PIANO URBANISTICO COMUNALE DICEMBRE 2010 Delibera di adozione n. Delibera di approvazione n. del del COORDINAMENTO GENERALE Arch. Francesco Dettori Prof. Giuseppe Scanu IL SINDACO L'ASSESSORE ALL'URBANISTICA IL RESPONSABILE DELL'AREA URBANISTICA Arch. Francesco Poddighe Società di Servizi per l'Assistenza allo Sviluppo Territoriale Via Casula, 7 - 07100 SASSARI - Tel. 079 290159 - Fax 079 295999 - Email [email protected]COMUNE DI DORGALI ASSETTO INSEDIATIVO A CURA DI Dott. Antonio Testone Dott. Salvatore Mele Ing. Francesco Fancello RELAZIONE Volume II - Tomo 2 Il "Riordino delle Conoscenze": l'Assetto Storico-Culturale
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PIANO URBANISTICO COMUNALE
DICEMBRE 2010Delibera di adozione n.
Delibera di approvazione n.
del
del
COORDINAMENTO GENERALE
Arch. Francesco Dettori
Prof. Giuseppe ScanuIL SINDACO
L'ASSESSORE ALL'URBANISTICA
IL RESPONSABILE DELL'AREA URBANISTICA
Arch. Francesco Poddighe
Società di Servizi per l'Assistenza allo Sviluppo TerritorialeVia Casula, 7 - 07100 SASSARI - Tel. 079 290159 - Fax 079 295999 - Email [email protected]
COMUNE DI DORGALI
ASSETTO INSEDIATIVO
A CURA DI
Dott. Antonio Testone
Dott. Salvatore Mele
Ing. Francesco Fancello
RELAZIONE Volume II - Tomo 2Il "Riordino delle Conoscenze": l'Assetto Storico-Culturale
PUC DORGALI RELAZIONE - Volume II - Tomo 2 1
COMUNE DI DORGALI
Provincia di Nuoro
PIANO URBANISTICO COMUNALE
RELAZIONE
VOLUME II - Tomo 2
Il “Riordino delle Conoscenze”: l’Assetto Storico-Culturale
Sassari, dicembre 2010
GRUPPO DI LAVORO
UFFICIO DEL PIANO ING. FRANCESCO FANCELLO
RESPONSABILI
DELLA
PIANIFICAZIONE
URBANISTICA ARCH. FRANCESCO DETTORI
ARCH. FRANCESCO PODDIGHE
TERRITORIALE PROF. GIUSEPPE SCANU
APPORTI DI SETTORE PROF. ANGELO CASTELLACCIO, Storia medioevale
DOTT. SIMONE CUCCURU, Agricoltura
DOTT. FABRIZIO DELUSSU, Archeologia
PROF. GIUSEPPE DONEDDU, Storia moderna
DOTT. MARIO GOMARASCA - ALPINET SRL, Uso del suolo
PROF. CATERINA MADAU, Demografia e turismo
PROF. SALVATORE MADRAU, Pedologia
DOTT. IVO MANCA, Biologia e vegetazione
DOTT. GIUSEPPE MEDDA, Analisi statistico-demografica
nuragica N1 Abba Noa Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N2 Biriculi Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N3 Buca 'e Irghiriai Nuraghe monumenti presenti e visibili
nuragica N4 Coazza Nuraghe monumenti presenti e visibili
nuragica N5 Codula Manna Nuraghe monumenti presenti e visibili
nuragica N6 Conca 'e Janas Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N7 Ghivine Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N8 Golunie Nuraghe monumenti presenti e visibili
nuragica N9 Isili Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N10 La Favorita Nuraghe monumenti presenti e visibili
nuragica N11 Lottoniddo Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N12 Luarzu Nuraghe monumenti presenti e visibili
nuragica N13 Mannu Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N14 Marrone Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N15 Muristene Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N16 NeulÞ Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N17 Noriolo Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N18 Nuragheddu Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N19 Orrule Nuraghi monumenti presenti e visibili
nuragica N20 Oveni Nuraghi monumenti presenti e visibili
i N21 P d N h i i i ibili
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«Tutto annunzia in questo luogo un gran lavorio della natura, di modo che si può
affermare, che questa contrada è interessantissima per il geologo»2 così scriveva
A. Della Marmora nel 1860 nella descrizione di Dorgali contenuta nel suo
Itinerario dell’isola di Sardegna, parole che riecheggiano in quelle di A. Taramelli
nell’introduzione al suo lavoro Dorgali (Nuoro). Esplorazioni archeologiche nel
territorio del Comune, edito nel 1933: «Debbo segnalare agli studiosi il
grandissimo interesse che ha Dorgali; la bellezza del territorio dalle montagne
dolomitiche superbe, dalle foreste incantevoli, dai golfi pieni di incantevole
azzurro, di misteriose grotte sottomarine, di antri dove sfilano in processione di
