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gruppoMontepaschi Posizioni giuridiche e complementarietà istituzionali* Ugo P AgAno** Legal positions are linked together by strong institutional complementarities. Legal positions satisfy conditions of institutional complementarity that are stronger than the usual ones. The equilibrium conditions, which they define, may be violated ex-ante but must hold ex-post as accounting identities. The glue of social scarcity, typical of positional goods, supports these strong insti- tutional complementarities. The positional nature of legal relations implies that "ex-ante" disequilibrium is very likely to arise and be transmitted to other parts of the economic system via weak complementarities, such as those exi- sting between legal positions and technology. (J.E.L.: P10, K11, K12, K31, K22, L20, J41, J50) 1. Introduzione Ascoltando il linguaggio politico quotidiano si ha la percezione che la sto- ria dell’umanità sia caratterizzata da un incremento costante sia dei diritti sia delle libertà senza nessuna forma di trade off. In questo lavoro si mostrerà, invece, che tale trade off esiste e che esso dipende dalle condizioni di equili- brio sottostanti la definizione e l’esercizio dei diritti e delle libertà 1 : i diritti di taluni individui devono essere “consumati” congiuntamente con i doveri (ovvero un’assenza di libertà) di tal altri individui; gli stessi diritti che sono goduti come output o beni da alcuni agenti, sono consumati come doveri (ovvero, input o mali) dagli altri agenti. In altre parole le posizioni giuridiche definenti i diritti, i doveri e le libertà per una parte determinano le posizioni giuridiche per la controparte, ma con segno opposto; per questo motivo, pos- sono essere considerati beni posizionali. Un analogo argomento si applica ai rapporti giuridici di “secondo ordine” che trattano di poteri, di incapacità, di responsabilità e di immunità 2 . * Articolo approvato nel mese di ottobre 2009. ** Università di Siena e Central European University. E-mail:[email protected]. 1 Comunque, in alcuni casi, possiamo abbassare i limiti di efficienza ed essere in grado di aumentare i diritti e i poteri di un individuo senza diminuire le libertà e le immunità di altri individui. 2 La terminologia è in larga parte conforme alla traduzione in italiano di Legal Foundations of Capitalism: J.R. Commons (1981), I Fondamenti Giuridici del Capitalismo, Bologna: Il Mulino. Studi e Note di Economia, Anno XV, n. 1-2010, pagg. 3-35
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Posizioni giuridiche e complementarietà istituzionali

Dec 12, 2022

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Page 1: Posizioni giuridiche e complementarietà istituzionali

gruppoMontepaschi

Posizioni giuridiche e complementarietàistituzionali*

Ugo PAgAno**

Legal positions are linked together by strong institutional complementarities.

Legal positions satisfy conditions of institutional complementarity that are

stronger than the usual ones. The equilibrium conditions, which they define,

may be violated ex-ante but must hold ex-post as accounting identities. The

glue of social scarcity, typical of positional goods, supports these strong insti-

tutional complementarities. The positional nature of legal relations implies

that "ex-ante" disequilibrium is very likely to arise and be transmitted to other

parts of the economic system via weak complementarities, such as those exi-

sting between legal positions and technology.

(J.E.L.: P10, K11, K12, K31, K22, L20, J41, J50)

1. Introduzione

Ascoltando il linguaggio politico quotidiano si ha la percezione che la sto-ria dell’umanità sia caratterizzata da un incremento costante sia dei diritti siadelle libertà senza nessuna forma di trade off. In questo lavoro si mostrerà,invece, che tale trade off esiste e che esso dipende dalle condizioni di equili-brio sottostanti la definizione e l’esercizio dei diritti e delle libertà1: i dirittidi taluni individui devono essere “consumati” congiuntamente con i doveri(ovvero un’assenza di libertà) di tal altri individui; gli stessi diritti che sonogoduti come output o beni da alcuni agenti, sono consumati come doveri(ovvero, input o mali) dagli altri agenti. In altre parole le posizioni giuridichedefinenti i diritti, i doveri e le libertà per una parte determinano le posizionigiuridiche per la controparte, ma con segno opposto; per questo motivo, pos-sono essere considerati beni posizionali. Un analogo argomento si applica airapporti giuridici di “secondo ordine” che trattano di poteri, di incapacità, diresponsabilità e di immunità2.

* Articolo approvato nel mese di ottobre 2009.** Università di Siena e Central European University. E-mail:[email protected] Comunque, in alcuni casi, possiamo abbassare i limiti di efficienza ed essere in grado di aumentare idiritti e i poteri di un individuo senza diminuire le libertà e le immunità di altri individui.2 La terminologia è in larga parte conforme alla traduzione in italiano di Legal Foundations of Capitalism:J.R. Commons (1981), I Fondamenti Giuridici del Capitalismo, Bologna: Il Mulino.

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nella sezione seguente si considereranno le teorie sulle posizioni giuridi-che elaborate da W.n. Hohfeld e J.R. Commons e si introdurranno le nozio-ni di beni posizionali e di scarsità sociale3, dimostrando che i rapporti legalipossono essere meglio compresi alla luce di questi concetti. Una conseguen-za dell’analisi è che vi è una tendenza naturale del sistema ad accumularedisequilibri legali ed a non raggiungere lo scopo di soddisfare le comple-mentarietà istituzionali forti che sono richieste dalla natura correlativa delleposizioni giuridiche. nella sezione 4 si esamineranno alcuni casi reali di que-ste complementarietà che caratterizzano differenti assetti giuridici. Si dimo-stra che queste tipologie di complementarietà, caratterizzando modelli alter-nativi di capitalismo, soddisfano in modi diversi il vincolo di scarsità sotto-stante gli equilibri legali.

nella sezione 5 prendiamo in considerazione le relazioni di complemen-tarietà che caratterizzano la causalità tra i diritti e le tecnologie, e argomen-teremo che la molteplicità degli equilibri organizzativi che caratterizza que-ste relazioni è dovuta alle “complementarietà istituzionali deboli”4; difatti gliequilibri organizzativi non hanno bisogno di soddisfare il vincolo della scar-sità sociale che caratterizza i rapporti tra le posizioni giuridiche.

Si concluderà argomentando che una comprensione dei sistemi alternatividi rapporti legali potrebbe trarre beneficio sia dalle analisi riguardanti le com-plementarietà istituzionali forti – caratterizzanti i rapporti interni tra le posi-zioni legali – sia dalle analisi delle complementarietà istituzionali debolicome quelle esistenti tra entitlements alternativi, la natura delle risorse e altrepeculiarità della società dove questi entitlements sono inseriti.

2. Equilibri legali

Una nave in pericolo gode del diritto di essere aiutata dalle altre navi.Questo diritto è necessariamente collegato con il dovere delle altre navi dinon disinteressarsi di una nave in pericolo. Da ciò consegue anche che le altrenavi non hanno la libertà di omettere tale aiuto e che la nave che si trova inpericolo non è soggetta alla libertà delle altre navi di astenersi dall’aiutarla.Questo esempio dimostra come, per essere realmente goduti, alcuni dirittinecessariamente implicano limitazioni di alcune libertà. Parimenti, la mialibertà di dirigere la mia nave dove io voglio, è limitata dal diritto che altre

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3 Vedasi anche Vatiero (2008).4 Sul concetto di “complementarietà istituzionale” vedasi Milgrom e Roberts (1990) e Aoki (2001).Pagano (1993) e Pagano e Rowthorn (1994) introducono i concetti di “equilibri organizzativi” e “stabilitàistituzionale”. nonostante la diversa terminologia Aoki (2001:396, nostra traduzione) ha generosamentericonosciuto che “anche i lavori di Pagano (1993) e Pagano e Rowthorn (1994) rappresentano due dei pri-missimi contributi analitici alla complementarietà istituzionale”. In accordo con la terminologia usata inquesto capitolo sia gli equilibri organizzativi sia le complementarietà istituzionali sono casi “deboli” dicomplementarietà istituzionale.

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navi hanno di essere aiutate in situazioni di pericolo. Come vedremo nellaprossima sezione il trade off economico tra libertà e diritti nasce da una situa-zione di scarsità sociale che non può essere studiata in maniera appropriatase concentriamo l’attenzione soltanto sui beni (o mali) pubblici e privati. Lacomprensione della scarsità sociale richiede l’introduzione nell’analisi deibeni posizionali.

Per il momento, approfondiamo la teoria dei rapporti giuridici che – ori-ginalmente introdotta da Hohfeld (1919) – fu più tardi sviluppata daCommons (1924), ed è uno dei più importanti contributi dell’IstituzionalismoAmericano5.

Per semplificare l’argomento consideriamo solo le transazioni tra dueagenti i e j. In accordo con Hohfeld, i rapporti giuridici di primo ordine defi-niscono relazioni necessarie tra i due agenti i e j. Per esempio i può avere (onon avere) la pretesa che j gli venga in soccorso (azione A) quando la suanave è in difficoltà e j può essere privato della sua corrispondente libertà dinavigare senza l’impegno di aiutare altri. In altre parole abbiamo che:1 Claim (=pretesa giuridica o diritto) di i <----> Dovere di j; in altre paroleun agente possiede una pretesa giuridica nei riguardi di un agente j che com-pia l’azione A se e soltanto se j ha nei riguardi di i il dovere di compiere A.2 Soggezione (=non diritto) di i <----> Libertà (=non dovere) di j; in altreparole un agente j ha una libertà legale verso un agente i di fare A se e sol-tanto se i non ha nessun diritto verso j per prevenire j dal compiere A ed è,dunque, soggetto alla libertà di j.

Parimenti varranno le seguenti relazioni. 3 Pretesa (=diritto) di j <----> Dovere di i;4 Soggezione (=non diritto) di j <----> Libertà (=non dovere) di i.

In questa semplice relazione tra due individui (i e j) l’insieme delle azio-ni per cui i ha dei diritti non solo definisce i doveri di j, ma anche le restantiazioni per cui j ha la libertà di agire (ovvero, l’insieme delle azioni per cui inon ha nessun diritto di interferire ed è esposto alle libertà di j). In altre paro-le, su questa base legale, i rapporti giuridici implicano che il confine tra idiritti e le soggezioni di i dovrebbe coincidere con il confine tra i doveri e lelibertà di j, e viceversa.

Concentrando, quindi, la nostra attenzione sulle relazioni (1) e (2) rica-viamo la seguente tabella 1 che riguarda i rapporti giuridici di primo ordine.

Tab. 1 - Rapporti giuridici di primo ordine.

Diritto di i Dovere di j

Soggezione di i Libertà di j

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5 Parti di queste sezioni sono basate su Pagano (2000).

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Tornando all’esempio della nave che sta per affondare, il confine tra ildiritto di i di essere aiutato e la soggezione di i alla libertà dell’altra nave (j)di non prestare soccorso, deve coincidere – per definizione – con il confinetra il dovere dell’altra nave j di aiutare e la sua libertà di continuare il viag-gio disinteressandosene.

nello schema originale di Hohfeld, diritti e doveri – così come ognunadelle altre tre coppie di posizioni legali – sono sempre “collegati” per defini-zione;

«[Hohfeld] non rappresentò il suo assioma di Correlazione partendo da datiempirici. Egli mostrò la correlazione di Diritti e Doveri in un modo tale chel’uno implicasse l’altro; l’uno è l’altro visto da una diversa prospettiva, nellastessa maniera per la quale un pendio è visto dal basso come una salita, men-tre dall’alto è visto come una discesa. Da adesso addurre contro-esempi empi-rici è un compito così inutile come addurre contro-esempi empirici alla pro-posizione che tutti i celibi non sono sposati». M. Kramer (1998:24-5, nostratraduzione).

