito, in primo luogo, di coltivare e accrescere il legame
dellUniversit Cattolica con la Chiesa italiana al fine di garantire
una continua e feconda osmosi tra limpegno pastorale e cul-turale
delle diocesi italiane e lofferta formativa dellAteneo fondato da
p. Gemelli. Altro campo di lavoro quel-lo dellanimazione pastorale
quotidia-na della vita dellUniversit con lof-ferta agli studenti,
ai docenti e a tutto il personale di occasioni per la forma-zione e
la crescita spirituale. In questo ambito lassistente si avvale dei
Centri pastorali presenti nelle diversi sedi e della collaborazione
di sacerdoti im-pegnati in questo prezioso servizio.
a cura di Vincenzo Corrado (SIR)
Lessere Cattolica non toglie nulla allUniversit ma la rende pi
ricca perch la fede allarga lorizzonte del nostro pensiero, via
alla verit piena, guida di autentico sviluppo.
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La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015Pag.
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Luniversit Cattolica del Sacro Cuore
Sono pi di 10mila i giovani che ogni anno scelgono lUniversit
Cattolica. La vedono come un luogo di positive opportunit non solo
per la formazione professionale, ma an-che per la crescita e la
realizzazione personale. Un ambiente che non si sottrae alla sua
insostituibile funzione
Claudio Giuliodori nasce a Osimo, in provincia di Ancona il 7
genna-io 1958. Dopo gli studi medi e liceali nel seminario di
Osimo, frequenta il seminario maggiore regionale di Fano. Si
iscrive al Pontificio istituto Giovan-ni Paolo II, dove ottiene la
licenza ed il dottorato. Il 16 aprile 1983 ordinato presbitero
dallarcivescovo Carlo Maccari per la diocesi di Osimo.Dopo
lordinazione vicerettore del seminario interdiocesano di Osimo e
successivamente assistente dioce-sano dellAzione Cattolica ragazzi
e giovani. Dal 1985 al 1988 vicario parrocchiale di san Marco
Evangelista ad Osimo. Con lunione della dioce-si di Osimo con
larcidiocesi di An-cona, viene incardinato nella nuova arcidiocesi
di Ancona-Osimo. Tra il 1988 e il 1991 aiutante di studio del
segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.Si laurea
in teologia presso la Pontifi-cia Universit Lateranense nel
1990.
Tornato in diocesi direttore delluf-ficio diocesano di pastorale
familiare e direttore del consultorio familia-re, dal 1991 al 1998.
Tra il 1996 al 2007 insegna teologia pastorale del matrimonio e
della famiglia presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di
Roma, mentre dal 1995 al 1998 vicepreside dellistituto teologico
marchigiano. Coordina per conto della Conferenza Episcopale
Italiana la partecipazione dei pellegrini italia-ni alle Giornate
mondiali della gio-vent del 1991 e del 1993. Nel 2000 responsabile
dellufficio stampa della Giornata mondiale della giovent di Roma.
Nel marzo 1998 nominato direttore dellufficio nazionale per le
comunicazioni sociali dal consiglio permanente della CEI, mentre
nel 2006 diventa consultore del Pontificio consiglio delle
comunicazioni sociali.Nel 2002 viene nominato da papa Giovanni
Paolo II cappellano di Sua Santit.
Il 22 febbraio 2007 papa Benedetto XVI lo nomina vescovo di
Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia. Riceve lordinazione
episcopale il 31 marzo successivo, nella cattedrale di Macerata,
per limposizione del-le mani del cardinale Camillo Ruini. Nel 2008
eletto presidente della commissione episcopale per la cultura e le
comunicazioni sociali.Il 26 febbraio 2013 il pontefice lo no-mina
assistente ecclesiastico generale dellUniversit Cattolica del Sacro
Cuore.
sociale, che quella del servizio alle-ducazione.LUniversit
Cattolica del Sacro Cuore con 4 sedi, 12 facolt, circa 41mila
studenti e pi di 1.400 docen-ti luniversit non statale pi grande
dEuropa. Fondata a Milano nel 1921 da padre Agostino Gemelli, ha
sede anche a Roma, Brescia e Piacenza-Cremona.Lattivit di ricerca,
che pu contare su 51 istituti, 24 dipartimenti, 72 cen-tri di
ricerca, oltre a 5 centri di ateneo, finalizzata a comprendere e
studiare le questioni cruciali del vivere e del convivere: le nuove
frontiere delle-conomia e della bioetica, il recupero e la
valorizzazione dei beni culturali, le trasformazioni nel campo del
dirit-to, le dinamiche familiari, il fenomeno dei mass media,
levoluzione dei siste-mi politici, i traguardi della medicina, le
applicazioni tecnologiche della ma-tematica e della fisica e le pi
recenti scoperte nella ricerca ambientale.Il dialogo tra didattica
e ricerca con-sente un approccio interdisciplinare, che aiuta gli
studenti a orientarsi in modo autonomo e responsabile nella
conoscenza scientifica. Unattenzione sostenuta, dal momento
dellimmatri-colazione fino alla laurea, con attivi-t di
orientamento e di tutorato, con stages e tirocini, programmi di
studio allestero, dentro e fuori dallEuropa, e servizi di
placement, che beneficia-no del forte legame tra ateneo e mon-do
del lavoro. Questa attenzione non si esaurisce con la conclusione
del percorso universitario, ma accompa-gna i laureati anche nelle
loro carriere professionali con numerose proposte di formazione
continua e programmi postgraduate.Per formazione e ricerca
scientifica, insieme allassistenza garantita dal Policlinico
Universitario Agostino Gemelli di Roma, lAteneo dispone di una
superficie complessiva di oltre 600mila metri quadri: un unico
gran-de campus articolato in cinque citt italiane, che trova nella
sede storica di Milano, collocata nellantico monaste-ro cistercense
adiacente alla Basilica di SantAmbrogio, il cuore pulsante di un
sogno entrato nel cuore della realt.