ceri le stalattiti più sorprendenti…».3
2 DELLA MARMORA 1997 (1860): 372. 3 TARAMELLI 1933: 347.
PUC DORGALI RELAZIONE - Volume II - Tomo 2 7
La presenza dell’uomo nel dorgalese è stata favorita fin dalla remota preistoria
dalla felice posizione di questo territorio, proteso tra le montagne e il mare,
fattore che in parte spiega il numero di oltre 200 siti archeologici, in gran parte
pluristratificati, rilevati in questa regione4, senza contare le numerosissime grotte
sparse in tutto il Supramonte di Dorgali che hanno restituito reperti archeologici
spesso di rilevante interesse scientifico.
È sulla costa di Dorgali, nel primordiale tratto tra la grotta del Bue Marino e Cala
Luna, che lo studioso A.C. Blanc nel 1955 segnalò nella grotta di Ziu Santoru le
prime attestazioni del Paleolitico in Sardegna, confermate nei primi anni ‘80 da
altre importanti scoperte nell’isola. Con l’arrivo delle prime comunità neolitiche il
territorio appare abitato stabilmente senza soluzione di continuità; al Neolitico
Recente (38002900 a.C.) sono attribuibili le numerose asce di pietra levigata
rinvenute nel territorio e le 56 domus de janas (5 non più visibili) distribuite in
tutta la regione. Si tratta di tombe ipogeiche, perlopiù dotate di un unico
ambiente, scavate nella maggior parte dei casi nel basalto e più raramente nel
granito o nel calcare; sono posizionate su pareti dominanti, come la domus di
Pirischè, oppure sono scavate su massi isolati, come nel caso della domus di
Isportana: entrambe si possono ammirare nell’immediata periferia del moderno
abitato di Dorgali.
Al Neolitico Recente e all’Eneolitico (29002000 a.C.) risalgono i numerosi
dolmens (16 conosciuti, 8 ancora osservabili) e alcuni menhirs (3 conosciuti, 2
ancora osservabili), localizzati perlopiù nell’altopiano basaltico a nord del paese;
tra i dolmens si segnala quello di Motorra che, tra l’altro, ha restituito materiali
attribuibili alla Cultura di Ozieri e alla Corrente del Vaso Campaniforme. Ancora
al Neo-Eneolitico risalgono le figurazioni antropomorfe e le simbologie solari
incise su una parete all’ingresso della grotta del Bue Marino, raffiguranti una
ipotetica scena di danza. All’Eneolitico risalgono gli altorilievi di Sa Icu, costituiti
da 57 figure geometriche scolpite nella roccia affiorante, rappresentanti, forse,
edifici sacri coevi.
4 Se si tiene conto delle strutture e dei rinvenimenti attribuibili separatamente ai vari contesti (Neolitico, Calcolitico, età Nuragica, età romana e tarda antichità) il numero dei siti rilevati nel territorio di Dorgali supera le 400 unità: 55 domus de janas, 3 menhirs, 16 dolmens, una muraglia megalitica, un’area con altorilievi, 44 nuraghi, 111 abitati/villaggi, 5 muraglie megalitiche, 19 pozzi, una fontana, 45 tombe di giganti, 88 siti romani/tardo-romani, 4 lunghi tratti stradali presumibilmente di età romana.
PUC DORGALI RELAZIONE - Volume II - Tomo 2 8
Nel corso dell’età nuragica (XVIVI sec. a.C. circa) si assiste ad una autentica
esplosione demografica nel territorio di Dorgali: a questa fase si attribuiscono
infatti più di 200 siti e monumenti, tra i quali si enumerano 44 nuraghi, 111
abitati/villaggi, rilevabili dalla presenza di strutture murarie e, più spesso, da
rinvenimenti di superficie, 45 tombe di giganti (20 non più visibili), i luoghi di
sepoltura privilegiata dell’età nuragica, 19 pozzi (5 non più visibili) e una fontana.
