Proclo, Commento al TimeoIl Trattato sul Cosmo V sezione
III. La Causa Finale
. Diciamo dunque per quale ragione l'artefice realizz la
generazione e questo universo.
Tutto quanto stato detto finora, fin dal I Libro, da considerare
come una preparazione
preliminare alla scienza della Natura nel suo complesso:
preparazione costituita da insegnamenti
trasmessi sia per mezzo di immagini e di simboli che
prefiguravano la teoria sul Cosmo, sia per
mezzo di proposizioni ed assiomi che hanno avuto il ruolo di una
prefazione/proemio a tutto il
discorso successivo. Di questi insegnamenti, quelli per mezzo di
immagini e di simboli da un lato
manifestavano l'unit degli esseri encosmici e dall'altro la loro
divisione; nella prefazione, alcuni
erano i principi fondamentali ed altri i teoremi ausiliari che
si dovevano dimostrare a partire dalle
proposizioni fondamentali; infine, fra le cose fin qui
dimostrate, si pu anche includere il genere dei
discorsi poich, una volta che stato dimostrato che il Cosmo
generato, se ne pu anche dedurre
che il Trattato sul Cosmo non pu che essere un discorso
verosimile.
Avendo quindi raggiunto l'appropriata conclusione del proemio,
Timeo d inizio al discorso vero e
proprio sull'universo e sulla sua generazione, e lo inizia
dall'Idea del Bene, ritenendo che la scoperta
della Causa Finale sia per lui il pi bel punto di partenza:
infatti, nello stesso modo in cui il Bene
la Causa di tutti gli esseri, cos anche la generazione del Cosmo
procede da quel primissimo
principio. Di fatto tutto proviene dal Bene. Anche le cose di
cui l'Intelletto Demiurgico non
l'autore hanno come causa il Bene, ad esempio la materia; ed
anche le cose che non devono la loro
esistenza al Modello, anch'esse esistono grazie al Bene poich
tutto esiste in vista del Bene, ed la
causa di tutto ci che bello, come dice Platone stesso nelle
Lettere. Ed ecco perch anche Timeo
riconduce tutte le altre Cause a questa Causa unica. Infatti,
dopo aver scoperto, grazie ai principi
fondamentali, la Causa Formale, la Causa Esemplare e quella
Efficiente, indica ora la pi sovrana
e la pi venerabile fra le Cause, quella Finale. Infatti,
relativamente a tutta la creazione
dell'universo proprio questa Causa che dobbiamo tentare di
scoprire: se vero che anche l'essere
umano che vive con intelligenza agisce sempre in vista del Bene,
a maggior ragione anche
l'Intelletto divino crea tutte le cose in vista della Causa
Finale. Anche se l'uomo virtuoso sembra
agire sovente nell'interesse del suo corpo o comunque di ci che
inferiore, comunque il bene del
suo corpo o delle cose inferiori non il suo fine supremo, ed
egli agisce in tal modo solo in vista
della somiglianza con il Divino, ed di questa somiglianza che
egli ha fatto il suo fine supremo ed
il suo scopo assoluto a maggior ragione, il Demiurgo del Tutto
crea in vista del Bene e della
Causa Finale, poich infatti non agisce senza dare alla sua
attivit uno scopo ben preciso. Ed per
questo che Platone non si attarda nemmeno, fra i principi, a
scoprire se esiste una Causa Finale
dell'esistenza del Cosmo piuttosto, dando per scontata
l'esistenza di questa Causa, si domanda
quale in effetti sia la Causa Finale. Del resto, l'ipotesi di
base quella a proposito del Demiurgo che
un Intelletto ed un Dio, e non quella sul caso come dicono
altri. Dunque, visto che l'Agente
Demiurgico un Intelletto, possiede certamente nella sua opera il
ci in vista di cui - e di fatto,
come l'anima che pratica la virt agisce sempre ed assolutamente
in modo conforme all'intelletto,
cos l'Intelletto nell'atto di creare fa esistere tutte le cose
in modo conforme al Dio, ossia in modo
conforme al Bene. Se ci si fa guidare dal ragionamento di
Aristotele, necessariamente, dopo il che
cos' il Cosmo, ed il di quale genere , si dovr cercare il perch:
si infatti detto che il
Cosmo un essere generato e che una copia dell'Essere, quindi
rimane da esaminare in vista di
cosa nato. Se invece si approva la dottrina platonica delle
Cause, dopo l'Agente Demiurgico ed il
Modello, bisogna comunque trovare la Causa Finale della
creazione dell'universo, poich, di
nuovo, tutte le altre Cause sono sospese a questa Causa, sia il
carattere divino del Modello sia la
bont della Causa Efficiente sia la perfezione di ci che stato
generato. Ebbene s, fino a quel
punto che ha luogo l'ascesa per gli amanti della
contemplazione.
Quindi, riassumendo, la Causa Finale il in vista di, l'Esemplare
il secondo la quale,
l'Efficiente il grazie a cui, la Strumentale il per mezzo di
cui, la Formale il in base a cui e la
Materia il in cui - queste sono di fatto le espressioni
impiegate anche da Platone in questo testo:
quando ricerca la Causa Finale dice per/in vista di quale causa;
quando cerca la Causa Esemplare
dice secondo quale dei modelli; quando cerca la Causa Demiurgica
dice nasce necessariamente
grazie ad una Causa - questo quanto gi esaminato, in seguito,
man mano che si proceder
nell'analisi del testo, verranno messe in luce anche le altre
espressioni, ma sia detto fin d'ora che
queste espressioni sono famigliari per le discriminazioni
scientifiche del Filosofo.
- Spiegazione dei singoli termini -
- : cos' la genesis e che cosa l'universo/il Tutto? Ebbene
alcuni, indicando
con 'genesis' il mondo sub-lunare, hanno affermato che il Tutto
il Cosmo nella sua interezza
grande allontanamento dal pensiero di Platone: infatti, non ha
mai insegnato che il Demiurgo crea a
parte gli esseri materiali e a parte il Cosmo intero. In pi, la
genesis in questo caso anch'essa una
parte del Tutto; se dunque essi chiamano 'Tutto' il Cielo, perch
la parte pi vasta del Cosmo o
perch la pi divina, la pi sovrana ed in qualche modo la 'testa'
del Cosmo intero (infatti, si usa il
termine 'testa' anche per indicare il tutto, come
nell'espressione Teucro cara testa ed per servire
la testa che, come dice lo stesso Platone, ci stato dato anche
il resto dell'involucro corporeo),
ebbene, potrebbe anche andar bene, senonch Platone ha
l'abitudine di chiamare anche il Cielo
genesis. Altri ancora applicano il termine 'genesis' alla
materia e 'Tutto' a ci che stato organizzato
a partire dalla materia in tal caso, saranno infine costretti a
rigettare una gran parte delle dottrine
di Platone: infatti, egli ha detto di tutto l'essere generato,
di tutta la genesis, che sensibile, tangibile
e visibile; inoltre, la materia non collegata alla genesis,
poich afferma che tre cose esistono
separatamente, l'Essere, il Luogo e la Generazione, a partire
dalle quali stato costituito il Tutto.
Dottrina di Siriano: afferma che la creazione del Cosmo deve
essere concepita secondo due
operazioni differenti una di queste operazioni consiste nel
fabbricare i corpi, l'altra
nell'armonizzare questi corpi per la composizione complessiva di
un Cosmo unico del suo genere.
Una cosa infatti il modellare gli stessi corpi per mezzo di
figure elementari, un'altra il rendere
appropriati all'insieme i corpi che sono stati modellati:
quindi, genesis indica il modellare i corpi,
poich questo modellare un mutamento che conduce alla completezza
e perfezione dell'insieme
di fatto, ogni cosa composta di parti implica che si sia
dapprima concepita proprio la fabbricazione
delle parti. Bisogna dunque definire genesis tutta la produzione
intermedia fra la materia da un lato
e dall'altro l'ordinamento totale e la completezza unificata
dell'insieme, di modo che la genesis sia
una sorta di via verso l'insieme poich in qualche modo
intermedia fra l'assenza di ordine ed il
Cosmo ordinato. Il 'Tutto' invece l'insieme composto dalle
parti, nel quale le parti sono state
riunite: tale in effetti il senso di 'Tutto', una cosa
costituita come completo dotato di parti
complete, conformemente all'armonia unica di tutte le sue
componenti. Del resto, dal momento che
questo insieme comunque visibile e non un Tutto Intelligibile
perch quello il Modello n
un Tutto Intellettivo perch quella la Causa Demiurgica Platone
ha aggiunto questo (
), indicando in tal modo il Tutto sensibile e parziale: parziale
perch tutto ci che corporeo,
anche se completo, pur sempre parziale quindi, questo Tutto non
n quello Intelligibile n
quello Intellettivo.
