Città di SOLOFRA L.n.1150 del 17/08/1942 e s.m.i. - L.R. n.14 del 20/03/1982 e s.m.i. L.R. n.16 del 22/12/2004 e s.m.i. - Reg. N.5 del 04/08/2011 Ar.T.Etica architetti associati PIANO URBANISTICO COMUNALE Largo Scoca 2, 83100 Avellino. tel/fax 0825/786473 TIMBRI E VISTI PP2 rev. 1 2015 PROGETTO URBANISTICO Arch. Raffaele Spagnuolo (progettista incaricato) Arch. Luca Battista Arch. Eleonora Giaquinto Arch. Flaviano Oliviero Michele Vignola Arch. Francesco Bottino Avv. Antonio Esposito Michele Russo STUDIO GEOLOGICO: dr. Geol. Roberto D’ORSI ZONIZZAZIONE ACUSTICA: ing Vincenzo LIMONE STUDIO AGRONOMICO: dr. Agr. Mario SPAGNUOLO P.U.T.: Ing. TizianaAMATUCCI PIANO ILLUMINOTECNICO: ing. A. DE MARCO geom. M. CAPUTO, per. Ind. M. CIPRIANO Collaboratore studio Ar.T.Etica: Arch. Caterina Avitabile 1:25000 1:10000 1:5000 1:2000 QUADRO CONOSCITIVO PP QUADRO STRUTTURALE PS QC1 Attuazione PRG vigente QC2 Uso e assetto storico del territorio QC3 Stato dell’ambiente Q Assetti fisici, produttivi e funzionali C4 QC5 La rete delle infrastrutture QC6 Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato, degradato QC7 Vincoli, tutele, vulnerabilità QC0 Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovracomunali PS2 Norme di indirizzo prescrittive e direttive PS3 Limitazioni ambientali, contesti urbani e dello spazio aperto, interrelazioni territoriali PS4 Classificazione del territorio. Trasformabilità, standard, attrezzature, infrastrutture PS1 Scelte strategiche, obiettivi criteri guida, forme di attuazione PIANO PRELIMINARE - art.2. c.4 e art.3 c. 1 Reg. 5/2001 QUADRO CONOSCITIVO- SINTESI DS - DOCUMENTO STRATEGICO IL SEGRETARIO GENERALE IL SINDACO IL DELEGATO ALL’URBANISTICA IL R.U.P. UFF. URBANISTICA Qp2 Normativa di attuazione QP3 Ambiti di pianificazione operativa QP4 Azzonamento Qp1 Prescrizioni operative PIANO STRUTTURALE PIANO OPERATIVO L.R. n.16/2004 e s.m.i. art.3 c.3 lett.a) Reg. N.5/2011 art.2 c.4, art.9 c.3 e 5 RP - RAPPORTO PARTECIPAZIONE VAS - VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA QUADRO STRATEGICO PIANO PRELIMINARE QC ELABORATI DI PROCESSO EP QUADRO PROGRAMMATICO POC ATTI DI PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI API REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE RUEC RUEC1 Regolamento RUEC2 Indirizzi in materia energetico ambientale Ar.T.EticaArchitettura Territorio Etica Studio associato di architettura bioecologica e tecnologie sostenibili per l’ambiente degli architetti: L.R. n.16/2004 e s.m.i. art.3 c.3 lett.b) Reg. N.5/2011 art.9 c.4, art.9 c.6 rev. 2
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PIANO URBANISTICO COMUNALE - area tecnica comune di solofra
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Città di SOLOFRA
L.n.1150 del 17/08/1942 e s.m.i. - L.R. n.14 del 20/03/1982 e s.m.i. L.R. n.16 del 22/12/2004 e s.m.i. - Reg. N.5 del 04/08/2011
Ar.T.Etica architetti associati
PIANO URBANISTICO COMUNALE
Largo Scoca 2, 83100 Avellino. tel/fax 0825/786473
TIMBRI E VISTI
PP2rev. 1
2015
PROGETTO URBANISTICO Arch. Raffaele Spagnuolo(progettista incaricato)
Arch. Luca BattistaArch. Eleonora Giaquinto
Arch. Flaviano Oliviero
Michele Vignola
Arch. Francesco Bottino
Avv. Antonio Esposito
Michele Russo
STUDIO GEOLOGICO: dr. Geol. Roberto D’ORSI
ZONIZZAZIONE ACUSTICA: ing Vincenzo LIMONE
STUDIO AGRONOMICO: dr. Agr. Mario SPAGNUOLO
P.U.T.: Ing. Tiziana AMATUCCI
PIANO ILLUMINOTECNICO: ing. A. DE MARCOgeom. M. CAPUTO, per. Ind. M. CIPRIANO
Collaboratore studio Ar.T.Etica:Arch. Caterina Avitabile
1:25000 1:10000 1:5000 1:2000
QUADRO CONOSCITIVO
PP
QUADRO STRUTTURALEPS
QC1 Attuazione PRG vigente
QC2 Uso e assetto storicodel territorio
QC3 Stato dell’ambiente
Q Assetti fisici, produttivie funzionali
C4
QC5 La rete delle infrastrutture
QC6 Il patrimonio dismesso,sottoutilizzato, degradato
QC7 Vincoli, tutele, vulnerabilità
QC0 Inquadramento territoriale.Coerenze con pianificazionisovracomunali
PS2 Norme di indirizzo prescrittivee direttive
PS3 Limitazioni ambientali, contestiurbani e dello spazio aperto,interrelazioni territoriali
PS4 Classificazione del territorio.Trasformabilità, standard,attrezzature, infrastrutture
PS1 Scelte strategiche, obiettivicriteri guida, forme di attuazione
PIANO PRELIMINARE - art.2. c.4 e art.3 c. 1 Reg. 5/2001QUADRO CONOSCITIVO- SINTESI
DS - DOCUMENTO STRATEGICO
IL SEGRETARIO GENERALE
IL SINDACO
IL DELEGATO ALL’URBANISTICA
IL R.U.P. UFF. URBANISTICA
Qp2 Normativa di attuazione
QP3 Ambiti di pianificazione operativa
QP4 Azzonamento
Qp1 Prescrizioni operative
