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Psicologia della percezione (filosofia della mente-II)
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Psicologia della percezione - UniBG · Il costruttivismo - È «l’approio lassio dominante alla teoria della visione» (Palmer 1999) - La percezione visiva è un processo attivo

Feb 18, 2019

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Page 1: Psicologia della percezione - UniBG · Il costruttivismo - È «l’approio lassio dominante alla teoria della visione» (Palmer 1999) - La percezione visiva è un processo attivo

Psicologia della percezione

(filosofia della mente-II)

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Il costruttivismo

- È «l’approccio classico dominante alla teoria della visione» (Palmer 1999)- La percezione visiva è un processo attivo- L’esperienza visiva è l’esito di un complesso processo di “ri-costruzione” del mondo a partire dallo stimolo visivo e dalla conoscenza di cui i soggetti già dispongono.- La conoscenza è in parte innata in parte appresa.

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Il costruttivismo

A seconda di come si caratterizza il processo di ricostruzione, abbiamo diverse versioni di costruttivismo.- Helmholtz: i processi percettivi sono inferenze inconsce. - Gregory/Rock: i processi percettivi sono ragionamenti induttivi (inferenze alla miglior spiegazione)- teoria computazionale (Marr): i processi percettivi sono algoritmi

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L’argomento della sottodeterminazione dello stimolo

Oggetti (tridimensionali) diversi possono avere proiezioni bidimensionali identiche: un’immagine (2-D) è compatibile con più interpretazioni 3-D.

È necessario imporre dei vincoli sul processo percettivo per selezionare, tra le diverse “interpretazioni” possibili dell’immagine retinica, quella giusta: lo stimolo deve essere integrato dal sistema visivo.I vincoli sono incorporati nella conoscenza già

disponibile al cervello (innata o appresa che essa sia).

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Esempi di vincoli al processo visivo

– Normalmente gli oggetti non sono visti dal basso

– La luce proviene dall’alto

– 5 punti sulla superficie di uno stesso oggetto su due immagini differenti sono sufficienti a stabilirne l’orientamento

– se si conosce l’orientamento di alcuni punti (superficie liscia e opaca), si può stabilire la forma

– …

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Critiche al costruttivismo

È sbagliato identificare lo stimolo con la sola immagine retinica, tanto più se considerata staticamente (Gibson visione ecologica)

La tesi secondo cui i processi visivi sono inferenze alla miglior spiegazione è contraddetta da taluni casi di completamento visivo: ciò che si vede non corrisponde all’ipotesi più probabile/plausibile (Kanizsa 1980)

Le teorie costruttivistiche incorrono nella fallacia dell’homunculus (Gibson, Pylyshyn, cfr. Calabi 2009)

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Completamento amodale

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Leggi della Gestalt

- Vicinanza (o prossimità)- Somiglianza- Buona continuazione (allineamento)- Chiusura- Destino comune- Buona forma

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Vicinanza e somiglianza

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Fallacia dell’homunculus?

Se i processi percettivi sono veri e propri ragionamenti (inferenze alla miglior spiegazione), tali ragionamenti devono basarsi su premesse interpretate (= a cui è stato assegnato un significato). Ma chi è l’interprete?Non possiamo essere noi perché non abbiamo consapevolezza alcuna di eseguire tali ragionamenti; ma non può nemmeno essere il cervello.

Replica: i processi visivi sono descrivibili come inferenze alla spiegazione migliore. È come-se fossero inferenze, ma, “in realtà”, sono realizzati da meccanismi ciechi al significato.

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La teoria computazionale (Marr 1982)

La visione è un insieme di processi computazionali. Il processo visivo è ri-costruttivo, ma la ricostruzione è (in larga parte) a carico di sistemi specializzati automatici (i “moduli”) che hanno accesso esclusivamente a informazioni “proprietarie” innate di cui non siamo consapevoli. Il processo visivo è (in larga parte) bottom-up, cioè innescato dallo stimolo e non guidato da scopi o aspettative. Gli unici effetti top-down sono quelli attentivi, anche questi automatici (Pylyshyn 2003) -c’è un’attenzione consapevole ed una inconsapevole.