Per saperne di pi www.unicatt.it
Chi mons. Claudio Giuliodori
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La riproduzione assistita non pi un problema etico-morale ma
so-ciale: essa infatti, implica il concet-to di socialit. Intendo
dire che la definizione di sociale a determinare il significato e
il giudizio sulla pro-creazione assistita. In altri termini, se in
passato la questione era relativa al giudizio etico-morale sia esso
di natura religiosa o di diritto naturale , oggi non solo la norma
etica non in grado di garantirne il valore ma essa insufficiente
per giustificare la sua liceit e illiceit. Ad esempio: la nor-ma
etico-morale, sia di natura con-fessionale che di diritto naturale,
ha sempre affermato che non esiste un diritto al figlio ma che deve
essere ga-rantito il diritto del figlio. Ci vero e tuttavia
insufficiente per trasformare la norma in prassi non solo personale
ma sociale. Di fatto tutti sono con-vinti che tale norma sia
espressione di un visione naturalistica della so-ciet, e che in
fondo sia una norma esterna che blocca la libert della coppia,
nonostante ci sia la evidente presenza di una terza realt che il
generato. Nulla pu bloccare questa opinione: forse una forte
pressione re-ligiosa, ma solo come elemento iden-titario di
appartenenza e non come questione veritativa. quello che sta
accadendo per la fede cristiana, dove peraltro lappartenenza non ha
il pri-mato sulla realt.La fede non in grado di garantire la norma
etico-morale in termini di va-lore confessionale o di diritto
natura-le. Deve anchessa trovare una nuova via. Ma quale? Quella
della socialit, seguendo il realismo storico di Papa Francesco. La
prassi sociale della societ indu-striale viene prima o dopo la
persona umana? In altri termini, la socialit di-namica dellattuale
societ vista dalla periferia dellesistenza umana fuo-ri di essa o
la assume e la promuove nella sua vera dignit? Dalla periferia si
possono osservare due dinamiche che orientano la nostra
riflessione: la socialit supera ogni realt (cf. Evan-
gelii gaudium , nn. 234-237) umana e infraumana, a cominciare
dalla fa-miglia e dallazienda; la realt prece-de ogni idea (cf.
Evangelii gaudium ,nn. 231-233), ossia la socialit in quanto tale a
determinare lidea. Chi non accetta di andare in periferia con il
metodo del realismo storico ha la grande illusione di ritornare
nelle-poca di cambiamento e non vuole entrare nel cambiamento
depoca (forse perch ha paura!). Noi invece entriamo nel cambiamento
depoca per conoscere la nuova socialit dina-mica, che deve essere
costruita. E se la socialit non gi costruita si apre nella societ
la possibilit per luomo di uscire da s e di farsi nella storia
(faciendum): luomo pu davvero essere protagonista della storia! Ma
come pu luomo farsi nella storia vivendo pienamente la sua
esistenza storica? Solo se la socialit gli garan-tisce la sua
identit personale e la sua partecipazione alla costruzione della
societ.Qual la sorgente della socialit delluomo che garantisce la
sua iden-tit di persona umana e il suo essere costruttore della
societ? Latto co-niugale. Le due dinamiche del reali-smo storico
vissuto in e dalla perife-ria ci aiutano a capire che lesistenza
umana non prima della socialit, ma nella socialit umana; e che
nella so-ciet dinamica lesistenza umana non
pi autonoma e sovrana, come nella societ statico-sacrale, ma
parte del-la socialit umana nella quale si gioca la storicit
delluomo. Perch latto coniugale ci fa entrare nella sociali-t
umana? Perch introduce luomo nella socialit garantendone la pari
dignit con i generanti (dalla relazio-ne padrone servo alla
communio per-sonarum).In altri termini: latto coniugale pro-muove
la socialit delluguaglianza; la sua assenza, invece, genera la
so-cialit del divenire, che annulla luo-mo nella storia. La prima
costruisce la convivenza umana funzionale; la seconda la distrugge.
