UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTÀ DI MEDICINA VETERINARIA MASTER UNIVERSITARIO DI SECONDO LIVELLO IN SANITÀ PUBBLICA VETERINARIA PRINCIPALI EFFETTI DEGLI INTERFERENTI ENDOCRINI NELL’UOMO IL RUOLO DEI RITARDANTI DI FIAMMA BROMURATI (“BROMINATED FLAME RETARDANTS, BFR”) Relatore: Ch.mo Prof. Marco De Liguoro Tesi del dott. Fabrizio De Stefani ____________ Anno Accademico 2006-2007
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Principali effetti degli interferenti endocrini nell’uomo il ruolo dei ritardanti di fiamma bromurati
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Principali effetti degli Interferenti Endocrini nell’uomo - Il ruolo dei Ritardanti di fiamma bromurati- 1 -
PRINCIPALI EFFETTI DEGLI INTERFERENTI ENDOCRINI NELL’UOMO
IL RUOLO DEI RITARDANTI DI FIAMMA BROMURATI
(“BROMINATED FLAME RETARDANTS, BFR”)
INDICE
1. Introduzione…………………………………………………………...…pag. 21.1. Gli EDC (Endocrine Disrupting Chemicals) ………………………....pag. 21.2. I Ritardanti di fiamma bromurati - BFR……………………………....pag. 4
3. Effetti sul metabolismo............................................................................pag. 143.1. Effetti metabolici dei composti derivati...............................................pag. 19
4. Fonti di BFR.............................................................................................pag. 21
5. Vie di esposizione.....................................................................................pag. 225.1. Esposizione ambientale.......................................................................pag. 225.2. Esposizione occupazionale..................................................................pag. 245.3. La via alimentare.................................................................................pag. 25
6. Dati sull'effettivo rilevamento nell'ambiente e negli alimenti.............pag. 27
7. Misure di protezione...............................................................................pag. 31
Fig. 3.1: Similitudini strutturali tra PBDEs e i loro metaboliti derivati ambientali rispetto alla Tiroxina (T4)
ed i PCBs.
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Il dipartimento di zoofisiologia dell’Università di Gotemborg ha provato gli effetti
letali dei ritardanti di fiamma (HBCDD e TBBPA) attraverso lo screening di biomarkers
specifici in trote da fiume (Oncorhynchus mykiss) esposte a tali sostanze - lo studio ha
investigato le attività di enzimi epatici detossificanti e antiossidanti e l’indice somatico del
fegato (LSI).
Durante l’esperimento con TBBPA, ai pesci sono stati iniettati diverse dosi di
sostanza diluita in olio di cocco e il tempo di osservazione ha avuto una durata di 1,4,14 e
28 giorni.
I biomarkers presi in considerazione hanno incluso il CYP1A, il GST, l’uridina
difosfato glucoronisil transferasi UGT, GR, catalasi e glutatione perossidasi.
L’attività Erod (misurato come ethoxyresorufin- O- deethylase) è stata
significativamente inibita dopo 4 giorni alle dosi di 100 e 500 mg/kg.
L’attività di Gr decresce dopo 1 giorno a 100 mg/Kg, ma è aumentata
significativamente dopo 4, 14 e 28 giorni con la stessa dose suggerendo un possibile ruolo
del TBBPA nell’indurre stress ossidativo. (Ronisz et al., 2002).
Il Tetrabromo bisfenolo A ad alte concentrazioni (100 mM) causa citotossicità,
mentre a più basse concentrazioni (5- 10 mM) l’inibizione di specifiche reazioni mediate
del citocromo P450.
Effetti citotossici sono stati riscontrati in epatociti isolati di ratto ed è stata rilevata
una inibizione del consumo di ossigeno delle cellule.
Come si è detto, a più basse concentrazioni si inibisce prevalentemente il
citocromo P450 2C9 e l’enzima ortologico del ratto con un apparente Ki di 3 mM., ad una
concentrazione di circa 1 mM il Tetrabromo bisfenolo-A influenza, invece, il sistema
immunitario nelle cellule di milza.
Alcuni BFR possono infine legare e attivare i recettori per gli estrogeni, anche se
gli studi al riguardo sono ancora limitati.
