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17 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA n. 8 | maggio | 2013 1. Questo progetto, promosso dall’Agence Nationale de la Recherche e dall’École française de Rome dal 2006 al 2010, è stato diretto da Jean-François Bernard. Hanno collaborato la Soprintendenza comunale di Roma, l’Escuela española de historia y arqueologia de Roma, la Sapienza-Università di Roma e l’Università di Tor Vergata. Si è concluso con un convegno tenutosi dal 21 al 24 giugno 2010 all’École française de Rome. 2. Il progetto di ricerca si è svolto in contemporanea con i lavori di ristrutturazione dell’intero edifico e in particolare del risanamento e riconversione delle cantine. 3. La pubblicazione è prevista per la fine dell’anno 2013; l’esplorazione archeologica sarà l’oggetto di un altro volume. Colini1943. di Martine Dewailly 1 , Julie Leone 2 , Edwige Lovergne 3 , Jacopo Russo 4 , Claudio Taffetani 5 Piazza Navona: l’esplorazione archeologica nelle cantine dell’École française de Rome Tornano alla luce le architetture dello Stadio di Domiziano SUMMARY. Piazza Navona: archaeological exploration in the basement of the École française de Rome. The Stadium of Domitian has revealed new secrets following the study of the basement of the École française de Rome, in Piazza Navona number 62, as part of the project “Piazza Navona - Du stade de Domitien à l’actuelle Piazza Navona, genèse d’un quartier de Rome”. For the first time stratigraphic excavations have been carried out at this historic site in Rome and, although the examined building occupies a limited space with respect to the dimensions of the Stadium – the plan of which is left intact by present Piazza Navona – the conclusions that have been drawn are very important. The most relevant part of this archaeological study is undoubtedly the discovery of numerous perfectly preserved architectural remains of the Stadium of Domitian; at the same time it was possible to observe how the building has been used for athletic contests for a short period of time. In fact, the excavations have shown abandonment and occupation by artisans starting at the beginning of the 4th century. Moreover, the different phases of use of the space have been studied – funerary use, residential use from the Middle Ages till today with adaptations and/or alterations of the ancient structures – a destiny common to all monuments of Imperial Rome. N ell’ambito del progetto “Piazza Navona - Du stade de Domitien à l’actuelle Piazza Navo- na, genèse d’un quartier de Rome” 1 , l’immo- bile sito al numero 62 dell’omonima piazza si è rivelato un perfetto esempio della complessa storia costruttiva di questo luogo storico di Roma 2 . Come si deduce dal titolo, questo programma di ricerca ha interessato numerosi edifici e diverse tematiche: la chiesa di sant’Agnese, lo stadio e l’O- deion di Domiziano, l’uso e la funzione della piazza, l’urbanistica del Campo Marzio - dall’età repubblica- na alla fine dell’antichità – e le loro trasformazioni dal Medioevo al XIX secolo 3 . L’immobile attuale è situato in corrispondenza della curva nord-est dello stadio di Domiziano, cioè nel punto di collegamento tra il lato lungo orientale e l’emiciclo del monumento antico. Come si può os- ¹Responsabile del Laboratorio di Archeologia dell’École française de Rome: [email protected]; ²Université d’Aix- Marseille; ³ Université de Paris I - Università di Sassari; 4 Università di Roma Tor Vergata; 5 Université d’Aix-Marseille - Università di Roma Tre.
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Piazza Navona: l’esplorazione archeologica nelle cantine dell’École française de Rome

Mar 05, 2023

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Page 1: Piazza Navona: l’esplorazione archeologica nelle cantine dell’École française de Rome

17ARCHEOLOGIA SOTTERRANEAn. 8 | maggio | 2013

1. Questoprogetto,promossodall’Agence Nationale de la Rechercheedall’École française de Romedal2006al2010,èstatodirettodaJean-FrançoisBernard.HannocollaboratolaSoprintendenzacomunalediRoma,l’Escuela española de historia y arqueologia de Roma,laSapienza-UniversitàdiRomael’UniversitàdiTorVergata.Sièconclusoconunconvegnotenutosidal21al24giugno2010all’École française de Rome.