Tra i villaggi si ricorda in particolare quello di Serra Orrios, aperto al pubblico, che
rappresenta uno degli abitati nuragici più noti e visitati in Sardegna, dove è
possibile osservare da vicino e in buono stato di conservazione l’edilizia civile e
cultuale dell’età nuragica. Il villaggio è costituito da un centinaio di ambienti,
perlopiù capanne con vani sussidiari e ambienti per custodire gli animali, e da
due tempietti a megaron, tipici edifici di culto a pianta rettangolare dotati di ante
ottenute dal prolungamento dei lati lunghi rispetto a quelli brevi. Le capanne,
costruite con uno zoccolo a filari di pietre e, in origine, coperte con un tetto di
frasche, presentano piante prevalentemente circolari e sembrano disporsi a
formare isolati dotati di cortile centrale e pozzo; in alcuni casi, nello spessore dei
muri delle capanne sono state ricavate delle nicchie, armadi o semplici ripostigli,
adatte a custodire oggetti di vario genere. I pavimenti sono realizzati con lastre di
pietra, con acciottolati o con un semplice battuto. Come in altri villaggi nuragici, si
faceva largo uso dell’argilla locale e, probabilmente, del sughero, come
impermeabilizzanti delle strutture e dei pavimenti. Al centro delle capanne e in
prossimità dell’ingresso era ricavato, in genere, il focolare, semplice incavo nel
pavimento di forma circolare delimitato con pietre. Una capanna isolata (capanna
49) presenta caratteristiche tali (pianta curvilinea con parete interna provvista di
bancone-sedile e prospetto preceduto da vestibolo, tipologia costruttiva) da fare
ipotizzare una destinazione pubblica o sacra del vano. I due tempietti a megaron
sono entrambi doppiamente in antis, presentano la cella marginata da un
bancone-sedile e sono dotati di recinto. Si ritiene che la tipologia architettonica
dei tempietti a megara, probabilmente dedicati al culto delle acque, risenta di
influenze extrainsulari e sia forse ispirata all’architettura micenea. I materiali
rinvenuti a Serra Orrios consentono di ipotizzare una lunga fase di vita del
villaggio, iniziata nel corso del Bronzo Medio (XVIXIV sec. a.C.) e terminata
nell’ambito dell’età del Ferro (IXVI sec. a.C.).
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Da Serra Orrios è peraltro possibile raggiungere altri interessanti siti ubicati a
breve distanza, tra cui si segnalano il nuraghe Oveni, il nuraghe Purgatoriu, le
tombe di giganti di Biristeddi, i già citati altorilievi di Sa Icu, il nuraghe Sa Icu e le
domus de janas di Lottoniddo.
Pochissimi ritrovamenti e scarsi indizi consentono, al momento, di riconoscere
una presenza fenicio-punica nel territorio di Dorgali; di fattura punica
sembrerebbe almeno una parte dei numerosi vaghi di collana in pasta vitrea,
quelli ‘ad occhi’ e quelli ‘a tubetto affusolato’, rinvenuti nella grotta di Ispinigoli,
famosa per avere al suo interno una eccezionale stalattite-stalagmite alta 38 m;
altri materiali rinvenuti nella grotta sono invece attribuibili al periodo nuragico e
all’età romana.
La civiltà nuragica si estinse, al più tardi, nel corso del VI sec. a.C.; gran parte
degli abitati nuragici (84 su 111) conobbero tuttavia un’altra lunga fase di vita nel
corso dell’epoca romana: negli stessi luoghi, alle capanne nuragiche si
sostituirono strutture e ambienti tipici dell’età romana, ma spesso la tradizione
protostorica sarda sopravvisse e si continuò a costruire, nel dorgalese come
altrove in Sardegna, edifici con muri realizzati con pietre messe in opera con una
semplice malta di fango coperti però con tetti alla romana dotati di tegole ed
embrici.