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3.1. Effetti metabolici dei composti derivati - Dibenzo-p-diossine e Dibenzofuranipolibromurati.
Il rapido incremento nell’utilizzo dei composti ritardanti di fiamma è stato
accompagnato da una crescente preoccupazione per le diossine bromurate (dibenzo-p-
diossine polibromurate, PBDD e dibenzofurani polibromurati, PBDF) che possono essere
presenti in alcune miscele commerciali oppure derivare dalla combustione di prodotti
contenenti BFR.
La formazione di questi composti è possibile in momenti diversi del ciclo di vita
dei materiali contenenti antifiamma a base di bromo: in fase di produzione, in uno scenario
incidentale quale può essere un incendio, oppure in fase di termodistruzione a fine ciclo
dei materiali. Non a caso, particolarmente studiati sono stati i difenileteri bromurati, in
quanto la degradazione di questi materiali, intorno ai 600°C in ambiente ossidante, porta
alla formazione di polibromodibenzodiossine e polibromodibenzofurani (vedi figura), con
rese superiori al 10%.
Fig. 3.2: dibenzodiossine e furani bromurati
Pur essendo la temperatura superiore a quella di produzione ed inferiore a quella
tipica di un incendio, rimane inalterata la pericolosità dell’impiego di questi materiali.
Composti quali le dibenzo-p-diossine bromurate (PBDD) e i dibenzofurani (DF)
non sono presenti naturalmente ma si formano per reazione fotochimica o termica da
precursori che sono soprattutto BFR. Sono dunque necessari studi di approfondimento
anche sugli effetti di questi composti derivati per i quali ancora non è possibile una
corretta valutazione del rischio e delle conseguenze ecologiche. É inoltre necessario
approfondire il fenomeno di produzione di PBDD e DF durante i processi di
incenerimento: queste sostanze sono infatti state ritrovate nei gas e nei liquidi effluenti
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oltre che nelle ceneri. Scarse sono anche le informazioni sulla distribuzione e sulla
degradazione nell’ambiente di queste diossine. É noto comunque che queste sostanze sono
meno mobili della controparte clorurata, oltre a decomporsi più rapidamente per via
fotochimica. Le diossine polibromurate sono meno persistenti nell’ambiente rispetto a
quelle clorurate (nonostante il loro maggior grado di lipofilicità) probabilmente a causa
della loro maggiore sensibilità alla fotodegradazione dovuta alla minore forza del legame
del carbonio con il bromo rispetto a quello con il cloro. Gli effetti di questi composti sono
sostanzialmente paragonabili a quelli delle classiche diossine policlorurate: teratogenesi,
cancerogenesi, disturbo sulla riproduzione, immunotossicità, cloracne, ecc.
Ciononostante queste sostanze hanno una tossicità molto minore rispetto al TCDD,
probabilmente a causa di una loro diversa capacità di legame al recettore arilico.
Ricerche specifiche sui danni causati all’uomo delle diossine bromurate non sono
ancora disponibili. Studi condotti su ratti hanno individuato danni a carico dell’intestino e
del fegato. Alcuni lavori di ricerca [24] hanno definito i valori di tossicità equivalente
(TEF) tra le diossine bromurate, bromo-clorurate e la diossine clorurate (tabella 3.1).
Tabella 3.1: Fattori di tossicità equivalente (TEF) per alcune diossine e furani bromurati e misti, calcolate a
partire da dati sperimentali sulla mortalità nelle prime fasi del ciclo di vita delle trote iridee.
Il fatto che comunque essi derivino dai BFR che sono sempre più utilizzati e che,
seppur in misura minore, essi agiscano con gli stessi meccanismi delle diossine clorurate,
impone comunque un certo grado di cautela.
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4. FONTI DI BFR
I ritardanti di fiamma sono composti chimici contenenti principalmente bromo.
Tale elemento chimico, identificato per la prima volta nel 1826 dal chimico francese
Antoine Jerome Balard (1802-1876), è facilmente rintracciabile in natura, principalmente
nelle acque marine, laghi salati e nella crosta terrestre.