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La teoria computazionale (Marr 1982)

I tre livelli di spiegazione:

1) Livello della teoria computazionale: che cosa fa il sistema visivo e quali sono i suoi componenti funzionali.

2) Livello degli algoritmi e rappresentazioni: con quali programmi il sistema visivo esegue la sua funzione e in che modo codifica –rappresenta– le informazioni pertinenti.

3) Livello dell’implementazione: in che modo il cervello realizza programmi e rappresentazioni specificati a livello 2.

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La teoria computazionale (Marr 1982)

La teoria della visione è un caso paradigmatico di funzionalismo computazionale. Il carattere astratto delle computazioni lo rende un tipo di funzionalismo; ma l’importanza accordata al livello implementativo dimostra che non si tratta di un funzionalismo antibiologico. Il livello più importante è il primo (teoria computazionale): se ci sbagliamo su che cosa fa il sistema (nella fattispecie) visivo, capiremo ben poco del fenomeno oggetto di studio:«realizzare un meccanismo (per es. un programma) capace di prestazioni analoghe a quelle di un agente umano impegnato in un processo cognitivo non costituisce di per sé una spiegazione di quel processo se non è presente una descrizione di alto livello dei vincoli che qualsiasi meccanismo deve soddisfare se deve essere considerato una realizzazione di quel processo cognitivo.» (Marraffa & Paternoster 2011)

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La teoria computazionale (Marr 1982)

Funzione del sistema visivo: Riconoscimento degli oggetti presenti nel campo visivo sulla base della loro forma:Vedere un O come una certa forma geometrica.

Argomento: dati neuropsicologici (Warrington & Taylor). Dissociazioni tra la capacità di identificare la forma di un oggetto e la capacità di fare uso dell’oggetto (oggi questi dati sono stati reinterpretati e in parte corretti).

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Dissociazioni riconoscimento/uso (Warrington & Taylor)

I pazienti con lesioni (parietali) nell’emisfero destro erano in grado di riconoscere l’oggetto solo se visto da una prospettiva standard, convenzionale; per esempio, riconoscevano un secchio solo se visto di fronte, non se visto dall’alto. Nella prospettiva convenzionale il paziente era in grado di fare un’elaborazione “semantica” completa dell’oggetto: era in grado di denominarlo, di spiegarne la funzione e le modalità d’uso ecc.; nella prospettiva non convenzionale, l’elaborazione semantica non poteva neanche partire perché il paziente non sapeva letteralmente ricondurre l’oggetto a una classe nota, e negava che l’oggetto fosse ciò che di fatto era. I pazienti con lesioni parietali sinistre, benché esibissero gravi disturbi linguistici, incluse l’incapacità di denominare l’oggetto e l’incapacità di spiegarne uso e scopo, erano invece in grado di riconoscere la geometria dell’oggetto anche in una varietà di prospettive non convenzionali, inclusi punti di vista fortemente anomali, e ciò anche in condizioni di illuminazione precarie.

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La teoria computazionale (Marr 1982)

Vedere = identificare oggetti sulla base della loro forma (individuare una forma 3-D nell’ambiente e ricondurla a una categoria visivo-spaziale).

Lo scopo della visione è «costruire a partire dalle immagini [retiniche] una descrizione di forma e posizione delle cose» (Marr 1982, p. 36)

Input del sistema visivo: stimolo esterno Input del modulo della visione propriamente detto:

immagine retinicaOutput del modulo della visione: descrizione strutturale

della porzione di mondo che rientra nel campo visivo.

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Input del processo visivo: l’occhio

• Obiettivo: raccogliere la luce dagli oggetti nella scena e creare un’immagine a 2-D.