PIANO STRUTTURALE PIANO OPERATIVOL.R. n.16/2004 e s.m.i. art.3 c.3 lett.a) Reg. N.5/2011 art.2 c.4, art.9 c.3 e 5
RP - RAPPORTO PARTECIPAZIONE
VAS - VALUTAZIONE AMBIENTALESTRATEGICA
QUADRO STRATEGICOPIANO PRELIMINARE
QC
ELABORATI DI PROCESSOEP QUADRO PROGRAMMATICOPOC
ATTI DI PROGRAMMAZIONEDEGLI INTERVENTI
API
REGOLAMENTO URBANISTICOEDILIZIO COMUNALE
RUEC
RUEC1 Regolamento
RUEC2 Indirizzi in materiaenergetico ambientale
Ar.T.Etica Architettura Territorio EticaStudio associato di architettura bioecologicae tecnologie sostenibili per l’ambientedegli architetti:
QC QUADRO CONOSCITIVO - del progetto preliminare e costitutivo del PSC art. 9 c.3 e c.5 del Reg. 5 /2011 -
QC. 0 Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovracomunali
0.1 Inquadramento territoriale Pianificazioni sovracomunali. Relazione con il PTR /PTCP/ PSAI / PRG ASI 0.2 Inquadramento territoriale: P.T.C.P. : assetto strategico strutturale e trasformabilità dei territori 0.3 Inquadramento territoriale . La rete delle interconnessioni a scala regionale
0.4 Inquadramento territoriale Mosaico PRG comuni contermini QC. 1 Attuazione del PRG vigente
1.1 Antecedenti urbanistici e livello attuazione PRG QC. 2 Uso ed assetto storico del territorio
2.1 Cartografia di base 2.2 Sistema insediativo.Ambiti urbani/quartieri, sezioni censuarie e demografia 2.3 a Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e raccolta mappe territoriali storiche 2.3 b Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e perimetrazione centri storici 2.4 Sistema insediativo. Risorse storico-architettoniche-culturali- demoetnoantropologiche ed archeologiche. QC. 3 Stato dell'ambiente.
3.1 Sistema ambientale rete ecologica e biodiversità. Inquadramento generale 3.2 Sistema ambientale paesaggistico. Inquadramento generale 3.3 Rischio idraulico. 3.4 Pericolosità idraulica. 3.5. Rischio da frana. 3.6. Pericolosità da frana. 3.7 Rischio idraulico .Piano Gestione del Rischio Alluvione. Dis. Idrog. App. Mer. 3.8 Pericolosità idraulica .Piano Gestione Rischio Alluvione- Dis. Idrog. App. Mer. 3.9 Geologia- Idrogeologia 3.10 Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.11 Carta dei sottobacini imbriferi e degli interventi per la mitigazione del rischio frane- PSAI ex Adb Sarno 3.12 Scenari di rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche. 3.13 Vulnerabilità idraulica a carattere topografico e Valore Esposto. PSAI A.d.B Campania Centrale 2014 3.14 Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.15 Altimetria -Clivometria - Versanti esposizioni ed ombreggiature QC. 4 Assetti fisici , produttivi e funzionali
4.1 Carta dell' uso agricolo -forestale 4.2 Sistema insediativo. I contesti urbani e dello spazio rurale ed aperto 4.3 Sistema delle relazioni sociali. Tipologia e categorie delle Attrezzature. Standard esistenti. QC. 5 La rete delle infrastrutture
5.1 Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Armatura infrastrutturale territoriale. 5.2 Sistema della mobilità e delle infrastrutture.Rete viaria e ferroviaria. 5.3 Sistema delle infrastrutture. Rete fognaria 5.4 Sistema delle infrastrutture. Rete pubblica illuminazione 5.5 Sistema delle infrastrutture. Rete idrica QC. 6 Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato e degradato.
6.1 Carta delle aree dismesse ,degradate e dei siti potenzialmente inquinati. QC. 7 Vincoli, tutele e vulnerabilità
7.1 Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.2 Carta delle protezioni ambientali 7.3 Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.4 Fasce di rispetto ed altri vincoli conformativi
CITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRA
Piano
Urbanistico
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R.Spagnuolo, F. Oliviero, E. Giaquinto, L. Battista Architettura bioecologica e tecnologie sostenibili per l’ambiente
PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
urbani era la “corte”, o cortina , un complesso di pluriabitazioni dette sedili che si chiudevano
intorno ad un ampio ed articolato cortile cui si accedeva attraverso un introito magno o wafio .
Il cortile era dotato di pozzo ed orto, accesso verso i terreni e le selve. La rete viaria connessa alle
abitazioni costituiva un insieme integrato ed articolato.
La corte che dava sulla strada era munita di magazzini “apotheche” in cui si svolgevano attività
artigianali o “fondachi” adibiti a depositi di merce. Particolare era la “apotheca de consaria” con
locali interni attrezzati in modo specifico per la concia.