Le più grandi aree di produzione di bromuri nel mondo sono il Mar Morto in
Israele e Giordania, le aree ricche di acque salmastre degli Stati Uniti d’America e della
Cina, le acque dell’oceano in Giappone, Francia e Gran Bretagna.
Ogni anno sono prodotte 470.000 tonnellate di bromo, che giunge sul mercato per
gli usi più disparati. Le sostanze derivate dal bromo, infatti, sono utilizzate:
• nel trattamento di purificazione delle acque (pulizia delle piscine);
• in agricoltura, sottoforma di pesticidi;
• nell’industria automobilistica, per le batterie elettriche;
• in farmacia, per la produzione di analgesici e sedativi;
• in fotografia, per la produzione di emulsioni per pellicola.
L’utilizzo più diffuso dei bromuri lo si ha, comunque, nell’ambito della sicurezza
contro gli incendi, costituendo essi la base della famiglia di sostanze dei “ritardanti di
fiamma”,
La fonte più importante di BFR sono le industrie che producono plastiche cui
vengono addizionati questi composti, oltre ad altre fonti possibili come ospedali,
inceneritori, impianti di riciclaggio delle plastiche derivate da apparecchi elettrici.
Molti apparecchi elettrici come computer e televisori, contengono diversi ritardanti
di fiamma usati come componenti di materie plastiche, tessuti, circuiti elettrici e altri
materiali ignifughi per rallentare la diffusione delle fiamme in caso di incendio o, in alcuni
casi, per sopprimere il processo di combustione.
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Essi interferiscono con la combustione potendo agire in uno o più dei diversi stadi
del processo, che sono: surriscaldamento, decomposizione, diffusione delle fiamme.
5. VIE DI ESPOSIZIONE
Questi composti sono contaminanti ubiquitari indoor e outdoor, sono stati rilevati
fin nelle più remote regioni dell’Artico, ma soprattutto nella polvere domestica e degli
uffici, nei sedimenti di laghi e fiumi, negli scarichi fognari e negli alimenti incluso il pesce
catturato da pesca sportiva.
Il comportamento
nell’ambiente dei BFR varia
secondo le caratteristiche
chimiche ed è quindi piuttosto
eterogeneo.
Una delle principali vie
di esposizione è sicuramente la
dieta (soprattutto pesce ad alto
contenuto lipidico): il consumo
di pesce è stato direttamente
correlato con il quantitativo di
PBDE nel latte materno.
5.1.Esposizione ambientale.
Anche il rilascio di
PBDE dagli oggetti di consumo
è una fonte di esposizione
ambientale. Nell’ambiente
indoor la polvere può
facilmente contenere i ritardanti
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di fiamma rilasciati da tappeti, mobili, casalinghi ecc., i luoghi di lavoro che contengono
molto materiale elettronico, compresi i comuni “uffici” possono essere altamente
contaminati.
É stato stimato che la media giornaliera di esposizione al PBDE nell’uomo, negli
USA, è di 123 ng/persona (32,9 attraverso la sola via respiratoria).
La presenza di queste sostanze negli ambienti chiusi costituisce un rischio per
l’esposizione, mentre l’esposizione per via dermica sembra meno verosimile.
La concentrazione diBDE-47 (il composto dominante nei soggetti non esposti per
lavoro) è aumentato nella popolazione europea dai primi anni ’70 fino alla metà degli
anni ’90 e ci si domanda per quanto tempo potranno ancora crescere in futuro. In Europa
questo trend varia da regione a regione.
Negli U.S.A. si è assistito negli ultimi anni ad un sensibile aumento di casi di
ipertiroidismo nei gatti domestici mentre nel passato solo l’uomo e il cane erano gli unici
mammiferi in cui fosse nota un’elevata incidenza di questa patologia.
L’epidemia di ipetiroidismo felino è iniziata circa
30 anni fa, quando sono stati introdotti i PBDE come
ignifughi per l’ambiente domestico, la malattia è stata
dapprima descritta negli USA, ma poi anche in Canada,
Australia e molte parti d’Europa.
Secondo uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology, rivista
della American Chemical Society, l’ipertiroidismo felino potrebbe essere legato
all’esposizione ambientale alla polvere contenente i ritardanti di fiamma presenti in tappeti,
mobili, casalinghi e alimenti per animali.