Una distinzione ex post/ex ante può essere comunque utile6. I diritti e idoveri ex post possono essere considerati come identità contabili così come ivalori retrospettivi di risparmi e investimenti devono necessariamente coin-cidere: ex post se i ha beneficiato del diritto di essere aiutato, j ha subitonecessariamente il peso dell’esercizio di un dovere, e non può aver esercita-to la libertà di abbandonare la nave che stava affondando. In questo caso,come nel caso di un’identità contabile, diritti e doveri sono realmente visticome un “pendio” con segni opposti dai diversi punti di vista. Comunque, exante il confine di i tra i propri diritti e le proprie soggezioni può differire dalconfine di j tra i propri doveri e le proprie libertà, nel senso che i e j possonoavere diverse percezioni e aspettative circa le loro posizioni giuridiche rela-tive. Per esempio, i potrebbe credere che, sotto certe condizioni, egli abbia ildiritto di essere aiutato, mentre j, sotto le medesime condizioni, crede diavere la libertà di andar via. In questo senso un importante compito di law-making – intesa come attività che ha l’obiettivo di sottomettere il comporta-mento umano al governo delle regole (Fuller 1969) – consiste nel ridurre ladistanza tra le percezioni prospettive e retrospettive degli individui circa iloro entitlements. In altre parole, lo scopo del “diritto” è di eliminare i dise-quilibri giuridici e di indurre gli agenti a soddisfare le posizioni giuridiche chesono ex ante coerenti (creando così una situazione di equilibrio giuridico).

Se i e j hanno diverse percezioni delle loro posizioni relative, e quindi

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6 I concetti di ex ante e ex post furono introdotti in economia nel 1930 dalla famosa Scuola di Stoccolmache includeva gunnar Myrdal ed Erik Lindahl. Per un breve (e critico) resoconto vedasi Steiger (1987).

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diverse aspettative ex ante, allora i diritti di i o le libertà di j saranno violati.In accordo con la tradizione del Positivismo giuridico inaugurata da Kelsen,l’analisi di questo tipo di problemi è il tema centrale del diritto come scien-za. In assenza della legge, nessun agente può stabilire quale delle percezioniè “valida”, e può accadere che gli agenti seguano regole tra loro incoerenti.

L’eliminazione di queste incoerenze e l’instaurazione della validità dellalegge era, secondo Kelsen7, lo scopo principale del diritto. L’analisi dellavalidità della legge implicava che eventuali interpretazioni incoerenti dove-vano essere appianate rimettendosi a regole di ordine superiore.Quest’approccio non solo presume la necessità di un agente (lo Stato) cheabbia il monopolio dell’enforcement, ma anche l’esistenza di una normativacostituzionale. Tale normativa è necessaria per dare un termine ad una poten-zialmente infinita regressione nell’analisi della validità delle regole.

L’approccio Kelseniano trova un limite nel suo assunto implicito che l’e-sistenza di regole legali valide possa essere pensata solo ed esclusivamenteall’interno di un sistema legale sviluppato. Di contro, invece, le aspettative“condivise” circa i diritti, i doveri e le libertà possono presentarsi anche inassenza dell’intervento dello Stato. A tal proposito, un significativo sviluppodel Positivismo giuridico è dovuto ad Hart (1958, 1961)8, il quale si è servi-to di un approccio evolutivo per spiegare la formazione dei sistemi legalireali. Tuttavia, egli conserva l’idea Kelseniana che la validità della legge siail concetto centrale delle scienze giuridiche.

Una società primitiva potrebbe certamente essere in grado di sviluppareun sistema di regole “primarie” senza l’intervento dell’autorità centrale e diqualche grundnorm da cui la validità delle altre regole potrebbe logicamenteessere derivata. Comunque tale sistema troverà dei limiti nell’incertezza dellenorme. In molti casi, secondo alcuni agenti esisteranno regole differenti oessi riterranno che una certa regola dovrebbe essere applicata in certi casiinvece che in altri. Questo sistema sarà anche statico perché, oltre la lentaevoluzione di consuetudini e le tradizioni, nessuno ha il potere di cambiare leregole anche quando potrebbe essere urgente farlo. Inoltre, il sistema sarà

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7 Kelsen (1992) ha considerato la validità della legge o la sua coerenza come l’oggetto degli studi legalie ha argomentato che la validità delle regole dovrebbe essere distinta dalla loro giustizia ed efficacia. Sequalche grundnorm finale fosse data in maniera esogena, allora l’unità, la coerenza e la completezza del-l’ordinamento legale potrebbero essere stabilite verificando la consistenza delle regole con le regole gerar-chicamente superiori: solo le regole che soddisfano questo test di coerenza sono regole valide del sistemalegale. Ferrajoli (1993) ha distinto tra un concetto di validità basato sulla consistenza con norme gerar-chicamente superiori e un concetto di validità procedurale indicante che le norme sono promulgate da unaprocedura legittima. Questa distinzione aiuta a capire che le norme esistenti possono essere valide nelsenso che sono state prodotte da una procedura legittima, ma non valide nel senso che sono inconsistenticon norme superiori.8 Hart ha anche “ridotto” la separazione Kelseniana tra etica e legge. Per altri autori, come Finnis (1980),anche una parziale separazione è impossibile: la normativa finale deve almeno essere basata su qualcheprincipio etico.

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caratterizzato da numerosi contrasti e da un’inabilità ad imporre sanzioni chevadano al di là della rivalsa privata.

Secondo Hart le società primitive tenderanno, quindi, a sviluppare unsistema di regole secondarie che possa procurare una soluzione ai contrastiemersi dal sistema delle regole “primarie”, che abbiamo appena preso in con-siderazione. Una regola di “riconoscimento” che stabilisce la validità (insenso Kelseniano) delle regole primarie è il primo elemento che questo siste-ma legale dovrebbe sviluppare. Inoltre regole sull’adattamento, sulle attribu-zioni giuridiche e sulla capacità sanzionatoria dovranno essere incluse nelsistema di regole secondarie per superare gli altri difetti di un sistema di rego-le primarie. In tal modo un appropriato sistema legale è necessariamentebasato sull’esistenza di rapporti giuridici di secondo ordine che danno adalcuni agenti il potere di identificare con chiarezza, cambiare velocemente efar rispettare con efficienza quelle regole primarie che possono anche emer-gere in una società primitiva.

L’istituzione di rapporti giuridici del secondo ordine richiede che alcuniagenti “investano” nelle loro capacità di verificare e rendere effettivi i dirittiex post e i corrispondenti doveri tra i diversi individui. In questo modo, i rap-porti giuridici di secondo ordine possono creare le condizioni per otteneredelle aspettative che siano coerenti ex ante. In altre parole, indipendente-mente dal fatto che questi agenti facciano parte della sfera “privata o pubbli-ca”, essi possono dare un importante contributo all’eliminazione dei disequi-libri tra i diritti e doveri degli altri individui. In altre parole, i rapporti giuri-dici di secondo ordine creano le condizioni per l’esistenza di equilibri legalitra le regole che definiscono i diritti, i doveri, le libertà e le soggezioni deidiversi individui. L’esistenza di un’attività giuridica di secondo ordine pre-suppone, quindi, il potere di definire i rapporti giuridici di primo ordine. Diconseguenza, essa richiede un’analisi della natura di tale potere.

non è sorprendente che, come i diritti e le libertà, anche i poteri e leimmunità si limitino necessariamente gli uni con le altre. Se, a causa dell’e-sistenza del Bill of Rights lo Stato non possiede alcun potere di cambiare glientitlements legali e vincolare la mia libertà di parola (Simmonds 1986:132),allora sotto questo riguardo io non ho nessuna responsabilità nei confrontidello Stato. In altre parole, io ho un’immunità9 contro il suo potere (che è cor-relata con la corrispondente incapacità dello Stato). I rapporti giuridici disecondo ordine dovrebbero anche essere caratterizzati dal fatto che alcuniconfini devono essere allineati se i poteri dello Stato sono realmente applica-

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9 Simmonds (1986:132, nostra traduzione) indica che mentre “l’esatto limite di tali immunità è, natural-mente, una materia controversa… le ‘libertà civili’ Americane differiscono dalle loro equivalentiBritanniche precisamente nel loro status di immunità”. In gran Bretagna il godimento della libertà di paro-la potrebbe essere ridotto dal parlamento in qualsiasi momento. “La libertà di parola in gran Bretagna ègoduta come una libertà Hohfeldiana, non come un’immunità”.

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ti o le immunità degli individui realmente rispettate. In particolare, in un’e-conomia con due agenti il confine tra poteri e incapacità di una parte dev’es-sere allineato con il confine tra responsabilità ed immunità della controparte.Di conseguenza i rapporti giuridici di secondo ordine sono caratterizzati dalleseguenti condizioni (che sono analoghe a quelle che abbiamo consideratopoche righe più sopra):1'. Potere di i <----> Responsabilità di j; un agente i possiede un potere lega-le su un agente j nel provocare una particolare conseguenza legale C per see solo se alcune azioni volontarie da parte di i fossero legalmente ricono-sciute determinare questa conseguenza per j. 2'. Incapacità di i <----> Immunità di j; un agente j possiede un’immunitàlegale nei confronti di un agente i su una specifica conseguenza legale C se esolo se i non ha il potere legale di compiere alcune azioni che in accordo conla legge avrebbero la conseguenza C per j. Parimenti, avremo:3'. Potere di j <----> Responsabilità di i.4'. Incapacità di j <----> Immunità di i.

Di conseguenza, il confine tra i poteri e le incapacità di i dovrebbe coin-cidere con il confine tra le responsabilità e le immunità di j, e viceversa.Ancora, concentrando la nostra attenzione sulle relazioni (1’) e (2’), ottenia-mo la tabella 2 che riguarda i rapporti giuridici di secondo ordine.

Tab. 2 - Rapporti giuridici di secondo ordine.Potere di i Responsabilità di j

Incapacità di i Immunità di j

Sia i rapporti giuridici di primo ordine sia di secondo ordine hanno unruolo importante nelle analisi sulle transazioni di Commons e, in particolare,nella sua distinzione tra transazioni autorizzate e autoritarie. In accordo conCommons, la descrizione “minima” di una transazione coinvolge i due agen-ti che negoziano, i due agenti che sono le migliori alternative per ciascunagente e le working rules in accordo con le quali la transazione prendeluogo10. Le working rules della transazione includono la definizione dei dirit-ti, dei doveri, delle libertà e delle soggezioni degli agenti o, in altre parole,dei loro entitlements.

Comunque, non c’è nessuna garanzia che le working rules delle transa-

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10 In altre parole, la nozione dei costi di transazione di Commons non solo include i tradizionali costi dienforcement che caratterizzano le relazioni con una controparte contrattuale, ma include anche i costi dellepubbliche istituzioni e i costi di competizione sostenuti dagli agenti quando essi tentano di escludere i loroconcorrenti dal mercato. Su questo punto vedasi nicita (1999, 2001), e più recentemente nicita e Vatiero(2006 e 2007), che introducono la nozione di cross competition che emerge quando le assunzioni di enfor-cement e concorrenza senza costo sono rimosse.

