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1 Proposte Culturali Liceo “F. Enriques” NOVEMBRE 2017
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proposte culturali enriques novembre · quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la ... ultimi anni sono approdati migliaia di uomini e donne che ... !8.

Feb 21, 2019

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Proposte Culturali Liceo “F. Enriques”

NOVEMBRE 2017

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Lezioni universitarie

3 novembre

Teatri di Roma

24 ottobre - 12 novembre

TEATRO ARGENTINA

Copenaghen

di Michael Frayn

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Nel contesto delle commemorazioni del c e n t e n a r i o d e l l a r i forma luterana, proponiamo il ciclo di conferenze che si terrà presso l’aula M a t a s s i dell’Università Roma T r e V e n e r d ì 3 novembre 2017 dalle 16 alle 19.

A c o l o r o c h e interverranno e ne faranno r ichiesta verrà rilasciato un a t t e s t a t o d i partecipazione.

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traduzione Filippo Ottoni e Maria Teresa Petruzzi regia Mauro Avogadro con Umberto Orsini, Massimo Popolizio e con Giuliana Lojodice

orari spettacolo prima ore 21.00 martedì e venerdì ore 21.00 mercoledì e sabato ore 19.00 giovedì e domenica ore 17.00 lunedì riposo

durata: 1 ora e 50 minuti più intervallo Presentazione dell’opera teatrale

"Un formidabile thriller scientifico-politico a tre voci alla vigilia del primo devastante uso della bomba atomica."

«Penso che sarebbe stato un errore imperdonabile pensare di dar vita ad una Compagnia teatrale che porti il mio nome senza pensare all’opportunità di rimettere in scena uno spettacolo come Copenaghen» – racconta Umberto Orsini, interprete con Massimo

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Popolizio e Giuliana Lojodice del celebre testo di Michael Frayn. Un trio di attori dal grande spessore che, diretti da Mauro Avogadro, sanno mettere in evidenza i diversi piani di lettura e interpretare i personaggi dando risalto alle loro molteplici sfaccettature psicologiche. In un luogo che ricorda un’aula di fisica, immersi in un’atmosfera quasi irreale, Niels Bohr, sua moglie Margrethe e Werner Heisenberg parlano di cose successe in un lontano passato, quando tutti e tre erano ancora vivi. Il loro tentativo è chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen quando improvvisamente il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Il soggetto di quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la Storia ha avanzato svariate tesi: questo è il fulcro intorno al quale ruota la pièce. La struttura con cui vengono enunciate le diverse ipotesi richiama metaforicamente i Principi di Indeterminazione e di Complementarietà della teoria della relatività di Einstein. «Non è possibile una sola verità o una sintesi efficace delle diverse verità, perché una verità è semplicemente un punto di vista, il punto di vista di chi l’ha enunciata. Tutto è umano, niente è assoluto».

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7 novembre - 27 marzo

TEATRO GOLDEN

La Scena Corsara presenta

LO STRANIERO, UN VIAGGIO TRA MITO

E CRONACA

(liberamente tratto da V i r g i l i o , S o f o c l e , E u r i p i d e … e d a i contrastant i s tralc i della cronaca odierna)

Adattamento di Paola Scotto di Tella R e g i a d i G i o v a n n i Nardoni

Dal 7 novembre 2017 al 27 marzo 2018

Ore 10.30

Ingresso: 11 euro

Note di regia

Xenos: straniero, ospite, nemico. In greco antico una sola parola definisce colui che si deve accogliere e colui che si deve combattere. Colui che va integrato e colui che va allontanato perché crea disagio e discordia. Inoltre nella cultura greca accogliere un estraneo nella propria casa con tutti gli onori e congedarlo con dei doni era un

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dovere religioso oltre che etico: l’ospite in realtà poteva nascondere un Dio sotto mentite spoglie. Anche in questa antica usanza (che alcuni greci considerano tuttora propria della loro cultura) si legge una certa ambiguità: si accoglie l’ospite perché in fondo lo si teme…..Anche la lingua latina offre solo il termine Hostis per definire i due concetti: soltanto più tardi comparirà il termine Hospes, ovvero “signore dell’ospitalità”.