2. Ilprogettodiricercasièsvoltoincontemporaneaconilavoridiristrutturazionedell’interoedificoeinparticolaredelrisanamentoericonversionedelle cantine.

3. Lapubblicazioneèprevistaperlafinedell’anno2013;l’esplorazionearcheologicasaràl’oggettodiunaltrovolume.Colini1943.

di Martine Dewailly1, Julie Leone2, Edwige Lovergne3, Jacopo Russo4, Claudio Taffetani5

Piazza Navona:l’esplorazione archeologica nelle

cantine dell’École française de RomeTornano alla luce le architetture dello Stadio di Domiziano

SUMMARY. Piazza Navona: archaeological exploration in the basement of the École française de Rome. The Stadium of Domitian has revealed new secrets following the study of the basement of the École française de Rome, in Piazza Navona number 62, as part of the project “Piazza Navona - Du stade de Domitien à l’actuelle Piazza Navona, genèse d’un quartier de Rome”.For the first time stratigraphic excavations have been carried out at this historic site in Rome and, although the examined building occupies a limited space with respect to the dimensions of the Stadium – the plan of which is left intact by present Piazza Navona – the conclusions that have been drawn are very important.The most relevant part of this archaeological study is undoubtedly the discovery of numerous perfectly preserved architectural remains of the Stadium of Domitian; at the same time it was possible to observe how the building has been used for athletic contests for a short period of time. In fact, the excavations have shown abandonment and occupation by artisans starting at the beginning of the 4th century.Moreover, the different phases of use of the space have been studied – funerary use, residential use from the Middle Ages till today with adaptations and/or alterations of the ancient structures – a destiny common to all monuments of Imperial Rome.

Nell’ambito del progetto “Piazza Navona - Du stade de Domitien à l’actuelle Piazza Navo-na, genèse d’un quartier de Rome”1, l’immo-bile sito al numero 62 dell’omonima piazza si

è rivelato un perfetto esempio della complessa storia costruttiva di questo luogo storico di Roma2.

Come si deduce dal titolo, questo programma di ricerca ha interessato numerosi edifici e diverse tematiche: la chiesa di sant’Agnese, lo stadio e l’O-

deion di Domiziano, l’uso e la funzione della piazza, l’urbanistica del Campo Marzio - dall’età repubblica-na alla fine dell’antichità – e le loro trasformazioni dal Medioevo al XIX secolo3.

L’immobile attuale è situato in corrispondenza della curva nord-est dello stadio di Domiziano, cioè nel punto di collegamento tra il lato lungo orientale e l’emiciclo del monumento antico. Come si può os-

¹ResponsabiledelLaboratoriodiArcheologiadell’ÉcolefrançaisedeRome:[email protected];²Universitéd’Aix-Marseille;³UniversitédeParisI-UniversitàdiSassari;4UniversitàdiRomaTorVergata;5Universitéd’Aix-Marseille-UniversitàdiRomaTre.

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servare nel rilievo eseguito nei primi del Novecento da O.Visca4, i resti antichi dell’area indagata in que-sti anni erano ancora poco conosciuti (Fig. 1a); oggi, le strutture visibili dello stadio sono notevolmente aumentate (Fig. 1b).

L’indagine archeologica dell’École française de Rome si è svolta in tre campagne di scavo; nel 2006, l’indagine si è realizzata in un’area ridotta relati-va all’ambulacro esterno5 e alla grande aula situa-ta sotto la summa cavea dello Stadio; nel 20086 e 20097, negli ambienti situati sotto l’ima cavea: l’au-la a pilastri nord, l’ambiente con la scala d’accesso al piano di calpestio dell’ambulacro interno ed alla prima gradinata, l’aula a pilastri sud e l’ambulacro

Fig. 1a. Pianta dello Stadio di Domiziano, emiciclo: il rilievo dei resti esistenti effettuato da Visca con la localiz-zazione dell’immobile sito in Piazza Navona 62.