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zioni soddisfino le condizioni considerate sopra. Come abbiamo già visto, idiritti di un agente i possono non corrispondere con i doveri di j, e le libertàdi j possono non corrispondere con le soggezioni di i. In altre parole, il limi-te tra i diritti e le soggezioni di i può non coincidere con il limite tra i dove-ri e le libertà di j. Una transazione autorizzata si ha quando, a causa dell’atti-vità di un quinto agente (il pubblico ufficiale), il limite tra i diritti e le sog-gezioni di una parte coincide con i doveri e le libertà della controparte. Ma le“transazioni autorizzate” non possono essere date per scontate. Esse richie-dono “transazioni autoritarie” o rapporti giuridici di secondo ordine. In altreparole un sistema legale può aiutare a garantire una perfetta corrispondenzatra gli entitlements dei diversi agenti. nel caso di rapporti giuridici del primoordine, transazioni autoritarie possono anche avvenire in una situazione di“disequilibrio” dove il confine tra i poteri e le incapacità di un agente noncoincide con le responsabilità e immunità dell’altro agente. Commons osser-vava come, dalla Magna Carta11 in avanti, i sistemi legali sono progreditiverso l’instaurazione di una crescente e chiara correlazione tra poteri eresponsabilità da una parte, incapacità e immunità dall’altra.

Il tipo di transazioni considerato dalla teoria economica tradizionalerichiede (spesso implicitamente) un complesso equilibrio che coinvolge siatransazioni “autorizzate” sia “autoritarie”. Per esempio, il confine tra le pre-tese (diritti) e le soggezioni di i deve coincidere con il confine tra i poteri ele incapacità che i pubblici ufficiali hanno nel far rispettare l’entitlements neiconfronti di j. In modo simile, il limite tra i doveri di i e le sue libertà devecoincidere con il limite tra le relative responsabilità e immunità che j ha neiconfronti dei pubblici ufficiali. Simili relazioni di “equilibrio” devono man-tenersi per gli entitlements di i nei confronti di j.

La tabella 3 descrive una situazione di “equilibrio legale” che è un insie-me di coerenti posizioni legali ex ante di primo e secondo ordine.

Tab. 3 - Equilibrio legale.

Potere di i <----> Diritto di i <----> Dovere di j <----> Responsabilità di jvia p.u. via p.u.------------- ------------- ------------- -------------Incapacità di i <----> Soggezione di i <----> Libertà di j <-----> Immunità di jvia p.u. via p.u.

In un equilibrio legale la linea tratteggiata che separa i diritti e le sogge-zioni di i coincide con il potere e le incapacità che sono concessi ai pubbliciufficiali (p.u.) per far rispettare i loro diritti. Essa coincide anche con la linea

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11 Comunque, Commons indica come il ruolo della Magna Carta era in qualche modo limitato. “[n]ellaMagna Carta, pretesero come loro “libertà” ciò che essi pretendevano in realtà come loro personali privi-legi, o il diritto di esercitare i poteri della sovranità... In breve, “libertà significava, non libertà, né pro-prietà, ma privilegi politici”. (Commons, 1924:51, nostra traduzione).

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tratteggiata che definisce il confine tra le responsabilità e le immunità che jpossiede nei riguardi dei pubblici ufficiali. In ogni modo, le linee tratteggia-te della tabella 3 non sono necessariamente allineate.

Tab. 4 - Disequilibrio legale.

Potere di i <----> Diritto di i <----> Dovere di j <----> Responsabilità di jvia p.u. via p.u.------------- -------------------------- -------------Incapacità di i <----> Soggezione di i <----> Libertà di j <-----> Immunità di jvia p.u. via p.u.

nella realtà può presentarsi una situazione di disequilibrio legale, cosìcome quella considerata in tabella 4. Qui, la linea tratteggiata che delimita ilconfine tra i diritti e le soggezioni di i non coincide con la linea che delimitail confine tra i doveri e le libertà di j. In questo caso i poteri e le responsabi-lità dei pubblici ufficiali non coincidono con gli entitlements legali dei dueagenti. Di contro un sistema giuridico ben funzionante – riequilibrando ilpotere e le responsabilità che gli agenti hanno attraverso i pubblici ufficiali –tende anche a riequilibrare i loro diritti e doveri o, in altre parole, tende a rag-giungere l’equilibrio giuridico considerato nella tabella 3.

In accordo con Commons, la correlazione tra gli entitlements di i e jrichiede una corrispondenza nei rapporti giuridici di secondo ordine tra i dueagenti e i pubblici ufficiali. Mentre Kelsen vede l’unità e la coerenza del siste-ma legale come un puro esercizio di logica e si concentra sull’analisi dellavalidità delle regole, Commons sottolinea come i rapporti giuridici studiati daHohfeld non possano essere dati per scontati. Essi, in particolare, richiedonoil costoso intervento di pubblici ufficiali che mantengano in equilibrio i dirit-ti e i doveri. I limiti ai poteri e alle responsabilità dei pubblici ufficiali (oppu-re le loro incapacità di agire negli interessi di i e le immunità di j dal loro inter-vento) stabiliscono anche un equilibrio tra i diritti e le libertà degli agenti. Inaltre parole, anche se i rapporti giuridici del primo ordine e quelli del secon-do ordine possono essere in disequilibrio, con l’aiuto dei pubblici ufficiali unbuon sistema legale tende nella direzione della realizzazione di un complessoequilibrio legale dove le condizioni di correlatività sono soddisfatte.

Mentre Commons non usa il termine di equilibrio legale (o il terminedisequilibrio legale), forse, questo termine può utilmente afferrare l’origina-lità dei suoi contributi e la sua distanza dalla tradizione Kelseniana dell’ana-lisi della validità delle regole legali12. nella tradizione Kelseniana la coeren-

12 In qualche aspetto, il concetto Kelseniano della validità delle regole che instaurano la completa coe-renza di comportamenti legali è analogo al concetto Walrasiano di equilibrio economico. Su questo puntovedasi Pagano (1995). Comunque il livello a cui questa coerenza è stabilita è diverso. Comegianformaggio (1993) ha indicato, il comportamento legale è fatto di affermazioni normative che nonsono intese rappresentare il comportamento effettivo degli individui.

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za delle regole è puramente una faccenda di logica ed eventuali discrepanzedevono essere risolte dallo stabilire quale regola è gerarchicamente superio-re. Ad esempio, se sotto qualche condizione le regole pattuiscono simulta-neamente il diritto di i d’essere aiutato e la libertà di j di “fare qualcosa didiverso”, il contrasto deve essere risolto logicamente dal controllare qualedelle due regole possiede la priorità giuridica. In un certo senso, l’incoeren-za non si presenta mai per gli “studiosi” che sono coscienti delle regole logi-che che governano il sistema e possono facilmente giudicare la validità diogni singola regola.

In contrasto, secondo Commons, la coerenza di un sistema legale è soloun obiettivo ideale e i disequilibri sono un tratto permanente del funziona-mento di un sistema legale. Inoltre, nella visione di Commons, l’eliminazio-ne del disequilibrio non è un puro argomento di logica che richiede una “solu-zione d’angolo” che afferma la priorità dei diritti di i sulle libertà di j o vice-versa. La costosa eliminazione del disequilibrio è un processo reale che puòimplicare o “soluzioni d’angolo” o “soluzioni intermedie” caratterizzate dal-l’indebolimento dei diritti di i e delle libertà di j.

Secondo Commons, l’eliminazione del disequilibrio legale non può esse-re realizzato solo dai pubblici ufficiali, ma, come Fuller (1969) ha ribadito,anche dai molti agenti che hanno una simile funzione nella sfera privata. Inparticolare, le imprese possono essere viste come “going concerns” dovealcune working rules sono stabilite da agenti privati che sopportano i costiper un equilibrio legale “privato” che è specificamente adattato a certi tipi ditransazione. In modo simile, gli agenti e gli ordinamenti privati di molte altreistituzioni contribuiscono all’eliminazione dei costi del disequilibrio legale13.Ciascuna di queste istituzioni ha qualche vantaggio relativo che dipende daltipo di azione che deve essere trattata. Più specifica è la natura delle relazio-ni tra gli individui, più specifiche sono le capacità e le conoscenze che sonorichieste per eliminare il disequilibrio legale. In questo senso, la specificitàdelle posizioni di primo ordine comporta un vantaggio relativo degli investi-menti specifici di secondo ordine diretti alla loro governante efficiente. I costidegli investimenti che le Corti pubbliche compiono per verificare e rendereeffettivi (ovvero, enforcing) i contratti tra privati, possono essere recuperatiquando sono applicati ad un ampio numero di rapporti giuridici. In tal modole Corti sono più facilmente soggette ad avere un vantaggio relativo negliinvestimenti in capitale umano “a carattere generale” richiesti per la gover-nance ex post dei contratti. Arbitri, intermediari e managers di imprese, inve-ce, possono essere interpretati come regolatori privati che, grazie agli inve-stimenti specifici di secondo ordine in capitale umano e la loro familiarità e

13 L’importanza degli ordinamenti privati e di molte altre istituzioni che possono contribuire a sottoporreil comportamento umano all’osservanza della legge è stato con forza sottolineato da diversi autori comeFuller (1963, 1969), Hayek (1973), Leoni (1980) e Williamson (1985).

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coinvolgimento con le relazioni tra gli agenti, possono amministrare megliodelle Corti le relazioni caratterizzate da investimenti specifici di primo ordi-ne. In tali casi, l’organizzazione interna privata può facilmente sostituirealcune istituzioni dei mercati pubblici14.

3. Beni posizionali e scarsità sociale

La natura correlativa delle posizioni giuridiche implica che queste posi-zioni siano caratterizzate da qualche forma di scarsità sociale, definita con ilfatto che ogni posizione è disponibile per un individuo solo se una corri-spondente posizione – per usare l’analogia di Kramer – con un “opposto pen-dio” è consumata da qualche altro individuo: un’azione appartiene ai diritti diun individuo solo se, allo stesso tempo, è un dovere per qualche altro indivi-duo.

L’insieme delle azioni che definiscono i diritti dell’individuo i imponedoveri per qualche individuo j, delimitando l’insieme delle azioni che defini-sce le libertà di j. La stessa azione (la nave i in grave difficoltà che è salvatada j) è consumata con opposti segni: come un output desiderato da i e comeun input costoso da j; un incremento nei diritti di i limita quindi necessaria-mente le libertà di j.

In una maniera simile, la stessa azione appartiene ai poteri di un individuose costituisce una responsabilità per un altro individuo. I poteri di i limitanole immunità di j e nessun aumento nell’insieme dei poteri di i può essere rag-giunto senza diminuire l’insieme delle immunità di j. Di nuovo, la stessaazione è consumata con opposti segni, come un potere da i e come unaresponsabilità da j (o come un’incapacità da i e come un’immunità da j).

Diritti, Libertà, Poteri e Immunità possiedono delle caratteristiche che lidistinguono dagli altri beni. Possiamo facilmente immaginare una societàdove ciascuno consuma grandi quantità di beni come riso, automobili e case.È più difficile immaginare una società dove ognuno consuma “grandi quan-tità” di diritti, libertà, poteri e immunità. Per alcuni individui l’esercizio deiloro diritti deve essere limitato dalle libertà di altri (che implica che essi nonsono obbligati ad adempiere i doveri che corrispondono a questi diritti).Similarmente per alcuni individui l’esercizio dei loro poteri deve essere limi-tato dalle immunità di altri individui (ciò implica che essi non sono soggetti

U. Pagano - Posizioni giuridiche e complementarietà istituzionali 13

14 noi intendiamo con mercati pubblici i mercati dove il compito di eliminare il disequilibrio legale è ese-guito principalmente da Corti pubbliche. Di contro, come Williamson osserva, “[c]osì, mentre le cortisistematicamente trattano le dispute sui prezzi, i danni da essere attribuiti ai ritardi, perdite di qualità ecose simili, le corti rifiuteranno di ascoltare le dispute tra una divisione interna e un’altra su problemi iden-tici. Essendo negato l’accesso alle corti, le parti devono risolvere internamente i loro contrasti. Di conse-guenza, la gerarchia provvede essa stessa ad una propria corte”. (1996: 98, nostra traduzione)In questo senso, nel caso delle imprese, uno dei ruoli del management consiste nell’agire come un sosti-tuto delle Corti pubbliche.

