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quaderno acquapendente impaginato museo nuovo 06/07/15 11 ...€¦ · La pubblicazione, a cura di Renzo Chiovelli, aveva come editore il comune di Acquapendente e la sede locale dell’Archeoclub

Sep 28, 2020

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Sistema museale del lago di Bolsena (Provincia di Viterbo)Comuni di: Acquapendente, Bagnoregio, Bolsena, Cellere, Farnese, Gradoli, Grotte di Castro, Ischia di Castro,Latera, Lubriano, Montefiascone, Valentanowww.simulabo.itwww.culturalazio.it/sistermusei/sist_bolsena/index.php

Comune capofila: BolsenaL.go San Giovanni Battista de la Salle, 301023 Bolsena (VT)Tel. 0761 795317 - Fax 0761 795555e-mail: [email protected]

Quaderno realizzato dal Museo della città di Acquapendente grazie a un finanziamento erogato dalla Regione La-zio sulla base della L. R. 42/97.

ISBN: 978-88-95066-32-5

IMMAGINE DI COPERTINA

Boccale in maiolica arcaica n. inv. 121153 (foto SBAEM).

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PREFAZIONI

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L’inaugurazione del Museo della città, celebrata nell’estate del 2005, ha significato per Acquapen-dente un notevole passo in avanti nello studio e nella valorizzazione della storia locale che, a partire daquella data, ha potuto avvalersi del contributo di nuovi poli espositivi e documentari, tutti concentratinell’ambito del tessuto medievale del centro storico, tutti affacciati sull’antico percorso urbano della viaFrancigena, ma ciascuno con un compito diverso e complementare rispetto agli altri. Un museo distri-buito in più sedi, quindi, che, andando ad affiancare il primo museo civico di Acquapendente, il Museodel fiore, decentrato rispetto all’abitato e collocato nella cuore della Riserva naturale regionale di Mon-te Rufeno, ha contribuito alla costituzione di un piccolo “sistema museale integrato cittadino” con l’o-biettivo di ottimizzare le risorse gestionali e culturali del luogo.

Nonostante non fosse stato progettato per assumere uno specifico carattere tematico di dimensioneterritoriale1, a un anno di distanza dalla sua inaugurazione il Museo della città è stato comunque am-messo nel Sistema museale del lago di Bolsena (Simulabo), considerando il valore e le peculiarità del-le sue collezioni, alcune delle quali di un genere non documentato nell'area sistemica.

La sede centrale, allestita nel vecchio Palazzo vescovile, espone una cospicua raccolta di paramen-ti e arredi sacri, accanto a una ricca collezione di ceramiche di provenienza locale, che illustrano lo svi-luppo e i contatti di Acquapendente lungo un arco cronologico compreso tra il Medioevo e il secoloscorso. La sede staccata della Torre Julia de Jacopo, il cui allestimento ha preceduto di alcuni anni l’i-naugurazione del Museo della città, presenta una raccolta di maioliche arcaiche databili tra la fine delXIII e la metà del XIV secolo – straordinarie per qualità e stato di conservazione – rinvenute negli sca-vi effettuati nel 1995 presso il convento di Sant’Agostino. Aperta per ultima al pubblico (nel 2011), lasede staccata del convento di San Francesco, situata presso l’ingresso settentrionale in città della viaFrancigena, espone i dipinti già appartenuti alla quadreria conventuale, databili tra la fine del XV e lametà del XIX secolo: una pinacoteca, quindi, che, come tale, costituisce una vera rarità nell’ambito del-la museologia civica dell’Alto Lazio, andando ad affiancare l’unico altro esempio analogo, individua-bile nell’antica e prestigiosa pinacoteca del Museo civico di Viterbo.

Accogliamo, quindi, con piacere la pubblicazione del primo Quaderno del Museo della città che,grazie alla scelta del soggetto, all’attenta curatela di Beatrice Casocavallo e di Enrico Pellegrini, al nu-mero e alla qualità degli autori coinvolti, si muove in accordo con la nuova linea editoriale della colla-na dei Quaderni del Simulabo2 - di cui rappresenta il diciottesimo volume – indirizzata ora maggior-mente verso la pubblicazione di argomenti di carattere specialistico, anche se in una forma aperta a piùlivelli di lettura. Difatti, una parte introduttiva, che si propone come una sorta di biglietto da visita delmuseo e delle attività di ricerca connesse (a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’E-truria Meridionale in collaborazione con la locale sezione dell’Archeoclub d’Italia), è seguita da un’am-pia sezione scientifica in cui viene presentato uno dei nuclei più rilevanti del patrimonio museale, il piùantico sia per la data di allestimento sia per la cronologia dei reperti, costituito dalle maioliche arcaicheprovenienti dal complesso religioso di Sant’Agostino, a cui sopra si è accennato, esposte da oltre un de-cennio nella medievale Torre Julia de Jacopo.

PIETRO TAMBURINI

Dottore di ricerca di Sapienza – Università di Roma

Coordinatore del Simulabo

1 Si tratta di una caratteristica che dovrebbe assumere ogni struttura museale inserita in un sistema territoriale di tipo culturale che, a diffe-renza di un sistema museale di tipo gestionale, vuole interpretare e approfondire le diverse "anime" che costituiscono la storia e l'essenza diun territorio ritenuto omogeneo per una qualche ragione. Va da sé che nell'ambito di un sistema museale di tipo culturale il genere "museo del-la città" non possa, per sua stessa natura, svolgere alcuna tematica valida per l'intero territorio sistemico (per un approfondimento dell'argo-mento vedi TAMBURINI 2014, pp. 29-41.2 Per cui vedi: TAMBURINI 2010, p. I.

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La collaborazione che si è instaurata da tempo tra la Soprintendenza e il Comune di Acquapenden-te ha consentito di seguire, nell'arco di quasi trent'anni, i diversi lavori che si svolgevano all'interno delcentro storico acquisendo, in molti casi, importanti risultati sulle vicende di questa importante cittadi-na sviluppatasi, a partire dal IX secolo, sul percorso della via Francigena.

Di grande interesse si sono rivelati, soprattutto, i rinvenimenti di grandi quantità di vasellame pro-venienti da pozzi e ambienti sotterranei che, grazie anche all’aiuto del Centro di restauro della Provin-cia di Viterbo, costituiscono ora il nucleo principale di ben due delle tre sedi che costituiscono il siste-ma museale di Acquapendente: il Palazzo vescovile dove è esposta, oltre alle raccolte d’arte sacra dio-cesana, un'ampia scelta della ceramica aquesiana dal tardo Medioevo fino al Novecento, e la sede del-la Torre Julia de Jacopo, che ospita una delle più rilevanti raccolte di maiolica arcaica rivenuta nel cen-tro storico di Acquapendente.

Proprio quest'ultimo rinvenimento, avvenuto nel 1995 all'interno del convento di Sant’Agostino conun intervento effettuato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici con l’ausilio di un gruppo di vo-lontari dell’Archeoclub d’Italia, costituisce il nucleo centrale di questo nuovo volume della collana"Quaderni del Sistema museale del lago di Bolsena".

L'eccezionalità del materiale ceramico, subito riconosciuta, aveva suscitato grande interesse tra glistudiosi, che ora possono valutare la posizione del contesto aquesiano nell'ambito della produzione dimaiolica arcaica cosiddetta “altolaziale”.

ALFONSINA RUSSO TAGLIENTE

Soprintendente per l’Archeologia del Lazio

e dell’Etruria Meridionale

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Correva l’anno 1997 quando vedeva la luce la prima pubblicazione il cui contenuto era incentratosulle maioliche aquesiane dal titolo “ Le ceramiche medievali e rinascimentali di Acquapendente”, edi-zione che raccoglieva gli atti del primo convegno di studi tenutosi ad Acquapendente il 20 maggio 1995.

La pubblicazione, a cura di Renzo Chiovelli, aveva come editore il comune di Acquapendente e lasede locale dell’Archeoclub d’Italia, che fin dal 1989 aveva intrapreso un’attività di scavo in collabo-razione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Etruria Meridionale, incentrata sui butti me-dievali e rinascimentali presenti nel centro storico di Acquapendente.

A distanza di quasi venti anni ecco un nuovo volume sulla ceramica di Acquapendente, molto più diun catalogo, che comprende gran parte dei ritrovamenti ceramici medievali, custoditi nella Torre Juliade Jacopo una delle sedi del museo diffuso della città; le collezioni ceramiche si completano nella sedecentrale (ex Palazzo Vescovile) che ospita le maioliche rinascimentali e moderne di Acquapendente.

L’attività dell’Archeoclub di Acquapendente è stata determinante per l’acquisizione dei pezzi cera-mici esposti nelle sedi museali aquesiane, ci sembra quindi giusto ringraziare tutte le persone che neglianni hanno contribuito volontariamente e con grande energia agli scavi nel nostro comune.

Un ringraziamento anche alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale, ed alLaboratorio di Restauro della Provincia di Viterbo che hanno curato la parte scientifica degli scavi edil restauro degli oggetti.

Questa nuova pubblicazione edita dal SiMuLaBo (Sistema Museale del Lago di Bolsena) di cui faparte il Museo della Città di Acquapendente e curata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del-l'Etruria Meridionale, arriva a distanza di quasi un anno dai festeggiamenti per il ventennale della ViaFrancigena itinerario culturale d'Europa che si sono svolti proprio nella nostra città.

L'itinerario di Sigerico ha rappresentato fin dal medioevo una notevole occasione di sviluppo eco-nomico per Acquapendente, e proprio lungo il tracciato urbano della Via Francigena probabilmente sor-gevano le botteghe che producevano la maiolica.

L'importanza di Acquapendente come tappa della Via Francigena è data dalla presenza all'internodella Cattedrale della copia più antica rimasta in Europa del Santo Sepolcro di Gerusalemme, qui i pel-legrini che non potevano finire il loro viaggio di penitenza potevano usufruire dell'indulgenza plenaria,come se fossero giunti a Gerusalemme.

E' nostra intenzione dare la giusta visibilità a questi elementi che nei secoli hanno rappresentato unavera e propria ricchezza economica e culturale e che oggi potrebbero segnare un nuovo momento di svi-luppo in ambito turistico facendo da richiamo ad un pubblico internazionale.

Così, come la presenza della copia del Santo Sepolcro ha portato alla creazione di un brand che iden-tifica perfettamente Acquapendente come la Gerusalemme d'Europa, la ceramica potrebbe diventare unaltro interessante "prodotto" capace di veicolare nuovi messaggi efficaci per la comunicazione turisticae culturale e dare nuovo slancio alla maiolica aquesiana che ancora oggi, con continuità secolare, vie-ne prodotta con maestria e creatività da imprese e piccole botteghe locali.

Siamo certi che anche questo contributo scientifico potrà diventare uno dei tanti elementi che co-struiscono la memoria di una comunità, facendo riscoprire, sotto il profilo dello studio archeologicoun'arte, quella della maiolica, che vede la nostra città protagonista fin dal medioevo.

ALBERTO BAMBINI

Sindaco del Comune di Acquapendente

ANNA BELARDI

Assessore alla Cultura del Comune di Acquapendente

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IL MUSEO

DELLA CITTÀ

DI ACQUAPENDENTE

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1. IL MUSEO DELLA CITTÀ

DI ACQUAPENDENTE

Istituito con delibera del Comune di Acqua-pendente del 28 giugno 2005 e inaugurato il 6agosto dello stesso anno, il Museo della Città diAcquapendente costituisce, oggi, un vero e pro-prio sistema museale integrato cittadino con le suetre sedi espositive poste lungo l’asse viario checoincide con l’attraversamento urbano della viaFrancigena tardomedievale. La prima ad essereaperta nel 2000 è stata la sede distaccata della Tor-re Julia de Jacopo o Porta del Santo Sepolcro, chesi colloca all’ingresso meridionale della città, al-l’interno della Porta Romana, una delle sei portedi cui era dotata la cinta medievale delle mura cit-tadine1. La Torre Julia de Jacopo, appositamenterestaurata e restituita all’uso collettivo come sedeespositiva e spazio culturale polivalente, ospitauna rilevante raccolta di maiolica arcaica rivenutanel centro storico di Acquapendente. All’internodell’ex convento dei frati Minori Conventuali,sorto presso la chiesa di Santa Maria, affidata aifrati Minori dall’abate del Santo Sepolcro nel1253 e successivamente intitolata a San France-sco2, si trova la Pinacoteca, seconda sede distac-cata aperta nel 2011. Qui sono esposti i numerosi

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dipinti facenti parte della quadreria del conventofrancescano che coprono un arco di tempo di cir-ca quattro secoli, dalla fine del Quattrocento allametà dell’Ottocento. La sede centrale si trova in-vece presso il Palazzo vescovile, costruito in se-guito all’istituzione della nuova diocesi di Acqua-pendente, eretta nel 1649. La struttura, dopo am-pliamenti e trasformazioni avvenuti nell’arco dioltre trecentocinquanta anni, in seguito al recupe-ro e restauro operato in occasione del Giubileo del2000, è diventata sede centrale del Museo dellaCittà. Il Palazzo Vescovile ospita le raccolte d’ar-te sacra diocesana provenienti dalla cattedrale edalle altre chiese di Acquapendente e i numerosireperti ceramici, frutto di scavi locali3.

1.1. IL PALAZZO VESCOVILE

E LE SUE COLLEZIONI

… Eleviamo, inoltre, la predetta chiesa par-

rocchiale del Santissimo Sepolcro… alla dignità

di Cattedrale immediatamente soggetta alla San-

ta Sede, sotto lo stesso titolo del Santissimo Se-

polcro del nostro Salvatore Gesù Cristo, nella

quale costituiamo la Sede Vescovile per un unico

Vescovo da denominarsi “ Vescovo di Acquapen-

dente”4. Con queste parole, tratte dalla bolla InSupremo Militantis Ecclesiae, il 13 settembre1649 papa Innocenzo X istituiva la nuova Dioce-si di Acquapendente e concludeva la complessavicenda che aveva portato alla distruzione di Ca-stro, rasa al suolo il 2 settembre 1649. Acquapen-dente, lasciata la diocesi di Orvieto cui appartene-va, diventò centro di una nuova diocesi con tutti ipaesi dell’ex feudo: Ischia, Farnese, Manciano,Capalbio, Canino, Cellere e Pianiano. Successiva-mente, in seguito ad accordi tra il vescovo di Ac-quapendente e quello di Sovana, a capo della dio-cesi di Sovana e Pitigliano, la diocesi, nell’apriledel 1785, ottenne le comunità di Proceno ed Ona-no in cambio di Manciano e Capalbio cedute a So-vana5. Soltanto nel 1986, con Bolla Pontificia del27 marzo, venivano unite in perpetuo alla Diocesidi Viterbo, con unione cosiddetta estintiva, le dio-cesi di Acquapendente, Bagnoregio, Montefiasco-ne, Tuscania e l’Abbazia di San Martino al Cimi-no. Le cattedrali delle diocesi soppresse furonofregiate del titolo di “Concattedrali” affinché nonandasse perduta la loro gloriosa memoria6. La rea-lizzazione del Palazzo vescovile si deve dunque

all’istituzione della nuova diocesi di Acquapen-dente da parte di papa Innocenzo X nel 1649. Do-po l’istituzione della diocesi, la Comunità insiemealle Confraternite, in attesa dell’arrivo del proto-vescovo aquesiano Pompeo Mignucci da Offidadi Fermo, nominato il 10 gennaio 1650, aveva ac-quistato ed adibito ad Episcopio un palazzo priva-to di proprietà della famiglia Oliva, al fine di assi-curare una degna residenza al nuovo vescovo. Sulportale principale del palazzo, infatti, compare l’i-scrizione ALFONSUS ARCHEP.S AMALF. S. D.N. PP. SACR. 1544 che ricorda Alfonso Oliva, re-ligioso agostiniano, vescovo di Bovino ed Arcive-scovo di Amalfi, Sacrista di papa Paolo III nel1539, primo proprietario dell’edificio7. Probabil-mente, la scelta ricadde su questo palazzo sia perla vicinanza con la Cattedrale del Santo Sepolcro,sia per lo stato di necessità in cui si trovavano iproprietari dell’immobile, gravati da diversi debi-ti. Palazzo Oliva costituì, quindi, il primo nucleodel Palazzo vescovile, identificabile con la partecentrale del complesso edilizio. In seguito fu ac-quistato anche il palazzo contiguo di proprietàdella famiglia Roli. Il palazzo aveva il suo acces-so principale all’attuale civico 83 di via Roma do-ve è ben visibile, sull’architrave del portale d’in-gresso l’iscizione FRANCESCO ROLO DA RE-GIO 1533, nome del proprietario originario.

La forma attuale del Palazzo Vescovile, derivada successive trasformazioni che ebbero iniziocon i restauri avviati da Giovanni Battista Febei,orvietano, vescovo di Acquapendente dal 1683 al1688 che, come riporta lo storico locale NazarenoCostantini, “restaurò dalle fondamenta l’Episco-

pio”8 con un’ampia ristrutturazione che dette allafacciata la veste architettonica che mantiene anco-ra oggi. Bisognerà attendere Mons. Bernardo Ber-nardi (1746-1758) per una ripresa delle opere edi-lizie nella sede della Diocesi. Al vescovo Bernar-di, che riuscì ad ottenere sostegno economico dapapa Benedetto XIV Lambertini9, si devono la ri-strutturazione della Cattedrale con la decorazionedell’abside, la costruzione di un casino di villeg-giatura in località Campomoro e il notevole am-pliamento del Palazzo vescovile con la costruzio-ne di una nuova ala, unita all’originario palazzoOliva verso Est. La nuova costruzione si collega aquella già esistente mantenendo in facciata lostesso impianto decorativo con le mostre delle fi-nestre realizzate in intonaco modanato, mentre le

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precedenti erano state costruite in basalto. Risal-gono al mandato episcopale di Tranquillo Guarne-ri (1920-1937) le decorazioni pittoriche delle saledell’appartamento privato del vescovo e dellacappella, eseguite dal decoratore aquesiano Alfre-do Consoli, insieme alle pareti interne della Saladelle Udienze, chiamata a lungo Salone degliStemmi per via delle decorazioni raffiguranti glistemmi vescovili e le vedute dei Paesi apparte-nenti alla Diocesi. La cappella, in seguito ai dannisubiti durante la seconda guerra mondiale, fu de-corata nuovamente dal Consoli su commissionedel vescovo Giuseppe Pronti di Assisi (1938-1951), come si legge nell’iscrizione posta sopra laporta della cappella: Sacellum hoc causa belli fe-

re collapsum Joseph Pronti episcopus restituit et

opera Alfridi Consoli Aquipendiensis ornavit A.D. 194410. Dopo la soppressione della Diocesi diAcquapendente nel 1986 e la successiva aggrega-zione a quella di Viterbo, il Palazzo vescovile, ri-masto a lungo disabitato, è stato sottoposto ad unrestauro che ha permesso un recupero delle strut-ture, dei decori interni e degli arredi in occasionedel Giubileo del 200011. Tale intervento ha per-messo di riportare alla fruizione pubblica le stan-ze dell’appartamento vescovile al piano nobile ela cappella.

1.1.1 LA COLLEZIONE DIOCESANA

Il percorso espositivo prende l’avvio dalla Sa-

la delle Udienze (fig. 1) dove sono esposti dipinti

su tela di vescovi e prelati che circondano, in unasorta di consesso ideale, il busto marmoreo di In-nocenzo X Pamphilj. I quadri sulla parete d’in-gresso, dovevano con tutta probabilità far parte diuna galleria completa come s’intuisce dalla comu-

ne impostazione che vede la presenza, in alto, diun’iscrizione in latino con numero progressivo,nome del vescovo e data d’inizio dell’episcopato,a caratteri capitali: IX BERNARDINUS RECCHI1711; XI SIMON GRITTI 1730; XII BERNAR-DUS BERNARDI 1746. La collezione dei dipin-ti, in parte provenienti dalla Cattedrale del SantoSepolcro, in parte dallo stesso Palazzo vescovile,comprende inoltre il ritratto del Cardinale Corsini(1794 ca.), il ritratto del Cardinale Campanella(1794), il ritratto di Papa Pio VII (fine XIX seco-lo), tutte opere del pittore Vincenzo Milione(1735-1805) attivo soprattutto a Roma.

Domina, al centro della sala, il busto di Inno-cenzo X Pamphilj (fig. 2), splendido esempio di

ritrattistica barocca, opera dello scultore Alessan-dro Algardi (1595-1654). Il busto del pontefice,raffigurato con camauro e mozzetta, sulla qualescende la stola con l’insegna dei Pamphilj - la co-lomba con il ramo d’olivo - fu probabilmente do-nato dallo stesso Innocenzo X alla nuova Diocesiaquesiana nel 1652 e collocato per lungo temposulla facciata della cattedrale, fino al 1944 quan-do, in seguito all’esplosione di un convoglio di

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Fig. 1 - Sala delle Udienze, Museo della città di Acquapendente.

Fig. 2 - Alessandro Algardi, Busto di Innocenzo X Pamphilj, mar-mo scolpito, 1651 ca.

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munizioni tedesco nel piazzale antistante, fu col-pito da alcune schegge. Successivamente fu cu-stodito in Episcopio e, dopo la ricostruzione dellacattedrale, su una mensola del transetto destro12.Nella seconda sala è esposta la raccolta dei para-menti sacri costituita da parati risalenti ad un pe-riodo compreso tra i secoli XVII e XX che benrappresentano, per la varietà delle tipologie tessi-li, dei ricami e delle loro tecniche esecutive l’evo-luzione dello stile e le numerose trasformazionidel costume avvenute in ambito ecclesiastico (fig.3). Almeno fino alla fine del XVII secolo, la qua-

lità delle materie prime e della manifattura delleopere tessili della collezione diocesana sono la te-stimonianza diretta di una diocesi ricca e operosaai fini dell’accrescimento dei propri apparati. Ciòemerge anche dall’analisi di alcune delle SacreVisite e degli Inventari dei beni e delle suppellet-tili pertinenti alla Cattedrale del Santo Sepolcro ealle altre chiese di Acquapendente, dai quali è sta-to possibile trarre diverse informazioni circa lastoria ecclesiastica, le opere d’arte, la loro tipolo-gia e quantità oltre alle preziose notizie sugli arre-di, la suppellettile sacra ed i paramenti liturgici.L’analisi dell’Inventario contenuto nella VisitaPastorale del vescovo Bernardino Egidio Recchicompiuta tra 1712 e 1713, a distanza di poco piùdi sessanta anni dall’istituzione della diocesi, mo-stra chiaramente la grande quantità di arredi, sup-pellettili e paramenti presenti nella Sacrestia dellaCattedrale del Santo Sepolcro. Prendendo in esa-me i paramenti e la biancheria è possibile consta-tare la presenza delle opere esposte attualmentenel Museo della Città, ma si tratta di una minimaparte rispetto ai corredi completi di cui era dotatala Cattedrale.

Nella Credenza di mezzo… tre pianete verdi cioè una tabì con arme di

Monsig.r Leti, un’altra di seta rigata con arme di

Monsig.re Leti e laltra della mede(si)ma robba

con arme di Monsig.re Febei e tutte con sue stole

e manipuli, due pianete bianche cioè una di tabi

con arme di Monsig.re Leti l’altra di seta rigata

con larme di Monsig.re Febei con sue stole e ma-

nipuli, Pianete nere con sue stole e manipuli due,

una di damasco con arme di Monsig.re Magni, et

una di seta fiorata o damasco con larme di Mon-

sig.re Leti, una pianeta di seta violace fiorata con

fiori verdi e damasco con sua stola e manipulo

con arme di Monsig.re Magni…13.Le medesime caratteristiche relative alle robbe

e supelletteli sagri della Chiesa Catedrale di S.

Sepolcro della Città d’Acquapendente si ritrovanonell’inventario del 1732 redatto sotto l’episcopatodi Simone Gritti nel quale sono di nuovo rintrac-ciabili i paramenti esposti al Museo della Città tracui il piviale con stemmi di Nicolò Febei e la pia-neta in seta verde con stemma di Nicola Leti.

Nella Credenza bassa di mezzoPluviali di lama

…et uno violaceo similm(ent)e di lama trinato

d’oro con arme di Mons.(ignor)e Febei e in que-

sto vi è ancora la sua stola…

Pianete verdi sette cioèUna di tabì con arme di Mons.(ignor)e Leti tri-

nata d’oro…14.

La sala dei paramenti del Museo della Città èil luogo che rappresenta la storia dei vescovi e del-la diocesi attraverso una tipologia d’opera d’arteparticolare, la veste liturgica, che assomma in séun insieme di fattori che, se indagati con attenzio-ne, svelano una realtà molteplice e complessa. Sitratta di opere indossate, ostentate, ognuna dellequali si fa portatrice di un mondo intero che spa-zia da quello prettamente artistico relativo allo sti-le dei disegni e delle decorazioni, a quello materi-co e tecnico relativo alla seta, all’oro, all’argentoutilizzati dalle manifatture, a quello simbolico le-gato all’aspetto figurativo, al colore e al rispettivouso liturgico. E’ proprio questo insieme di fattori,unito al contesto devozionale, collettivo e simbo-lico, che rende unico il mondo dei tessili antichiconferendo loro un fascino indiscusso. Il percorsoespositivo relativo ai paramenti della collezione

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Fig. 3 - Sala dei Paramenti, Museo della città di Acquapendente.

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diocesana del Museo della Città, ha avuto comeobiettivo principale la valorizzazione di opere dinotevole pregio artistico, quali splendidi esempla-ri dell’arte del ricamo in seta e filati metallici, in-sieme alla volontà di restituire ad insegne e acces-sori liturgici appartenenti ad un recente passato,l’identità culturale che spetta loro. In tal senso ilpercorso, oltre a tracciare la storia della diocesi at-traverso i paramenti con gli stemmi dei vescovi,segue la linea della ricostruzione delle MessePontificali secondo le regole antecedenti al Con-cilio Vaticano II che segnò la scomparsa di alcunecelebrazioni e con loro l’uso di accessori qualicalzari, sandali, guanti che oggi suscitano curio-sità e interesse.

I paramenti sacri, esposti in modo da rappre-sentare i principali colori liturgici - verde, bianco,rosso, viola, nero - corrispondenti all’uso dei me-desimi durante le celebrazioni dell’anno, fanno ri-ferimento al Canone dei colori che costituiscel’insieme delle regole che ne indicano l’uso nellevarie feste e solennità15. Le opere, inoltre, illustra-no bene, per la varietà delle tipologie tessili, delloro colore, dei ricami e delle loro tecniche esecu-tive, l’evoluzione dello stile e le numerose tra-sformazioni avvenute nell’ambito del costume ec-clesiastico tra i secoli XVII e XX. Nella vetrina asinistra, la Pianeta con stemma del vescovo Nico-la Leti (1655-1674), in taffetà marezzato verde, ri-manda alle vesti di vescovi e prelati ritratti nei di-pinti della prima sala. L’evoluzione delle tipologievegetali nelle decorazioni a ricamo, si può coglie-re nei passaggi dalla Tonacella in seta bianca(metà XVII secolo), dove i tralci floreali tendonoa ingentilirsi ed animarsi, alla Pianeta in tessutooperato avorio (XVIII secolo) in cui i soggetti flo-reali sono indagati in chiave naturalistica e dispo-sti a bouquet, fino al progressivo ingrandimentodei rapporti del disegno, evidente nella Pianetacon lo stemma di papa Benedetto XIV (1740-1758), nella quale il soggetto vegetale, detto “lus-sureggiante”, si manifesta attraverso grandi fiorirosa e lilla, alternati a foglie, che si sviluppano se-condo un andamento a tralcio sinuoso verticale.Al centro della parete di fondo è esposto il Pivia-le con stemmi del vescovo Giovan Battista Febei(1683-1689) in tessuto di seta laminata viola constolone decorato, sui lembi anteriori, dagli stemmivescovili. Sull’angolo destro della vetrina si col-loca la Pianeta in seta laminata nera (metà XIX se-

colo) raro esemplare di parato di colore nero so-pravvissuto alle restrizioni disposte dal ConcilioVaticano II (1958-1962) relativamente all’uso delcolore nero diventato facoltativo per la celebra-zione delle esequie e nella commemorazione deidefunti, sostituito dal viola. La Pianeta con stem-ma del vescovo Gisleno Veneri (1887-1920) è in-dicativa degli sviluppi raggiunti dalle decorazioniper paramenti liturgici nel XIX secolo che, daquesto momento in avanti, vedranno la progetta-zione di appositi tessuti con decorazioni cariche diuna precisa simbologia sacra. A completamentodei paramenti sono esposti sandali e guanti, ac-cessori tipici di alcune fasi del Cerimoniale litur-gico preconciliare che prevedeva l’utilizzo di pa-ramenti e suppellettili oggi non più in uso.

La sede centrale del Museo della Città, allesti-ta al piano nobile, all’interno dell’ex appartamen-to vescovile del quale faceva parte la cappella pri-vata del vescovo, ha mantenuto la struttura del-l’appartamento così come pervenuta all’avvio deilavori nel 2000. Su questo impianto sono state al-lestite le sale e costruiti i percorsi museali, rispet-tando quindi la storia e le caratteristiche di questoparticolare “contenitore”, soprattutto nella desti-nazione d’uso di alcune stanze che hanno mante-nuto le loro connotazioni originarie, anche negliarredi. E’ il caso sia della sala cosiddetta “delleVedute” (fig. 4), dove un tavolo rotondo, facente

parte degli arredi dell’episcopio, posto al centrodella stanza, ricorda la sua funzione di sala dapranzo, sia della prima sala del museo, ricordatanelle fonti come Sala delle Udienze e oggi utiliz-zata, oltre che per le esposizioni, anche come salaconvegni. Tuttavia la stanza che più di ogni altraha mantenuto il suo aspetto originario è la cappel-

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Fig. 4 - Sala delle Vedute, Museo della città di Acquapendente.

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la che, con l’altare a parete, il crocifisso, l’ingi-nocchiatoio, è l’ambiente ideale nel quale conclu-dere il percorso relativo alla collezione d’arte sa-cra (fig. 5). Qui sono conservati il paliotto constemmi del vescovo Alessandro Fedeli (1690-1696), un ostensorio in argento con data incisa inuno dei tondi 1791, un secchiello in argento per l’acqua benedetta, una palmatoria e il piviale constemma del vescovo Florido Pierleoni (1802-1829). Queste opere, essendo inserite nel loroconsueto ambiente di utilizzo, risultano piena-mente contestualizzate e si collegano ai sandali eai guanti esposti nella seconda sala chiudendo ilpercorso della ricostruzione delle Messe Pontifi-cali secondo le regole antecedenti al Concilio Va-ticano II. E’ per questo che, sebbene la collezionetessile del Museo della Città non comprenda tuttele tipologie di paramenti e accessori liturgici ne-cessari nelle Messe Pontificali, risulta quanto maiimportante perseguire la linea della ricostruzionedel cerimoniale liturgico preconciliare, che il Mu-seo della Città ha avuto fin dalla sua istituzione,per “far parlare” ciò che rimane di un passato, an-che relativamente recente e recuperare quella di-

gnità storico artistica ad opere che hanno molto daraccontare16. Tra le opere della collezione diocesa-na che rientrano nel Contesto del cerimoniale li-turgico preconciliare è da annoverare la palmato-ria in metallo argentato, sbalzato con piattello atesa modanata con motivo a ovoli e fusto globula-re a vaso, databile alla metà del XIX secolo. Lapalmatoria è provvista di anello destinato, comegià prescriveva San Carlo Borromeo ad infilarvi ilpollice. La palmatoria, il cui nome deriva dal fat-to che originariamente veniva portata sul palmodella mano, veniva usata per facilitare la letturama soprattutto come segno onorifico di cardinali,vescovi, abati ed alti prelati nelle funzioni pontifi-cali e per questo assimilabile ad un’insegna litur-gica17.

Fa parte della collezione diocesana il grandedipinto su tavola di Girolamo di Benvenuto, unalunetta con la Pietà in cui la figura del Cristo ap-pare al centro, frontale, sorretta da due angeli (fig.6). L’opera, ritenuta a lungo di Benvenuto di Gio-

vanni del Guasta (Siena 1436-1518 ca.), fu attri-buita da Federico Zeri al figlio, Girolamo di Ben-venuto con la data 1505 circa, suggerendone l’ap-partenenza alla tavola con la Madonna con il

Bambino tra i santi Nicola da Tolentino, Monica,

Agostino e Giovanni Evangelista, attualmenteconservata al Fogg Art Museum di Cambridge ne-gli Stati Uniti d’America18. Tale ipotesi è confer-mata da Italo Faldi e Piero Torriti mentre BernardBerenson attribuisce la lunetta a Benvenuto conl’aiuto del figlio Girolamo confermando comun-que l’accostamento alla Pala Fogg di Cambridge19.L’attribuzione a Girolamo è poi pienamente soste-nuta da Maria Cristina Bandera la quale ritieneche “le forme allungate e un po’ legnose dellaPietà, la cifrata secchezza dei due angeli estremi e

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Fig. 5 - Cappella, Museo della città di Acquapendente.

Fig. 6 - Girolamo di Benvenuto, Lunetta di pala d’altare, Cristo mor-

to tra angeli, 1505 ca.

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la ripresa di elementi compositivi che, sebbenederivino dalle opere di Benvenuto, non sono sor-retti dalla medesima sostenutezza formale e dallastessa accentuazione patetica, se sommate all’usomeno trasparente del colore e alla mancanza di at-tenzione per il sottoinsù prospettico, indicano concertezza la mano del più giovane”20.

La lunetta proveniente dalla locale chiesa diSant’Agostino insieme alla tavola del Fogg Art Mu-seum di Cambridge costituiva quindi la pala d’alta-re della chiesa del Convento degli agostiniani i qua-li risultano presenti ad Acquapendente dal 129021.

1.1.2 LA COLLEZIONE CERAMICA

La sezione delle ceramiche esposte nella sedecentrale del Palazzo vescovile comprende operedistribuite cronologicamente in un arco di tempoche va dal tardo Medioevo fino al Novecento e se-gue un ordinamento cronologico per contesto.Nella terza sala è esposta una grande quantità dioggetti rinvenuti nell’attuale piazza TranquilloGuarneri, antistante la sede museale22. Questo ma-teriale costituisce la testimonianza più viva diquell’attività di “vasari, altrimenti detti vascella-

ri, de quali sorte d’arte si lavora benissimo, et ha

gran spaccio…” illustrata dal notaio Pietro PaoloBiondi nelle sue Croniche del 1588 come una del-le più importanti attività artigianali aquesiane deltempo23. Sono esposti gli oggetti che servivano alceramista all’interno della camera di cottura perl’accatastamento e la protezione degli oggetti ce-ramici: “case” sulla parete di una di queste è inci-sa la data 1583 - “tripunte” o “pironi” e distanzia-tori vari, alcuni dei quali presentano monogrammio lettere di riconoscimento. In questa sala è possi-bile familiarizzare con l’attività di questi “vascel-

lari”, “figuli”, “vasari” o “fornaciari” che nonesitavano a compilare i conti di bottega su pezzi diceramica di scarto e che rifornivano diversi setto-ri di produzione, come quello tessile. Sono rico-noscibili frammenti di piatti ingobbiati con nume-ri incolonnati, scritti a pennello in manganese euna serie di fusaiole o pesi da telaio, che poteva-no anche essere utilizzati singolarmente con il fu-so per filare. Il percorso espositivo prosegue con ireperti provenienti dagli scavi avvenuti nel 1999,in via Cantorrivo n. 5, presso Palazzo Morelli24.Lo scavo ha restituito oltre alle opere recanti lostemma della famiglia Morelli diversi piatti in sti-le compendiario, ceramica da cucina, brocche e

piatti decorati con profili femminili, iconografiatipica di Acquapendente, e una serie di piatti deltipo Regio Parco di Torino (metà XVII secolo).