Gli autori riportano il riscontro di livelli ematici elevati di difeniletere
polibromurato (PBDE) nei gatti affetti da ipertiroidismo. L’analisi è stata condotta su 23
gatti di proprietà, 11 dei quali con ipertiroidismo felino (FH) e che presentavano livelli di
PBDE tre volte superiori a quelli dei gatti non ipertiroidei.
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Studi precedenti hanno indicato la tossicità epatica e neurologica dei PBDE negli
animali. Lo studio attuale ha inizialmente ipotizzato che il contatto prolungato con alcune
schiume poliuretaniche e componenti di imbottiture, mobili e materassi potessero esporre
a un maggior rischio di FH.
Inoltre, lo studio ha ipotizzato che la dieta fosse un altro fattore di rischio di FH e
ha analizzato il contenuto in PBDE di diverse marche di alimenti per gatti. Le analisi
hanno evidenziato che il contenuto in PBDE di alcune varietà di petfood in scatola al gusto
di pesce era maggiore rispetto agli alimenti secchi o umidi non al pesce.
Lo studio ha stimato che la dieta basata su alimenti umidi può contenere livelli di
PBDE 12 volte superiori ai cibi secchi. Il contenuto in PBDE degli alimenti per animali
non è regolamentato.
Secondo questo studio, il rischio di ipertiroidismo felino potrebbe essere maggiore
in America, dove l’uomo presenta i maggiori livelli di contaminazione da PBDE al mondo.
Il legame tra ipertoroidismo felino e concentrazione ematica elevata di PBDE
necessita di ulteriori conferme. Studi simili sono in corso anche in medicina umana.
La scrupolosa attività di toelettatura personale tipica
dei gatti li espone all’ingestione di grosse quantità di
polvere che si deposita sul pelo, il gatto è stato quindi
indicato come potenziale “animale sentinella” per le
contaminazioni ambientali domestiche.
Ma, per similitudini comportamentali - gattonare,
portare tutto alla bocca, maggior contatto col suolo - anche
i bambini possono aumentare le occasioni d’esposizione
nell’ambiente domestico.
5.2.Esposizione occupazionale.
I livelli di PBDE nei lavoratori esposti risultano ovviamente superiori a quelli
riscontrati nella popolazione generale (diversi anche di un ordine di grandezza),
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particolarmente esposti a queste sostanze sono i lavoratori impiegati nel settore dei
computer e delle gomme.
Anche i lavoratori coinvolti nello smaltimento dei computer sono particolarmente a
rischio, gli impianti dove vengono riciclati i componenti elettronici sono infatti ricchi di
BDE-183, BDE-209 e, in misura minore, di BDE-47, BDE-153 e BDE-154. Anche i
composti TBBPA, TBBPE e BB-209 sono stati spesso ritrovati in misura considerevole,
anche nel siero dei lavoratori esposti. Un’importante via di esposizione è rappresentata
dall’inalazione delle polveri che si originano dai materiali elettronici e che vengono
mobilitate dall’intervento dell’uomo.
5.3.La via alimentare
Nel 1973 in Michigan per un errore, queste sostanze finirono nel mangime di
numerosi bovini causando una contaminazione diffusa. I soggetti che furono esposti a
questa contaminazione presentano a tutt’oggi dei livelli significativi di questa sostanza nel
loro sangue poiché l’emivita dei PBB è di circa 29 anni.
Sin dal 2001 alcune segnalazioni di cronaca, di stampa e televisiva, hanno posto
l’attenzione su casi di pesce contaminato da ritardanti di fiamma nei fiumi della Virginia.
La rivista Environmental Science & Technology ha indicato la presenza di alte
concentrazioni di sostanze contenenti da 4 a 6 atomi di bromuro, anche in siti dall’aspetto
incontaminato o comunque lontani da poli industriali. Gli studi preliminari, seguiti
all’allarmante scoperta, hanno portato i ricercatori a determinare concentrazioni di tali
sostanze anche nell’uomo.