Fig. 1b. Pianta dello Stadio di Domiziano, emiciclo: le strutture visibili oggi.

4. Colini1943.5. Dewailly2006.6. Dewailly2008.7. Dewailly2009.

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mediano (Fig. 2). Recentemente, nel 2011-2012, i la-vori di valorizzazione delle cantine hanno dato la possibilità di eseguire alcune importanti operazioni di scavo8.

A causa di un abbassamento generale del suolo delle cantine di 0,70 m circa, realizzato negli anni ’70 del Novecento, dopo l’acquisto dell’immobile da parte dell’École française de Rome, gran parte delle strutture costruite tra il XVI e il XIX secolo hanno perso ogni relazione stratigrafica con i loro livelli di calpestio, di abbandono o di distruzione. Difatti, ancora oggi si può vedere una serie di muri di quei secoli che conservano le loro fondazioni al di sopra della quota pavimentale attuale, illustrando così va-rie fasi di ristrutturazione dell’immobile.

In diversi punti le murature delle cantine con-servano tuttora l’alzato delle strutture antiche dello stadio. Lo scavo ha messo in luce, fino alle fondazio-ni, la parte dei muri e dei pilastri rimasta interrata, evidenziando in queste parti l’originario apparato decorativo in stucco.

Non è stato trovato nessun elemento riferibile alla pavimentazione degli ambienti antichi, ad ec-cezione di tre grandi lastre di travertino pertinen-ti la facciata dello stadio, simili a quelle conservate

nell’emiciclo esplora-to da Colini9 e all’in-gresso monumentale sul lato est dello sta-dio scavato da Gatti10 durante i lavori per l’allargamento della Corsia Agonale.

Attualmente, sol-tanto un ambiente situato sotto l’ima ca-vea e corrispondente alla metà settentrio-nale dell’aula a pila-stri nord dello stadio, ha conservato il livel-lo di calpestio delle cantine del XX secolo ed ha fornito una se-quenza stratigrafica di riferimento (Fig. 3).

Fig. 2. Pianta dello Stadio di Domiziano, emiciclo: la pian-ta ricostruita da Gismondi con la localizzazione (in rosso) dell’immobile sito in Piazza Navona, 62.

8. Dewailly2013.9. Colini1943,p.70-72.10. Gatti1934,p.172-174.

Fig. 3. Aula a pilastri nord: la sequenza stra-tigrafica (foto EFR).

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Rivivendo lo scavoCi proponiamo, grazie a questa sequenza stra-

tigrafica, di ripercorrere lo scavo osservando allo stesso tempo le analogie o/e le differenze strati-grafiche e cronologiche riscontrate tra gli ambien-ti indagati: quelli situati sotto l’ima cavea, oggetto di uno scavo più estensivo, e quelli situati sotto l’ambulacro mediano e la summa cavea indagati invece su superfici più ridotte.

Lo scavo della metà settentrionale dell’aula a pilastri nord è iniziato con il rinvenimento di un livello di vita anteriore al 1970. Si è osservato che la quota del suolo, di terra compattata, è rimasta la stessa tra il XVIII e il XX secolo.

Sono stati invece eseguiti diversi lavori che testimoniano l’esigenza di consolidare la stati-cità dell’immobile11 sia in questo ambiente con l’aggiunta di contrafforti, sia negli altri ambien-ti con il raddoppiamento di diversi muri; ulterio-ri interventi di sistemazione, come l’aggiunta di murature per dividere o chiudere i passaggi anti-chi, sono stati eseguiti in tutti i vani delle cantine.

A partire dal XVIII secolo, il pianoterra dello stadio antico viene utilizzato come cantine ed il livello abitativo è posto circa due metri al di sopra.

Nei diversi ambienti sotterranei, si sono trovate le vestigia di murature appartenenti a pozzi neri

11. Probabilmentecompromessainseguitoadun’importanteesondazionedelTeverecomesuggeriscelospessostratodiargillasottoilsuolopiùrecente(Fig.3).

