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STUD~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ STORIC I RIVISTA TRIMESTRALE DELL'ISTITUTO GRAMSCI LUGLIO-SETTEMBRE 2004 ANNO 45 Carocci editore
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Potere arcivescovile e autonomia cittadina nella Benevento ...old arcivescovile... · DELL'ISTITUTO GRAMSCI ... Francesco Barbagallo (direttore), Rinaldo Comba, Andrea Giardina, Luisa

May 10, 2018

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STUD~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~I

STORIC I

RIVISTA TRIMESTRALE DELL'ISTITUTO GRAMSCI

LUGLIO-SETTEMBRE 2004 ANNO 45

Carocci editore

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Comitato di direzione Francesco Barbagallo (direttore), Rinaldo Comba, Andrea Giardina, Luisa Mangoni, Giovanni Miccoli, Giorgio Mori, Adriano Prosperi, Anna Maria Rao, Nicola Tranfaglia, Giovanni Vitolo, Albertina Vittoria

Comitato scientifico Aldo Agosti, Giuseppe Barone, Francesco Benvenuti, Franco Bonelli, Bruno Bongiovanni, Gian Mario Bravo, Giovanni Bruno, Innocenzo Cervelli, Michele Ciliberto, Pietro Corrao, Vincenzo Ferrone, Roberto Finzi, Massimo Firpo, Augusto Fraschetti, Luciano Guerci, Mario Liverani, Fiamma Lussana, Luigi Masella, Guido Melis, Alberto Merola, Giovanni Montroni, Reinhold C. Mueller, Giovanni Muto, Claudio Natoli, Ottavia Niccoli, Silvio Pons, Giuliano Procacci, Leonardo Rapone, Giuseppe Ricuperati, Federico Romero, Luciano Segreto, Eugenio Sonnino, Maurizio Vaudagna, Guido Verucci, Rosario Villari, Corrado Vivanti, Renato Zangheri

Direttore responsabile Francesco Barbagallo

Segreteria di redazione Franca Franchi, Benedetta Garzarelli (responsabile)

Direzione e redazione Fondazione Istituto Gramsci onlus, via Portuense 95c, 00153 Roma tel. 06 5806646, fax 06 5897167 e-mail [email protected] http://www.fondazionegramsci.org

Amministrazione: Carocci editore spa, via Sardegna 50, 00187 Roma Ufficio riviste (per abbonamenti): via Sardegna 50, 00187 Roma, tel. 06 42014260, fax 06 42747931, e-mail: [email protected]

Abbonamento 2004: Italia ? 50,50 (singoli), E 55,90 (biblioteche e istituzioni); estero ? 66,50; un fascicolo ? 15,90 tramite ccp 77228005 o assegno bancario intestato a Carocci editore spa

Fotocomposizione: Coop. Sociale Sinnos, via dei Foscari 18, 00162 Roma

Stampa: Arti grafiche editoriali srl, Urbino

Distribuzione in libreria: Messaggerie libri spa, via G. Verdi 8, 20090 Assago (Mi) tel. 02 457741, fax 02 45701032

Rete promozionale: Vivalibri, via Isonzo 25, 00198 Roma tel. 06 84242153, fax 06 84085679

Autorizzazione del tribunale di Roma n. 6733, 10-2-1959

Finito di stampare nel gennaio 2005 per i tipi delle Arti grafiche editoriali srl, Urbino

E Associato all'USPI - Unione stampa periodica italiana

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POTERE ARCIVESCOVILE E AUTONOMIA CITTADINA NELLA BENEVENTO DEL XIII SECOLO

Fulvio Delle Donne

La storia di Benevento negli ultimi decenni del XIII secolo e caratterizzata da episodi assai interessanti. In quel periodo, infatti, la citta sannita, non di versamente da altre citta del Mezzogiorno d'Italia, espresse spinte dinamiche politico-sociali che generarono sentimenti, piu o meno evidenti, di autoco scienza e di autoidentificazione'. Tuttavia, la desultorieta delle fonti edite e la scarsita di studi sistematici non rende molto agevole la ricostruzione di quelle vicende, che ebbero come protagonisti un'intera collettivita, talmente ansiosa di vedere ripristinate le antiche liberta e l'auspicata autonomia di ge stione politica, da non esitare a contrapporsi in maniera netta e perentoria all'autorita dei rettori, ai quali, su incarico del pontefice, era affidata la gui da della citta.

Meritano, pertanto, una certa attenzione alcuni documenti traditi dal mano scritto Lat. 8567 della Bibliotheque Nationale di Parigi, che sono relativi pro prio alla situazione di Benevento in quell'epoca. Certo non si tratta di docu menti pienamente chiarificatori: essi, tuttavia, permettono di illuminare con qualche ulteriore sprazzo di luce congiunture e situazioni ancora piuttosto oscure. Quei documenti, in sostanza, attestano l'attivita di un pressoche igno to maestro di dictamen, Leonardo di Benevento, e sono stati conservati nel codice parigino non perche considerati fonti utili a eventuali ricostruzioni sto riche, ma perche servissero come esemplificazioni retoriche per la compila zione di lettere. Quel manoscritto, infatti, e strutturato come una raccolta di dictamina, ovvero di modelli epistolari tratti dalla produzione di alcuni mae stri di ars dictaminis ritenuti, evidentemente, particolarmente notevoli2. Tra

1 La bibliograf?a sull'argomento, oggetto di attente ricerche nel corso degli ultimi decenni,

? piuttosto ampia. Qui basti rimandare solo a La liberta di decidere. Realt? e parvenze di

autonomia nella normativa locale del Medioevo, Atti del convegno internazionale di studi

(Cento, 6-7 maggio 1993), a cura di R. Dondarini, Cento, 1995; e a G. Vit?lo, Tra Napo

li e Salerno. La costruzione dell'identit? cittadina nel Mezzogiorno m?di?vale, Salerno 2001. 2

Sul c?dice cfr. Nicola da Rocca, Epistolae, a cura di F. Delle Donne, 9, Firenze, 2003

(Edizione nazionale dei testi mediolatini); H.M. Schaller, Handschriftenverzeichnis zur

Briefsammlung des Petrus de Vinea, Hannover, 2002 (MGH Hilfsmittel, 18), pp. 241-262.