• l’occhio umano e del robot

– un foro (o una lente) che focalizza la luce da più punti della scena su un singolo punto della retina

– un sistema di elementi fotosensibili che converte la configurazione di luce in impulsi elettrici (codice simbolico)

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Output del processo visivo

Rappresentazione simbolica del mondo tridimensionale che guidi il comportamento. Codifica:

- la posizione dell’agente rispetto agli altri oggetti della scena e la posizione relativa degli oggetti

- i colori, le forme, la disposizione delle superfici

- (nel caso di un sistema che si muove) la rappresentazione dinamica della scena

La visione costruisce un modello del mondo a partire dalle configurazioni di luce sulla retina.

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Livelli multipli di elaborazione e rappresentazione

Rappresentazione iniziale: immagini retiniche

Primo livello di elaborazione Schizzo primario

Secondo livello di elaborazione Schizzo 2½ -D

Terzo livello di elaborazione Modello 3-D

Livello 1 + livello 2 = visione primaria

Livello 3 = visione di alto livello

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Immagini retiniche

Matrici di “livelli di grigio”, cioè tabelle di pixel a ciascuno dei quali è associato un valore numerico che ne codifica l’intensità luminosa.

La funzione L(x,y) che associa ad ogni pixel il suo valore di intensità luminosa si chiama funzione di luminanza.

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Rappresentazioni primarie(costruite dal livello 1)

• Informazioni sui cambi significativi di intensità luminosa e sui contorni (di oggetti)– localizzazione

– contrasto

– precisione

• Corrispondono a caratteristiche fisiche– estremità degli oggetti e contorni delle tessiture

– particolari sulle superfici e limiti delle ombre

• Per scene che cambiano dinamicamente …– direzione e velocità di movimento dei cambi di

intensità

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Rappresentazioni intermedie(costruite dal livello 2)

• Informazioni sulla forma 3-D degli oggetti dal punto di vista dell’osservatore

– orientamento di piccole superfici

– distanza dai punti delle superfici dall’osservatore

• Per scene dinamiche …

– movimento delle superfici in 3 direzioni

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Rappresentazioni di alto livello(costruite dal livello 3 o pre-memorizzate)

• Forme 3-D e orientamento in relazione a un sistema di coordinate indipendente dall’osservatore (punto di vista)

– sistema basato sull’oggetto stesso

– sistema basato su una locazione fissata nel mondo

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Livello 1

Input: immagine retinica

Output: schizzo primario (= distribuzione spaziale di primitive di basso livello)

Metodo: zero-crossing

Primitive: angoli, parti di contorni, macchie, configurazioni geometriche elementari potenzialmente significative

Schizzo primario grezzo schizzo primario ricco

Applicazione ricorsiva di tecniche di risoluzione dell’immagine

Grado di conferma empirica: (abbastanza) buono

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Zero-crossing

Algoritmo che evidenzia le zone a più alta discontinuità della funzione di luminanza (= differenze molto elevate di luminanza).

Dove ci sono discontinuità di luminanza più forti, è probabile che passi un contorno

(ma anche un’ombra…)

È un operatore matematico che consiste nel calcolare la derivata seconda della funzione di luminanza (che è una funzione di due variabili).

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Livello 1

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Livello 1

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Livello 2

Input: schizzo primarioOutput: schizzo a due dimensioni e mezzo (2½-D)Metodi: profondità da disparità binoculare, shape from

shading, shape from motion, … ( vedi invarianti di Gibson)

Primitive: vettori-profondità e vettori-orientamento Lo schizzo 2½ D è una rappresentazione delle superfici

dell’oggetto centrata sull’osservatore (view-dependent)

Grado di conferma empirica: grossolano

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Schizzo 2½-D

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Livello 3

Input: schizzo 2½-D

Output: descrizione strutturale (3-D) dell’oggetto

Metodo: ricerca di sottografi in un grafo

Una descrizione strutturale è un grafo in cui i nodi corrispondono a parti significative dell’oggetto e gli archi a relazioni spaziali tra le parti.