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all’esercizio di questi poteri). ogni quantità positiva di diritti e poteri deveessere congiuntamente consumata con quantità negative di altri beni. non èpossibile esercitare un diritto o un potere se qualcuno non è soggetto all’e-sercizio di questi diritti e poteri: quantità positive di diritti e poteri devonoessere congiuntamente consumate con quantità negative di libertà e immunità(cioè con doveri e responsabilità)15.

A differenza dei beni economici tradizionali, diritti e poteri comportanoinevitabilmente posizioni16 contrapposti di individui nei confronti di altriindividui; seguendo la terminologia di Fred Hirsch, possiamo denominare ilpotere e il prestigio come beni posizionali.

nella teoria economica tradizionale di solito consideriamo due tipi di beni(e le loro combinazioni intermedie): beni pubblici e privati.

I beni privati puri sono caratterizzati dal fatto che gli altri individui con-sumano una quantità nulla di ciò che ogni individuo sceglie di consumare. glialtri individui sono esclusi dal consumo di beni privati che non gli apparten-gono e la loro posizione nei confronti di questi beni non è alterata dalle scel-te di consumo degli altri agenti. In tutti i casi essi sono esclusi dal consumodei beni utilizzati dagli altri individui.

L’esclusione dal consumo è, invece, impossibile nel caso di un bene pub-blico puro. nel caso di un bene pubblico puro, ogni agente deve consumarela stessa quantità positiva che altri agenti decidono di consumare. Qui la posi-zione di ognuno dei due agenti non è rilevante, nel senso che nel caso delconsumo di un bene pubblico tutti gli individui sono nella stessa posizione.In modo simile, nel caso di un male pubblico le posizioni degli agenti sonoirrilevanti perché tutti gli individui devono consumare la stessa quantità delmale pubblico.

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15 Parsons (1986) non è d’accordo ma, come Aron (1986) sostiene, sembra faccia confusione riguardo alpotere su qualcuno con il potere di far qualcosa. Il primo (e ovviamente non il secondo) è un bene asomma zero. Questo implica che l’esercizio del potere può diminuire il benessere complessivo perché“uno può percepire la soggezione al potere di un altro come una perdita di benessere” (Bowles et al. 1999:6, nostra traduzione). Allo stesso tempo, l’esercizio di un potere può essere un miglioramento paretiano seil suo scambio è conveniente su un mercato competitivo e se aiuta a risolvere il problema dell’incomple-tezza contrattuale. Su questo punto vedasi Bowles e gintis (1999). Sul concetto di potere vedasi anche glialtri saggi riuniti in Lukes (1986). 16 Tali posizioni sono più generalmente l’ingrediente fondamentale di un sistema sociale. Un sistemasociale può essere concepito come un insieme di processi strutturati di interazione caratterizzati da posi-zioni collegate internamente con regole associative e procedurali, mentre un’istituzione può essere defi-nita come un’interazione di quei processi strutturati “che sono relativamente durevoli e identificati cometali” (Lawson 1997, 318). Mentre questo capitolo pone l’attenzione tra sistemi “formali” di ordinamentiprivati e pubblici, lo studio di questi sistemi non può sottrarsi alle regole informali, i costumi e i codicietici che sono evoluti in diversi paesi e hanno un ruolo fondamentale nel determinare le posizioni degliindividui. Come Hodgson (1988, 160) rileva, “la visione di un mercato puro o sistema capitalista che haportato via tutte le vestigia del costume e della tradizione è sia teoreticamente implausibile sia in praticairrealizzabile”. Per questo motivo il filone di economia istituzionalista collegata al lavoro di Commonsdovrebbe essere integrata con ciò che deriva da Veblen. Sui diversi filoni di economia istituzionalista vediHodgson (1998).

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In un’economia che consiste di due individui, un bene posizionale puro èun bene tale che, data la scelta di consumo di un agente, il secondo agentedeve consumare una quantità corrispondente negativa di ciò che il primo sce-glie di consumare17. Sotto quest’aspetto, i beni posizionali definiscono uncaso polare a quello dei beni pubblici. Diversamente dal caso dei beni priva-ti, qui le scelte di consumo degli agenti sono interdipendenti e, diversamentedal caso dei beni pubblici, il consumo dei beni differisce tra gli individui chehanno posizioni diverse (consumi negativi e positivi) relative ai beni.

Una visita all’isola di Robinson Crusoe, sebbene del tutto priva di origi-nalità, può chiarire la diversità tra questi beni. In quest’isola, Crusoe non per-cepisce la differenza tra beni pubblici e beni privati che sta consumando.nello stesso tempo egli non consumerà nessun bene posizionale. In partico-lare egli non ha alcun diritto, libertà, potere o immunità e non possiede nes-sun dovere, soggezione, responsabilità o incapacità. Soltanto quando arrivaVenerdì, allora la distinzione tra beni pubblici e beni privati diventerà chiarae la consumazione negativa e positiva dei beni posizionali sarà possibile.Prima dell’arrivo di Venerdì solo la scarsità economica può essere percepita:sia i beni pubblici sia privati sono consumati in quantità limitate perchéentrambi questi beni, o gli input che sono necessari alla loro produzione, sonodisponibili in quantità fisse.

Comunque, dopo la comparsa di Venerdì, un nuovo tipo di scarsità – scar-sità sociale – è sperimentata da Robinson (e ancora di più da Venerdì). Lascarsità sociale non è dovuta al fatto che la consumo dei due agenti non puòeccedere qualche data quantità che è fissata dalla tecnologia e/o limitata dallanaturale disponibilità delle risorse. Invece, è dovuta al fatto che qualsiasi cosaun individuo consuma come una quantità positiva deve essere congiunta-mente consumata dall’altro individuo come una quantità negativa. Il vincolonon è più (o, almeno, non solo) fissato in termini di quantità massima positi-va; è piuttosto dovuta al fatto che il consumo aggregato deve essere uguale azero.

Come un pendio visto dall’alto e dal basso, la stessa azione deve esserecongiuntamente consumata come una quantità positiva (i.e. come un diritto ocome un potere) e come una quantità negativa (i.e. come un dovere o comeuna responsabilità). I diritti che sono goduti da Robinson possono implicarenumerosi doveri per Venerdì e comprimere la sua libertà. Il potere consuma-

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17 Questa definizione è data in Pagano (1999). Una definizione diversa, basata sul rango è data da Frank(1985). Essendo collegata alla definizione di status, la definizione di Frank non può essere facilmente este-sa ai casi di esercizio di potere e ai rapporti giuridici. Pagano (1999) distingue tra particolari casi di beni‘semi-posizionali’. Beni bi-posizionali sono definiti dal fatto che solo un altro individuo consuma la cor-rispondente quantità negativa, mentre beni “multi-posizionali” e “pan-posizionali” sono definiti dal fattoche molti individui li consumano con segno negativo. Comunque, queste definizioni non sono rilevantiperché noi ci concentreremo su un’economia a due individui, ma esse forse possono essere utili per distin-guere tra i rapporti giuridici che avvengono “inter partes” o “erga omnes”.

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to da Robinson può essere così vasto da dargli la possibilità di interferire contutte le possibili azioni che Venerdì possa compiere ed eliminare ogni sorta diimmunità per quest’ultimo. Mentre Venerdì può avere la concessione di alcu-ne libertà da parte di Robinson, egli non può beneficiare di nessuna immunitàcontro il potere illimitato di Robinson di restringerle.

nel caso delle posizioni legali (e, in generale, nel caso dei beni posizio-nali) i limiti principali non nascono da una situazione di scarsità economica,che proviene da una quantità positiva limitata di risorse disponibili. Inveceessi derivano da una forma di scarsità sociale: il consumo aggregato dei beniposizionali da parte dei due individui deve essere eguale a zero. Questoimplica che, mentre per i beni privati le scelte di consumo di ogni individuosono indipendenti l’uno dall’altro, e per i beni e mali pubblici esse si devonomuovere nella stessa direzione, nel caso del consumo dei beni posizionalidevono muoversi in opposte direzioni. Di conseguenza, le diverse categoriedi beni possono essere caratterizzate nei termini della seguente tabella:

Tab. 5 - La natura dei beni sull’isola di Robinson Crusoe.

Robinson VenerdìBeni pubblici + +Beni privati + 0Beni privati 0 +Beni posizionali + –Beni posizionali – +Mali pubblici – –

La concorrenza posizionale è molto più dura, e talvolta più violenta, chela competizione per i beni “privati”. Considerate il caso che tutti gli individuilavorino più duramente: essi potrebbero consumare più beni pubblici e pri-vati. La stessa cosa non è vera per i beni posizionali come il potere e il pre-stigio: se tutti lavorassero più duramente, nessuno di noi potrebbe consuma-re di più. La scarsità sociale vincola il benessere del genere umano più dellascarsità naturale.

I conflitti possono facilmente nascere anche in casi dove contratti volon-tari sono stati raggiunti circa l’offerta di tali beni. nel caso dei beni privatitali contratti dovrebbero separare una sfera pubblica dove il contratto prendeluogo e una sfera privata dove il consumo è realizzato senza influenzare ilbenessere degli altri individui. nel caso dei beni pubblici il contratto dovreb-be essere tale che il problema del free-riding sia superato e il bene sia offer-to; comunque il consumo dei beni e dei mali pubblici puri non è conflittuale,perché ognuno consuma la stessa quantità del bene. Al contrario, nel caso deibeni posizionali, raggiungere un’intesa circa la loro fornitura non può spo-stare il loro utilizzo ad una sfera non conflittuale: consumi positivi e negati-vi non sono separabili. Prendete l’esempio della nave che sta per affondare.

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Esso coinvolge tutti i marinai che beneficiano di un margine di sicurezza dal-l’essersi messi d’accordo ex ante che ciascuno di loro ha il diritto di esseresalvato. Comunque il consumo ex post di questo diritto è conflittuale perchédeve essere congiuntamente consumato con il dovere corrispondente.

non è sorprendente che i problemi dei beni posizionali sono il contrariodi quelli dei beni pubblici. È molto facile che noi avremo un over-investmentin beni posizionali quando tutti gli agenti tentano di consumare le quantitàpositive di questi beni.

Un esempio ben noto è lo status sociale, un tipico bene posizionale. Essocoinvolge una sensazione condivisa della superiorità di alcuni individui e del-l’inferiorità di altri individui. La teoria Vebleniana suggerisce che importan-ti decisioni di consumo non sono motivate dal desiderio di avere dei benefi-ci privati di questi beni, ma piuttosto dal desiderio di consumare un maggiorstatus positivo. Comunque, il consumo positivo dello status a favore di alcu-ni individui implica il consumo negativo di status per altri individui, deter-minando quindi da parte di questi ultimi una reazione per tentare di mante-nere il loro status. “Stare al passo con i Jones”18 implica un sovraconsumoche è dannoso perché ambedue i consumatori sprecano una gran quantitàdelle loro risorse per restare a status immutati, e potrebbero stare meglio rag-giungendo un accordo cooperativo dove ambedue limitano il loro consumo.

Diritti, libertà, poteri e immunità sono spesso caratterizzati da una similesovrapproduzione. Tipicamente, i politici preferiscono parlare di diritti,libertà, immunità e poteri mentre essi sanno che il linguaggio dei doveri, sog-gezione, incapacità e responsabilità è molto meno popolare.