L'organizzazione «Environmental Working
Group» ha condotto una ricerca negli US sulla presenza
di sostanze tossiche nel sangue materno; secondo i dati
emersi, il 100 per cento delle donne esaminate presenta
livelli preoccupanti di contaminazione di
polibromodifenileteri (PBDE); un'analoga ricerca è stata
condotta dall'università del Texas con i medesimi
risultati.
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L’università di Uppsala, in Svezia, ha incentrato le ricerche sulle aberrazioni
permanenti nel comportamento di animali esposti a bromuri e anche se tali risultati hanno
portato a prevedibili allarmismi, gli scienziati assicurano che le percentuali di sostanza,
rilevate nell’uomo, sono ancora molto basse per poter provocare casi di anomalie; ciò non
toglie che lo studio e il monitoraggio attento sull’impiego di tali sostanze deve continuare
a compiersi (Raloff, 2001).
Da un rapporto del WWF del 2006 che riporta i risultati dell’analisi su
campioni di cibo europei, sono stati trovati RFB in 19 dei 26 campioni
analizzati – soprattutto in carne, formaggi e pesce – e in cibi come pane nero,
burro e miele.
In contrasto con altri studi, le concentrazioni più alte non sono state rilevate nel pesce, ma
nella carne e in alcuni formaggi - il livello più alto di PBDE totali è stato rinvenuto nel
manzo macinato, seguito dal formaggio cheddar scozzese.
I PBDE sono stati, inoltre, trovati nel tonno e nelle aringhe marinate, ma non nel
salmone affumicato.
Lo studio di 20 campioni aggregati di tessuto muscolare proveniente da anguille
(Anguilla anguilla), catturate nei fiumi e laghi di 10 paesi dell’Europa durante l’estate del
2005, ha dimostrato la presenza diffusa di alcuni ritardanti di fiamma bromurati (inclusi
tetra- e pentabromodifeniletere, PBDE, e l’esabromociclododecano, HBCD) in questa
specie. I risultati hanno, inoltre, mostrato che i PCB
rimangono una componente significativa di
contaminazione in molti corpi d’acqua (Santillo, D.,
Johnston, P., Labunska, I. & Brigden, K. - 2005)
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6. DATI SULL'EFFETTIVO RILEVAMENTO NELL'AMBIENTE E NEGLI ALIMENTI
Si riportano di seguito alcuni dati sulla contaminazione di questi composti ottenuti
da studi
internazionali.
Tab. 6.1: Contaminazione media dei congeneri Difenil Etere Brominato (BDE) per categoria dialimento Dietary intake of brominated diphenyl ether congeners by the Dutch population -2005 - Anika de Mul, Renata de Winter-Sorkina1, Polly E. Boon, Gerda van Donkersgoed, Martine I. Bakker1, Jacob D. van Klaveren
Tab. 6.2: Contaminazione media dei congeneri Difenil Etere Brominato (BDE) in prodotti della pesca.Dietary intake of brominated diphenyl ether congeners by the Dutch population -2005 - Anika de Mul, Renata de Winter-Sorkina1,Polly E. Boon, Gerda van Donkersgoed, Martine I. Bakker1, Jacob D. van Klaveren
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Fig. 6.1: Concentrazione di PBDEs nella frazione lipidica di trota dle Lago Ontario (1978 - 1998) -Luross e altri - 2000.