La dipenden-za delluomo dalluomo superata dalla sessualit, luogo in
cui si gio-ca il vero destino delluomo. Non si tratta di giudicare
se sia lecita o meno la riproduzione assistita ma di comprenderne
la portata storica. In passato ci sono stati tentativi di
inse-minazione artificiale, ma tutto si limi-tava alla vita della
coppia e alle sue scelte etico-morali. Oggi non pi cos. La crisi
della democrazia forma-
Chi luomo? Questione di concepimentoLa riflessione di mons.
Lorenzo Leuzzi
A definire la nostra identit contribu-isce in modo decisivo il
modo in cui si viene concepiti. Un dato naturale che la
fecondazione in provetta ha messo in discussione.
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che non pu essere quella marxista o liberal capitalista. Le
buone intenzioni dei padri del socialismo e del libe-ralismo non
sono pi sufficienti. Ne sono prova le continue convergenze
culturali in vaste aree geografiche, a cominciare dalla loro
adesione alle pratiche di riproduzione assistita: non c teoria
sociale o economica, o peggio ancora, etico-morale che ten-ga. Ci
che conta latto coniugale.
le, di stampo liberale, ci costringe ad andare nella periferia
con il realismo storico, perch siamo in viaggio verso la democrazia
sostanziale. La grande illusione dell800 in crisi. Con la crisi
della democrazia formale si apre lo scenario di quella sostanziale,
os-sia della socialit da costruire e nella quale costruire la
societ. Il bivio uno solo: una socialit fon-data sulluguaglianza o
sulla disugua-glianza del nascere. Potr esistere una democrazia
fondata sulla disugua-glianza del nascere? S, quella attua-le,
nella quale il primato nei leader e nelle classi, non nella
comunit. Gli ultimi possono aspettare...Avevano ragione gli amici
marxisti Vacca, Sorbi, Barcellona e Tronti: le-mergenza
antropologica mette in cau-sa il marxismo come socialit. Infatti
non bisogna confondere le ragioni di chi voleva impegnarsi nella
giustizia sociale con gli equivoci dellanalisi marxista; anzi, essi
non hanno mai pensato di abbandonare i valori fon-damentali
delluomo, a cominciare dal diritto alla vita. Oggi per la so-ciet
ha bisogno della vera socialit,
Ha ragione il testo biblico della Ge-nesi (cf. Gen 2,24): prima
luna caro, poi tutto il resto. Anche il sociale e la religione,
perch sullatto coniuga-le sta o cade la socialit umana, e la fede
cristiana. Quanto cammino c ancora da compiere perch lumanit possa
conoscere se stessa!
Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma, delegato regionale
per la pasto-
rale della salute
235. Il tutto pi della parte, ed an-che pi della loro semplice
somma. Dunque, non si devessere troppo ossessionati da questioni
limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per
riconoscere un bene pi grande che porter benefici a tutti noi. Per
occorre farlo senza evade-re, senza sradicamenti. necessario
affondare le radici nella terra fertile e nella storia del proprio
luogo, che un dono di Dio. Si lavora nel pic-colo, con ci che
vicino, per con una prospettiva pi ampia. Allo stes-so modo, una
persona che conserva la sua personale peculiarit e non na-sconde la
sua identit, quando si in-tegra cordialmente in una comunit, non si
annulla ma riceve sempre nuo-vi stimoli per il proprio sviluppo.
Non n la sfera globale che annulla, n la parzialit isolata che
rende sterili.
236. Il modello non la sfera, che non superiore alle parti, dove
ogni punto equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un
pun-to e laltro. Il modello il poliedro, che riflette la confluenza
di tutte le parzialit che in esso mantengono la loro originalit.
Sia lazione pasto-rale sia lazione politica cercano di raccogliere
in tale poliedro il meglio di ciascuno. L sono inseriti i poveri,
con la loro cultura, i loro progetti e le loro proprie potenzialit.
Persino le persone che possono essere criti-cate per i loro errori,
hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto. lunione
dei popoli, che, nellordine universale, conservano la loro
peculiarit; la totalit delle persone in una societ che cerca un
bene comune che veramente incor-pora tutti.
237. A noi cristiani questo principio parla anche della totalit
o integri-t del Vangelo che la Chiesa ci tra-smette e ci invia a
predicare. La sua ricchezza piena incorpora gli accade-mici e gli
operai, gli imprenditori e gli artisti, tutti. La mistica popolare
accoglie a suo modo il Vangelo intero e lo incarna in espressioni
di preghie-ra, di fraternit, di giustizia, di lotta e di festa. La
Buona Notizia la gio-ia di un Padre che non vuole che si perda
nessuno dei suoi piccoli. Cos sboccia la gioia nel Buon Pastore che
incontra la pecora perduta e la ripor-ta nel suo ovile. Il Vangelo
lievito che fermenta tutta la massa e citt che brilla sullalto del
monte illuminando tutti i popoli. Il Vangelo possiede un criterio
di totalit che gli intrinse-co: non cessa di essere Buona Notizia
finch non annunciato a tutti, finch non feconda e risana tutte le
dimen-sioni delluomo, e finch non unisce tutti gli uomini nella
mensa del Re-gno. Il tutto superiore alla parte.