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questi dictamina spiccano quelli di Tommaso di Capua, di Pier della Vigna, di Berardo di Napoli, di Nicola da Rocca, di Stefano di San Giorgio: di dic tatores, cioe, che furono attivi in Italia centro-meridionale nel corso del XIII secolo.

Anche le lettere di Leonardo di Benevento sono, per lo piu, caratterizzate dall'intento di dimostrare I'abilita e la tecnica oratoria del suo autore, pale sato sia quando, espletando mansioni ufficiali, stilava documenti cancellere schi, sia quando, passando a un registro piu intimo, comunicava notizie per sonali o chiedeva favori. Qui concentreremo l'attenzione in particolare su tre lettere, relative ai conflitti tra la cittadinanza beneventana e i rettori. Si trat ta di lettere da cui sono stati eliminati quasi tutti gli elementi contingenti, proprio perche - come detto - la loro funzione era di tipo retorico-esempli ficativo. Necessitano, pertanto, di alcuni sforzi interpretativi; ma ci offrono l'occasione di riesaminare un contesto storico-politico non agevole da rico struire. Ma cominciamo a riassumerne il contenuto, che in un secondo mo

mento discuteremo. La prima lettera e indirizzata magnatibus Ursinorum e risulta scritta da Leo nardo di Benevento per conto dell'universitas beneventana, che lamenta di essere stata abbandonata dai <<mundi principes>> che, invece, avrebbero do vuto offrirle la loro protezione3. <<Dum tribularemur, ad dominos alta voce clamavimus et hanelitu reciprocato confugimus, dum immaniter vexaremur, ad patres>: cosi si comincia, imprimendo immediatamente alla lettera una struttura retorica tale da generare un sentimento patetico di delusione, sot tolineato dall'anafora del dum, che vuole sortire proprio l'effetto di un'atte sa legittima e meritevole in chi tribola e si rivolge al proprio padre. Attesa che, pero, viene tradita, come subito si chiarisce: <<Sed ipsorum dedignans ri giditas nos contempsit et mortalis severitas non admisit, propter quod vigens doloris aculeus lacessita pungit et pupugit viscera contemptorum et ipsorum transivit animas gladius bis acutus>>. La congiunzione avversativa con cui ini zia il secondo periodo introduce alcuni stilemi semanticamente scelti proprio per evocare l'immagine di un torto ingiustamente subito: insomma gli inter locutori sono rappresentati in un atteggiamento di sprezzante severit'a nei confronti dei Beneventani, feriti due volte, perche puniti sebbene incolpevo Ii. E, infatti, ?cari nostri multe benignitatis domini ac providi defensores, do

minorum cardinalium sacer cetus, nos hostili, proch dolor, persecutione col lidunt, et unde sperabamus auxilium inde obpugnatio rediviva devenit>>. I1 collegio dei cardinali si fa persecutore e da protettore diventa nemico. Chi avrebbe potuto credere che coloro che amministrano le cose umane e divine ?paterentur et vellent ut belua quedam missa nobis ad regimen, immo verius

3 La lettera si trova alle cc. 31f-32y. Di questa e delle altre lettere ? in avanzata fase di pre

parazione l'edizione, che verra stampata per i tipi della Sismel-Edizioni del Galluzzo.

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desolamen, nos laceraret unguibus et excederet laceratos>>? Insomma, una belva e stata inviata a devastare, col proprio governo, l'indifesa citta; e non contenta della sua opera di distruzione, ora, con <lingua serpentina>>, sparge veleno con le sue menzogne; cosi ?eiusdem susurronis assertio, immo potius suggestio fraudulosa, patres convertit in victricos>>, ovvero le sue accuse, pri ve di ogni fondamento, trasformano i padri in patrigni, che ?plus uni de tractori, quam pluribus vera dicentibus aures prestant>>. Sussiste un'unica sal vezza, a questo punto: ?cordi nobis extat et extitit Ursinorum domum, quam Dominus augeat semper, habere dominam et magistram, protectionis refu gium, salutare consilium, tranquillitatis portum et remum nostri lembiculi se pissime fluctuantis>>; la casata degli Orsini e signora e maestra, rifugio, con siglio, porto e remo per la barchetta beneventana che fluttua nella tempesta. Pertanto, ?dum Nicolai Jacobini pestis invaderet et eius horrenda seditio quietitudinis nostre lectulum perturbaret, ad sanctissimos patres nostros et dominos ... et ... cardinales tandem specialiter duximus recurrendum, mon tes securitatis nostre, castra munitissima impugnatione qualibet non vincen da, hospitia gratiosa>>; cioe, dopo che la peste diffusa da Nicola Giacobini li ha colpiti, turbando la loro quiete con orribile rovina, i Beneventani hanno deciso di rivolgersi ad alcuni cardinali, di cui non viene fatto il nome, per che in essi possano trovare i baluardi della propria sicurezza, le fortificazio ni inespugnabili e i graditi rifugi. ?Igitur humiliter petimus et flexis genibus supplicamus ut, resumpto mediatoris officio, dominos nostros et patres ... et ... cardinales ad benivolentiam reducatis. Tunc enim procurabitis nos evehi