Comunque, in ogni società ci sono complementarietà istituzionali moltoforti tra la struttura dei diritti, libertà, poteri e immunità e la struttura di dove-ri, soggezioni, responsabilità e incapacità. Questo è dovuto al fatto che uncoerente equilibrio è necessariamente influenzato dal vincolo della scarsitàsociale tipica dei beni posizionali. In un certo senso, questo tipo di comple-mentarietà istituzionali forti è un caso particolare del concetto di comple-mentarietà istituzionale. Le condizioni standard di complementarietà istitu-zionale sono definite dalle due seguenti circostanze:1. il beneficio addizionale di avere l’istituzione X1 invece dell’istituzione X2

in qualche dominio X, è maggiore quando l’istituzione Y1 (invece dell’istitu-zione Y2) è scelta nel dominio Y.2. Il beneficio addizionale di avere l’istituzione Y2 invece dell’istituzione Y1

in qualche dominio Y è maggiore quando l’istituzione X2 (invece dell’istitu-zione X1) è scelto nel dominio X.

Queste proposizioni riprese da Aoki (2001) stabiliscono in termini di scel-te istituzionali le condizioni di supermodularità tra le strategie considerate da

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18 Vedi Vatiero (2008), articolo di seguito.

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Milgrom e Roberts (1990), e hanno a che vedere con la proprietà dei pay-offincrementali rispetto ai cambiamenti su un parametro. Essi non escludono lapossibilità che il livello del pay-off in una istituzione sia rigidamente più altodell’altro per gli agenti di un dominio (o di ambedue i domini) senza porrequindi riguardo alla scelta nell’altro dominio; quindi, non escludono la pos-sibilità di un equilibrio unico.

Tuttavia, sotto le condizioni di supermodularità, ci potrebbero essere dueequilibri puri di nash (institutional arrangements) per il sistema compreso inX e Y: (X1, Y1) e (X2, Y2). Quando tali equilibri multipli occorrono, diciamoche i domini sono complementi istituzionali l’uno dell’altro e quindi che:1. X1 e Y1 sono complementi istituzionali,2. X2 e Y2 sono complementi istituzionali.

Le relazioni che definiscono gli equilibri legali implicano una specie dicomplementarietà nel senso sottolineato sopra. Considerate X e Y come duediversi domini dove i diritti (X1 e X2) e i doveri (Y1 e Y2) sono rispettiva-mente scelti. Supponete che (X1, Y1) e (X2, Y2) soddisfino le condizioni neces-sarie per un equilibrio legale nel senso che l’individuo i ha il diritto X1 versoun agente j che j esegua l’azione A se e solo se j ha il dovere Y1 - X1 nei con-fronti di i per fare A (e viceversa per i diritti dell’individuo j e i doveri del-l’agente i). In questo senso, ogni incremento dei diritti di i (j) è perfettamen-te eguagliato da una diminuzione della libertà di j (i). oppure, in altre paro-le, (X1, Y1) soddisfano (come un’uguaglianza) il vincolo della scarsità socia-le; analogamente, (X2, Y2) potrebbero essere diritti e doveri che soddisfano(come un’eguaglianza) il vincolo della scarsità sociale per ogni coppia diindividui i e j.

Il disequilibrio legale può essere costoso in un doppio senso. Essere al difuori dell’insieme degli arrangements fattibili definiti dal vincolo implicacostosi conflitti. Essere all’interno di questo insieme fattibile implica unacostosa inefficienza: i diritti o i poteri di i potrebbero essere incrementatisenza un sacrificio della libertà o delle immunità di j. Per questo motivo èchiaro che i benefici addizionali che nascono dal sistema di diritti X1 neiriguardi del sistema X2 sono più grandi quando il corrispondente sistema didoveri Y (invece di un altro sistema Y2) è scelto nell’altro dominio Y. In modosimile i benefici addizionali che nascono dal sistema di doveri Y2 rispetto asono maggiori quando il sistema di diritti X2 (invece di X1) è scelto nell’altrodominio X.

Così, in un certo senso gli equilibri legali possono essere visti come casidi complementarietà istituzionale nel senso che gli ibridi (come X1, Y2 e X2,Y1) sono instabili. Infatti, quando diritti e doveri non sono allineati ex ante –nei termini delle aspettative del comportamento reciproco – essi devonoancora soddisfare ex post il vincolo di scarsità sociale come un’identità con-tabile e questo vincolo sociale rende gli ibridi particolarmente fragili.

Si prenda ancora l’esempio della nave che affonda: gli agenti possono

Studi e Note di Economia, Anno XV, n. 1-201018

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avere aspettative riguardanti i loro diritti di essere salvati e le loro libertà dicontinuare il viaggio. Comunque ex post se un diritto è stato realmente godu-to, il dovere corrispondente deve essere consumato, mentre se la libertà dinavigare senza indugio è stata realmente esercitata, la nave che sta per affon-dare deve essere stata soggetta alle conseguenze di questa libertà. Mentre ilsistema legale si serve di diversi meccanismi per congiungere i domini ed eli-minare il disequilibrio ex ante, il fallimento del sistema formale legale non èla fine della storia. Ex post, la natura dei beni posizionali implica che le posi-zioni legali devono intendersi come identità contabili. Tale aggiustamento expost può avere diverse soluzioni. Per esempio, i diritti possono aggiustarsicon i doveri, o viceversa. Comunque qualsiasi soluzione intermedia non-cor-ner può anche verificarsi ex post19 e coinvolgere una parziale diluizione didiritti e una parziale limitazione delle corrispondenti libertà.

norberto Bobbio (1990) ha argomentato che la rimodulazione ex post insoluzioni intermedie degli squilibri ex ante è diventato un meccanismo fon-damentale nella formulazione di nuove generazioni di diritti. nuovi diritti –specialmente diritti sociali – sono richiesti e attuati senza stabilire i corri-spondenti doveri e/o i corrispondenti poteri di enforcement sperando chequalche compromesso intermedio possa più tardi prendere piede grazie ad unparziale adeguamento di questi doveri.

nel caso di rapporti giuridici, i legami diacronici tra le posizioni legalisono più forti dei legami di solito sottostanti ad altre complementarietà istitu-zionali. gli individui possono talvolta usare strategicamente il vincolo di scar-sità sociale e altre volte possono non esserne influenzati. Tuttavia questo vin-colo è, comunque, dotato di una propria forza e, in qualche modo, continua afare pressione ex post quando si verificano incoerenze nei rapporti giuridici.

L’affermazione di Bobbio esprime due importanti caratteristiche di law-making. La prima caratteristica è che la produzione di diritto è spesso carat-terizzata dal disequilibrio dovuto alla sovrapproduzione del “lato positivo”dei beni posizionali. La seconda caratteristica è anch’essa dovuta alla naturaposizionale dei rapporti giuridici: la violazione del vincolo di scarsità e ildisequilibrio legale non sono senza conseguenze. Le complementarietà isti-tuzionali forti che caratterizzano le posizioni legali possono essere violate exante solo al costo di conflitti e nuove negoziazioni ex post.

Queste due caratteristiche rafforzano il punto di vista di Bobbio secondocui il disequilibrio legale è diventato una parte integrante dell’attività di law-making: la convergenza verso un equilibrio legale non dovrebbe essere dataper scontata, specialmente in caso di diffusa e drammatica incoerenza tra leposizioni legali ex ante degli agenti. In casi estremi, un forte e persistente

U. Pagano - Posizioni giuridiche e complementarietà istituzionali 19

19 La soluzione Kelseniana, dove il conflitto è risolto dall’appellarsi solo a normative superiori di solitoimplica soluzioni corner. Tipicamente, soltanto i diritti o i doveri saranno coerenti con la norma superio-re. In realtà, possono facilmente emergere, come Bobbio (1990) sostiene, le soluzioni non-corner.

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disequilibrio può screditare l’intero sistema legale e, in certi casi, portare alcollasso del sistema legale20.

4. “Complementarietà istituzionali forti” e sistemi alternatividi posizioni legali

Come Simmonds fa notare:

«[i]l diritto di proprietà è realmente un complesso insieme [bundle] di prete-se-diritti, libertà, poteri e immunità. Un proprietario terriero, per esempio,gode (inter alia) della pretesa-diritto che gli altri non passino sulla sua terra,della libertà di camminare sulla sua terra, dei poteri di trasferire il titolo adaltri, e dell’immunità contro la possibilità di avere il suo titolo modificato otrasferito a causa delle azioni di un altro». (1986:132, nostra traduzione)

L’assegnazione dei diritti di proprietà richiede la realizzazione di un equi-librio legale: il diritto di uso esclusivo di beni privati da parte di taluni indi-vidui deve essere correlato con i doveri di altri di non consumarli. Inoltre lalibertà che i proprietari hanno di scegliere tra i diversi usi dei beni deve esse-re correlata con la soggezione di altri a questa libertà. Analogamente, il pote-re che il proprietario privato ha di trasferire il suo titolo deve essere allinea-to con la responsabilità che gli altri agenti hanno verso questi trasferimenti diproprietà, mentre l’immunità del proprietario contro la possibilità di avere ilsuo titolo modificato o trasferito per azione di un altro individuo deve essereallineata con l’incapacità quest’altro individuo di eseguire queste azioni. Inaltre parole, i vincoli dovuti all’esistenza di scarsità sociale necessariamentecaratterizzano anche l’istituzione dei diritti di proprietà privata.

Un sistema di diritti ben definiti di proprietà è la condizione affinché ildisequilibrio tra le posizioni legali non esista. Quando nella teoria economi-ca si assume che un tale sistema esista (e si considerano poi le condizioni diequilibrio che devono verificarsi per lo scambio concorrenziale dei diritti diproprietà), si suppone anche implicitamente che nessuna risorsa economicasia spesa per stabilire quest’equilibrio legale. Al contrario, l’emergere dell’e-quilibrio legale, che è necessario per definire i diritti di proprietà, è moltocostoso ed ingenti risorse economiche devono essere spese dagli ordinamen-ti pubblici e privati che sono coinvolti in questo compito21. Inoltre la transa-zione dei diritti è parimenti costosa e costituisce un fatto cruciale per com-prendere alcuni dei vantaggi fondamentali della proprietà privata, che nonsono tangibili nell’approccio economico ortodosso.

Studi e Note di Economia, Anno XV, n. 1-201020

20 Quest’osservazione è stata suggerita dal Professor Schafer che mi ha anche sottolineato come tali cir-costanze caratterizzano la sfortunata esperienza della Repubblica di Weimar. 21 Vedi Holmes e Sunstein (1999) e Pagano (2000).

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nel caso di “beni privati puri”, la proprietà privata permette una decen-tralizzazione ottimale delle decisioni perché nessun individuo è soggetto allalibertà di scelta degli altri individui. ogni nuovo insieme di usi che migliorail benessere del proprietario del bene privato necessariamente porta ad unmiglioramento paretiano. Questa qualità della proprietà privata non può esse-re vista in un mondo di costi di transazione nulli, dove gli individui decido-no contemporaneamente e senza discernimenti sui consumi e sugli scambi.nello scenario ortodosso, si trascura la principale qualità della proprietà pri-vata, che è la possibilità di prendere decisioni senza incorrere nei costi ditransazione con altri agenti22. Il costo della transazione può essere tale chel’assegnazione dei diritti di proprietà è proficua anche quando la libertà dataa un individuo nei riguardi della sua proprietà privata implica soggezioni acui altri individui non sono indifferenti.

nel caso dei beni posizionali, di beni pubblici e di beni complementari,l’allocazione dei diritti di proprietà non può “prescindere” dalle decisioni diconsumo e gli scambi con gli altri individui. Un’esternalità dovrebbe esserevista come l’impossibilità dei diritti di proprietà di eliminare le interferenzetra le libertà di due (o più) individui. Comunque, se tale interferenza implicaperdite di benessere ragionevolmente limitate, il diritto di proprietà può anco-ra essere conveniente se i costi per organizzare i medesimi scambi in formediverse da quelle derivanti dalla proprietà privata sono maggiori dei guada-gni ottenuti quando ogni individuo interna lizza correttamente le soggezionicorrelative con il proprio esercizio delle libertà.