Da queste considerazioni nacque sette anni fa un’indagine che dalla classicità ci portava ai nostri giorni e dalla quale abbiamo voluto creare una sorta di “documentario teatrale”. Uno spettacolo che fondesse il teatro greco con l’epica e la cronaca e che avesse come comune denominatore “lo straniero”, il portatore di una cultura “altra”. Si tratta di un “mare magnum” in cui era facile, oggi come allora, perdersi, andare “fuori tema” o, peggio, adottare come propri punti di vista e posizioni etiche. In una questione che coinvolge l’intera umanità, abbiamo isolato geograficamente e culturalmente il bacino del Mediterraneo, la zona in cui si è sviluppata la civiltà greca e quella romana, la zona in cui in questi ultimi anni sono approdati migliaia di uomini e donne che fuggivano situazioni di estremo disagio, e che nel nostro paese oscil lavano dalla posizione più generale di “cittadini extracomunitari” a quella fuori-legge di “immigrati clandestini”. Oggi si chiamano migranti, un sostantivo, o meglio un neologismo, che restituisce loro l’identità. Dopo sette anni una serie di sconvolgimenti politici e bellici ha intensificato l’arrivo dei migranti nel nostro Paese, fenomeno che ha purtroppo coinciso con un periodo di forte crisi economica e con la chiusura delle frontiere da parte di alcuni paesi europei. Il concetto di “rifugiato”, prima assai vago, è ora citato quotidianamente nei telegiornali. Lo straniero con cui negli anni ci stavamo abituando a convivere, di cui iniziavamo a conoscere costumi e usanze, rischia di diventare un elemento di tensione sociale, una sorta di “sintomo” in cui proiettare tutte le frustrazioni e i disagi della società. Allo stesso tempo, a volte colui che viene rifiutato può usare la propria cultura, la propria religione, come uno scudo, come un elemento di

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autodifesa e protezione. Un circolo vizioso che impedisce l’integrazione. Senza pretendere di offrire soluzioni o messaggi nel 2015 abbiamo ripreso il nostro vecchio copione di sette anni prima Abbiamo conservato le parti classiche tratte da “ENEIDE”, da “EDIPO A COLONO”, e da “MEDEA”. Abbiamo aggiunto un breve brano tratto da “LE SUPPLICI” di Eschilo. Dunque quattro diverse forme di esilio: l’esilio di un popolo, l’esilio di un uomo solo, l’esilio di un gruppo di donne che rifiutano la schiavitù e infine l’esilio di una donna portatrice di una cultura “altra”, e considerata pertanto pericolosa. I versi classici si sono intrecciati poi con vicende odierne, tratte dalla cronaca di questi giorni, che hanno sostituito le storie utilizzate nella prima edizione. sette anni fa.

Ora, a distanza di due anni, dopo un notevole successo dello spettacolo, abbiamo deciso di riproporlo, lasciando intatte le parti classiche e aggiornando in parte tutto ciò che riguarda la cronaca. Sarà la musica eseguita per pianoforte dal vivo a conferire pathos e poesia a questa particolare forma di documentario. I brani che accompagnano i momenti più emotivamente salienti dello spettacolo, provengono da culture di “frontiera”, e sono esse stesse la rappresentazione acustica del VIAGGIO.

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6 novembre 2017 -13 aprile 2018

TEATRO ARCOBALENO

Matinèe (dal Lunedì al Venerdi' ore 10:30)

Dal 6 Novembre al 22 Dicembre 2017 e dall'8 Gennaio al 13 Aprile 2018 A U L U L A R I A ( L a c o m m e d i a d e l l a pentola) di T.M. Plauto

A d a t t a m e n t o e R e g i a Vincenzo Zingaro

con Ugo Cardinali, Rocco M i l i t a n o , F a b r i z i o P a s s e r i n i , A n n a l e n a L o m b a r d i , L a u r a D e Angelis, Piero Sarpa

M u s i c h e G i o v a n n i Z a p p a l o r t o - S c e n e V i n c e n z o Z i n g a r o - C o s t u m i E m i l i a n a D i Rubbo

Disegno Luci Giovanna Venzi - Organizzazione Barbara Gai Barbieri

La Compagnia CASTALIA, considerata una delle Compagnie Teatrali più prestigiose nell’allestimento di commedie classiche, a livello internazionale, porterà in scena il celebre capolavoro della commedia latina “AULULARIA” di T. M. Plauto, con l’adattamento e la regia di Vincenzo Zingaro. Le rappresentazioni avranno luogo a Roma, presso il TEATRO ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico), dal 6 NOVEMBRE 2017 al 13 APRILE 2018.