de profundis, cum venti nostri temperies, malivolentie nebula procul pulsa, dominorum faciem serenabit et, eminus sevitia victricali proscripta, paterna succedet affectio, quasi collapsis filiis solite benignitatis auspicia collatura>>. Se gli Orsini accetteranno di fungere da benevoli mediatori con i cardinali che li hanno abbandonati, i Beneventani, finalmente, potranno uscire dalla tempesta che li ha smarriti e riusciranno a vedere nuovamente rasserenati i volti dei padri che dovrebbero proteggerli. Anche la seconda lettera e scritta da Leonardo di Benevento per conto del l'universitas beneventana, ed e indirizzata al collegio dei cardinali, al quale ven gono espresse lamentele sulla cattiva amministrazione a cui viene sottoposta la citta4. E anche qui l'autore organizza la propria costruzione retorica miran do a raggiungere enfasi patetica sin dall'incipit: <<Convertite, quesumus, ocu los pietatis ad subditos et aures inclinate benigniter ad oppressos, ut videatis importuna que patimur et audiatis importabilia que sentimus, quod facie se rena recepti auram placidam speremus in fluctibus que nos ad portum opta te diutius tranquillitatis acclamet>>. Si comincia subito col chiedere pieta ver so chi e, significativamente, descritto non solo come sottomesso e oppresso,

4 La lettera si trova a c. YJr-v.

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ma anche come costretto a subire crudeli angherie che nessuno sarebbe in gra do di sopportare. Solo l'aiuto dei cardinali puo rasserenare l'aria e permette re di giungere nel porto della salvezza. <<Scire namque vos cupimus, quod, nisi ventis nostre vexationis imperetis et fluctibus ut stent, spiritus procellarum habyssus atra nos glutiet et ad profunda pelagi officialium ecclesie Romane ty rampnides nos submerget>>. Insomma, se non ci sara il loro intervento, la ti rannide degli ufficiali della Chiesa romana fara sprofondare la cittadinanza in neri e profondi abissi. <<Quid enim tota die mortificamur ad questum, nisi quod bursas officialium farciamus et sub penurie mole collisi usque laceremur ad intima, nullis nobis temporibus quietis indultis? Et utinam cederent orreis vestris fragmenta nostra que colligunt, sed spicas, pro pudor, colligitis post messores>>. L'esosita fiscale degli amministratori, evidentemente, era giudica ta eccessiva e viziata da corruzione e ruberie: il riferimento biblico al raccol to di cio che rimane dopo che sono gia passati i mietitori (Ruth, 2, 7), infat ti, indica senz'altro che ben poco di quanto viene incassato arriva poi effetti vamente a Roma. La situazione, quindi, non fa altro che generare conflitti e devastazione: i rettori ?partialis odii sementa conseminant, ut civitatem ve stram intestini belli severitas ad exterminium desolationis adducat>>. E, cosa ancora piu grave, proprio coloro che dovrebbero essere garanti dell'imparzia lita <<nostris favent magnatibus ut iugulent populares, quos autumant, procla

mationis saltem obice, suis malignis actibus obstaturos>: ovvero, favoriscono i magnati nell'annichilire il popolo con azioni malvagie. In conclusione, non rimane che implorare la clemenza divina, <<quatenus gratiam suam vestris ef fundat in cordibus, ut non tam civitatis vestre pressuris, quam toti mundi pe riculis, benignis affectibus, consulatis vel occurratis>>. La terza lettera, scritta sempre da Leonardo in nome dell'universitas bene ventana e indirizzata al collegio dei cardinali, comincia con un ringraziamento ai santi padri per la benevolenza con cui hanno accolto gli ambasciatori del la citta: <<Sancti patres, nec vires nobis nec merita suffragantur ad referendas vobis gratias de benivolentia, quam ambassatoribus nostris vestre benignitas sanctitatis ostendit>>. Approfittando, dunque, del favore dimostrato dai car dinali, non si tarder'a a dimostrare la fondatezza delle lamentele e a inviare precise relazioni scritte, cosi che venga chiusa definitivamente la bocca ?no stri presentis emuli, qui de nobis ad curiam detracturus accedit>>, ovvero del nemico - evidentemente lo stesso di cui si e parlato nella prima lettera - che si e recato in curia a raccontare menzogne. ?Nec illud omittimus, quando di camus dolore stimulati medulliter, quod ecclesie Romane spolia nostra nil conferunt, licet raptores, quos sub umbra rectorum inconsulte destinat, lo cupletent>: in conclusione, insomma, si promette che certamente non verra omesso il fatto che quanto viene preso ai Beneventani non arriva alla Chiesa romana, ma va ad arricchire coloro che passano per rettori inviati dalla Chie sa stessa, che, pero, non sono altro che ladroni.