Con il passaggio dell’ ”Universitas” , ossia del governo cittadino, dal dominio feudale al regio
demanio, beneficiando dei privilegi ad esso legati, si concluse questo fortunato periodo. Infatti,
per le lotte intestine che seguirono, l’Universitas fu venduta agli Orsini, i quali, indifferenti alle
esigenze del feudo e degli abitanti, si insediarono assumendo un atteggiamento di opposizione e
di sfruttamento.
Il XVII secolo arrecò a Solofra carestie, terremoti e pestilenze, avvenimenti che decimarono la
popolazione, posero fine al precedente periodo di floridezza e trasformarono ulteriormente
l’assetto socio-economico-urbanistico della cittadina, per adeguarlo alle nuove esigenze.
All’inizio dell’Ottocento la crisi delle attività artigianali e le varie calamità naturali, fra cui una
devastante alluvione resero necessario un nuovo assetto industriale, lontano dai valloni. Al
Toppolo, la vecchia apothecha, esposta alla furia del fiume, ed alcune concerie furono
abbandonate. Altre, invece, furono ristrutturate secondo criteri moderni e si arricchirono di nuovi
locali sorti su aree esterne nonché di un terzo piano, unico grande locale che copriva tutto
l’edificio e che, essendo adibito alle fase di asciugatura delle pelli, aveva ampie finestre con grate
senza vetri per favorire la ventilazione ed all’esterno le “lamie”, cioè spazi terrazzati. Queste
innovazioni non sempre furono effettuate in modo razionale perché, nell’intento di usufruire di
tutte le aree disponibili, si stabilirono anche collegamenti con costruzioni vicine.
Il bombardamento durante la seconda guerra mondiale e successivamente il terremoto del 1980 nonché la relativa ricostruzione, hanno dato la possibilità, a chi ne ha avuto potere, di alterare l’intero tessuto antico senza curarsi minimamente dell’importanza storico-architettonico - sociale che questo assumeva per Solofra. La realizzazione di nuove strade ha conferito un diverso aspetto a Solofra ed incentivato il boom edilizio, facendo rimanere ben poco dei palazzi signorili che
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
Il QUADRO CONOSCITIVO - del progetto preliminare e costitutivo del PSC art. 9 c.3 e c.5 del Reg. 5 /2011 -
Per la definizione delle informazioni necessarie a descrivere lo stato dell’ambiente di Solofra sono state elaborate
delle matrici di indicatori ambientali. La redazione degli indicatori rappresenta per quanto possibile, un work in
progress, che si avvarrà della partecipazione/condivisione di tutti i soggetti interessati alle prospettive di uno sviluppo
sostenibile.
L’attivazione dei processi di coinvolgimento e di reporting contribuisce, in parte, al popolamento delle informazioni
per elaborare gli indicatori e, quindi, alla continua ridefinizione della struttura del documento fino alla sua redazione
conclusiva.
Le tavole appartenenti al gruppo QC 3 – Stato dell’Ambiente in uno con il Rapporto Preliminare Ambientale, lo
Studio d’incidenza Preliminare e la descrizione degli Indicatori dello Stato dell’Ambiente esplicitano i contenuti
delle fasi analitiche e di conoscenza per gli aspetti ambientali.
Il Quadro Conoscitivo è costituito dai seguenti gruppi contenenti tutti ed i diversi elaborati del caso � Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovra comunali.
� Attuazione del PRG vigente
� Uso ed assetto storico del territorio
� Stato dell'ambiente.
� Assetti fisici , produttivi e funzionali
� La rete delle infrastrutture
� Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato e degradato.
� Vincoli, tutele e vulnerabilità
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
Il quadro conoscitivo è stato a questo punto completato da la redazione di una serie di carte tematiche di
sintesi,espressione dello stato di fatto delle tendenze evolutive dei fenomeni e delle situazioni osservate. Le carte
tematiche sono state prodotte a varie scale a seconda degli ambiti di riferimento .
Questo l’elenco:
QC QUADRO CONOSCITIVO - del progetto preliminare e costitutivo del PSC art. 9 c.3 e c.5 del Reg. 5 /2011 -
QC. 0 Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovracomunali
0.1 Inquadramento territoriale Pianificazioni sovracomunali. Relazione con il PTR /PTCP/ PSAI / PRG ASI 0.2a Inquadramento territoriale: P.T.C.P. : assetto strategico strutturale e trasformabilità dei territori 0.2b Inquadramento territoriale- P.T.C.P. Vincoli ed aree di attenzione
0.3 Inquadramento territoriale . La rete delle interconnessioni a scala regionale
0.4 Inquadramento territoriale Mosaico PRG comuni contermini QC. 1 Attuazione del PRG vigente
1.1 Antecedenti urbanistici e livello attuazione PRG QC. 2 Uso ed assetto storico del territorio
2.1 a Cartografia di base 2.1 b Cartografia di base 2.2 Sistema insediativo.Ambiti urbani/quartieri, sezioni censuarie e demografia 2.3 a Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e raccolta mappe territoriali storiche 2.3 b Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e perimetrazione centri storici 2.4 Sistema insediativo. Risorse storico-architettoniche-culturali- demoetnoantropologiche ed archeologiche. QC. 3 Stato dell'ambiente.