La vetrina che occupa un’intera parete del cor-ridoio di collegamento tra le sale espositive forni-sce un quadro cronologico e tipologico della cera-mica rinvenuta ad Acquapendente, fornendo unapanoramica delle produzioni ceramiche dei mag-giori centri italiani.

Le opere più antiche risalgono al XIV - XV se-colo con la maiolica arcaica, segue la ceramicagraffita (XV-XVI secolo) con i tipici tratti che evi-denziano il decoro, eseguiti su ingobbio primadella seconda cottura. Tra la fine del XV secolo eil XVII è documentato l’uso del “lustro”, tecnicadi decorazione che, produce effetti cromatici iri-descenti di colore giallo oro, argento, rosso rubi-no. Dalla metà del XVI fino alla fine del secolo,s’incontra quella singolare iconografia delle co-siddette “belle” in cui la donna raffigurata indos-sa gioielli, nastri per capelli, colletti elaborati,simboli di quelle classi privilegiate della società,committenti di oggetti raffinati che fossero unchiaro segno verso l’esterno di ricchezza e potere.Troviamo poi la produzione in “compendiario”(metà XVI - XVII secolo) rappresentata, nel per-corso cronologico, da un piatto con stemma aral-dico centrale in cui si può ravvisare il tipico trattoapprossimativo e rapido nella definizione delledecorazioni. Alla prima metà del XVII secolo ri-sale il piatto frammentario con busto di donna concappello, eseguito in “policromia su ingobbio”, ilvaso veniva coperto con ingobbio, all’interno nel-le forme aperte e all’esterno in quelle chiuse, sulquale veniva eseguita la decorazioni in policro-mia, e successivamente veniva completamente ri-vestito con vetrina piombifera. La collezione delmuseo inoltre vanta la presenza di una tipologiaiconografica assimilabile alla produzione del tipoRegio Parco di Torino (fine 1646 - XVII secolo) earriva fino al Novecento, periodo, questo docu-mentato, attraverso le opere della donazione Fu-schini-Rosa, la cui attività cessava nel 1971.

Negli ambienti dell’ala meridionale del museosono esposti oggetti provenienti dagli scavi con-dotti nei pressi di Porta della Ripa25, in via CesareBattisti n. 72, dove «…rincontro all’Ospedale

detto di S. Maria della Scala è un borgo d’Hoste-

rie, e solo vi habita uno di casa Bernabei …. li

quali si trovano in detta terra l’anno 1504 sono

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state persone industriose et ora ce ne sono tre fa-

miglie de’ quali doi sono pittori di vascelleria…».In questi termini il Biondi, nella sua cronaca tar-docinquecentesca, descrive il quartiere di SantaMaria che occupava quel tratto di strada d’ingres-so alla città da Nord, che assunse poi il nome di“Romana” o “Maestra” corrispondente al traccia-to della Francigena. «alla Corona», «del Casino»,«al Gallo», «alla Stella», «di S. Giovanni» sonoalcune delle hostarie che offrivano a pellegrini,viandanti ma anche mercanti, corrieri e viaggiato-ri, un servizio di accoglienza e ristoro26. Gli scavicondotti hanno restituito sia ceramica d’uso co-mune, come brocche, catini, piatti, ciotole e boc-cali, sia ceramica di importazione, come piatti instile compendiario con stemmi araldici su fondobianco, ma anche un’alzata decorata “a raffaelle-sche” e un piatto frammentario, con piccola cioto-la sulla tesa, raffigurante un putto centrale e moti-vi decorativi a grottesche. Si distingue inoltre, perla raffinatezza e la qualità dell’ornato, un piattodecorato con motivo “alla porcellana” in blu, cheborda sia la tesa sia il cavetto centrale, in cui cam-peggia un cartiglio con l’iscrizione dedicatoriaLVCIA B[ella]. Degno di nota, tra le forme chiu-se, il boccale mutilo a corpo ovoide decorato conuna sinuosa figura di felino. Inoltre sono esposti,nella sala IX, i materiali provenienti dallo scavo divia Cantorrivo27. Una strada correva lungo il rivo,quel corso d’acqua che attraversava la città da suda nord e che, come narra lo storico Pietro PaoloBiondi, alimentava dui fonti grandi, et copiose

d’acque perfette da bevere, et stanno una di qua,

et l’altra di là dalla piazza della Communità, qua-

si diritte una al’altra… l’acqua di dette fonte…

esce per certi rivoli in un laghetto, che si doman-

da guazzatoro… l’acqua cammina per un curso…

et vicino alla porta della Ripa fa macinare doi

molinelli di vasari, alias vascellari, che vi maci-

nano li colori…28. Via Cantorrivo, ossia la stradaaccanto al rivo, che anche nel suo nome attuale ri-calca le connotazioni morfologiche del territorioche si è trovata a percorrere, è il luogo dal qualeprovengono i reperti esposti in questa sala, collo-cabili per la gran parte in un arco cronologicocompreso tra i secoli XIV e XV. Si tratta reperti inceramica depurata, in prevalenza forme chiuse de-stinate alla tavola domestica come i boccali e la“panata”, una piccola brocca, diffusa nel viterbe-se. Ciotole di diverse dimensioni recanti lo stem-

ma della famiglia romana dei Colonna. L’insiemedei reperti induce a pensare ad una probabile com-missione romana in virtù di quella fama raggiuntadall’arte ceramica di Acquapendente che nel 1588fa scrivere a Pietro Paolo Biondi che la bravuradei ceramisti locali era tale che da Roma la cortedei cardinali e dei prelati mandava “fino ad Ac-

quapendente dei vasi in prima cottura per farne

fare li finimenti”. La decima sala ospita l’esposizione dei reperti

provenienti dal sito di scavo più vicino alla sedecentrale del museo, l’antistante Piazza TranquilloGuarneri, oggi adibita a giardino pubblico29. Oltread alcuni scarti di fornace, è esposto un piatto, da-tabile attorno alla metà del XVI secolo, decorato“a motivi paesaggistici”, in cui sono ben indivi-duabili categorie precise di costruzioni storichecome la casa rurale con torre, fortificazioni a pian-ta centrale con torrione, case rurali con torretta pic-cionaia (fig. 7). Degne di nota le opere raffiguran-

ti figure femminili, collocabili cronologicamentetra i secoli XVI e XVII. Tra queste si distinguonoi boccali decorati con busti di donna in abiti dallericche fogge, capelli raccolti sulla nuca e monili alcollo, e alcuni frammenti di piatti nei quali si in-travedono le sembianze di giovani donne, comenel frammento su cui appare la parte superiore delvolto, della gorgiera e la scritta VIDONIA30. La sa-la ospita inoltre reperti in maiolica arcaica, tra iquali emerge il catino biansato a corpo emisfericodecorato sul fondo con la figura di un uccello pas-sante tra foglie lobate. La vetrina piramidale, alcentro della sala, ospita la ricostruzione di unamensa seicentesca apparecchiata con piatti decora-ti a motivi vegetali, un’alzatina acroma, parte di un

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Fig. 7 - Piatto con decorazione “a motivi paesaggistici”, o meglio“delle tipologie architettoniche”, metà del XVI secolo.

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cucchiaio in metallo e alcuni piedi di calici in ve-tro. Nella Sala delle Vedute, originaria sala dapranzo dell’appartamento del vescovo, si concludeil percorso museale e ci si perde in un’atmosfera dipaesaggi che si scorgono tra le colonne di un log-giato che lascia intravedere costruzioni in rovinatra colline e specchi d’acqua, promontori con bar-che in lontananza e un cielo terso che illuminaqueste finestre aperte su una natura verdeggiante erigogliosa. Qui si trovano vetrine basse, collocatesotto le balaustre del finto loggiato, che ospitanoreperti, collocabili cronologicamente tra i secoliXVI e XVII, provenienti dallo scavo svolto inPiazza Tranquillo Guarneri. Si tratta di ciotole,piattelli e attingitoi destinati alla mensa quotidianae decorati con motivi a spirale, fitomorfi e geome-trici. Vi sono inoltre piattelli decorati con rosone egirandola centrale, un grande piatto con decorazio-ni a volute e palmette stilizzate e piatti frammenta-ri, tra i quali la tipologia a cappello da prete, an-che questi utilizzati nella quotidianità della vita deltempo e rappresentativi delle decorazioni caratteri-stiche dell’epoca. Al centro della sala, con caminoa parete chiuso da pannello in legno dipinto con lostemma del vescovo Luigi Boccadoro (1951-1987), è esposto un tavolo ottocentesco in noce fa-cente parte degli arredi dell’episcopio.

1.1.3 LA SEZIONE VIA FRANCIGENA

Il secondo piano del Palazzo vescovile ospitadall’aprile 2011 una nuova sezione museale inte-ramente dedicata alla Via Francigena e al suo at-traversamento in Acquapendente. La nuova sezio-ne, progettata dagli architetti Renzo Chiovelli eMarina Anna Laura Mengali, è articolata in unpercorso espositivo che si snoda attraverso un pla-stico di oltre ventisei metri che raffigura la ViaFrancigena da Canterbury a Roma. Un’intera salaè stata riservata alle trasformazioni urbanistiche diAcquapendente influenzata, fin dal Medioevo, daquesta importante arteria medievale. L’attentaanalisi del tratto stradale d’ingresso alla Tuscia vi-terbese dalla Toscana pone l’accento sul ruolostrategico svolto da Acquapendente come centrodi confine e d’ingresso allo Stato Pontificio attra-verso apparati didattici multimediali con una seriedi filmati che affrontano tematiche riguardantipellegrinaggio e fede, viaggiatori, confini, doganee poste, commercio, fiere e artigianato, paesaggioe urbanizzazione, assedi e guerra nel medioevo,

ospitalità, prodotti tipici e cucina. Un filmato è de-dicato al folclore, comprendendo anche la festadei Pugnaloni. La sezione ripropone l’esperienzadel viaggio e fa rivivere aspetti importanti dei co-stumi di queste zone di confine caratterizzate dacontatti e scambi tra culture diverse31. Ancora og-gi, il tratto urbano della Via Francigena, permettedi percorrere un vero e proprio percorso conosci-tivo della città attraverso le tre sedi museali, i pa-lazzi e le chiese principali tutti posti lungo questavia che termina con la cattedrale del Santo Sepol-cro e la sua cripta romanica. La sezione sullaFrancigena vuole sottolineare il ruolo importantesvolto da Acquapendente come centro di confine,ancora oggi collocato in un territorio di frontieratra Toscana e Umbria.

1.2. LA PINACOTECA CIVICA PRESSO

IL CONVENTO DI SAN FRANCESCO

La quadreria del Convento dei Frati MinoriFrancescani è esposta all’interno del locali dellasacrestia della chiesa di San Francesco apposita-mente recuperati e restaurati. Come sostenuto dal-la dottoressa Egidia Coda, funzionario di zonadella Soprintendenza Speciale per il PatrimonioStorico Artistico ed Etnoantropologico e per il Po-lo Museale della Città di Roma nel momento del-la presentazione dei primi dipinti restaurati nel2009, le opere della Pinacoteca aquesiana costi-tuiscono “uno dei complessi artistici più cospicuidel territorio viterbese e tra i più interessanti, siaper la qualità delle singole opere (vanta infatti lapresenza di dipinti di Sano di Pietro, del Maestrodi Marradi, di Francesco Nasini), sia per la strettaconnessione che è possibile stabilire tra queste ul-time, le vicende artistiche legate al territorio e lastoria del convento stesso, che risulta occupato daifrancescani, assieme all’annessa chiesa, già dal1255”32. Uno dei momenti storici più rilevanti peril convento di San Francesco riguarda il periodotra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinque-cento, quando il monastero svolgeva un’impor-tante funzione spirituale e politico-sociale fungen-do, anche per la sua posizione privilegiata lungo ilpercorso della Via Francigena, da polo di acco-glienza dei frati e dei predicatori itineranti. Casoemblematico di contatto con la vicina Toscana siriscontra proprio nella presenza del San Bernardi-

no da Siena di Sano di Pietro, pittore toscano atti-

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vo alla metà del XV secolo; sempre secondo Egi-dia Coda, la tavola, pur se ricordata da Italo Faldicome una donazione, è da ricondurre alla storiadel convento dove la tradizione ricorda la presen-za del santo nel 1435. La pittura di Sano di Pietro,caratterizzata da un gusto ancora tardo-gotico digrande raffinatezza formale, si riscontra anchenelle tavole di Civita Castellana e di Viterbo ri-producenti lo stesso soggetto, oltre che nell’affre-sco all’interno del Palazzo Pubblico di Siena.

La tavola raffigurante La Vergine in adorazione

del Bambino è riconducibile ad una cultura più tar-da (fig. 8). L’opera è stata inserita da Federico Zeri

nel corpus dei dipinti del Maestro di Marradi33. Sitratta dell’autore di una serie di dipinti conservatipresso la Badia di Santa Reparata a Marradi in cuisi riscontra l’influenza della cultura figurativa to-scana di fine Quattrocento dominata dalle persona-lità di Domenico Ghirlandaio e Sandro Botticelli.Sempre di area toscana è il pittore Francesco Nasi-ni, nativo di Piancastagnaio, attivo nel complessoconventuale dai primi anni quaranta del Seicento.E’ datato al 1645 il ciclo pittorico con le storie diSant’Antonio da Padova eseguito dal Nasini nelpresbiterio della chiesa mentre nel 1671, circatrent’anni dopo, Nasini firma un’altra opera sempreall’interno della chiesa di San Francesco. Quindientro questi termini cronologici Nasini esegue gli

affreschi del presbiterio della chiesa, alcune lunettedel chiostro e diversi dipinti per il convento. Il committente di questo ampio intervento artistico,coincidente con un periodo in cui il monasterotornò ad essere centro di incontro e di scambio cul-turale per la comunità religiosa, sembra possa esse-re attribuita a Padre Giulio Leonardi, Provincialedei Frati Minori, identificato da Padre Marcello Bi-sconti, religioso e studioso del convento, con Fra-

ter Iulius Leonardi Aquipendi, dato che l’acronimoF.I.L.A., che ne sintetizza il nome, ricorre sia negliaffreschi che in diverse tele34. Il lavoro della bottega del Nasini continua con unnotevole gruppo di tele, esposte nella Pinacoteca,compiute per la maggior parte tra la metà del Sei-cento e la metà del Settecento, a testimonianza diuna comunità religiosa attiva anche nella commit-tenza. La Pinacoteca ospita inoltre la suppellettilesacra di cui era dotata la sacrestia. Si tratta, in granparte, di reliquiari a ostensorio in legno intagliato elamina d’argento sbalzato, databili tra XVII e XVIIIsecolo. Questi reliquiari seguono una tipologia as-sai diffusa nell’Italia centrale con forma pressochéstandardizzate35. L’acronimo F.I.L.A. insieme alladata 1645, si ritrova anche in un reliquiario a pira-mide in legno dipinto e dorato, esposto all’internodi una delle vetrine a muro insieme ad altre opered’arte sacra, alcune delle quali rientrarono senzadubbio all’interno della committenza di Fra Julius

Leonardi. E’ inoltre esposto un completo di carte-gloria, calici in argento, un turibolo, pissidi e una te-ca eucaristica databili al XIX secolo.

La suppellettile è completata da un gruppo di re-liquiari in legno intagliato dorato a busto, a obeli-sco e a braccio della tipologia comunemente diffu-sa in Italia nel corso del XIX secolo e di buona qua-lità sia per l’intaglio che per le dorature36 (fig. 9).

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Fig. 8 - Maestro di Marradi, Vergine in adorazione del Bambino,tempera su tavola, fine XV-inizi XVI secolo.

Fig. 9 - Sala delle suppellettili ecclesiastiche, Pinacoteca civica, Con-vento di San Francesco, Museo della città di Acquapendente.

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1.3. LA TORRE JULIA DE JACOPO GIÀ

PORTA ROMANA O DEL SANTO SEPOLCRO

La Porta del Santo Sepolcro o Porta Romana,posta all’ingresso meridionale della città, è comu-nemente chiamata Torre Julia de Jacopo dal nomedella donna che coraggiosamente nel 1550, duran-te l’attacco delle truppe di Pitigliano del conte Ni-cola IV Orsini, nonostante fosse sotto il tiro degliarchibugi nemici, si precipitò a chiudere il porto-ne lasciato semiaperto dai soldati di guardia37. Laforma attuale dell’edificio deriva da diverse fasicostruttive che si sono succedute dal XIII secolofino all’epoca contemporanea (fig. 10).

E’ probabile che le distruzioni e i conseguenti ri-facimenti che interessarono le mura cittadine nelcorso del XIII secolo coinvolsero anche le porte, trale quali Porta Romana o del Santo Sepolcro, ma inquesto periodo la porta era formata da un solo cor-po di fabbrica, a forma di torre quadrangolare, conun solo portale ornato con teste zoomorfe sormon-tato da un’alta torre utilizzata per la difesa piom-bante. Sopra al portale, al primo livello della torre,si apriva inoltre un finestrone ad arco ribassatosempre utilizzato per scopi difensivi38. Successiva-mente la porta era stata ampliata con strutture ag-giuntive verso l’esterno: una torre a pianta esago-nale sviluppatasi al di fuori delle mura con una por-ta sulla facciata esterna e l’altra sul muro internoposto di fronte alla torre più antica. Tra le due strut-

ture edilizie si veniva così a creare uno spazio sco-perto in cui si aprivano due porte: una della torrepiù antica e l’altra, quella interna, del nuovo torrio-ne. L’intero complesso della Porta Romana avevapoi una terza porta in facciata sul lato meridionale,che proseguiva verso Roma.

Nelle Croniche del 1588 del notaio Pietro Pao-lo Biondi, che descrive il momento dell’attaccodei Pitiglianesi ad Acquapendente avvenuto nel1550, è possibile riconoscere gli elementi distinti-vi del secondo corpo di fabbrica, a pianta esago-nale sviluppatosi verso sud. Nel corso dei secolisuccessivi, l’edificio subì restauri e consolida-menti che tuttavia non ne modificarono la forma,se non per le coperture di entrambe le torri, rea-lizzate in epoca moderna39.

La datazione di quella che oggi è comunemen-te chiamata Torre Julia de Jacopo, divenuta nel2005 sede distaccata del Museo della città di Ac-quapendente, si deve a Renzo Chiovelli che, attra-verso l’analisi mensiocronologica delle muraturea “filari isometrici”, ha datato il primo edificio in-terno della porta-torre al XIII secolo, la secondaporta-torre, più esterna e articolata, ad un periodocompreso tra il XIV secolo e la prima metà delXV, mentre l’aggiunta del camminamento ester-no, le tamponature delle gole delle torri e la co-struzione della scala esterna in muratura, tutteoperazioni caratterizzate dall’utilizzo di pezzame,tra i secoli XVIII e XIX40.

Le sale espositive che ospitano la collezione dimaiolica arcaica del Museo della città di Acqua-pendente, trovano spazio negli ambienti al pianosuperiore della Torre Julia de Jacopo cui si accedeattraverso un piccolo edificio a due piani, vicino al-la torre. Quest’ambiente ottocentesco, di cui sonostati mantenuti i fianchi, è stato recuperato conl’ausilio di una nuova struttura metallica che per-mette l’accesso al primo piano, oltre che agli spazimuseali, attraverso una nuova scala metallica ester-na che ripercorre, in una posizione lievemente su-periore, quella antica41.

Francesca Fiorentini

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Fig. 10 - Acquapendente, Torre Julia de Jacopo. Foto Cesare Goret-ti, Archeoclub di Acquapendente.

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1 BIONDI 1984, p. 44, tav. 3.2 LISE 1971, p. 171.3 Sugli scavi vedi infra pp. 15-19.4 La traduzione della bolla pontificia è stata tratta da: AGOSTINI 1987,

pp. 271-272.5 BEDINI 1947, p. 39.6 AGOSTINI 1987, p. 245.7 LISE 1971, p. 179; AGOSTINI 1987, p. 180.8 COSTANTINI 1982, p. 152.9 LISE 1971, p. 127.10 CHIOVELLI 2008, p. 67.11 Per una completa e dettagliata ricognizione delle fasi costruttivo

evolutive del Palazzo vescovile si veda: CHIOVELLI 2009, pp. 13-25.12 FOSSATI 1987.13 Si riporta una minima parte dell’Inventario dei beni della sacrestia

della Cattedrale del Santo Sepolcro redatto nel 1712 in occasione

della Visita Pastorale del Vescovo Bernardino Egidio Recchi. Si trat-

ta di cinque carte nelle quali si riscontra un’accurata descrizione del-

la sacrestia, degli armadi e del loro contenuto. Ne emerge una gran-

de quantità di beni, oggi in gran parte perduti. In questa citazione si

ritrova la pianeta in seta verde esposta al Museo della Città. A. S. D.

A., serie Visite Pastorali, Visita di Mons. Bernardino Egidio Recchi,

U. A. 2514 Citazioni tratte dall’inventario dei beni della sacrestia della Catte-

drale del Santo Sepolcro redatto nel 1732. A. S. C. A., serie Sagre-

stia, U. A. 13, pp. 3, 4.15 Esso fu stilato con chiarezza ed esteso a tutta la Chiesa, con alcu-

ne eccezioni per la liturgia ambrosiana, solo dalla seconda metà del

XVI secolo, in seguito alla riforma liturgica operata da Pio V. Tutta-

via il primo ad occuparsi approfonditamente dei colori liturgici è sta-

to Innocenzo III (1198-1216) che, nel suo “De sacro altaris Myste-

rio”, riconosce cinque colori in uso presso la chiesa di Roma: bian-

co, rosso, verde, nero, violetto. Cfr. BRAUN 1914, pp. 38-42.16 I pontificali si svolsero regolarmente fino alla conclusione del Con-

cilio Vaticano Secondo (aperto dall’11 ottobre del 1962 al 7 dicembre

1965) che con il “Sacrosantum Concilium” dettava le nuove disposi-

zioni sulla sacra liturgia, basate su una sostanziale semplificazione del-

le cerimonie, finalizzate ad un maggiore coinvolgimento dei fedeli.17 Suppellettile ecclesiastica 1, p. 243.

18 ZERI 1951, pp. 48-50.19 FOSSATI 1991, p. 84.20 BANDERA 1999, p. 193.21 AGOSTINI 1987, p. 179.22 Sullo scavo vedi infra pp. 15-16.23 BIONDI 1984, p. 68.24 Sullo scavo vedi infra p. 18.25 Sullo scavo vedi infra, p. 18.26 CHIOVELLI 1989, p. 12.27 Sullo scavo vedi infra: pp. 16-18.28 BIONDI 1984, p. 48.29 Sullo scavo vedi infra: pp. 15-16.30 LUZI 1997, p. 68.31 Per il concetto di “frontiera culturale” e del suo sviluppo si veda:

CHIOVELLI 2008, pp. 60-62.32 CODA 2009.33 LISE 1971, p. 174.34 LISE 1971, p. 175.35 Suppellettile ecclesiastica 1, p. 164.36 Suppellettile ecclesiastica 1, pp. 156-205.37 BIONDI 1984, p. 23; COSTANTINI 1982, pp.119-120.38 CHIOVELLI 1993, p. 20.39 Come evidenziato da Renzo Chiovelli, il Biondi parla di una “por-

ta di fora” identificabile con quella più esterna del torrione a pianta

esagonale e di una “porta dentro, verso la terra” che fu chiusa dalla

donna accorsa alle grida d’allarme. Inoltre si dice che i soldati di

guardia volessero “acendere il foco infra una porta et l’altra” e que-

sto fa pensare che le due porte fossero quelle del torrione esterno,

chiuso su tutti i lati, che poteva quindi trattenere il calore. La porta

che “l’inimici s’erano posti a tagliare… di modo che, se tardava un

poco di più la gente di dentro ad arivarvi vi sariano potuti entrare”

doveva essere l’ultima, quella più antica sormontata dal finestrone

utilizzato per la difesa piombante da coloro che in quel momento

“salirno sopra il torrione che sta sopra detta porta, et con buon sas-

si che tiravano giù, ferno levare li tagliatori”. CHIOVELLI 1998, pp.

64-65.40 CHIOVELLI 1998, pp. 65-66.41 CHIOVELLI 1998, p. 67.

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2. LA TUTELA DEL TERRITORIO

2.1 L’OPERA DI TUTELA DELLA SOPRINTEN-DENZA ARCHEOLOGICA

Incuneata tra Toscana e Umbria, nell’estremolembo settentrionale della regione Lazio, Acqua-pendente e il suo territorio sono stati per secoli laporta d’ingresso nel territorio storico della Tuscia1

ma, forse proprio per questa posizione eccentrica,sono rimasti per lungo tempo ai margini della ri-cerca archeologica.

Risalgono solo agli inizi del 1883 le ricogni-zioni che, nell’ambito del progetto della Carta Ar-cheologica dell’Etruria, F. Gamurrini condusse,nel febbraio di quell’anno, nel territorio a nord dellago di Bolsena visitando, oltre ad Acquapenden-te, anche le frazioni di Torre Alfina, e più a nord,di Trevinano2.

Erano trascorsi quasi cinquant’anni dalla rela-zione Gamurrini quando pochi altri ritrovamentinel territorio comunale furono menzionati da R.Bianchi Bandinelli3, ma occorre attendere ancoramezzo secolo per avere un quadro sufficientemen-te ampio e organico delle vicende storiche del ter-ritorio. A partire dagli anni ‘80-90 del secolo scor-so, infatti, l’azione di sorveglianza e tutela dellaSoprintendenza Archeologica dell’Etruria meridio-nale può contare sulla presenza pressoché costantedi proprio personale e sulla collaborazione del lo-

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cale Gruppo Archeologico. Una prima sintesi deidati acquisiti in questa fase fu presentata nel 19944;una seconda, più ampia, ha visto la luce nel 2004, aseguito di ricognizioni sistematiche sul territorio edella schedatura dei siti archeologici bibliograficiavviate dalla Regione Lazio5.

Lo sviluppo di Acquapendente, in età medie-vale, è strettamente legato alla posizione di questoabitato sull’asse viario che i pellegrini percorreva-no per raggiungere Roma: la cosiddetta via Fran-

cigena. La posizione risulta infatti assai favorevo-le per il collegamento della regione della Val diLago con il settore settentrionale, oggi costituitodalla Toscana, attraverso la valle del fiume Pa-glia6. Il territorio, se non l’insediamento, offre co-munque testimonianze più antiche, che inizianocon la Preistoria7. Più consistenti sono le testimo-nianze riferibili all’età etrusca, sia di età arcaicasia di età ellenistica, che mostrano in maniera evi-dente la duplice influenza che Chiusi e Volsinii

(Orvieto) hanno esercitato su questo territorio.Al distretto chiusino fanno riferimento la serie

di urnette cinerarie di età ellenistica in terracottapolicroma da Proceno8, l’urna con iscrizione ono-mastica di tradizione etrusca, ma in alfabeto lati-no9 e le undici tegole inscritte da Trevinano10; aquello volsiniese i caratteristici cippi di pietra la-vica con testa conica rinvenuti nei dintorni di Ac-quapendente11.

Tra le testimonianze che si riferiscono alla fa-se più antica dell’età etrusca sono da segnalare al-cune tombe a camera caratterizzate da elementidell’architettura domestica scolpiti nel tufo quali,in particolare, il tetto a doppio spiovente con co-

lumen centrale e, in alcuni casi, la riproduzionedell’intero ordito ligneo del tetto, insieme a fossee loculi per la deposizione dei defunti (Acquapen-dente, loc. Lutinano e Lutinanino)12. Non si cono-scono, fino ad ora, gli insediamenti ai quali riferi-re queste testimonianze funerarie13.

Per l’età romana le attestazioni riguardano nonpiù solo il territorio, ma anche la stessa area dellacittà di Acquapendente.

Già il Biondi, nelle sue Croniche, ritiene che leorigini della chiesa del Santo Sepolcro siano anti-chissime e che, in origine, fosse stato un tempiopagano14; riferisce, inoltre, che in un restauro del-l’edificio realizzato poco tempo prima era statarinvenuta una pietra iscritta, della quale riporta iltesto15: un’altra iscrizione, funeraria, proviene dal-

le immediate vicinanze della città16. Complessiva-mente, l’insieme delle attestazioni di età romana17,che si concentrano tra il II e il III sec. d.C., docu-menta nell’area Sud e Sud-Orientale del Comuneuna presenza diffusa a carattere rurale.

Grazie alla documentazione acquisita, la So-printendenza per i Beni Archeologici ha provvedu-to a perimetrare le aree con presenze archeologicherilevanti, che sono state successivamente acquisitenei Piani Territoriali Paesistici della Regione Lazioal fine di «proteggere e valorizzare l’insieme deivalori archeologici paesistici e naturali vincolati enotificati dallo Stato e dalla Regione»18.

Le attestazioni archeologiche all’interno dellacittà di Acquapendente, dal XIII secolo in avanti,presentano modalità del tutto diverse. Innanzitut-to occorre ricordare che la stabile e ininterrotta oc-cupazione del centro abitato a partire dall’alto me-dioevo19 non consente una programmata ed estesaesplorazione archeologica delle fasi più antiche;solo a partire dal XVI secolo è possibile avere unaconoscenza della topografia della città grazie allenumerose vedute e piante che ci sono pervenute20.

Grazie alla stretta e proficua collaborazione che,nel corso degli anni, si è instaurata tra la Soprinten-denza per i Beni Archeologici e l’Amministrazionecomunale, è stato possibile intervenire nel corso deilavori che si svolgevano all’interno dell’area deli-mitata dalla cinta muraria ma, nella quasi totalitàdei rinvenimenti noti, è stato possibile indagare so-lamente il rinvenimento puntuale, senza avere lapossibilità di ampliare l’area di indagine. Soltantorecentemente, la possibilità di scavare su un’areapiù estesa, ha consentito, in pochi casi, di acquisiremaggiori dettagli sulle aree indagate.

Per gli altri interventi, dove dato il carattere li-mitato dei lavori non è stato possibile collegare leemergenze archeologiche individuate con il tessu-to urbano della città, sono emerse diverse eviden-ze quali: strutture murarie, pavimentazioni, sotto-strutture come pozzi, cisterne e cantine, semprerinvenute riempite con rifiuti, costante che ritro-viamo anche negli altri centri urbani e che riman-da ai noti problemi di igiene pubblica delle cittàmedievale21. Proprio da questi contesti provieneuna notevole mole di materiale: ceramica, vetro,metalli e monete che ci mostrano uno spaccatodella vita quotidiana della città tra medioevo edetà moderna.

Enrico Pellegrini

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2.2 RINVENIMENTI ARCHEOLOGICI NEL CEN-TRO STORICO DI ACQUAPENDENTE

Questo primo inquadramento degli interventidi scavo nel centro storico di Acquapendente, deltutto preliminare, oltre ad assumere la caratteristi-ca di una base dati sempre aggiornabile a seguitodi nuovi ritrovamenti, vuole essere un utile mezzodi conoscenza della città ed un valido strumento ditutela in occasione di nuovi lavori di utilità pub-blica, così da suggerire già in una fase di proget-tazione lavori le modalità di intervento, tali da nonandare ad intaccare livelli archeologici già noti.Inoltre potrebbe essere utilizzata come strumento,per chiarire situazioni di scavo rimaste in sospeso,a causa molto spesso dei tempi più ristretti in oc-casione di lavori di urgenza non sempre in lineacon quelli della ricerca archeologica.

Topograficamente gli interventi di scavo han-no interessato tutta l’area della città, che si esten-de su di un pianoro abbastanza vasto, sviluppato-si intorno a quella importante arteria che è la viaFrancigena e protetto da un circuito murario cheoggi possiamo ammirare nella sua veste tardo me-dievale22.

Le emergenze archeologiche individuate sononella maggior parte sottostrutture ricavate diretta-mente nel banco roccioso, si tratta di pozzi, cister-ne e cantine, che nella maggior parte dei casi, per-duta la loro destinazione iniziale, vengono utiliz-zati come scarichi di rifiuti e successivamenteobliterati. La presenza di sottostrutture ricavatedirettamente nel banco tufaceo che ampliano inverticale lo sviluppo delle abitazioni è una cosa ti-pica dell’edilizia medievale soprattutto in questaarea dove affiorano banchi tufacei permeabili e fa-cilmente lavorabili23.

Contesti

Piazza Tranquillo Guarneri (tav. 3, n. 1, tavv. 1,2 ). Anni 1988, 1990, 1991.Un primo intervento, nell’area verde antistante ilPalazzo Vescovile, si ha nel 198824 nel corso deilavori per la costruzione di un edificio, nella vici-na via Roma, dove viene individuato un primopozzo 01 interamente riempito con terra mista amateriale vario: ceramica, tegole, mattoni e restiossei. Nel 1990, nella stessa area, furono effettua-te alcune trincee per l’adeguamento delle condut-

ture fognaria, che restituirono numerosi frammen-ti ceramici e permisero l’individuazione di un se-condo pozzo (n. 7), che presentava una tipologiadi riempimento simile al pozzo rinvenuto prece-dentemente e lo stesso tipo di ceramica confer-mandone così anche la cronologia di obliterazioneal XVII-XVIII secolo. L’indagine, proseguita con un intervenendo esten-sivo su tutta l’area, ha permesso l’individuazione diulteriori sottostrutture ed ambienti, le cui strutturemurarie si presentavano rasate allo stesso livello edobliterate da un sottile strato di interro: tratti mura-ri, pozzi (tav. 1, pozzo 11) e cantine. Tra i pozzi,

soltanto alcuni hanno restituito un interro ancoraleggibile (nn. 01, 5, 6, 7, 11 e 22), mentre in alcunicasi, come nel pozzo 3, il riempimento è risultatoprivo di materiale ceramico. Il Pozzo 01, già intac-cato da precedenti lavori, era mancante di imboc-catura e chiusura. Si presentava di forma circolare,con un diametro di m 2,33 al centro ed era profon-do m 2,65. All’interno il riempimento si presentavauniforme, sia come consistenza del terreno sia peril materiale presente, restituendo un unico momen-to di obliterazione. Il materiale restituito dal conte-sto, rappresentato principalmente da ceramica, co-pre un arco cronologico tra XVII e XVIII secolo. Il pozzo 5, è quello più interessante, si presentavascavato per la metà nel banco di tufo e per la metànel banco di pozzolana, di forma circolare con pa-

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Tav. 1 - Piazza Tranquillo Guarneri, pozzo 11 sezione. Rilievo diCorrado Riccini (SBAEM), rielaborazione grafica di Egidio Severi(SBAEM).