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L’evento, realizzato con la collaborazione del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA'CULTURALI, inserito dall’UNIVERSITA’ DI ROMA “LA SAPIENZA” nel progetto internazionale “IL TEATRO CLASSICO OGGI”, rappresenta una tappa importante nel percorso di rivisitazione del Teatro Classico che, alla guida della Compagnia CASTALIA, Vincenzo Zingaro porta avanti da 25 anni, riscuotendo uno straordinario successo di pubblico e di critica, al Teatro Arcobaleno e nell’ambito di prestigiosi Festival (OSTIA ANTICA, TAORMINA, PAESTUM, POMPEI, SEGESTA, FERENTO, TEATRI DI PIETRA e tanti altri). Dal 2002, le regie delle commedie classiche di Vincenzo Zingaro vengono studiate presso l’Università di Roma “La Sapienza” ed altri Atenei Europei. Numerosi saggi di importanti studiosi attestano lo straordinario valore culturale e l’unicità del lavoro drammaturgico e registico svolto da Zingaro sulla commedia classica antica. Ricordiamo il recente saggio “METTERE IN SCENA LA COMMEDIA CLASSICA OGGI: IL TEATRO DI VINCENZO ZINGARO” di Giovanni Antonucci (storico del Teatro, critico, docente universitario, responsabile Teatro per l’Enciclopedia TRECCANI), pubblicato a febbraio del 2015 sulla prestigiosa rivista “Teatro contemporaneo e Cinema”. Presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della “Sapienza" sono state realizzate due TESI DI LAUREA dedicate a Vincenzo Zingaro: nel 2010, “IL TEATRO CLASSICO DI VINCENZO ZINGARO”, relatore Prof.ssa Beatrice Alfonsetti; nel 2015, “IL TEATRO DI PLAUTO NELLA MESSINSCENA DI VINCENZO ZINGARO”, relatore Prof.ssa Maria Teresa Scotti. Sin dal 1992, Vincenzo Zingaro, alla guida della Compagnia CASTALIA, ha sviluppato un importante progetto di formazione del pubblico giovanile, riuscendo ad avvicinare con entusiasmo al teatro classico centinaia di migliaia di giovani, dando vita a un fenomeno culturale unico in Italia.

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“AULULARIA” (La commedia della pentola) è una delle opere più divertenti e significative di Plauto, uno splendido esempio di “commedia di carattere”, emblematico del passaggio dalla commedia greca (la nèa) alla commedia latina (la fabula palliata)e quindi a quella moderna. Il carattere burbero e avaro del protagonista (che Plauto mutua dal “Dyskolos” di Menandro), si imporrà nei secoli, tanto da generare un prototipo, al pari dell’altra figura intramontabile del teatro plautino, quella del soldato spaccone nel “Miles gloriosus”. Ricordiamo che Molière elaborò il suo celebre “AVARO” rifacendosi proprio all’AULULARIA. Lo straordinario e divertentissimo allestimento di Vincenzo Zingaro restituisce tutti gli aspetti del teatro plautino,proiettando l’opera in una dimensione interculturale, in una sorta di comunità multietnica, fiabesca e surreale, dove si fondono i più svariati elementi linguistici e figurativi (tale d'altronde doveva apparire Roma, per molti aspetti, ai tempi di Plauto). La vicenda del vecchio avaro Tienichiuso (i nomi dei personaggi sono quelli tradotti da Ettore Paratore), diventa così una favola senza tempo, dove è l’aspetto ludico a dettare le sue leggi: il tema dell’avarizia, diventa oggetto di un’indagine etica condotta “modernamente” sulle antiche orme tracciate dal più grande commediografo di tutti i tempi.

Note di regia

“Niente è più effimero di uno spettacolo teatrale. La sua esistenza è infatti legata alla passeggera e simultanea simbiosi di attori, pubblico e rappresentazione…”. Su queste parole lo storico Niall W. Slater, nel saggio Plautus in performance, fonda il suo tentativo di analizzare il teatro, che definisce un “informe assemblaggio dall’eterno divenire”. Questa natura multiforme, all’insegna di una continua contaminazione, è alla base dell’evento teatrale, come inderogabile necessità di superare i confini del precostituito, per creare uno scambio sempre vivo con il pubblico. E’ in tale ottica che Plauto può essere considerato il fondatore del teatro moderno. Il segno dominante della sua opera è proprio la contaminatio. In lui confluiscono, infatti, la tradizione della Commedia Nuova greca e

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quella delle forme autoctone italiche di drammatizzazione, come la celebre farsa atellana. Il suo successo nei secoli deriva dalla fenomenale inventiva e dalla straordinaria vis comica con cui riesce a rimaneggiare gli originali, creando un esilarante connubio tra i più raffinati modelli greci e le espressioni tipiche della cultura popolare italica. La sua più grande intuizione fu quella di aver capito che per portare in scena le commedie greche non bastava semplicemente tradurle in latino, ma occorreva compiere su di esse un’autentica opera di “riteatralizzazione”, perché il pubblico romano (così diverso da quello greco) le apprezzasse. Così facendo, Plauto supera i confini tracciati dai suoi modelli, innestando nuova linfa vitale nella commedia.