Fig. 4a. Grande aula, la cisterna nell’angolo sud-ovest (foto EFR PN230N).

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e resti di discendenti in terracotta. Nel XIX secolo venne costruita una cisterna nell’angolo sud-ovest della grande aula situata sotto la summa cavea (cfr. Fig. 1b,1) che riversa le sue acque in una vaschetta attraverso un rubinetto di bronzo (Figg. 4a e 4b).

Il Rinascimento è testimoniato, nell’aula a pilastri nord, da un piano di frequentazione ricco di materiale ceramico di metà XVI - inizio XVII se-colo (cfr. Fig. 3) e da una modifica dell’ambiente interno attraverso un abbassamento di quota che ha comportato la rasatura di un muro del XII seco-lo e di due pilastri antichi; di questi, quello più a sud sarà rasato nuovamente nel 1970 come testi-

monia la sua conservazione al di sotto del livello pavimentale delle cantine attuali12. Lo scavo nella grande aula situata sotto la summa cavea ha do-cumentato un riuso dell’ambiente con una vasca o un’area a tenuta stagna alla quale si accedeva tramite quattro gradini (cfr. Fig. 1b,2).

Nel resto delle cantine, l’epoca rinascimentale è testimoniata in diversi punti da alcuni immon-dezzai: nella sala a pilastri sud lungo il muro ovest, nella parte nord dell’ambulacro mediano e nel vano sud della grande scala situata sotto la summa cavea e che permetteva di proseguire con la secon-da rampa.

12. Questadupliceoperazionedirasaturadeipilastriantichisièverificataanchenell’aulaapilastrisud;siconservanoinveceinteramenteipilastrichedelimitanoaovestl’ambulacromediano.

Fig. 4b. Particolare del rubinetto di bronzo (foto EFR PN205N).

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Nella porzione sud dell’ambulacro mediano, lo scavo si è fermato su un pavimento in opus spicatum (Fig. 6 e cfr. Fig. 1b,3), suggerendo che l’ambulacro costituiva un vicolo a cielo aperto. Una piccola lacu-na nel pavimento ha permesso di indagare lo strato sottostante che ha restituito del materiale ceramico

del XV secolo; invece lo strato che lo copriva conte-neva del materiale ceramico datato tra la seconda metà del XVI e l’inizio del XVII secolo. Questo vicolo a cielo aperto era dunque in uso tra il XV e il XVI secolo.

Si nota anche l’usura dell’angolo nord-est del pi-

13. IconfrontiperilnostromaterialesonoconlaCryptaBalbi(RiccieVendittelli2010),maancheconaltricontesti,comeadesempioTrinitàdeiMonti(Bonasera2009)ePalazzodellaCancelleria(Termini2009).

Fig. 5a. Maiolica rinascimentale: produzioni della Toscana, dell’Umbria e della Spagna. Ceramica acroma

TESTIMONIANZE CERAMICHE DA UN IMMONDEZZAIO RINASCIMENTALE(Jacopo Russo)

L’immondezzaio rinvenuto nel vano sud della grande scala ha restituito materiale ceramico datato alla metà del Cinquecento. Non è possibile legare questo immondezzaio ai relativi livelli di vita e/o strutture abitative, ma lo studio del materiale consente di distinguere differenze qualitative che pro-babilmente corrispondono a diversità sociali dei suoi fruitori. Infatti gran parte del materiale, costitu-ito prevalentemente da maioliche, si caratterizza per l’alta qualità decorativa.

Piatti, scodelle, ciotole e boccali rimandano alla produzione locale, nonché toscana, umbra e, con minore frequenza, spagnola (Fig. 5a). Accanto a questi oggetti certamente di lusso, la fossa ha restitui-to anche un servizio di uso più comune costituito da ciotole, catini e boccali esclusivamente smaltati in bianco, ma qualitativamente più scadenti. Di rilievo è anche il rinvenimento di un piccolo salvadanaio in ceramica depurata, probabilmente rotto per prelevarne il contenuto (Fig. 5b).