- : in che senso intendere questa 'systasis' si potrebbe dire
che essa
manifesta il fatto che il Cosmo stato costituito con una
molteplicit di parti e che stato formato
di parti fra loro dissimili; pu anche indicare il fatto che la
permanenza e l'unificazione gli derivano
da tutto l'insieme dell'operazione demiurgica infatti, il
prefisso '' designa l'unificazione e la
concordanza di tutte le parti in vista di un medesimo Tutto,
mentre '' designa la stabilit e la
permanenza dell'opera prodotta. Inoltre, l'aver legato insieme i
tempi, passato e presente, manifesta
sia lo stato di completezza della Demiurgia sia la sua
permanenza eterna infatti, '' indica
che la Demiurgia continua e che si compie sempre identicamente,
mentre '', il passato,
indica che la Demiurgia perfettamente completa e che si
definisce essenzialmente per la sua piena
completezza. Il fatto di usare esattamente lo stesso verbo ( )
indica che la
divina Demiurgia procede grazie ad identit e somiglianza: tale
la Causa Efficiente e tale anche la
sua attivit, dal momento che crea secondo il suo modo di essere,
perch crea in funzione del suo
stesso essere e a partire dalla sua propria essenza.
Egli era buono, ed in chi buono non si genera mai alcuna invidia
riguardo a nessuna cosa
Si inizi col dire che tutti coloro che, visto che qui Platone ha
detto 'buono' il Demiurgo, hanno
identificato questo Demiurgo con il Primo Dio di cui si parla
nella Repubblica e che Socrate aveva
definito 'buono', sono assolutamente ridicoli. Infatti, il Bene
() non la stessa cosa di
colui che buono ( ): l'uno assolutamente non-mescolato e
trascendente rispetto a tutto,
mentre l'altro buono perch partecipa al primo (su questa
distinzione, cf. Theol. II 46-47: Platone
non confonde l'ordinamento del Bene con quello delle Forme
intelligibili e le entit che ne
procedono; ad esempio: il bene (t agathn) connesso al bello una
determinata Forma/Monade,
fra tutte le Forme che fanno parte degli Intelligibili; il
primissimo Bene (nominato tramite crasi:
tagathon, contraendo in unit il nome) si mantiene prominente e
sovraessenziale rispetti a tutti gli
enti. Tale dunque la catena: a partire dalle cose sensibili
belle e buone> ricondotte alle
Enadi/Forme intelligibili degli enti e prime essenze> fino
alla Causa trascendente di tutte le cose
belle e buone. Fra le Forme intelligibili, il bello-in-s alla
guida delle molteplici cose belle, cos
come il bene-in-s alla guida delle molteplici cose buone>
ciascuno in grado di far sussistere
solo ci che ad esso simile> invece, il primo Bene causa al
contempo di tutte le cose belle e
buone. Nelle Forme, il bene intelligibile e conoscibile/ il Bene
che viene prima delle Forme al di
l degli enti e oltre ogni forma di conoscenza. Pertanto, quando
lo si denomina 'Bene', in base al
nome dell'Idea, non si intende designare la Bont intelligibile;
dal momento che il supremo
principio causale di tutte le cose belle e buone superiore ad
ogni nome, gli si trasferiscono le
denominazioni delle entit che da esso stesso sono colmate in
modo diretto.) Quindi, il Bene regna
dall'alto su tutti gli Intelligibili, mentre il Demiurgo o
identico al Modello ed in tal caso sarebbe
esso stesso un Intelligibile e non in ogni caso la Causa sovrana
al di sopra degli Intelligibili
oppure inferiore al Modello ed in tal caso inferiore a maggior
ragione a ci che regna dall'alto
sugli Intelligibili. Infatti in senso generale, ogni Dio un
certo bene, demiurgico, produttore di
vita, perfezionatore: ma il Bene non un certo bene, bens il Bene
assolutamente tale, e se lo
definisci 'bene demiurgico', esso gi molto meno rispetto al Bene
tout court.
- Spiegazione dei singoli termini -
- : avendo ben distinto a proposito della questione appena
discussa, possiamo iniziare
questa analisi ebbene, quando Platone si era interrogato sul
Cosmo, ed aveva domandato se
ingenerato oppure generato, prima di tutte le dimostrazioni
aveva anteposto l'espressione nato;
allo stesso modo, quando era in cerca della Causa Esemplare,
aveva posto innanzitutto che il
Cosmo stato creato secondo un Modello eterno, sempre mettendo la
conclusione davanti a tutto il
ragionamento. Cos ora, proponendosi di trovare ci che per tutte
le cose ha valore di Fine, ha
anteposto l'espressione era buono - cos ha sempre imitato
l'intuizione intellettiva che, in un colpo
solo, abbraccia e ricomprende tutto l'insieme. In effetti, tutto
l'oggetto della presente ricerca
concentrato in questa singola espressione, in quanto proprio la
Bont la Causa Finale da tenere
bene a mente la distinzione: nello stesso modo in cui vi sono
due Modelli, uno Intelligibile e l'altro
nell'intellezione del Demiurgo, ed il primo anteriore al
Demiurgo poich eterno, uniforme ed
abbraccia tutti i Viventi Intelligibili, mentre il secondo
interno al Demiurgo poich contiene in
maniera unitaria la somma totale delle Forme nell'intellezione
demiurgica allo stesso modo vi
una Bont in senso assoluto ed un'altra nell'Intelletto
Demiurgico, e la prima la Fonte di tutti i
beni, intelligibili, intellettivi, hypercosmici ed encosmici,
mentre la seconda 'solo' una certa forma
di Bont ed causa e fonte solo di alcuni beni, occupando un rango
inferiore rispetto ad altri generi
di Bont. Infatti, se vogliamo esaminare quale sia quella cosa
che rende un Dio Intelligibile oppure
Sovraceleste oppure Encosmico, non troveremo null'altro che il
Bene: infatti, che cosa dona
animazione a ciascun corpo se non il riflesso dell'Anima? Che
cosa dona intellezione alle anime
intellettive se non l'intelletto che in esse, che a sua volta un
raggio dell'Intelletto universale? Che
cos' ci che ha divinizzato sia l'Intelletto che l'Essenza
Intelligibile, se non una partecipazione al
Primo e all'illuminazione che ne sgorga? Ma che cos' dunque
questo Primo? Se esso fosse il Bello,
diremmo che grazie alla Bellezza che l'Intelletto un Dio. Poich
il Bene, per partecipazione
alla Bont che l'Intelletto un Dio, ed dunque essa, la Bont, che
l'essere stesso degli Dei, se
lecito dirlo, che l'essenza degli Dei, ed grazie ad essa che
ciascun Dio possiede la propriet di
essere una divinit ed colmo di Provvidenza, in modo demiurgico o
produttore di vita o
conservatore. Infatti, l'intelletto, in quanto intelletto, ha
come funzione naturale l'avere intellezione
degli Esseri e di conoscerli, ma la capacit di esercitare la
Provvidenza cosa propria solo di un
Dio: pertanto, l'Intelletto Demiurgico possiede la propriet
demiurgica grazie alla Bont che in
Lui. Grazie ad essa solamente l'intelletto immanente nel
Demiurgo possiede la facolt di creare
l'essere e non solo di conoscerlo, e per la stessa ragione il
Modello dotato naturalmente di
efficienza e crea con il suo solo essere e non quindi solamente
l'oggetto intelligibile che
perfeziona l'Intelletto. Ebbene, nella sua opera demiurgica,
l'Intelletto colmato di potenza a partire
da entrambi: a partire dal Modello, perch crea in base ad esso,
ed a partire dalla Bont, perch crea
grazie ad essa mentre, per quanto riguarda il Modello stesso,
colmato di forza a partire
dall'Enade (su tutto il ragionamento, ad esempio cf. El. Theol.
133 Ogni Dio Enade benefica o
Bont unificante, e ciascuno possiede una tale realt in quanto
Dio; ma il Dio del tutto Primo il
Bene puro e semplice e l'Uno puro e semplice, mentre ciascuno
degli Dei che vengono dopo una
determinata Bont o una determinata Enade.). Si ha dunque questa
'serie': in successione la Bont,
il Modello, l'Intelletto, e ciascuno in maniera differente, o
nel Demiurgo o prima del Demiurgo.
Pertanto, Bont l'Uno, al di l degli stessi Intelligibili e non
mescolato; Modello l'Intelligibile
che contiene in maniera unificata la somma totale delle Forme;
Demiurgo l'Intelletto Intellettivo
che fa esistere tutte le cose. Quindi, se Amelio avesse inteso i
suoi tre Demiurghi in questo senso e
se avesse considerato questa Triade nel solo Demiurgo
universale, avrebbe avuto ragione infatti,
egli dice: L'uno demiurgo mettendo mano al composto; il secondo
con un comando solamente; il
terzo, con un atto di volont solamente. L'uno si pone nella
categoria dell' artigiano che lavora con
le sue mani, il secondo esiste in precedenza nella categoria
dell'architetto, il terzo precede questi
due nella categoria del sovrano - e cos, in quanto il Demiurgo
Intelletto, produce tutte le cose
con le sue intellezioni; in quanto un Intelligibile, crea con la
sua sola esistenza; in quanto un
Dio, crea con la sua sola volont. Se al contrario Amelio fa dei
tre Demiurghi tre entit
violentemente separate e divise dall'unico, allora questo non
accettabile poich noi seguiamo
Platone: ed lo stesso ad essere buono in quanto Dio, il quale, a
causa della Bont, crea tutto per un
atto di volont, che Intelligibile ma in modo intellettivo poich
tale l'essere del Demiurgo e
che Intelletto creatore del Cosmo. Dunque, questa la spiegazione
generale dell'espressione; ora,
era manifesta la sovrabbondanza, il perfetto compimento e la
'sovraeternit' dell'essere divino.