Nell’AULULARIA, una delle sue opere più divertenti e più mature, rielabora, come in altre commedie, il modello offerto da Menandro (in questo caso, del “Dyskolos”). Se Menandro, ha cercato di imitare la vita, Plauto ha cercato il modo di divertirsi con l’idea dell’imitazione, creando un gioco a tutto campo: prologhi, monologhi, battute “a parte”, conducono l’evento teatrale su un doppio binario, coinvolgendo gli spettatori in una dimensione metateatrale, scandita dal ritmo incalzante dell’improvvisazione che si fa scrittura e viceversa. E’ un modo di concepire la commedia, con i suoi tòpoi, i suoi personaggi spinti verso il parossismo (i cosiddetti "tipi fissi"), che influenzerà lo sviluppo del teatro nei secoli. Considerato un modello dagli Umanisti, infatti, Plauto, fu l’ispiratore di tutto il teatro comico del Cinquecento (dalla Commedia erudita alla Commedia dell'Arte) e quindi di quello moderno; da lui si dipana un filo conduttore che, attraverso Ariosto, Machiavelli, Shakespeare, Molière e Goldoni, giunge fino ai nostri giorni (pensiamo al Varietà, fino alla cosiddetta Commedia all’Italiana del nostro cinema). Nei miei allestimenti, ho sempre cercato di stimolare lo spettatore a rintracciare proprio quel filo che, nei suoi innumerevoli volteggi, giunge sino a noi, come un'inconfutabile legame fra il teatro antico e quello contemporaneo. Con questo allestimento dell’AULULARIA mi sono divertito, perciò, a proiettare la

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commedia in una dimensione interculturale, in una sorta di comunità multietnica, fiabesca e surreale, dove si fondono i più svariati elementi linguistici e figurativi (tale d'altronde doveva apparire, per molti aspetti, la Roma cosmopolita del III sec. a. C., al cui humus popolare e variegato Plauto attingeva). Ho immaginato la vicenda prendere vita in un magazzino di scenografia, ai margini di una periferia italiana dei nostri giorni, dove un guardiano di origine slava, una notte, trova un libro in cui è stampata l’opera di Plauto; incuriosito, legge l’Aulularia e quando si addormenta ne sogna i personaggi, trasfigurandoli in una sarabanda di forme, suoni e colori dal quotidiano sapore italico, mescolato con quello della sua terra.

Il sogno, si sa, è un contenitore di imprevedibili visioni e al nostro slavo fa persino immaginare che la parte del prologo (affidata da Plauto al Lare, la divinità protettrice del focolare domestico, presso i Romani), venga interpretata da una TV, a d i m o s t r a z i o n e d e l l ' a v v e n u t o c o n s o l i d a m e n t o o r m a i nell'immaginario collettivo, di un'idea dell'oggetto mediatico come nuovo sistema apportatore di "valori", tale da costituire per le famiglie una presenza fondamentale, foriera di ogni racconto e dispensatrice di facili ricchezze. In questa provocatoria interpretazione, ho cercato quindi di mettere alla prova gli antichi meccanismi del teatro plautino, confrontandoli con le moderne dinamiche di un mondo globalizzato, nell’intento di dimostrare quanto quei meccanismi siano il fondamento di una vis comica dalle forme e dai contenuti sempre attuali. “Nec noctu nec diu quietus umquam eram…” (“Né di notte né di giorno mai ero sereno…”) recita l’avaro protagonista in un frammento della commedia: questa condizione di schiavitù, di abbrutimento, generata dall’avarizia, dall’avidità, come una malattia che divora l’anima, costituisce il tema centrale dell’opera e nel finale della mia messinscena, allorché il testo di Plauto si rivela incompleto, prende una strada particolarmente significativa (la malattia è contagiosa e non può che produrre i medesimi effetti in chi la “contrae”).

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La vicenda del vecchio Tienichiuso (ho preso in prestito la colorita traduzione dei nomi che fa Paratore) diventa così una favola senza tempo, dove è l’aspetto ludico a dettare le sue leggi: il tema dell’avarizia, diventa oggetto di un’indagine etica condotta “modernamente” sulle antiche orme tracciate dal più grande commediografo di tutti i tempi.

Vincenzo Zingaro

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22 novembre 2017

BIBLIOTECA MARCONI

suggerito per allieve e allievi di classi quinte.

Incontro sul tema "La città delle donne: fonti e narrazioni. La rivista EFFE e la CONTROINFORMAZIONE AL FEMMINILE (1973-1982)"

Data: 22/11/17

Orario Mercoledì 22 novembre 2017 ore 16.00

Durata: circa 90 minuti Le date degli appuntamenti potrebbero subire variazioni che saranno indicate sulle pagine web della Sovrintendenza e del Sistema Musei Civici e comunicate tramite e-mail.

Ospitato in Biblioteca Guglielmo Marconi Via Gerolamo Cardano, 135

Nel corso degli anni Settanta il movimento delle donne ha visto a Roma un'intensa fioritura di riviste femminili o femministe, indipendenti o legate a partiti e gruppi politici, longeve o fugaci, con periodicità regolare o del tutto imprevedibile. L'incontro si soffermerà su un caso editoriale specifico: quello di «Effe», una rivista “femminista” e “autogestita”, con distribuzione nazionale, che dal 1973 al 1982 ha avuto come obiettivo quello di “essere un giornale di massa, con un linguaggio facile e immediato, un giornale, insomma, che potesse giungere tanto alla militante femminista quanto alla casalinga”.