3.1 Sistema ambientale rete ecologica e biodiversità. Inquadramento generale 3.2 Sistema ambientale paesaggistico. Inquadramento generale 3.3 Rischio idraulico. 3.4 Pericolosità idraulica. 3.5.a Rischio da frana. 3.5.b Rischio da frana. 3.6.a Pericolosità da frana. 3.6.b Pericolosità frana. 3.7 Rischio idraulico .Piano Gestione del Rischio Alluvione. Dis. Idrog. App. Mer. 3.8 Pericolosità idraulica .Piano Gestione Rischio Alluvione- Dis. Idrog. App. Mer. 3.9 Geologia- Idrogeologia 3.10a Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.10b Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.11 Carta dei sottobacini imbriferi e degli interventi per la mitigazione del rischio frane- PSAI ex Adb Sarno 3.12 Scenari di rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche. 3.13 Vulnerabilità idraulica a carattere topografico e Valore Esposto. PSAI A.d.B Campania Centrale 2014 3.14 a Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.14 b Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.15 Altimetria -Clivometria - Versanti esposizioni ed ombreggiature QC. 4 Assetti fisici , produttivi e funzionali
4.1 Carta dell' uso agricolo -forestale
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
4.2 Sistema insediativo. I contesti urbani e dello spazio rurale ed aperto 4.3 Sistema delle relazioni sociali. Tipologia e categorie delle Attrezzature. Standard esistenti. QC. 5 La rete delle infrastrutture
5.1 Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Armatura infrastrutturale territoriale. 5.2 Sistema della mobilità e delle infrastrutture.Rete viaria e ferroviaria. 5.3 Sistema delle infrastrutture. Rete fognaria 5.4 Sistema delle infrastrutture. Rete pubblica illuminazione 5.5 Sistema delle infrastrutture. Rete idrica QC. 6 Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato e degradato.
6.1 Carta delle aree dismesse ,degradate e dei siti potenzialmente inquinati. QC. 7 Vincoli, tutele e vulnerabilità
7.1 a Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.1 b Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.2a Carta delle protezioni ambientali 7.2b Carta delle protezioni ambientali 7.3a Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.3b Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.4 Fasce di rispetto ed altri vincoli conformativi
R.Par Rapporto sui processi di partecipazione e consultazione
1. Rel. Relazione e quadro di sintesi delle indicazioni e degli obiettivi, con indirizzi politico-programmatici 2. Elab. IL PIANO PARTECIPATO - Il quadro delle aspettative e dei desiderata 3. Ver. Verbali e registrazioni dei processi di partecipazione e consultazione
VAS VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ex D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.
0.RP RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE ai sensi D.lvo151/2006 . (vas) Integrato con Studio di Incidenza Preliminare e con le risultanze delle consultazioni con i SCA 0.RP .a RAP - Studio d'incidenza preliminare (dpr 357/97 allg. G e s.m.i.) 0.RP .b RAP - Stato dell'ambiente Indicatori Schede di sintesi (da bozza pian. Prel. 2012)
Da questa sintesi, in uno con le interrelazioni con la pianificazione sovraordinata e poi con le attività di
partecipazione e consultazione sono emerse le peculiarità dell’area che hanno poi aiutato ad implementare
l’analisi SWOT .
Le peculiarità sono riconducibili:
Alla posizione geografica privilegiata che Solfora riveste tra la provincia di Avellino e quella di Salerno grazie alla
superstrada SA-AV che la collega rapidamente anche al polo universitario di Salerno.
AL sistema naturalistico ambientale rappresentato dalla ricca vegetazione boschiva del parco dei monti Picentini in
cui si ritrovano SIC e ZPS che presentano aspetti di alta naturalità .
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
-Posizione strategica tra l’Avellinese ed il Salernitano. -buona accessibilità verso l’esterno grazie al raccordo Avellino – Salerno che attraversa il suo territorio in prossimità dell’ area ASI -è servita dalla linea ferroviaria Avellino – Salerno. -vicinanza al polo universitario di Fisciano (SA) - è caratterizzato da una ricca rete idrografica che attraversa il centro urbano -è una realtà industriale consolidata, specializzata nella concia delle pelli -forte vivacità economica e cultura imprenditoriale radicata -Identità comunale consolidata. -andamento demografico positivo - 1/3 del suo territorio è ricompresso entro il perimetro del Parco regionale dei monti Picentini - esistenza di SIC, siti di interesse comunitario ,e ZPS zone a protezione speciale. - la ricca rete idrografica -il sentiero di S. Michele che si inerpica per i monti fio a giungere all’ omonima grotta
PUNTI DI DEBOLEZZA
-Sistema produttivo “monosettoriale” -elevato impatto ambientale delle attività legate alla concia delle pelli -Ridotto peso della vocazione turistica e ambientale rispetto alle potenzialità. -Inesistenza di servizi turistici -Scarsa dotazione di infrastrutture stradali minori e di accesso al centro urbano. -Dissesto idrogeologico. - inadeguatezza tecnologica dell sistema ferroviario - degrado urbanistico ed ediliziodovuto all’ abbandono delle fabbriche dimesse nel centro . -il centro industriale che lambisce l’abitato gli dona un aspetto di periferia . -bassa qualità della vita dovuta all’inquinamento dell’aria -essere ricordata prevalentemente per essere una realtà inquinata ed inquinante
-mancanza di trasporti pubblici urbani -degrado ed abbandono dei corsi d’acqua
RISCHI
-Alto Rischio idrogeologico -essere individuata solo come una realtà industriale può essere il freno per la promozione del territorio in termini naturalistici ed architettonici - inquinamento ambientale prodotto dall’industria - scarsa valorizzazione delle potenzialità naturalistiche e ambientali. - perdita del patrimonio di archeologia industriale -eccessiva dipendenza dalle evoluzioni congiunturali del settore conciario - calo della qualità della vita -perdita di posti di lavoro -non riuscire a fronteggiare la concorrenza asiatica nella produzione manifatturiera - non riuscire a coniugare capitale e qualità della vita