Sotto questo aspetto l’allocazione dei diritti di proprietà sulle risorse fisi-che è un importante modo con cui le decisioni economiche sono decentraliz-zate ad altri individui. nel caso di “beni privati puri” la rivalità nell’usoimplica che è preferibile allocare un diritto esclusivo a qualcuno (e i corri-spondenti doveri a non interferire agli altri). Altrimenti, emergeranno inevi-tabilmente conflitti costosi. Allo stesso tempo, una completa esclusione daibenefici e dai costi (un’altra importante caratteristica dei “beni privati puri”)implica che gli altri agenti non sono influenzati dal modo con cui il proprie-tario esercita la sua libertà di consumare e di allocare i beni tra i diversi usi.Per questo motivo, nel caso dei “beni privati puri”, la soggezione alle libertàdei proprietari non ha effetto su altri individui e, per questo motivo, è effi-ciente garantire tali libertà ai proprietari. Analogamente, un terzo soggetto

U. Pagano - Posizioni giuridiche e complementarietà istituzionali 21

22 La proprietà privata sulle risorse fisiche è la maniera più elementare con cui un complessivo equilibriolegale può essere spezzato in sub-sistemi più semplici. Questa qualità della proprietà privata può soloessere apprezzata in un mondo di costi di transazione positivi, dove le interazioni tra questi sistemi sonocostose. In un mondo di costi di transazione positivi la stessa qualità è condivisa da ordinamenti privatipiù complessi o da strutture di governo di più basso livello come le imprese, che integrano le norme for-mali dei sistemi legali. Il tipo di equilibrio legale derivante dalla classificazione di Hohfeld sarebbeimpossibile, se molti agenti che lavorano in questi sub-sistemi non potessero condividere il peso di elimi-nare il disequilibrio legale.

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esogeno non è influenzato dal proprietario e, per la medesima ragione prece-dente, è “ottimo” concedere al proprietario il potere di trasferire il suo titolo,così come l’immunità dall’avere il suo titolo modificato da altri.

Tuttavia, mentre in un mondo di costi di transazione positivi, i pregi delladecentralizzazione della proprietà privata possono rendere preferibile talescelta anche in circostanze che vanno al di là degli stretti limiti dei “beni pri-vati puri”, in molti casi questi stessi limiti ci conducono a delle conclusionidiverse.

Un’analisi più attenta dimostra che in taluni casi è impossibile pretendereche i diritti di proprietà privata possano essere facilmente definiti nel sensoche abbiamo considerato. Ad esempio, prendiamo le difficoltà di definire i“diritti di proprietà” sulla forza-lavoro e le implicazioni che questa difficoltàhanno per gli altri diritti e libertà derivanti dalle “complementarietà istituzio-nali forti” associate alla scarsità sociale.

nella teoria neo-Classica l’attività umana è divisa in due parti: una parteè un argomento della funzione di utilità ed è denominata “tempo libero”, l’al-tra parte è un argomento della funzione di produzione ed è chiamato “lavo-ro”23. nell’approccio standard non c’è nessuna diversità tra l’attività umanae altre merci e, in ambedue i casi, regole simili controllano la definizione e loscambio dei diritti di proprietà. Mentre è generalmente riconosciuto che ilcapitale umano non può essere comprato e venduto, nella teoria economicastandard la rendita del capitale umano non è sostanzialmente diversa dallarendita di altre risorse.

Infatti, in un famoso passaggio Samuelson ha così scritto, “[i]n concor-renza perfetta non conta chi assume chi” (1957:894, nostra traduzione).Questa affermazione sottolinea la perfetta simmetria che esiste, nella teorianeo-Classica, tra le risorse umane e quelle non umane, e l’irrilevanza di unaloro distinzione ai fini della natura dell’impresa, del suo possesso e del tipodi tecnologia, divisione del lavoro e processo lavorativo che prevale all’in-terno di essa. Difatti nell’economia standard la concorrenza perfetta determi-na la stessa allocazione efficiente delle risorse, indipendentemente dalladistribuzione iniziale dei diritti di proprietà, inclusi quei diritti che gli indivi-dui hanno nelle imprese24.

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23 Questa formulazione è dovuta a Walras ed emerse come un compromesso tra il filone britannico e quel-lo austriaco della rivoluzione marginalista. Per la “full story” vedasi Pagano (1985).24 Potremo argomentare con Coase (1937) che nell’affermazione di Samuelson l’impresa, come un mec-canismo di allocazione interna, non esiste, e il possesso di un’impresa da parte di un agente significa sem-plicemente che questo agente ha i diritti per assumere e licenziare. Quando i costi di transazione sono presinel giusto conto, l’impresa dovrebbe essere vista invece come un ordinamento privato (Fuller, 1969). Sullasostanziale equivalenza tra le opinioni di Coase e Fuller vedasi Pagano (2000). Una prima precisa criticadel fatto che la teoria neo-Classica non permetteva un’analisi comparativa di organizzazioni alternative diproduzione fu proposta da Rowthorn (1974).

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L’economia neo-Classica considera un sistema di concorrenza perfettadove i prezzi per tutti i beni esistono, i diritti di proprietà di questi beni sonoben definiti e gli agenti possono scambiare questi diritti senza alcun costo ditransazione. In questa economia gli individui venderanno i loro diritti a que-gli agenti che possono utilizzare i beni, su cui i diritti sono definiti, negli usimarginalmente più profittevoli. Di conseguenza, in condizioni di concorren-za perfetta l’assegnazione finale dei diritti è Pareto efficiente; il valore dellaproduzione è massimizzato ed è impossibile migliorare il benessere di unindividuo senza peggiorare il benessere di altri individui. Inoltre, la tecnolo-gia e l’organizzazione saranno ottimali e indipendenti dall’iniziale distribu-zione dei diritti di proprietà. L’iniziale distribuzione dei diritti di proprietà haimportanza solo nel determinare la distribuzione della ricchezza ma è irrile-vante per la natura dell’organizzazione della produzione. Perciò, un’econo-mia di mercato perfettamente concorrenziale determina endogenamenteun’efficiente allocazione finale di ogni iniziale distribuzione dei diritti di pro-prietà.

In questo contesto domande come “chi possiede l’impresa?” e “chi assu-me chi?” diventano irrilevanti: le tecnologia e l’organizzazione della produ-zione non cambieranno perché, in ogni caso, saranno efficientemente deter-minate dal sistema competitivo.

Si consideri il caso in cui il capitale possiede l’impresa e assume il lavo-ro. I lavoratori affideranno il loro lavoro ai “capitalisti” che possono utiliz-zare la forza-lavoro negli usi dove c’è il margine più produttivo e può quin-di essere pagato il salario più alto. Si consideri adesso il caso in cui il lavo-ratore possiede l’impresa e assume il capitale. In questa circostanza capitali-sti affideranno il loro capitale a quelle cooperative di lavoratori che possonoimpiegarlo in quegli usi più produttivi al margine e che possono quindi cor-rispondere la rendita più elevata. I lavoratori avranno un interesse nell’im-piegare non solo il capitale che hanno ricevuto, ma anche il loro lavoro, inquegli usi dove la produttività marginale è più alta.

In ambedue i casi, in situazione di equilibrio l’organizzazione della pro-duzione sarà tale che la produttività marginale di ogni fattore è la stessa inogni uso e, di conseguenza, tale che la produttività di ogni fattore è massi-mizzata25. In un’economia concorrenziale ogni agente razionale ha incentivosia ad assumere sia ad impiegare ogni risorsa negli usi dove possa creare i

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25 Quando prendiamo correttamente in considerazione le preferenze per gli usi alternativi della forza-lavo-ro, la condizione che la produttività marginale di un fattore è la stessa per ogni uso dovrebbe invece richie-dere che sia la somma tra l’utilità marginale e la produttività marginale del lavoro ad essere la stessa perogni uso. Inoltre, sotto queste condizioni, la massimizzazione della produttività e l’efficienza tecnologicanon sono condizioni necessarie per la massimizzazione del benessere complessivo degli individui, il qualeimplica un’allocazione del lavoro che non coincida con la massimizzazione dei profitti. Su questo puntovedasi Pagano (1983, 1985).

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maggiori vantaggi. Questo permette sia alle cooperative di lavoratori sia alleimprese capitaliste di agire in concorrenza e implica l’equivalenza in terminidi efficienza di queste istituzioni alternative. Un’economia concorrenzialeprovoca sempre un’efficiente organizzazione di produzione. In questo senso,“chi possiede cosa” e “chi assume chi” non hanno rilevanza.

La simmetria tra il capitale e il lavoro è un risultato congiunto di tre assun-ti (che sono spesso non esplicitati nella teoria neoclassica):1. definizione ed enforcement dei diritti di proprietà privata a costo zero;2. trasferimento di questi diritti a costo zero;3. divisione dell’attività umana in tempo libero e lavoro.

Il terzo punto implica che gli uomini possono essere trattati nello stessomodo di altre risorse non umane. Il benessere degli individui è solo assuntoessere influenzato dal tempo che essi prendono per se stessi ma non daltempo che è usato da altri nel processo di produzione. Si assume, quindi, cheil benessere degli individui è influenzato dal lavorare più o meno, ma nondall’assegnazione del loro tempo nella produzione tra diversi usi (fino aquando la quantità di tempo libero non cambia).

In questa struttura, c’è una perfetta simmetria tra il lavoro e le altre risor-se non umane. La sola differenza è che le risorse umane possono essere ancheusate in un processo di produzione addizionale in cui un’unità di lavoro puòessere trasformata in un’unità di tempo libero. Il lavoro è, poi, assegnato trai diversi processi di produzione nello stesso modo come acciaio o ferro – cioèla produttività marginale è la stessa in tutti i possibili usi. In altre parole, ilterzo assunto implica che la parte di tempo umano che è utilizzata da altri puòessere allocata da una semplice regola di massimizzazione del profitto. gliimprenditori possono acquisire la proprietà privata temporanea sul lavoroumano di altri individui; in particolare, possono ottenere un esclusivo dirittodi usare il lavoro di altri individui e una libertà di assegnarlo in accordo coni loro interessi in modo simile a quanto accade nel caso delle risorse nonumane.

Si trascura in questa prospettiva una fondamentale differenza tra le risor-se non umane e il lavoro: non si può affittare la forza-lavoro di una personaad un’altra e andarsene via. I lavoratori non possono essere indifferenti versol’allocazione del tempo di lavoro perché è l’assegnazione di se stessi (propriodegli stessi individui le cui preferenze sono il cardine fondamentale strutturatradizionale!). nel caso del lavoro, la “proprietà privata temporanea” chenasce dal fatto che il capitale assume il lavoro non può implicare le stesselibertà che si hanno nel caso delle risorse non umane. I lavoratori necessaria-mente soffrono della soggezione a questo tipo di libertà.