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reti verticali, profondo m 3,90 e bocca di m 1,37 didiametro. Il riempimento era costituito da più livel-li, il primo si presentava composto da terreno fria-bile misto a ceramica, laterizi e frammenti di tufo;il secondo da terra scura compatta mista a cerami-ca, cenere e resti di ossi, che copriva un riporto al-luvionale a tessitura fina sterile. Sotto questo livel-lo era uno strato di terra compatta mista a cerami-ca. Il quinto livello individuato, composto di terranera compatta, pozzolana e ceramica copriva unsuccessivo livello composto anch’esso da terra ne-ra compatta, mista a ceramica, ossi e cenere. L’ulti-mo livello, il settimo, era costituito da sabbione ne-ro sterile di 20 cm di spessore. Il materiale cerami-co rinvenuto nei vari livelli è riferibile ad un arco ditempo che va dal XIV al XVII secolo. Un ulteriore pozzo, il n. 6 (tav. 2), ha restituito nelsuo riempimento materiale ceramico molto inte-ressante. Si tratta di ceramica di prima cottura, do-

ve su alcuni pezzi sono alcune scritte riferibili aconti di bottega, numerose case stanziatori per ilforno, colombine e tripunte. E’ inoltre emersa quella che molto probabilmenteera una bottega di produzione ceramica, restituen-do parte di una camera di cottura relativa ad unafornace (n. 9) collegata a tre pozzi, nn. 1, 3 e 4, trai primi due viene individuata una scala di tre gra-

dini alla cui sommità è il piccolo pozzo 4, nel cuiriempimento sono stati individuati rari frammenticeramici.

Vicolo Viola n. 25 (tav. 3, n. 2). Anno 1990.Al di sotto del moderno piano pavimentale, di unaabitazione di proprietà comunale, contigua al Pa-lazzo del Comune, è stato individuato un piccolovano a pianta rettangolare, in parte obliterato dainterro. L’ambiente era stato già intaccato da pre-cedenti lavori, infatti l’ingresso stesso era statoampiamente alterato. Le pareti, verticali e rastre-mate verso l’alto, si presentavano intonacate, ilpiano di calpestio era alla quota di m 2,10 da quel-lo moderno. Attraverso un arco, parzialmente vi-sibile sulla parete laterale, si è evidenziata la pre-senza di un ulteriore ambiente, posto ad un livelloinferiore che per motivi logistici non è stato pos-sibile indagare. Il primo vano si presentava com-pletamente riempito di terra mista a frammenti tu-facei e scaglie di laterizi. Dalle indagini è emersoche l’interro si presentava molto compatto nellaparte superficiale per i primi 30 cm e privo di ma-teriale, mentre per il resto la terra si presentavafriabile e mista a frammenti ceramici, vetro, mo-nete e frammenti di ossi, mostrando così due di-stinti momenti di obliterazione. La struttura indi-viduata potrebbe essere interpretabile come vanodi accesso ad una sottostante cantina. Per entram-bi i vani possiamo ipotizzare un inizio di oblitera-zione già nel XIV secolo come si può dedurredalla presenza nel primo strato di interro con ma-teriali riferibili al XIV secolo, con diverso usodella struttura che in questo momento viene uti-lizzata come contenitore di rifiuti, mentre il se-condo interro indica che la definitiva obliterazio-ne si ha con i lavori di sistemazione della casa so-prastante effettuati in tempi moderni.

Via Cantorrivo (tav. 3, n. 3, tav. 4). Anno 1994.All’interno del giardino delle rose, in un’area ver-de soggetta a progetto edilizio per la realizzazionedi un parcheggio sotterraneo e area verde pubbli-ca, sono state individuate strutture murarie, cana-lette fognarie, pozzi e cantine. Speculare la letturastratigrafica dei pozzi nn. 5, 6, 7, 9 e 10 con cera-miche del XIV secolo e reperti in legno di formeaperte destinate alla mensa negli strati finali. Il va-no 3, accessibile tramite gradini scavati diretta-mente nel banco roccioso, si diversifica cronolo-

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Tav. 2 - Piazza Tranquillo Guarneri, pozzo 6 sezione. Rilievo di Cor-rado Riccini (SBAEM), rielaborazione grafica Giuseppe Ciacci (AR-CHEOCLUB), Egidio Severi (SBAEM).

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Tav. 3 - Stralcio CTR 333074 con posizionamento degli scavi. Rielaborazione grafica di Egidio Severi (SBAEM).

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gicamente dagli altri per la presenza nel riempi-mento di ceramica riferita al XV secolo.

Via Cesare Battisti n. 45 (tav. 3, n. 4). Anno1996.Le indagini effettuate in un edificio di proprietàComunale a ridosso del Palazzo Viscontini, hannointeressato due ambienti definiti A e B ed un pic-colo spazio aperto antistante gli stessi. Nell’am-biente A è stato individuato un vano rettangolarecompletamente scavato nel banco tufaceo adesclusione della parete sud che si presenta costrui-ta. Il vano profondo dal piano di calpestio moder-no m 1,40 si presentava completamente obliteratocon terra mista a frammenti ceramici, frammentiinformi di tufo, laterizi, ed un numero rilevanted’ossa animali. Nell’ambiente B è stato individua-to un pozzo ricavato nel banco tufaceo già distur-bato da scavi recenti e riempito con materiale mo-derni. La ceramica comunque recuperata è riferitaal XVII-XVIII secolo.

Via Cesare Battisti n. 72 (tav. 3, n. 5 ). Anno 1996. Le indagini sono state realizzate all’interno di unvasto ambiente annesso all’edificio ospedaliero,utilizzato inizialmente come rimessa per animali eoggi dopo vari interventi adibito a CUP. Nel va-no sono state effettuate indagini soltanto nella par-te più interna, dove sono stati eseguiti due saggidefiniti 2 e 3. Al di sotto del piano moderno, co-stituito da cemento, si è rinvenuto un poderosopiano di calpestio, costituito da un battuto di terracompatta che si estendeva in modo uniforme sututta l’area creando un unitario piano di frequen-

tazione. Nella parte centrale un allineamento diblocchi di tufo divideva a metà lo spazio in sensolongitudinale, sempre al centro inoltre è stata in-dividuata una canaletta che manteneva ancora insitu la copertura e percorreva il vano in senso tra-sversale, intercettando la struttura a blocchi ditufo. Inoltre si è potuto documentare un piccololacerto pavimentale, posto nell’angolo nord-estcostituito da un battuto molto compatto compostoda pezzame e mattoni irregolari. Sulla parete est siè individuata una struttura muraria in blocchi ditufo legati da malta. L’ambiente sembra aver avu-to un utilizzo ad uso agricolo, come evidenzianole strutture individuate, come la mangiatoia peranimali e il piano in semplice battuto, che crono-logicamente possiamo porre tra il XV e il XVI se-colo come rimanda la ceramica rinvenuta nelloscavo.

Via Troilo Accorsini (tav. 3, n. 6 ). Anno 1997. Area verde confinante con il giardino delle rosesoggetta a progetto edilizio per la realizzazione diautorimesse interrate. Le indagini effettuate dopoil fermo lavori hanno portato in luce residui mura-ri, tracce di pavimenti, fosse riempite con fram-menti di laterizi, e materiale ceramico riconduci-bili al XIV secolo.

Via Cantorrivo n. 5 (tav. 3, n. 7). Anno 1999. Durante la ristrutturazione della sala del cinemaOlimpia, dopo la rimozione della pavimentazionelignea, si è evidenziata la presenza di materialeceramico del XVII-XVIII secolo.

Via Cesare Battisti (tav. 3, 8). Anno 2006. Intervento, finalizzato alla realizzazione di un par-cheggio multipiano di servizio all’Ospedale civi-co e alle scuole medie e superiori “Girolamo Fa-brizio”, in un’area, conosciuta nelle fonti come“Borgo” o “Borgo delle Osterie”, risalente al pie-no Medioevo, situata nel settore settentrionale delcentro storico che, nel corso del tempo, ha subitonumerose e rilevanti devastazioni. Nel 1643 l’in-tero borgo fu demolito dalle truppe di OdoardoFarnese; intorno al 1782, in concomitanza con ilrifacimento delle volte della chiesa di San France-sco e il conseguente scarico dei materiali di risul-ta, l’area fu completamente livellata e, al di sopra,fu impiantato dai frati un orto rimasto immutatosino agli ampi sbancamenti degli anni 1958-60, in

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Tav. 4 - Via Cantorrivo, pianta di fine scavo. Rilievo di GiuseppeCiacci (ARCHEOCLUB), rielaborazione grafica di Egidio Severi(SBAEM).

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coincidenza con la realizzazione dell’edificio sco-lastico, del sottostante parcheggio e della rimessaper ambulanze. L’indagine ha messo in luce, oltre ad una notevo-le quantità di frammenti ceramici di pregio data-bili tra il XIII e la seconda metà del XVIII secolo,i resti di alcune strutture antiche.In particolare, nel settore sud-orientale, nei pressidella chiesa di San Francesco, è stato rinvenuto unarticolato complesso di strutture costituito da unastrada con muro di delimitazione, documentatanella cartografia storica della fine del XVI secoloquale diverticolo della via Francigena, ed i resti diun cantiere edile degli inizi del XVI secolo. Perquanto riguarda gli altri rinvenimenti, si trattaprincipalmente di strutture in negativo, di rozzafattura, ricavate nel banco roccioso senza rifinitu-ra ulteriori. Due di queste, le più grandi, sono dainterpretare come spazi (cantine) funzionali adosterie attestate nell’area ed ancora in uso nei pri-mi decenni del 1900. Le altre, costituite da unafornace, un silos ed altri piccoli ambienti ricondu-cibili ad attività artigianali o di ricovero tempora-neo, si presentano fortemente danneggiate, privedella volta e di difficile inquadramento cronologi-co per la mancanza di qualsiasi elemento di riferi-mento sia architettonico sia stratigrafico. È co-munque ipotizzabili che le cavità siano state fun-zionali alle attività del convento dei frati contiguoalla chiesa di San Francesco.

Via Rugarella (tav. 3, n. 9). Anno 2007.Intervento su un’area verde comprensiva di orti, aseguito di un progetto edilizio che prevedeva lacostruzione di autorimesse. L’indagine, resa ne-cessaria vista la sovrapposizione del tracciato del-l’antica via Francigena sulla moderna via Ruga-rella, ha permesso di rinvenire alcuni tratti muraripertinenti a strutture antiche e una notevole quan-tità di ceramica attribuibile al XVII secolo.

Piazza della Basilica del santo Sepolcro (tav. 3,n. 10). Anno 2007. Durante i lavori per la nuova pavimentazione del-la piazza antistante la Basilica del santo Sepolcro,si è rivenuta una struttura muraria posta a circa cm50-40 dal piano di calpestio moderno. Il muro, lar-go m 1 e visibile per m 6 circa in profondità, con-siste in una sorta di limite murario del pianoro sulquale si sviluppa la città. Sono state documentate

inoltre altre due strutture murarie che si legano adangolo retto, delle quali è stato possibile soltantoprodurre una documentazione superficiale, datoche non si sono potuti effettuare saggi di scavoche avrebbero permesso di chiarire la funzionalitàdelle strutture stesse.

Via Cantorrivo (tav. 3, n. 11 fig. 1). Anno 2011. Lavori di riqualificazione e recupero urbanistico,in un tratto di via Cantorrivo, già nota per altre in-dagini25.

Sono stati effettuati alcuni saggi archeologicipreventivi richiesti dalla Soprintendenza per i BeniArcheologici dell’Etruria Meridionale, dove sonovenute alla luce i resti di almeno tre strutture mura-rie in blocchi di tufo già intercettate e parzialmentedistrutte nella metà del secolo scorso per la realiz-zazione del Centro Anziani e di una tipografia.

La parte più considerevole delle evidenze ar-cheologiche è quella situata nella zona sud – ove-st: qui, oltre ai muri citati, sono state ritrovate unaserie di vasche e canalette collegate alle strutture

stesse che suggeriscono per l’area un utilizzo ascopo produttivo. L’area, infatti, adiacente al cor-so di un fosso (rivo), canalizzato in epoca moder-na, e percorsa da numerose vene d’acqua, si pre-sentava particolarmente idoneo allo svolgimentodi un’attività come quella della macerazione dellacanapa, che si è protratta ad Acquapendente finoalla metà del secolo scorso26.

Beatrice Casocavallo,

Corrado Riccini,

Egidio Severi

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Fig. 1 - Via Cantorrivo 2011, in primo piano le strutture murarie (fo-to SBAEM).

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2.2.1 STORIA DI UN RINVENIMENTO: IL COMPLESSO DI SANT’AGOSTINO

Nel 1995, presso alcuni locali delle ScuoleElementari, che riutilizzano gli ambienti dell’exconvento Agostiniano27, sono stati effettuati degliscavi che hanno permesso il ritrovamento ed il re-cupero di una considerevole quantità di materialearcheologico (tav. 3, n. 12).

Le indagini, effettuate dalla Soprintendenzaper i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionaleinsieme ai volontari dell’Archeoclub di Acqua-pendente, hanno interessato due ambienti posti alpiano interrato del convento (tavv. 5, 6).

I locali, da anni abbandonati, ospitavano nellaparte est il bruciatore di una vecchia caldaia ormaiinutilizzata. Con l’asportazione del piano di cal-pestio moderno, si è evidenziato che per il posi-zionamento del bruciatore della caldaia, posto inparte al di sotto del piano di calpestio, era statocostruito un muretto di contenimento e una piat-taforma di appoggio realizzata con una gettata dicemento, provocando l’asportazione di circa un

quarto del riempimento del vano. Sul lato oppostodell’ambiente un enorme blocco di conglomeratodi cemento occupava completamente l’angolo aridosso della zona nord-ovest.

L’indagine, è stata quindi limitata a un’area ab-bastanza ristretta e schiacciata dalla presenza delbruciatore e del conglomerato ed è stata portataavanti con l’apertura di tre piccoli saggi di scavo:

il primo posizionato nella porzione nord-est del-l’ambiente (tav. 7), il secondo nella porzionenord-ovest e il terzo nell’area sud (tav. 8).

Al di sotto di un sottile strato di battuto, checostituisce il piano di calpestio moderno, l’indagi-ne ha evidenziato la presenza di due setti murari:il primo con andamento est-ovest che si conservain alzato per circa 0,96 m mentre il secondo, chesi lega al precedente ad angolo retto con anda-

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Tav. 5 - Acquapendente, Convento di Sant’Agostino, sezione longi-tudinale. Elaborazione grafica di Giuseppe Ciacci (ARCHEO-CLUB).

Tav. 6 - Acquapendente, Convento di Sant’Agostino, pianta del pia-no seminterrato. Elaborazione grafica di Giuseppe Ciacci (AR-CHEOCLUB).

Tav. 7 - Acquapendente, Convento di Sant’Agostino, saggio 1, se-zione e pianta di fine scavo. Rilievo di Corrado Riccini, elaborazio-ne grafica di Egidio Severi (SBAEM).

Tav. 8 - Acquapendente, Convento di Sant’Agostino, saggio 3, se-zione e pianta di fine scavo. Rilievo di Corrado Riccini, elaborazio-ne grafica di Egidio Severi (SBAEM).

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mento nord-sud, si conserva per circa 1,47 m (fig.2) mostrando uno sviluppo completamente diffe-rente rispetto alle strutture soprastanti. Le muratu-re che si presentano rasate alla stessa quota, cherisulta essere di pochi centimetri inferiore a quel-la del piano soprastante, sono costituite da blocchisquadrati di tufo disposti su corsi orizzontali lega-

ti da un sottile strato di malta biancastra e poggia-no direttamente sul banco roccioso. A livello del-lo spiccato dei muri il banco fu abbassato, con untaglio, creando una fossa molto profonda che oc-cupa tutta l’area delimitata dai muri che rappre-sentano i limiti nord ed ovest di un ambiente qua-drangolare.

La stratigrafia evidenziata nello scavo sembrapresentare le stesse caratteristiche nei tre saggi. Sipuò così ricostruire il processo di obliterazionedel vano, distinguendo un interro più compattoche riempie la parte ipogea del vano, costituito so-stanzialmente da uno strato di terra di colore gri-

gio-verde che si presenta più consistente in super-ficie e melmoso verso il basso e uno strato di ter-ra marrone che oblitera e riempie il vano. Nel sag-gio 3 sono stati individuati più livelli di accumu-lo, distinti soprattutto dal diverso colore del terre-no, che indicano diverse gettate realizzate duranteil riempimento ma che molto probabilmente ap-partengono alla stessa fase.

Gli strati di riempimento, restituiscono oltre almateriale ceramico, vetro, metalli, laterizi e restiossei, che rappresentano l’ultimo accumulo del-l’ambiente, prima della definitiva obliterazione(fig. 3). Questa ricostruzione dimostra che l’am-biente era stato destinato a deposito di immondi-zie, cosa che giustifica la presenza di materiali co-sì eterogenei e resti di fauna.

Beatrice Casocavallo

Corrado Riccini

Fig. 2 - Acquapendente, Convento di Sant’Agostino, saggio 1, finescavo a sinistra la struttura muraria medievale. Foto ARCHEO-CLUB.

Fig. 3 - Acquapendente, Convento di Sant’Agostino, saggio 3, in fa-se di scavo. Foto ARCHEOCLUB.

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2.3 IL GRUPPO ARCHEOLOGICO AQUESIANO:IL VOLONTARIATO COME RISORSA NEI BENI

CULTURALI

Dedicato a Ferretti Fausto che oggi non c’è più;

socio della prima ora, il primo insieme a Roberto

Pelo a localizzare l’ambiente dove sono stati ritro-

vati i reperti oggetto di questa pubblicazione all’in-

terno dei sotterranei dell’ex convento di S. Agostino

ad Acquapendente giovedì 29 giugno 1995.

L’Archeoclub di Acquapendente nasce nel 1989per iniziativa di alcuni appassionati di archeologia eda subito si associa all’Archeoclub d’Italia con sedein Roma, condividendo con esso gli scopi, la formaassociativa e le norme statutarie. Costituito da unconsiglio direttivo (presidente, vicepresidente, se-gretario e due consiglieri) e da soci ordinari e asso-ciati, ha operato in ambito culturale in varie formegratuite di volontariato (fig. 4).

Nel 1992 ha preso autonomia giuridica conproprio codice fiscale e atto costitutivo depositatoall’ufficio del registro di Viterbo.

Le attività nel corso degli anni crescono e conloro il numero dei soci fino ad arrivare ad un mas-simo di 70 persone nell’anno 1996; anno in cui ri-sultava un bilancio consuntivo di 7.400.000 lire dientrate a fronte di 2.750.000 di uscite a dimostra-zione della solida capacità organizzativa raggiun-ta e della discreta capacità di spesa per gli eventiculturali in programma per l’anno in corso.

Risale al 1990 l’inizio di una proficua collabora-zione con la Soprintendenza per i Beni Archeologicidell’Etruria Meridionale ed a partire da questo annovengono organizzate a più riprese: campagne di sca-

vo, mostre, audiovisivi, pubblicazioni e convegni.Sotto la forte spinta dei soci fondatori e con

l’aiuto delle istituzioni, in primis il comune di Ac-quapendente, facendo da supporto logistico allaSoprintendenza e sotto la sua diretta sorveglianzasono stati effettuati una decina di interventi dal1990 al 2011, che hanno permesso, con i loro rin-venimenti, di costituire quel nucleo di ceramichemedioevali e rinascimentali che oggi costituisco-no una sezione specifica del Museo della Città diAcquapendente.

La grande eterogeneità e passione dei soci pre-senti nel gruppo, ha permesso di estendere la col-laborazione anche alle fasi successive lo scavo: dipulizia e sistemazione dei reperti. Tutto questo la-voro in sinergia e connubio perfetto con le istitu-zioni di cui sopra, nel giro di pochi anni ha crea-to, a costo zero per la comunità, una importante esignificativa raccolta di ceramiche medioevali erinascimentali (più di 1000 ricostruite quasi perintero), di cui tutta la città se ne può far vanto e dicui sarebbe auspicabile uno studio analitico. Pri-ma dell’apertura del Museo (2005) l’Archeoclubdi Acquapendente è stato il custode per conto delComune e della Soprintendenza di tutte le cerami-che scavate e degli oggetti rinvenuti sul territoriocreando le premesse per la costituzione dello stes-so, così come ha curato il trasferimento al labora-torio di restauro della provincia di Viterbo di tuttii reperti, accompagnandoli con schede tecniche,sempre sotto l’alta sorveglianza e l’autorizzazionedella Soprintendenza. Fondamentale è stato neiprimi anni la possibilità di usufruire di una sede-deposito, messa a disposizione dall’Amministra-zione comunale, dove accanto alla conservazioneè stato possibile effettuare la ripulitura, il lavag-gio, la ricerca degli attacchi oltre che la documen-tazione fotografica. Tutte le fasi dell’attività sonostate documentate con mezzi fotografici e audio-visivi così da permettere agli studiosi di ap-profondire e arricchire di informazioni i dati diogni singolo pezzo rinvenuto.

Dalla costituzione, nel 1989 ad oggi sono pas-sati 24 anni ed il gruppo ha perso un po’ dellosmalto e dell’entusiasmo che gli ha permesso ne-gli anni di far notare la sua presenza in ambito lo-cale e non solo, diciamo che si cominciano a pa-lesare i primi “acciacchi” di vecchiaia.

Con la stesura di queste note a corredo dellaprima pubblicazione di carattere scientifico sui

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Fig. 4 - Soci Archeoclub di Acquapendente a Sorano (GR) 1994.

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materiali archeologici ritrovati nel complesso diSant’Agostino, edita dagli Enti con cui si è sem-pre collaborato, si vuole dare un nuovo impulso erivitalizzare l’attività dell’Archeoclub di Acqua-pendente; ricordare a chi è già stato socio quelloche il volontariato è in grado di realizzare, incu-riosire i giovani e chi si vuole avvicinare all’ar-cheologia e alla cultura in genere per portare nuo-ve energie, nuove idee ed un nuovo grande ob-biettivo per il futuro.

Principali attività svolte dal gruppo in questi anni

1989

29 Luglio: Inaugurazione della sezione localedell’Archeoclub; sala Consigliare del Comune.

29 Luglio-9 Agosto: Mostra “Immagini di vitaetrusca nel Lazio”; Torre Julia de Jacopo.

31 Luglio - 17 Agosto: Ripulitura e rilievo dimulini medioevali e rinascimentali in località LaRipa, con la partecipazione di 11 studenti statuni-tensi ed 8 italiani.

12 - 20 Agosto: Scambio culturale con storicidell’arte ed architetti del FIMUV di Budapest.

1990

20 Aprile - 5 Maggio - 6 - 18 Agosto: Suppor-to allo scavo archeologico in piazza TranquilloGuarneri, con la partecipazione di studenti statu-nitensi.

21 - 24 - 30 Aprile: Ciclo di conferenze “In-contri di archeologia”; in collaborazione con ilcircolo culturale “Pietro Paolo Biondi” e la Bi-blioteca comunale.

11 - 22 Agosto: Mostra “Attività archeologica1989-1990” esposizione di alcuni reperti rinvenu-ti nello scavo di piazza Tranquillo Guarneri; Tor-re Julia de Jacopo.

1 Dicembre: Supporto allo scavo archeologicoin vicolo Viola.

1991

24 Gennaio: Supporto allo scavo archeologicoin via Roma.

26 Aprile - 2 Maggio, 1 - 7 Agosto: Supportoallo scavo archeologico in piazza TranquilloGuarneri.

22 - 23 Giugno: Gita a Venezia in occasionedella mostra “ I Celti”.

26 Luglio: Ispezione e documentazione deltratto fognario monumentale costruito dall’Arch.G. Meluzzi (fine 800) in via Cantorrivo - via delRivo.

1992

Luglio - Settembre: Servizio antincendio pres-so la Riserva Naturale Monte Rufeno.

Agosto: Supporto allo scavo archeologico invia Cantorrivo (saggi preventivi).

20 Ottobre: Istituzione del deposito antiquaria-le in collaborazione con il comune di Acquapen-dente e con la Soprintendenza per i Beni Archeo-logici dell’Etruria Meridionale..

1993

19 - 20 Marzo: Relazione sugli scavi di piazza T.Guarneri, al convegno sulla ceramica antica e mo-derna nel Lazio, tenutosi presso la facoltà di letteredell’Università degli Studi di Roma “Sapienza”.

Aprile: Collaborazione alla mostra sulle arti esui mestieri esistenti in Acquapendente nel XVIsecolo, organizzata dagli alunni della scuola me-dia “Girolamo Fabrizio”.

19 - 20 Settembre: Presentazione della pubbli-cazione “Una guida per Acquapendente” realiz-zata in collaborazione con la società Interferenzesnc e il Comune di Acquapendente.

1994

16 Marzo - 4 Maggio: Supporto allo scavo ar-cheologico via Cantorrivo.

9 Agosto: Proiezione audiovisiva in piazza del Rigombo sugli scavi di via Cantorrivo in col-

laborazione con PRvideo e Interferenze snc e rea-lizzazione di relativa cassetta VHS.

3 Dicembre: Restauro di pietra miliare “LXXX-

VI” in località valle del Paglia.1995

1 Maggio: Gita ad Orvieto e visita guidata a“Orvieto Underground”

20 Maggio: I° convegno di studi sulle cerami-che di Acquapendente“le ceramiche medioevali e

rinascimentali di Acquapendente”.

20-21 Maggio: Mostra ”La Ceramica d’Ac-

quapendente” portici comunali (ex biblioteca).1 Luglio – 12 Agosto: Supporto allo scavo ar-

cheologico nel complesso dell’ex convento diSantAgostino.

19 agosto: Proiezione del filmato”Un museo

per Acquapendente” chiostro di San Francesco.1996

11-19 Maggio: Mostra “La ceramica Medioe-

vale di Acquapendente. Scavi 1995”, BibliotecaComunale.

29 Giugno: Supporto allo scavo archeologicoin via Cesare Battisti 72.

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8 Agosto: Supporto allo scavo archeologico invia Cesare Battisti.

Settembre: Visite guidate al centro storico peri partecipanti alla Scarpinata di Monte Rufeno.

1997

26 dicembre - 6 gennaio: Mostra di ceramicamoderna.

“Personali di Cesare Del Francia e Rita Pep-

parulli”.Mostra fotografica “La via Francigena” scuo-

le elementari.1997

26 Aprile - 16 Maggio: Supporto allo scavo disaggi preventivi in via Troilo Accorsini.

17 Maggio: II° convegno di studi sulle cerami-che di Acquapendente “Le maioliche arcaiche

rinvenute nell’ex Convento di S. Agostino in Ac-

quapendente nella storia ceramica della Tuscia

Medioevale”.

17 Maggio: Presentazione del libro: “le cera-

miche medioevali e rinascimentali di Acquapen-

dente” atti del primo convegno di studi.17 Maggio: Presentazione del video, durata

15’, “I reperti medioevali rinvenuti nell’ex Con-

vento di S. Agostino in Acquapendente” in colla-borazione con PRvideo e Interferenze snc e rea-lizzazione di relativa cassetta VHS.

Agosto: Presentazione del video, durata 35’,“Una guida per la guida” in collaborazione conPR video e Interferenze snc e realizzazione di re-lativa cassetta VHS.

25-26 settembre: Visita guidata al centro stori-co per i partecipanti alla Scarpinata di Monte Ru-feno.

1998

17 Maggio: Mostra “La ceramica Restaurata”;Torre Julia de Jacopo.

12 settembre: Supporto allo scavo archeologi-co in via Roma.

1999

Agosto: Supporto allo scavo archeologico invia Cantorrivo.

10 Aprile – 9 Maggio: Mostra “ La maiolica

arcaica di Acquapendente. Scavo di un pozzo del-

la Peste Nera”, presso la galleria G. Franchetti al-la Cà d’Oro, Venezia.

2000

20 Maggio: III° convegno di studi sulle cera-miche di Acquapendente e della Tuscia.

20 Maggio: Partecipazione all’inaugurazione

della sezione ceramica Medioevale del Museodella Città; sede Torre Julia de Jacopo.

2001

Supporto allo scavo archeologico in via Roma.2005

6 Agosto: Partecipazione all’inaugurazione delMuseo della Città; sede palazzo Vescovile di Ac-quapendente.

2006

Luglio: Supporto allo scavo archeologico invia Cesare Battisti.

3 Settembre: IV° convegno di studi sulle cera-miche di Acquapendente (collaborazione) “Un se-

colo di grande ceramica rinascimentale ad Ac-

quapendente (1450-1550)”. Organizzato dal Mu-seo Civico e dal Comune di Acquapendente.

2007

1 giugno: Documentazione fotografica di restidi mura antiche sotto il piazzale del Duomo.

2008

Gennaio: Collaborazione alle indagini archeo-logiche in via Rugarella.

Collaborazione alla mostra “La vita in età me-

dioevale e moderna”. Organizzato dal Museo del-la Città e dal Comune di Acquapendente.

2009

14 Luglio 2009: Supporto allo scavo archeolo-gico in piazza Tranquillo Guarneri.

2010

Ceramica rinvenuta negli scavi con stemmaPiccolomini/Aragona di Siena, esposta alla mo-stra “la Maiolica italiana di stile compendiario. I

Bianchi” Ascoli Piceno, Museo dell’Arte Cerami-ca, 30 gennaio - 11 Aprile. Faenza, Museo Inter-nazionale della Ceramica, 25 aprile - 19 settem-bre. Roma, Musei Capitolini 19 ottobre -16 gen-naio 2011.

25 settembre: Conferenza “Argille Aquesiane:

studi e indagini scientifiche” in collaborazionecon l’Università di Roma “Sapienza”. Palazzo Ve-scovile.

2011

Luglio - Agosto: Supporto allo scavo archeolo-gico in via Cantorrivo.

23 Luglio: Conferenza di Alberto Piccini “Gli

enigmi degli albarelli del servizio B, Bo Bo paraf-

fato” e collaborazione per la mostra “Maioliche di

Acquapendente dal XIV al XVI secolo” da colle-zioni pubbliche e private, organizzata dal Museodella Città e dal Comune di Acquapendente.

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Innumerevoli sono poi gli articoli e le comuni-cazioni a mezzo stampa apparsi sui quotidiani e lastampa locale, così come non sono mancate riu-nioni conviviali e occasioni di svago ed intratteni-mento. L’elenco delle iniziative è sicuramente in-completo in quanto nel 2007 l’archivio cartaceodel gruppo è stato in gran parte compromesso dauna perdita di acqua che ha invaso il deposito diSan Francesco e quasi tutti i documenti sono an-dati perduti.

Questa semplice elencazione di iniziative ser-ve a dimostrare che il volontariato, là dove trovail sostegno delle istituzioni e la passione dei soci

con le loro professionalità, è in grado di realizza-re grandi obbiettivi, di aggregare e far socializza-re realtà diverse, offrire una pluralità di occasionid’incontro e crescita per i propri iscritti; nel casodell’Archeoclub di Acquapendente possiamo diredi essere riusciti a realizzare molti degli inizialiobbiettivi, serve come sopra accennavo una nuo-va grande stagione, forze giovani ed entusiaste enuovi grandi traguardi.

Giuseppe Ciacci, Roberto Pelo

(Archeoclub di Acquapendente)

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1 Da ultimo cfr. Acquapendente 2010.2 Carta Archeologica, p. 14 (Torre Alfina), pp. 17-18 (Acquapenden-

te); GAMURRINI 1885a, (Acquapendente); GAMURRINI 1885b, (Trevi-

nano).3 BIANCHI BANDINELLI 1927, pp. 10-11.4 TIMPERI 1994.5 Acquapendente 2004; cfr. in particolare BELARDELLI-PARENTI 2004;

il volume, pertinente alla collana sui comuni del Lazio promossa dal-

la Regione Lazio, accoglie oltre all’aspetto archeologico contributi

relativi anche agli aspetti storici, artistici e ambientali.6 Occorre comunque ricordare che l’attuale percorso della Cassia, ora

S.R. 2, non corrisponde più, a partire da Bolsena, a quello della con-

solare romana che, dopo aver attraversato Bolsena in direzione

Nord, si dirigeva a Chiusi proseguendo poi verso Firenze (cfr. HAR-

RIS 1965, RADKE 1973, DEGRASSI 1984, MOSCA 2002 con bibliogra-

fia precedente; per l’attraversamento di Bolsena cfr. PELLEGRINI

2008). Il mutamento di percorso, in un periodo successivo al IV se-

colo d.C. – miliario dell’imperatore Gioviano (363-364) rinvenuto

nei pressi di Ponte Giulio sul fiume Paglia - è da attribuire principal-

mente all’impaludamento progressivo della Valdichiana, oltre che al-

le vicende legate alla situazione geopolitica determinata dalla pre-

senza di Bizantini, Longobardi e Franchi nell’area. CITTER 1995.7 Industria litica del Paleolitico superiore: loc. Pacignano; accette di

pietra levigata di tipologia neolitica: loc. Salara e Palazzo; industria

litica, pugnale di rame e presenza di tombe di età eneolitica Pacigna-

no; ascia piatta eneolitica e ascia ad alette del Bronzo finale: Pianac-

ce; asce a margini rialzati del Bonzo antico e spada dell’età del ferro

da loc. ignota. BERTOLANI et alii, 1993.8 NSc 1882, p. 44.9 CIL I, 3357; GASPERINI 1960.10 GAMURRINI 1885b.11 Undici cippi a “fungo”, caratteristici della cultura volsiniese, nove

dei quali con iscrizione, pertinenti ad altrettante sepolture scavate

verso il 1875 in un fondo situato in contrada Acqua Viola a un km

circa a levante di Acquapendente cfr. CIE II.I.1, nn. 5202-5210 e

TAMBURINI 1987.12 Entrambe le caratteristiche sono riferibili, in questo caso, all’in-

fluenza culturale esercitata da Civita di Grotte di Castro. Cfr. da ulti-

mi TAMBURINI 2007 e PELLEGRINI 2011.13 Acquapendente 2004, p. 95.14 «Questa chiesa è antichissima, et fu fabricata pe tempio de idoli

avante l’advento di Nostro Signor Giesu Christo». BIONDI 1984, p.

72.15 Si tratta della dedica a un C. Pacinius Aper (CIL XI, 2779) databi-

le al I-II sec. d.C.; nella chiesa si conservava una seconda iscrizione,

di carattere funerario, rinvenuta nei pressi della città anteriormente al

1885 e successivamente dispersa: CIL XI, 7355.16 Loc. Nunziatina: NSc 1909, p. 292; CIL XI, 7292.17 BELARDELLI, PARENTI 2004.18 I riferimenti legislativi sono quelli dell’articolo 1 della legge 431

dell’8 agosto 1985 (ora art. 142 del d.lgv 42/2004), il d.lgv. 26 mar-

zo 2008 e la legge della Regione Lazio 24/98.19 CHIOVELLI 2004.20 Acquapendente 2010.21 Per i problemi di igiene pubblica e lo smaltimento dei rifiuti vedi:

CAMARDO, CASOCAVALLO 1999.22 Per un inquadramento storico della città vedi infra, pp. 27-29.23 Sul fenomeno degli insediamenti rupestri nell'Italia centrale e me-ridionale vedi: Insediamenti Rupestri I, Insediamenti Rupestri II, sul-l'uso del sottosuolo in ambito urbano vedi: Case e torri I, Case e tor-

ri II. 24 Una prima nota sugli scavi è in CHIOVELLI 1994.25 Cfr. schede n. 3, p. 14 e n. 7, p. 15.26 Cfr. CHIOVELLI, PEPPARULLI 1987 le fonti riferiscono, inoltre, chenel XVII secolo l’ospedale fu costretto a spostarsi a causa dei fastidiarrecati dalla macellazione delle carni svolta in questa zona. PEPA-RELLO 1981.27 Sulla chiesa e convento di Sant’Agostino vedi infra pp. 29-31.