OPPORTUNITA’
-a breve il comune si doterà di PUC in sostituzione del precedente piano regolatore. - vivacità economica e la cultura imprenditoriale per nuovi investimenti produttivi . -poter usufruire della nuova programmazione economica . POR Campania 2007/2014 -Ricadere per una parte del territorio comunale nel parco regionale dei monti Picentini. -aree ed edifici industriali dimessi da poter recuperare per fini pubblici e/o privati - vicinanza al polo universitario di Fisciano. -valorizzazione del patrimonio storico -artistico - attuazione dei programmi di livello sovracomunale - presenza di strutture sovracomunali -Diversificazione dell’economia locale - adeguamento tecnologico della linea ferroviaria - potenziamento della superstrada Salerno – Avelino -attuazione delle azioni previste dal P.I Distretto industriale di
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
- basso tasso di disoccupazione. - andamento demografico positivo. - servizi pubblici attrattori dei comuni limitrofi: piscina comunale, ospedale, banche,istituti scolastici superiori.. -patrimonio architettonico di grande pregio storico- artistici. - importante sito di archeologia industriale rappresentato dal Toppolo -bassi livelli di criminalità. - trasporto pubblico su gomma extraurbano efficiente -potenziali aree verdi urbane
Solfora - piano di sviluppo socio economico della comunità montana serinese - solofrana -messa in sicurezza del territorio dal rischio frane ed idrogeologico - bonifica e recupero dell’ asta fluviale Solofrana.
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QC QUADRO CONOSCITIVO - del progetto preliminare e costitutivo del PSC art. 9 c.3 e c.5 del Reg. 5 /2011 -
QC. 0 Inquadramento territoriale. Coerenze con pianificazioni sovracomunali
0.1 Inquadramento territoriale Pianificazioni sovracomunali. Relazione con il PTR /PTCP/ PSAI / PRG ASI 0.2a Inquadramento territoriale: P.T.C.P. : assetto strategico strutturale e trasformabilità dei territori 0.2b Inquadramento territoriale- P.T.C.P. Vincoli ed aree di attenzione
0.3 Inquadramento territoriale . La rete delle interconnessioni a scala regionale
0.4 Inquadramento territoriale Mosaico PRG comuni contermini QC. 1 Attuazione del PRG vigente
1.1 Antecedenti urbanistici e livello attuazione PRG QC. 2 Uso ed assetto storico del territorio
2.1 a Cartografia di base 2.1 b Cartografia di base 2.2 Sistema insediativo.Ambiti urbani/quartieri, sezioni censuarie e demografia 2.3 a Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e raccolta mappe territoriali storiche 2.3 b Sistema insediativo. Stratificazione urbanistica e perimetrazione centri storici 2.4 Sistema insediativo. Risorse storico-architettoniche-culturali- demoetnoantropologiche ed archeologiche. QC. 3 Stato dell'ambiente.
3.1 Sistema ambientale rete ecologica e biodiversità. Inquadramento generale 3.2 Sistema ambientale paesaggistico. Inquadramento generale 3.3 Rischio idraulico. 3.4 Pericolosità idraulica. 3.5.a Rischio da frana. 3.5.b Rischio da frana. 3.6.a Pericolosità da frana. 3.6.b Pericolosità frana. 3.7 Rischio idraulico .Piano Gestione del Rischio Alluvione. Dis. Idrog. App. Mer. 3.8 Pericolosità idraulica .Piano Gestione Rischio Alluvione- Dis. Idrog. App. Mer. 3.9 Geologia- Idrogeologia 3.10a Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.10b Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologica 3.11 Carta dei sottobacini imbriferi e degli interventi per la mitigazione del rischio frane- PSAI
ex Adb Sarno 3.12 Scenari di rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche. 3.13 Vulnerabilità idraulica a carattere topografico e Valore Esposto. PSAI A.d.B Campania
Centrale 2014
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
3.14 a Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.14 b Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee. 3.15 Altimetria -Clivometria - Versanti esposizioni ed ombreggiature QC. 4 Assetti fisici , produttivi e funzionali
4.1 Carta dell' uso agricolo -forestale 4.2 Sistema insediativo. I contesti urbani e dello spazio rurale ed aperto 4.3 Sistema delle relazioni sociali. Tipologia e categorie delle Attrezzature. Standard esistenti. QC. 5 La rete delle infrastrutture
5.1 Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Armatura infrastrutturale territoriale. 5.2 Sistema della mobilità e delle infrastrutture.Rete viaria e ferroviaria. 5.3 Sistema delle infrastrutture. Rete fognaria 5.4 Sistema delle infrastrutture. Rete pubblica illuminazione 5.5 Sistema delle infrastrutture. Rete idrica QC. 6 Il patrimonio dismesso, sottoutilizzato e degradato.
6.1 Carta delle aree dismesse ,degradate e dei siti potenzialmente inquinati. QC. 7 Vincoli, tutele e vulnerabilità
7.1 a Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.1 b Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche 7.2a Carta delle protezioni ambientali 7.2b Carta delle protezioni ambientali 7.3a Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.3b Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali 7.4 Fasce di rispetto ed altri vincoli conformativi
R.Par Rapporto sui processi di partecipazione e consultazione
1. Rel. Relazione e quadro di sintesi delle indicazioni e degli obiettivi, con indirizzi politico-programmatici 2. Elab. IL PIANO PARTECIPATO - Il quadro delle aspettative e dei desiderata 3. Ver. Verbali e registrazioni dei processi di partecipazione e consultazione
VAS VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ex D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.