Infatti, designa le realt eterne, era invece indica le Enadi al
di l dell'eternit, infine sar
indica tutto ci che esiste nel tempo: se appropriato per le
realt eterne, era si addice alle
realt che precedono mentre sar si addice alle realt che vengono
dopo quelle eterne e che
precisamente hanno bisogno della dimensione temporale.
- ' ': ora, visto che il Demiurgo buono, in Lui non si genera
mai alcuna invidia
riguardo a nessuna cosa - ebbene, cosa c' di meraviglioso, si
potrebbe chiedere, nel fatto che
l'Intelletto non abbia invidia? Infatti, ci si trova anche
presso gli esseri umani, che sono sempre
cos poco virtuosi. Quindi, il mai indica che si tratta della
perfezione di un Essere eterno che
sempre nello stesso modo, perch, per quando riguarda le anime
individuali, esse talvolta sono
preda delle passioni e talvolta si innalzano all'impassibilit.
Riguardo a nessuna cosa designa la
sua autosufficienza, ma, per quanto ci riguarda, vero che spesso
siamo immuni da invidia verso
certe cose, per la proviamo per certe altre, quando riteniamo di
averne meno di altri e quindi
cadiamo prede di questa passione. Alcuna - espressione difficile
da giustificare: Platone l'ha forse
aggiunto nell'idea che ci siano diversi generi di invidia?
Oppure per esagerare l'espressione in modo
da indicare una negazione totale dell'invidia? In realt, non ci
possono essere esagerazioni quando si
parla degli Dei, infatti tutto ci che si pensa o si dice a
proposito degli Dei sempre al di sotto del
loro merito. Ebbene, potrebbe trattarsi di differenti forme di
invidia: una quel dolore che ci coglie
quando un altro a godere di cose buone al nostro posto, ed una
passione che nasce in noi come
mescolanza di dolore e di piacere (perch questo genere di
invidioso gode dei mali altrui); un'altra
quella che spinge, pur essendo capaci di aiutare, a non farlo e
a tenere solo per s ci che buono;
una terza forma consiste nel solo fatto di essere privi di beni.
Ora, pare che sia proprio questa terza
forma che Platone sta escludendo in questo passo, quando afferma
che l'invidia assente
dall'essenza divina: infatti, lamentarsi per le cose buone di
cui gode un altro e tenere per s ci che
vi di buono sono passioni che si possono incontrare solo nelle
anime individuali e parziali; invece,
la mancanza di beni un tratto che si pu applicare a tutto ci che
buono solo per partecipazione,
ma non si pu assolutamente trovare in ci che buono a titolo
primario. Infatti, una cosa il bene
per acquisizione, un'altra il bene per partecipazione, e altra
ancora il bene a titolo primario: il primo
mescolato con il suo contrario, come ci che bello per
acquisizione mescolato con il brutto; il
secondo interamente di forma simile al bene ma tale solo per
partecipazione; il terzo solamente,
il Bene-in-s bene a titolo primario (come del resto,
l'Intelletto-in-s Intelletto a titolo primario,
e cos per il Bello-in-s e quindi anche per il Bene-in-s). Che
cos' dunque quel Bene? E' il genere
particolare di essenza divina, secondo la quale ciascuno degli
Esseri che sono realmente tali un
Dio: poich questa essenza divina non differisce in nulla dalla
Bont. Se al contrario, si dice buono
o un Dio o uno degli esseri di secondo rango, si tratta allora
di esseri resi divini o resi buoni, e di un
Dio che tale per partecipazione e non grazie alla sua essenza e
da se stesso. Questo fatto della
partecipazione Platone lo chiama spesso 'essere mancante di',
come nel Simposio quando dice che
l'Amore mancante del bello e del bene. Quindi, tutto ci che
divino, nella misura in cui tale per
essenza e non per partecipazione, buono e non manca in alcun
modo del bene ed pertanto
superiore a qualsiasi invidia. Infatti, nello stesso modo in cui
l'oscurit non pu avvicinarsi al Sole
poich esso produce la luce ed quindi racchiusa nelle cavit della
terra, ugualmente l'invidia non
pu avvicinarsi al divino. Infatti, non vi pu essere alcuna
mancanza in ci che sovrabbondante; e
neppure nessuna impotenza nell'essenza divina che onnipotente;
neppure nessuna partecipazione
nella Fonte di tutto ci che buono. E' dunque per il solo fatto
di essere buono che il Demiurgo
al di sopra di qualsiasi mancanza e di qualsiasi partecipazione
a ci che in qualche modo viene da
altro, poich si unito all'Uno stesso ed inseparabile dall'Uno.
Infatti, vi sono due specie di
unione: una l'unione dell'Intelletto con il suo oggetto, l'altra
un'unione anteriore all'Intelletto,
secondo la quale sono collegate all'Uno stesso sia l'essenza
divina feconda del Demiurgo stesso sia
la sua bont che abbraccia tutte le cose. Da sottolineare: tutte
le cose perch quel bene non
solamente, come dicono alcuni, una certa potenza bens la misura
di tutta la Potenza, n solo un
certo volere bens la Fonte stessa del volere, n un modo di
essere, perch questo appartiene ad un
altro mentre la Bont appartiene a se stessa, n, detto in breve,
una realt sostanziale particolare
bens il legame ineffabile che unifica l'essenza, che mantiene
insieme le Potenze e che produttivo
delle attivit demiurgiche. Quindi, come ogni intelletto dotato
di essenza grazie al suo stesso
essere un intelletto, e tuttavia vi al di sopra di esso,
partecipato da esso, ci che supera l'intelletto
stesso; e come ogni anima dotata di essenza secondo il fatto
stesso di essere un'anima, e tuttavia vi
al di sopra di essa e partecipato da essa l'intelletto che le
superiore; cos ciascun Dio dotato di
essenza dal suo stesso essere un Dio, ma in questo caso non vi
nulla al di sopra cui partecipa,
poich gli Dei sono di rango pi elevato rispetto a tutto il
resto. Detto tutto questo, evidente che
l'Intelletto Demiurgico, in quanto un Dio per il fatto stesso di
essere un Dio, Dio a titolo
primario e non per partecipazione, il che equivale a dire
appunto che buono. Inoltre, se si definisse
l'invidia 'una mancanza di intelletto', l'intelletto parziale
sarebbe al di sopra dell'invidia ma non
l'anima poich essa manca di intelletto in quanto vi partecipa ed
inferiore ad esso; nello stesso
modo, nel caso della Bont, se l'invidia 'mancanza di beni' e se
in tale mancanza che si trova
tutto ci che non buono a titolo primario, l'anima e l'intelletto
saranno mancanti di beni perch
non sono buoni a titolo primario, ma il Dio, che buono in quanto
un Dio, trascendente rispetto
a qualsiasi invidia ed al di sopra di qualunque mancanza, quale
che sia l'origine di questa mancanza,
che si pu generare o da una posizione inferiore nella gerarchia
degli esseri o dall'inclinazione verso
il contro-natura: infatti, la mancanza di due generi, e la prima
non un vizio, mentre lo di fatto
la seconda, quella del contro-natura.