Fig. 6.2: Concentrazione di PBDEs in storioni Canadesi (1982 – 1997) - Stern e Ikonomou (2000)
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Fig. 6.3: Concentrazione di PBDEs nelle uova di gabbiano Lago Ontario - Lago Michigan - LagoHuron (1980 - 2000) - Norstrom et al. (2002)
Ch. Shelter IslandLake Huron
1980 1985 1990 1995 2000
0
0.2
0.4
0.6
0.8
p<0.000
t2=4.95 y
SSnnaakkee IIssllaannddLLaakkee OOnnttaarriioo
1980 1985 1990 1995 2000
0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
p<0.0001
t2=3.72 y
GGuullll IIssllaannddLLaakkee MMiicchhiiggaann
1980 1985 1990 1995 2000
0
0.4
0.8
1.2
1.6
p<0.0001
t2=2.97 y
mmgg//gg ffrreesshh wwtt
mmgg//gg ffrreesshh wwtt
mmgg//gg ffrreesshh wwtt
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Fig. 6.4: Incremento di PBDEs nel siero ematico dei residenti USA (1982 -2002) - Sjodin et al. (2003)
Fig. 6.5: Livelli di PBDE riscontrati in prelievi e tessuti umani di diverse nazioni. Lipid-normalizedPBDE-47 (tetra) in Human Tissues -data from She et al. (2002)
0
5
10
15
20
25
30
35
1981 1983 1985 1987 1990 1992 1994 1996 1998 2000
California (adipose)
Sweden (serum)
Germany (whole blood)
Canada (milk)
Finland (milk)
Japan (milk)
Sweden (milk)
0
20
40
60
80
100
1982 1987 1992 1997 2002
Each pointrepresents ~200people
Each pointrepresents ~10people
(Sum 7 PBDE Congeners in Serum)
ng/g lipid
PBDE-47, ng/g lipids
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Fig. 6.6: Livelli di PBDE in donne U.S.A. - Data from PSchecter et al., 2003; EWG, 2003.
7. MISURE DI PROTEZIONE
Il rapido sviluppo del settore informatico e d
notevole incremento di produzione di materiale ele
stampati, componente comune a tutte queste apparecc
I ritardanti di fiamma più diffusi per questi
come supporto a circuiti stampati, sono quelli b
.000
.010
.021
.031
.042
2 103 204
Distribution of PBDE Levels in Serum (N=62)
.000
.012
.024
.036
.047
2121 239
Distribution of PBDE Levels i
50th percentile = 65 ng/g lipid
50th percentile = 70 ng/g l
PROBABILITY
PROBABILITY
ng/g lipid305 406
n Breastmilk (N=67)
95th percentile = 282 ng/g lipid
ipid
ruolo dei Ritardanti di fiamma bromurati
etreas et al., 2003; Mazdai et al., 2003;
elle telecomunicazioni, ha indotto un
ttronico ed in particolare di circuiti
hiature.
materiali, in particolare per l’utilizzo
romurati, di questi, alcuni quali i
ng/g lipid357 475
95th percentile = 319 ng/g lipid
ng/g lipid
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polibromurati bifenilici e i polibromurati di difeniletere, sono stati del tutto vietati con la
direttiva 2002/95/EC del parlamento europeo.
I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE o WEEE, Wastes
Electrical and Electronic Equipment), crescono ad un ritmo compreso tra il 3 ed il 6%,
rendendo palese il problema della loro gestione ed indirizzandola verso una
massimizzazione del loro riutilizzo a fine ciclo vita.
La Direttiva 2002/96/EC del parlamento europeo norma questo aspetto, limitando
la quantità di rifiuto proveniente da apparecchiature elettroniche da dismettere in discarica,
con l’obbiettivo di riciclare il 65% in peso del rifiuto entro il 2007.
In particolare, il riutilizzo delle schede elettroniche consiste nel recupero dei
metalli in esse contenute, mentre il supporto è in genere soggetto a termodistruzione.
Lo smaltimento ad alta temperatura di WEEE comporta la produzione di sostanze
altamente pericolose, la cui presenza, effettiva o potenziale, è regolata dalla direttiva
“Seveso II” (96/82/EC) del parlamento europeo, recepita dalla legge italiana con
D.Lgs.344/99.
I criteri di applicazione della direttiva sono basati sull’inventario di impianto nel
quale siano cumulate le quantità di sostanze pericolose presenti, rapportate al valore limite
imposto.
La dicitura “presenza”, è esplicitata dall’articolo 2 della direttiva, il quale specifica
che per presenza di sostanze pericolose debba intendersi sia la loro effettiva presenza, sia
che tali sostanze “…si reputa possano essere generate in caso di perdita di controllo di un
processo chimico industriale…”.
L’allegato II della Direttiva 2002/96/EC dispone che le componenti delle
apparecchiature che contengono ritardanti di fiamma bromurati, siano comunque trattate
separatamente, è evidente quindi la potenziale pericolosità associata ai processi di
produzione e smaltimento di questi materiali.