0.RP RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE ai sensi D.lvo151/2006 . (vas) Integrato con Studio di Incidenza Preliminare e con le risultanze delle consultazioni con i SCA 0.RP .a RAP - Studio d'incidenza preliminare (dpr 357/97 allg. G e s.m.i.) 0.RP .b RAP - Stato dell'ambiente Indicatori Schede di sintesi (da bozza pian. Prel. 2012)
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h) programmare altresì la sistemazione dei versanti e delle aree instabili a protezione degli abitati e delle
infrastrutture, adottando modalità di intervento che privilegino la conservazione ed il recupero delle caratteristiche
naturali del territorio;
i) definire le necessità di manutenzione delle opere in funzione del grado di sicurezza compatibile e del rispettivo
livello di efficienza ed efficacia;
j) indicare le necessarie attività di prevenzione, di allerta e di monitoraggio dello stato dei dissesti.
-----------------------------------
OBIETTIVI GENERALI – MISURE SALVAGUARDIA per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche” AD INTEGRAZIONE DEL PSAI EX ADB SARNO
1. Protezione dei suoli e delle acque come risorse limitate e non rinnovabili e come ecosistema per gli altri organismi viventi;
2. Protezione dei suoli di elevata capacità d’uso agro-silvo-pastorale; 3. Salvaguardia dei valori naturalistici ed ambientali del territorio; 4. Difesa del territorio dai processi erosivi, alluvionali e di inquinamento; 5. Conservazione dell’indice di permeabilità dei suoli; 6. Salvaguardia dai fenomeni di allagamento per insufficienza del reticolo urbano e compatibilità dei deflussi nei
ricettori finali derivanti da nuove impermeabilizzazioni. OBIETTIVI SPECIFICI – MISURE SALVAGUARDIA per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche” AD INTEGRAZIONE DEL PSAI EX ADB SARNO
1. Prioritario recupero del patrimonio edilizio esistente
2. Garantire la continuità urbana esistente evitando la frammentazione dei sistemi agricoli ed ambientali ed
utilizzando prioritariamente le aree marginali o intercluse ai centri già edificati.
3. Localizzazione delle nuove zone produttive all’interno delle aree degradate o dismesse e comunque
verificando la loro possibile collocazione in aree comunali o sovracomunali già assegnate a queste
destinazioni d’uso e già dotate delle infrastrutture di urbanizzazione primaria.
4. Indice di permeabilità non inferiore al 50% della superficie totale pianificata qualora non vi sia in presenza di
falda affiorante.
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QC 2.2.2 Sistema insediativo Ambiti urbani/quartieri, sezioni censuarie e demografia
Analisi demografica e stima della popolazione al 2023.Analisi demografica e stima della popolazione al 2023.Analisi demografica e stima della popolazione al 2023.Analisi demografica e stima della popolazione al 2023.
Sintesi grafica e tabellare
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Stratificazione urbanistica e raccolta mappe territoriali storiche
ESPANSIONE DELL’EDIFICATO XX SECOLO EDIFICATO
1930/1934 - Mappe catastali archivio di Stato Avellino ambiti urbani con valenza urbanistica di centro storico/antico 1982 - Carta Tecnica dell’Italia meridionale, Regione Campania 1982 1986 - Cartografia aerofotogrammetrica di base PRG 1986 1998 - Aerofotogrammetria 1998 2011 - Aerofotogrammetria 1998 con aggiornamenti per via speditiva AREA ASI 1982 - Carta Tecnica dell’Italia meridionale, Regione Campania 1982 1986 - Cartografia aerofotogrammetrica di base PRG 1986 1998 - Aerofotogrammetria 1998 2011 - Aerofotogrammetria 1998 con aggiornamenti per via speditiva
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Risorse storico-architettoniche-culturali- demoetnoantropologiche ed archeologiche.
RISORSE ARCHITETTONICHE CULTURALI ARCHEOLOGICHE
Zone di interesse archeologico (art.142 c.1 let.i D.LVO 42/2004) (fonte: PTCP QC. 01 B, Università degli Studi Di Salerno Scuola di Specializzazione in beni archeologici Tesi : per una
realizzazione della carta archeologica di Solofra di Concetta Filodemo.)