il tutto e la parteDallEvangelii gaudium di Papa Francesco
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Discernimento comunitario un termine ricco di significato per la
Chiesa italiana. Indica la volont di costruirsi come corpo non
clericale e ancor meno sacrale, dove ogni battezzato, le fa-miglie,
le diverse aggregazioni ec-clesiali sono soggetto responsabile;
dove tutti insieme cerchiamo di es-sere docili allazione dello
Spirito. Significa vedere che lo Spirito Santo risveglia in chi si
lascia raggiungere dalla sua grazia limmagine di Ges e che,
soprattutto, disegna una Chiesa che si lascia seminare nel campo
del
mondo, accanto ai pi piccoli come loro voce e speranza,
nellattesa vigi-le e fiduciosa dello Sposo.Radicamento orante nella
Parola di Dio, letta dentro la Chiesa alla luce della Tradizione e
delle nuove do-mande che la storia ci sollecita; ri-cerca dei semi
di verit sparsi nella storia degli uomini; interpretazione della
societ e della cultura alla luce della verit di Cristo (che ci
rende capaci di riconoscere le conseguenze del peccato nella nostra
storia unite alle tracce dellopera di redenzione); accettazione
delle sfide, nella fidu-
ciosa consapevolezza che camminan-do nella direzione indicata da
Ges potremo affrontarle come occasioni di pienezza, anzich
mortificazione, dellumano: sono questi gli elemen-ti per un
discernimento comunita-rio, affinch ogni comunit cerchi e scopra la
bellezza di essere uomini e donne in Ges, cio uniti per sempre a
Dio.Fare del discernimento il nostro stile ecclesiale non
impossibile, bench impegnativo. Torniamo alla scuola di Ges, per
esempio al suo ministero per le vie della Galilea. Esso si de-linea
in pochi ma essenziali tratti, che lo vedono concentrato sullunica
cosa necessaria (Mio cibo fare la volont del Padre: cf. Gv 4,34).La
tipica giornata (come, per esem-pio, a Cafarnao) si struttura su
preci-se operazioni: dedicarsi al legame in-timo con il Padre nella
preghiera; non disperdere il primato dellannuncio del Regno;
confermare con autorit questo annuncio, grazie alla cura del-le
persone (il perdono, la guarigione, la rivelazione del volto
misericordio-so del Padre); non lasciarsi imprigio-nare
dallordinariet, ma tener desta lurgenza della
missione.Implicitamente questo stile disegna un percorso di umanit
nuova, insa-porita dallunzione dello Spirito.Le operazioni della
vita quotidiana di Ges sono richiamate da papa Fran-cesco nella
Evangelii gaudium: una Chiesa in uscita, che abita il quoti-diano
delle persone e, grazie allo stile povero e solidale, rinnova la
storia di ciascuno, rid speranza e riapre le no-stre vite morte
alla gioia della resur-rezione. Una Chiesa gioiosa, perch sempre
piena di meraviglia nello sco-prire che la vita quotidiana visitata
dalla misericordia di Dio. Qui sta la nostra vera forza, il
fermento che fa lievitare e il sale che da sapore a ogni sforzo
umano contro il pessimismo prevalente che ci propone il mondo (Papa
Francesco, Omelia per la be-atificazione di papa Paolo VI).Al
Convegno di Verona la Chiesa ita-liana scelse di mettere al centro
della propria pastorale la persona, con gli ambiti che ne
costituiscono liden-tit. Gi allora si parl di Chiesa missionaria:
per non rimanere chiu-
VERso fIRENzE 2015Come Ges nella vita quotidianaLA PErSonA AL
CEnTro DELLAGirE ECCLESiALE
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si a ragionare della cura pastorale in termini produttivi ed
efficientistici, la Chiesa italiana decise di mettere al centro
della missione la persona umana. In questi anni si cercato di
pensare a ci che la caratterizza e la sfida, toccando gli ambiti
della citta-dinanza, della fragilit, degli affetti, del lavoro,
della festa, delleducazio-ne e della trasmissione della fede.
Luoghi, frontiere, periferie
Assunti sempre pi come il nucleo della pratica ecclesiale,
questi ambiti sono da sempre incarnati in luoghi, ossia spazi
dellumano den-tro i quali impariamo ad annunciare il Vangelo,
secondo la strategia della contaminazione e del meticciato. Sia-mo,
infatti,uomini e donne situati in uno spa-zio e in un tempo, che
condividono con altri la sete di gioia e di felicit, le speranze e
le paure; con loro co-struiamo i legami che esprimono la nostra
identit, ci che crediamo, i valori che vogliamo vivere; e, dentro
questo intreccio, mettiamo a prova la nostra fede e spendiamo la
nostra tradizione. Con la crescente complessit del mondo
globalizzato, con le nuove
forme dingiustizia che allargano il divario tra ricchi e poveri,
con lo strapotere del sistema tecnologico e la crisi delle
istituzioni (dalla scuola alla famiglia), i luoghi hanno perso
molte rigidit, ma anche solidit e unit, e sono diventati pi
permea-bili, vulnerabili, sempre pi sfidati e messi in questione.