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Questo e il contenuto delle tre lettere che qui ci siamo proposti di prende re in esame. Come si e visto, scarsi sono i riferimenti contingenti che in esse sono presenti, che, soli, potrebbero permettere una loro facile contestualiz zazione. Innanzitutto, conosciamo l'autore: Leonardo di Benevento. Un nome che non dice molto: quasi tutto quello che lo riguarda, lo possiamo desumere dal manoscritto parigino da cui siamo partiti. Le fonti relative alla storia di Benevento nel XIII secolo, come gia detto piuttosto desultorie, tac ciono su di lui. L'unica notizia ricavabile da altri documenti risale al 1279, quando lo troviamo menzionato come notaio del rettore di Benevento Maxi mus iudex. 11 13 maggio di quell'anno, infatti, re Carlo d'Angio concede a lui e ad altri familiari di quel rettore il permesso di uscire dal Regno per re carsi presso la curia papale5. Si tratta sicuramente del nostro personaggio, perche diverse sue lettere contenute nel manoscritto parigino risultano scrit te proprio in nome del rettore di Benevento, anche se non e detto che sia sempre il Massimo attestato6. La maggior parte della sua attivita dovette es sere svolta a Benevento, dove lavoro come notaio anche presso l'arcivesco vo, probabilmente da identificare in Giovanni di Castrocielo, che resse quel l'incarico ecclesiastico dal giugno 1282 all'ottobre 12947: un personaggio, questo, di cui il manoscritto parigino pure riporta molte lettere, e su cui fra poco torneremo. Presto i suoi servigi notarili anche presso il giustiziere re gio, probabilmente quello di Principato e Terra Beneventana8, e, addirittu ra, presso il re Carlo II, o il reggente del Regno durante la sua prigionia ara gonese, in nome del quale scrisse una sentenza di condanna contro un con te che si era macchiato della colpa di tradimento9. Da un'altra lettera del

medesimo manoscrittolo, veniamo anche a sapere che aveva insegnato, pro babilmente retorica, presso uno studium, forse quello di Napoli: ma non si trovano riscontri in altre fonti.

Dunque, le attestazioni e le notizie che possediamo su Leonardo di Bene vento ci permettono, preventivamente, di collocare le lettere in questione

5 Cfr. I registri della canceller?a angioina, 43, Napoli, 1996, p. 190 n. 159.

6 Le lettere scritte da Leonardo per conto del rettore di Benevento si trovano alle cc. 36r,

3Sr-v, 41r. 7 Cfr. le lettere che si trovano aile ce. 36v-37r e 42r.

8 Si vedano le lettere alle cc. 39v-40r e 421>. Per Fepoca in questione, owero dal 1282 al

1294, giustizieri del principato furono: Guglielmo di Lamanon, Erberto d'Orl?ans, Ber

nardo Scillato, Bernardo de Tufo, Landolfo Caracciolo, Pietro de Cadro, Galax Pohel, Si

mone de Marsiaco, Simone di Moliens: cfr. I registri della canceller?a angioina, ad Ind.; P.

Durrieu, Les archives angevines de Naples, Paris, 1887, p. 204, e S. Morelli, I giustizieri nel

regno di Napoli, in L'?tat angevin. Pouvoir, culture et soci?t? entre XIIT et XIVe si?cle, Ac

tes du colloque international (Rome-Naples, 7-11 nov. 1995), Roma, 1998, pp. 491-517'. 9 Cfr. il documento alle cc. 35r-36r.

10 La lettera si trova alle cc. 38t>-39r.

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agli ultimi decenni del XIII secolo. Un altro raro riferimento contingente contenuto in queUe lettere ci consente di circoscrivere ulteriormente l'arco cronologico. Nella prima lettera, infatti, viene fatto un nome: quello di Ni cola Giacobini. Anche su questo personaggio non si puo dire molto, ma sap piamo che fu rettore di Benevento. Infatti, il 16 giugno 1288, da Rieti, papa Niccolo IV, da poco insediatosi sul seggio di Pietro, lo invito a comparire, personalmente o per procura, avanti all'arciprete Enrico di Ancona, incari cato dal pontefice di effettuare un'inchiesta su alcuni eccessi compiuti dai Beneventani. Nel periodo in cui l'amministrazione della citta era stata affi data a Nicola, infatti, i Beneventani, guidati e aiutati da <<quamplures cleri ci>>, avevano osato <<clamoribus emissis insurgere>> contro quel rettore e <<atroces iniurias et dampna tam in suis quam familiarium suorum bonis in ferre gravia>>?. Ma quando era stato rettore di Benevento, Nicola Giacobi ni? Il suo nome non pare che venga ricordato in molte altre fonti edite. Si curamente gia il 5 aprile del 1288 viene affidato l'incarico di rettore a Leo pardo Bonvillani da Osimo12, che, secondo l'erudito settecentesco Stefano Borgia, dovette ?con le sue dolci maniere incontrare il pieno gradimento de' cittadini, dal vedere che Niccolo IV, nell'anno seguente 1289, lo confermo nella rettoria>>3. Dunque, Nicola Giacobini dovette essere rettore di Bene vento prima di Leopardo Bonvillani, ovvero per il 1287. A questo punto, pero, la situazione non e ancora del tutto chiarita, perche non sappiamo an cora se il rettore contro cui erano state volte le lamentele dei Beneventani fosse proprio Nicola Giacobini. Infatti, nella nostra prima lettera, quando si fa il nome di Nicola, si dice - ripetiamolo - ?dum Nicolai Jacobini pestis invaderet et eius horrenda seditio quietitudinis nostre lectulum perturba ret...>>, facendo uso del congiuntivo imperfetto, che sembrerebbe fare riferi

mento a un'epoca passata. Quindi, le devastazioni arrecate da Nicola erano passate. Ma da quanto? Fra poco proveremo a rispondere, ma per farlo ab biamo bisogno di tornare a ripercorrere qualche altro anno della storia del rettorato beneventano. Siamo arrivati agli anni 1288-89, in cui la citta fu retta, a quanto pare paci ficamente, da Leopardo Bonvillani. Ma le cose cambiarono radicalmente con l'arrivo del successivo rettore, Giovanni Boccaporco de Pileo, miles, che fu nominato il 9 marzo 129014. Immediatamente si riacutizzarono tra la cittadi nanza e il rappresentante dell'amministrazione pontificia i contrasti appena