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Chiostro del Convento di Sant’Agostino circa 1910 (da ROSSI 2008).

Chiostro del Convento di Sant’Agostino circa 1910 (da ROSSI 2008).

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3. IL COMPLESSO DI SANT’AGO-STINO AD ACQUAPENDENTE

3.1 LA CITTÀ

Fin dalla sua origine la storia di Acquapenden-te appare chiaramente legata alla via Francigena,l’importante arteria che collegava Roma con ilsettentrione d’Italia e d’Europa, un percorso cheattraversa tuttora la cittadina, attorno al quale essaè andata sviluppandosi a partire dai primi secolidel medioevo.

Se la tradizione che vorrebbe Acquapendentecentro etrusco poi romano distrutto per mano lon-gobarda è ormai considerata unanimemente inat-tendibile, le prime sicure notizie relative al centrosi possono rintracciare in documenti della metàdel IX secolo, provenienti dall’abbazia di San Sal-vatore sul Monte Amiata. Tali fonti attestano perprime l’esistenza di un vicus, un villaggio rurale,di nome Arisa, formatosi ante plebe beate sancte

Bitorie lungo la via Francisca o Francigena. Laplebe menzionata è identificabile con buona ap-prossimazione con la chiesa di Santa Vittoria, nelcentro storico di Acquapendente1.

Il primo dei documenti amiatini indicati è unacartula venditiones rogata nel maggio dell’anno853. A questo seguono, nel IX e nel X secolo, al-tri atti stipulati o riferiti sempre ad Arisa, nei qua-li oltre al vicus vengono menzionate località varie,

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alcune delle quali tuttora riscontrabili nella topo-nomastica presente nei dintorni dell’attuale Ac-quapendente, circostanza che contribuisce adidentificare il vicus Arisa dei documenti con Ac-quapendente.

Le notizie che si ricavano dalle fonti docu-mentarie permettono di procedere ad una prima ri-costruzione circa il popolamento del territorioaquesiano tra IX e X secolo, un’area geografica-mente ben individuata e densamente abitata dauna serie di insediamenti che, sia per le pratichereligiose sia in una certa misura per quelle giuri-diche, facevano riferimento alla pieve di SantaVittoria. Questa, sorta presso quello in cui si rico-nosce il più antico tracciato urbano della via Fran-cigena, appare come un fulcro religioso attorno acui si sviluppò il vicus Arisa.

Presto, già in un documento amiatino del 909,accanto all’originaria denominazione di vicus,Arisa viene menzionata anche come burgus, con-notandosi così come uno dei più antichi burgi d’I-talia. Il nuovo titolo può essere considerato proba-bile indizio di uno sviluppo demografico con rela-tivo incremento edilizio, facilmente favoriti dallaposizione che l’insediamento occupava lungo unasse stradale che andava progressivamente acqui-sendo importanza nelle comunicazioni verso ilnord Europa. Inoltre, stante la coesistenza nei do-cumenti del periodo di entrambi i termini vicus eburgus, gli studiosi ne deducono che nel X secolol’originario vicus poteva essere costituito da uninsieme di abitazioni sparse, distribuite entro unampio raggio nel territorio circostante la pieve diSanta Vittoria e da un nucleo più raggruppato diedifici, il burgus appunto, presumibilmente situa-ti a ridosso della pieve stessa e lungo il percorsodella via Francigena. Sempre dai documenti risul-ta che l’estensione dell’area abitata arrivasse già atoccare a sud il torrente Quintaluna, dove è oggila basilica del Santo Sepolcro2.

Dalla seconda metà del X secolo inizia a com-parire nei documenti il nome di Acquapendente:questa denominazione viene attestata per la primavolta in un diploma del 964 siglato dall’imperato-re Ottone I il Grande, durante il suo soggiorno adAcquapendente3.

Ancora nel X secolo si fa tradizionalmente ri-salire la fondazione dell’abbazia benedettina delSanto Sepolcro, nel luogo dove oggi sorge la ba-silica romanica. Tale ipotesi si fonda sull’interpre-

tazione data ad un atto di donazione del 993, concui Ugo marchese di Toscana e sua moglie Iulita

donano al Santo Sepolcro di Gerusalemme diver-se loro proprietà, di cui alcune situate nel territo-rio di Acquapendente. Se l’origine della fondazio-ne resta ancora incerta, la chiesa del Santo Sepol-cro compare in una bolla del 1025 e poi nel 1091,quando viene esplicitamente menzionata in un al-tro documento, che attesta la donazione a favoredella chiesa di molti beni di Malniero Visconti diMarsiglia4.

La donazione del 993 riveste un particolare in-teresse perché in essa viene tra l’altro nominatauna curtem de Sancto Stephano, que est in burgo

Arisa: in questa è stato proposto di riconoscere unpossedimento fondiario ubicato a settentrione del-l’abitato, nell’area di poggio del Massaro, dove,prima del suo trasferimento nella piazza comuna-le, era attestata anticamente una chiesa dedicata aSanto Stefano5. Se l’identificazione proposta ve-nisse confermata verrebbe a significare che già sulfinire del X secolo l’abitato afferente al borgo Ari-

sa fosse esteso dalla Porta Romana o del SantoSepolcro a sud fino al poggio del Massaro a nord,un’area coincidente grossomodo con i confini me-ridionali e settentrionali della futura cinta murariatardomedievale, interessata, almeno fino alla pri-ma metà del XII secolo, dall’attraversamento delprimitivo tracciato della via Francigena.

A partire dall’XI secolo Acquapendente si tro-va inserita nel territorio sottoposto all’influenza diOrvieto, centro con cui intrattiene rapporti spessotesi e conflittuali, di cui le fonti documentarie of-frono più d’una testimonianza. Ai dissidi con Or-vieto potrebbe essere legata anche l’erezione del-la cinta muraria, già esistente alla fine del XII se-colo, secondo un perimetro in larga parte coinci-dente con l’estensione attestata dagli attuali resti6.

Proprio nella posizione strategica di cuscinettoche Acquapendente occupava tra il Patrimonio diSan Pietro e i territori posti più a settentrione, varicercata la ragione del coinvolgimento di Acqua-pendente nelle lotte tra papato e impero, conflittiche, uniti alle continue schermaglie con gli orvie-tani, determinarono durante il XIII e il XIV seco-lo un periodo di forti turbolenze per il borgo me-dievale. Gli effetti delle ostilità in cui il centrovenne trascinato sono testimoniati ancora una vol-ta dai continui interventi di ripristino sulle muraurbane, che si protrassero durante tutti i secoli del

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bassomedioevo, puntualmente riscontrabili nellefonti sia documentarie sia materiali7.

Nonostante l’alto grado di conflittualità checonnota quest’epoca, durante il tardomedioevo, inparticolare dal XIII secolo, si registra ad Acqua-pendente un forte incremento demografico, cheebbe come effetto una nuova espansione urbana,con l’estensione dell’abitato in zone ancora pocourbanizzate all’interno della cinta muraria. Dallaseconda metà del XII secolo alla prima metà delXIV l’impianto urbanistico dell’insediamento co-nosce inoltre grandi alterazioni dovute alle fonda-zioni degli ordini mendicanti, che gradualmentevanno ad inserirsi nel tessuto urbano preesistente.E’ così che nascono il monastero di San Francescoe quello di Santa Chiara a nord, della metà del XIIsecolo il primo e della prima metà del XIV il se-condo, e il convento di Sant’Agostino, della finedel XIII secolo, in area più centrale: questi polimonastici, insieme al preesistente complesso deibenedettini del Santo Sepolcro a sud, diventano inbreve, insieme agli altri edifici ecclesiastici citta-dini e agli ospedali, importanti fattori d’aggrega-zione, capaci di attrarre attorno ad essi le abita-zioni private, che vanno a completare il panoramaurbano della fine del medioevo8. (fig.1)

Anche il vecchio percorso della via Francigenaviene modificato in questo periodo: il nuovo trac-ciato entrava nel borgo a nord, da porta della Ri-pa, per uscire a sud da porta Romana, compiendoun tragitto più lineare del precedente. Lungo que-sto nuovo asse urbano nei secoli seguenti andaro-no a concentrarsi le residenze delle famiglie piùnobili della città.

Passata l’epoca rinascimentale, nuove diffi-coltà per il centro sorgono nel XVII secolo, quan-do Acquapendente venne coinvolta nelle vicendebelliche connesse alle guerre di Castro, che allametà del secolo opposero i Farnese, proprietari delducato di Castro, ai Barberini, e che si concluseronel 1649 con l’assedio e la distruzione della stes-sa Castro9.

Con la fine del ducato venne soppressa anchela diocesi che in Castro aveva sede ed il titolo dicattedrale fu trasferito alla basilica del Santo Se-polcro. L’attribuzione ad Acquapendente della se-de diocesana significò per il centro un periodo diforte crescita, anche urbanistica, con il rinnovodella veste edilizia di molti edifici cittadini, pub-blici e privati.

Interventi significativi segnano anche l’etàmoderna: in questo periodo Acquapendente, dopol’annessione al regno d’Italia, divenne teatro di ungrande fervore edilizio che portò alla riqualifica-zione del centro storico con la ricostruzione dinuovi spazi ed edifici pubblici, secondo un pro-gramma architettonico che porta la firma dell’in-gegnere e architetto Guglielmo Meluzzi10.

3.2 IL CONVENTO

La facies odierna del complesso formato dallachiesa e dal convento di Sant’Agostino ad Acqua-pendente risente delle considerevoli modificheapportate all’originaria struttura medievale nelcorso dei secoli, ultima delle quali la ricostruzio-ne della chiesa stessa, resasi necessaria in seguitoagli ingenti danni arrecati dall’incendio divampa-to nella notte dell’8 novembre 174611.

Gli edifici agostiniani si impostano lungo iltracciato urbano della via Francigena, nella zonasud-orientale del paese, prossime all’area che apartire dalla seconda metà del XVII secolo verràoccupata dal complesso vescovile.

L’aspetto esterno della chiesa ricalca il model-

Fig.1: Biblioteca Comunale di Acquapendente, Raffaello Guicciardi– Bonifacio da Sebenico, Acquapendente, 1582 (da CHIOVELLI2004, p. 105, fig.3).

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lo più semplice e tipico applicato negli edifici re-ligiosi fondati dagli ordini mendicanti, risponden-te al pauperismo ispiratore degli ordini stessi.L’architettura conserva infatti pressoché intattal’impronta medievale della tipica chiesa-fienile ochiesa-capannone, ad aula unica coperta con tettoa capriate. Viceversa l’interno mostra le alterazio-ni che l’edificio subì in seguito agli interventi tar-do-barocchi della seconda metà del XVIII seco-lo12. (fig. 2)

Le strutture murarie della chiesa mostrano unparamento regolare, realizzato con filari di tufo diidentico modulo su tutti i muri perimetrali, senzatracce di rimaneggiamenti posteriori. Questo datoha portato gli studiosi a considerare la fabbricadella chiesa agostiniana come una costruzioneprogettata e realizzata sincronicamente, immedia-tamente successiva per cronologia al momentodell’insediamento stesso degli Agostiniani ad Ac-quapendente, che viene fatto comunemente risali-re, sulla base di sicure notizie documentarie, allafine dell’anno 129013.

Al momento dell’insediamento, gli Agostinia-ni scelsero una zona d’espansione appena fuoridal vecchio centro urbano, già occupato da preesi-stenti strutture laiche ed ecclesiastiche. A partiredalla seconda metà del XII secolo l’area scelta eraandata qualificandosi per la presenza del nuovotratto urbano della via Francigena, con un asse discorrimento più agevole e funzionale ad una stra-da ad intensa percorrenza: nel settore in questioneil percorso presenta un chiaro andamento curvili-neo in pianta, ma la larghezza del tracciato rima-ne costante qui come in tutto il tratto urbano.

Dal momento della sua costituzione, l’impian-to agostiniano costituirà, insieme agli altri centri

mendicanti del borgo, un elemento catalizzatoreper l’edilizia civile, che gradualmente andrà adoccupare lo spazio lungo la via Francigena com-preso tra il complesso agostiniano e l’area occu-pata a nord dal convento di San Francesco14.

In rapporto al tracciato viario la chiesa diSant’Agostino si imposta ruotando di alcuni gradila facciata rispetto all’asse longitudinale della na-vata, in modo da utilizzare la Francigena comeuna sorta di quinta stradale su cui affacciarsi conun impatto visivo di grande imponenza.

Diversamente che la chiesa, le prime attesta-zioni relative al convento agostiniano non sonoantecedenti al 1364, quando il convento vieneespressamente nominato nel documento con cuiUgolino da Orvieto, vicario del priore generaledell’Ordine Eremitano nella provincia romana,consente a frate Guglielmo, priore del convento diAcquapendente, di vendere alcune proprietà alloscopo di realizzare i dormitori e accomodare altrestrutture. Sempre seguendo le fonti documentarieè possibile ricostruire l’accrescimento della zonaconventuale nel corso della seconda metà del XIVsecolo15.

L’analisi dei paramenti murari del conventosembra attestare una sostanziale vicinanza tempo-rale tra la costruzione della chiesa e quella dell’a-la del convento addossata al fianco destro dell’ab-side, a formare una L con l’annessa chiesa: questaparte può ritenersi inerente al primo nucleo con-ventuale di XIII secolo, restaurato ed ampliato giànel corso del XIV secolo. I paramenti sono in tuforegolarmente squadrato e posto in opera con filaridi altezza costante, un modello costruttivo di usocomune nell’area del Patrimonio di San Pietro inTuscia.

Il XV secolo sembra segnare un periodo di sta-si per il complesso agostiniano, per il quale le fon-ti e i dati materiali non attestano un accrescimen-to della struttura né interventi edilizi significativi.

Nuovi lavori, invece, volti a rinnovare le strut-ture sia della chiesa che del convento sono docu-mentati a partire dal XVI secolo16.

Come il vicino edificio chiesastico, anche lastruttura conventuale subì allora modifiche cheandarono ad alterare ed estendere l’originaria su-perficie monastica. L’ala meridionale, che rappre-sentava il nucleo primitivo del convento, venneaccresciuta con l’aggiunta di altre strutture in mo-do da creare una corte interna, abbellita nel XVI

Fig. 2: Veduta di Acquapendente. Nel tondo in giallo è evidenziatal’area occupata dal complesso di Sant’Agostino. (Archivio FotofitAcquapendente).

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secolo con un portico. La costruzione del chiostrorese necessaria la chiusura dei finestroni gotici delfianco destro della chiesa, posti a quota troppobassa, sostituiti dunque con finestre rettangolariaperte più in alto nella muratura perimetrale.

Gran parte degli interventi effettuati nel con-vento si devono alla liberalità di monsignor Anto-nio Viscontini, che negli anni tra 1580 e 1588 si re-se promotore di un’intensa attività edilizia cui sideve, tra l’altro, l’ampliamento del numero dellestanze dei monaci e la realizzazione del dormito-rio, nonché l’abbellimento del chiostro con affre-schi di storie agostiniane tra grottesche e paesaggidi fantasia. Degli affreschi del chiostro resta oggisoltanto parte della decorazione, in corrispondenzadelle cinque campate del lato orientale17.

Il 6 agosto 1798 il convento verrà soppressouna prima volta con decreto della Repubblica Ro-mana. In seguito, dopo essere stato utilizzato nel1870 per accasermare le truppe di guarnigione,venne confiscato e poi ceduto nel 1875 al Munici-pio di Acquapendente.

Nello stesso anno si verificò il crollo del cam-panile che nel XVII secolo era stato impostato sul-lo spigolo destro dell’abside, in sostituzione del-l’originario campaniletto a vela della facciata del-la chiesa: il crollo determinò la distruzione degliedifici immediatamente sottostanti, ossia la chie-setta di Sant’Antonio Abate e l’oratorio di SantaCaterina. Nel 1879 vennero riedificati i due edifi-ci religiosi e fu completata la nuova torre campa-naria, su progetto dell’architetto Guglielmo Me-luzzi. Della precedente costruzione resta attual-mente solo la porzione basamentale, inglobata trale costruzioni adiacenti.

Con la secolarizzazione dei beni ecclesiasticinella Tuscia, a partire dal giugno 1873, gli am-bienti conventuali subirono modifiche dettate dal-la loro utilizzazione a fini pratici da parte del-l’amministrazione comunale: l’ala meridionalevenne scelta per ospitare le scuole elementari, nelresto del convento trovarono posto varie pertinen-ze comunali e l’area degli orti venne affittata aprivati. Alle autorità ecclesiastiche rimase solo lachiesa (fig. 3).

Ulteriori interventi si registrano nel convento

negli anni a ridosso della prima guerra mondiale,con trasformazioni che intaccarono le vecchiestrutture per ragioni sia funzionali che estetiche,in modo da adeguare gli ambienti alle mansioni dirappresentanza loro affidate nel periodo postuni-tario. L’ala del convento prospiciente gli orti, e laparte del chiostro ad essa annessa, venne demoli-ta. Tale intervento ebbe come conseguenza la re-golarizzazione del chiostro che perse l’originarioandamento trapezoidale a favore dell’attuale,pressappoco rettangolare: il lato occidentale ven-ne ruotato, smontando le colonne e spostandole diuna campata, in modo da conferire al chiostro unasimmetria bilaterale affatto nuova18. L’edificioscolastico costruito negli anni della prima guerramondiale venne inoltre dotato di una facciata neo-rinascimentale, in modo da nascondere alla vistale vecchie strutture preesistenti (fig. 4).

Tiziana Fiordiponti

Fig. 3: Acquapendente, convento di Sant'Agostino. Prospetto occi-dentale nel 1910 ca. (da CHIOVELLI 1996, p. 48, fig.16).

Fig.4: Acquapendente, convento di Sant’Agostino. Il prospetto oc-cidentale dopo gli interventi apportati negli anni della prima guerramondiale. (Rilievo di Giuseppe Ciacci).

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1 L’aspetto originario della pieve non è ormai più ricostruibile: at-tualmente l’edificio mostra una veste frutto delle profonde alterazio-ni succedutesi nel corso dei secoli, in particolare nella metà delXVIII secolo, fase in cui vennero eliminate le ultime tracce dell’ar-chitettura medievale della chiesa primitiva. Quale che fosse la suaforma, è però assai verosimile che l’ubicazione della chiesa ricalcas-se quella odierna, nel settore sud-occidentale dell’attuale centro, allependici del colle del Papiro, lungo il tracciato più antico della viaFrancigena.In generale, sulle origini altomedievali di Acquapendente si vedaCHIOVELLI 2004, pp. 96-105 con nutrita rassegna della bibliografiaprecedente. Per quanto riguarda invece Acquapendente nel bassome-dioevo si veda CHIOVELLI 1993, pp. 17-27; PETRUCCI 1993, pp. 29-35; CHIOVELLI 2007, pp. 168-180.2 CHIOVELLI 2004, p. 101.3 COSTANTINI 1982, pp. 23-24; CHIOVELLI 1993, p. 17.4 Non sembra questa la sede per affrontare la questione assai dibattu-ta della fondazione dell’abbazia del Santo Sepolcro, strettamente le-gata all’interpretazione dell’atto di donazione del 993. Si rimanda inmerito alla bibliografia già indicata nelle note precedenti. Per quan-to invece concerne la donazione del 1091, si veda COSTANTINI 1982,p. 25: BIONDI 1984, pp. 72-73; AGOSTINI 1987, p. 72; GUERRINI

2004a, p. 106.5 CHIOVELLI 2004, p. 104.6 CHIOVELLI 1993, pp. 18-20.

7 Gran parte dei resti della cinta muraria risale proprio al XIII seco-lo, salvo le modifiche che fu necessario apportare nel XVI secolo alvecchio circuito murario per meglio proteggerlo dal getto delle armida fuoco, costruendo nuove torri lungo la cinta, foderandolo con mu-ri a scarpa e aprendo feritoie per archibugi. Con questi interventi lemura assunsero l’aspetto che conserveranno fino alle modifiche e de-molizioni otto-novecentesche. Cfr. CHIOVELLI 1993, pp. 20-21 eCHIOVELLI 2007, pp. 168-180.8 ALOISI 2004, pp. 118-128; GUERRINI 2004a, pp. 114-117; CHIOVEL-LI 2007, p. 175.9 PETRUCCI 1993, pp. 29-35.10 Sull’attività di Guglielmo Meluzzi ad Acquapendente si veda inparticolare CHIOVELLI - MENGALI 2003 e ROSSI 2006.11 LISE 1971, pp. 159-160; AGOSTINI 1987, p. 29; GUERRINI 2004a, p.114.12 CHIOVELLI 1996, pp. 38-44.13 Per lo studio della chiesa e del convento di Sant’Agostino e per l’a-nalisi delle strutture murarie si rimanda all’approfondita analisi pre-sente in CHIOVELLI 1996, pp. 31-50.14 CHIOVELLI 2007, p. 175.15 Si veda CHIOVELLI 1996, p. 36, in particolare le note 15 e 16.16 Per gli estesi interventi che ebbero come oggetto la chiesa si vedaCHIOVELLI 1996, pp. 38-44.17 Cfr. CHIOVELLI 1996, pp. 44-46; GUERRINI 2004b, p. 137.18 CHIOVELLI 1996, p. 50.

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4. CATALOGO

4.1 INTRODUZIONE

Il catalogo prende in esame il materiale conser-vato presso la “Torre Julia de Jacopo o Porta delSanto Sepolcro” aperta al pubblico nel 2000 comesede distaccata del Museo della città di Acquapen-dente1. Il materiale esposto, ceramica, vetro e mar-mo, proviene dal convento di Sant’Agostino, ed èstato recuperato nel 1995 durante uno scavo effet-tuato in due locali posti al piano interrato del chio-stro del convento2. Insieme ai materiali presenti nelcatalogo, facevano parte del contesto anche alcuniframmenti di oggetti in metallo, ferro e bronzo, ma-teriale edilizio, come tegole, mattoni e alcune mo-nete del tutto illeggibili a causa del cattivo stato diconservazione. Tutto il materiale rappresenta l’ulti-mo accumulo presente nell’ambiente, prima delladefinitiva obliterazione. Questa ricostruzione di-mostra che l’ambiente era stato destinato a deposi-to di immondizie, cosa che giustifica la presenza dimateriali eterogenei e di alcuni resti faunistici. Nelcontesto è predominante, con una percentuale parial 90%, il materiale ceramico che copre un arcocronologico che va dalla prima metà del XIII ai pri-mi decenni del XV secolo.

Il catalogo è impostato in due sezioni: la cera-mica ed il vetro. Il materiale ceramico è suddivisoper classi di produzioni, dalle ceramiche rivestite,come la dipinta sotto vetrina, la maiolica arcaica

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che, con il 72% della presenza sul totale rappresen-ta la quasi totalità del contesto, la maiolica mono-croma bianca, l’invetriata e la ceramica depurata.Si passa poi ad analizzare le produzioni da cucinacon la ceramica da fuoco acroma ed invetriata. Digrande interesse anche il materiale vitreo, in questocaso siamo di fronte ad oggetti da mensa, suddivisiin: bottiglie e bicchieri, inoltre sono presenti: baci-ni, lampade, ampolle e un particolare tipo di conte-nitore triansato.

All’interno delle classi ceramiche si è effettua-ta una prima suddivisione tra forme chiuse e aper-te. I criteri utilizzati per la distinzione e il ricono-scimento delle forme e delle relative varianti sonoquelli della diversa morfologia dell’orlo e dell’e-ventuale presenza del cannello versatoio, dellaconformazione del corpo e del piede.

Per la dipinta sotto vetrina il panorama vasco-lare è costituito sostanzialmente da due forme: latruffetta e la ciotola carenata. Con la maiolica ar-caica questo panorama si amplia, infatti sono sta-te identificate ben 21 diverse forme di boccali.Quello con orlo trilobato e piede rilevato, indivi-duato in numerose varianti (forme 13 - 18), è do-cumentato in 54 esemplari e risulta il più attestatonel contesto, mentre il boccale con piede svasato(forme 1 - 6) e quello con becco a pellicano (for-

ma 7) risultano rispettivamente documentati con19 e 17 esemplari. Nel repertorio delle formeaperte ritroviamo: ciotole carenate, ciotole emi-sferiche, tazze, bacini e catini. Raro, con soli 2esemplari, è risultato l’orciolo, forma che ritrovia-mo anche nella ceramica depurata, confermando,nel caso del boccale e delle ciotole carenate, la ri-terazione delle stesse forme nella maiolica arcaicae nella depurata. Sempre nella maiolica arcaica enella monocroma bianca sono documentate le lu-cerne. Per la ceramica da cucina sono presentil’olla e la ciotola, mentre in quella invetriata èpresente il tegame.

I repertori decorativi della maiolica arcaia sonostati distinti in principali e secondari sulla base dellaloro posizione sul vaso e sulla base del motivo deco-rativo in: geometrici, vegetali, religiosi, zoomorfi,araldici, antropomorfi ed epigrafici. Tra quest’ultimila presenza di AUG e S AUGUSTINI ci inducono aritenerli commissionati nell’ambito del convento. Ilpanorama delle decorazioni così emerso rientra inquello tipico dell’area “altolaziale”, ma mostra alcu-ni temi estremamente originali che costituiscono per

il contesto un ulteriore motivo d’interesse. Possono essere inoltre, ricondotti ad una parti-

colare commissione anche il boccale con busto didonna con rosario (fig. 1) ed il boccale con la sce-

na di duello tra due cavalieri (fig. 2). Questi esem-plari attualmente non trovano confronti nel pano-rama decorativo vascolare, ma per il secondo tro-viamo uno specifico confronto nel manoscritto“Traité de combat, tradition de Johann Lichte-

nauer”3. Johann Lichtenauer, uno dei più famosimaestri d’armi del medioevo attivo nel XIV seco-lo, scrisse un trattato, utilizzato nella formazionee educazione dei giovani delle classi nobili, cheportò l’insegnamento delle armi ad un livello dieccellenza. Il manoscritto è corredato da illustra-zioni che riportano le diverse tecniche di combat-timento, tra queste vi è anche il duello con la spa-da e piccolo scudo (fig. 3). I duellanti risultanodotati di spada e rotellino da pugno, un particola-re scudo, munito della sola impugnatura a manocontrariamente agli scudi più grandi dotati di at-tacchi per le braccia. Inoltre questi particolari scu-di, destinati alla difesa ed alla protezione del cor-po erano corredati di una punta conica, rompispa-

da, che sporgendo dalla rotella risultava utile aspezzare o bloccare la punta della spada del nemi-co. Questo tipo di duello è lo stesso che troviamo

Fig. 1 - Boccale decorato con donna con rosario cat. n. 107.

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dipinto nel boccale rinvenuto nel contesto diSant’Agostino.

Ancora più eccezionale è il catino con scena fi-gurata accompagnata da una lunga iscrizione (fig.4). Si tratta di un dialogo tra il cavaliere e la dama

in due battute: la prima recita “Tolle questa fras-

scha p(er) mio amore” e la seconda riporta la rispo-sta della dama: “Voleti direto p(er) testo serpente “.

La scena, già ricca nella descrizione degli abitidel cavaliere e della dama, si impreziosisce con l’in-serimento di elementi vegetali che fanno da sfondoe animali tipici dei bestiari medievali che rimanda-no a richiami metaforici: il serpente posto dietro alcavaliere e il pavone posto davanti alla dama. Il do-no del cavaliere viene eluso dalla dama che anzi loinvita a proteggersi dal serpente posto alle sue spal-le. Non del tutto chiara risulta la matrice di questodialogo forse tratto da un poema cavalleresco o ri-feribile alla sfera dell’amore e delle nozze4.

Tutti i dati desunti da questo primo lavoro si-stematico sulle ceramiche medievali rinvenute nelconvento di Sant’Agostino ad Acquapendente,comprendenti un vasto repertorio formale e deco-rativo, non permettono, allo stato attuale delle in-dagini, di poter affermare con certezza, senza unabanca dati di riferimento per il riconoscimentodelle argille, l’esistenza di una produzione locale,anche se la più volte sottolineata peculiarità deimateriali, che è testimonianza di una specificacommittenza, sembra essere l’indizio di una pro-duzione locale, piuttosto che una massiccia im-portazione dai centri vicini, come Orvieto, Assisie Todi, dato che si spera potrà essere confermatodal proseguo degli studi e degli scavi5.

Beatrice Casocavallo

Fig. 4 - Catino con scena figurata ed iscrizione cat. n. 137.

Fig. 3 - Scena di duello tratta da“Traité de combat, traditionde Johann Lichtenaue, da MUSEE DE CLUNY 2009, p. 185.

1 Sul Museo della città di Acquapendente vedi infra FIORENTINI, pp. 1-11.2 Sullo scavo vedi infra, pp. 20-21.3 Manuscrit, traité de combat, tradition de Johann Lichtenauer. An-cienne collection des princes de Füstenberg. Le guide. Musée deCluny, Cl 23842, p. 185.

4 Per una analisi dell’iscrizione vedi: LUZI - PESANTE 2011.5 Per una analisi dei documenti riguardanti l’attività dei ceramisti adAcquapendente vedi: FAGLIARI ZENI BUCHICCHIO 1997; 2003.

Fig. 2 - Boccale con la scena di duello tra due cavalieri cat. n. 98.

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4.2 CERAMICA

4.2.1 DIPINTA SOTTO VETRINA

La produzione in dipinta sotto vetrina è rap-presentata nel contesto in esame da un numero diesemplari inferiore rispetto ai pezzi in maiolicaarcaica, sia per quanto attiene le forme chiuse cheper le forme aperte.

L’unica forma chiusa attestata per questa clas-se è la truffetta, che presenta varianti nella resa delfondo, apodo o provvisto di piede rilevato, e delcorpo, globulare, schiacciato e ribassato o ovoida-le. L’orlo è in tutti i casi trilobato con strozzaturapiù o meno marcata all’attacco del corpo; l’ansapuò essere invariabilmente a nastro o a bastoncel-lo. Gli esemplari, nelle diverse varianti tutte am-piamente attestate nell’alto Lazio ed in Umbria,sono inquadrabili cronologicamente nel XIII se-colo1: le varianti riscontrate infatti non sembranolegate ad un’evoluzione temporale della forma e,allo stato attuale degli studi, non sono utili a spe-cificarne più puntualmente l’ambito cronologico.

La forma non sembra avere fortuna nella pro-duzione ceramica successiva, difatti risulta deltutto assente nella maiolica arcaica rinvenuta nelcontesto agostiniano o più generalmente nel terri-torio aquesiano.

Molto interessante è inoltre l’assenza tra i re-perti pertinenti a questa classe ceramica di formeattestate poi nella maiolica arcaica, quali il bocca-le con alto collo cilindrico e orlo trilobato, il boc-cale con piede svasato e corpo ovoidale, il picco-lo boccale con versatoio o il boccale con becco a‘mandorla’, forme altrimenti molto presenti nellaproduzione dipinta sotto vetrina nel territorio diriferimento e, mutuandole da questa, attestate nel-la produzione in maiolica arcaica2.

Nel contesto sono presenti solo due esemplaridi forma aperta, entrambi riferibili a ciotole care-nate con orlo indistinto, anse a sezione ovale, bas-so piede a disco e parete che può presentarsi siabassa e verticale sia alta e svasata. Anche in que-sto caso le ciotole trovano diffusi riscontri in tuttal’area altolaziale e la forma verrà ampiamente uti-lizzata anche nella maiolica arcaica.

Il repertorio decorativo associato a questi esem-plari è costituito esclusivamente da motivi geome-trici in bruno e verde, assai semplici e stilizzati, conlimitate aggiunte di elementi secondari: trattini pa-ralleli di contorno eseguiti sulle anse, linee o fasce

rette o semicircolari percorrono la superficie in sen-so verticale o obliquo ripetute più volte sul corpo deirecipienti. Più complesso il decoro con reticolo inmanganese presente solo in un esemplare (cat. n. 2).

I motivi descritti, comunemente attestati tra ledecorazioni delle coeve produzioni romane, orvie-tane e altolaziali3, rientrano tra i campioni piùsemplici che si trovino nel repertorio decorativodi questa classe ceramica. Mancano nel contestodi Sant’Agostino motivi geometrici complessi,come pure sono del tutto assenti i motivi vegetali,altrimenti attestati nei territori contermini. Pure èdegno di nota il fatto che questo repertorio rimanelegato alla produzione in dipinta sotto vetrina sen-za reiterarsi nella prima fase della maiolica arcai-ca, anche qui differenziandosi rispetto a quantoavviene nelle aree vicine.

Daniela Alessandrelli

Tiziana Fiordiponti

4.2.1.a FORME CHIUSE

Truffette

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto trilobato, collo svasatocon marcata strozzatura all’attacco del corpo, cor-po globulare, ansa a nastro con attacco al di sottodell’orlo, piede rilevato.

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n. 1

Truffetta: inv. 142506

Forma: 1Decorazione: sul corpo fasce in verde profilate inbruno collegate per gli apici.Rivestimento: vetrina con basse percentuali di sta-gno.Misure: orlo 7,2; fondo 6,4; h. 16.Datazione: XIII secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi: WHITEHOUSE 1967, p.64, figg. 3, 9; SATOLLI 1981, p. 113, fig. 30, p. 117,fig. 37; SATOLLI 1983, p. 53, fig. 8, p. 55, fig. 13; MO-LINARI 1990, p. 400, n. 439; SCONCI 1999, p. 48, n. 8.

n. 2

Truffetta: inv. 121164

Forma: 1, con variante nell’ansa a bastoncello.Decorazione: sul corpo reticolo in manganese cam-pito da punti in verde accompagnato da fasce inverde profilate in bruno, disposti su due registri.Rivestimento: vetrina con basse percentuali di sta-gno.Misure: orlo 7; fondo 6,8; h. 15,1.Datazione: XIII secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi: cat. n. 1. Per la deco-razione vedi: MOLINARI 1990, p. 412, n. 2.

Forma 2

Descrizione: orlo indistinto trilobato, collo svasatocon marcata strozzatura all’attacco del corpo, cor-po globulare schiacciato, ansa a bastoncello con at-tacco al di sotto dell’orlo, fondo piano apodo.