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La sua redazione interamente romana (con sede in piazza Campo Marzio), in bilico tra professionismo e militanza, ne ha fatto la voce, in primo luogo, dei femminismi della Capitale.

Paola Stelliferi ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia sociale europea dal Medioevo all’età contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Fa parte del Direttivo della Società Italiana delle Storiche. È autrice di Il femminismo a Roma negli anni Settanta. Percorsi, esperienze e memorie dei collettivi di quartiere, Bologna 2015.

Nell'ambito di

Educare alle Mostre, educare alla Città 2017-2018 Un laboratorio per conoscere e approfondire argomenti sulla città di Roma, la sua storia, il suo patrimonio. Dedicato prevalentemente a docenti e studenti universitari ma aperto a tutti, il programma, in vari incontri gratuiti, da ottobre a maggio, approfondisce con sguardi diversi e interdisciplinari temi relativi alle collezioni museali, alle mostre e aspetti rilevanti della storia della città, tra cui cambiamenti urbanistici, sociali e culturali, con particolare attenzione ad aspetti meno conosciuti: temi e luoghi della scienza e della storia delle donne per delineare, da punti di vista non usuali, una mappa della città nell’età moderna e contemporanea. Il servizio formativo/informativo, concepito come lavoro in rete tra alcune delle istituzioni culturali di Roma, porta il pubblico a contatto con luoghi diversi della città: la rete del Sistema Musei Civici e gli spazi monumentali della Sovrintendenza, il circuito delle biblioteche comunali, l’Archivio Storico Capitolino, la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, la sede dell’ex-Mattatoio del Dipartimento di Architettura di Roma Tre, l’Accademia di Belle Arti e la sede dell’Istituto Luce nel Teatro dei Dioscuri al Quirinale.

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24 novembre 2017

TEATRO MANFREDI

IL MALATO IMMAGINARIO

Capolavoro assoluto di Molière narra le disavventure dell’ipocondriaco Argan, padre di una bella figlia, marito di una donna opportunista e vittima di uno sciame di dottorini-avvoltoi ciarlatani. I guai cominciano quando, con un patto di matrimonio arbitrariamente siglato, Argan promette la mano della figlia ad un babbeo dottorino di fresca laurea, per garantirsi un gratuito futuro di consulti e ricette. L’ostilità della figlia, innamorata di Cléante, e la calcolata ingerenza della moglie, spingono il povero Argan in una fitta trama di inganni, equivoci, burle e finzioni, giocate sulla sua stessa burbera ingenuità. Immancabile il lieto fine.

Orario: ore 10

Durata dello Spettacoli: 80 minuti

Biglietto: 8.00 €

Ordine di scuola cui lo spettacolo e' destinato: Secondaria di Primo e Secondo Grado

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Didattica - Roma

FONTANA DI TREVI TURISMO E USO DELLA CITTÀ. UNA CONVIVENZA DIFFICILE

DESTINATARI: Scuola secondaria II grado ATTIVITÀ: Roma Museo diffuso ROMA MUSEO DIFFUSO: Itinerari (città moderna) TIPOLOGIA: Visite didattiche TEMATICHE: Roma Moderna

Dove: Piazza di Trevi. Appuntamento presso l’Edicola Sacra di palazzo Castellani, angolo con via del Lavatore

Descrizione e svolgimento del percorso La Fontana di Trevi, recentemente restaurata, è tra i più celebri monumenti di roma, noto anche come scenario di film d’eccezione tra cui “la dolce vita”. Il monumento diventa il punto di partenza per far comprendere agli studenti i principi generali di conservazione e di manutenzione delle superfici lapidee a contatto con l’acqua e con tutti gli agenti inquinanti di natura antropica e atmosferica.

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Gli studenti effettueranno la visita in occasione della raccolta delle monetine derivanti dal tradizionale lancio, dunque assisteranno alle operazioni di svuotamento della vasca e al successivo recupero delle monete. Coinvolgendoli nei lavori “dietro le quinte”, si vuole rendere partecipi i ragazzi delle attività di manutenzione ordinaria che vengono realizzate periodicamente e che sono necessarie per il funzionamento e la salvaguardia di un monumento così importante.

Saranno inoltre illustrate le misure recentemente adottate per consentire a turisti e cittadini di visitare la fontana settecentesca senza comprometterne la conservazione e il decoro.

Durata: 90 minuti

Finalità didattica Obiettivo della visita è illustrare agli studenti i principi generali di conservazione del nostro patrimonio culturale, in un’esperienza di partecipazione attiva alla cura e salvaguardia dei monumenti.