� AR 1 Taverna Castelluccia-Campopiano – rinvenimento sporadico – età preistorica appenninica / romana (rif. Cat.: Incerti)
� AR 2 Cretazze – insediamento – XVII – XIII sec. A.c. età preistorica appenninica/subappenninica (fg. 15 p.lle 88,89,90,91)
� AR 4 Starza– rinvenimento sporadico – XVII – XV sec. A.c. età preistorica appenninica (fg. 2 p.lle 1348)
� AR 5 / AR 5.1 Viale Principe Amedeo– sepolture – V – IV sec. A.c. età sannitica (fg. 2 p.lle 770,510,527,231)
� AR14 Starza sepolture– III sec. D.c. età romana (fg. 2 p.lle 206,209)
� AR16 Starza-Novella rinvenimento sporadico– III sec. D.c. età romana (fg. 2 p.lle 741, 1280)
� AR17 Castello insediamento– XIV sec. D.c. età medievale (fg. 5 p.lle 26,27,28,38,481,1039,1034,1051,1027,22,305,21)
� AR18 Starza rinvenimento sporadico– XII- XIII sec. D.c. età medievale (fg. 2 p.lle 205)
VINCOLI CONFORMATIVI DI TUTELA E CONSERVAZIONE ARCHITETTONICA ED ARCHEOLOGICA (BENI CULTURALI IMMOBILI SOTTOPOSTI ALLE DISPOSIZIONI DI TUTELA DAL D.Lgs. 42/2004 - Parte Seconda)
Beni storici-architettonici-monumentali – (catalogati ai sensi art. 4 L.R.26/2002) � 1 CHIESA S. MARIA DI COSTANTINOPOLI o XII APOSTOLI
� 2 CHIESA S. AGATA
� 3 CHIESA S. GIULIANO
� 4 CHIESA S. ANTONIO AI BALSAMI
� 5 CHIESA MADONNA DEL SOCCORSO
� 6 CHIESA MADONNA DELLE GRAZIE
� 7 PALAZZO MURENA Giliberti Garzilli (BA3)
� 8 CASTELLO LONGOBARDO
� 9 CHIESA SPIRITO SANTO
� 10 CHIESA CONGREGAZIONE DELL’IMMACOLATA
� 11 CHIESA S. DOMENICO
� 12 CHIESA DELL'ADDOLORATA
� 12.1 Monastero della SS. Addolorata
� 13 CHIESA S. ROCCO
� 14 PALAZZO ORSINI(BA4)
� 15 CHIESA DELLA CASTELLUCCIA O SANTA MARIA
� 16 CHIESA MADONNA DELLA NEVE
� 17 CONVENTO SAN FRANCESCO
� 18 CHIESA S. TERESA
� 18.1 Monastero di S. Teresa
� 19 CHIESA S. CHIARA
� 19.1 Monastero di Santa Chiara
� 20 COLLEGIATA S. MICHELE
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Sistema ambientale rete ecologica e biodiversità. Inquadramento generale
Rete ecologica regionale Rete Natura 2000 Parco naturalistico regionale dei Monti Picentini Sistema fiume corridoio fluviale
1. Parco Regionale Dei Monti Piacentini
Solofra si estende in una conca dei Monti Picentini aperta, attraverso Montoro, sulla piana di Mercato San Severino, un vitale nodo della Pianura
Campana che fa da collegamento tra il bacino dell’Irno e quello del Sarno. La conca solofrana è circondata da montagne: a nord dal Monte S. Marco
e dal Monte Pergola; ad est dal Monte Vellizzano; a sud dal Monte Garofano e dai monti Mai, gruppo di cui fa parte Pizzo San Michele.
Il territorio di Solfora è immerso in una natura rigogliosa. Nella zona più collinare è caratterizzato da castagneti, mentre tutto intorno c'è un tipico
bosco mediterraneo, fatto di cerro, quercia, ornello, faggio e betulla. Per quanto riguarda la fauna, in queste zone trovano un habitat favorevole
varie specie animali, tra cui il cinghiale, il falco, la civetta, la volpe e il gatto selvatico
Allontanandosi dal centro urbano e dall'area industriale, è ancora possibile godere di siti naturalistici ancora integri: le aree attrezzate di località
Scorza, località Madonna della Neve e località Castelluccia; il sentiero natura (sentiero della Scorza n.117 segnalato dal CAI) che porta fino alla vetta
di Pizzo San Michele; il sentiero natura che collega Solofra a Serino; i numerosi punti panoramici dislocati sulle montagne; i suggestivi corsi d'acqua
e le sorgenti che si trovano sulla collina Scorza, ricca di acque copiose
Secondo la carta uso del suolo del Parco dei Monti Piacentini il territorio di Solofra incluso nei Limiti del Parco regionale dei Monti Piacentini
comprende:
1112. Tessuto residenziale rado
1121. Tessuto residenziale rado e nucleiforme
1122. Fabbricati rurali
2112. Prati artificiali
221. Vigneti
223. Oliveti
224. Noccioleti
242. Sistemi colturali particellari e complessi
244. Aree agroforestali
31111. Bosco a prevalenza di faggio
31112. Bosco a prevalenza di castagno
31113. Querco carpineti
321. Aree a pascolo naturale
3221. Cespuglieti e arbusteti
333. Aree a vegetazione rada
Dalla Carta dei Punti di rilievo Vegetazionale si verifica che nel territorio di Solofra sono presenti:
Zona A _ Area di riserva integrale
Zona B _ Area di riserva generale
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Sistema ambientale paesaggistico. Inquadramento generale
L’elaborato è un riassunto degli inquadramenti generali inerenti i temi del sistema ambientale paesaggistico derivati dal P.T.R. della Regione Campania e dal P.T.C.P. della provincia di Avellino, ed in particolare sono riportati:
dal PTR Regione Campania
• Carta del vincolo idrogeologico (R.D. 3267/1923)
• Aree di Tutela paesaggistica (art. 142 D. L.vo 42/04)
• Schema di articolazione degli ambiti di paesaggio della Campania
• Strutture storico archeologiche del paesaggio della Campania
dal PTCP Provincia di Avellino
• Grado di naturalità
• Aree agricole e forestali di interesse strategico
• Indirizzi e direttive per la tutela e promozione della qualita’ del paesaggio.