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n. 3

Truffetta: inv. 121246

Forma: 2Decorazione: sul corpo fasce in verde profilate inbruno oblique e parallele.Rivestimento: vetrina con basse percentuali di sta-gno.Misure: orlo 6; fondo 7,5; h. 14.Datazione: XIII secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1983, p. 55,n. 13; SATOLLI 1995, p. 76, n. 25.

n. 4

Truffetta: inv. 142525

Forma: 2Decorazione: sul corpo fasce in verde profilate inbruno semicircolari. Rivestimento: vetrina con basse percentuali di sta-gno.Misure: orlo 5,8; fondo 6,5; h. 14,2.Datazione: XIII secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma vedi: cat. n. 3. Per la deco-razione vedi: WHITEHOUSE - ANDREWS - WARD-PERKINS 1972, p. 221, fig. 9 nn. 10-11; MAZZA

1983, pp. 14-16, nn. 6-12; SATOLLI 1983, p. 55, n.13; CENCIAIOLI - DELLA FINA 1985, p. 73, n. 24; LU-ZI - ROMAGNOLI 1988, p. 47, C/3, p. 48, C/5; SCON-CI 1999, p. 47, n. 7, p. 49, n. 9; RICCIO 2005, pp. 19-20, nn. 9-10.

n. 5

Truffetta: inv. 142600

Forma: 2Decorazione: sul corpo linee verticali alternativa-mente in bruno e verde.Rivestimento: vetrina con basse percentuali di sta-gno.Misure: orlo 5,5; fondo 6,4; h. 12,4.Datazione: XIII secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’ansa e del corpo.Confronti: per la forma vedi: cat. n. 3. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 118, n. 41; SATOLLI

1983, p. 52, n. 6, p. 55, n. 14; SCONCI 1999, p. 48,n. 8, p. 102, n. 62.

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Forma 3

Descrizione: orlo indistinto trilobato, collo svasatocon marcata strozzatura all’attacco del corpo, cor-po con ventre pronunciato e ribassato, ansa a ba-stoncello con attacco al di sotto dell’orlo, fondopiano apodo.

n. 6

Truffetta: inv. 142508

Forma: 3Decorazione: sul corpo fasce semicircolari in verdeprofilate in bruno.Rivestimento: vetrina con basse percentuali di sta-gno.Misure: orlo 5,8; fondo 5,8; h. 13,2.Datazione: XIII secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1995, p.78, n. 30; SCONCI 1999, p. 47, n. 7. Per la deco-razione vedi: WHITEHOUSE - ANDREWS - WARD-PERKINS 1972, p. 221, fig. 9, nn. 10-11; MAZZA

1983, pp. 14-16, nn. 6-12; SATOLLI 1983, p. 55,n. 13; CENCIAIOLI - DELLA FINA 1985, p. 73, n.24; LUZI - ROMAGNOLI 1988, p. 47, C/3, p. 48,C/5; SCONCI 1999, p. 47, n. 7, p. 49, n. 9; RICCIO

2005, pp. 19-20, nn. 9-10; FRAZZONI 2007, p. 37,n. 117.

Forma 4

Descrizione: orlo indistinto trilobato, corpo ovoi-dale, ansa a nastro con attacco al di sotto dell’orlo,fondo piano apodo.

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n. 7

Truffetta: inv. 142618

Forma: 4Decorazione: sul corpo fasce in verde profilate inbruno alternativamente verticali e oblique.Rivestimento: vetrina con basse percentuali di sta-gno.Misure: orlo 7,2; fondo 7,5; h. 17,5.Datazione: XIII secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi: WHITEHOUSE 1976, pp.163-164, fig. 2, n. 24; MAZZA 1983, p. 14, n. 7; CEN-CIAIOLI - DELLA FINA 1985, p. 73, n. 24, p. 86, n. 62.

Tiziana Fiordiponti

4.2.1.b FORME APERTE

Ciotole

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto, anse a sezione ovale,basso piede a disco, parete verticale.

n. 8

Ciotola carenata: inv. 142507

Forma: 1Decorazione: all’esterno bande verticali in verdecontornate da linee bruno.Rivestimento: vetrina con basse percentuali di sta-gno.Misure: orlo 8,4; fondo 4; h. 5,6.Datazione: metà XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: intera.Confronti: per la forma vedi: MOLINARI 1990, p.436, n. 507. Per la decorazione vedi: SCONCI 1999,p. 130, n. 89.

Forma 2

Descrizione: orlo indistinto, anse a sezione ovale,alta parete svasata, basso piede a disco.

n. 9

Ciotola carenata: inv. 142559

Forma: 2Decorazione: all’esterno serie di S in verde.Rivestimento: smalto.Misure: orlo 8,9; fondo 3; h. 4,6.Datazione: metà XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposta da frammenticon lacune.Confronti: per la forma vedi: MOLINARI 1990, p.438, n. 506; SATOLLI 1995, p. 18.

Daniela Alessandrelli

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4.2.2 MAIOLICA ARCAICA

La maiolica arcaica costituisce la classe ceramicacertamente più rappresentata tra i materiali recupe-rati dal contesto di Sant’Agostino, che ha restituitoun notevole numero di esemplari, pertinenti più aforme chiuse che a forme aperte.Le tecniche di rivestimento adottate nel tratta-mento delle superfici delle forme chiuse prevedo-no, come di consueto per questa classe ceramica,l’uso di uno strato di smalto stannifero sulla su-perficie esterna, ed uno di vetrina piombifera al-l’interno dei recipienti e spesso anche presso ilpiede. Nelle forme aperte il rivestimento piombi-fero occupa, in taluni casi, sia la parte interna chequella esterna, mentre in altri il lato esterno è ri-vestito a vetrina.La predominanza numerica delle forme chiuse cor-risponde pure ad una decisa varietà morfologica,con attestazioni anche di unica tipologici (anfora,cat. n. 119), cui fa da riscontro anche un variegatorepertorio ornamentale. La vivacità delle variantiformali si può ricondurre però a due singole tipolo-gie funzionali di recipienti, boccali (forme 1-21) edorcioli (forma 1). A differenza degli orcioli, atte-stati in un’unica forma, le diverse caratteristichemorfologiche e funzionali presenti nei boccali de-notano una ricca articolazione interna nella quale siriconoscono diverse varianti formali, distinte in ba-se alla presenza o meno del piede, alla sua confor-mazione, alla modellazione del corpo e alla posi-zione del suo punto di massima espansione, allamorfologia dell’orlo e alla presenza o meno delcannello versatoio.I boccali con piede svasato e corpo ovoidale (for-

me 1-6), forma che rappresenta una delle più anti-che produzioni di maiolica arcaica dell’Italia cen-trale4 databile tra la metà del XIII e la seconda metàdel XIV secolo, presentano varianti sulla base del-la diversa conformazione del piede, che è più altonegli esemplari nn. 10-16, basso nei nn. 17-23 omodanato nei nn. 24-26. Il corpo è ovoidale nei nn.

10-23, con diversa posizione del punto di massimaespansione: centrale nei nn. 10, 17, 18 o ribassatonei nn. 11-16, 20-23, e globulare nei nn. 24-28.

L’orlo è sempre trilobato, ad eccezione degli esem-plari nn. 27-28, dove presenta una conformazionecircolare con l’aggiunta di un cannello versatoioimpostato sul corpo.Altra forma di boccale contemporaneo al tipo pre-

cedente, è il tipo apodo con fondo piano, corpoglobulare, collo cilindrico e ansa a nastro, caratte-rizzato dalla presenza del becco a ‘pellicano’ (for-

ma 7, cat. nn. 29-45). In questa forma si ricono-sce un’evoluzione della precedente produzione diboccali con beccuccio a ‘mandorla’, tipici dellaceramica dipinta sotto vetrina, ampiamente diffu-sa a Roma e dintorni5, e attestato anche nell’altoLazio ed in Umbria, dove mostra caratteristichepeculiari che si riscontrano identiche negli esem-plari del contesto aquesiano di Sant’Agostino6.Le forme 8-11 contraddistinguono un boccale conalto collo cilindrico e orlo trilobato (cat. nn. 46-

53), caratterizzato appunto dalla presenza dell’altocollo molto sviluppato, distinto dal corpo e legger-mente svasato nella parte superiore, con orlo trilo-bato in tutti gli esemplari presenti. Il corpo vienetrattato in modo diverso nei pezzi analizzati, puòessere ovoidale (cat. n. 46), globulare (cat. nn. 47-

50), globulare schiacciato (cat. nn. 51-52) oppurecon fascia cilindriforme di raccordo (cat. n. 53). Leanse sono a bastoncello, a nastro o a torciglione. Inun caso il piede è rilevato anziché a disco (cat. n.

52), mentre il n. 49 è apodo.Questo boccale risulta ampiamente attestato nel-l’alto Lazio ed in Umbria tra il secondo quarto delXIII e la seconda metà del XIV secolo, zone dovepalesa la sua diretta derivazione dai boccali in di-pinta sotto vetrina7: gli esemplari di Acquapenden-te trovano puntuali riscontri nella coeva produzio-ne delle aree indicate8.Due esemplari provenienti dal contesto in esame ri-sultano pertinenti ad un boccale con corpo sferoi-dale (forma 12, cat. nn. 54-55), assai diffuso in To-scana, Umbria e Lazio9 dalla metà del XIII secoloalla metà del secolo seguente, e caratterizzato da unalto piede svasato con fondo piano, corpo sferoida-le distinto dall’alto collo cilindrico, orlo trilobato,ansa a nastro. Il boccale con orlo trilobato, corpo ovoidale e pie-de che, se nei primi esemplari è rilevato, ben di-stinto, va poi decisamente stabilizzandosi verso iltipo a disco (forme 13-18, cat. nn. 56-109) risultaattestato in numerosi esemplari che presentano di-verse varianti. Queste sono distinte alla diversa for-ma che assume il piede, rilevato nei nn. 56-71 o adisco nei nn. 72-109, e il corpo, prevalentemente aprofilo ovoidale, ma con varianti in base alla posi-zione del punto di massima espansione (centralenei nn. 98-104 o ribassato nei nn. 60-71, 88-97)

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oppure, in alcuni esemplari, di forma schiacciatanei nn. 56-59, 72-87 o globulare nei nn. 105-109.

Il boccale con orlo trilobato costituisce la forma ti-po della tarda maiolica arcaica dell’Italia centro-settentrionale a partire dalla seconda metà del XIVsecolo, utilizzata anche in classi maioliche diversedi età bassomedievale (zaffera a rilievo, famigliaverde, monocromia bianca)10. Uno degli esemplariaquesiani (cat. n. 106) presenta una variante nellaconformazione del piede a disco, con accenno disvasatura all’attacco del corpo, che sembrerebbe te-stimoniare proprio la fase di transizione dai bocca-li a piede svasato alla nuova forma, analogo ad unboccale diffuso in area maremmana interpretato asuo tempo da Francovich come probabile testimo-ne dell’evoluzione tra il boccale a piede svasato equello con piede a disco11.Altre forme presenti, riconducibili ad un periodocompreso tra la metà del XIII e la metà del XIV se-colo, sono il boccale apodo, caratterizzato da uncannello versatoio impostato al di sotto dell’orlo,con il fondo piano, il corpo schiacciato, l’orlo cir-colare appiattito superiormente e l’ansa a baston-cello (forma 19, cat. nn. 110-112)12, e il boccaletto(forma 20, cat. n. 113-114) che pare mutuato diret-tamente dalla produzione in dipinta sotto vetrina, dicui si rintracciano esemplari sia in zona altolaziale(Viterbo) che umbro-orvietana13. La forma 21 è un boccale apodo con orlo trilobato,corpo globulare con modanature all’attacco del col-lo e ansa a nastro (cat. nn. 115-116), un unicum peril quale non sono stati rintracciati confronti puntua-li con esemplari noti.Come premesso, gli orcioli sono riconducibili adun’unica forma, un recipiente apodo con fondo pia-no, corpo globulare, collo cilindrico, orlo circolareappiattito, larghe anse montanti a nastro impostatesulle spalle (forma 1, cat. nn. 117-118), di cui siconoscono attestazioni, se pure in un numero diesemplari non cospicuo, sia in acroma depurata chein maiolica arcaica, presenti nel XIV secolo sia nel-l’alto Lazio che in Umbria14.Un unicum dal punto di vista morfologico, ma an-che per la peculiarità delle soluzioni decorativeadottate, è l’esemplare n. 119, un’anfora la cui spe-cificità morfologica unita all’esuberanza decorati-va, si connota come un prodotto maturo eseguito sucommissione, difficilmente riconducibile a stan-dards.Le forme aperte da mensa sono testimoniate da una

percentuale di reperti inferiore rispetto a quellechiuse. Nonostante ciò vi è una notevole varietà diforme e decorazioni con la presenza anche di uni-

cum tipologici. Sono attestate: ciotole, tazze, baci-ni e catini. Sulla base delle caratteristiche morfolo-giche e funzionali è stato possibile suddividere cio-tole e catini in forme differenti, le cui varianti sonostate individuate in base alla diversa conformazio-ne dell’orlo (indistinto o introflesso), all’altezzadella carena, alla presenza o meno del piede a discoe alla diversa modellazione delle pareti (verticali osvasate).Le ciotole carenate biansate (forme 1-3, nn. 120-

125) sono caratterizzate da orlo indistinto, anse asezione ovale, basso piede a disco e parete vertica-le15. Le varianti tra i vari pezzi sono riscontrabilisulla diversa modellazione delle pareti, più bassanei nn. 120-123, mentre è più alta a svasata (forma

4) nei nn. 124-125, e sulla forma dell’ansa che èsempre a sezione ovale, ma può essere più o menoallungata, seguendo il profilo della parete. Il piedeè in tutti i casi a disco. Questo tipo di ciotola deri-va direttamente dalla precedente produzione dipin-ta sotto vetrina16 e trova attestazioni in tutta l’areaaltolaziale e romana. La ciotola con vasca carenatacon orlo estroflesso e margine superiore appiattito(forma 5, n. 126), parete leggermente svasata epiede a disco trova confronti a Roma e nella zonaaltolaziale17, mentre non ha trovato riscontri la cio-tolina (forma 6, n. 127) con orlo arrotondato leg-germente rientrante. Nel contesto è inoltre attestatala tazza con corpo sub cilindrico, orlo indistinto,ansa a sezione ovoidale e piede a disco (forma 1 n.

128) che trova puntuali confronti nell’area umbro-laziale18. Maggiormente rappresentati nella collezione sono icatini biansati che possono presentare vasca emi-sferica (forma 1, n. 129) o carenata (forma 2, nn.

130-133). Entrambe le forme sono caratterizzate daun profilo esterno carenato, bordo con piccola tesapiana, orlo arrotondato, anse a nastro e fondo pianoe trovano riscontri in tutta l’area dell’alto Lazio eromana19. Particolari, sia per quanto riguarda la for-ma che la decorazione, il catino n. 134 (forma 3) en. 135 (forma 4): il primo presenta orlo indistinto,parete verticale, piede indistinto, anse a nastro e unversatoio a beccuccio, che non ha trovato confron-ti; il secondo è un catino polilobato, con orlo indi-stinto, ansa a nastro e fondo piano, che trova atte-stazioni in area altolaziale e romana. Nella colle-

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zione sono poi presenti due bacini di grandi dimen-sioni: il n. 136 (forma 1) presenta margine supe-riore leggermente inclinato, orlo arrotondato, pare-te carenata, ansa costolonata e fondo piano20; men-tre il n. 137 (forma 2) è caratterizzato da un bordocon piccola tesa piana, orlo arrotondato, pareteesterna ed interna carenata, anse a nastro e fondopiano. È inoltre presente una lucerna con orlo indistinto eassottigliato, vaschetta aperta circolare, beccucciotrilobato e fondo piano (forma 1, n. 138). La lu-cerna a vasca aperta è presente nella tipologia inacroma depurata già dall’XI secolo e rimangonoinalterate come forma fino al XIV secolo, anche senon sono una tipologia molto diffusa in area roma-na nel periodo medievale21, mentre quella invetria-ta monocroma verde rappresenta la lucerna più dif-fusa nella Campania tra i secoli XIII e XIV, cometestimoniano i ritrovamenti a Salerno, Napoli, Ca-paccio, Largo s. Aniello e a Palazzo Corigliano.

Repertorio decorativo

Il repertorio decorativo associato agli esemplaridelle forme descritte rientra in un panorama comu-ne alle coeve produzioni di maiolica arcaica tosca-ne, umbre (specificamente orvietane) e altolaziali,caratterizzato dall’uso costante dei due colori tipicidi tale classe ceramica, il verde ramina e il brunomanganese, assoluti o in combinazione tra loro. Glistessi motivi decorativi non presentano forti carat-teri di originalità, se non in alcune vistose eccezio-ni.I motivi principali si sviluppano come di consuetosul corpo, entro pannelli delimitati ai lati da due otre linee in bruno accompagnate da motivi vari diriempimento. Sul collo delle forme chiuse è pres-soché costante il motivo secondario della catenellain verde abbinato a linee in bruno; il beccuccio e leanse ospitano tratti orizzontali od obliqui paralleliin verde e bruno. Benché sia facilmente riscontrabile la netta predo-minanza di motivi vegetali e geometrici, declinatiin molteplici combinazioni spesso assai articolate,pure si riscontrano temi zoomorfi e religiosi, anchein complesse combinazioni coi primi.Analogamente a quanto accade su prodotti umbri etoscani, i motivi geometrici (cat. nn. 11, 19, 21-23,

25, 26, 34, 38-41, 43, 46, 47, 51, 53, 54, 58, 70, 72,

88, 113, 118, 126, 130, 131, 134, 136) sono spessomodulati entro fasce che occupano il corpo dei va-

si disponendosi in diagonale, orizzontale o vertica-le. Piuttosto diffuso anche il motivo della fascia anastro che si svolge e si annoda secondo intrecciora rigidi ora sinuosi. Il repertorio vegetale (cat. nn. 10, 12, 13, 16, 18,

20, 27, 28, 31, 32, 35-37, 42, 45, 48-50, 55, 56, 60,

61, 68, 69, 73 - 77, 85, 87, 93, 103, 105, 115-117,

121) invece si esprime principalmente nella rappre-sentazione di foglie, di rado singole, quasi semprelegate da tralci o sinuosi girali, spesso totalmenteastratte dal vero.L’impianto decorativo tipico del cosiddetto ‘stadiosviluppato’ della maiolica arcaica di Orvieto (1250-1350), caratterizzato dall’uso delle campiture a gra-ticcio a riempire il fondo o parti del decoro e delleapplicazioni plastiche a rilievo (cat. nn. 54, 95,

112), risulta anch’esso attestato su un numero di-screto di esemplari22. Tali motivi saranno progressi-vamente abbandonati nella produzione afferente al-l’ultima fase della maiolica arcaica aquesiana. Pochi sono i pezzi decorati con motivi religiosi,decori nella maggior parte dei casi molto sempliciche presentano un significato puramente ornamen-tale. Rientra in questo genere di motivi la croce, at-testata nelle varianti alla latina e potenziata (cat.

nn. 14, 30, 111). Sempre nel novero dei temi reli-giosi troviamo l’agnus dei, agnello con testa nim-bata e croce potenziata, presente nelle ciotole care-nate biansate (cat. nn. 120, 122, 123).

I decori zoomorfi come di consueto sono rappre-sentati in larga parte da uccelli, sia rapaci (cat. nn.

82 – 84, 100, 129, 132, 133), sia volatili dal corporaccolto e tondeggiante, forse riconducibili a co-lombi (cat. n. 29)23. Entrambi i tipi mostrano le alichiuse e sono accompagnati da elementi vegetali.Oltre agli uccelli sono attestati un pesce (cat. n.

63), un ariete (cat. n. 15) e forse un cane (cat. n.

17). Del tutto assenti invece le raffigurazioni di es-seri mitico-fantastici. Particolare tra le decorazioniè rappresentata dalla applicazione di protomi zoo-morfe che corrono lungo tutto il bordo sul catinopolilobato (cat. n. 135).I motivi araldici sono sempre raffigurati entro scu-di, di forma per lo più triangolare (solo in un casoovale), forma consueta sia per il XIII che per il XIVsecolo24. Due degli stemmi raffigurati sono ricono-scibili come raffigurazioni reali di stemmi gentilizi(famiglia Orsini (cat. n. 101) e Ranieri (cat. n. 79);

negli altri casi, considerando anche la blasonaturamolto semplice, standardizzata, limitata a fasce e

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inquartatura, si deve piuttosto pensare alla rappre-sentazione di stemmi fittizi, come motivo decorati-vo autonomo25.Il tema antropomorfo non si limita unicamente alritratto, volto e busto femminile (cat. nn. 102, 107),ma si sviluppa anche in complesse scene figurate,come il duello del boccale (cat. n. 98), che, pur ri-chiamandosi in particolare alla produzione orvieta-na, dove sono note nella ‘fase sviluppata’ rappre-sentazioni antropomorfe complesse, mostrano ca-ratteri di grande originalità che li differenziano daprodotti noti. Di particolare rilievo la decorazione presente sulcatino (cat. n. 137) con scena di corteggiamento,arricchita da una iscrizione.Numerosi sono i boccali che ospitano sul corpomotivi epigrafici (cat. nn. 44, 52, 65, 91, 106, 108),per lo più monogrammi centrali in gotico tracciatisolo in manganese o con l’aggiunta del verde rami-na nelle campiture; pochi pezzi ospitano invece piùlettere abbinate insieme. Di questi motivi appaionochiaramente legati al contesto del rinvenimento imonogrammi in A (cat. nn. 33, 66, 67, 92, 97, 104),i trigrammi AUG (cat. nn. 86, 89, 90, 94) e l’iscri-zione S AUGUSTINI (cat. n. 59).Alcuni esemplari presentano un’insolita giralegraffita su fondo in bruno, utilizzata sia come mo-tivo principale che come elemento secondario, in-serito in decori più complessi, a carattere epigrafi-co o antropomorfo (cat. nn. 66, 71, 92, 102, 119).

Daniela Alessandrelli

Tiziana Fiordiponti

4.2.2.a FORME CHIUSE

Boccali

Forma 1

Descrizione: orlo trilobato, corpo ovoidale conpunto di massima espansione centrale, ansa a ba-stoncello, alto piede svasato.

n. 10

Boccale: inv. 121140

Forma: 1Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo foglie trilobate disposte simme-tricamente su stelo, descritte in bruno e campite inverde; ai lati dello stelo elementi a voluta in bruno.Rivestimento: smalto 9; vetrina 6.Misure: orlo 9,3; fondo 11,3; h. 31,5.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, integrata partedell’orlo.

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Confronti: per la forma vedi: WHITEHOUSE 1967, p.75, fig. 11, forma 13; FRANCOVICH 1982, pp. 121-122, tipo A.1.1; ROMEI 1994, p. 88, fig. 3, n. 3.

Forma 2

Descrizione: orlo trilobato, corpo ovoidale conpunto di massima espansione ribassato, ansa a ba-stoncello, alto piede svasato.

n. 11

Boccale: inv. 121125

Forma: 2Decorazione: sul collo sequenza con motivo a S,sul corpo linee oblique a margine smerlato alterna-te a linee rette oblique in bruno, campite alternati-vamente con puntini in verde o decorazione a gra-ticcio in verde.Rivestimento: smalto 3; vetrina 2.Misure: orlo 10,4; fondo 10,4; h. 27.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi BLAKE 1981, p. 23, fig.11, A750, p. 96, nn. 3-4, p. 100, n. 12; FRANCOVI-CH - GELICHI 1983, p. 30, tav. II, n. 2, tav. III, n. 3;SATOLLI 1983, p. 57 fig. 21 (in dipinta sotto vetri-na), pp. 59-60, figg. 25-28, p. 61, fig. 32, p. 63,figg. 37-38, p. 64, figg. 41-42, p. 70, fig. 59, p. 73,fig. 69, p. 79, fig. 87, p. 87, figg. 110-111, pp. 88-89, figg. 113-116, pp. 123-124, figg. 218-219;WHITEHOUSE 1983, p. 17, forma 21; MOLINARI

1990, p. 428, n. 481. Per la decorazione vedi: SA-TOLLI 1981, p. 139, n. 79.

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n. 12

Boccale: inv. 142540

Forma: 2Decorazione: sul corpo tralcio con sviluppo conti-nuo con foglie trilobate stilizzate descritte in brunoe campite a graticcio in verde. Rivestimento: smalto 4; vetrina 13.Misure: orlo 10,6; fondo 9; h. 27,4.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca il collo, l’orlo el’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 11.

n. 13

Boccale: inv. 121167

Forma: 2Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con sviluppo continuo fo-glie trilobate stilizzate, descritte in bruno, con boc-ciolo centrale campito in verde.Rivestimento: smalto 5; vetrina 12.Misure: orlo 10,6; fondo 9; h. 26.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 11.

n. 14

Boccale: inv. 121143

Forma: 2Decorazione: sul corpo croce potenziata con apicitriangolari, descritta in verde e campita in bruno.Rivestimento: smalto 5; vetrina 7.Misure: orlo 10,9; fondo 10; h. 27,8.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, integrata partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 11

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n. 15

Boccale: inv. 142505

Forma: 2Decorazione: sul corpo ariete disposto di profilo adestra.Rivestimento: smalto n. id.; vetrina 2.Misure: fondo 9,7; h. 24,8.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca il collo, l’orlo e l’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 11.

n. 16

Boccale: inv. 121155

Forma: 2Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo pigna stilizzata descritta in bruno,divisa in tre fasce orizzontali separate da linee inverde, campita da reticolo formato da linee obliquein bruno e verde nella fascia centrale, campita agraticcio nella fascia superiore ed inferiore con fo-glia trilobata a risparmio descritta in verde.Rivestimento: smalto 2; vetrina 6.Misure: fondo 11; h. 28.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca il collo, l’orlo el’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 11.

Forma 3

Descrizione: orlo trilobato, corpo ovoidale conpunto di massima espansione centrale, ansa a ba-stoncello, basso piede svasato.

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n. 17

Boccale: inv. 142504

Forma: 3Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo cane? disposto di profilo a destra.Rivestimento: smalto n. id.; vetrina n. id.Misure: fondo 10,2; h. 28.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, manca parte delcollo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi: BLAKE 1980, p. 124,fig. 3 n. 1; FRANCOVICH 1982, p. 123 forma A1.3;WHITEHOUSE 1983, p. 17, forma 20; CENCIAIOLI -DELLA FINA 1985, p. 78, fig. 37.

n. 18

Boccale: inv. 121126

Forma: 3Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo serto di foglie lanceolate dispostea spina di pesce.Rivestimento: smalto 4; vetrina 2.Misure: orlo 9,5; fondo 8,6; h. 21,2.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma vedi cat. n. 17. Per la deco-razione vedi: FRANCOVICH 1982, pp. 145-146,S.II.3.; SATOLLI 1983, p. 60, fig. 28, p. 118, fig. 203;FIOCCO - GHERARDI 1988, p. 196, n. 37; FRAZZONI

2007, p. 136, n. 386, p. 138, n. 395.

Forma 4

Descrizione: corpo ovoidale con punto di massimaespansione ribassato, ansa a bastoncello, basso pie-de svasato.

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n. 19

Boccale: inv. 142595

Forma: 4Decorazione: sul corpo con scacchiera formata dadoppie linee in bruno verticali ed orizzontali che siintersecano, i campi risultanti sono campiti a gra-ticcio verde.Rivestimento: smalto n. id.; vetrina 4.Misure: fondo 10,6; h. 21,4.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel corpo, collo, orlo e ansa.Confronti: per la forma vedi: BLAKE 1971, fig. 6,forme 19 e 30; SATOLLI 1981, p. 145, n. 90; FRAN-COVICH 1982, p. 123 forma A1.2; RICCIO 2005, p.29, scheda 33.

n. 20

Boccale: inv. 142511

Forma: 4Decorazione: sul corpo motivo a occhio di pavonestilizzato.Rivestimento: smalto n. id.; vetrina n. id.Misure: fondo 9,5; h. 23,5.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, integrata buonaparte del corpo, mancano collo, orlo, ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 19. Per la deco-razione vedi: BLAKE 1972, fig. 30; FRANCOVICH

1982, p. 31, fig. 13; SATOLLI 1983, p. 64, fig. 40, p.124, fig. 219; BERTI - CAPPELLI 1994, pp. 223-224,tav. 49, n. IXa; SCONCI 1999, p. 99, n. 59.

n. 21

Boccale: inv. 142587

Forma: 4Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo linee verticali curve in brunocampite al centro da linea curva in verde; gli ele-menti all’interno sono a graticcio in bruno attraver-sati da fascia in bruno.Rivestimento: smalto 8; vetrina n. id.Misure: fondo 10; h. 25,8.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 19. Per la deco-razione vedi: FRANCOVICH 1982, p. 78, fig. 86;FRANCOVICH - GELICHI 1983, p. 11, fig. 2; MOLINARI

1990, p. 447, n. 5, fig. 141; BERTI - CAPPELLI 1994,p. 222, tav. 46, n. VIIf; SCONCI 1999, p. 97, n. 57.

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n. 22

Boccale: inv. 142528

Forma: 4Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo motivo ovale in bruno mangane-se disposto in verticale campito con foglia lanceo-lata.Rivestimento: smalto n. id.; vetrina 3.Misure: fondo 9,6; h. 26.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 19.

n. 23

Boccale: inv. 142526

Forma: 4Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo motivo ovale in manganese di-sposto in verticale campito con elementi geometri-ci, su fondo a tratteggio in verde.Rivestimento: smalto 4; vetrina 1.Misure: fondo 9,6; h. 26.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 19.

Forma 5

Descrizione: orlo trilobato, corpo globulare, ansa abastoncello, piede svasato modanato.

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n. 24

Boccale: inv. 142612

Forma: 5Decorazione: sul collo motivo a catenella in verde ra-mina, sul corpo motivo geometrico non identificabile.Rivestimento: smalto n. id.; vetrina 4.Misure: orlo 10,4; fondo 8; h. 19,2.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, ampie lacunesul corpo, manca parte dell’ansa.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1981, p. 120, n.43, p. 131, n. 65 (con diverso trattamento del piede).

n. 25

Boccale: inv. 121132

Forma: 5Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo linee verticali a margini smerlatiin bruno su fondo a tratteggio in verde.Rivestimento: smalto 6; vetrina 6.Misure: orlo 10,4; fondo 10; h. 21,2.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, integrata partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 24. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1983, p. 66, fig. 47; FIOCCO -GHERARDI 1988, p. 197, nn. 38-39; BERTI - CAP-PELLI 1994, p. 222, tav. 46, n. VIId.

n. 26

Boccale: inv. 142544

Forma: 5Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo bande orizzontali determinate dalinee in verde, alternate a linee in bruno intersecateda tratti verticali.Rivestimento: smalto 4; vetrina 2.Misure: fondo 9,6; h. 27.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 24. Per la deco-razione vedi: BLAKE 1981, pp. 109-110, figg. 27-28.

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Forma 6

Descrizione: orlo circolare con margine appiattito,cannello, corpo globulare, ansa a nastro costolato,piede svasato.

n. 27

Boccale: inv. 142534

Forma: 6

Decorazione: sul corpo foglia d’acanto, disposta inobliquo, con nervatura centrale in verde, su fondo agraticcio.Rivestimento: smalto 3; vetrina n. id.Misure: orlo 6; fondo 8,4; h. 17,5.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1981, p. 159,n. 115; MAZZA 1983, p. 62, fig. 75; SATOLLI 1983,p. 81, fig. 92, p. 82, fig. 94. Per la decorazione ve-di: SATOLLI 1983, p. 76, fig. 76, p. 86, fig. 106;FIOCCO - GHERARDI 1988, p. 192, n. 29; MOLINARI

1990, p. 450, n. 24a, fig. 143.

n. 28

Boccale: inv. 142520

Forma: 6, con variante nell’ansa a bastoncello.Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo pigna stilizzata descritta in verde,all’interno X descritta in verde e a risparmio su fon-do a tratteggio in bruno.Rivestimento: smalto n. id.; vetrina n. id.Misure: orlo 4,5; fondo 6,5; h. 16.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel cannello.Confronti: per la forma vedi cat. n. 27.

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Forma 7

Descrizione: orlo circolare, becco a pellicano, cor-po globulare, ansa a nastro, apodo.

n. 29

Boccale: inv. 121162

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verde

ramina, sul corpo due volatili disposti simmetrica-mente e convergenti al centro dove è una palmetta.Rivestimento: smalto 4, vetrina 2.Misure: orlo 8,6; fondo 9,2; h. 21.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca l’ansa eparte dell’orlo e del becco.Confronti: per la forma vedi: WHITEHOUSE 1983, p.16, tipo 16a; MOLINARI 1990, pp. 426-428, nn.473-480.

n. 30

Boccale: inv. 142593

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo stemma descritto da doppia lineain bruno entro rosone circolare su fondo a graticcioin bruno; al centro dello stemma croce potenziata inbruno.Rivestimento: smalto 6, vetrina 3.Misure: orlo 8,5; fondo 19,7; h. 19,7.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca l’ansa eparte del becco.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: MOLINARI 1990, pp. 417, 454; FRAZ-ZONI 2007, p. 36, n. 112.

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n. 31

Boccale: inv. 121138

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo fiore stilizzato a quattro petalicon bottone centrale, descritto in bruno e campitoda linea verde, entro rosone su fondo a tratteggioin verde.Rivestimento: smalto 7, vetrina 2.Misure: orlo 8,5; fondo 8,4; h. 21,4.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, integrato partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29.

n. 32

Boccale: inv. 121169

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo fiore stilizzato a quattro petali,descritto in bruno con nervatura centrale verde, en-tro rosone.

Rivestimento: smalto 3, vetrina 1.Misure: orlo 8,3; fondo 9,2; h. 22,7.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca l’ansa eparte del becco.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: MONTUSCHI SIMBOLI 1989, p. 22, fig. 9.

n. 33

Boccale: inv. 142517

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo lettera gotica A descritta in verdee campita a tratteggio in bruno. Rivestimento: smalto 5, vetrina 13.Misure: orlo 8,4; fondo 8,5; h. 21,2.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29.

n. 34

Boccale: inv. 142602

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo scacchiera entro cerchio formatada linee oblique ondulate in bruno e verde.Rivestimento: smalto n. id., vetrina n. id.Misure: orlo 9,4; fondo 9; h. 20,4.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel becco e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: BERTI - CAPPELLI 1994, pp. 220-221,tav. 45, n. VId.

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n. 35

Boccale: inv. 142613

Forma: 7Decorazione: sul corpo tralcio con sviluppo conti-nuo e foglie polilobate, descritte in bruno e campi-te in verde a tratteggio. Rivestimento: smalto n. id, vetrina n. id.Misure: fondo 8,5; h. 20,2.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, manca il beccoe parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 58, fig. 25; FRANCO-VICH 1982, p. 30, fig. 8, p. 53, fig. 44; SCONCI 1999,p. 115, n. 75.

n. 36

Boccale: inv. 142518

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con sviluppo continuo efoglie polilobate, descritte in verde, campite a trat-teggio in bruno.

Rivestimento: smalto n. id, vetrina 14.Misure: orlo 7,2; fondo 6,8; h. 15.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: MAZZA 1983, p. 78, fig. 96.

n. 37

Boccale: inv. 142556

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in brunomanganese, sul corpo foglie polilobate dispostesimmetricamente su stelo, descritte in bruno e cam-pite a graticcio in bruno. Rivestimento: smalto 4, vetrina 2.Misure: orlo 8,7; fondo 8,2; h. 21,5.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel becco e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29.