La romanizzazione del territorio di Dorgali iniziò precocemente in seguito alla
costituzione della provincia Sardinia et Corsica (227 a.C.); in effetti Dorgali
racchiuso, rispettivamente a nord e a sud, tra le regioni della Baronia e
dell’Ogliastra, rappresenta l’unico comune della Barbagia, l’antica Barbaria
romana, a diretto contatto con il Mare Tirreno, ovvero con il litorale di più antica
colonizzazione italica. Uno dei siti in cui si può cogliere l’inizio del processo di
integrazione tra la cultura dei Romani e quella indigena è certamente quello di
Tiscali, luogo mitico per tutti i Sardi, emblema di una Sardegna arcaica e
resistenziale. L’insediamento si trova in un punto assai suggestivo posizionato
sulla sommità del Monte Tiscali, all’interno di una dolina originatasi in seguito al
crollo della volta di una grotta; è costituito da un centinaio di ambienti e vani
sussidiari costruiti a nord e a sud-ovest del crollo formatosi all’interno della
dolina, sfruttando la conformazione della roccia. Il sito fu visitato nel 1910 dallo
storico E. Pais e nel 1927 dall’archeologo A. Taramelli: entrambi lo interpretarono
come rifugio dei Sardi nei secoli della conquista romana della Sardegna. La
PUC DORGALI RELAZIONE - Volume II - Tomo 2 10
moderna ricerca storico-archeologica ha chiarito che i Sardi in questione non
possono essere assimilati alle comunità nuragiche poiché, quando la Sardegna
fu annessa all’amministrazione di Roma (238 a.C.), la civiltà nuragica era ormai
estinta da qualche secolo e la Barbagia era abitata da popoli non urbanizzati, le
civitates Barbariae, le comunità della Barbaria, note da fonti storiche ed
epigrafiche. Recenti indagini archeologiche nel sito hanno consentito il recupero
di materiali di età nuragica, databili dal Bronzo Medio (XVIXIV sec. a.C.) all’età
del Ferro (IXVI sec. a.C.), e di età romana, costituiti da frammenti di anfore
prodotte nell’Italia centrale tirrenica (15050 a.C.). In effetti le strutture a vista di
Tiscali, già antico centro nuragico e forse prenuragico, presentano una tecnica
costruttiva non tipicamente nuragica e potrebbero appartenere a un contesto
successivo relativo una comunità indigena aperta ai traffici commerciali con la
penisola italica, come dimostra il rinvenimento delle anfore: si tratterebbe
pertanto dell’unico abitato noto attribuibile alle civitates Barbarie. È interessante
ricordare le testimonianze di Diodoro, Strabone, Pausania e Zonara che
attribuiscono ai Sardi abitazioni in spelonche e in caverne dislocate negli
impenetrabili monti della Barbagia; a questo proposito, un passo di Zonara,
riferito ai Sardi che abitavano nel territorio barbaricino, appare molto significativo:
«…la maggior parte di questi [Sardi] si mantenevano nascosti entro spelonche
situate in ambienti ricoperti di vegetazione e pertanto difficili da scovare…».
In generale l’epoca romana è attestata da numerosi siti dove si segnalano
rinvenimenti di manufatti e/o di strutture murarie. All’età repubblicana e augustea
appartengono i ritrovamenti di ceramica a vernice nera, di sigillata (ceramica fine
da mensa) italica, di anfore vinarie di produzione tirrenica, tra cui le Dressel 1 e le
Dressel 2-4, assai ben documentati in questa regione.
Tra i rinvenimenti più antichi si segnala il ritrovamento nell’esedra della tomba di
giganti di Thomes di un frammento di parete di olpe con iscrizione latina
riconducibile a contesti del IVIII sec. a.C. Si segnala inoltre il ritrovamento a
Cala Cartoe di un lingotto di piombo con bollo LPLAANI·L·F RVSSINI, relativo
alla produzione di lingotti della famiglia dei Planii, industriali attivi a Carthago
Nova, l’odierna Cartagena in Spagna, tra la fine del II sec. e il I sec. a.C. Assai
più numerosi i ritrovamenti di materiali di età imperiale; tra il materiale ceramico si
segnala l’abbondante attestazione di sigillate e di anfore di produzione africana.
Numerosissime monete sono state rinvenute in questo territorio e mostrano una
PUC DORGALI RELAZIONE - Volume II - Tomo 2 11
presenza romana ininterrotta dalla più antica fase repubblicana (asse con testa di
Giano e prua, databile al 217 a.C.) all’età imperiale e tardoantica (emissioni di
Druso, Vespasiano, Filippo I, Gordiano, Diocleziano, Costantino I, Valentiniano II
etc.). Dal territorio di Dorgali proviene un cosiddetto diploma militare rilasciato a
Tunila, soldato ausiliario che ha militato nella II Coorte dei Liguri e dei Corsi
prima di raggiungere il congedo, concessogli dall’imperatore Nerva nel 96 d.C., e
rientrare nel luogo di origine, evidentemente localizzato in uno dei centri romani
individuati nel territorio di Dorgali.