essendone dunque esente, volle che tutto fosse generato, per
quanto era possibile, simile a lui
Questa non altro che la conseguenza logica degli assiomi
precedentemente enunciati: dicendo
prima era buono ha dimostrato la classe ed il genere di esseri
del Demiurgo, ossia un Dio; poich
inoltre un Dio partecipato o impartecipabile, Platone ha anche
mostrato cos che partecipato
infatti non ha detto che era il Bene bens che era buono: ora,
colui che buono partecipa alla Bont
ed questa Bont ad essere un bene a titolo primario. La seconda
parte della frase precedente, in
chi buono non si genera mai alcuna invidia riguardo a nessuna
cosa, mostrava che il Demiurgo
non fa parte degli esseri divinizzati: infatti, bisogna sempre
distinguere fra ci che totalmente
impartecipabile e non mescolato, ossia il Bene a titolo
primario, ci che invece buono per
partecipazione ad un'altra cosa, ossia tutti gli esseri
divinizzati, e ci che anch'esso buono a titolo
primario, ma che tuttavia partecipato e possiede il rango
mediano fra gli altri due estremi e
queste sono tutte le classi Intelligibili ed Intellettive degli
Dei. Questa frase, ora, contiene la
propriet specifica del Demiurgo: infatti, non solo il fatto di
essere buono di per se stesso, ma anche
il fatto, a causa della sovrabbondanza e della capacit di
'estensione', di far procedere la processione
continua verso tutte le cose ci che caratterizza in particolare
la Causa Demiurgica ed Efficiente,
la quale desidera colmare tutte le cose di se stessa e renderle
tutte buone, in modo che, per quanto
possibile, tutte le cose diventino simili a s, per il fatto che
esse hanno ricevuto partecipazione ad
una sorta di carattere divino e ai dei simboli ineffabili, quei
simboli che sono stati conferiti loro da
tutto l'insieme della Demiurgia. Se quindi il Demiurgo del Tutto
lontano da qualsiasi mancanza
anche al riparo da qualsiasi impotenza, e questo eternamente
'essendo' indica infatti ci che
eterno e, per quanto possibile, rende buone tutte le cose, e fa
risplendere su tutte le cose una
misura di Bene, misura appropriata a ciascuno dei soggetti che
la ricevono, di modo che ciascuno
riceve la parte pi grande che pu contenere in s, e questo
manifesta agevolmente la capacit di
estensione della Provvidenza. Inoltre, visto che a tutte le cose
vuole concedere la partecipazione
al Bene, non esiste nulla nel Tutto che sia completamente o
solamente malvagio o solamente
disordinato, nessuna cosa che sia priva della Provvidenza ed
indeterminata, bens tutte le cose
partecipano alla bellezza e all'ordine, nella misura in cui ne
sono naturalmente capaci. Infatti, il
Demiurgo, essendo un Dio, crea tutte le cose simili a se stesso,
e certamente rende buono tutto ci
che crea, ciononostante crea cose tutte differenti secondo i
piani esemplari differenti come dice
perfettamente Attico: nello stesso modo in cui un falegname fa
di tutte le sue opere dei prodotti
della falegnameria, ma li produce diversi secondo modelli
diversi, ora uno sgabello ora un letto,
ugualmente il Dio, essendo buono, crea tutte le cose simili a se
stesso, poich le rende tutte buone,
ma le crea secondo le figure che, sul modello delle Cause
Esemplari, delimitano l'essenza di ciascun
oggetto particolare. Porfirio, dopo aver approvato tutto questo
ragionamento, ha anche definito che
cos' quel che gli esseri generati acquisiscono per diventare
buoni: sono l'accordo, la proporzione e
l'ordine, poich queste sono cose belle, e tutto ci che bello
buono. Del resto, Platone ha
mostrato chiaramente che proprio in questo consiste il bene,
quando afferma che il Dio ha condotto
ci che era disordinato all'ordine a causa della sua volont di
concedere partecipazione a ci che
buono.
- La Creazione eterna: da tutto ci, facile concludere che il
Demiurgo crea eternamente, che il
Cosmo sempiterno secondo la perpetuit coestensiva rispetto alla
totalit del tempo, che sta
sempre per venire in essere ben ordinato, e che, bench sia
imperituro, non sempre bens diviene
sempre, essendo reso buono dal Padre, e non essendo buono di per
se stesso, come invece il Padre
che lo ha creato: poich tutto ci che nel Cosmo si trova nello
stato del divenire e non in quello
dell'essere, come invece il caso degli Esseri eterni. Si
supponga invece che il Cosmo sia stato
creato e che lo sia stato in un dato momento del tempo perch
prima non esisteva, questo fatto
dovuto al Demiurgo oppure al substrato materiale disordinato?
Ebbene, se a causa del Demiurgo,
potrebbe essere perch anche Lui non sempre esistito eternamente:
questa una cosa nemmeno
lecita da dire, e comunque non arriverebbe a nulla, perch si
finirebbe o per porre tutte le cose come
generate oppure si dovrebbe convenire che esiste ci che
ingenerato a titolo primario; oppure, si
potrebbe dire che il Demiurgo non sempre in attivit ma se non
creasse, potrebbe essere o
perch non lo vuole o perch non pu: ora, se non lo volesse non
sarebbe buono; se non lo potesse
sarebbe un'altra assurdit perch vorrebbe dire che a volte pu e a
volte non pu, il che vorrebbe
dire che non sempre nello stesso modo, e di fatto sarebbe privo
dell'eternit palesi assurdit. Se
fosse invece a causa della natura del substrato materiale, essa
era o priva di disposizione oppure ben
disposta ora, se era ben disposta non lo era grazie a se stessa,
perch i caratteri del movimento
irregolare e disordinato del substrato si trovano anche in
questa natura; se non era ben disposta,
come possibile che sia mutata: si forse incitata al mutamento
verso l'ordine da se stessa?
Impossibile, perch sappiamo che il Demiurgo che fa ci; e dunque,
perch mai non avrebbe
dovuto agire cos anche in precedenza, se pur vero che buono e
che sapeva che per gli esseri in
divenire bello venire in essere, volendo rendere tutte le cose
uguali a se stesso? E' pertanto una
conseguenza della Bont del Padre l'estensione senza limiti della
sua Provvidenza, una conseguenza
della Provvidenza la Demiurgia eterna del Demiurgo, una
conseguenza della Demiurgia eterna
l'essere sempiterno del Cosmo secondo l'infinit del tempo,
perpetuit sempre in divenire e non
stabile, ed il ragionamento stesso che sopprime questa perpetuit
sopprime ugualmente la Bont
dell'Artefice. Infatti, nello stesso modo in cui il Sole
illumina tutte le cose ed il fuoco riscalda,
poich per essenza che l'uno produce la luce e l'altro il calore,
cos anche ci che sempre buono
vuole sempre ci che buono e se vuole sempre ci che buono, pu
anche sempre compiere ci
che buono, affinch non si dica che, volendo senza poterlo, fa
parte degli esseri pi vili, poich il
virtuoso non desidera altra cosa rispetto a quella che pu. Se
dunque il Demiurgo vuole sempre ci
che buono, anche vero che sempre lo realizza, affinch non si
dica che il suo potere non in
grado di raggiungere il suo scopo; quindi, significa che
realizza eternamente e crea sempre ci che
buono e quindi se sta sempre creando ci che buono, allora anche
il Cosmo viene sempre creato:
il Cosmo dunque sempiterno perch il Demiurgo sempre buono, ma
sempiterno perpetuamente
in divenire. Quindi, si dia per nuovamente dimostrato che la
perpetuit del Cosmo conseguenza
della Bont del Demiurgo. Inoltre, la disposizione ordinata del
Cosmo sufficiente anche per
provare la potenza del Demiurgo: sebbene la materia, per la sua
mancanza di figura e forma, sia
sembrata ad alcuni essere completamente priva del divino, ed
anche se, essendo irregolare e
disordinata, parecchio lontana dalla Provvidenza divina,
ciononostante il Cosmo, per il fatto di
essere stato ordinato in modo bellissimo e dal momento che
risplende di bellezza, manifesta in
modo chiarissimo che stato creato dal Dio: dunque, questo
ordinamento visibile, che sorto dalla
Causa Demiurgica, coesistente con la Bont del Padre.
. Se si accettasse da uomini assennati questo principio come il
pi fondato della generazione e del cosmo, lo si accetterebbe nel
modo pi
corretto.
Una volta che stata definita la Causa Finale, partendo dalla
Bont del Demiurgo, bont secondo la
quale, dopo essersi unito al Primo, fa nascere tutte le cose ad
imitazione del Primo stesso poich
il Primo che, a titolo primario, produce tutte le cose ora
Platone denomina questa Causa la pi
fondata/ la pi sovrana poich questo Principio che 'mette in
movimento' tutte le altre Cause.
Infatti, senza dubbio la Causa Demiurgica muove l'essere
generato, ma essa stessa mossa dalla
Causa Finale; allo stesso modo, la Causa Esemplare certamente
muove tutta l'operazione
demiurgica, ma in primo luogo mossa dalla Bont, visto che il
Bene anteriore agli stessi
Intelligibili mentre il Modello appunto un Intelligibile, ed il
Demiurgo Intellettivo, e tutti gli
Intelligibili e gli Intellettivi formano il corteo del Bene,
mentre gli Intelligibili sono scortati
solamente dalla classe degli Intellettivi. Sovrana quindi la
Causa Efficiente, pi sovrana ancora la
Causa Esemplare, ma supremamente sovrana la Causa Finale: poich
essa il ci in vista di cui
tutte le cose esistono, il ci a cui tutte le cose sono sospese,
ed realmente il fine supremo di tutta
la Demiurgia. Per lo stesso motivo, bench il Cosmo acquisisca gi
perfezione quando riceve
un'Anima e viene provvisto di Intelletto, tuttavia pu essere
assolutamente perfetto solo nella
misura in cui partecipa al Bene e al Principio di unificazione
che lo penetra da parte a parte. Del
resto, proprio come il Bene ha il primissimo rango su tutto
l'insieme, cos la bont di ciascun essere
individuale ha il primissimo rango in questo essere. Ecco dunque
il perch della definizione
presente: '' abbraccia anche le cause accessorie, mentre ''
denota la Causa che
realmente tale.