Nell'ambito di

Educare alle Mostre, educare alla Città 2017-2018

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PIAZZA NAVONA

LA STORIA DI UN MERAVIGLIOSO SPAZIO URBANO ATTRAVERSO LA LETTURA DELLE SUE EMERGENZE

E DELLE OPERE ESPOSTE NEL MUSEO DI ROMA

DESTINATARI: Scuola secondaria II grado ATTIVITÀ: Un libro aperto sulla storia TEMATICHE: Roma Moderna

Dove: piazza Navona, appuntamento di fronte al Museo di Roma, Piazza Navona, 2

Descrizione e svolgimento del percorso L’itinerario si propone un’osservazione delle caratteristiche architettoniche e spaziali di una delle più importanti piazze romane, esemplificazione di uno spazio fortemente connotato in epoca barocca attraverso fondamentali trasformazioni subite nel corso dei secoli e documentate da alcune delle opere esposte nel vicino Museo di Roma.

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Saranno descritti: – Dimensioni, forma e origini della piazza – Il mercato e le residenze nei secoli XV e XVI –L’acquedotto Vergine e la realizzazione delle fontane monumentali – Piazza come “teatro” e luogo di intrattenimento laico e religioso – Innocenzo X Pamphilj (1644-1655) e la trasformazione barocca – Il Settecento e palazzo Braschi – Le vicende artistiche e architettoniche della piazza attraverso le immagini delle collezioni del Museo di Roma.

Durata: 180 minuti

Finalità didattica

Scopo della visita è quello di analizzare le caratteristiche varie e diverse di un ambito urbano: in particolare, una piazza con lunghe e complesse vicende storiche rilevabili dall’osservazione diretta, ma anche dal confronto con un materiale iconografico che ha fissato il suo aspetto nel corso dei secoli. Il collegamento con le opere del museo intende far comprendere agli studenti come un dipinto, un disegno, una scultura, un affresco, un plastico avessero, nel passato, il compito di narrare una storia, rappresentare luoghi della città o ritrarre personaggi famosi, un po’ come oggi si fa attraverso le fotografie o i filmati. Inoltre mettere a confronto opere d’arte di epoche diverse, e le stesse con la situazione attuale, permetterà agli studenti di comprendere come uno spazio urbano, una chiesa o un palazzo possa cambiare nel tempo, mutare fisionomia o, a volte, anche la destinazione d’uso.

Nell'ambito di

Educare alle Mostre, educare alla Città 2017-2018

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PLANETARIO DI ROMA - EX DOGANA

Roma Planetario offre alle scuole una straordinaria esperienza, proponendo un emozionante viaggio cosmico, condotto dagli astronomi di Zètema. Sono loro a guidare gli studenti attraverso i grandi temi dello spazio, del tempo, dell'origine dei pianeti e delle stelle, con proiezioni coinvolgenti e spettacoli astronomici che ambientano nel planetario lo stile e la qualità della divulgazione scientifica del Planetario di Roma. Il teatro astronomico, con una cupola di circa 12 metri di diametro, offre un supporto tecnologico di primo piano, con 5 proiettori 4K Barco e un sistema surround per rivolgersi alle scuole con un valore didattico notevolmente rinnovato. In particolare, il software di navigazione spaziale consente agli spettatori non soltanto di ammirare una perfetta proiezione del cielo stellato, ma di attraversarlo per viaggiare tra le stelle, immergersi fra le orbite dei pianeti e volteggiare in tempo reale tra le galassie, fino ai margini dell’universo.

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SPETTACOLI PER LE SCUOLE

ORARI: 9:30 - 11:00 - 12:00

Per la miglior fruizione da parte degli studenti che assistono agli spettacoli astronomici si è previsto di dedicare specifici giorni della settimana alle diverse fasce scolastiche.

VENERDÌ: Scuole superiori - classi 3ª - 4ª - 5ª; Università

Nel desiderio di soddisfare eventuali necessità improrogabili esamineremo eventuali richieste cercando di assecondarle nei limiti delle possibilità.

Costo studenti: 7 €

Gratuiti: insegnanti (2 per ogni gruppo scolastico) e 1 accompagnatore per ogni disabile.

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Musica

IUC - La Sapienza - concerti in aula magna

04 novembre 2017

BACH – ISABELLE FAUST

ore 17:30

Bach Sonata in sol magg. per violino e clavicembalo BWV 1021 Sonata n. 2 in la minore per violino solo BWV 1003 Sonata in mi magg. per violino e clavicembalo BWV 1016 Sonata in do minore per violino e clavicembalo BWV 1017 Toccata in re minore per clavicembalo BWV 913 Sonata in la magg. per violino e clavicembalo BWV 1015

Per tecnica impeccabile, acume interpretativo e interesse delle scelte di repertorio Isabelle Faust è una delle più interessanti violiniste del panorama attuale. Torna a Roma con un concerto interamente dedicato a Bach, insieme a Kristian Bezuidenhout, sudafricano per nascita e inglese per scelta, uno dei più ricercati ed intriganti musicisti specializzati nelle tastiere storiche.