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n. 38

Boccale: inv. 121128

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo doppie linee ondulate in brunocampite da linea in verde, alternate a bande in verdee bande orizzontali determinate da linee in verde, al-ternate a linee in bruno intersecate da tratti verticali.Rivestimento: smalto 4, vetrina 2.Misure: orlo 8,5; fondo 9,2; h. 22,5.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, integrata partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: BLAKE 1981, pp. 109-110, figg. 27-28.; SATOLLI 1981, p. 124, fig. 53; FRANCOVICH -GELICHI 1983, p. 57, n. 11, tav. IX; MAZZA 1983, p.101, fig. 124, p. 122, fig. 158; RICCIO 2005, p. 40,scheda 58.

n. 39

Boccale: inv. 142592

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo serie di quadrati determinati da li-nee in bruno campiti alternativamente a graticcio ead X.Rivestimento: smalto n. id., vetrina n.id.Misure: orlo 8,5; fondo 9,4; h. 21,5.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel becco e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: SCONCI 1999, p. 113, n. 73.

n. 40

Boccale: inv. 142561

Forma: 7Decorazione: sul corpo bande orizzontali determi-nate da due linee in bruno e campite in verde, al-ternate a bande ondulate in verde.Rivestimento: smalto n. id., vetrina n.id.Misure: orlo 8,2; fondo 8,2; h. 19,5.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca parte del becco.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 124, fig. 53; FRAN-COVICH - GELICHI 1983, p. 57, n. 11, tav. IX; MAZ-ZA 1983, p. 101, fig. 124, p. 122, fig. 158; RICCIO

2005, p. 40, scheda 58.

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n. 41

Boccale: inv. 142594

Forma: 7Decorazione: sul collo sequenza con motivo a S,sul corpo scacchiera formata da doppie linee obli-que in bruno e verde che si intersecano.Rivestimento: smalto n. id., vetrina 2.Misure: orlo 7,4; fondo 8,4; h. 21,5.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel becco, dell’orlo e dell’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: FRANCOVICH - GELICHI 1983, p. 56, n. 4; SCONCI 1999, p. 92, n. 52.

n. 42

Boccale: inv. 142609

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo serto di foglie lanceolate dispostea spina di pesce.Rivestimento: smalto n. id., vetrina n. id.Misure: orlo 8,2; fondo 8,8; h. 19,8.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, manca parte delbecco.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: FRANCOVICH 1982, pp. 145-146,S.II.3.; SATOLLI 1983, p. 60, fig. 28, p. 118, fig. 203;FIOCCO - GHERARDI 1988, p. 196, n. 37; FRAZZONI

2007, p. 136, n. 386, p. 138, n. 395.

n. 43

Boccale: inv. 142555

Forma: 7Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo bande orizzontali determinate dalinee in bruno, alternate a bande ondulate in verde.Rivestimento: smalto n. id., vetrina n. id.Misure: fondo 8,4; h. 20.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel becco e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 124, fig. 53; FRAN-COVICH - GELICHI 1983, p. 57, n. 11, tav. IX; MAZ-ZA 1983, p. 101, fig. 124, p. 122, fig. 158; RICCIO

2005, p. 40, scheda 58.

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n. 44

Boccale: inv. 142591

Forma: 7, con variante nel piede a disco.Decorazione: sul corpo lettera gotica I descritta ecampita in bruno.Rivestimento: smalto 4, vetrina n. id.Misure: orlo 7,4; fondo 9; h. 15,2.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, alcune lacunesul corpo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1983, p. 111, fig. 181.

n. 45

Boccale: inv. 142616

Forma: 7, con variante nel piede a disco.Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo serto di foglie lanceolate dispostea spina di pesce.Rivestimento: smalto n. id., vetrina n. id.Misure: orlo 7,9; fondo 8,5; h. 19.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi cat. n. 29. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1983, p. 60, fig. 28, p. 118,fig. 203; FRANCOVICH 1982, pp. 145-146, S.II.3.;FIOCCO-GHERARDI 1988, p. 196, n. 37; FRAZZONI

2007, p. 136, n. 386, p. 138, n. 395.

Forma 8

Descrizione: orlo trilobato, alto collo cilindrico di-stinto dal corpo ovoidale e svasato nella parte su-periore, ansa a bastoncello, piede a disco.

n. 46

Boccale: inv. 121131

Forma: 8Decorazione: sul corpo linee oblique in bruno al-ternate a bande ondulate in verde.Rivestimento: smalto 8; vetrina 2.Misure: orlo 10,4; fondo 6,6; h. 18.Datazione: secondo quarto XIII - seconda metàXIV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma vedi: WHITEHOUSE 1976, p.

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165, fig. 3, n. 25 (in dipinta sotto vetrina); SATOLLI

1983, p. 84, fig. 102; MOLINARI 1990, p. 432, n.492. Per la decorazione vedi: SATOLLI 1981, p. 133,fig. 69; SATOLLI 1983, pp. 89-90, fig. 117-119;FIOCCO - GHERARDI 1988, p. 197, n. 40; SCONCI

1999, p. 94, n. 54.

Forma 9

Descrizione: orlo trilobato, alto collo cilindrico di-stinto dal corpo globulare e leggermente svasatonella parte superiore, ansa a nastro, piede a disco.

n. 47

Boccale: inv. 142532

Forma: 9Decorazione: sul collo motivi geometrici campiti agraticcio sul corpo due nastri passanti alternativa-

mente uno sull’altro, campiti al centro da linea ver-de su fondo a graticcio in bruno.Rivestimento: smalto 3; vetrina 3.Misure: orlo 8,6; fondo 8,4; h. 18,2.Datazione: secondo quarto XIII - seconda metàXIV secolo.Stato di conservazione: manca una piccola porzio-ne dell’orlo.Confronti: per la forma vedi SATOLLI 1981, p. 133,n. 69; p. 134, n. 71; SATOLLI 1983, p. 78, fig. 84, p.82, fig. 96, p. 85, fig. 105; pp. 90-91, figg. 118-122,p. 93, fig. 127-128, p. 103, fig. 157, p. 116, fig. 197;MAZZA 1983, p. 73, figg. 88-89, p. 78, fig. 96; WHI-TEHOUSE 1983, p.16, forma 17a; CENCIAIOLI - DEL-LA FINA 1985, p. 76, fig. 33, p. 87, fig. 65; MOLI-NARI 1990, p. 432, nn. 491; ROMEI 1994, p. 89, fig.4, n. 8. Per la decorazione vedi: SATOLLI 1995, p.81, n. 39.

n. 48

Boccale: inv. 142599

Forma: 9Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo foglie lanceolate disposte in ver-ticale, descritte in bruno e campite in verde.Rivestimento: smalto 4; vetrina n. id.Misure: orlo 8,2; fondo 6,6; h. 14,7.Datazione: secondo quarto XIII - seconda metàXIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 47. Per la deco-razione vedi: BIGANTI 1981, p. 173, fig. 134; FRAN-COVICH 1982, p. 145, S.II.2; FRANCOVICH - GELICHI

1983, p. 71, n. 93; MAZZA 1983, p. 72, fig. 87, p.79, fig. 97, p. 99, fig. 121; SCONCI 1999, p. 67, n.27, p. 89, n. 49.

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n. 49

Boccale: inv. 142510

Forma: 9, con variante nel fondo piano apodo.Decorazione: sul collo tralcio di foglie lanceolatead apici contrapposti sul corpo tralcio con sviluppocontinuo e foglie polilobate, descritte in bruno,campite in verde, con bottone centrale.Rivestimento: smalto 7; vetrina 13.Misure: fondo 9,7; h. 22,7.Datazione: secondo quarto XIII - seconda metàXIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 47.

n. 50

Boccale: inv. 142512

Forma: 9Decorazione: sul collo e sul corpo tralcio a sviluppocontinuo disposto su due registri, con foglie polilo-bate, descritte in bruno, tripartite, campite in verde ea graticcio in bruno con banda centrale a risparmio.Rivestimento: smalto 6; vetrina n. id.Misure: orlo 10,4; fondo 10; h. 23.Datazione: secondo quarto XIII - seconda metàXIV secolo.Stato di conservazione: restaurato, manca parte delcollo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 47. Per la deco-razione vedi: LUZI 1995, pp. 186-187, n. 10.

Forma 10

Descrizione: orlo trilobato, alto collo cilindrico di-stinto dal corpo globulare schiacciato e svasato nel-la parte superiore, ansa a nastro, piede a disco.

n. 51

Boccale: inv. 121152

Forma: 10Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina e serto ondulato con motivi a virgolette, sulcorpo fascia orizzontale determinata da linee inbruno con motivo a sequenza di tratti a virgola al-ternativamente in verde e bruno.Rivestimento: smalto 3; vetrina 4.Misure: fondo 8,4; h. 14.Datazione: secondo quarto XIII - seconda metàXIV secolo.

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Stato di conservazione: manca l’orlo.Confronti: per la forma vedi MAZZA 1983, p. 64,fig. 79; SATOLLI 1983, p. 84, fig. 100; BOJANI, RA-VANELLI GUIDOTTI, FANFANI 1985, p. 90, n. 201.

n. 52

Boccale: inv. 142500

Forma: 10, con variante nel piede rilevato.Decorazione: sul corpo lettera gotica M descritta inbruno e campita in verde, con asta crocifera in alto.Rivestimento: smalto 3; vetrina 4.Misure: orlo 10,4; fondo 9,2; h. 16,2.Datazione: secondo quarto XIII - seconda metàXIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 51.

Forma 11

Descrizione: orlo trilobato, alto collo cilindricosvasato nella parte superiore, distinto dal corpo bi-troncoconico con fascia cilindrica di raccordo, ansaa torciglione, piede rilevato.

n. 53

Boccale: inv. 121145

Forma: 11Decorazione: sul collo sequenza con motivo a S inverde ramina e motivo a virgolette, sul corpo seriedi quadrati in bruno campiti a graticcio e ad X.Rivestimento: smalto 4; vetrina 7.Misure: orlo 10; fondo 8,8; h. 17.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1983, p. 95,fig. 134; WHITEHOUSE 1983, p. 16, forma 17b; RIC-CIO 2005, p. 33, scheda 39. Per la decorazione ve-di: SCONCI 1999, p. 113, n. 73.

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Forma 12

Descrizione: orlo indistinto trilobato, corpo sferoi-dale, alto collo cilindrico distinto dal corpo, ansa anastro, piede svasato, fondo piano.

n. 54

Boccale: inv. 121133

Forma: 12Decorazione: sul corpo tralcio con sviluppo conti-nuo con foglia lobata campita in verde, puntinata arilievo, su fondo a graticcio in bruno; sul collosquame su file parallele.Rivestimento: smalto 3; vetrina n. id.Misure: orlo 7,4; fondo 8; h. 23,5.Datazione: secondo quarto XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca l’ansa.Confronti: per la forma vedi: BLAKE 1971, fig. 7,forma 31a/b; BLAKE 1980, p. 123, fig. 2, n. 1;BLAKE 1981, p. 23, fig. 12, A103, A108, p. 96, fig.2, p. 98, fig. 7; FRANCOVICH 1982, p. 125, tipoA.3.1; SATOLLI 1983, p. 92, fig. 125; GARDELLI

1986, p. 64, n. 15; LUZI - ROMAGNOLI 1992, p. 244,n. 99; SATOLLI 1995, p. 85, n. 51; RICCIO 2005, p.29, scheda 32.

n. 55

Boccale: inv. 121120

Forma: 12Decorazione: sul corpo tralcio con foglie poliloba-te, descritte in bruno e campite in verde.Rivestimento: smalto 6; vetrina 2.Misure: orlo 7,9; fondo 10,2; h. 32,2.Datazione: secondo quarto XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma vedi cat. n. 54. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 58, fig. 25; FRANCO-VICH 1982, p. 30, fig. 8, p. 53, fig. 44; SCONCI 1999,p. 115, n. 75.

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Forma 13

Descrizione: orlo trilobato, corpo schiacciato, ansaa nastro, piede rilevato.

n. 56

Boccale: inv. 142586

Forma: 13Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con sviluppo continuo efoglie polilobate, descritte in bruno e campite inverde a tratteggio.Rivestimento: smalto 4, vetrina 4.Misure: orlo 10,6; fondo 9,4; h. 17,7.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.

Stato di conservazione: ricomposto, manca parte dicollo e orlo.Confronti: per la forma vedi: BLAKE 1980, p. 123,fig. 2; FRANCOVICH 1982, pp. 123-124. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 58, fig. 25; FRANCO-VICH 1982, p. 30, fig. 8, p. 53, fig. 44; SCONCI 1999,p. 115, n. 75.

n. 57

Boccale: inv. 142542

Forma: 13Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo stemma ovale descritto da dop-pia linea in bruno, quella esterna fogliata, campi-ta in verde a tratteggio, al centro tre fasce oriz-zontali in bruno.Rivestimento: smalto 1, vetrina n. id.Misure: fondo 10,4; h. 23.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: restaurato, mancano colloe orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 56.

n. 58

Boccale: inv. 142597

Forma: 13, con variante nell’ansa a bastoncello.Decorazione: sul corpo bande ondulate oblique inverde convergenti agli apici, delimitate da lineeondulate oblique in bruno, su fondo a graticcio inbruno.Rivestimento: smalto 4, vetrina 4.Misure: fondo 11; h. 20,8.

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Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca parte dicollo e orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 56.

n. 59

Boccale: inv. 121153

Forma: 13Decorazione: sul corpo iscrizione AUGUSTIN de-scritta in bruno.Rivestimento: smalto 4, vetrina 10.Misure: fondo 10; h. 19,4.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca l’orlo eparte del collo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 56.

Forma 14

Descrizione: orlo trilobato, corpo con punto dimassima espansione ribassato, ansa a bastoncello,piede rilevato.

n. 60

Boccale: inv. 121168

Forma: 14Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con sviluppo continuo e fo-glie polilobate, descritte in bruno e campite in verde.Rivestimento: smalto 4, vetrina 13.Misure: orlo 10,2; fondo 8,4; h. 16.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1981, p. 156,n. 109; MAZZA 1983, p. 89, fig. 110; SATOLLI 1983,

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p. 75, fig. 74, p. 78, fig. 83, p. 98, fig. 144, p. 101,fig. 152; ROMEI 1994, p. 90, fig. 5, n. 13. Per la de-corazione vedi: SATOLLI 1981, p. 58, fig. 25; FRAN-COVICH 1982, p. 30, fig. 8, p. 53, fig. 44; SCONCI1999, p. 115, n. 75.

n. 61

Boccale: inv. 121148

Forma: 14Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo linea sinuosa con foglie poliloba-te inserite negli spazi di risulta tracciati in brunomanganese e campiti in verde ramina e da linea si-nuosa tracciata in bruno e campita in verde.Rivestimento: smalto 3, vetrina 11.Misure: orlo 11,2; fondo 9,7; h. 21,3.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60. Per la deco-razione vedi: MAZZA 1983, p. 72, fig. 86; SATOLLI1983, p. 60, n. 29; SCONCI 1999, p. 50, n. 10.

n. 62

Boccale: inv. 142614

Forma: 14Decorazione: sul corpo motivo zoomorfo non iden-tificabile.Rivestimento: smalto 3, vetrina 1.Misure: fondo 10,6; h. 23.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: restaurato, fortemente mu-tilo, si conservano originari l’ansa e frammenti delcorpo, del piede e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60.

n. 63

Boccale: inv. 142515

Forma: 14Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo pesce disposto di profilo a destra.Rivestimento: smalto 3, vetrina 12.Misure: orlo 10,7; fondo 9,5; h. 22,6.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60. Per la deco-razione vedi: BOJANI, RAVANELLI GUIDOTTI, FANFA-NI 1985, p. 87, n. 194; RICCIO 2005, p. 28, scheda 29.

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n. 64

Boccale: inv. 142567

Forma: 14, con variante nell’ansa a nastro.Decorazione: sul corpo stemma descritto da doppialinea in bruno, quella esterna dentellata, campita inverde, al centro fascia obliqua in bruno a marginidentellati al centro della quale banda bianca a ri-sparmio.Rivestimento: smalto 2, vetrina 2.Misure: fondo 8; h. 16,7.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60.

n. 65

Boccale: inv. 121147

Forma: 14

Decorazione: sul corpo lettera gotica S descritta ecampita in bruno.Rivestimento: smalto 3, vetrina 2.Misure: orlo 9,3; fondo 7,3; h. 13.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1983, p. 111, fig. 181.

n. 66

Boccale: inv. 121161

Forma: 14Decorazione: sul corpo lettera gotica A descritta ecampita in bruno, decorata con linea ondulata graf-fita, sormontata.Rivestimento: smalto 3, vetrina 4.Misure: orlo 10; fondo 10; h. 18,7.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 116, n. 35.

n. 67

Boccale: inv. 142499

Forma: 14Decorazione: sul corpo lettera gotica A descritta inverde e campita in bruno decorata con linea ondu-lata a risparmio, sulla linea esterna trattini in bruno.Rivestimento: smalto 3, vetrina 2.Misure: fondo 9,5; h. 22,5.

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67

Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: restaurato, manca parte delcollo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60.

n. 68

Boccale: inv. 142604

Forma: 14Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con sviluppo continuo confoglie polilobate, descritte in bruno, tripartite, cam-pite in verde e a graticcio in bruno con banda cen-trale a risparmio.Rivestimento: smalto 2, vetrina 10.Misure: orlo 10,2; fondo 8,2; h. 17,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.

Stato di conservazione: ricomposto, manca unapiccola parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60. Per la deco-razione vedi: LUZI 1995, pp. 186-187, n. 10; SCON-CI 1999, p. 197, n. 156.

n. 69

Boccale: inv. 142583

Forma: 14Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con sviluppo continuo confoglie polilobate, in bruno e campite in verde a trat-teggio.Rivestimento: smalto 4, vetrina 10.Misure: orlo 10,4; fondo 10,4; h. 20,4.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca unapiccola parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 58, fig. 25; FRANCO-VICH 1982, p. 30, fig. 8, p. 53, fig. 44; SCONCI 1999,p. 115, n. 75.

n. 70

Boccale: inv. 142596

Forma: 14Decorazione: sul corpo serie di quadrati determina-ti da linee in bruno campite in verde, campiti da unalosanga centrale e motivi geometrici di contorno agraticcio.Rivestimento: smalto 7, vetrina 11.Misure: orlo 8,7; fondo 10; h. 19,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.

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68

Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 60.

n. 71

Boccale: inv. 142606

Forma: 14Decorazione: sul corpo girale graffita su fondo inbruno.Rivestimento: smalto 6, vetrina 2.Misure: fondo 8,5; h. 15,6.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 56.

Forma 15

Descrizione: orlo trilobato, corpo schiacciato, ansaa bastoncello e piede a disco.

n. 72

Boccale: inv. 142558

Forma: 15Decorazione: sul corpo decorato con fascia oriz-zontale delimitata da linee in verde ramina con al-l’interno motivo a sequenza legata di X in brunomanganese.Rivestimento: smalto 4, vetrina 7.Misure: fondo 6,7; h. 11,2.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: manca parte del corpo, ilcollo, l’orlo e l’ansa.Confronti: per la forma vedi: FRANCOVICH 1982, p.126, tipo A.4.1. Per la decorazione vedi: CENCIAIO-LI - DELLA FINA 1985, p. 76, n. 33, p. 88, n. 69;FRAZZONI 2007, p. 136, n. 385.

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n. 73

Boccale: inv. 142605

Forma: 15Decorazione: sul corpo tralcio con foglie trilobate,descritte in bruno, campite alternativamente in ver-de o a graticcio in bruno.

Rivestimento: smalto 1, vetrina 4.Misure: fondo 11,2; h. 20,2.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: manca parte del corpo, ilcollo, l’orlo e l’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72. Per la deco-razione vedi: CENCIAIOLI - DELLA FINA 1985, p. 77,n. 35; MANDOLESI - VELLUTI 1993, p. 36, n. 15;FRAZZONI 2007, p. 35, n. 108.

n. 74

Boccale: inv. 142578

Forma: 15

Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo motivo ovale disposto in vertica-le campito con linea verde intersecata da trattini, sufondo a graticcio in bruno.Rivestimento: smalto 3, vetrina 4.Misure: fondo 10,4; h. 24.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: manca parte del collo e del-l’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72. Per la deco-razione vedi: CENCIAIOLI - DELLA FINA 1985, p. 77,n. 35; MANDOLESI - VELLUTI 1993, p. 36, n. 15;FRAZZONI 2007, p. 35, n. 108.

n. 75

Boccale: inv. 142522

Forma: 15Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo linea sinuosa con foglie poliloba-te inserite negli spazi di risulta tracciata risparmiosu fondo in bruno manganese. Rivestimento: smalto 3, vetrina 2.Misure: fondo 8,7; h. 16,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72. Per la deco-razione vedi: MAZZA 1983, p. 72, fig. 86; SATOLLI1983, p. 60, n. 29; SCONCI 1999, p. 50, n. 10.

n. 76

Boccale: inv. 142584

Forma: 15Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con sviluppo continuo confoglie trilobate descritte in bruno e campite in ver-de, con bocciolo campito in bruno. Rivestimento: smalto 2, vetrina 2.Misure: orlo 11,2; fondo 10; h. 21.

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70

Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo e dell’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72. Per la deco-razione vedi: Deruta 1980, p. 66; SATOLLI 1981, p.155, fig. 108; SATOLLI 1983, p. 60, fig. 29.

n. 77

Boccale: inv. 142585

Forma: 15Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con sviluppo continuo confoglie trilobate descritte in bruno e campite in ver-de, con bocciolo campito a graticcio in bruno. Rivestimento: smalto 2, vetrina 2.Misure: orlo 10; fondo 10,4; h. 20,6.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72. Per la deco-razione vedi: Deruta 1980, p. 66; SATOLLI 1981, p.155, fig. 108; SATOLLI 1983, p. 60, fig. 29.

n. 78

Boccale: inv. 142562

Forma: 15Decorazione: sul corpo stemma descritto da doppialinea in bruno e verde, al centro aquila. Rivestimento: smalto 6, vetrina 13.Misure: fondo 9,5; h. 22.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1983, p. 77, fig. 81.

n. 79

Boccale: inv. 142498

Forma: 15Decorazione: sul corpo stemma araldico, apparte-nente alla famiglia Ranieri, descritto da doppia li-nea in bruno campita da tratteggio in verde. Rivestimento: smalto 4, vetrina 7.

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Misure: orlo 10,4; fondo 8,4; h. 18,6.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1983, p. 33, figg. 27-29, p.99, fig. 147; FIOCCO - GHERARDI 1988, p. 193, n.32; SCONCI 1999, p. 60, n. 20; FRAZZONI 2007 p. 36,n. 113.

n. 80

Boccale: inv. 121160

Forma: 15Decorazione: sul corpo stemma descritto da doppialinea in bruno campita a tratteggio in bruno, incorni-ciato da foglie? stilizzate descritte in bruno e campi-te in verde; al centro dello stemma croce in verde. Rivestimento: smalto 2, vetrina 2.Misure: fondo 10,4 h. 19,3.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72.

n. 81

Boccale: inv. 142619

Forma: 15Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo stemma descritto da doppia lineain bruno, quella esterna dentellata, campita a gra-ticcio, partito, con sei fasce orizzontali in bruno adestra. Rivestimento: smalto 2, vetrina 2.Misure: fondo 11; h. 21.

Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: restaurato, si conserva solola parte anteriore del vaso senza l’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72.

n. 82

Boccale: inv. 121163

Forma: 15Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo uccello rapace disposto di profi-lo a destra. Rivestimento: smalto 3, vetrina 13.Misure: fondo 11; h. 21.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72. Per la deco-razione vedi: MAZZA 1983, p. 61, fig. 72; MOLINA-RI 1990, p. 454, n. 30, fig. 144; RICCIO 2005, p. 26,scheda 26.

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n. 83

Boccale: inv. 142589

Forma: 15Decorazione: sul corpo uccello rapace disposto diprofilo a destra. Rivestimento: smalto 3, vetrina 12.Misure: fondo 9; h. 19.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca il colloe l’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72. Per la deco-razione vedi: MAZZA 1983, p. 61, fig. 72; MOLINA-RI 1990, p. 454, n. 30, fig. 144; RICCIO 2005, p. 26,scheda 26.

n. 84

Boccale: inv. 121136

Forma: 15Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo uccello rapace disposto di profi-lo a destra.

Rivestimento: smalto 1, vetrina 2.Misure: orlo 12; fondo 11; h. 24,4.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca l’ansa eparte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 56. Per la deco-razione vedi: MAZZA 1983, p. 61, fig. 72; MOLINA-RI 1990, p. 454, n. 30, fig. 144; RICCIO 2005, p. 26,scheda 26.

n. 85

Boccale: inv. 142527

Forma: 15Decorazione: sul corpo pigna stilizzata in bruno di-visa in tre fasce orizzontali da linee in bruno, cam-pita a graticcio in bruno nella fascia superiore edinferiore, con serie di cerchi con pallino campito agraticcio in bruno nella fascia centrale. Rivestimento: smalto 6, vetrina 8.Misure: fondo 10,4; h. 20,4.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca il collo,l’orlo e l’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72.

n. 86

Boccale: inv. 142611

Forma: 15Decorazione: sul corpo lettere AUG descritte inbruno. Rivestimento: smalto 2, vetrina 9.Misure: fondo 10; h. 21,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: restaurato, manca l’ansa,l’orlo e parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72.

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n. 87

Boccale: inv. 121149

Forma: 15, con variante nell’ansa a nastro.Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo foglie lanceolate disposte in ver-ticale, descritte in bruno e campite a graticcio inbruno. Rivestimento: smalto 3, vetrina 2.Misure: orlo 10,8; fondo 10,8; h. 21,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: manca parte del collo e del-l’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 72.

Forma 16

Descrizione: orlo trilobato, corpo con punto dimassima espansione ribassato, ansa a nastro o a ba-stoncello, piede a disco.

n. 88

Boccale: inv. 142537

Forma: 16, con ansa a nastro.Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo motivo ovale in bruno disposto inverticale e campito con nodo, nei settori motivi agraticcio in verde e bruno.Rivestimento: smalto 3, vetrina 9.

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Misure: orlo 11,4; fondo 11,2; h. 22,8Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi: FRANCOVICH 1982, p.127, tipo A.6.1.; FRANCOVICH - GELICHI 1983, p.34, tav. VI, n. 7; SATOLLI 1983, p. 108, fig. 171.

n. 89

Boccale: inv. 121123

Forma: 16, con ansa a bastoncello.Decorazione: sul corpo lettere AUG descritte inbruno.Rivestimento: smalto 2, vetrina 4.Misure: fondo 10,8; h. 20,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca il colloe l’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 88.

n. 90

Boccale: inv. 142576

Forma: 16, con ansa a nastro.Decorazione: sul corpo lettere AUG descritte inbruno.Rivestimento: smalto 3, vetrina 13.Misure: fondo 8,8; h. 18.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 88.

n. 91

Boccale: inv. 142497

Forma: 16, con ansa a nastro.Decorazione: sul corpo lettere descritte in bruno.Rivestimento: smalto 2, vetrina 4.Misure: orlo 10,9; fondo 10,8; h. 22.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 88.

n. 92

Boccale: inv. 142579

Forma: 16, con ansa a bastoncello.Decorazione: sul corpo lettera gotica A descritta e

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campita in bruno, decorata con linea ondulata graf-fita, sormontata da corona.Rivestimento: smalto 2, vetrina n. id.Misure: fondo 11; h. 20,2.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca l’ansa eparte dell’orlo e del collo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 88. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 116, n. 35.

n. 93

Boccale: inv. 142514

Forma: 16, con ansa a bastoncello e variante nelcollo modanato.Decorazione: sul corpo tralcio con sviluppo conti-nuo con foglie triangolari, descritte in bruno, cam-pite in verde con bottone centrale.

Rivestimento: smalto 4, vetrina 6.Misure: orlo 10,4; fondo 11,5; h. 23.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma vedi cat. n. 88.

n. 94

Boccale: inv. 142601

Forma: 16, con ansa a bastoncello.Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo lettere AUG descritte in bruno.

Rivestimento: smalto 8, vetrina 13.Misure: fondo 9; h. 16,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo, dell’ansa e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 88.

n. 95

Boccale: inv. 142538

Forma: 16, con ansa a nastro.

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Decorazione: sul corpo foglie lobate, descritte inbruno e campite in verde, puntinate a rilievo, di-sposte simmetricamente su stelo, su fondo a gratic-cio in bruno.Rivestimento: smalto 3, vetrina 13.Misure: orlo 10,1; fondo 9,3; h. 17,6.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 88. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1983, p. 79, fig. 86; SATOLLI1995, p. 18, figg. 22-23, p. 85, n. 51.

n. 96

Boccale: inv. 142617

Forma: 16, con ansa a bastoncello.Decorazione: sul corpo stemma descritto da doppialinea in bruno, quella esterna dentellata, campita inverde, al centro due fasce orizzontali in bruno.Rivestimento: smalto n. id., vetrina 13.Misure: fondo 8,4; h. 16,4.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 88.

n. 97

Boccale: inv. 142581

Forma: 16, con ansa a bastoncello.Decorazione: sul corpo lettera gotica A descritta inbruno e campita in verde.Rivestimento: smalto 4, vetrina n. id.Misure: fondo 9; h. 16.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo, dell’ansa e dell’orlo.

Confronti: per la forma vedi cat. n. 88.

Forma 17

Descrizione: orlo trilobato, corpo con punto dimassima espansione centrale, ansa a bastoncello,piede a disco.

n. 98

Boccale: inv. 121158

Forma: 17, con variante nell’ansa a nastro.Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo due figure maschili che si fron-teggiano a duello.Rivestimento: smalto 4, vetrina 12.Misure: fondo 13,2; h. 30,5.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi: MAZZA 1983, p. 61,

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fig. 72; SATOLLI 1983, p. 120, fig. 208. Per la deco-razione vedi: MUSEE DE CLUNY 2009, p.185.

n. 99

Boccale: inv. 142610

Forma: 17, con variante nell’ansa a nastro.Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo stemma descritto da doppia lineain bruno, quella esterna dentellata, campita in ver-de, al centro quattro (?) fasce orizzontali in bruno.Rivestimento: smalto 6, vetrina 6.Misure: fondo 11; h. 24,6.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo e del corpo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 98.

n. 100

Boccale: inv. 142588

Forma: 17Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo uccello rapace disposto di profi-lo a sinistra.Rivestimento: smalto 8, vetrina 7.Misure: orlo 10; fondo 10,2; h. 25.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca l’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 98.

n. 101

Boccale: inv. 121119

Forma: 17Decorazione: sul corpo stemma araldico apparte-nente alla famiglia Orsini descritto da doppia lineain bruno manganese e verde ramina.Rivestimento: smalto 3, vetrina 6.Misure: fondo 9,5; h. 21,5.

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Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 98. Per la deco-razione vedi: SCONCI 1999, p. 178, n. 137; RICCIO2005, p. 39, scheda 57.

n. 102

Boccale: inv. 121124

Forma: 17Decorazione: sul corpo volto di donna di prospetto.Rivestimento: smalto 6.Misure: orlo 10; fondo 9,5; h. 24.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca unapiccola parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 98.

n. 103

Boccale: inv. 142519

Forma: 17Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo fiori con foglie cuoriformi dispo-sti simmetricamente su stelo, descritti in bruno ecampiti alternativamente in verde o a risparmio; ailati dello stelo sono foglie stilizzate in verde.Rivestimento: smalto 6; vetrina 13.Misure: orlo 10,8; fondo 10,6; h. 22,6.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: restaurato, manca l’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 98.

n. 104

Boccale: inv. 142501

Forma: 17Decorazione: sul corpo lettera gotica F descritta ecampita in bruno, decorata con linea ondulata rea-lizzata a risparmio, sormontata da corona.Rivestimento: smalto 3; vetrina 12.Misure: orlo 10,8; fondo 9,4; h. 21,2.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: restaurato.Confronti: per la forma vedi cat. n. 98. Per la deco-razione vedi: SATOLLI 1981, p. 116, n. 35.

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Forma 18

Descrizione: orlo trilobato, corpo globulare, piedea disco.

n. 105

Boccale: inv. 142590

Forma: 18Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo linea sinuosa con foglie poliloba-te inserite negli spazi di risulta tracciati in brunomanganese e campiti in verde ramina.

Rivestimento: smalto 7, vetrina 8.Misure: orlo 11,2; fondo 9,2; h. 22,7.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: manca l’ansa.Confronti: per la forma vedi: FRANCOVICH 1982, p.

128, tipo A.7.1.; SATOLLI 1983, p. 99, fig. 147; RO-MEI 1994, p. 90, fig. 5, n. 15. Per la decorazione ve-di: MAZZA 1983, p. 72, fig. 86; SATOLLI 1983, p. 60,n. 29; SCONCI 1999, p. 50, n. 10.

n. 106

Boccale: inv. 142503

Forma: 18Decorazione: sul corpo lettera gotica F descritta ecampita in bruno entro cornice in bruno.

Rivestimento: smalto 5, vetrina 12.Misure: fondo 8; h. 15.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: manca l’ansa e parte delcollo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 105. Per la de-corazione vedi: SATOLLI 1983, p. 111, fig. 181.

n. 107

Boccale: inv. 142539

Forma: 18, con ansa a nastro.Decorazione: sul corpo busto di donna di pro-spetto.

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80

Rivestimento: smalto 9, vetrina 8.Misure: fondo 9,4; h. 22.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e dell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 105.

n. 108

Boccale: inv. 142580

Forma: 18Decorazione: sul corpo iscrizione aciaiolo descrit-ta in bruno.Rivestimento: smalto 3, vetrina n. id.Misure: fondo 9; h. 13,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca il collo,l’orlo e l’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 105.

n. 109

Boccale: inv. 142582

Forma: 18Decorazione: sul corpo stemma descritto da doppialinea in bruno campita in verde, al centro fasciaorizzontale in bruno con banda ondulata bianca arisparmio.

Rivestimento: smalto 1, vetrina 7.Misure: fondo 9; h. 13,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca il collo,l’orlo e l’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 105.

Forma 19

Descrizione: orlo circolare con margine appiattito,cannello, corpo con punto di massima espansioneribassato, ansa a nastro o a bastoncello, apodo.

n. 110

Boccale: inv. 142554

Forma: 19, con ansa a nastro.Decorazione: assente.Rivestimento: smalto n. id., vetrina n. id.Misure: orlo 5,8; fondo 8,6; h. 13,4.Datazione: fine XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel corpo e dell’orlo.Confronti: Per la forma vedi: MAZZA 1983, p. 52,fig. 59, p. 66, fig. 79.

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n. 111

Boccale: inv. 121141

Forma: 19Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo croce latina descritta in brunocon apici a V su fondo a graticcio in verde ramina.Rivestimento: smalto 6, vetrina 6.Misure: orlo 5,5; fondo 7,8; h. 17,5.Datazione: fine XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca l’ansa.Confronti: per la forma vedi cat. n. 110.

n. 112

Boccale: inv. 121159

Forma: 19, con ansa a bastoncello.Decorazione: sul corpo bottone descritto in bruno ecampito in verde, su fondo a graticcio in bruno.Rivestimento: smalto 3, vetrina 13.Misure: orlo 6; fondo 9; h. 12.Datazione: fine XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 110.

Forma 20

Descrizione: orlo trilobato, corpo con bassa care-natura, ansa a nastro, apodo.

n. 113

Boccaletto: inv. 121144

Forma: 20Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo linee oblique a margine smerlatoalternate a linee rette oblique in bruno, campite atrattini in verde.Rivestimento: smalto 3, vetrina 7.Misure: orlo 11,8; fondo 7,7 h. 11,2.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma in dipinta sotto vetrina, ve-di: WHITEHOUSE 1976, p. 167, fig. 4, n. 30; SATOL-LI 1983, p. 51, n. 3; RICCIO 2005, p. 23, scheda 17.Per la decorazione vedi: BERTI - CAPPELLI 1994, p.222, tav. 46, n. VIIc.

n.114

Boccaletto: inv. 142598

Forma: 20, con variante nel piede a disco.Decorazione: sul corpo sequenza con motivo a Sdescritta in verde.Rivestimento: smalto 4, vetrina 13.