Inoltre, durante gli insegnamenti filosofici a proposito delle
Cause pi sublimi, necessario che da
un lato il maestro sia in pieno possesso dei suoi doni
intellettivi e che dall'altro gli ascoltatori siano
dotati di giudizio prudente, e questo soprattutto quando si
parla del Bene: poich l'intelletto in
grado di tendere verso il bene, l'Intelletto universale verso il
Bene a titolo primario, e l'intelletto in
noi verso il bene che in noi. E' per questo che Platone ritiene
che chi d insegnamenti, cos come
chi li riceve, circa la Causa pi sovrana debba essere persona
assennata/prudente e che gli
ascoltatori ricevano anche gli insegnamenti nella maniera pi
corretta. Ebbene, domanderanno
alcuni: non si devono accogliere le proposizioni sul Dio e sulla
Causa Finale, anche se vengono dal
primo venuto? E del resto, non sentiamo forse tutti i giorni
molte persone dire che 'Dio
buono'? Ebbene, si pu ben pronunciare il nome 'Dio' senza
possedere alcuna virt e senza alcuna
assennatezza ed proprio in tal modo che viene pronunciato dai
molti. Oppure, altra questione:
escludendo dunque i pi, esistono anche esseri superiori agli
uomini assennati, e dunque non
conoscono la bont del Padre i Demoni, coloro che formano il suo
corteo, e gli Angeli demiurgici
che servono da scorte nell'opera demiurgica del Padre, oppure
gli Dei stessi cui vengono trasmesse
le potenze demiurgiche sorte dall'unica Monade Demiurgica
stessa? Senza dubbio, ma gli Dei la
conoscono in maniera unitaria, gli Angeli in modo intellettivo
ed i Demoni in modo eterno, avendo
un certo grado di connaturalit con gli Esseri che li precedono,
mentre noi dobbiamo essere
soddisfatti se la conosciamo 'con prudenza', poich siamo in
qualche modo mediani fra gli esseri pi
divini e la massa dei pi, fra gli Esseri intellettivi e quelli
del tutto privi di intelletto: infatti
certamente mediana la prudenza umana, sorta dall'intelletto e
dall'intellezione, e signora della vita
privata dell'intelletto. Cos, quando si tratta del Principio
supremamente sovrano, dobbiamo
accogliere l'insegnamento prudentemente e da uomini prudenti;
accettare da uomini prudenti,
perch di fatto da esseri umani che proviene se provenisse da
Esseri al di sopra degli uomini
sarebbe superiore a questo, e se provenisse dalla massa, sarebbe
costituito da sciocchezze vane.
Volendo infatti il Dio che tutte le cose fossero buone, e
nessuna cattiva, per quanto possibile
Come sempre, c' un chiaro collegamento logico con quel che
precede: infatti, come la Demiurgia
divina va dall'indiviso al divisibile, dall'unificato al
moltiplicato, dal non-dimensionale alle masse
corporee che comportano tutte le dimensioni, ugualmente procede
il discorso di Timeo. Infatti,
imitando la Demiurgia, il discorso ha innanzitutto descritto la
Causa Finale con una breve sentenza,
quindi in modo pi discorsivo, ed ora enuncia in maniera
esplicita tutto l'ordinamento e la
processione che derivano da tale Causa. Era buono riassume in
maniera unificata tutta la finalit;
in chi buono non si genera mai alcuna invidia riguardo a nessuna
cosa: essendone dunque esente,
volle che tutto fosse generato, per quanto era possibile, simile
a lui l'esposizione discorsiva
relativa a tale Causa essendo dunque partito da una visione
semplice ed intuitiva, Platone procede
ora con l'esame dettagliato dell'azione creatrice intellettiva
del Demiurgo nella sua processione
verso il molteplice ed il visibile, una progressione che
esplicita tutto il disegno provvidenziale
demiurgico e tutte le varie parti della Demiurgia. Oltre a ci,
le tre proposizioni sono collegate, ed il
terzo membro legato al secondo, il secondo al primo: visto che
il primo finisce con 'buono', anche
il secondo comincia cos ( ...), avanzando fino alla 'volont' del
Padre ();
cos anche il terzo inizia dalla 'volont' () ed in seguito a ci
trasmette l'insegnamento
sull'insieme del disegno provvidenziale. Infatti, se il Padre
buono, ha voluto creare tutte cose
buone; e, se l'ha voluto, l'ha fatto, ed ha condotto il Cosmo
verso l'ordine, poich la provvidenza
dipende dalla volont e la volont dalla bont.
- Come intendere '': dunque il caso di vedere cosa mai sia la
volont ed in che senso
legata alla bont. Dunque, l'unit sovraessenziale degli Dei,
isolata in se stessa e trascendente
rispetto a tutti gli esseri, unica del suo genere, ineffabile,
indefinibile, e possiede, per il solo fatto
di essere una tale unit, il carattere di non poter essere n
circoscritta n ricompresa. (cf. El. Theol.
123 - 162 Tutto l'ordine divino di per s ineffabile ed
inconoscibile per tutti i suoi derivati, a
causa della sua unit sovraessenziale, ma comprensibile e
conoscibile dai suoi partecipanti -
L'insieme delle Enadi che illumina l'Essere che veramente ,
segreto ed intelligibile; segreto in
quanto congiunto all'Uno, intelligibile in quanto partecipato
dall'Essere - Tutto ci che divino
di per s ineffabile ed inconoscibile, perch connaturale all'Uno
ineffabile; ma, partendo dalla
differenziazione dei partecipanti, si vengono a conoscere anche
le peculiarit degli Dei.). Pertanto,
se anche in questa suprema unit noi volessimo scoprire, a
partire dai partecipanti che ne
dipendono, la Triade unitaria, si dir che innanzitutto viene la
bont, in secondo luogo la volont ed
al terzo posto la provvidenza: infatti, la bont fornisce i
caratteri di perfezione, sufficienza e
desiderabilit; la volont produce i caratteri di sovrabbondanza,
estensione e fecondit; la
provvidenza procura quelli di efficacia, completezza e purezza.
In conformit a questa essenza
ineffabile ed unificata di questa prima Triade, anche tutto
l'Intelligibile si divide in tre membri,
essenza, potenza ed attivit: l'essenza stabilmente posta in se
stessa in modo permanente ed
essendo completa in se stessa; la potenza possiede un movimento
inesauribile ed infinito di
processione a partire da s; l'attivit ha in sorte la completezza
ed il fatto di creare con la sua sola
esistenza ed essenza. Quindi, secondo lo stesso ragionamento,
l'Intelletto si divide in questo modo:
essere, vita ed intelletto il primo procura il fatto di
esistere, il secondo di vivere ed il terzo di
conoscere. Dopo ci viene l'Anima, che si divide in: oggetto di
scienza, scienza e facolt epistemica
uno l'oggetto conoscibile, il secondo la conoscenza ed il terzo
ci che conduce a perfezione gli
altri due. Date queste quattro Triadi, abbiamo la stessa
proporzione che c' fra bont e volont,
anche fra essenza e potenza, fra l'essere e la vita, e fra
l'oggetto di scienza e la scienza stessa;
inoltre, ci che la volont rispetto alla provvidenza, la potenza
lo rispetto all'attivit, la vita
rispetto all'intelletto, e la scienza rispetto alla facolt
epistemica. Pertanto, essenza, essere ed
oggetto di scienza, corrispondono, quanto al loro rango, alla
bont: poich ci che conserva, ci che
permanente, unitario e perfezionante appartiene alla bont. Alla
volont corrispondono potenza,
vita e scienza: poich ci che genera se stesso, che abbraccia e
misura tutte le cose appartiene alla
volont. Alla provvidenza corrispondono l'attivit, l'intelletto e
la facolt epistemica: poich ci che
efficace, che penetra attraverso tutte le cose e che ha colto in
anticipo tutte le cose un'immagine
della provvidenza divina. Poich dunque il Demiurgo ad un tempo
un Dio ed un Intelletto
impartecipato, in quanto Dio possiede bont, volont e
provvidenza, in quanto intelligibile possiede
essenza, potenze ed attivit, in quanto intelletto possiede
esistenza, vita e conoscenza di tutto
l'insieme, e la Monade che in Lui ci che mantiene la Triade,
mentre l'Enade ineffabile ci che
mantiene la Monade.
- In che senso il Demiurgo vuole che tutto sia buono: la
questione che si pone immediatamente
dopo tutti questi discorsi esattamente quella di capire in che
senso il Demiurgo vuole che tutte le
cose siano buone, se questo possibile e come. Perch, come dicono
alcuni, se avesse davvero
voluto questo, la processione degli esseri si sarebbe dovuta
fermare agli Dei ed alle essenze
immacolate; visto che invece non ha creato solo questo, ma anche
le bestie, i rettili, gli esseri umani
e tutto ci che comporta la materia, allora si potrebbe dire che
in effetti non voleva che proprio tutte
le cose fossero buone infatti, volendo solo ci che meglio, non
dovrebbe aver creato anche ci
che meno buono, e quindi la sua creazione si sarebbe dovuta
fermare agli Dei. Ma, rispondiamo
noi, se la processione degli esseri si fosse fermata agli Dei,
tutte le cose non sarebbero buone:
infatti, se gli Esseri di primo rango avessero occupato l'ultimo
rango nella creazione complessiva,
non sarebbero stati buoni, e se questi Esseri, capaci di
generare e che lo desiderano a causa della
loro bont, fossero stati posti all'ultimo gradino, sarebbero
divenuti sterili e assolutamente non pi
buoni. Quindi, a coloro che dicono che, per essere tutte le cose
buone, la processione si sarebbe
dovuta fermare agli Dei, rispondiamo che, se cos fosse stato,
tutte le cose non avrebbero potuto
essere buone: come pu essere infatti una cosa buona che il
Divino sia reso sterile? E sarebbe di
fatto sterile se dopo gli Dei non ci fosse pi nulla nella
processione inoltre, tutto ci che genera
migliore di ci che viene generato, e se il meno buono non
esistesse, non ci sarebbe poi neppure
posto per ci che migliore. Lasciamo dunque agli Dei il
primissimo rango e concediamo
esistenza, dopo gli Dei, agli esseri di livello inferiore fino
alla stessa materia, ed accordiamo a tutti
gli esseri, dai primi agli ultimi, il diritto di fare il loro
ingresso, in modo che non manchi nemmeno
l'ultimo fra i pi infimi e che non ci sia alcun vuoto nel Tutto.