Questo punto diventa molto evidente quando aggiungiamo anche che gliuomini possono essere soggetti o a un virtuoso processo di imparare dal fareo da un vizioso sistema di logoramento dal fare. Una soggezione ad unalibertà degli imprenditori può avere non solo conseguenze a breve tempo ma

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anche effetti duraturi sul benessere dei lavoratori.Le caratteristiche peculiari del lavoro umano diventano anche più impor-

tanti quando sono associate con due altri punti che di solito non sono ade-guatamente studiati nelle analisi neo-Classiche: che la definizione e l’impo-sizione dei diritti così come il loro trasferimento sono solitamente costosi. Sequesti costi (che possono essere raggruppati sotto la denominazione di costidi transazione) fossero assenti, allora sarebbe possibile avere una transazioneseparata per ogni possibile uso della forza-lavoro. Invece, quando questasoluzione non fosse possibile, le preferenze dei lavoratori dovrebbero avereuna voce che abbia un peso sulla organizzazione del loro lavoro permetten-dogli di investire in un ambiente lavorativo che favorisca un processo diimparare dal fare. L’assegnazione del lavoro non può allora essere semplice-mente vista come esercizio privato di alcuni diritti che danno all’imprendito-re la libertà di imporre condizioni di lavoro. Quando questa libertà senzaregole è concessa, noi abbiamo un modello Marxiano di capitalismo classicodove l’alienazione del lavoro e il sottoinvestimento in capitale umano posso-no essere due indesiderabili conseguenze d’istituzioni che assimilano i rap-porti dell’imprenditore con le altre transazioni della sfera privata.

Una possibile soluzione istituzionale alternativa al capitalismo classicopuò basarsi sul trasferimento dei diritti di controllo dai capitalisti ai lavorato-ri che potrebbero sia affittare il capitale fisico sia prendere in prestito deldenaro e comprarlo. Questa soluzione è equivalente a trasferire il bundle deidiritti che gli imprenditori possiedono sulle macchine e sul lavoro per “pre-starlo” ai lavoratori. In questo caso, i lavoratori – avendo acquisito la libertàdi decidere sull’uso della loro forza lavorativa – potrebbero prendere in dovu-to conto le loro preferenze per il bene lavoro e il potenziamento delle loroabilità nei processi di produzione. In molti casi26 questa potrebbe essere unabuona soluzione. Comunque, essa può rivelarsi molto problematica in indu-strie che fanno un uso intensivo di capitale fisico specifico e il cui deprezza-mento sia difficile da monitorare. In questo caso i capitalisti sarebbero sog-getti alla libertà del management e dei lavoratori di usare (e abusare) del lorocapitale27.

Per questo motivo spesso la protezione dei lavoratori non è stata basata sultrasferimento di una porzione del bundle di diritti dai capitalisti ai lavoratori.Essa ha preso la forma di un unbundling di alcuni diritti di proprietà e la lororedistribuzione a diversi agenti. Tale unbundling e redistribuzione possonoessere visti come un diverso tipo di equilibrio che è caratterizzato da posi-

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26 I vantaggi di questa soluzione sono studiati da Bowles e gintis (1998). Alcuni commenti sui loro risul-tati sono approfonditi in Pagano (1998).27 Similarmente, in queste industrie i finanziatori che hanno prestato il loro capitale contro effetti collate-rali specifici e difficili da monitorare sarebbero esposti ai pericoli di esproprio.

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zioni legali differenti dei capitalisti e dei lavoratori. Queste posizioni legalidevono rispettare le complementarietà istituzionali forti che sono associatecon la scarsità sociale.

nella vita reale delle economie capitaliste i lavoratori hanno spesso acqui-sito due tipi di diritto riguardanti il lavoro che compiono. In alcuni casi (chesono molto frequenti nel company workers capitalism che caratterizza l’eco-nomia giapponese) essi hanno il diritto di essere addetti a lavori non specifi-ci in una particolare organizzazione per un lungo periodo di tempo e, in qual-che caso, fino al pensionamento. In alcuni altri casi (che sono tipici dell'u-nionized capitalism presente spesso nell’industria tedesca) un gruppo di lavo-ratori può avere l’esclusivo diritto di eseguire alcuni specifici lavori in tuttele organizzazioni; la specificazione del contenuto di questi lavori e l’appren-dimento associato, è concordato dai sindacati e dalle associazioni di impren-ditori.

Questi casi corrispondono a tipi diversi di unbundling e redistribuzionedei diritti nelle risorse fisiche da quelli esistenti sotto il “capitalismoTayloristico classico”28 dove i lavoratori non hanno nessuno di questi diritti.Le condizioni di scarsità sociale che caratterizzano un equilibrio legaleimplicano che questo unbundling di diritti richieda una ridefinizione dellerelazioni che determinano la proprietà privata negli asset fisici sotto il capi-talismo classico.

Si consideri per primo il caso del company workers capitalism. Se unlavoratore ha il diritto alla stabilità del lavoro, i proprietari delle risorse mate-riali non hanno la libertà di impiegare le risorse dell’impresa senza quel lavo-ratore. Quindi gli imprenditori non hanno una libertà nell’uso delle risorsefisiche che essi hanno sotto il “capitalismo classico”.

In modo analogo, nel caso dell'unionized capitalism, se solo i lavoratoriche hanno date qualifiche e che appartengono a un dato sindacato hanno ildiritto di lavorare in un dato mercato, i capitalisti non hanno la libertà di uti-lizzare le risorse con altri lavoratori. Inoltre, se le associazioni di imprendi-tori e i sindacati hanno il diritto di specificare il genere dei lavori all’internodelle imprese, allora la proprietà delle risorse fisiche non implica la libertà diimpiegare le risorse con ogni tipo di organizzazione di produzione. Così inmodo simile al company workers company, sotto lo unionized capitalismalcuni diritti goduti sotto il “capitalismo classico” sono unbundled e ridistri-buiti.

I tipi ibridi d'organizzazione implicherebbero una violazione delle condi-zioni di scarsità sociale che caratterizzano gli equilibri legali. Tale situazio-

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28 Per una più precisa definizione di “capitalismo classico”, company workers capitalism e unionizedcapitalism vedi Pagano (1991a). Per una (molto breve) spiegazione dei motivi del perché le tre maggiorieconomie occidentali hanno sviluppato “equilibri organizzativi” alternativi, vedi la sezione conclusiva diPagano (1993).

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ne nascerebbe se i lavoratori si aspettassero un diritto alla stabilità del lavo-ro e/o all’esclusivo accesso e co-definizione di qualche occupazione e con-temporaneamente i proprietari di risorse fisiche si aspettassero invece diavere un’assoluta libertà di impiegare le loro risorse con qualsiasi lavoratore.Mentre talune libertà (come la possibilità di cambiare la collocazione di mac-chine in maniera tale da cambiare il mix dei prodotti) possono ancora esseremantenute dagli imprenditori, certe libertà dovrebbero essere eliminate e rim-piazzate da doveri. Altrimenti, i diritti dei lavoratori non sarebbero in gradodi essere in equilibrio con i doveri degli imprenditori e i primi sarebbero sog-getti all’assoluta libertà degli altri. Un sistema finanziario che è basato sulmeccanismo di take-overs come un meccanismo di controllo ex post a causadi scelte manageriali inefficienti, può richiedere un’assoluta libertà da partedei nuovi proprietari dopo un take-over. Queste libertà sarebbero in una situa-zione di disequilibrio legale nei riguardi dei diritti dei lavoratori che caratte-rizzano le società tipiche del company workers capitalism o dell'unionizedcapitalism.

Per contrasto, il sistema finanziario basato sulle banche, che dipende daun “sistema di diritti di proprietà contingente” di finanziatori (Aoki, 2000),può essere in equilibrio con questi diritti. Infatti, in tale contesto, la libertà deifinanziatori di interferire è limitato al caso in cui il management in carica e ilavoratori della società non sono in grado di rimborsare i loro debiti.

Di conseguenza, i mercati finanziari e del lavoro devono soddisfare con-dizioni di complementarietà istituzionale forte collegate al vincolo di scar-sità sociale che caratterizza gli equilibri legali. I due domini sono anche tenu-ti insieme da condizioni di complementarietà istituzionale deboli nel doppiosenso che:1. nel dominio del mercato finanziario un sistema basato sulle banche è mar-ginalmente meglio rispetto a un sistema dominato dagli azionisti quandoalcune forme di diritti sono date ai lavoratori nel dominio del mercato dellavoro (invece dell’assenza di diritti tipica del sistema classico);2. nel dominio del mercato del lavoro l’assenza dei diritti è marginalmentemeglio dei diritti ai lavoratori quando un sistema basato sugli azionisti pre-vale nel settore del mercato finanziario (invece del sistema basato sulle ban-che).

Le condizioni di complementarietà istituzionali deboli derivano anche dalfatto che ognuna di queste misure economiche deve soddisfare le condizionidi complementarietà istituzionale forte che caratterizzano gli equilibri legali.

Quando le libertà degli azionisti e i diritti dei lavoratori sono messi insie-me, il vincolo di scarsità sociale non è soddisfatto e nascono costosi conflitti.

In modo simile, quando esista un sistema banco-centrico ma privo di dirit-ti per i lavoratori prevale, la libertà di interferenza dei finanziatori potrebbeessere accresciuta senza limitare i diritti dei lavoratori. In questo caso, l'inef-ficienza del mix istituzionale risiede nel fatto che saremmo all'interno del-

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l'insieme possibile che definisce le organizzazioni sociali che soddisfano ilvincolo di scarsità sociale.

Le condizioni di sopramodularità seguono dal fatto che stiamo peggioquando stiamo al di dentro o al di fuori dell’insieme di distribuzione dei dirit-ti che soddisfano il vincolo di scarsità sociale che caratterizza gli equilibrilegali.

5. Complementarietà istituzionali “deboli” ed equilibri organizzativi

Mentre le relazioni di complementarietà istituzionale forti associate congli equilibri legali implicano l’esistenza di complementarietà istituzionalideboli tra le posizioni legali, in generale le complementarietà istituzionalideboli possono anche esistere indipendentemente dalle complementarietàistituzionali forti. In particolare, ogni sistema di posizioni legali può esserecollegato da relazioni di complementarietà deboli alle tipologie delle risorse(i.e. la tecnologia) che sono oggetto dei rapporti giuridici. Queste relazionisono deboli nel senso che non devono soddisfare il vincolo di scarsità socia-le che caratterizza gli equilibri legali anche se ovviamente esse hanno unruolo molto importante nel determinare la fattibilità economica di un parti-colare equilibrio giuridico.

Le relazioni tra i diritti e la tecnologia sono state tradizionalmente moltocontroverse. Esse erano il nocciolo della teoria Marxiana della storia e hannoattratto recentemente l’attenzione degli economisti sia neo-Istituzionalisti siaRadicali che hanno posto l’accento sulle direzioni di causa tra i diritti e la tec-nologia. L’approccio neo-Istituzionalista e quello Radicale dovrebbero esse-re visti come complementari e ambedue strumentali per interpretare l’assun-to di doppia neutralità che caratterizza la frase di Samuelson. Ambedue gliapprocci contribuiscono a capire come diversi sistemi di diritti e tecnologiepossono essere complementi istituzionali e causare l’esistenza di equilibriorganizzativi multipli.

In un mondo di costi di transazione positivi, la tecnologia cessa di essereneutrale. L’impiego di fattori differenti è facilmente associato con i costi diagenzia perché alcuni fattori saranno relativamente più costosi da monitora-re e da salvaguardare contro i rischi di investimenti specifici. Considerate ilcaso in cui abbiamo solo due fattori: fattore 1 e fattore 2. Il costo di agenziache il fattore 1 deve sostenere per impiegare il fattore 2 sarà in generale diver-so dal costo che il fattore 2 sostiene quando impiega il fattore 1. Definiamoora con T1 e T2 due tecnologie, in cui T contiene una più alta intensità delfattore 1 relativamente a T2. Indichiamo adesso con P1 il sistema dei diritti diproprietà dove 1 assume 2 e indichiamo con P2 il sistema dei diritti di pro-prietà dove 2 assume 1. La scelta tra P1 e P2 avviene in un dominio P dovegli agenti ricercano il miglior sistema di diritti di proprietà tenendo contodella prevalente tecnologia. Per contrasto, la scelta tra T1 e T2 avviene in un

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dominio T dove agenti (come manager, ingegneri, etc.) ricercano la miglioretecnologia dato il prevalente sistema dei diritti di proprietà.