11 Cfr. Les registres de Nicolas IV, ?d. E. Langlois, Paris, 1886, n. 7067; e n. 7069, con l'or

dine impartira a Nicola di presentarsi al cospetto di Enrico di Ancona. 12

Cfr. Les registres de Nicolas IV, cit., n. 6977. 13

S. Borgia, Memorie istoriche della pontifizia citt? di Benevento dal sec?lo VIII al sec?lo

XVIII, III, Benevento, 1769, pp. 256-257. 14

Cfr. Les registres de Nicolas IV, cit., n. 7247 e 7248.

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sopiti, come ricaviamo dagli atti di una nuova indagine che papa Niccolo IV affido, questa volta, al suo nunzio e cappellano Raniero de Casulis'5. E furo no contrasti assai aspri e violenti, che videro protagonista l'arcivescovo di Be nevento Giovanni di Castrocielo, di cui - come abbiamo gia accennato - il manoscritto parigino da cui siamo partiti riporta numerose epistole. Insom ma, immediatamente dopo l'arrivo a Benevento di Giovanni Boccaporco, anzi, addirittura il giorno successivo, Giovanni di Castrocielo convoco un parlamento nell'arcivescovato, nel corso del quale, contravvenendo alle di sposizioni papali, si procedette all'elezione di quattro consoli - due chierici e due laici - ?qui starent simul cum Rectore Beneventano ad ius reddendum>>. Trascorsi, poi, tre mesi, l'arcivescovo fece eleggere sei sindaci e ventiquattro sapientes, <qui deberent Rectoris officium taliter impedire, ut nullo modo de aliquo maleficio posset habere notitiam nec posset ea punire>>. Dunque, l'ef ficacia dell'amministrazione rettorale ne risulto completamente inibita e la Chiesa Romana subi un danno superiore alle 200 once. I nuovi magistrati continuarono, poi, a riunirsi sempre alla presenza di Giovanni di Castrocie lo, che ne ispiro le azioni spingendoli, addirittura, a bruciare alcune case che appartenevano al demanio pontificio. L'intenzione dell'arcivescovo era, evi dentemente, quella di sostituire il proprio apparato di potere a quello del ret tore, intralciandone e, anzi, usurpandone anche la giurisdizione: da un lato impedi che venissero arrestati alcuni falsari, dall'altro fece infliggere puni zioni che erano di spettanza del rettore. Impose, poi, collette, requisi tutte le chiavi delle porte della citta e, quando, in luglio, alcuni ambasciatori bene ventani furono inviati in curia, per eccitare ulteriormente gli animi gia in fiammati dei Beneventani, fece divulgare la notizia che il rettore aveva fatto assassinare uno degli ambasciatori, l'abate Barbato. Le cose di cui veniva ac cusato Giovanni di Castrocielo, dunque, erano decisamente gravi. Ma i Be neventani sostennero pienamente l'operato di chi sembrava in grado di por tare a compimento le loro spinte verso l'emancipazione da un potere che sen tivano estraneo. Cosi, risposero accusando il rettore Giovanni Boccaporco di

misfatti altrettanto gravi, affermando che aveva oltrepassato i limiti della pro pria giurisdizione; che aveva consentito ai propri funzionari insopportabili ec cessi; che aveva oppresso la cittadinanza non solo con troppo esose contri buzioni fiscali, ma anche con ingiurie contro i singoli e contro la collettivita. Insomma, la situazione si presentava tanto complicata, che, il 4 novembre

15 Cfr. S. Borgia, Memorie istoriche, cit., Ill, p. 267; Borgia, alle pp. 266-269, trascrive gli

articoli dell'inchiesta di Raniero de Casulis, che ci forniscono le notizie che di seguito ri

porteremo. Cfr. anche Les registres de Nicolas IV, cit., n. 7262, che non reca data. Si pu? desumere, tuttavia, che Raniero de Casulis invi? la sua relazione al pontefice tra l'agosto e

il settembre del 1290: cfr. A. Zazo, L'arcivescovo Giovanni de Castrocoelo, difensore in Be

nevento, nel XIII sec?lo, delle liberta cittadine, in ?Samnium?, 31, 1958, p. 6, nota 32.

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1290, papa Niccolo IV chiese al legato pontificio nel Regno, Berardo da Ca gli, cardinale vescovo di Palestrina, di ordinare all'arcivescovo Giovanni di presentarsi in curia entro venti giorni, per sottoporsi a un processo'6; del qua le, pero, non conosciamo l'esito, cosi come non sappiamo cosa accadde ne gli anni immediatamente successivi.