Infatti, non pu esistere alcun vuoto
se in primo luogo viene ci che 'in-s' (Intelligibile), poi ci
che 'appartiene a s' (Intelletto), poi
ci che in s ed in altro (Anima), poi ci che appartiene ad altro
(Natura inseparabile dai corpi) ed
infine ci che solamente 'altro' (tutto il Sensibile), e se al di
sopra ed al di sotto di queste classi
sono posti gli 'inegualmente simili' (ossia, tutti i termini di
una serie sono simili al primo termine,
ma sono inegualmente simili per il fatto che i termini pi vicini
al primo sono pi simili, mentre
quelli pi lontani meno simili cf. El. Theol. 110 tutti i membri
di ciascuna serie, i primi e quelli
collegati alla loro propria Monade, hanno il potere di
partecipare dei membri collocati nella serie
immediatamente superiore in virt della loro analogia, mentre i
pi imperfetti e lontani di parecchio
dal proprio principio, non possono per natura godere di questa
partecipazione) - quindi, come pu
esistere un vuoto se la continuit che esiste nel reale cos
grande? Infatti, non vi alcun vuoto
dal momento che primissimi di rango sono gli Esseri immobili,
poi quelli che si muovono da s e
quindi quelli mossi da altro, che sono certamente gli ultimi fra
gli esseri, poich questa
enumerazione d al completo tutta la somma degli esseri. Quindi,
la produzione delle realt si
dimostrata, secondo diverse vie di approccio, essere una cosa
continua e, se cos si pu dire, che vi
corrispondenza dall'alto fino all'ultimo livello in base alla
processione ben regolata di tutte le cose a
partire dall'Uno - che tutto questo sia dunque convenuto fra di
noi, e che si ammetta che la
Demiurgia avanza fino al punto che si detto.
- Esiste il male nel Tutto? Posizione del problema: ebbene,
nelle realt non c' nulla di malvagio,
oppure dovremmo ammettere che, in qualche modo, esiste nei corpi
e nelle anime la malvagit?
Questa una questione dibattuta: alcuni hanno del tutto soppresso
il male, altri la Provvidenza, i
primi nella convinzione che, se vi una Provvidenza, tutto buono
e gli altri nella convinzione che
non tutte le cose siano oggetto di una Provvidenza, dal che ne
deriverebbe l'esistenza del male.
Infatti, se il Dio ha voluto che il male esista, come pu essere
buono? Infatti, se un essere buono e
soprattutto se il Bene gli appartiene per essenza, la sua
propriet specifica proprio quella di
rendere tutto buono proprio come nel caso del caldo, cui il
calore appartiene per essenza, e la cui
propriet specifica appunto quella di scaldare e del resto, a chi
buono non lecito fare altro se
non il bene. Se, al contrario, il Dio non ha voluto che il male
esistesse, allora come mai esiste
nonostante tutto forse nato malgrado la volont del Padre di
tutte le cose? Queste sono le
difficolt sulla questione.
- Dottrina di Siriano: seguendo le parole stesse di Platone,
dobbiamo tener presente che il modo in
cui il Dio in relazione con tutte le cose non lo stesso nostro,
e che inoltre le cose non hanno lo
stesso nostro rapporto con il Divino. Una cosa il rapporto fra
il Tutto e le parti, un'altra cosa il
rapporto delle parti fra di loro: per il Dio non esiste nulla di
malvagio, persino fra le cose reputate
tali, perch anche di queste cose il Dio fa buon uso al
contrario, per gli esseri parziali,
naturalmente inclini a subire l'influenza di ci che malvagio,
questo male di fatto esiste. Inoltre, la
stessa cosa che per una parte pu essere un male, per l'insieme e
per il Tutto non solo non un male,
anzi un bene: infatti, nella misura in cui questa cosa esiste,
partecipa anche ad un certo ordine e
proprio per questo buona per il Tutto. Questo supposto male, in
effetti, se lo si concepisce come
assolutamente privo di bene, lo si concepisce anche come
totalmente al di l persino del non-essere:
di fatto, come il Bene-in-s anteriore all'essere, cos un
presunto Male-in-s sarebbe posteriore al
niente del non-essere perch ci che si allontana di pi dal Bene
non il non-essere bens proprio il
male se quindi il non-essere ha pi esistenza del Male-in-s, e se
d'altra parte questo non-essere fa
parte di quelle cose che proprio non possono esistere, allora si
vede bene che a maggior ragione il
Male-in-s una cosa che non esiste del tutto (nella Teologia si
incontra in breve esattamente lo
stesso ragionamento: E' impossibile che sussista il Male-in-s
(ossia, totalmente privo di ogni
bene): il Male-in-s al di l dell'assoluto non-essere e pertanto
non esiste. I 86, 19- 26). Se al
contrario, questo male non totalmente privo di bene, bens legato
ad esso, in questo caso gli si d
un posto fra gli esseri e lo si fa diventare un bene per
l'insieme complessivo di tutte le cose: infatti,
visto che esiste in tal modo, come pu non essere in effetti
buono? Perch tutto ci che esiste
partecipa all'essere; ci che partecipa all'essere, partecipa
anche all'uno; e ci che partecipa all'uno
partecipa anche al bene: pertanto, anche ci che malvagio, per il
fatto di esistere, in realt
partecipa al bene ed per questo che non totalmente e
semplicemente malvagio o male-in-s, n
totalmente privo di ordine n indeterminato. Chi lo rende in tal
modo buono ci che gli conferisce
quindi ordine, limite e misura, ed evidentemente il Demiurgo, il
quale rende tutte le cose, per
quanto possibile, simili a se stesso ed cos sempre il Demiurgo a
colmare di bene sia il Tutto che
le parti. Quindi, se dunque rende buone tutte le cose ed applica
il colore del bene sul male stesso,
non rimane nulla di assolutamente malvagio, in virt sia della
potenza del Dio sia della
potenza/capacit dei soggetti riceventi. La dynamis comporta un
doppio significato: vi la potenza
del Dio, che rende buone perfino le cose pi esecrabili, e vi poi
la capacit dei soggetti che
ricevono e partecipano alla bont del Demiurgo, secondo i limiti
del loro proprio rango e perci,
per il Demiurgo che non vuole che vi sia nulla di malvagio, in
effetti nulla di malvagio esiste.
- Sull'origine del male: ebbene, chi accusa il Dio di essere
responsabile del male perch ha fatto
esistere gli esseri parziali, in un solo colpo riduce a nulla la
Demiurgia del Cosmo, rovina la
Potenza che ha generato il Tutto, confonde in una medesima cosa
la natura degli Esseri di
primissimo rango e quella degli ultimi. Parlare contro queste
teorie assolutamente in accordo con
la dottrina di Platone: lui stesso nel Politico ha affermato che
tutto il bene di cui il Cosmo
provvisto lo possiede in virt di colui che lo ha creato: ma da
quella sua condizione di un tempo
riceve tutte quante le difficolt ed i difetti che sono nel
cielo, e le riproduce negli animali viventi.
Infatti, poich vi sono generazione e corruzione, il
contro-natura ha un'esistenza collaterale rispetto
al secondo-natura ( sempre il principio dell'esistenza
collaterale, cf. Theol. I 84: Ci che contro
natura, sempre un male per le entit particolari (tois merikois
kakon), pertanto, nelle nature pi
particolari, mali sono il brutto, lo sproporzionato, la
deviazione (aischrn- asymmetron- paratrop)-
in una parola, il male una forma di 'esistenza collaterale'
(parypostasis- perch tale esistenza
collaterale non sussiste appunto a partire da una potenza, bens
dalla debolezza nella capacit, come
si era detto poco fa).), e data l'esistenza della corruzione e
della materialit del cui 'male' si
colmano le anime parziali, esiste anche il contro-la norma
collateralmente al secondo-la norma e
tutto ci diventa comunque bello a causa della bont del Demiurgo.