Un concerto “tutto Bach” nell’esecuzione stilisticamente impeccabile della grande violinista tedesca Isabelle Faust, che ricordiamo giovanissima suonare Bach e Mozart insieme a Claudio Abbado. Di lei il New York Times ha scritto: “Il suo suono ha passione, grinta ed elettricità, ma anche un calore e una dolcezza disarmanti, che possono rivelare l’intimo lirismo della musica”.

Dopo aver vinto giovanissima i prestigiosi concorsi “Leopold Mozart” e “Paganini”, Isabelle Faust è stata invitata a suonare con le orchestre più importanti del mondo, tra cui Berliner Philharmoniker, Münchner Philharmoniker, Gewandhaus di lipsia, Orchestre de Paris, Orchestra of the Age of Enlightenment, Boston

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Symphony e NHK Symphony di Tokyo. Ha collaborato con molti grandi direttori, ma ha instaurato un intenso rapporto artistico soprattutto con Abbado, che l’ha voluta per l’incisione completa dei Concerti per violino di Mozart. Nel 2004 è stata nominata professore di violino all’Università delle Arti di Berlino. Nel 2012 è stata insignita del premio “Abbiati” dall’associazione della critica musicale italiana. Suona lo Stradivari “Bella addormentata” del 1704, affidatole dalla L-Bank.

Suo partner in questo concerto è Kristian Bezuidenhout – uno specialista delle tastiere storiche come il clavicembalo e il fortepiano – che sta ottenendo crescente e unanime riconoscimento internazionale per la sua attività sia concertistica che discografica.

Sono in programma sei opere di Bach, precisamente cinque Sonate e una Toccata. Insieme la Faust e Bezuidenhout eseguiranno la Sonata in sol maggiore per violino e basso continuo BWV 1021 e tre Sonate per violino e clavicembalo BWV 1015, 1016 e 1017: è un gruppo di musiche di Bach di ascolto piuttosto raro e questo rende prezioso e imperdibile questo concerto. Inoltre la Faust da sola eseguirà la Sonata n. 2 in la minore per violino BWV 1003, mentre Bezuidenhout da solo suonerà la Toccata in re minore per clavicembalo BWV 913.

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21 NOVEMBRE 2017

SPIRA MIRABILIS

ore 20:30

Brahms Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 68

Spira mirabilis è un ensemble senza direttore che rappresenta un progetto di studio tra i più interessanti della scena europea. Si tratta di un gruppo di musicisti, quasi tutti under 35, provenienti da tutta Europa, tra i più affermati della loro generazione, tutti con una carriera avviata, rispetto alla quale, il progetto Spira è collaterale, fatto di studio e approfondimento più che di esibizioni e concerti. “Il metodo di lavoro– spiega Lorenza Borrani, tra le fondatrici del gruppo – è molto particolare, nel senso che studiamo e approfondiamo una sola partitura alla volta. Normalmente, con le orchestre o nell’attività concertistica, i tempi sono molto più stretti: si fanno poche prove e molti concerti ognuno con più brani. Noi, invece, funzioniamo esattamente all’opposto: un solo pezzo, tante prove, tantissime discussioni e studio, senza limite di tempo: il concerto è solo un’ulteriore tappa di questo processo di apprendimento che in realtà non si conclude mai".

Il nome del gruppo è ispirato ad una figura geometrica che, per le leggi matematiche che la definiscono, gode di una particolare proprietà: di qualunque dimensione essa sia, risulta sempre sovrapponibile a se stessa. Così il gruppo cambia misura a seconda della partitura, passando da una formazione di pochi elementi a una molto più ampia, che può arrivare fino a 123 elementi, inclusi i cantanti del coro modenese Luigi Gazzotti.

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Mostre a Roma

BERNINI

1 novembre - 4 febbraio Galleria Borghese

Per celebrare i vent’anni dalla sua riapertura, la Galleria Borghese inaugurerà una grande mostra dedicata a Gian Lorenzo Bernini che si riallacci al discorso critico avviato con la mostra “Bernini scultore”, realizzata ormai vent’anni fa. La Villa, che contiene il nucleo più importante e spettacolare di marmi berniniani, è infatti la sede ideale per considerare l’insieme della produzione dell’artista e gli articolati problemi ad essa connessi.

Il tema conduttore della mostra è dunque la scena privilegiata della scultura alla Galleria Borghese, e il suo genio è Gian Lorenzo Bernini.

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Percorrendo l’intero arco della sua lunghissima carriera si intende dare completezza a quel progetto del 1998 che prendeva in esame specificatamente l’attività giovanile del grande artista, con una approfondita indagine sui modi e i tempi dell’affermazione della scultura monumentale di Bernini e l’ampiezza delle sue conseguenze, anche attraverso una precisa messa a fuoco dello stretto rapporto pittura-scultura da cui, nel corso degli anni Venti del Seicento, si venne formulando il linguaggio correntemente definito Barocco.