Ma torniamo adesso alla questione che avevamo lasciata insoluta, ovvero alla definizione dell'epoca in cui furono scritte le lettere di cui stiamo trattando. Abbiamo, prima, affermato che il rettorato di Nicola Giacobini doveva gia essere trascorso: a questo punto, possiamo anche provare a dire da quanto tempo. I dati della relazione approntata da Raniero de Casulis, soprattutto quelli relativi alle lamentele dei Beneventani contro Giovanni Boccaporco, sembrerebbero concordare pienamente con quelli ricavati dalle nostre epi stole. Tuttavia, c'e qualcosa che non torna. Infatti, le lettere che abbiamo esa

minato non sono destinate al papa, ovvero a colui che avrebbe avuto la fa colta di prendere decisioni, ma sono indirizzate, la prima, ai magnati degli

Orsini - la potente famiglia che nutriva forti interessi per Benevento e che, in quel periodo, vantava anche diversi cardinali, capaci di influenzare l'ele zione papale -, perche facciano da mediatori con alcuni cardinali; le altre due al collegio dei cardinali. E la cosa puo essere spiegata solo in un modo: non c'era nessun pontefice che potesse prendere decisioni. Insomma, era sicura

mente un momento di vacanza papale; ora, si tratta di capire quale. Per il pe riodo che ci interessa, ce ne furono due sufficientemente lunghe da consen tire al collegio dei cardinali di sopperire pienamente all'assenza dell'autorita papale: la prima precedette l'elezione di Niccolo IV, dal 3 aprile 1287 al 22 febbraio 1288; la seconda precedette l'elezione di Celestino V, dal 4 aprile 1292 al 5 luglio 1294. Ci sono, pero, alcune considerazioni che ci fanno pro pendere decisamente per la prima, e che, quindi, ci spingono a datare le let tere al 1287-88. Se quelle lettere, infatti, fossero databili al 1292-94, non si capirebbe la necessita di ricordare i piu antichi contrasti con Nicola Giaco bini, che magari avrebbero potuto far pensare che i Beneventani fossero pre giudizialmente riottosi verso ogni rappresentante del potere pontificio. Per di piu, si dovrebbe ipotizzare che il processo relativo ai conflitti scoppiati du rante l'amministrazione di Giovanni Boccaporco non fosse stato ancora con cluso ad alcuni anni di distanza dal suo inizio. Cosa che risulta difficilmente ammissibile non tanto per i tempi, quanto per il coinvolgimento di un arci vescovo, che, immediatamente dopo, seppe conquistarsi, come vedremo, la promozione a ben piu alte dignita curiali. Stabilita, dunque, 1'epoca degli eventi a cui si fa riferimento nelle lettere esa minate, proviamo anche a definirne la contestualizzazione storico-politica. Abbiamo gia visto due momenti in cui la popolazione beneventana cerco di

16 Cfr. Les registres de Nicolas IV, cit., n. 7286.

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sottrarsi all'autorita del rettore: nel 1287, anno in cui fu rettore Nicola Gia cobini e a cui - come abbiamo stabilito - risalgono le lettere da cui siamo partiti; e nel 1290, quando fu rettore Giovanni Boccaporco. Per quanto ri guarda quest'ultima occasione, si e potuto vedere anche che l'arcivescovo del la citta, Giovanni di Castrocielo, ebbe una parte di assoluto rilievo nel di vampare dei conflitti. Si tratto solo di una partecipazione occasionale e limi tata a quell'unico evento? Probabilmente no, se ben si interpreta la notizia, secondo cui all'insurrezione contro Nicola Giacobini parteciparono, come <<actores principales>>, anche <<quamplures clerici>>17: quindi, non sembra del tutto azzardata l'ipotesi che tra quei clerici ci fosse anche l'arcivescovo, pur senza uscire, magari, troppo allo scoperto.

Ma come mai Giovanni di Castrocielo ebbe tanta parte nello sviluppo delle spinte autonomistiche di Benevento? Egli era un monaco benedettino, che, a quanto sembra dirci il suo toponimico, proveniva dalla cittadina che si tro va vicino a Montecassino, presso la cui abbazia dovette anche compiere la propria formazione retorica e spirituale'8. Nel 1275 risulta attestato come ret tore cassinese e preposto del monastero benedettino di Capua"9. Dunque, non era nativo di Benevento20, eppure dovette conquistarsi notevoli benemerenze presso il capitolo vescovile di quella citta, che lo candido, pur non pacifica mente, come proprio arcivescovo. II precedente vescovo, che reggeva la chie sa beneventana dal 1252, Romano Capodiferro, era morto il 17 dicembre 128021. fl capitolo beneventano aveva eletto, in un primo momento, Sinibal do de Alabro, arcidiacono bolognese, che, pero, rifiuto l'elezione; quindi fu rono proposti altri candidati: Pietro, arcidiacono di Palermo e <<corrector lit terarum apostolicarum>>; Tommaso canonico di Palermo; il frate minore Gia como di Alife; e, appunto, Giovanni di Castrocielo, che ebbe la maggior parte

17 Cfr. Les registres de Nicolas IV, cit., n. 7067.

18 Sulla vita di Giovanni di Castrocielo si possono vedere le ricostruzioni compiute so

prattutto da A. Mercantini, Giovanni da Castrocielo, in Dizionario biogr?fico degli italiani,

LV, Roma, 2000, pp. 767-768; A. Zazo, L'arcivescovo Giovanni de Castrocoelo, cit., pp. 1

14; G.F. N?ske, Untersuchungen ?ber das Personal der p?pstlichen Kanzlei 1254-1304, in ?Archiv f?r Diplomatik?, 20, 1974, pp. 61-63. 19

Cfr. E. Gattula, Historia abbatiae Cassinensis per saeculorum seriem distributa, II, V?ne

tas, 1733, p. 486. 20

Secondo una certa tradizione, tuttavia, apparteneva a una nobile famiglia beneventana,

ed era imparentato con un ?nobilis vir Dominus Nicolaus de Castrocoelo miles Beneven

tanus?: cfr. M. Della V?pera, Breve descrizione delle famiglie nobili di Benevento, Arch.