Cos, nella Repubblica si
afferma: la causa dei beni non va ricondotta ad altri che alla
divinit, per i mali si devono ricercare
certe altre cause come responsabili: con queste parole Platone
ha mostrato che i mali non possono
venire dalla divinit dal momento che il fuoco non raffredda e la
neve non riscalda, e quindi colui
che buono per essenza non pu rendere malvagio qualcosa e che
bisogna porre invece come
cause dei mali delle cause parziali ed indeterminate. Questo
perch, mentre nel caso delle cose
buone, il multiplo preceduto dall'uno e dal bene a titolo
primario, non cos per i mali a causa
dell'indeterminatezza e della confusione disordinata della
malvagit quindi certe altre indica
proprio ci che vi di parziale ed indeterminato nelle cause dei
mali. Infatti, non l'anima che ha
una responsabilit per il contro-natura (altro che 'peccato
originale'...! l'anima gi 'per natura'
secondo-natura), e tanto meno il corpo, visto che anche i
virtuosi hanno un corpo ed con il corpo
che possiedono anche la virt.
Inoltre, nel Teeteto si afferma: ma non possibile che il male
sparisca definitivamente, o Teodoro.
E' inevitabile che vi sia sempre un qualcosa di contrario al
bene. N questo male pu dimorare fra
gli Dei, ma di necessit va errando per questi luoghi ed intorno
alla natura umana. Quindi, visto
che il male comunque presente nel luogo dei mortali, non pu
essere assoluto non-essere e
separato completamente dall'essere di modo che, il male senza
dubbio esiste ma deriva solo da
cause parziali, ed comunque reso buono dalla volont di forma
simile al Bene del Demiurgo,
affinch non esista nulla che sia solo ed esclusivamente
malvagio. Cionondimeno, accade che
questo genere di male parziale si realizzi per decreto di
Giustizia e in base al Dio (nel senso che
neppure il male insito nelle realt particolari stato abbandonato
al disordine: trova la sua
correzione presso gli Dei: per questo che purificatrice della
malvagit insita nelle anime Dike
Theol. I 86, 19- 26) Bisogna infatti tenere presenti le seguenti
distinzioni, fra tutti gli esseri nel
Cosmo: in primo luogo, alcuni sono completi mentre altri sono
solo delle parti; di questi ultimi, gli
uni conservano sempre il loro proprio bene, come ad esempio
l'intelletto particolare e certe classi di
Demoni particolari, mentre gli altri sono incapaci di
conservarlo sempre ed in modo puro. Ancora,
sempre fra questi ultimi, alcuni sono mossi da altro mentre
altri si muovono da s; infine, fra quelli
che si muovono da s, gli uni posseggono una malvagit che arriva
solamente alla scelta, gli altri la
spingono fino all'azione. Poste queste distinzioni: gli esseri
che sono completi sono interamente
buoni e procurano il bene non solo a se stessi ma anche alle
parti; gli esseri che sono delle parti ma
conservano sempre il proprio bene, possiedono il bene solo ad un
livello pi parziale; gli esseri che
sono delle parti e sono mossi da altro, dal momento che
possiedono la loro esistenza a partire da
qualcosa d'altro, dipendono dalla provvidenza di questo altro e
si trasformano secondo quanto
dovuto, e questo il caso di tutti i corpi sottomessi alla
generazione ed alla corruzione. Infatti, se
deve esserci generazione, ci deve essere anche la corruzione,
poich la generazione implica il
mutamento ed anche quella una specie di mutamento; pertanto, se
deve esserci anche la
corruzione, fatale che anche il contro-natura trovi un'apertura
in cui insinuarsi. Perci, come
tutto quello che perisce, perisce in quanto a se stesso ma
continua ad esistere per il Tutto perch
diventato aria o acqua o un altro degli elementi in cui si
mutato cos anche ci che contro-
natura disordinato rispetto a se stesso, ma ha il suo posto
nell'ordine del Tutto (esattamente come
in Theol. I 84-85 - Ci che soggetto a corruzione, si corrompe
solo in rapporto a se stesso e si
allontana cos dalla propria perfezione/per tutto l'insieme
incorruttibile ed immortale. Ci che
viene privato del bene, ne privato solo in relazione a se
stesso, a causa della debolezza della sua
natura/ per l'intero bene, proprio in quanto parte di tutto
l'insieme. Perci: privazione, mancanza di
vita, bruttezza, etc. non possono esservi in tutto l'insieme
perch l'accordo complessivo perfetto,
tenuto insieme dalla bont propria di tutto l'insieme, e quindi
vita, esistere, appartenere alle
componenti perfette sono elementi ovunque presenti, nella misura
in cui ciascuna completa tutto
l'insieme.)
Passiamo quindi agli esseri che, essendo parziali e mossi da se
stessi, arrivano fino al produrre un
atto al di fuori di s: ebbene, quanto a loro, possono certamente
fare in modo che il loro atto sia
malvagio (si tratta ovviamente di determinate azioni
contro-natura, e non dell'anima come causa del
contro-natura che si produce nelle azioni, come abbiamo visto
prima), ma alla fine ne risulta che
anche questo atto ed il suo risultato sia buono ed in base al
Dio. Infatti, poich gli impulsi ed i
risultati derivano dalle scelte, i risultati, secondo Giustizia,
sono conseguenze delle scelte, quando
colui che ha scelto merita la retribuzione non solo per le
scelte ma anche per l'effetto che ne
risultato. Preso in senso assoluto, il risultato non affatto una
cosa buona, ma per colui che ha fatto
una tale scelta ed ha avuto un certo impulso, esso giunge come
giusta conseguenza ed in effetti
buono per un tale uomo e per il genere di vita che conduce.
Inoltre, fra tutte le cose buone, le une
sono buone in senso generale, altre solo per gli individui di
una stessa specie, altre ancora solo per
gli individui in quanto individui: ad esempio, l'elleboro non
buono per tutti, e neppure per tutti i
corpi, e neppure per tutti i corpi malati, ma solo per chi
soffre di una certa malattia e solo per una
certa causa. Si supponga pertanto un risultato contrario alla
temperanza o alla legge: per gli agenti
cosa buona se lo si considera sotto l'aspetto della giusta
conseguenza, ma preso in senso assoluto,
per tali agenti, un male estremo. Inoltre, in quanto effetto
prodotto da loro su se stessi
decisamente un male, se invece lo si considera come un effetto
prodotto dal Tutto su di loro non
pi un male: infatti, in quanto hanno prodotto un effetto su di
loro, hanno rovinato le loro vite
poich sono di fatto diventati malvagi, ma in quanto sono pur
sempre sorti dal Tutto, sono anche
purificati grazie alla retribuzione che merita la loro scelta.
In tal modo si spiega la vicenda, cui qui
Proclo accenna, narrata da Erodoto (I 159) e che vale davvero la
pena di riportare in breve:
Aristodico domand ad Apollo, al santuario di Didima, se un
supplice, sfuggito alla morte per mano
dei Persiani, dovesse essere da loro consegnato a questi ultimi
che lo richiedevano. Pur avendo
molto timore dei Persiani, avevano infatti ritenuto di dover
domandare al Dio se dovessero
consegnare il supplice o meno, ed il Dio rispose che lo dovevano
senza dubbio consegnare. Avendo
udito una tale risposta, Aristodico prese a distruggere tutti i
nidi ed i piccoli dei passerotti che si
trovavano nel Tempio, quando una voce si ud dall'interno, che
chiamava Aristodico dicendo 'pi
vile fra gli uomini, come ti permetti di fare una cosa del
genere? Priverai il mio Tempio di coloro
che hanno preso rifugio presso di me?' Aristodico aveva allora
la risposta pronta 'Signore' egli disse
'salverai i tuoi supplici, ma dici agli uomini di Kyme di
consegnare i loro?' Ma il Dio replic
'Certamente lo comando loro, cos che tutti voi possiate perire
il prima possibile a causa della vostra
empiet, e non torniate mai pi a domandare al mio oracolo se
dobbiate abbandonare coloro che
hanno cercato rifugio presso di voi. - ed cos che il Dio stesso
permise che consegnassero il
supplice, per nessun altro motivo se non per far loro subire la
giusta retribuzione per la loro
decisione.
Bisogna infine esaminare quanto rimane, ossia il caso di tutti
quegli esseri parziali e che si
muovono per movimento autonomo, e che non decadono nella
perversione e nel contro-natura ma si
fermano alla scelta e non vanno oltre: che anche questi esseri
siano castigati per la sola intenzione,
inutile dirlo. Perch vi , come si detto, una giusta retribuzione
per l'immaginazione, per l'impulso
ed anche per il consiglio.. Infatti gli Dei ci governano
dall'interno, e nello stesso modo in cui
ricompensano le scelte di forma simile al Bene, allo stesso modo
puniscono le scelte contrarie.
Ebbene, come pu la scelta stessa avere il carattere di essere
conforme alla Giustizia ed al Dio?