Lo studio del materiale rinascimentale permetterà dunque di delineare un quadro socio-culturale della comunità che risiedeva in questa porzione della Piazza e, più in generale, di ampliare le nostre conoscenze sul ruolo della Roma rinascimentale inteso come centro produttore e consumatore di manufatti ceramici13.

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lastro antico, interamente visibile ancora oggi, poco sotto il livello del pavimento fino ad un metro circa al di sopra: questa usura potrebbe essere dovuta al passaggio di carri.

Nel Medioevo, dalla seconda metà del XIV agli inizi del XV secolo, il livello d’occupazione, purtrop-po assente, era posto ad una quota superiore: questo livello è stato obliterato in seguito all’abbassamento del piano in epoca rinascimentale. Un immondezza-io, messo in luce a ridosso del pilastro nord-ovest

dell’aula a pilastri nord (cfr. Fig. 1b,4), conteneva numerosi frammenti di vasellame di maiolica arcaica e di ceramica comune databili tra 1350 e 145014.

Un altro importante immondezzaio, coevo al precedente, è stato trovato tra il muro di confine sud dell’immobile e le vestigia del muro nord della scala che conduceva alla gradinata dell’ima cavea.

Nella seconda metà del XII secolo, avviene un’im-portante operazione di riporto di terra16, con uno spessore medio di 0,50 m di cui resta testimonianza

14. Russo2009,Appendice4,p.313-314.

Fig. 5b. Maiolica rinascimentale: salvadanaio (foto EFR).

Fig. 6. Ambulacro mediano, il pavimento in opus spicatum (foto EFR PN906N).

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nell’aula a pilastri nord. A sud, un muro di pietre a secco, orientato ovest-est, si appoggia al terreno di

riporto e collega il pilastro antico al piedritto dell’a-pertura ad arco che dava accesso all’ambulacro in-

15. Ancheinquestocaso,periconfrontidelmaterialerinvenutoilrimandoèallaCryptaBalbiealForodiNerva(SantangeliValenzanietal.2002)ediTraiano(Luccerini2006).

16. IlriportoditerracontenevaunagrandequantitàdimaterialeceramicoomogeneoedatatoalIV°eV°secolo.Lovergne2009.Appendice1,p.309-310.

Fig. 7. Ciotole, scodelle, boccali e catini da mensa (foto EFR).

NUOVI MODI DI STARE A TAVOLA E CUCINARE (Jacopo Russo)A ridosso del muro della scala che conduceva all’ima cavea, è stata rinvenuta una fossa datata alla seconda

metà del Trecento – prima metà del Quattrocento. Non conosciamo la reale estensione di questo “butto”, tagliato a sud da una trincea di fondazione, ma la quantità di materiale rinvenuto è davvero cospicua e ci offre uno spac-cato della vita quotidiana nel centro di Roma negli anni successivi alla Peste Nera del Trecento15.

Possiamo leggere infatti, attraverso la ceramica, sia i cambiamenti legati al modo di cucinare, sia quelli legati al modo di stare a tavola, vissuto ora come un momento estremamente importante per le classi medio-alte. Nella ceramica da mensa (Fig. 7) sono attestate in maiolica arcaica grandi quantità di boccali e soprattutto ciotole, for-ma questa destinata al consumo individuale del cibo che in precedenza veniva servito quasi esclusivamente in un piatto comunitario al centro della tavola. La presenza di lussuose ciotole decorate a lustro importate dalla Spagna, oggetto in questi anni di un commercio piuttosto intenso, impreziosiva ulteriormente la mensa. Il rinvenimento di catini con invetriatura monocroma verde, usati probabilmente per il lavaggio delle mani durante il pasto, è un’ulteriore testimonianza di un maggiore decoro nello stare a tavola.