Stor. Prov. Benevento, ms. XXV, pp. 9-10 (menzionato da A. Zazo, L'arcivescovo Giovanni

da Castrocoelo, cit., p. 5, nota 25), che ricorda anche la cappella gentilizia che si trovava

nel distrutto duomo di Benevento e lo stemma nobiliare. Cfr. anche G. De Nicastro, Be

neventana Pinacoteca in tres libros digesta, Benevento, 1720, pp. 92 sg., 100 sg. 21

Cfr. N. Kamp, Kirche und Monarchie im Staufischen K?nigreich Sizilien, I, M?nchen,

1973, pp. 213-216.

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dei voti. L'elezione del capitolo beneventano fu vagliata da tre cardinali: La tino Malabranca, cardinale vescovo di Ostia e Velletri, Matteo Rosso Orsini, cardinale diacono di S. Maria in Portico, e Ugo di Evesham, cardinale prete di S. Lorenzo in Lucina, che, come apprendiamo dal solito manoscritto pa rigino, era in stretti rapporti di amicizia proprio con Giovanni22. E quest'a

micizia, attestabile proprio per il Natale del 1281, ovvero per il periodo in cui si dovette procedere alla valutazione delle scelte del capitolo beneventa no, dovette spingere alla ratifica dell'elezione vescovile di Giovanni. Giovan ni, del resto, in quel periodo, di ritorno da un viaggio in Italia settentriona le, si trovava presso la curia papale, probabilmente, per perorare la propria causa23. 11 17 giugno 1282, l'elezione di Giovanni ad arcivescovo di Benevento venne ratificata da papa Martino IV24 e fu consacrata in curia, a Orvieto, dal cardinale vescovo di Frascati, Ordonio Alurz25. I1 vescovato di Giovanni, durato dodici anni, ebbe inizio in un momento gia piuttosto burrascoso per la citt'a beneventana. Proprio il 10 settembre 1281, quindi solo alcuni mesi prima della intronizzazione di Giovanni, papa Mar tino IV aveva soppresso, a Benevento, la magistratura consolare - creata gia nel 1202 e confermata piu volte in seguito26 - che, suscitando ?seditionis ma teriam>>, era venuta in contrasto con l'autorita dei rettori, impedendone l'e sercizio <<non sine nostra et Ecclesie Romane manifesta iniuria>>27. Quel pe rentorio provvedimento pontificio, tuttavia, non dovette essere accolto supi namente dai Beneventani, ma dovette generare la divisione in fazioni della citta e lo scoppio di gravi disordini. Non sappiamo cosa accadde nell'imme diato, ma, nel 1285, papa Onorio IV invio a Benevento Teoderico, eletto pa

22 Cfr. la lettera a c. 18r-v, che Giovanni, ancora semplicemente eletto, scrisse in nome del

collegio dei cappellani del cardinale Ugo; e le lettere aile cc. \v-2r, relative al regalo di un

profumo a Ugo da parte di Giovanni, gi? arcivescovo beneventano. 23

Cfr. le lettere che si trovano a c. 18t>, dalle quali ricaviamo queste notizie. Sulla datazio

ne delle lettere si rimanda all'edizione del ms. parigino Lat. 8567, in corso di stampa per

la Sismel-Edizioni del Galluzzo. 24

Les Registres de Martin IV, ?d. F.O. Martin, Paris, 1901, p. 65, n. 175. 25

Cfr. P. Sarnelli, Memorie cronologiche dei vescovi ed arcivescovi della S. Chiesa di Bene

vento, Neapoli, 1691, p. 115. 26

Sugli statuti beneventani cfr. P. Lonardo, Gli statuti di Benevento sino alla fine del sec.

XV, Benevento, 1902; A. Cangiano, Gli statuti di Benevento del XIII sec, Benevento, 1918; G. Intorcia, Civitas Beneventana. Genesi ed evoluzlone delle istituzioni cittadine nei sec.

XIII-XVI, Benevento, 1981. Cfr., inoltre, anche A. Zazo, L'arcivescovo Giovanni de Ca

strocoelo, cit., pp. 1-2. 27

Cfr. L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevii, IV, Mediolani, 1741, p. 63; A.

Potthast, Regesta pontificum Romanorum (1198-1304), Berolini, 1874, n. 21786; S. Borgia, Memorie istoriche della pontificia citt? di Benevento, II, Roma, 1764, pp. 169 sgg.; A. Zazo, L'arcivescovo Giovanni de Castrocoelo, cit., pp. 3-4 e 10-11, che ritrascrive anche il testo

della bolla.