Possiamo ora dimostrare che le relazioni tra le tecnologie e i diritti di pro-prietà soddisfano le seguenti condizioni:1. il beneficio addizionale di avere il sistema P1 di diritti di proprietà invecedel sistema P2 nel dominio P è maggiore quando la tecnologia T1 (invecedella T2) è scelta nel dominio T.2. il beneficio addizionale di avere la tecnologia T1 invece della tecnologia T2

nel dominio T è maggiore quando il sistema P2 di diritti di proprietà (invecedel sistema P1) è scelto nel dominio P.

In altre parole, le condizioni (1) e (2) soddisfano le condizioni di sopra-modularità discusse nella sezione 3. In particolare, la condizione (1) discus-sa in questa sezione coincide con ciò che può essere indicato come l’assuntoneo-Istituzionalista29: un sistema P1 di diritti di proprietà è marginalmentemigliore del sistema P2 se, data la tecnologia, si permette il massimo rispar-mio sui costi di agenzia; questo implica che nel dominio T la tecnologia pre-valente è T1 (invece di T2). Infatti con tecnologia T1 i costi di agenzia fron-teggiati da 2 sono maggiori di quelli che 2 avrebbe con tecnologia T2. Di con-seguenza, il relativo vantaggio di P1 su P2 incrementa quando T1 (invece diT2) è impiegato nel dominio T.

Il significato economico della condizione (2) è del tutto simile e coinci-dente con ciò che è stato qui30 indicato come l’assunto radicale. Difatti, unatecnologia T2 è marginalmente migliore di una tecnologia T1 se permette dirisparmiare un po’ di più (o di sprecare un po’ di meno) sui costi di agenzia.Quando il sistema P2 di diritti di proprietà (invece di P) prevale nel dominioP, (porzioni di) i costi di agenzia dell’impiego del fattore 2 sono risparmiati,mentre i costi di agenzia dell’impiego del fattore 1 sono (completamente)pagati. Così, il vantaggio relativo della tecnologia T2 su T1 incrementa quan-do P2 (invece di P1 ) è adottato nel dominio P.

Di conseguenza, (P1:T1) e (P2:T2) soddisfano le condizioni di supermo-dularità e possono dare origine a equilibri organizzativi31 multipli o, in altreparole, possono essere complementi istituzionali.

È evidente il carattere auto-rafforzante di questi equilibri. P1 è rafforzato dalla prevalenza di T1 nel dominio T, e T1 è rafforzato dalla

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29 Essa è chiaramente collegata ai lavori originali di Alchian e Demsetz (1972) e Williamson (1985).30 Vedasi anche Pagano (1991b, 1993, 2001), Pagano e Rowthorn (1994, 1996).31 gli equilibri organizzativi definiscono situazioni dove la tecnologia è ottimale dati i diritti di proprietàe i diritti di proprietà sono ottimali data la corrente tecnologica. L’analisi formale dell’equilibrio organiz-zativo dimostra le precise condizioni sotto cui possiamo avere equilibri organizzativi multipli; vedasiPagano (1991b, 1993) e Pagano e Rowthorn (1994, 1996). Per un’applicazione del concetto di equilibriorganizzativi alla rivoluzione industriale vedi Vespasiani (2008) mentre per un’applicazione alle conse-guenze della tecnologie informatiche vedi Earle, J., U. Pagano e M. Lesi (2006).

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prevalenza di P1 nel dominio P. Analogamente, P2 è rafforzato dalla preva-lenza di T2 nel dominio T, e T2 è rafforzato dalla prevalenza di P2 nel domi-nio P. Mentre la nostra analisi è strutturata in un contesto con due fattori, que-sta caratteristica di autorafforzamento continua ad essere valida anche quan-do il sistema è reso più complicato dalla presenze di più di due fattori, piùtecnologie e sistemi più sofisticati di diritti di proprietà.

In generale, l’unbundling e la redistribuzione dei diritti (i.e. tipico delleforme di capitalismo non-classico che abbiamo considerato nella precedentesezione) probabilmente riducono gli incentivi dei proprietari del capitale nel-l’investire in risorse fisiche con high-agency-cost, per cui il deprezzamentouser-induced non può essere ricollocato in usi alternativi. Comunque, lo stes-so unbundling e redistribuzione dei diritti hanno effetti e incentivi positivi suicosti di agenzia del capitale umano. nel caso di “workers company” la stabi-lità del lavoro può favorire investimenti specifici in capitale umano dell’im-presa che sono tutelati dalla minaccia di opportunismo dei capitalisti nel casodi fallimenti. E, nel caso di “capitalismo sindacalizzato” l’inquadramentorigido dei posti di lavoro in tutte le imprese, salvaguardando la generalità del-l’apprendimento acquisito dal fare, favorisce gli investimenti in capitaleumano che possono essere utilizzati in altre imprese in caso di licenziamen-to (o, in altre parole, questo sistema di diritti crea un mercato per lavoratorispecializzati)32. In ambedue i casi, il senso di appartenenza a un’impresa o adun sindacato, e la soddisfazione di apprendere dal fare dovrebbero renderemeno costosi i lavori che sarebbero “più difficili da monitorare”.

In tal modo, tecnologie caratterizzate da lavori facili da monitorare e nonspecializzati e capitale altamente specifico e difficile da monitorare produco-no risultati marginalmente migliori (rispetto a tecnologie alternative) quandoun sistema dei diritti di capitalismo classico prevale nel dominio dei diritti diproprietà. In questo senso, possiamo pensare che la direzione di causa dadiritti a tecnologie si mantiene anche per casi più complessi. Ciò vale ancheper l’opposta direzione di causalità (dalla tecnologia ai diritti). Possono,quindi, facilmente emergere dei meccanismi di auto-rafforzamento che pos-sono generare una molteplicità di equilibri organizzativi.

Si osservi che l’unbundling e la redistribuzione dei diritti possono condi-zionare la natura delle risorse che vengono impiegate.

Sia nel workers company capitalism, sia nell'unionized capitalism, l’un-bundling dei diritti dei capitalisti può causare il sotto-impiego di capitale fisi-co con alti costi di agenzia. A sua volta, questo sotto-impiego può rendere il

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32 Così, i sindacati e le associazioni di imprenditori che sono di solito visti come ostacoli al funzionamentosenza intoppi di efficienti mercati possono, allo stesso tempo, essere precondizioni per un sistema di dirit-ti di proprietà che consente l’esistenza di mercati per il lavoro specializzato. Su questo punto vedi sezio-ne 4 di Pagano (1991a).

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valore di questo capitale minore di quei diritti in capitale fisico ridistribuiti ailavoratori. Se questo nuovo contesto di diritti persiste per un periodo suffi-cientemente lungo, allora si dovrebbe verificare una minore intensità delcapitale ad alta specificità, che è coerente con il nuovo assetto proprietario.

Un simile processo di autorafforzamento tra la natura del capitale umanoe i diritti si verificherà sia sotto un “capitalismo di workers company”, siasotto un “capitalismo sindacalizzato”.

nel primo caso, l’aumentato impiego di capitale umano specifico aumen-terà a sua volta il valore dei diritti nell’impresa per i lavoratori.

nel secondo caso l’aumentato impiego a carattere generale (ma con moltealternative nel mercato) indurrà i lavoratori a dare un valore più grande aidiritti che il loro sindacato possiede negli scambi tra queste alternative.

Sotto ambedue i sistemi i lavoratori avranno un incentivo ad acquisire laconoscenza che può essere utile per svolgere il loro lavoro; per contrastodecresceranno gli incentivi dei managers e dei capitalisti ad acquisire laconoscenza per dirigere il processo lavorativo.

In altre parole, in entrambi i casi, l’unbundling e la redistribuzione deidiritti nelle risorse fisiche tenderà anche ad indurre una diversa tecnologiacomplementare caratterizzata da una diversa distribuzione delle caratteristi-che specifiche e delle informazioni. Allo stesso tempo, questi tipi alternatividi tecnologie possono rendere l’unbundling e la redistribuzione dei diritti piùo meno conveniente e possono favorire sistemi di diritti complementari.

6. Conclusioni

Mentre i diritti che emergono nel dominio del mercato del credito e neldominio del mercato del lavoro devono soddisfare le condizioni di comple-mentarietà istituzionale forte che caratterizzano gli equilibri legali, il rappor-to tra i diritti e la tecnologia di ogni sistema può soddisfare solo condizionidi complementarietà istituzionale debole.

nel primo caso le condizioni di sopramodularità, derivanti dal vincolo discarsità sociale che caratterizza le relazioni legali, implicano che il disequi-librio è costoso: le diverse posizioni legali hanno rendimenti marginalmentemaggiori se ex ante corrispondono all’equilibrio legale. Altrimenti, un dise-quilibrio costoso nascerà ex post e diminuirà i benefici che nascono da que-ste posizioni legali.

nel secondo caso, diverse posizioni legali (prese complessivamente e chepossono eventualmente definire un equilibrio legale) hanno rendimenti mar-ginalmente maggiori nel proprio dominio quando sono coerenti con l’equili-brio organizzativo derivante dalla natura della tecnologia e le caratteristichedelle risorse (che sono formate da decisioni prese in altri domini). Qui le con-dizioni di sopramodularità non provengono dai costi dei conflitti ex post, madal fatto che i benefici che nascono da un certo insieme di posizioni legali

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sono marginalmente maggiori quando corrispondono ad una certa tecnologia(invece di talaltra) e viceversa. In questo caso la discrepanza tra diritti e tec-nologie o disequilibrio organizzativo, è soltanto indirettamente costoso: gliindividui non sono direttamente implicati nei conflitti di un qualche disequi-librio, ma possono migliorare il loro benessere muovendosi verso situazioniin cui le scelte nei diversi domini si adattano l’una con l’altra. In questo sensonoi ci siamo riferiti ad una complementarietà istituzionale debole e si ritieneche può essere utilmente distinta dai casi di complementarietà istituzionaleforte che nascono dalla scarsità sociale.

Si dovrebbero, tuttavia, considerare dei livelli più comprensivi di com-plementarietà istituzionale dove complementarietà “forti” e “deboli” siinfluenzano l’una con l’altra.

Abbiamo visto che la natura posizionale dei rapporti giuridici implica unacostante creazione di poteri e disequilibri legali incoerenti. Così un disequi-librio legale spesso può causare un disequilibrio organizzativo e processi chenon sono limitati alle relazioni esistenti tra diverse posizioni legali. In modosimile lo sviluppo tecnologico può spesso causare situazioni di disequilibrioorganizzativo che impediscono una sicura attribuzione dei diritti. E' possibi-le che il sistema si muova in modo ordinato verso una nuova coerente attri-buzione dei diritti che si adatta alla nuova tecnologia. non si può tuttaviaescludere il caso in cui un disequilibrio organizzativo finisca con il causareun disequilibrio legale.

In altre parole, il sistema può facilmente essere soggetto ad una dinamicamolto complessa dove le complementarietà “deboli” interagiscono con le“forti”, e viceversa. Questo articolo si é limitato a prendere in esame le diver-se tipologie di complementarietà istituzionali separando le une dalle altre. Inquesto senso, esso può solo rappresentare un lavoro preliminare per lo studiodi queste complesse interazioni.

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