(es. tavolo = superficie, gamba1, gamba2, gamba3)

Grado di conferma empirica: pressoché nullo (“speculazione computazionale”)

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Modelli 3-D

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Modelli 3-D: analisi ricorsiva

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Critiche alla teoria computazionale

- I modelli 3-D non servono. Si possono riconoscere oggetti esclusivamente sulla base di diverse immagini 2-D (da diverse prospettive)

- Il riconoscimento non è il compito principale della visione

- In molti casi non è necessario costruire un modello “ricco” del mondo per agire con efficacia

- La percezione non è solo una funzione cerebrale ma dell’intero organismo

- La teoria computazionale è una versione di teoria del dato sensoriale

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Marr: conclusioni

- Grande potenza teorica- Sottolineatura eccessiva della visione orientata

al riconoscimento- Sottovalutazione del movimento (ma vedi

Ullman 1979) - Sottovalutazione del riconoscimento in 2D?- Fondamentale come paradigma; superato nei

dettagli.

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Gibson: la visione ecologica

- Il sistema visivo è stato progettato dall’evoluzione per risolvere problemi significativi biologicamente

- Gli esperimenti in laboratorio, quindi, sono fuorvianti: costringono l’osservatore in una situazione insolita (condizioni statiche, mancanza di informazioni adeguate, scenari inverosimili, devianti dalle situazioni ecologiche)

- La percezione (visiva) è una relazione tra un intero organismo e l’ambiente

- Lo scopo primario della visione è il controllo del movimento ( azione efficace)

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Gibson: la visione ecologica

- Lo stimolo non è l’immagine retinica, ma la variazione della struttura di luce riflessa nel punto di osservazione (“assetto ottico ambiente”)

- Nella struttura della luce riflessa c’è tutta l’informazione necessaria: le variazioni dell’assetto ottico ambiente determinate dai movimenti veicolano l’informazione

- Il movimento è eseguito dagli occhi, dalla testa e dall’intero corpo

- La percezione (visiva) è una relazione diretta di un organismo (preso nella sua interezza) col mondo

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Gibson: la funzione del sistema visivo

Estrarre dall’assetto ottico ambiente il lay-out ambientale, cioè la disposizione di superfici presenti nella porzione di ambiente visibile.

Il lay-out è specificato dagli invarianti, proprietà visive di ordine superiore.

Il sistema visivo è capace di estrarre dall’assetto ottico ambiente gli invarianti, perché è “sintonizzato” su di essi.

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Gli invarianti

Sono proprietà visive che restano costanti al variare delle immagini retiniche.

Esempi:- Horizon ratio (rapporto di orizzonte posizione rispetto all’orizzonte)

- gradiente di tessitura

- flusso ottico in espansione ( parallasse di movimento)

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Gli invarianti

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Gli invarianti

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Invarianti: indizi prospettici

Tessitura = “irregolarità” delle superfici (non sono quasi mai perfettamente lisce).

Gradiente di tessitura = il progressivo infittirsi della tessitura in una particolare direzione indica che la superficie “si allontana” da noi in quella direzione. Quanto più gli elementi sono piccoli e fitti, tanto più la superficie è lontana. Se non c’è gradiente, la superficie è orientata verticalmente di fronte a noi. Il gradiente è massimo se la superficie è parallela alla linea dello sguardo.

Horizon ratio = rapporto tra l’altezza di un oggetto e la sua distanza dalla linea dell’orizzonte gli oggetti più vicini alla linea dell’orizzonte tendono ad apparire più lontani e le loro dimensioni vengono stimate sulla base della distanza dalla linea dell’orizzonte.