Le singole sezioni della mostra saranno affidate a specialisti che da tempo si occupano del grande artista o di particolari aspetti della sua carriera o ancora del ruolo da lui giocato all’interno del più ampio fenomeno del Barocco (Andrea Bacchi, Maria Giulia Barberini, Anna Coliva, Anne-Lise Desmas, Luigi Ficacci, Stefano Pierguidi).

La mostra aprirà al pubblico il 1 novembre 2017 e durerà fino al 4 febbraio 2018.

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PICASSO

PICASSO. Tra Cubismo e Classicismo: 1915-1925 Scuderie del Quirinale 22 settembre - 21 gennaio 2018

È il febbraio del 1917 e in Europa infuria la Grande Guerra. Pablo Picasso, che ha solo 36 anni ma è già il grande pittore che ha guidato la rivoluzione cubista, arriva per la prima volta in Italia. A cento anni da quel viaggio che segnò tanto la sua arte quanto la sua vita privata, le Scuderie del Quirinale celebrano Pablo Picasso con una grande mostra che si inserisce nel progetto Picasso Méditerranée del Musée National Picasso – Paris.

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Hokusai. Sulle orme del Maestro

Museo dell’Ara pacis

Dal 12 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018

Dal 12 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018 Tutti i giorni 9.30-19.30 24 e 31 dicembre ore 9.30-14.00

La biglietteria chiude un'ora prima.

Deve la sua fama universale alla Grande Onda, parte della serie di Trentasei vedute del monte Fuji, e all’influenza che le sue riproduzioni ebbero sugli artisti parigini di fine Ottocento, tra i quali Manet, Toulouse Lautrec, Van Gogh e Monet, protagonisti del movimento del Japonisme. L’opera di Katsushika Hokusai (1760-1849), maestro indiscusso dell’ukiyoe, (che letteralmente significa “immagini del Mondo Fluttuante”), attivo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, è vastissima e versatile, ed ebbe grande diffusione nel tempo grazie ai numerosi seguaci.

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Hokusai. Sulle orme del Maestro sarà dal 12 ottobre al Museo dell’Ara Pacis di Roma per dar conto dell’opera e dell’eredità del grande maestro.

Attraverso circa 200 opere (100 per ogni rotazione della mostra per motivi conservativi legati alla fragilità delle silografie policrome) provenienti dal Chiba City Museum of Art e da importanti collezioni giapponesi come Uragami Mitsuru Collection e Kawasaki Isago no Sato Museum, oltre che dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova, la mostra racconta e confronta la produzione del Maestro con quella di alcuni tra gli artisti che hanno seguito le sue orme dando vita a nuove linee, forme ed equilibri di colore all’interno dei classici filoni dell’ukiyoe.

Hokusai ha esplorato soggetti di ogni tipo: dal paesaggio alla natura, animali e fiori, dal ritratto di attori kabuki a quello di beltà femminili e di guerrieri, fino alle immagini di fantasmi e spiriti e di esseri e animali semileggendari.

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MONET A ROMA MOSTRA AL VITTORIANO

dal 19 ottobre 2017 al 11 febbraio 2018

Fino all'11 febbraio 2018 Roma ospiterà, al Complesso del Vittoriano, una splendida mostra dedicata a MONET. Claude Monet, vissuto tra il 1840 e il 1926, è il padre dell’Impressionismo, ed è uno degli artisti più famosi al mondo. La sua pittura rarefatta “en plein air”, le sue Ninfee, i paesaggi creati nella villa di Giverny: tutto questo sarà esposto al Vittoriano in una mostra unica. Si potranno ammirare 60 capolavori provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi che conserva le opere appartenute allo stesso artista, quelle che aveva tenuto per sé a Giverny, quelle a lui più care. L’esposizione, curata da Marianne Mathieu, presenta circa sessanta opere del padre dell’Impressionismo, provenienti dal Musée Marmottan Monet – che nel 2016 ha festeggiato gli 80 anni di vita – testimonianza del suo percorso artistico, ma soprattutto dell’artista medesimo, dacché si tratta di opere che Monet conservava nella sua ultima dimora di Giverny e che il figlio Michel donò al museo.

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Dai primissimi lavori, le celebri caricature della fine degli anni 50 dell’800, attraverso i paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville, ai ritratti dei figli, alle tele dedicate agli amatissimi fiori del suo giardino (rose, glicini, agapanti) fino alla inquietante modernità dei salici piangenti, del viale delle rose o del ponticello giapponese, per arrivare alle monumentali Ninfee e Glicini, la mostra renderà conto delle molteplici sfaccettature del suo lavoro, restituendo la ricchezza artistica di Monet.

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