Si pu dire che i luoghi siano diventati oggi sempre pi frontiere:
linee di incontro/scon-tro tra culture, e anche tra visioni del
mondo diverse dentro una stessa cultura. La famiglia, per esempio
attaccata da tanti fronti, e non sono rari quei bambini che vivono
tra di-verse case, costretti a fare i conti con complesse geografie
relazionali.Come vivere il Vangelo in questi cambiamenti? Le
frontiere si pos-sono difendere, cercando di costru-ire muri. Ma
possono essere anche soglie, luoghi dincontro e dialogo, senza i
quali rischiano di trasformarsi in periferie da cui si fugge:
abbando-nate edimenticate. Il movimento non quello della chiusura
difensiva, ma delluscita. Senza paura di perdere la propria
identit, anzi facendone dono ad altri. Come dice Papa Francesco:
Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol
dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso.
Molte volte meglio rallentare il passo, mettere
da parte lansiet per guardare negli occhi e ascoltare, o
rinunciare alle ur-genze per accompagnare chi rima-sto al bordo
della strada (Evangelii gaudium 46).In questo modo, gli ambienti
quo-tidianamente abitati, come la fa-miglia, leducazione, la
scuola, il creato, la citt, il lavoro, i poveri e gli emarginati,
luniverso digitale e la rete, sono diventati quelle peri-ferie
esistenziali che simpongono allattenzione della Chiesa italiana
quale priorit in cui operare il di-scernimento, per accogliere
lurgen-za missionaria di Ges. Un simile discernimento pu
realizzarsi lungo 5 vie, suggeriteci da Papa Francesco nella
Evangelii gaudium. Queste azioni, che riconoscono lurgenza di
mettersi attivamente e insieme in movimento, esprimono in modo
sin-tetico il desiderio e la volont della Chiesa di contribuire al
dischiudersi dellumanit nuova dentro la com-plessit della nostra
epoca, indican-do nello stesso tempo una direzione da
intraprendere: uscire, annuncia-re, abitare, educare, trasfigurare.
Cinque verbi che non si accostano semplicemente luno allaltro, ma
si intrecciano tra loro e percorrono tra-sversalmente gli ambienti
che quoti-dianamente abitiamo.
Il 5 Convegno nazionale della Chiesa Cattolica si svolger a
Firenze dal 9 al 13 Novembre 2015.Per seguire la preparazione, le
riflessioni, scaricare il ma-teriale e aggiornarsi su tutti gli
appuntamenti verso questo evento possibile consultare il sito
www.firenze2015.it
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Il cuore delluomo inquieto e da sempre alla ricerca di una gioia
a cui anela da sempre.C nelluomo qualcosa che lo ren-de
instancabile ricercatore di gioia. Infatti Dio facendo sorgere
luo-mo entro un universo che opera di potenza, di sapienza, di
amore, (...) prima ancora di manifestarsi perso-nalmente mediante
la Rivelazione, dispone lintelligenza e il cuore della sua creatura
allincontro con la gioia, nello stesso tempo che con la
verit.Bisogna dunque essere attenti allin-vocazione che sale dal
cuore delluo-mo, dallet dellinfanzia (...) fino a quella della
serena vecchiezza, come un presentimento del mistero divino (1).
Spesso per luomo confonde il piacere con la gioia. Scambia la
sod-disfazione intensa di un attimo con la gioia. Ora
caratteristica della gioia non la fuggevolezza ma la durata, non la
momentaneit ma la stabili-t. Non dipende dalle cose ma va ol-tre le
cose... Non si radica in un pos-sesso, ma in una qualit dellessere.
Non fondamentalmente individua-listica ma personale e
comunitaria.