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lermitano, con lo scopo di riportare la pace tra le fazioni28. Gia in quell'oc casione il nuovo arcivescovo comincio ad esercitare il suo ruolo di guida, piu o meno occulta, della popolazione in sommossa? Non possiamo dirlo, ma si curamente egli non dovette starsene tranquillamente in disparte. Troppa era la sua ambizione e notevole la sua scaltrezza e disinvoltura politica, come ab biamo gi'a potuto vedere. Del resto, Jacopo Stefaneschi, autore di un'opera sulla vita di Celestino V, caratterizzo Giovanni di Castrocielo come <<callidus et sagax>> e capace di avere grande influenza sul papa29. Influenza conquista ta, probabilmente, anche grazie a mosse abili e spregiudicate: in quest'ottica e, forse, da interpretare anche il suo passaggio dall'ordine benedettino alla congregazione eremitica dei Celestini, istituita proprio da Pietro da Morro ne. Ad ogni modo, Celestino lo nomino dapprima vicecancelliere della Chie sa romana, e, poi, addirittura cardinale. Sempre Iacopo Stefaneschi ci rac conta che, il 28 ottobre 1294, a Teano, dopo cena, Celestino V creo Giovanni cardinale prete di S. Vitale e amministratore della diocesi di Sant'Agata dei Goti30. Giustamente, l'elezione non venne considerata canonica da alcuni car dinali; pertanto Giovanni fu costretto a rinunciare alla porpora. Ma alcuni giorni dopo, a Napoli, il papa rinnovo la consacrazione, questa volta in pub blico concistoro. Frattanto, nell'estate del 1294, i Beneventani tentarono nuovamente di sot trarsi al potere dei rettori, rieleggendo dodici consoli. Ed e probabile che, ancora una volta, la popolazione si aspettasse il sostegno dell'arcivescovo, che, quasi sicuramente, gia doveva trovarsi in curia. Ma l'atteso aiuto non venne: il 30 agosto, dall'Aquila, papa Celestino condanno acremente l'ennesima ri bellione dei Beneventani31. Probabilmente, Giovanni si era gia creato i giusti presupposti per il suo salto di carriera, e non sentiva piu la necessita di as sumere ulteriori rischi. Come abbiamo detto, Giovanni di Castrocielo fu un personaggio dalle spic cate doti politiche, assai scaltro, accorto e spinto dall'insopprimibile deside rio di arrivare ai vertici della gerarchia ecclesiastica. Pertanto, quando prese posizioni decisamente antirettorali, forse non lo fece per sostenere e difen dere le liberta cittadine32, ma per affermare, perentoriamente e senza limita zioni, il proprio potere e la preminenza del proprio ruolo. Ed, evidentemen te, seppe cogliere opportunamente il momento e l'occasione per liberarsi di

28 Cfr. S. Borgia, Memorie istoriche, cit., Ill, pp. 254 sgg.

29 I. Stefaneschi, Opus metricum, in F.X. Seppel, Monumenta Coelestiniana, Paderborn,

1921, p. 71 v. 323 n. 1. 30

Ibidem. 31

Cfr. A. Potthast, Re gesta pontificum Romanorum (1198-1304), Berolini, 1874, n. 23950. 32

Questa ? Finterpretazione che viene esplicitamente data da A. Zazo, L'ardvescovo Gio

vanni de Castrocoelo, cit., p. 9.

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chi poteva intralciarlo, ovvero di colui a cui era demandato ufficialmente iA compito di reggere la citt'a, approfittando dei forti contrasti che gia stavano avvampando. La fisionomia sociale di Benevento, nel corso del XIII secolo, era andata cambiando. L'istituzione consolare, che, quando venne creata, nel 1202, e poi ratificata cinque anni dopo da Innocenzo III, sembrava sancire le orgogliose aspirazioni autonomistiche dell'antica capitale della Longobar dia meridionale; ma gia un cinquantennio dopo era entrata in crisi. I nuovi ceti mercantili, emergenti anche a Benevento, avevano, evidentemente, co

minciato a rivendicare ruoli politici sempre piu ampi, che contrastavano con quelli consolari, espressione del ceto aristocratico33. Cosi, nel 1267, si provo a riformare i piu antichi statuti, che erano stati confermati da Clemente IV appena l'anno prima, prevedendo l'elezione, ogni sei mesi, di <<octo boni et legales homines civitatis, qui haberent plenam et liberam potestatem utendi officio octonariorum>>; ma quel tentativo di bilanciare il potere consolare e rettorale venne vanificato dalla disapprovazione del pontefice34. La situazio ne, tuttavia, non venne risolta, tanto che, come abbiamo visto, nel 1281, Mar tino IV revoco l'autorizzazione ad eleggere i consoli, colpevoli di usurpare i diritti che spettavano al rettore, che, cosi, rimaneva l'unico amministratore della citta. Non e escluso che la decisione pontificia intendesse sopire i con trasti tra le fazioni cittadine, che, pero, si esarcebarono, sfociando nelle ri bellioni contro i rettori Nicola Giacobini e Giovanni Boccaporco. Come ri caviamo anche dalla seconda delle lettere da cui siamo partiti, i magnati ave vano stretto alleanza coi rettori; i popolari, dal canto loro, la strinsero con l'altro rappresentante del potere ecclesiastico, l'arcivescovo, che sostenne la creazione di magistrature - i ventiquattro homines sapientes e i sei syndici - dal carattere evidentemente non aristocratico. Ma Giovanni di Castrocielo aveva altre mire; e l'universitas beneventana dovette aspettare ancora un al tro secolo e mezzo, circa, per ottenere la formale istituzione di un Consiglio di cui entrarono a far parte anche i rappresentanti dei nuovi ceti.

33 Sulla diffusione delle attivit? mercantili a Benevento cfr. A. Zazo, I bent della badia di S.

Sofia in Benevento nel XIV sec?lo, in ?Samnium?, 1956, 29, pp. 138-143; G. Intorcia, Ci

vitas Beneventana, cit., pp. 28 sgg.; S. Borgia, Memorie ?storiche, cit., Ill, p. 323. 34

Cfr. A. Potthast, Regesta pontificum, cit., n. 19970; Les registres de Cl?ment IV, ?d. E.

Jordan, Paris, 1893, n. 802; S. Borgia, Memorie ?storiche, cit., II, p. 403.