La ricerca archeologica ha finora permesso di individuare con certezza 88 siti di
età romana: si tratta in qualche caso di rinvenimenti attribuibili a strutture isolate
ma perlopiù di insediamenti di medie e grandi dimensioni, forse interpretabili
come vici, legati allo sfruttamento agricolo e pastorale del territorio e dediti allo
scambio e al commercio di derrate alimentari. Non a caso gli insediamenti si
distribuiscono prevalentemente in prossimità della strada romana (Iter a Portu
Tibulas Karalis) che si sviluppava lungo la costa orientale della Sardegna. Altri
siti sono stati individuati presso le diramazioni trasversali dirette verso l’interno, in
direzione della valle di Isalle e verso la Barbagia interna. Alcuni grandi
insediamenti, come quello sviluppatosi presso il nuraghe Mannu o presso il
nuraghe Arvu, sorsero invece in prossimità del tratto costiero. In generale, i
materiali osservabili in superficie nei vari siti, frammenti di tegole, di embrici, di
ceramiche comuni, di ceramiche fini da mensa e anfore, afferiscono
prevalentemente a contesti della media e tarda età imperiale, momento in cui
gran parte del territorio di Dorgali è ormai completamente romanizzato. È
possibile che tra i siti individuati finora si debba riconoscere la stazione di
Viniolae documentata unicamente nel noto Itinerario di Antonino, la cui prima
redazione risale al tempo dell’imperatore Caracalla, prontuario per viaggiatori che
forniva indicazioni precise sulle stazioni e sulle distanze presenti lungo
determinati tragitti.
Uno dei fenomeni più vistosi, di cui si è già fatto cenno, legato alla
romanizzazione di questo territorio è costituito dal riutilizzo dei monumenti
preistorici, situazione peraltro assai diffusa in Sardegna, soprattutto dei villaggi
nuragici, dei nuraghi e delle tombe di giganti. Un caso emblematico è
rappresentato dal sito, assai suggestivo e panoramico, di nuraghe Mannu,
facilmente raggiungibile da Cala Gonone; il complesso, localizzato sopra Cala
PUC DORGALI RELAZIONE - Volume II - Tomo 2 12
Fuili in una eccezionale posizione dominante (200 m s.l.m.) adatta al controllo del
distretto costiero sottostante, comprende un nuraghe semplice, costruito nel
corso del Bronzo Medio (XVIXIV sec. a.C.), e un villaggio del quale non sono
ancora note le caratteristiche; recenti indagini archeologiche hanno inoltre
permesso di mettere in luce numerosi edifici destinati ad un uso civile e
magazzini attribuibili ad un insediamento romano, in parte sovrapposto a quello
nuragico, esteso per oltre due ettari, la cui vitalità, dall’età repubblicana alla tarda
età imperiale (II sec. a.C. VI sec. d.C.), è legata ai traffici commerciali e alle
rotte di cabotaggio che interessavano la costa orientale sarda.
Attualmente l’Amministrazione Comunale di Dorgali gestisce, tramite guide del
settore, i siti di Serra Orrios, Nuraghe Mannu, Tiscali, le grotte del Bue Marino e
di Ispinigoli. I reperti archeologici recuperati nel corso delle indagini
archeologiche effettuate in questi siti e nel corso di ricognizioni di superficie
realizzate in tutto il territorio dorgalese sono esposti, insieme ad alcune
donazione private, nelle vetrine del Museo Archeologico di Dorgali; inaugurato
nel 1980, il museo offre al visitatore, attraverso i manufatti, i pannelli didattici e le
immagini esposte, una sintetica ma efficace descrizione del vasto patrimonio
archeologico di Dorgali e fornisce numerosi spunti di approfondimento per
chiunque voglia conoscere meglio l’archeologia del suo territorio. Nell’ambito dei
numerosi siti del territorio di Dorgali meritano particolare attenzione il villaggio di
Serra Orrios, l’abitato nuragico-romano di Tiscali e l’insediamento nuragico e
romano/tardo-romano sviluppatosi nell’area di Nuraghe Mannu.