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Misure: orlo 10,2; fondo 7,4; h. 11,2.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 113.

Forma 21

Descrizione: orlo trilobato, corpo globulare conmodanature all’attacco del collo, ansa a nastro,apodo.

n. 115

Boccale: inv. 142513

Forma: 21Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con foglie cuoriformi, de-scritte in bruno, tripartite e campite in verde ai lati.Rivestimento: smalto 5, vetrina 7.Misure: orlo 10,2; fondo 9, h. 20.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.

Stato di conservazione: ricomposto.Confronti: per la forma non sono stati individuaticonfronti puntuali con produzioni note. Per la de-corazione vedi: MAZZA 1983, p. 78, fig. 95.

n. 116

Boccale: inv. 142543

Forma: 21, con variante nell’ansa a bastoncello.Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo tralcio con foglie cuoriformi, de-scritte in bruno, campite a tratteggio in bruno, at-traversate da fascia obliqua campita in verde.Rivestimento: smalto n. id., vetrina n. id.Misure: orlo 8; fondo 6,1; h. 13.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedell’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 116 (senza lemodanature all’attacco del collo). Per la decorazio-ne vedi: MAZZA 1983, p. 78, fig. 95.

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Orcioli

Forma 1

Descrizione: orlo circolare con margine appiattito,corpo globulare, collo cilindrico, larghe anse mon-tanti a nastro impostate sulle spalle, apodo con fon-do piano.

n. 117

Orciolo: inv. 142521

Forma: 1Decorazione: sul corpo foglie cuoriformi dispostesimmetricamente su stelo, descritte in bruno e cam-

pite in verde, su fondo a tratteggio.Rivestimento: smalto n. id., vetrina n. id.Misure: orlo 8,4; fondo 9,5; h. 22,5.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: restaurato.Confronti: per la forma vedi: WARD-PERKINS et alii

1973, p. 51, fig. 1, n. 4 (esemplare in ceramicaacroma depurata); MAZZA 1983, p. 48, n. 54 (esem-plare in maiolica arcaica); BERNARDI 1985, p. 46,fig. 12, p. 90, n 73 (esemplare in ceramica acromadepurata).

n. 118

Orciolo: inv. 142560

Forma: 1Decorazione: sul collo motivo a catenella in verderamina, sul corpo linee verticali curve in bruno cheformano una decorazione embricata campita a gra-ticcio.Rivestimento: smalto n. id., vetrina 9.Misure: orlo 7; fondo 7,5; h. 19.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, manca partedel collo e le anse.Confronti: per la forma vedi cat. n. 118. Per la de-corazione vedi: FRANCOVICH - GELICHI 1983, p. 73,fig. 105; SATOLLI 1983, p. 62, fig. 34, p. 123, fig.218; CENCIAIOLI - DELLA FINA 1985, p. 78, n. 37;SCONCI 1999, p. 97, n. 57.

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Anfora

Forma 1

Descrizione: corpo bitroncoconico sagomato nellaporzione superiore, anse a nastro tricostolato, piedea disco.

n. 119

Anfora: inv. 121166

Forma: 1Decorazione: sul corpo decorazione su registri so-vrapposti a carattere vegetale (tralcio con sviluppocontinuo con foglie trilobate stilizzate descritte ecampite in bruno) e geometrico (fascia orizzontale

descritta e campita in bruno con banda ondulatabianca realizzata a risparmio, anche con motivigraffiti). Rivestimento: smalto 3, vetrina 14.Misure: fondo 16; h. 27.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto, ma fortementemutilo della parte superiore: manca il collo, l’orlo ele anse.Confronti: l’esemplare rappresenta un unicum dif-ficilmente riconducibile a standards, per il qualenon sono stati individuati confronti puntuali conproduzioni note.

Tiziana Fiordiponti

4.2.2.b FORME APERTE

Ciotole

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto, parete verticale, ansea sezione ovale, basso piede a disco.

n. 120

Ciotola carenata: inv. 142536

Forma: 1Decorazione: all’esterno linea ondulata in verde.Rivestimento: smalto 5.Misure: orlo 9,3; fondo 4,2; h. 5,1.Datazione: metà XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: lacunosa.Confronti: per la forma vedi: MOLINARI 1990, p.436, n. 507. Per la decorazione vedi: SCONCI 1999,p. 159, nn. 117, 118.

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Forma 2

Descrizione: orlo indistinto, bassa parete legger-mente svasata, anse a sezione ovale, basso piede adisco.

n. 121

Ciotola carenata: inv. 142569

Forma: 2Decorazione: nella vasca foglia singola in verdecampita a graticcio, all’esterno registro orizzontalein bruno con all’interno linea ondulata in verde.Rivestimento: smalto 2.Misure: orlo 9; fondo 3,9; h. 9.Datazione: metà XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposta da frammenti.Confronti: per la forma vedi: Farnese 1985, tav. 12,H389; ROMEI 1994, p. 91, fig. 6, n. 19; WHITEHOU-SE 1972, p. 222, fig. 10, nn. 12-13.

Forma 3

Descrizione: orlo indistinto, bassa parete verticale,anse a sezione ovale, piede a disco.

n. 122

Ciotola carenata: inv. 121118

Forma: 3Decorazione: nella vasca agnus dei.Rivestimento: smalto 3.Misure: orlo 9,5; fondo 4,5; h. 4,2.Datazione: metà XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo e del-la vasca.Confronti: per la forma vedi: CASOCAVALLO 2002,p. 296, fig. 3, n. 3; SCONCI 1999, p. 144, n. 103. Perla decorazione vedi: SCONCI 1999, p. 159, nn. 117-118; FIOCCO-GHERARDI 1988, p. 212, n. 71.

n. 123

Ciotola carenata: inv. 121150

Forma: 3Decorazione: nella vasca agnus dei. Rivestimento: smalto 2. Misure: orlo 10,4; fondo 4,7; h. 6,6.datazione: metà XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: lacune nella vasca.Confronti: per la forma vedi cat. n. 122.

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Forma 4

Descrizione: orlo indistinto, alta parete leggermen-te svasata, anse a sezione ovale, basso piede a disco.

n. 124

Ciotola carenata: inv. 142502

Forma: 4Decorazione: sulla parete esterna due linee in verde. Rivestimento: smalto 5.Misure: orlo 9,3; fondo 4; h. 5.Datazione: metà XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: integra.Confronti: per la forma vedi: MOLINARI 1990, p.438, n. 506; SATOLLI 1995, p. 18.

n. 125

Ciotola carenata: inv. 142577

Forma: 4Decorazione: sulla parete esterna due linee con alcentro linea ondulata in verde. Sulle anse trattiniin verde.Rivestimento: smalto non id. Misure: orlo 9,6; fondo 4; h. 5,2.Datazione: metà XIII - prima metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposta da frammenti.Confronti: per la forma vedi cat. n. 124.

Forma 5

Descrizione: orlo estroflesso e margine superioreappiattito, parete leggermente svasata, carena sago-mata, piede a disco.

n. 126

Ciotola: inv. 142568

Forma: 5Decorazione: nella vasca rosone stilizzato con 8 pe-tali alternativamente ingraticciati entro tondo deli-mitato da doppia filettatura. sulla tesa trattini ra-diali paralleli.Rivestimento: smalto 1.Misure: orlo 13,4; fondo 5,6; h. 6,6.Datazione: seconda metà del XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposta da frammenti elacunosa.Confronti: per la forma vedi: WHITEHOUSE 1983, n.7b; FIOCCO-GHERARDI 1989, p. 551, n. 29; MOLI-NARI 1990, p. 437, n. 510; ROMEI 1994, p. 91, fig.6, n. 23; SCONCI 1999, p. 187, n. 146; GLAUDEL2002, p. 263, fig. 9/2. Per la decorazione vedi:FIOCCO-GHERARDI 1988, p. 225, n. 98a.

Forma 6

Descrizione: orlo arrotondato leggermente rien-trante, vasca emisferica.

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n. 127

Ciotolina: inv. 121122

Forma: 6Decorazione: foglia di quercia singola realizzata inverde e graticcio in bruno. Rivestimento: smalto 4.Misure: orlo 7,2; h. 5,2.Stato di conservazione: lacunoso, mancante delfondo.

Tazze

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto, corpo subcilindrico,ansa circolare a sezione ovoidale, piede a disco.

n. 128

Tazza: inv. 121127

Forma: 1Decorazione: all’esterno bande verdi campite agraticcio alternate ad una linea orizzontale in bru-no, delimitata da linee verticali in bruno.

Rivestimento: smalto 3.Misure: orlo 8; fondo 5; h. 7,5.Datazione: fine XIV- prima metà XV secolo.Stato di Conservazione: ricomposta ed integrata daframmenti. Confronti: per la forma: Orvieto1 1983, p. 13, tipo5b; FIOCCO-GHERARDI 1989, p. 550, n. 23; MOLINA-RI 1990, p. 440, n. 518; SCONCI 1999, p. 154, n. 113.

Catini

Forma 1

Descrizione: orlo arrotondato, bordo con piccolatesa piana, parete esterna carenata, parete internaemisferica, anse a nastro, fondo piano.

n. 129

Catino: inv. 121139

Forma: 1Decorazione: nella vasca uccello rapace disposto diprofilo a destra; sul cavetto motivo a “S” in verde;sulla tesa linee verticali in bruno e verde alternate.Rivestimento: smalto 2; vetrina 16.Misure: orlo 13,2; fondo 10,5; h. 6,6.Datazione: seconda metà XIII – inizio XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposta ed integrata daframmenti.Confronti: per la forma vedi: ROMEI 1994, p. 94,fig. 8, n. 49. Per la decorazione vedi: MAZZA 1983,pp. 112-115; MOLINARI 1990, p. 454, n. 30.

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Forma 2

Descrizione: orlo arrotondato, bordo con piccolatesa piana, parete esterna ed interna carenata, ansea nastro, fondo piano.

n. 130

Catino: inv. 121154

Forma: 2Decorazione: vasca quadripartita da doppie linee inbruno con elementi radiali in verde; sul cavetto se-rie di S orizzontali in verde; sulla tesa linee verti-cali in bruno e verde alternate.Rivestimento: smalto 2; vetrina 13.Misure: orlo 18,5; fondo 9,6; h. 7.Datazione: seconda metà XIII secolo – inizio XIVsecolo.Stato di conservazione: intera con piccole lacune. Confronti: per la forma vedi: Orvieto 1 1983, p. 13,tipo 13; Farnese 1991, p. 78, tav. 12, n. 2; FRAZZO-NI 2007, tav. III, n.1.

n. 131

Catino: inv. 121142

Forma: 2Decorazione: nella vasca intrecciati passanti alter-nativamente uno sull’altro con foglia polilobata al-l’incrocio, sul cavetto due linee in verde e bruno;sulla tesa linee verticali in verde.Rivestimento: smalto 9; vetrina 9.

Misure: orlo 23,2; fondo 11,8; h. 9.Datazione: seconda metà XIII secolo – inizio XIVsecolo.Stato di conservazione: ricomposta da frammenticon integrazioni.Confronti: per la forma vedi cat. n. 130.

n. 132

Catino: inv. 142530

Forma: 2Decorazione: nella vasca uccello rapace disposto diprofilo a destra; sulla tesa linee verticali in bruno everde alternate.Rivestimento: smalto 3; vetrina.Misure: orlo 19,5; fondo 10,5; h. 7,3.Datazione: seconda metà XIII – inizio XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposta da frammenticon lacune. Confronti: per la forma vedi cat. n. 130. Per la deco-razione vedi: MAZZA 1983, pp. 112-115; MOLINARI

1990, p. 454, n 30; CHIOVELLI 1994, p. 119, fig. 3.

n. 133

Catino: inv. 142564

Forma: 2Decorazione: nella vasca uccello rapace disposto diprofilo a sinistra; sul cavetto linea ondulata in ver-

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de; sulla tesa linee oblique in bruno e verde alter-nate.

Rivestimento: smalto 8; vetrina 13.Misure: orlo 18; fondo 9,4; h. 8.Datazione: ultimo quarto XIV- inizio XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenticon lacune.Confronti: per la forma vedi cat. n. 130. Per la de-corazione vedi cat. n. 132.

Forma 3

Descrizione: orlo indistinto, parete verticale, anse anastro, versatoio a beccuccio, piede indistinto.

n. 134

Catino: inv. 142529

Forma: 3Decorazione: motivo a foglie polilobate. Rivestimento: smalto n. id. Misure: orlo 14; fondo 4,2; h. 8.

Stato di conservazione: ricomposta da frammenticon lacune integrate.

Forma 4

Descrizione: orlo indistinto, vasca polilobata, ansaa tortiglione, fondo piano.

n. 135

Catino: inv. 142531

Forma: 4Decorazione: in rilievo applicate raffiguranti proto-mi zoomorfe. Rivestimento: smalto 6.Misure: orlo 25; fondo 11; h. 10,6.Datazione: metà XIII- inizio XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenticon lacune. Confronti:per la forma ORVIETO 1 1983, p. 14, tipo9b; MOLINARI 1990, p. 442, n. 527.

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Bacini

Forma 1

Descrizione: orlo arrotondato, margine superioreleggermente inclinato, parete carenata, ansa costo-lonata, fondo piano.

n. 136

Bacino: inv. 142566

Forma: 1Decorazione: nella vasca nastri intrecciati passantialternativamente uno sull’altro con fiore poliloba-to; sul cavetto catenella in verde, sulla tesa lineaondulata in bruno.Rivestimento: smalto 6.Misure: orlo 34; fondo 13,8; h. 11.Datazione: prima metà XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti.Confronti: per la forma vedi: ROMEI 1994, p. 95,fig. 9, n. 54; FRAZZONI 2007, tav III, n. 2.

Forma 2

Descrizione: orlo arrotondato, bordo con piccolatesa piana, parete esterna ed interna carenata, ver-satoio, anse a nastro, fondo piano.

n. 137

Bacino: inv. 121137

Forma: 2Decorazione: due figure, maschile e femminile, in-serite in un paesaggio fantastico, corteggiamento,con iscrizione.Rivestimento: smalto 6.Misure: orlo 39,3; fondo 22; h. 12,6.Datazione: metà XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti.Bibliografia: LUZI-PESANTE 2011.

4.2.2.c LUCERNA

Descrizione: orlo indistinto ed assottigliato, va-schetta aperta circolare con beccuccio trilobato,fondo piano.

n. 138

Lucerna: inv. 142535

Decorazione: sulla parete esterna linea in verde.Rivestimento: smalto 3. Misure: orlo 5,4; fondo 3; h. 2,2.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: integra con piccole lacune.Confronti: per la forma vedi: ROMEI 1992, p. 29,tav. VIII, n. 8

Daniela Alessandrelli

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4.2.3 MAIOLICA MONOCROMA BIANCA

Nel contesto agostiniano sono presenti poche for-me pertinenti alla maiolica monocroma bianca, tracui un esemplare soltanto di boccale (cat. n. 139).Tale recipiente è morfologicamente riconducibilealla forma 17 della maiolica arcaica (cat. nn. 98-

194)26, variante dei boccali con orlo trilobato, corpoovoidale e piede a disco, caratterizzata dal corpocon punto di massima espansione centrale. Comedetto, questi boccali avranno grande fortuna nellamaiolica arcaica tarda tanto da costituire un tipomorfologico utilizzato in diverse classi ceramiche,come la monocroma bianca cui appartiene il boc-cale n. 139.Le forme aperte in monocroma bianca sono attesta-te da soli due esemplari: la tazza con orlo indistin-to, corpo subcilindrico, ansa circolare a sezioneovoidale, piede a disco (forma 1, cat. n. 140) chepresenta la stessa forma della tazza in maiolica ar-caica già descritta (cat. n.128) ed una lucerna convaschetta chiusa rotonda (forma 1, cat. n. 141),apoda con due fori diseguali disposti sulla superfi-cie e tre prese lungo i bordo. Questa non trova con-fronti in ambito umbro laziale, l’unica attestazionesi ha in ambito campano, dove è stato ritrovato aNapoli un solo altro esemplare invetriato databile alXIV secolo27.

Daniela Alessandrelli

Tiziana Fiordiponti

4.2.3.a FORME CHIUSE

Boccali

Forma 17

Descrizione: orlo trilobato, corpo con punto dimassima espansione centrale, ansa a nastro, piede adisco.

n. 139

Boccale: inv. 142541

Rivestimento: smalto 1, vetrina 5.Misure: orlo 10.4; fondo 9,3; h. 21,5.Datazione: prima metà XV secolo.Stato di conservazione: manca parte del collo e del-l’orlo.Confronti: per la forma vedi cat. n. 98.

Tiziana Fiordiponti

4.2.3.b FORME APERTE

Tazze

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto, corpo subcilindrico,ansa circolare a sezione ovoidale, piede a disco.

n. 140

Tazza: inv. 121156

Forma: 1Rivestimento: smalto 3.Misure: orlo; fondo 4,2; h. 7,3.Datazione: fine XIV- prima metà del XV secolo.Stato di conservazione: ricomposta da frammenticon lacune.Confronti: per la forma vedi: Orvieto1 1983, p. 13,tipo 5b; FIOCCO-GHERARDI 1988, p. 550, n. 23; MO-LINARI 1990, p. 440, n. 518.

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4.2.3.c LUCERNA

Descrizione: lucerna con vaschetta chiusa rotonda,apoda con due fori diseguali disposti sulla superfi-cie e tre prese disposte lungo il bordo.

n. 141

Lucerna: inv. 121130

Forma: 1Rivestimento: smalto 3. Misure: orlo 3,2; fondo 8,2; h. 5,3.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma vedi: FONTANA 1984, p. 67,n. 33, tipo 33.

Daniela Alessandrelli

4.2.4 CERAMICA INVETRIATA

Il contesto esaminato ha restituito due microvaset-ti, piccoli contenitori comuni in Italia centrale apartire dal XV secolo come contenitori di colori,spezie e unguenti. Gli esemplari agostiniani attesta-no due forme: la prima con orlo estroflesso, corpoovoidale schiacciato e fondo piano apodo, tipo as-sai diffuso in Toscana, Umbria e Lazio, la secondacon collo cilindrico, corpo schiacciato con punto dimassima espansione ribassato.

4.2.4.a MICROVASETTI

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto estroflesso, corpo ovoi-dale schiacciato, fondo piano apodo.

n. 142

Microvasetto: inv. 142509

Forma: 1Rivestimento: vetrina 11.Misure: orlo 6,9; fondo 3,8; h. 6,5.Datazione: prima metà XIV - inizi XV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1983, p. 93,n. 84; MOLINARI 1990, p. 402, n. 444; LUZI - RO-MAGNOLI 1981, p. 27, n. A/19; RICCIO 2005, p. 122,scheda 191.

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Forma 2

Descrizione: orlo indistinto estroflesso, breve collocilindrico, corpo schiacciato con punto di massimaespansione ribassato, fondo piano apodo.

n. 143

Microvasetto: inv. 142608

Forma: 2Rivestimento: vetrina con basse percentuali di sta-gno.Misure: orlo 4; fondo 4,7; h. 7,5.Datazione: prima metà XIV - inizi XV secolo.Stato di conservazione: integro.

Tiziana Fiordiponti

4.2.5 CERAMICA DEPURATA

Il contesto ha restituito un esiguo numero di esem-plari in ceramica depurata, pertinenti per lo più aforme chiuse e attestanti diverse tipologie funzio-nali, quali truffette, boccali, orcioli e olle. Nessunodei pezzi mostra decorazioni incise.Tranne tre casi (cat. nn. 154, 157, 159), si tratta diforme coincidenti con altre produzioni, quali la di-pinta sotto vetrina e la maiolica arcaica: questo,unito all’assenza di decorazioni, può indurre a rite-nere che si tratti di biscotti delle classi indicate, an-che se è possibile che venissero utilizzati anche pri-vi di copertura. Poiché questi recipienti non pre-sentano visibili difetti di fabbricazione si può esclu-dere che siano degli scarti.

Le truffette sono rappresentate da un’unica formacaratterizzata da orlo trilobato, collo svasato conmarcata strozzatura all’attacco del corpo, corpoglobulare schiacciato, ansa a nastro con attacco aldi sotto dell’orlo, fondo piano apodo, analoga aduna truffetta del contesto agostiniano in dipinta sot-to vetrina (cat. nn. 3-5), come si è visto forma am-piamente attestata nell’alto Lazio ed in Umbria edatabile al XIII secolo28.Maggior varietà morfologica è presente tra i bocca-li, per i quali sono state individuate nove forme di-verse, riconducibili tutte a forme presenti nella pro-duzione in maiolica arcaica, ad eccezione del boc-cale menzionato sopra (cat. n. 154).Anche nella produzione in ceramica depurata sonopresenti i boccali con piede svasato e corpo ovoi-dale (forme 1-3, cat. nn. 145-147), con variantinella morfologia del piede, alto nell’esemplare n.145 e basso nei nn. 146-147, e nel corpo che mo-stra posizioni diverse nel punto di massima espan-sione: centrale nel n. 146 o ribassato nei nn. 145 e147. L’orlo è trilobato in tutti i pezzi esaminati.Questo tipo di boccali rimanda a forme già vistenella maiolica arcaica provenienti dal contesto(forme 2-4, cat. nn. 11-23), che, come già si è vi-sto, rappresentano una delle più antiche produzionidi maiolica arcaica dell’Italia centrale29. Altro boccale attestato per questa classe è il tipoapodo con fondo piano, corpo globulare, collo ci-lindrico e ansa a nastro, caratterizzato dalla presen-za del becco a ‘pellicano’ (forma 4, cat nn. 148-

149), di cui si sono visti numerosi esemplari inmaiolica arcaica (forma 7, cat. nn. 29-45), un boc-cale che, come già detto nel capitolo relativo, risul-ta essere un’evoluzione dei boccali con beccuccio a‘mandorla’ della ceramica dipinta sotto vetrina,ampiamente diffusa a Roma e dintorni, e anche nel-l’alto Lazio ed in Umbria30.Un solo esemplare (forma 5, cat. n. 150) rimandaal boccale in maiolica arcaica con alto collo cilin-drico e orlo trilobato caratterizzato proprio dall’e-vidente sviluppo del collo, qui nella variante confascia cilindriforme di raccordo (forma 11, cat. nn.

53). Boccale molto presente nell’alto Lazio e inUmbria, è derivato anch’esso dalla produzione indipinta sotto vetrina31.Il boccale con orlo trilobato, corpo ovoidale e piederilevato o a disco, tipo caratteristico della tardamaiolica arcaica dell’Italia centro-settentrionale32, èattestato in due esemplari (forma 6, cat. nn. 151-

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152) analoghi ai boccali pertinenti alla forma 14

della maiolica arcaica (cat. nn. 60-71), caratterizza-ti dalla presenza del piede rilevato e dal ventre leg-germente ribassato, e da un terzo boccale (forma 7,

cat. n. 153) che presenta il piede a disco e il ventremarcatamente ribassato, analogo ad esemplari inmaiolica arcaica (forma 16, cat. nn. 88-97).La forma 9 (cat. n. 155) è un boccale con corposferoidale, che rimanda ad un altro boccale inmaiolica arcaica (forma 12, cat. nn. 54-55), ed ècaratterizzato da alto piede svasato con fondo pia-no, corpo sferoidale con fascia cilindriforme di rac-cordo, distinto dall’alto collo cilindrico e orlo trilo-bato. Come per gli esemplari in maiolica arcaica, sideve riconoscere in esso un tipo di boccale moltonoto in Toscana, Umbria e Lazio33.Molto interessante la presenza del boccale con altocollo cilindrico, orlo trilobato, corpo troncoconicocon marcatura centrale, fondo piano apodo (forma

8, cat. n. 154), non altrimenti attestato nelle altreclassi presenti nel contesto. Si tratta di una formaconosciuta nell’alto Lazio sia in acroma che nellaproduzione in dipinta sotto vetrina e in seguito an-che in esemplari della prima maiolica arcaica34. L’e-semplare in acroma depurata resta al momento uncaso isolato in ambito aquesiano, forse da ritenersianch’esso un biscotto per recipienti in dipinta sottovetrina o maiolica arcaica, recipienti però che nonsono presenti nel contesto e che non risultano atte-stati neanche in altri contesti provenienti da Acqua-pendente.Gli orcioli sono attestati nella ceramica depurata daun unico esemplare (forma 1, cat. n. 156), analogoper forma all’orciolo già visto in maiolica arcaica,caratterizzato da fondo piano apodo, corpo globu-lare, collo cilindrico e larghe anse montanti a nastroimpostate sulle spalle35.Analogamente, nel contesto è presente un soloesemplare di olla in ceramica depurata (forma 1,

cat. n. 157), recipiente caratterizzato da orlo indi-stinto, corpo globulare schiacciato, ansa a nastro efondo piano apodo, per la quale non è stato possi-bile istituire confronti con prodotti già noti.Altra forma che presenta una morfologia unica è ilmicrovasetto dalle dimensioni veramente ridottecon orlo estroflesso, corpo ovoidale e fondo pianoapodo (forma 1, cat. n. 159), un tipo di recipientedi uso molto frequente in Italia centrale soprattuttoa partire dal XV secolo come piccoli contenitori permaterie varie. Unica forma aperta presente nella

contesto in esame è il catino (forma 1, cat. n. 158)con tesa orizzontale, anse a nastro, corpo troncoco-nico, fondo piano che trova confronti nell’area al-tolaziale e romana.

Daniela Alessandrelli

Tiziana Fiordiponti

4.2.5.a FORME CHIUSE

Truffette

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto trilobato, collo svasatocon marcata strozzatura all’attacco del corpo, cor-po globulare schiacciato, ansa a nastro con attaccoal di sotto dell’orlo, apoda con fondo piano.

n. 144

Truffetta: inv. 142545

Forma: 1Misure: orlo 6,4; fondo 6,4; h. 14,5.Datazione: XIII secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1983, p. 55,n. 13; SATOLLI 1995, p. 76, n. 25.

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Boccali

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto trilobato, corpo ovoi-dale con punto di massima espansione ribassato,ansa a bastoncello con attacco al di sotto dell’orlo,alto piede svasato a margine rialzato, fondo piano.

n. 145

Boccale: inv. 142552

Forma: 1Misure: orlo 10,8; fondo 10,6; h. 28.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: integro.

Confronti: per la forma vedi: BLAKE 1981, p. 23,fig. 11, A750, p. 96, nn. 3-4, p. 100, n. 12; FRAN-COVICH - GELICHI 1983, p. 30, tav. II, n. 2, tav. III,n. 3; MAZZA 1983, p. 62, fig. 75; SATOLLI 1983, p.57, fig. 21 (in dipinta sotto vetrina), pp. 59-60, figg.25-28, p. 61, fig. 32, p. 63, figg. 37-38, p. 64, figg.41-42, p. 70, fig. 59, p. 73, fig. 69, p. 79, fig. 87, p.87, figg. 110-111, pp. 88-89, figg. 113-116, pp.123-124, figg. 218-219; WHITEHOUSE 1983, p. 17,forme 21; MOLINARI 1990, p. 428, n. 481.

Forma 2

Descrizione: orlo indistinto trilobato, corpo ovoi-dale con punto di massima espansione centrale, an-sa a bastoncello con attacco al di sotto dell’orlo,basso piede svasato, fondo piano.

n. 146

Boccale: inv. 142551

Forma: 2Misure: orlo 9; fondo 7,5; h. 16,8.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: integro.

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Confronti: per la forma vedi BLAKE 1980, p. 124,fig. 3, p. 123, n. 1; FRANCOVICH 1982, p. 123 formaA1.3; WHITEHOUSE 1983, p. 17, forma 20; CEN-CIAIOLI - DELLA FINA 1985, p. 78, fig. 37.

Forma 3

Descrizione: con basso piede svasato, fondo piano,corpo ovoidale con punto di massima espansioneribassato, ansa a nastro con attacco al di sotto del-l’orlo.

n. 147

Boccale: inv. 142565

Forma: 3Misure: fondo 8,7; h. 20,6.Datazione: metà XIII - seconda metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca l’orlo.

Confronti: per la forma vedi BLAKE 1971, fig. 6,forme 19 e 30; SATOLLI 1981, p. 145, n. 90; FRAN-COVICH 1982, p. 123, forma A1.2; RICCIO 2005, p.29, scheda 33.

Forma 4

Descrizione: orlo indistinto, collo cilindrico, beccoa pellicano, corpo globulare, ansa a nastro con at-tacco al di sotto dell’orlo, apodo con fondo piano.

n. 148

Boccale: inv. 142549

Descrizione: orlo indistinto, collo cilindrico, beccoa pellicano, corpo globulare, ansa a nastro con at-tacco al di sotto dell’orlo,apodo con fondo piano.Misure: orlo 8,0; fondo 7,6; h. 20,2.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: integro.

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Confronti: per la forma vedi: WHITEHOUSE 1983,p. 16, tipo 16a; MOLINARI 1990, pp. 426-428, nn.473-480.

n. 149

Boccale: inv. 142573

Forma: 4Misure: orlo 8,2; fondo 8,6; h. 18,5.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca parte del becco.Confronti: per la forma vedi cat. n. 148.

Forma 5

Descrizione: orlo indistinto trilobato, alto collo ci-lindrico distinto dal corpo e svasato nella parte su-periore, corpo bitroncoconico con fascia cilin-driforme di raccordo, ansa a nastro con attacco al disotto dell’orlo, piede rilevato, fondo piano.

n. 150

Boccale: inv. 142550

Forma: 5Misure: fondo 11; h. 22,9.Datazione: metà XIII - metà XIV secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1983, p. 95,fig. 134; WHITEHOUSE 1983, p. 16, forma 17b; RIC-CIO 2005, p. 33, scheda 39.

Forma 6

Descrizione: orlo indistinto trilobato, corpo ovoi-dale con punto di massima espansione ribassato,ansa a bastoncello con attacco al di sotto dell’orlo,piede rilevato, fondo piano.

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n. 151

Boccale: inv. 142571

Forma: 6Misure: fondo 9,8; h. 17,3.Datazione: seconda metà XIV secolo - XV secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo el’ansa.Confronti: per la forma vedi: SATOLLI 1981, p. 156,n. 109; MAZZA 1983, p. 89, fig. 110; SATOLLI 1983,p. 75, fig. 74, p. 78, fig. 83, p. 98, fig. 144, p. 101,fig. 152; ROMEI 1994, p. 90, fig. 5, n. 13.

n. 152

Boccale: inv. 121151

Forma: 6, con variante nell’ansa a nastro.Misure: orlo 11,6; fondo 9,8; h. 23,2.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma vedi cat. n. 151.

Forma 7

Descrizione: orlo indistinto, bocca trilobata, corpoovoidale con punto di massima espansione ribassa-to, ansa a bastoncello con attacco al di sotto del-l’orlo, piede a disco, fondo piano.

n. 153

Boccale: inv. 142572

Forma: 7Misure: fondo 9,2; h. 22,8.Datazione: seconda metà XIV - XV secolo.Stato di conservazione: manca parte dell’orlo.Confronti: per la forma vedi: FRANCOVICH 1982, p.127, tipo A.6.1.; FRANCOVICH - GELICHI 1983, p.34, tav. VI, n. 7; SATOLLI 1983, p. 108, fig. 171.

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Forma 8

Descrizione: alto collo cilindrico, orlo indistintotrilobato, corpo troncoconico con marcatura centra-le, fondo piano apodo.

n. 154

Boccale: inv. 142575

Forma: 8Misure: fondo 10; h. 24,5.Datazione: prima metà XIII secolo.

Stato di conservazione: manca parte dell’orlo, delcorpo e l’ansa.Confronti: per la forma vedi: WHITEHOUSE - AN-DREWS - WARD-PERKINS 1972, p. 221, fig. 9, nn. 10-11; LUZI - ROMAGNOLI 1981, p. 46, n. C/1; MAZZA

1983, p. 10, n. 3, p. 16, nn. 10-12, p. 35, n. 35; RIC-CIO 2005, p. 19, n. 9.

Forma 9

Descrizione: alto collo cilindrico distinto dal corpo,orlo indistinto circolare, corpo sferoidale con fasciacilindriforme di raccordo, alto piede svasato, fondopiano.

n. 155

Boccale: inv. 121129

Forma: 9Misure: orlo 6,2; fondo 11,4; h. 30,2.Datazione: secondo quarto XIII – metà XIV se-colo.Stato di conservazione: manca l’ansa.Confronti: per la forma vedi: BLAKE 1971, fig. 7,forma 31a/b; BLAKE 1980, p. 123, fig. 2, n. 1;BLAKE 1981, p. 23, fig. 12, A103, A108, p. 96, fig.2, p. 98, fig. 7; FRANCOVICH 1982, p. 125, tipoA.3.1; SATOLLI 1983, p. 92, fig. 125; GARDELLI

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1986, p. 64, n. 15; LUZI - ROMAGNOLI 1992, p. 244,n. 99; SATOLLI 1995, p. 85, n. 51; RICCIO 2005, p.29, scheda 32.

Orcioli

Forma 1

Descrizione: orlo circolare appiattito, corpo globu-lare, collo cilindrico, larghe anse montanti a nastroimpostate sulle spalle, apodo con fondo piano.

n. 156

Orciolo: inv. 142523

Forma: 1Misure: fondo 8,5; h. 19,2.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: manca parte del collo, l’or-lo e una delle anse.Confronti: per la forma vedi: WARD-PERKINS et alii

1973, p. 51, fig. 1, n. 4; BERNARDI 1985, p. 46, fig.12, p. 90, n. 73.

Olle

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto, corpo globulareschiacciato, ansa a nastro, fondo piano apodo.

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n. 157

Olla: inv. 142524

Forma: 1Misure: orlo 16,6; fondo 12,2; h. 20,4.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: integro.

Tiziana Fiordiponti

4.2.5.b FORME APERTE

Catini

Forma 1

Descrizione: con tesa orizzontale, anse a nastro,corpo troncoconico, fondo piano.

n. 158

Catino: inv. 142553

Forma: 1Misure: orlo 21,5; fondo 11; h. 9,2.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: per la forma vedi: BERNARDI 1985, p.47, fig. 13, n. 27; RICCI 1990, p. 295, n. 240.

4.2.5.c MICROVASETTI

Descrizione: orlo indistinto estroflesso, corpo ovoi-dale, fondo piano apodo.

n. 159

Microvasetto: inv. 142607

Forma: 1Misure: orlo 3,1; fondo 2,7; h. 5,1.Datazione: metà XIV- XIV secolo.Stato di conservazione: integro.

Daniela Alessandrelli

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4.2.6 CERAMICA DA FUOCO

La ceramica acroma da fuoco è attestata, per le for-me chiuse, esclusivamente dall’olla che presentaun’unica forma (forma 1, nn. 160-165) caratteriz-zata da orlo estroflesso, anse complanari a nastro,corpo globulare schiacciato e fondo piano; mentrele forme aperte sono rappresentate da un’unica cio-tola (forma 1, n. 166) con orlo indistinto con mar-gine superiore appiattito, parete bassa e rettilineaaccentuatamente svasata. Queste forme trovano corrispondenza nella zonaaltolaziale e romana a partire dal XIV secolo.