Luomo ricerca la gioia, ma spesso non conosce che il piacere, il
quale ben pi semplice da provare e trova-re. Oggi questa esperienza
divenuta talmente importante da farsi addirit-tura criterio di
discernimento etico; ci che mi procura piacere bene, ci che mi d
dolore, sofferenza, male (Italo Mancini).E necessario approfondire
la riflessio-ne e la meditazione sulla esperienza della gioia
affinch ciascuno sia sem-pre pi capace di riconoscerla e di
co-glierne limmensa superiorit e diver-sit dal semplice e fuggevole
piacere.Occorrer comprenderla e conoscer-la sempre di pi affinch il
cristiano sia capace di condurre al Signore tut-ti quegli uomini e
donne che proprio per causa della ricerca di essa si al-lontanano
da Dio.E stato scritto: Il Maligno vuole ru-bare le anime per la
via del piacere egoistico, noi dobbiamo portarle al Signore per la
via della gioia nello Spirito.Levangelizzatore di questi nostri
tempi non sar il critico pedante dei costumi odierni ma colui che
indiche-
Luomo alla ricerca della gioia non si accontenta del piacereUna
meditazione del vescovo Simone Giusti
r e testimonier una qualit di vita segnata profondamente dalla
gioia.Ora la gioia uno dei frutti della pace che Ges dona ai
discepoli quando si presenta in mezzo a loro come il Ri-sorto (Gv
20,19-20). A questo propo-sito interessante notare il nesso
eti-mologico di gioia con grazia (kara e karis) e luso che di
questi termini fanno i Sinottici (Mt/Lc/Mc): la co-mune radice
etimologica evidenzia che la gioia frutto della grazia. A questo
proposito si ripensi ai seguen-ti passi biblici:Lc 1,47 - il
Magnificat: Il mio spiri-to esulta in Dio mio salvatore.Lc 1,44 -
lincontro di Maria con Eli-sabetta: ... il bambino ha esultato di
gioia nel mio grembo....Lc 24,32 - i discepoli di Emmaus: Non ci
ardeva forse il cuore nel pet-to mentre conversava con noi lungo il
cammino?Questa esperienza non solo degli apostoli. E propria di
tutti coloro che vivono nello Spirito e coltivano profondamente la
comunione con il Signore, con i fratelli, con tutta la Chiesa.
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Leggendo e poi ascoltando dal vivo la storia di Rita- Maria
Chiara, sembra quasi di immergersi in una favola, in un racconto
che potrebbe senza dubbio essere narrato ai pi pic-coli per far
capire quanto sia forte il legame tra una madre e i suoi figli e
quanto grande possa essere lamore di una famiglia. Siamo negli anni
Settanta quando Rita pressoch unadolescente edurante una giornata
qualsiasi a scuola, sco-pre, leggendo dal registro di classe, di
essere stata adottata. Lo shock di questa scoperta travolge Rita
che improvvisamente si sente priva di quelle radici su cui aveva
fino ad allora fondato e modellato la sua vita; tornata a casa
naturalmente si confronta con i genitori, ma dopo un primo momento
di rabbia e delusione riesce a comprendere i suoi genito-ri e
chiude nel cassetto del cuore, come ama lei chiamarlo, tutte quelle
emozioni e quella voglia di scoprire le proprie radici.
In questi tempi in cui si parla di madri surrogate, di adozioni
a pagamento e bambini fatti nascere in provetta vi raccontiamo la
bellissima storia di Rita: una donna il cui legame con la madre
naturale ha superato i confini del tempo e dello spazio.
Passano gli anni, Rita si sposa con lamore della sua vita: Gino,
a venti anni diventa mamma e la gravidanza fa riaffiorare in lei
quei sentimenti na-scosti che continua a tenere rinchiusi. Nasce
Gianluca e qualche anno dopo Elisa. Rita negli anni circondata
dallamo-re del marito, dei figli e dei genitori ma ben presto la
sua fede, la sua forza e lamore di figlia vengono messi a dura
prova. Nel 2000 infatti perde il padre e sei anni dopo anche la
madre; la donna si sente persa perch parte di lei se n andata, e
quel senso di fragilit e di abbandono che aveva provato nel giorno
in cui aveva scoperto di essere stata adottata torna di nuovo a far
capolino nel suo cuore. Dopo qualche anno, il desiderio di ri-cerca
della madre naturale si fa senti-re ancora pi forte: conoscere la
don-na nel cui grembo aveva vissuto per nove mesi era diventata
quasi unos-sessione. Rita combattuta: da una parte la vo-glia di
scoprire e di capire, dallaltra la grande paura di conoscere la
verit. Il marito e i figli la sostengono in questa difficile
decisione, a volte con qualche titubanza, ma forti del loro amore e
del loro forte legame. Iniziano cos le ricerche e la donna si
affida ad un avvocato: riesce ad otte-nere alcune informazioni in
pi sul
luogo di nascita, sul suo nome ma non sullidentit dei suoi
genitori. Svanisce cos anche la minima pos-sibilit di sapere fino
in fondo chi lei fosse, dopo tanta attesa, dopo tanto desiderio,
Rita costretta a chiude-re definitivamente il cassetto del suo
cuore, perch non potr sapere altro delle sue origini.La preghiera
negli anni lha sempre accompagnata, la sua fede forte e la guida ad
ogni passo e, nonostante la delusione, Rita va avanti. La vita non
le riserva niente di faci-le, il marito si ammala e la famiglia
costretta a combattere insieme contro la malattia, ma proprio nel
momento pi buio arriva una telefonata inattesa che la stravolge,
una telefonata che le rivela lidentit della madre naturale. Rita
adesso sa ma non vuole sconvol-gere la vita della donna, non sa che
cosa provi per lei, non sa se ha unal-tra famiglia, non sa come
avvicinarla senza recare dolore. Si mette in contatto con il
parroco del paese nel Trentino in cui abita la donna e inizia a
farsi conoscere, raccontando la sua storia e le sue intenzioni,
rispet-tando i tempi e cercando di entrare in punta di piedi nella
vita di sua madre finch un giorno accade un miracolo con unaltra
telefonata: Pronto Ma-ria Chiara, sono la mamma!. Poche parole,
semplici e chiare, pro-nunciate con quellamore che mai aveva
abbandonato Rita (Maria Chiara era il nome datole dalla ma-dre alla
nascita). Iniziano cos molte te-lefonate per conoscersi e
raccontarsi che cosa era accaduto negli anni in cui erano state
divise, finch un giorno riescono a tornare una nelle braccia
dellaltra. Dopo il parto infatti la madre, viste le difficolt
familiari e labbandono da parte del compagno, era stata costretta a
lasciare con sofferenza la propria fi-glia in un istituto. Quella
bambina che non aveva mai dimenticato, che era cresciuta nel suo
grembo per otto mesi e aveva allattato per un mese, ma alla quale
non era in grado di poter offrire un futuro.