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Invarianti: indizi cinetici

Parallasse di movimento = quando ci muoviamo in una certa direzione a noi gli oggetti vicini sembrano muoversi rapidamente, quelli lontani lentamente, quelli molto lontani appaiono pressoché fermi.

Flusso ottico in espansione = Il nostro sistema visivo è in grado di calcolare le distanze a cui si trovano i vari oggetti basandosi sulla rapidità con cui sembrano spostarsi quando ci muoviamo.

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Le affordances

Sono le “opportunità” o potenzialità offerte dagli oggetti presenti nell’ambiente.

(Bozzi parla di “qualità terziarie”)

Es. una pietra è afferrabile e scagliabile, e con una pietra si può percuotere qualcosa o scalfire una superficie.

Secondo Gibson le affordances si percepiscono immediatamente, anziché essere l’esito di processi di ragionamento/riflessione.

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Obiezioni alla visione ecologica

1) Critica alla natura diretta della percezione (Fodor & Pylyshyn 1981):

una stessa stimolazione luminosa può essere originata da diversi assetti nel mondo (es. posso produrre quella stimolazione artificialmente) e, per converso, uno stesso assetto dell’ambiente può dare origine a stimolazioni luminose diverse (è sufficiente interferire sulla luce riflessa o, più semplicemente, è sufficiente … spegnere la luce!)

È indispensabile integrare lo stimolo (fare inferenze o qualcosa di simile)

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Replica

- L’argomento è vacuo perché si può riapplicare a qualsiasi stadio dell’elaborazione percettiva il contenuto dell’esperienza percettiva non risulta determinato da nulla

- Nemmeno Gibson nega che ci siano operazioni sulla stimolazione; il punto è che queste operazioni sono eseguite dai sistemi della corteccia visiva: non sono operazioni mentali, psicologiche (Schwartz1994).

problema: che cosa rende mentale uno stato o processo neurofisiologico subcosciente?

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Obiezioni alla visione ecologica

2) Gli esperimenti sulle illusioni sono del tutto probanti, perché anche in quelle circostanze il sistema visivo è all’opera.

Replica: sì, ma è all’opera in condizioni “degradate”. Il sistema “sbaglia” perché la stimolazione non contiene informazioni adeguate.

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Obiezioni alla visione ecologica

3) Le affordances non si possono recuperare dall’assetto ottico ambiente. La “scagliabilità” di una pietra, ad esempio, non è una proprietà (puramente) visiva.

Replica (approssimativa): percezione e azione non sono separabili. Ci sono rappresentazioni visuomotoriedegli oggetti che integano forma e uso.

4) La risonanza agli invarianti è una mera metafora.Replica: la risonanza agli invarianti è realizzata da certi

sistemi neurofisiologici la cui indagine spetta alle neuroscienze.

problema: che cosa è “psicologico”? Importante far “coevolvere” psicologia e neuroscienza

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Il paradigma sensomotorio(o visione enattiva)

- La percezione non è separabile dall’azione

- Competenza (o abilità) sensomotoria = conoscenza di come ci si deve muovere per modificare la stimolazione visiva

- Percepire = esercitare la competenza sensomotoria

- La competenza sensomotoria è una conoscenza tacita e corporea (un “sapere del corpo”)

- Il soggetto della percezione è l’intero organismo, non la sua mente/cervello.

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Il paradigma sensomotorio(o visione enattiva)

L’argomento dell’esperienza virtuale:

In diversi casi facciamo esperienza di elementi non presenti nel campo visivo (es. completamento amodale).

L’esperienza virtuale è possibile perché abbiamo la capacità di accedere agli elementi non presenti, facendoli rientrare nel campo visivo.

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Conclusioni

Si può integrare la prospettiva computazionale con quella ecologica, prendendo il meglio da ciascuna delle due? È la tendenza della ricerca recente (es. visione-per-l’azione vs. visione-per-la-categorizzazione).

La teoria ecologica è una giustificazione empirica del realismo diretto?