Daniela Alessandrelli

Tiziana Fiordiponti

4.2.6.a FORME CHIUSE

Olle

Forma 1

Descrizione: orlo arrotondato e estroflesso, corpoglobulare schiacciato, anse a nastro complanari,fondo piano.

n. 160

Olla: inv. 121157

Forma: 1Misure: orlo 11,2; fondo 8; h. 9.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: integra.Confronti: BERNARDI 1985, p. 44, fig. 10, nn. 2 e 6.

n. 161

Olla: inv. 142547

Forma: 1Misure: orlo 12; fondo 8,3; h. 10,5.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: integra.Confronti: vedi cat. n. 160.

n. 162

Olla: inv. 142570

Forma: 1Misure: orlo 12; fondo 9; h. 10.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposta, mancante diun’ansa.Confronti: vedi cat. n. 160.

n. 163

Olla: inv. 142548

Forma: 1Misure: orlo 14; fondo 10; h. 10,5.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: integra.Confronti: vedi cat. n. 160.

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n. 164

Olla: inv. 142563

Forma: 1Misure: orlo 9,9; fondo 7,8; h. 9,3.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: integra.Confronti: vedi cat. n. 160.

n. 165

Olla: inv. 142574

Forma: 1Misure: orlo 9,2; fondo 7,4; h. 9,8.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: mancante di un’ansa.Confronti: vedi cat. n. 160.

Tiziana Fiordiponti

4.2.6.b FORME APERTE

Ciotola

Forma 1

Descrizione: orlo indistinto con margine superioreappiattito, parete bassa e rettilinea accentuatamentesvasata.

n. 166

Ciotola: inv. 142557

Forma: 1Misure: orlo 23,6; fondo 17,5; h. 6,7.Datazione: fine XIII – inizi XIV secolo.Stato di conservazione: integra.Confronti: RICCI 1990, p. 237, n. 100, BERNARDI1985, p. 45, fig. 11, n. 18.

Daniela Alessandrelli

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4.2.7 CERAMICA INVETRIATA DA FUOCO

La ceramica invetriata da fuoco, che si diffonde nelpanorama ceramico a partire dalla metà del XIV se-colo e che sostituirà gradualmente la ceramicaacroma da fuoco nel corso del XV secolo36, è rap-presentata nella collezione da un’unica forma aper-ta: il tegame con corpo troncoconico, anse a nastrocomplanari e fondo piano (forma 1, n. 167) chetrova attestazioni in area romana.

Tegame

Forma 1

Descrizione: tegame con corpo troncoconico, ansea nastro impostate sull’orlo, fondo piano.

n. 167

Tegame: inv. n. 142546

Forma: 1Misure: orlo 17,7; fondo 16,6; h. 5,2.Datazione: seconda metà XIV – inizi XV secolo.Stato di conservazione: integro.Confronti: RICCI 1990, p. 252, n. 118.

Daniela Alessandrelli

4.3 VETRI

Tra i pezzi analizzati la maggior parte di questi so-no rappresentati da bicchieri. I frammenti sonocostituiti nella maggior parte dei casi da vetro in-colore di buona qualità.In modo funzionale al catalogo i vetri presi in esa-me sono stati divisi secondo le seguenti categorie:contenitori, bottiglie e ampolle, lampade e bic-chieri. Tali forme sono caratterizzate da diversi ti-pi di decorazione, perlopiù soffiata a stampo, inquantità minore applicata. Non è possibile stabili-re a quali forme molti frammenti siano riferibili, acausa della loro ridotta dimensione e della deve-trificazione subìta, consistente soprattutto in un’i-ridescenza visibile in superficie.Per quanto riguarda i bicchieri, gli esemplari pre-si in esame sono riconducibili principalmente a treforme. La prima forma è attestata da una grande quantitàdi frammenti, per un totale di 158, riconducibiliad almeno 26 esemplari, e può essere accomuna-ta al cosiddetto bicchiere ‘gambasino’, rinvenutoin molti contesti del XIV secolo. È costituita da uncorpo troncoconico, apodo e con conoide rien-trante, sul quale è ravvisabile, nella maggior partedei casi, il segno del pontello. È fabbricato in ve-tro incolore o verde chiaro. Presenta uno spessoresottile e le pareti sono decorate per l’intera esten-sione, tranne che nella parte prossima all’orlo, conmotivi geometrici perlopiù a rilievo eseguiti tra-mite la soffiatura in stampo, consistenti in bolle,esagoni, costolature verticali e spinato. Alla seconda forma sono riconducibili due bic-chieri troncoconici, con orlo leggermente svasato,probabilmente apodi, realizzati con un vetro inco-lore. Sono decorati sulle pareti con bolle o esago-ni a rilievo, realizzati con soffiatura a stampo,tranne che nella parte superiore. La terza forma è rappresentata da due esemplari.Consiste in bicchieri troncoconici dall’orlo svasa-to, apodo e con conoide rientrante, caratterizzatidalla presenza sul piede di un cordone applicato epinzato. Gli esemplari sono fabbricati in vetro in-colore e possono essere decorati sulle pareti da co-stolature verticali a rilievo realizzate con soffiatu-ra in stampo oppure lisci.Per quanto riguarda le lampade è stato individua-to un solo tipo, rappresentato da tre esemplari dalcorpo globulare, collo svasato e orlo leggermente

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estroflesso, privi di decorazione e fabbricati convetro incolore a pareti molto sottili. Non si è con-servata la parte inferiore degli esemplari che do-veva essere rastremata verso il fondo. Si trattamolto probabilmente di una lampada pensile chedoveva essere inserita all’interno di un cerchiometallico singolarmente o in associazione con al-tre lampade37. Tra gli esemplari presi in esame sono stati ricono-sciuti infine quattro bacini, caratterizzati da uncollo cilindrico e orlo svasato o a tesa larga, prividi decorazione e realizzati con vetro incolore mol-to sottile; tre bottiglie attribuibili ad altrettanti ti-pi, e una fiala in pessimo stato di conservazione. Sono stati infine individuati 48 frammenti, lamaggior parte non diagnostici, riferibili a un con-tenitore con collo sub-cilindrico e corpo globula-re realizzato con vetro incolore, caratterizzato dabolle piccole e diffuse. Solo in un caso è stata pos-sibile la parziale ricostruzione di un esemplare,sebbene non si sia conservata nè la parte superio-re nè quella inferiore. Sul collo, decorato nella suaparte inferiore con una filettatura applicata, sonopresenti almeno tre anse di piccole dimensioni.

4.3.1 CONTENITORI

n. 168

Contenitore: inv. 2014.9.1677

Descrizione: orlo svasato e collo cilindrico.Decorazione/tecnica e motivo: assente. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse. Misure: orlo 9; h. 3,6.Datazione: XVI secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo l’orlo e il collo. Iridescenza in su-perficie.Confronti: ANDREWS 1977, p. 178, n. 95, tav.XXXV.

n. 169

Contenitore: inv. 2014.9.1678

Descrizione: orlo fortemente svasato e collo cilin-drico.Decorazione/tecnica e motivo: assente. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse. Misure: orlo 10; h. 2,7.Datazione: XVI secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo l’orlo e il collo.

n. 170

Contenitore: inv. 2014.9.1679

Descrizione: orlo a tesa larga e collo cilindrico.Decorazione/tecnica e motivo: assente. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse. Misure: orlo 10; h. 2,7.Datazione: XV - XVI secolo.Stato di conservazione: si conserva solo l’orlo e ilcollo.

n. 171

Contenitore: inv. 2014.9.1680

Descrizione: orlo a tesa e collo cilindrico.Decorazione/tecnica e motivo: assente.Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse. Misure: orlo 10; h. 2.Datazione: XV - XVI secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo l’orlo e il collo.

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4.3.2 BOTTIGLIE

n. 172

Bottiglia: inv. 2014.9.1681

Descrizione: collo cilindrico e corpo globulareDecorazione/tecnica e motivo: applicazione. Fi-lettatura applicata sulla parte superiore del collo.Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse. Misure: collo 1,4; h. 7.Datazione: XV - XVI secolo.Stato di conservazione: si conserva solo il collo ela spalla.

n. 173

Bottiglia: inv. 2014.9.1682

Descrizione: base a piedistallo e piede con mar-gine di appoggio arrotondato ottenuto ripiegan-done il bordo verso l’interno. Fondo a conoiderientrante. Decorazione/tecnica e motivo: assente. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse. Misure: fondo 8; h. 2,2.Datazione: XV - XVI secolo.Stato di conservazione: frammenti non contigui, siconserva solo il piede.

n. 174

Bottiglia: inv. 2014.9.1683

Descrizione: collo stretto e cilindrico. Decorazione/tecnica e motivo: assente. Colore-pasta: incolore, con bolle allungate di di-mensioni medie e diffuse.

Misure: collo 1,8; h. 8,7. Datazione: XV - XVI secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo il collo.

4.3.3 CONTENITORE TRIANSATO

n. 175

Contenitore triansato: inv. 2014.9.1684

Descrizione: collo stretto e cilindrico. Decorazione/tecnica e motivo: applicazione. Fi-lettatura applicata tra collo e spalla.Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse.Misure: collo 3,4; h. 9,7.Datazione: XIV - XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo il collo e parte della spalla.

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4.3.4 AMPOLLE

n. 176

Ampolla: inv. 2014.9.1685

Descrizione: orlo svasato e collo cilindricoDecorazione/tecnica e motivo: assente. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionimedie e diffuse. Misure: orlo 1,5; h. 3,4.Datazione: XV - XVI secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo orlo, collo e parte della spalla. Iri-descenza in superficie.

4.3.5 LAMPADE

n. 177

Lampada: inv. 2014.9.1686

Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico ecorpo globulare.Decorazione/tecnica e motivo: assente. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse. Misure: orlo 8; h. 2,7.Datazione: XVI secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo l’orlo e la spalla. Iridescenza insuperficie.Confronti: GALGANI-MENDERA 2004, pp. 24-25, p.34, fig. 8, n. 6.

n. 178

Lampada: inv. 2014.9.1687

Descrizione: orlo estroflesso, basso collo svasatoe corpo globulare.Decorazione/tecnica e motivo: assente. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionimedie e diffuse. Misure: orlo 9; h. 4,4.Datazione: XVI secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo l’orlo e la spalla.

n. 179

Lampada: inv. 2014.9.1688

Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico ecorpo globulare.Decorazione/tecnica e motivo: assente. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse. Misure: orlo 8; h. 3,2.Datazione: XVI secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo l’orlo e la spalla. Iridescenza insuperficie.

4.3.6 BICCHIERI

n. 180

Bicchiere: inv. 2014.9.1689

Descrizione: corpo troncoconico, apodo con co-noide rientrante.Decorazione/tecnica e motivo: stampo-bolle a ri-lievo.Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionimedie e diffuse. Misure: fondo 7; h. 1,8. Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: si conserva solo il piede.

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n. 181

Bicchiere: inv. 2014.9.1690

Descrizione: corpo troncoconico, apodo con co-noide rientrante.Decorazione/tecnica e motivo: stampo. Bolle a ri-lievo sul corpo.Colore-pasta: incolore, con bolle piccole e diffuse. Misure: fondo 4; h. 3,8.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: si conserva solo il piede eparte del corpo.

n. 182

Bicchiere: inv. 2014.9.1691

Descrizione: corpo troncoconico, apodo con co-noide rientrante.Decorazione/tecnica e motivo: stampo. Esagoni arilievo sul corpo.Colore-pasta: verde chiaro, con bolle di dimensio-ni piccole e non diffuse. Misure: fondo 4,3; h. 5,7.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,mancante dell’orlo.

n. 183

Bicchiere: inv. 2014.9.1692

Descrizione: corpo troncoconico leggermentesvasato, apodo con conoide rientrante.Decorazione/tecnica e motivo: stampo. Costola-ture a rilievo verticali sul corpo.Colore-pasta: incolore, bolle piccole sul fondo. Misure: fondo 4,4; h. 5,3.Datazione: XIV secolo.

Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,mancante dell’orlo. Iridescenza in superficie.

n. 184

Bicchiere: inv. 2014.9.1693

Descrizione: corpo troncoconico, apodo con co-noide rientrante.Decorazione/tecnica e motivo: stampo. Costolatu-re a rilievo verticali sul corpo. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole sul fondo. Misure: fondo 4,4; h. 5,3.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,mancante dell’orlo.

n. 185

Bicchiere: inv. 2014.9.1695

Descrizione: orlo arrotondato, corpo troncoconi-co, apodo con conoide rientrante.Decorazione/tecnica e motivo: stampo. Esagoni arilievo sul corpo. Colore-pasta: incolore, con bolle piccole e diffuse. Misure: orlo 6; fondo 4; h. 8.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti.

n. 186

Bicchiere: inv. 2014.9.1694

Descrizione: apodo con conoide rientrante.Decorazione/tecnica e motivo: stampo. Costolatu-re a rilievo verticali sul corpo. Colore-pasta: incolore, con bolle piccole e diffuse.

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Misure: fondo 5; h. 2,4.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: si conserva solo il piede .

n. 187

Bicchiere: inv. 2014.9.1696

Descrizione: orlo arrotondato, corpo troncoconico.Decorazione/tecnica e motivo: stampo. Esagoni arilievo sul corpo. Colore-pasta: incolore, con bolle piccole e diffuse. Misure: orlo 7,4; h. 4,7.Datazione: XIV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo l’orlo e parte del corpo.

n. 188

Bicchiere: inv. 2014.9.1697

Descrizione: apodo con conoide rientrante. Cor-done pinzato applicato sul piede.Decorazione/tecnica e motivo: applicazione. Cor-done pinzato applicato sul piede. Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionipiccole e diffuse. Misure: fondo 6; h. 1,4.Datazione: XIV – XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,si conserva solo il piede.

n. 189

Bicchiere: inv. 2014.9.1698

Descrizione: orlo arrotondato e svasato, corpotroncoconico, apodo con conoide rientrante. Cor-done pinzato applicato sul piede.

Decorazione/tecnica e motivo: stampo e applica-zione. Costolature a rilievo verticali sul corpo ecordone pinzato applicato sul piede.Colore-pasta: incolore, con bolle di dimensionimedie e diffuse. Misure: orlo 8,4; fondo 6; h. 9,1.Datazione: XIV – XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti.

n. 190

Bicchiere: inv. 2014.9.1699

Descrizione: orlo leggermente svasato, corpotroncoconico.Decorazione/tecnica e motivo: stampo. Bolle a ri-lievo sul corpo. Colore-pasta: incolore, con bolle piccole e diffuse. Misure: orlo 9; h. 8,5.Datazione: XIV – XV secolo.Stato di conservazione: ricomposto da frammenti,mancante del piede. Iridescenza in superficie.

n. 191

Bicchiere: inv. 2014.9.1700

Descrizione: orlo leggermente svasato, corpotroncoconico.Decorazione/tecnica e motivo: stampo. Esagoni arilievo sul corpo. Colore-pasta: incolore, con bolle piccole e diffuse. Misure: fondo 8; h. 5,9.Datazione: XIV – XV secolo.Stato di conservazione: si conserva solo l’orlo eparte del corpo.

Giulia Maggiore

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1WHITEHOUSE 1967, p. 64, figg. 3, 9; SATOLLI 1981, p. 113, fig. 30, p.117, fig. 37; MAZZA 1983, p. 14 n. 7; SATOLLI 1983, p. 53, fig. 8, p.55, fig. 13; CENCIAIOLI, DELLA FINA 1985, p. 73, n. 24, p. 86, n. 62;SATOLLI 1995, p. 76, n. 25, p. 78, n. 30; SCONCI 1999, p. 47, n. 7, p.48, n. 8. La forma, pure nota in area romana (per cui vedi MOLINARI

1990, p. 400 n. 439), mostra analogie morfologiche più profonde conesemplari delle produzioni orvietane e del Lazio settentrionale.2 Si veda in questo volume il capitolo relativo alla maiolica arcaica.3 WHITEHOUSE, ANDREWS, WARD-PERKINS 1972, p. 221, fig. 9, nn. 10-11; WHITEHOUSE 1976, p. 167, fig. 4, n. 29; SATOLLI 1981, p. 118, n.41; MAZZA 1983, pp. 14-16, nn. 6-12; SATOLLI 1983, p. 52, n. 6, p.55, n. 14, p. 55, n. 13; Orvieto 2, p. 73, n. 24; LUZI, ROMAGNOLI 1988,p. 47, C/3, p. 48, C/5; MOLINARI 1990, p. 410-411, n. 10A, p. 412, n.2; SCONCI 1999, p. 47, n. 7, p. 48, n. 8, p. 49, n. 9, p. 102, n. 62; RIC-CIO 2005, pp. 19-20, nn. 9-10.4 La forma è presente ad Assisi dalla metà del XIII secolo (con rive-stimento in vetrina verde ed in maiolica), in area toscana (Pisa e Sie-na), tra la seconda metà del XIII e la metà del XIV secolo e ad Or-vieto dalla metà del XIII secolo, in qualche esemplare anche con ri-vestimento in vetrina trasparente. Cfr. BLAKE 1971, fig. 6, forme 19e 30; BLAKE 1981, p. 23, fig. 11, A750, p. 96, nn. 3-4, p. 100, n. 12;SATOLLI 1981, p. 120, n. 43, p. 131, n. 65; p. 145, n. 90, p. 159, n.115; FRANCOVICH 1982, pp. 121-122, tipo A.1.1; FRANCOVICH, GELI-CHI 1983, p. 30, tav. II, n. 2, tav. III, n. 3; MAZZA 1983, p. 62, fig. 75;SATOLLI 1983, p. 57, fig. 1, pp. 59-60 figg. 25-28, p. 61 fig. 32, p. 63figg. 37-38, p. 64 figg. 41-42, p. 70 fig. 59, p. 73 fig. 69, p. 79 fig.87, p. 81 fig. 92, p. 82 fig. 94, p. 87 figg. 110-111, pp. 88-89 figg.113-116, pp. 123-124 figg. 218-219; WHITEHOUSE 1983, p. 17, forme20-21; CENCIAIOLI, DELLA FINA 1985, p. 78 fig. 37; RICCIO 2005, p.29 scheda 33. Come il boccale con alto collo cilindrico, anche que-sta forma caratterizzata dal piede svasato appare nella produzione ro-mana solo più tardi, nella seconda metà del XIV - inizi del XV seco-lo cfr. MOLINARI 1990, p. 428 n. 481.5 Come già accennato nella sezione relativa, nel contesto agostinia-no, e ad Acquapendente in generale, non sono noti esemplari in di-pinta sotto vetrina riconducibili a questa forma. MOLINARI 1990, pp.426-428, nn. 473-480.6 Vedi WHITEHOUSE 1983, p. 16 tipo 16a.7 Vedi nota 2.8 BIGANTI 1981, p. 169 fig. 128; SATOLLI 1981, p. 133 n. 69; p. 134 n.71; MAZZA 1983, p. 64 fig. 76, p. 73 figg. 88-89, p. 78 fig. 96; SATOL-LI 1981, p. 78 fig. 84, p. 82 fig. 96, p. 84 figg. 100, 102, p. 85 fig.105, pp. 90-91 figg. 118-122, p. 93 fig. 127-128, p. 95 fig. 134, p.103 fig. 157, p. 116 fig. 197; WHITEHOUSE 1983, p. 16 forma 17a-b;CENCIAIOLI, DELLA FINA 1985, p. 76 fig. 33, p. 87 fig. 65; MOLINARI

1990, p. 432 nn. 491-492; RICCIO 2005, p. 33 scheda 39. Nella maio-lica di produzione romana il tipo non è comune e viene introdotto so-lo a partire dalla seconda metà del XIV - inizio XV secolo cfr. MO-LINARI 1990, p. 432, nn. 491-492.9 BLAKE 1971, fig. 7 forma 31a/b; BLAKE 1980, p. 123 fig. 2 n. 1;BLAKE 1981, p. 23 fig. 12, A103, A108, p. 96 fig. 2, p. 98 fig. 7;FRANCOVICH 1982, p. 125 tipo A.3.1; SATOLLI 1983, p. 92 fig. 125;GARDELLI 1986, p. 64 n. 15; LUZI, ROMAGNOLI 1992, p.244 n. 99; SA-TOLLI 1995, p. 85 n. 51; RICCIO 2005, p.29 scheda 32.10 SATOLLI 1981, p. 156 n. 109; FRANCOVICH 1982, p. 126 tipo A.4.1.,p. 127 tipo A.6.1., p. 128 tipo A.7.1; FRANCOVICH, GELICHI 1983, p.34, tav. VI n. 7; MAZZA 1983, p. 61 fig. 72, p. 89 fig. 110; SATOLLI1983, p. 75 fig. 74, p. 78 fig. 83, p. 98 fig. 144, p. 99 fig. 147, p. 101fig. 152, p. 108 fig. 171, p. 120 fig. 208; BERTI, CAPPELLI 1994, pp.213-215 tipi Ca3 e Ca5; FRAZZONI 2007, pp. 102-103. 11 FRANCOVICH 1982, p. 128 tipo A.7.1.12 Cfr. MAZZA 1983, p. 52 fig. 59; p. 66 fig. 79.13 Vedi per Viterbo RICCIO 2005, p. 23 scheda 17; per Orvieto SATOL-LI 1983, p. 51 n. 3; per Deruta (ma più probabilmente da Orvieto)WHITEHOUSE 1976, p. 167 fig. 4 n. 30.

14 Cfr. WARD-PERKINS et alii 1973, p. 51 fig. 1, n. 4; MAZZA 1983, p.48, n. 54; BERNARDI 1985, p. 46, fig. 12, p. 90, n 73.15 MOLINARI 1990, p. 436, n 507; Farnese 1985, tav. 12 H389; ROMEI1994, p. 91, fig. 6 n. 19; WHITEHOUSE 1972, p. 222, fig. 10 nn. 12-13; SCONCi 1999, p. 159, n.118.16 Vedere in questo volume, pp. 36-40. 17 MOLINARI 1990, p. 437, n. 510; FIOCCO-GHERARDI 1989, p. 551, n.29; ROMEI 1994, p. 91, fig.6, n. 23; GLAUDEL 2002, p. 263, fig. 9/2;WHITEHOUSE 1983, n. 7b; SCONCI 1999, p. 187, n. 146; per la deco-razione: FIOCCO-GHERARDI 1988, p. 225, n. 98a.18 Orvieto1 1983, p. 13, tipo 5b; FIOCCO, GHERARDI 1988, p. 550, n.23; MOLINARI 1990, p. 440, n. 518; SCONCI 1999, p. 154, n. 113.19 ROMEI 1994, p. 94, fig. 8, n. 49; Orvieto 1 1983, p. 13, tipo 13; Far-

nese 1991, p. 78, tav. 12, n. 2; FRAZZONI 2007, tav. III, n. 1.20 FRAZZONI 2007, tav III, n. 2.21 RICCI 2010, p. 93.22 WHITEHOUSE 1983, pp. 10-21.23 MAZZA 1994, pp. 112-115.24 MAZZUCATO 1977, pp. 10-13.25 Motivi decorativi caratterizzati da semplici linee o fasce (cat nn.

57. 64, 96, 109). Stesso discorso per i motivi (cat nn. 30, 80) conscudo triangolare riempito da una croce: anche qui si deve ritenerepredominante l’intento decorativo. I motivi (cat nn. 78, 81) presen-tano invece stemmi più complessi che potrebbero costituire la resacorsiva di arme gentilizie effettivamente esistenti, purtroppo non ab-bastanza fedele per rendere possibile l’identificazione certa con bla-sona ture note.26 MAZZA 1983, p. 61, fig. 72; SATOLLI 1983, p. 120, fig. 208.27 FONTANA 1984, p. 67, n. 33, tipo 33.28 SATOLLI 1983, p. 55 n. 13; SATOLLI 1995, p. 76 n. 25.29 BLAKE 1981, p. 23, fig. 11, A750, p. 96, nn. 3-4, p. 100, n. 12;FRANCOVICH, GELICHI 1983, p. 30, tav. II, n. 2, tav. III, n. 3; SATOLLI1983, p. 57, fig. 21, pp. 59-60, figg. 25-28, p. 61, fig. 32, p. 63, figg.37-38, p. 64, figg. 41-42, p. 70, fig. 59, p. 73, fig. 69, p. 79, fig. 87,p. 87, figg. 110-111, pp. 88-89, figg. 113-116, pp. 123-124, figg. 218-219; WHITEHOUSE 1983, p. 17, forma 21; MOLINARI 1990, p. 428, n.481.30 Vedi WHITEHOUSE 1983, p. 16, tipo 16a.31 BIGANTI 1981, p. 169, fig. 128; SATOLLI 1981, p. 133, n. 69; p. 134,n. 71; MAZZA 1983, p. 64, fig. 76, p. 73, figg. 88-89, p. 78, fig. 96;SATOLLI 1981, p. 78, fig. 84, p. 82, fig. 96, p. 84, figg. 100, 102, p.85, fig. 105, pp. 90-91, figg. 118-122, p. 93, fig. 127-128, p. 95, fig.134, p. 103, fig. 157, p. 116, fig. 197; WHITEHOUSE 1983, p. 16, for-ma 17a-b; CENCIAIOLI, DELLA FINA 1985, p. 76, fig. 33, p. 87, fig. 65;MOLINARI 1990, p. 432 nn. 491-492; RICCIO 2005, p. 33, scheda 39.32 SATOLLI 1981, p. 156 n. 109; FRANCOVICH 1982, p. 126 tipo A.4.1.,p. 127 tipo A.6.1., p. 128 tipo A.7.1; FRANCOVICH, GELICHI 1983, p.34, tav. VI n. 7; MAZZA 1983, p. 61 fig. 72, p. 89 fig. 110; SATOLLI1983, p. 75 fig. 74, p. 78 fig. 83, p. 98 fig. 144, p. 99 fig. 147, p. 101fig. 152, p. 108 fig. 171, p. 120 fig. 208; BERTI, CAPPELLI 1994, pp.213-215 tipi Ca3 e Ca5; FRAZZONI 2007, pp. 102-103.33 BLAKE 1971, fig. 7 forma 31a/b; BLAKE 1980, p. 123, fig. 2, n. 1;BLAKE 1981, p. 23, fig. 12, A103, A108, p. 96, fig. 2, p. 98, fig. 7;FRANCOVICH 1982, p. 125, tipo A.3.1; SATOLLI 1983, p. 92, fig. 125;GARDELLI 1986, p. 64, n. 15; LUZI, ROMAGNOLI 1992, p. 244, n. 99;SATOLLI 1995, p. 85, n. 51; RICCIO 2005, p. 29, scheda 32.34 WHITEHOUSE, ANDREWS, WARD-PERKINS 1972, p. 221, fig. 9, nn.10-11; LUZI, ROMAGNOLI 1981, p. 46, n. C/1; MAZZA 1983, p. 10, n.3, p. 16, nn. 10-12, p. 35, n. 35; RICCIO 2005, p. 19, n. 9.35 Cfr. WARD-PERKINS et alii 1973, p. 51, fig. 1 n. 4; MAZZA 1983, p.48, n. 54; BERNARDI 1985, p. 46, fig. 12, p. 90, n 73.36 RICCI 1990, pp. 250-251.37 GALGANI, MENDERA 2004, pp. 24-25

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SigLe DeLLe ABBreviAziOni

inv. = inventariocat. = catalogon./nn. =numero/numeri h. = altezzap./pp.= pagina/pagine fig./figg. = figura/figure tav./tavv.= tavola/tavole n. id. = non identificatoCfr.= confronta

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INDICE

PREFAZIONI

PIETRO TAMBURINI, Coordinatore del Sistema museale del lago di Bolsena........................................... V

ALFONSINA RUSSO TAGLIENTE, Soprintendente per l'Archeologia del Lazio e dell'Etruria meridionale. VI

ALBERTO BAMBINI, Sindaco del Comune di Acquapendente.................................................................... VII

ANNA BELARDI, Assessore alla Cultura del Comune di Acquapendente ................................................. VII

1. IL MUSEO DELLA CITTÀ DI ACQUAPENDENTE (F. Fiorentini) ................................................... 1

1.1 IL PALAZZO VESCOVILE E LE SUE COLLEZIONI ...................................................................................... 2

1.1.1 LA COLLEZIONE DIOCESANA........................................................................................................ 3

1.1.2 LA COLLEZIONE CERAMICA .......................................................................................................... 7

1.1.3 LA SEZIONE VIA FRANCIGENA ..................................................................................................... 9

1.2 LA PINACOTECA CIVICA PRESSO IL CONVENTO DI SAN FRANCESCO...................................................... 9

1.3 LA TORRE JULIA DE JACOPO GIÀ PORTA ROMANA O DEL SANTO SEPOLCRO ......................................... 11

2. LA TUTELA DEL TERRITORIO ........................................................................................................... 13

2.1 L'OPERA DI TUTELA DELLA SOPRINTENDENZAARCHEOLOGICA (E. Pellegrini)..................................... 13

2.2 RINVENIMENTI ARCHEOLOGICI NEL CENTRO STORICO DI ACQUAPENDENTE

(B. Casocavallo, C. Riccini, E. Severi).............................................................................................. 15

2.2.1 STORIA DI UN RINVENIMENTO: IL COMPLESSO DI SANT’AGOSTINO

(B. Casocavallo, C. Riccini) ..................................................................................................... 20

2.3 GRUPPO ARCHEOLOGICO AQUESIANO: IL VOLONTARIATO COME RISORSA NEI BENI CULTURALI

(G. Ciacci, R. Pelo)............................................................................................................................. 22

3. IL COMPLESSO DI SANT’AGOSTINO AD ACQUAPENDENTE (T. Fiordiponti) .......................... 27

3.1 LA CITTÀ ........................................................................................................................................... 27

3.2 IL CONVENTO ..................................................................................................................................... 29

4 CATALOGO............................................................................................................................................. 33

4.1 INTRODUZIONE (B. Casocavallo) ......................................................................................................... 33

4.2 CERAMICA............................................................................................................................................ 36

4.2.1 DIPINTA SOTTO VETRINA (D. Alessandrelli, T. Fiordiponti) ...................................................... 36

4.2.1.a FORME CHIUSE (T. Fiordiponti) ............................................................................................ 36

4.2.1.b FORME APERTE (D. Alessandrelli) ........................................................................................ 40

4.2.2 MAIOLICA ARCAICA (D. Alessandrelli, T. Fiordiponti) ............................................................. 41

4.2.2.a FORME CHIUSE (T. Fiordiponti) ............................................................................................ 44

4.2.2.b FORME APERTE (D. Alessandrelli) ....................................................................................... 84

4.2.2.c LUCERNA (D. Alessandrelli) ............................................................................................... 90

4.2.3 MAIOLICA MONOCROMA BIANCA (D. Alessandrelli, T. Fiordiponti) .......................................... 91

4.2.3.a FORME CHIUSE (T. Fiordiponti) ............................................................................................ 91

4.2.3.b FORME APERTE (D. Alessandrelli) ....................................................................................... 91

4.2.3.c LUCERNA (D. Alessandrelli)................................................................................................ 92

4.2.4 CERAMICA INVETRIATA (T. Fiordiponti)..................................................................................... 92

4.2.4.a MICROVASETTI ...................................................................................................................... 92

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4.2.5 CERAMICA DEPURATA (D. Alessandrelli, T. Fiordiponti) ............................................................ 93

4.2.5.a FORME CHIUSE (T. Fiordiponti) ............................................................................................ 94

4.2.5.b FORME APERTE (D. Alessandrelli) ....................................................................................... 101

4.2.5.c MICROVASETTI (D. Alessandrelli) ....................................................................................... 101

4.2.6 CERAMICA DA FUOCO (D. Alessandrelli, T. Fiordiponti)............................................................ 102

4.2.6.a FORME CHIUSE (T. Fiordiponti) ............................................................................................ 102

4.2.6.b FORME APERTE (D. Alessandrelli) ....................................................................................... 103

4.2.7 CERAMICA INVETRIATA DA FUOCO (D. Alessandrelli) .................................................................. 104

4.3 VETRI (G. Maggiore) ....................................................................................................................... 104

4.3.1 CONTENITORI............................................................................................................................... 105

4.3.2 BOTTIGLIE ................................................................................................................................... 106

4.3.3 CONTENITORE TRIANSATO ............................................................................................................ 106

4.3.4 AMPOLLE..................................................................................................................................... 107

4.3.5 LAMPADE .................................................................................................................................... 107

4.3.6 BICCHIERI.................................................................................................................................... 107

TABELLE....................................................................................................................................................... 110

BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................................ 113

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QUADERNI DEL SISTEMA MUSEALE DEL LAGO DI BOLSENA

VOLUMI EDITI

tAMBuRini P. (a cura di), Bolsena: il Miracolo Eucaristico, in Quaderni 1, Bolsena 2005.

BARBieRi g., La collezione D’Ascenzi, in Quaderni 2, Bolsena 2005.

CAsACCiA M., tAMBuRini P., Il vernacolo di Bolsena, in Quaderni 3, Bolsena 2005.

FoRti g., I Pugnaloni, mosaici di fiori, in Quaderni 4, Bolsena 2006.

tABARRini C., Antonio da Sangallo il Giovane, in Quaderni 5, Bolsena 2007.

CARuso F. (a cura di), Il Museo della terra di Latera, in Quaderni 6, Bolsena 2007.

MARABottini M., tAMBuRini P. (a cura di), Grotte di Castro: il territorio, il paese, il museo, inQuaderni 7, Bolsena 2007.

FRAzzoni l., Ceramiche medievali e rinascimentali del Museo di Farnese, in Quaderni 8, Bol-sena 2007.

lAuRA A. (a cura di), Il Museo civico archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Ca-stro, in Quaderni 9, Bolsena 2008.

Benetollo C., VetRulli C., Il Museo del costume farnesiano di Gradoli, in Quaderni 10, Bol-sena 2009.

MedoRi M. l., La ceramica “white-on-red” della media Etruria interna, in Quaderni 11, Bol-sena 2010.

MAFFioli e., La terra sigillata italica di Bolsena. Scavi della Scuola Francese di Roma a Pog-gio Moscini (1962-1973), in Quaderni 12, Bolsena 2010.

CARuso F., Suoni, canti, rumori. Il paesaggio sonoro del territorio di Latera, in Quaderni 13,Bolsena 2011.

FoRti g., tellini FloRenzAno g., CAlVARio e., BAttisti C., PAPi R. (a cura di), Per un labo-ratorio della biodiversità del Lago di Bolsena, in Quaderni 14, Bolsena 2012.

FRAzzoni l. (a cura di), Carta archeologica del Comune di Farnese, in Quaderni 15, Bolsena2012.

Petitti P., Rossi F. (a cura di), Preistoria di un paesaggio. La Caldera di Latera e il territoriocircostante, in Quaderni 16, Bolsena 2012.

d’AuReli M., (a cura di) Il fatterello è questo. Storie e memorie contemporanee dal Museo delbrigantaggio di Cellere, in Quaderni 17, Bolsena 2015.

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Finito di stampare nel mese di Giugno 2015dalla Tipolitografia Ambrosini

Acquapendente (VT)

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