un amore che non si dimenticaLa storia di rita e della sua
mamma
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Una scelta dolorosa e coraggiosa, ma senza alcun dubbio piena di
amore.Adesso sono tre anni e mezzo che si sono ritrovate, tutti i
giorni si sentono al telefono e continuano a conoscersi; Rita, ha
acquistato anche due fratel-li a cui molto legata e con cui fin da
subito ha stabilito un bellissimo rap-porto. La gioia di aver
ritrovato la madre e conoscere i fratelli stato un dono pre-
zioso che ha permesso a Rita di conti-nuare vivere con il
sorriso anche dopo la perdita dellamato marito Gino.Una sottile
linea di amore ha ac-compagnato la sua vita: prima con i genitori
adottivi, poi il marito e ora la madre naturale ritrovata, i suoi
fratelli ed i suoi figli. Una mano invisibile che lha sempre
sostenuta e che non lha mai abban-donata e che nonostante i dolori
e le
sofferenze continua oggi ad accom-pagnarla. Un esempio di amore
senza confini.Per chi volesse leggere la storia di Rita- Maria
Chiara Lobbe, pu ac-quistare il libro nel quale racconta la sua
esperienza dal titolo Il cassetto del mio cuore
Martina Bongini
A proposito del divorzio breve
Davvero un bel traguardo di civil-t lapprovazione del divorzio
bre-ve. Appena sei mesi per seppellire un matrimonio. Un anno se si
decide di ricorrere al giudice, ma facile im-maginare che le
separazioni giudiziali saranno sempre meno. Quando si ha
lopportunit di risolvere in tempi cos rapidi la propria storia
damore appassita, inutile perdere tempo con contenziosi
patrimoniali. Meglio ap-profittare senza perdersi in chiacchie-re
della comoda opportunit offerta dalla legge. Prima si decide, prima
ci si toglie il pensiero. In attesa che arrivi il cosiddetto
divorzio immedia-to, di cui a lungo si discusso sia alla Camera che
al Senato, che canceller qualsiasi residua lungaggine. Infine, di
questo passo, sar la volta della leg-ge che permetter laddio
istantaneo via sms incrociato, tuttal pi invian-do contestualmente
una mail alluf-ficio anagrafe. Allora, il traguardo di civilt sul
fronte del matrimonio e della famiglia - quello evocato ieri dalla
relatrice della legge, Alessandra Morani (Pd) e da non pochi altri
parla-mentari - sar davvero raggiunto. E la strategia illuminata
grazie alla quale, in pochi anni, stato smontato il diritto di
famiglia, avr compiuto la sua parabola.Certo, a quel punto, si
render neces-saria una verifica degli obiettivi rea-lizzati. Se
pensiamo che il matrimonio - e la famiglia che da quel
matrimonio
sboccia - sia un reperto di archeologia sociale, un istituto
ormai inadeguato per regolare il traffico impazzito delle relazioni
nella nostra fluttuante, ca-pricciosa e scivolosa postmodernit
doccidente, giusto provvedere alla sua rapida liquidazione. Non
avremo altro da fare che procedere a passi spediti sulla strada
intrapresa. Lo Sta-to, come brillantemente sta facendo, si
preoccupi di dare rilievo solo agli affetti, prosegua nel ribadire
la sua estraneit alle reali dinamiche sociali della vita di coppia
e mostri rinnovato disinteresse - come finora ha egregia-mente
fatto - per quelle che sono in difficolt. Agevoli il pi possibile -
e anche in questo caso la rotta quella giusta - lazzeramento delle
coppie che si arrendono di fronte alle difficol-t di una struttura
sociale che sembra congegnata apposta per rendere im-possibile la
vita familiare. Cos, rottamato il matrimonio, avremo unagile e
dinamica societ di unioni usa e getta, rapporti pi flessibili,
disimpegnati, quasi fulmi-nei, facilmente smontabili e
ricom-ponibili. Pi nessuna implicazione con concetti vetusti e
polverosi, come responsabilit, sacrificio, im-pegno, dedizione,
rinuncia. Tutti as-solutamente inadeguati per fotogra-fare il nuovo
panorama di rapporti rigorosamente al presente, senza passato e
senza futuro.Vogliamo davvero questo? Bene, allora dobbiamo dirci
con franchezza che anche la nostra societ sar senza passato e senza
futuro perch, al di l di quanto proclamato dalle cosiddette teorie
del gender, non abbiamo in-ventato ancora nulla che possa
sosti-tuirsi al matrimonio e alla famiglia. Nulla che pi
efficacemente dellamo-re di una donna e di un uomo uniti in
matrimonio possa servire, con limpe-gno dentro e fuori casa, con
lapertu-ra alla vita e la dedizione educativa, a costruire il
domani di tutti. Il Papa ieri ha ricordato che dobbiamo tro-vare un
soprassalto di simpatia per lalleanza matrimoniale, perch solo
quellalleanza in grado di porre le nuove generazioni al riparo
dalla sfi-ducia e dellindifferenza.Purtroppo, nel loro forsennato
lavoro di accetta contro quel che rimane delle tu-tele a favore
della famiglia, i nostri par-lamentari non solo non mostrano alcuna
simpatia familiare, ma non sembrano neppure rendersi conto della
realt. In Italia, ormai, non stanno precipitando solo i numeri dei
matrimoni, ma anche quelli delle convivenze, come se tanti dei
nostri giovani avvertissero una pro-fonda allergia - o forse solo
un dram-matico senso di sgomento - nei con-fronti di ogni impegno
affettivo pi ap-profondito di uno scambio di messaggi su whatsapp.