Potrebbe essere perch era fatale che, essendo l'essenza di un
certo genere, anche la potenza fosse
tale ossia vacillante ed incline verso diversi generi di vita di
fatto, per il solo fatto di scegliere,
l'anima, mutando 'luogo', va ad occupare un rango piuttosto che
un altro: infatti, ogni scelta fa
ascendere l'anima oppure la fa discendere. Considerando dunque
la scelta come proveniente
dall'anima, non cosa buona, ma per il fatto che fa sempre
dirigere l'autore della scelta verso il
rango che si merita, cosa assolutamente buona e conforme alla
Giustizia. Infatti, la scelta stessa
che porta il castigo per colui che ha scelto, o meglio la scelta
diviene il castigo interiore di chi ha
scelto, poich questa scelta ha allontanato l'anima dai veri
beni. Infatti, come una buona scelta
diviene di per se stessa la ricompensa, cos la scelta non buona
diventa la punizione di per se stessa
In conclusione, non c' dunque nulla di malvagio che non sia
anche in qualche modo buono, e non
c' nulla che si sottrae alla Provvidenza bens tutte le cose vi
partecipano.
- Se il Cosmo comporta il male, perch esiste? Ebbene, dopo
quanto si detto, alcuni insistono nel
domandare come mai siano state prodotte tutte le cose, visto che
esiste una certa causa dei mali e
che, anche se questa non malefica per il Tutto, lo per la parte
si deve rispondere come in
precedenza: la processione degli esseri continua e non stato
lasciato alcun vuoto nel reale.
Quindi, che dire della pretesa secondo cui tutte le classi di
viventi che si muovono da s non
sarebbero dovute esistere: in tal caso, si sopprimerebbe anche
un gran numero di esseri divini.
Oppure, l'altra pretesa secondo cui sarebbero dovute esistere
solo quelle realt che si muovono da s
e sono anche complete e non parziali: ma in tal caso, come
potrebbe mai esistere una totalit priva
delle sue parti? Ed inoltre, come potremmo salvaguardare la
continuit del reale se, stabilendo in
anticipo come esistenti da un lato gli esseri completi e che si
muovono da s e dall'altro gli esseri
parziali e che sono mossi da altro, alla fine escludessimo gli
esseri intermedi ossia quelli che si
muovono da s pur essendo parziali. E' dunque necessario che
esista anche questa classe di viventi,
legame intermedio fra gli esseri e legame anche fra le due
classi, per cos dire, opposte; dal che non
risulta poi affatto che il male sia naturale per questa classe
intermedia di esseri, ossia le anime
individuali ovviamente, perch essa , per essenza, signora delle
sue scelte. Ad esempio, il fatto di
inclinare verso la malattia , per essenza, propriet del corpo
poich sempre stato, per essenza,
soggetto alla corruzione, e tuttavia la malattia non per esso
naturale; nello stesso modo, per noi e
per la nostra natura una cosa buona assimilare il cibo e far s
che il vivente sia conservato, ma per
la Natura universale buono che la parte venga distrutta, visto
che questa Natura deve sempre
conservare gli insiemi piuttosto che le parti. Supponiamo
infatti che le parti che nascono dagli
insiemi, una volta nate, permanessero sempre, ebbene, tutto
sarebbe stato consumato in fretta nella
misura in cui dagli insiemi si fossero distaccati gli esseri
parziali infatti, se da un tutto completo e
finito, si toglie continuamente qualcosa, necessariamente
l'insieme intero finir per venire a
mancare. Se quindi le cose non stanno cos, bisogna o che la
creazione ad un certo punto si fermi,
oppure che appunto vi sia per gli esseri parziali mutamento da
uno all'altro: ebbene, proprio
questo che stato previsto e bisogna che sia per forza cos, se si
vuole conservare l'insieme. Quindi,
nello stesso modo in cui il male che affligge la natura
parziale, invece un bene per la Natura
universale, cos il male che affligge la vita parziale un bene
per la Vita universale.
- Il Dio ha voluto o non ha voluto il male? Riprendendo la
questione dal principio e secondo un'altra
ottica, a questa domanda si deve rispondere: l'uno e l'altro.
Infatti, l'ha voluto nella misura in cui
procura l'essere a tutte le cose, dal momento che, in un modo o
nell'altro, tutto ci che si trova nel
Cosmo sorto dalla Causa Demiurgica; non l'ha voluto nella misura
in cui crea tutte cose buone, e
di fatto ha nascosto anche i mali con una 'colorazione' di bene.
Affrontando la questione da un punto
di vista fisico, si deve dire che il male, in quanto un male,
nasce certamente dall'anima parziale ed
in modo accidentale dal Dio, visto che comunque il Dio che ha
fatto esistere l'anima; inoltre, in
quanto il male anche un bene dal momento che, producendosi
secondo Giustizia, in realt un
bene - nasce principalmente dalla Causa divina e accidentalmente
dall'anima. Del resto, nelle
Leggi, Platone, dando una definizione di cosa sia il castigo
vero e proprio, dice che come un
attrito che urta la parte malata ed assomiglia a quel
trattamento delle ferite in cui si lasciano
volontariamente scoperte: se non si pu essere guariti se non
tramite questa operazione, Platone
invita a farvi ricorso in modo che l'anima, sbarazzandosi del
travaglio e della fascinazione del vizio,
inizi a comprendere la portata dei propri errori e possa cos
iniziare l'opera della sua purificazione.
Di fatto, le azioni vergognose ed ingiuste, quando ci si
appresta a compierle, sembrano del tutto
desiderabili a coloro che ne sono stati sedotti e stupefatti,
eppure, una volta commesse, riempiono di
rimorsi coloro che le hanno compiute: fin tanto che si nutrono
nello spirito, esse fanno in modo che
l'anima nutra a sua volta un tumore nascosto, ma nel momento in
cui vengono compiute, da un lato
dimostrano la loro propria debolezza perch appunto il male si
origina dalla debolezza e non da
una potenza ma d'altra parte iniziano a liberare l'anima dal
travaglio pi odioso. Ebbene, di questo
castigo alcuni danno la prova evidente nella totalit del loro
genere di vita, altri solo in determinate
azioni o attivit specifiche: infatti, ogni volta che si agisce
contro la norma, si agisce dopo aver
deliberato, dopo essersi slanciati verso ci che si scelto ed
essere anche passati all'azione di ci
che preesisteva nell'immaginazione.
Concludendo, si deve riconoscere che il male non esiste presso
gli Intellettivi poich tutto
l'ordinamento Intellettivo assolutamente incapace di subire
alcun male n nelle anime universali
n nei corpi completi - questi ultimi sono anch'essi incapaci di
subire alcun male in quanto sono
sempiterni e sempre conformi a natura. Ebbene, rimane solamente
che il male esista nelle anime
parziali o nei corpi parziali, ma, anche in tal caso, esso non
esiste nelle essenze perch le essenze
di tutti gli esseri parziali vengono dal Dio e neppure nelle
potenze, perch le potenze sono tutte
sempre conformi a natura: resta quindi che il male esista solo
nelle attivit. Ora, se consideriamo le
anime parziali, il male non risiede nelle attivit intellettive
poich queste attivit tendono tutte
verso ci che buono e nemmeno nelle attivit irrazionali perch
queste si esercitano tutte
sempre secondo il conforme a natura ma nel fatto che vi mancanza
di accordo delle attivit fra
di loro. Se poi si prende in considerazione il corpo
individuale, il male non risiede n nella forma
perch naturalmente atta a dominare la materia n nella materia
poich ha la tendenza
spontanea a lasciarsi ordinare ma nel fatto che sussiste
mancanza di accordo fra la forma e la
materia. Da tutto ci risulta evidente che il male non esiste
affatto se non a livello di esistenza
collaterale e, anche esistendo in tal modo, sempre e comunque
colorato di bene. In tal modo,
tutto buono per volont del Dio e, nella misura in cui possibile,
nulla stato privato del bene,
anche se, in qualche modo, il male esiste: ed era tuttavia
necessario che fosse cos poich, essendovi
generazione, non poteva essere che il male non esistesse in
questa maniera collaterale, visto che
necessario per la completezza del Tutto. Quindi, sul male, sul
modo in cui venuto in essere e sul
genere di provvidenza di cui oggetto da parte del Divino, basti
quanto detto fin qui (per maggiori
dettagli, cf. de malorum subsistentia in Procli Diadochi Tria
Opuscola) si dia per accertato che n
il volere del Dio inefficace perch tutto buono agli occhi del
Dio e non esiste alcuno degli
esseri che non sia stato dominato dal bene n l'espressione per
quanto possibile superflua:
infatti, essa non significa che la potenza del Dio imperfetta,
bens che la sua potenza si rende
sovrana di tutte le cose e, grazie alla sua sovrabbondanza di
bene, rende buone tutte le cose.
***
Continua
. Diciamo dunque per quale ragione l'artefice realizz la
generazione e questo universo. Egli era buono, ed in chi buono non
si genera mai alcuna invidia riguardo a nessuna cosa essendone
dunque esente, volle che tutto fosse generato, per quanto era
possibile, simile a lui . Se si accettasse da uomini assennati
questo principio come il pi fondato della generazione e del cosmo,
lo si accetterebbe nel modo pi corretto. Volendo infatti il Dio che
tutte le cose fossero buone, e nessuna cattiva, per quanto
possibile