Per quanto riguarda la ceramica da cucina, si sottolinea la grande quantità di vasellame invetriato interna-mente che la nostra fossa ha restituito. Si tratta soprattutto di olle destinate alla cottura di cibi come minestre o stufati. In minori quantità sono attestati anche tegami usati per umidi e fritti e boccali per il riscaldamento di liquidi come vini o tisane. La presenza dell’invetriatura su questi manufatti, oltre ad evidenziare un notevole miglioramento qualitativo rispetto al più comune pentolame acromo, offriva vantaggi anche dal punto di vista igienico. Infatti, il rivestimento interno permetteva che la ceramica non si impregnasse dei liquidi, trasmettendo così sapori ai cibi.

La varietà delle forme e la qualità della ceramica da mensa e da cucina evidenziano un cambiamento negli usi alimentari e nel consumo dei cibi.

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terno dello stadio. Questo muro determina uno spazio dove si è evidenziato un livello di frequen-tazione databile, con il materiale ceramico, dal IX al XII secolo.

Il riporto di terra non è stato ritrovato negli am-bienti situati sotto la summa cavea: al livello di occu-pazione tardo-antico si sovrappone una fase di vita di epoca rinascimentale. Fa eccezione una struttura semicircolare appoggiata contro il muro sud della grande aula e da riferire probabilmente a un’ope-razione edilizia realizzata nel VIII secolo (Fig. 8).

L’Alto Medioevo è testimoniato nelle due aule a pilastri con una fase di frequentazione dello spa-

zio a uso funerario (Figg. 9a e 9b) sigillata dal ripor-to di terra. Nell’aula a pilastri nord sono state tro-vate otto sepolture - sei in fossa semplice (di cui due sconvolte) e due tombe a cappuccina-, e nell’aula a pilastri sud, due in fossa semplice ed una tomba a cappuccina. Le sepolture si datano tra il VI e l’inizio del VII secolo17.

Nella Tarda Antichità, lo strato di abbandono nel quale sono state ricavate le sepolture copre una serie di livelli di calpestio riferibili al IV secolo.

Sotto questi livelli è apparso un imponente stra-to di frammenti di marmi colorati - giallo antico, ci-pollino, pavonazzetto, africano - posti di piatto su

17. LesepolturesonostatestudiatedaCarlaCaldarini(ServiziodiAntropologiadellaSoprintendenzaSpecialeperiBeniArcheologicidiRoma).Caldarini2009.

Fig. 8. Grande aula: la struttura semi-circolare (foto EFR PN192N).

Fig. 9b. Aula a pilastri nord-ovest: tombe a cappuccina (foto EFR).

Fig. 9a. Aula a pilastri nord: le sepolture in semplici fosse (foto EFR PN542N);

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più livelli (Fig.10). La posizione stratigrafica di que-sto deposito permette di datarlo tra la fine del III e la prima metà del IV secolo. Esso copriva l’intera aula a pilastri nord e la parte dell’ambulacro me-diano corrispondente a essa; il fondo dello strato è situato a solo 0,10 metri sopra la sommità delle fon-dazioni dello stadio. Questo spessore era colmato da uno strato composto esclusivamente di frammenti e briciole di stucco. Questa stratificazione è probabil-mente legata a una fase di abbandono seguita da un’occupazione di tipo artigianale dell’ambiente.

La scala che permetteva di accedere al piano di calpestio dell’ambulacro interno e alla prima gradi-nata forse in questo periodo doveva essere ancora in uso; lo spazio antistante è stato sconvolto da uno dei pozzi neri del XVIII secolo con la perdita comple-ta della stratigrafia.

L’aula a pilastri sud ha restituito dei livelli di vita con tracce di attività artigianali contemporanee al deposito di marmi, tra cui uno strato di limo ne-rastro con numerosi frammenti di vetro e di pasta vitrea, coperto anch’esso da un livello di calpestio.

Nell’ambulacro mediano, il deposito di marmi è co-perto da un suolo compatto all’interno del quale sono stati rinvenuti due vasetti contenenti dei pig-menti rispettivamente azzurri e rossi.

Nella grande aula e nell’ambulacro esterno, si-tuati sotto la summa cavea, lo scavo ha riscontrato, ad una quota leggermente inferiore, un suolo tena-ce, costituito di malta mista a frammenti di traverti-no che attesta una sistemazione ed un uso diverso di questi spazi all’epoca tardo-antica 18.