Gli sviluppi normativi appena citati, hanno indotto la ricerca e l’industria verso
nuovi ritardanti di fiamma non bromurati (halogen-free), in grado di soddisfare le esigenze
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di sicurezza, legate alla protezione dal fuoco e alla salvaguardia della salute dai rischi
derivanti dai prodotti di emissione dovuti alla degradazione termica.
Tra i composti che riscuotono un certo interesse in questa prospettiva sono quelli a
base di fosforo, alcuni di essi sono stati esaminati in questa tesi al fine di caratterizzarne la
stabilità termica ed i prodotti di emissione potenzialmente pericolosi.
Obiettivo principale dei due provvedimenti è quello di
tutelare l´ambiente e la salute umana, limitando l´utilizzo di
sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed
elettroniche e migliorando il sistema di smaltimento dei rifiuti
derivanti da tali prodotti.
Le nuove norme interessano un gran numero di prodotti (v. per dettagli l´allegato
IB alla direttiva 2002/96), quali piccoli e grandi elettrodomestici, apparecchiature
informatiche, apparecchiature di consumo (radio, TV, hi-fi, ecc.), strumenti per
l´illuminazione, attrezzi elettrici (macchine per cucire, trapani, ecc.), giocattoli
(videogiochi, trenini elettrici, ecc.), dispositivi medicali, strumenti di monitoraggio e
controllo, distributori automatici.
8. ASPETTI LEGISLATIVI
Per dare una risposta efficace al problema, i governi di tutto il mondo stanno
varando nuove normative che impongono precisi limiti alla presenza di sostanze
pericolose nelle apparecchiature elettroniche e definiscono le modalità di smaltimento e
riciclaggio di quelle giunte al termine del proprio ciclo di vita.
L'Unione Europea è tra i promotori di questa campagna legislativa e nel 2002 ha
varato la direttiva RoHS (Restriction on the Use of Certain Hazardous Substances). che
fissa i livelli massimi consentiti per sei sostanze utilizzate nei prodotti elettronici, vale a
dire piombo, cadmio, mercurio, cromo esavalente nonché PBB e PBDE.
La direttiva WEEE (Waste Electrical and Electronic Equipment), entrata in vigore
nell'agosto 2005, ha l’obiettivo di ridurre la quantità di apparecchiature elettriche ed
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elettroniche gettate nelle discariche, assegnando la responsabilità del riciclaggio al
produttore e incoraggiandolo a riutilizzare i componenti.
La direttiva WEEE definisce 10 categorie di
apparecchiature destinate agli utenti finali e fornisce le
linee guida per raggiungere gli obiettivi di riciclaggio.
Oltre alle norme RoHS e WEEE, esistono altri
regolamenti ambientali emergenti come le direttive UE
EuP (Energy-using Products) e REACH (Registration,
Evaluation and Authorization of Chemicals).
L'Estremo Oriente non è da meno con la
normativa RoHS emanata dalla Cina mentre altre leggi
sono attese da Taiwan, Giappone e Corea del Sud e
avranno ricadute sui produttori di apparecchiature
elettroniche e sui loro clienti.
La California ha adottato una legislazione simile che è entrata in vigore il 1°
gennaio 2007. La legge della California utilizza la direttiva RoHS dell'Unione Europea
come linea guida.
In Italia le seguenti disposizioni dominano la materia:
1. Direttiva 2003/11/CE: l’allegato prescrive che i derivati penta - e octabromurati del
difenil etere non possono essere immessi sul mercato o utilizzati come sostanza o
come componenti di sostanze o di preparati in concentrazioni superiori allo 0,1% in
massa. Inoltre non possono essere immessi sul mercato articoli contenenti tali sostanze,
o parti nelle quali se ne fa uso in funzione di ritardanti di fiamma, in concentrazioni
superiori allo 0,1% in massa.
2. Decreto legislativo 25 luglio 2005 n.151 (Direttiva RoHS): a decorrere dal 1° luglio
2006, è vietato immettere sul mercato apparecchiature elettriche ed elettroniche nuove,
nonché sorgenti luminose ad incandescenza, contenenti piombo, cadmio, mercurio,
cromo esavalente, bifenili polibromurati od etere di difenile polibromurato. Tale
divieto non sarà applicato al reimpiego dei prodotti immessi sul mercato anteriormente