Una crisi antropologica che deve interrogarci e preoccuparci. Ecco
perch rendere scorrevoli i binari in uscita dal matrimonio, non
servir a costruire reti familiari e sociali pi sal-de, mantenute da
persone propositive, convinte della necessit di spendere energie,
responsabilit e sacrifici nella tenuta della relazione di
coppia.Servono leggi e provvedimenti che sostengano limpegno della
famiglia e che contribuiscano alla crescita di consapevolezza della
coppia. E ci ri-troviamo, invece, con norme che, fa-vorendo e
incentivando il gi dramma-tico senso di precariet delle relazioni,
finiscono per sancire il malcostume dellinstabilit affettiva e del
disimpe-gno familiare. Questo s - abbiamo il dovere di gridarlo dai
tetti - autentico traguardo di incivilt.
Luciano Moia, da Avvenire
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una veglia di speranzain occasione del 1 maggio, festa di S.
Giuseppe lavoratore, la tradizionale veglia di preghiera diocesana
organizzata dallAzione Cattolica.
Fascicolo a cura di Chiara Domenici.Hanno collaborato Nicola
Sangiacomo
Gabriele Maremmani
Martina Bongini.Impaginazione e grafica a cura di Andrea
Macelloni.Stampato il 28 Aprile 2015 presso la stamperia della
Diocesi di Livorno.
Vuoi continuare a leggerci?www.lasettimanalivorno.it
Il prossimo 30 aprile, vigilia del-la festa di S.Giuseppe
lavoratore, lAzione Cattolica in collaborazione con le altre
Aggregazioni laicali or-ganizza la consueta veglia diocesana di
preghiera per il lavoro. Questan-no la celebrazione si svolger
nella chiesa di S.Giuseppe, in piazza 2 giugno, alle ore 21.15, e
sar come sempre presieduta dal Vescovo di Livorno, mons. Simone
Giusti.
Il titolo delledizione di questanno, ripreso da uno dei primi
discorsi ri-volti da papa Francesco ai giovani, sar NON FATEVI
RUBARE LA SPERANZA.Lattualit continua a consegnarci la realt di un
Paese messo a dura pro-va dalla crisi economica e in partico-lare
dalla perdita o dalla mancanza di lavoro per migliaia di persone. I
dati sulla disoccupazione, special-
mente dei giovani e in particolari zone dItalia, sono tuttora
impres-sionanti. Linterrogativo pi diffuso : Cosa fare? Come
risolvere questi problemi? La comunit cristiana non ha soluzioni
preconfezionate in tasca, ma con questa veglia intende espri-mere
in modo autentico e profondo la propria solidariet e i propri
sen-timenti di vicinanza fraterna a coloro che hanno perso il
lavoro o lo stanno cercando.Vogliamo dunque pregare perch di fronte
ai molti problemi esistenti oggi nel mondo del lavoro non ci si
scoraggi e non ci si chiuda nella dife-sa egoistica degli interessi
personali o di gruppo; vogliamo pregare per le famiglie che stanno
soffrendo per la mancanza di un lavoro o per i ritmi lavorativi che
impediscono loro di vi-vere adeguatamente il proprio ruolo
insostituibile nella societ; vogliamo pregare perch il lavoro sia
sempre rispettoso della dignit di ogni perso-na, venga vissuto con
responsabilit e solidariet, e sia per tutti fonte di speranza e di
futuro.Gabriele Maremmani
Durante la veglia sar costituita la Consulta delle aggregazioni
laicali per i problemi sociali e del lavoro.