Tutte queste testimonianze di attività si sovrap-pongono e/o cancellano il livello di frequentazione dello stadio.

Le fondazioni dello Stadio di Domiziano, orientate ovest-est, cioè ortogonali alla pista, sono state messe in luce nelle aule a pilastri nord e sud19 (Figg. 11a e 11b); esse legano gli elementi portanti, piedritti delle aperture verso la pista e pilastri delle aule, ai pilastri dell’ambulacro mediano dove que-sto sistema è interrotto. Le fondazioni dei pilastri dell’ambulacro mediano sono orientate nord-sud sui

18. Questosuolosiestendeall’esternodellafacciatadellostadio;unacavitàcilindrica,profonda0,35m.econtornatadamattonipostiditaglio,èstatatrovataesattamenteall’ubicazionediunodeipilastridellafacciata,secondolapiantaricostruttivadellostadiopropostadaI.Gismondi(cfr.Colini1943).

19. Dewailly2010,p.257-259.

Fig. 10. Aula a pilastri nord: lo strato di frammenti di marmi colorati, vista zenitale (foto EFR).

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lati lunghi dello stadio e seguono la curva dell’emi-ciclo.

A 0,30/0,40 metri al di sotto della sommità del-le fondazioni, sono stati trovati i livelli di cantiere della costruzione dello stadio domizianeo (cfr. Fig. 3).

Per la prima volta si è eseguito uno scavo stratigrafico nelle cantine di un immobile sito sul-la piazza Navona che, come si sa bene, riproduce la pianta dello Stadio di Domiziano. Benché l’immobile al n. 62 occupi uno spazio ridotto rispetto alle di-mensioni dello Stadio, le conclusioni che se ne trag-gono sono importanti.

La parte più rilevante di questa indagine archeo-logica è indubbiamente il rinvenimento di numerosi

resti delle architetture dello Stadio di Domiziano in un ottimo stato di conservazione; allo stesso tempo si è potuto registrare come l’edificio sia rimasto in uso per le competizioni atletiche per un breve lasso di tempo. Infatti lo scavo ha evidenziato un abban-dono e un’occupazione di tipo artigianale a partire dell’inizio del IV secolo.

Inoltre sono state indagate le fasi di frequen-tazione - uso funerario dello spazio, uso abitativo dal Medioevo a oggi con adattamenti e/o modifiche delle strutture antiche - un destino comune a tutti i monumenti della Roma imperiale.

Fig. 11a. Le fondazioni dello Stadio di Domiziano: superfi-cie della fondazione ovest-est nell’aula a pilastri sud foto EFR PN977N).

Fig. 11b. Le fondazioni dello Stadio di Domiziano: pilastro antico intonacato, parte superiore in opera laterizia della fondazione e livello di cantiere nell’ ambulacro mediano (foto EFR PN982N).

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Mélanges de l’École françai-, 121-1, Appendice

vali e del primo rinascimento (1000-1530)

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Materiali dal Foro Le ceramiche di Roma e del

Lazio in età medievale e moderna. Atti

dice R, De Luca I, Cunsolo I, Campogiani C, Tognocchi L, 2002.

Le ceramiche di Roma e del Lazio in età medievale e moderna. Atti del IV Convegno di Studi (Viterbo, 22 – 23

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del IV Convegno di Studi (Viterbo, 22 – 23 maggio 1998)

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L’antica basilica di S. Lorenzo in Damaso. Indagini archeolo-giche nel Palazzo della Cancelleria (1988

Termini C, 2009. le di Montelupo Fiorentino, Maiolica a smalto monocromo, Ceramica invetriata e ceramica acromaS. Lorenzo in Damaso. Indagini archeolo-giche nel Palazzo della Cancelleria (1988 – 1993), Vol. II, I materiali. De Luca, Roma,

Santangeli Valenzani R, Fontani M, Giu-dice R, De Luca I, Cunsolo I, Campogiani

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– 1993), Vol. II, I materialip. 389 – 475.