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Fonte: Delibera del Comitato Istituzionale n. 1 del 23.0 2.2015(BURC 20/2015) Adozione del Progetto di Piano Stralcio per l'Asset to Idrogeologico (PSAI) dell'Autorità di Bacino Regionale della Campania Ce ntrale. Il piano per l’assetto idrogeologico costituisce stralcio funzionale del piano di bacino, ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico mediante il quale sono pianificate e gli interventi riguardanti l'assetto idrogeologico del territorio di competenza dell'Autorità di bacino Regionale della Campania Centrale. Ai sensi della vigente normativa di settore il piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PSAI): a) individua le aree a rischio idrogeologico molto elevato, elevato, medio e moderato, ne determina la perimetrazione, stabilisce le relative prescrizioni; b) delimita le aree di pericolo idrogeologico quali oggetto di azioni organiche per prevenire la formazione e l'estensione di condizioni di rischio; c) indica gli strumenti per assicurare coerenza tra la pianificazione stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico e la pianificazione territoriale della Regione Campania, anche a scala provinciale e comunale; d) individua le tipologie e la programmazione degli interventi di mitigazione o eliminazione delle condizioni di rischio e delle relative priorità, a completamento ed integrazione dei sistemi di difesa esistenti. La tavola elaborata per il Quadro Conoscitivo del PUC di SOLOFRA, riporta i tematismi rischio e pericolosità del PSAI A.d. B. CAMPANIA CENTRALE (ADOTTATO con Del. Com. In. n° 1 del 23/02/2015). Il PSAI, riferito all’intero territorio di competenza, è frutto del lavoro di omogenizzazione tra i PSAI delle ex AdB Sarno e AdB Nord Occidentale della Campania. Il Piano sostituisce i previgenti PSAI dei territori delle ex AdB Sarno PSAI 2011), Autorità di Bacino del Sarno (Delibera C.I. n.4 del 28.07.2011 - Attestato Consiglio Regionale n.199/1 del 24.11.2011 - B.U.R.C. n.74 del 5.12.2011) e ex AdB Nord Occidentale della Campania (Delibera C.I. n.384 del 29.11.2010 - Attestato Consiglio Regionale n.200/2 del 24.11.2011- B.U.R.C. n.74 del 5.12.2011).
Classi di Rischio R1 moderato: per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali; R2 medio: per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità del personale, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; R3 elevato: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale;
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R4 molto elevato: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socioeconomiche
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E' definita area pericolosa quella in cui i dati disponibili indicano condizioni di pericolo per: a) allagamenti provocati da esondazioni di alvei naturali e artificiali; b) invasioni per fenomeni di flusso iperconcentrato; c) invasioni per fenomeni di trasporto liquido e solido da alluvionamento; d) conche endoreiche e/o zone con falda sub affiorante; e) punti e fasce di possibile crisi idraulica localizzata e/o diffusa; f) aree ad elevata suscettibilità di allagamento ubicate al piede dei valloni; Nelle aree pericolose di cui alle lettere a) e b) sono definiti i seguenti livelli di pericolosità: P3 pericolosità idraulica elevata P2 pericolosità idraulica media P1 pericolosità idraulica bassa Nota: La pericolosità idraulica elevata - P3, comprende le ex Fasce fluviali A del PSAI ex AdB Sarno (…) La pericolosità media P2 comprende le ex fasce fluviali B indifferenziata e sottofasce B1-B2-B3 del PSAI ex AdB Sarno (…) La pericolosità bassa P1 comprende l'ex fascia C del PSAI ex AdB Sarno (…) Sono stati assunti solo 3 livelli di pericolosità idraulica per omogeneizzare il PSAI alle pericolosità adottate in sede di Distretto Idrografico Italia Meridionale per le attività inerenti al Piano di Gestione per il Rischio di Alluvioni PGRA, richiesto dalla c.d. Direttiva Alluvioni (mappe di pericolosità e rischio da alluvioni di cui all'art. 6 del D.Lgs.49/2010, redatte a partire dai vigenti PSAI con i criteri di omogeneizzazione stabiliti in accordo tra tutte le Autorità di Bacino NazionaliInterregionali e Regionali con il coordinamento dell' AdB Nazionale Liri-Volturno Garigliano). I criteri di omogeneizzazione dei due PSAI ex AdB Sarno e N.O. relativi agli aspetti idraulici sono illustrati in dettaglio nella Relazione Generale e nelle relative Relazioni specialistiche del PSAI .
CLASSI DI PERICOLOSITA’ Pericolosità di esondazione : pericolosità idraulica dovuti a fenomeni alluvionali riconducibili ad esondazioni del reticolo idrografico Pericolosità per elevato trasporto solido : pericolosità idraulica dovuti a fenomeni alluvionali caratterizzati ad elevato trasporto solido riconducibili a flussi iperconcentrati ,
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colate detritiche, debris-flow) Area di attenzione : aree ad elevata suscettibilità di allagamento ubicate ai piedi dei valloni, punti/fasce di possibile crisi idraulica localizzata/diffusa, fasce di attenzione per la presenza di alvei strada.
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Definizione generale di “Rischio Idrogeologico”. Ai fini di una corretta interpretazione delle norme e degli elaborati di piano si assumono le definizioni di seguito riportate: Pericolosità idrogeologica: probabilità di occorrenza di un fenomeno di tipo idraulico e/o gravitativo di versante (frana) entro un dato intervallo di tempo ed in una data area; a) Pericolosità relativa (suscettibilità) da frana: previsione spaziale, tipologica, dell'intensità e dell'evoluzione del fenomeno franoso; b) Rischio idrogeologico: entità del danno atteso in una data area ed in un certo intervallo di tempo in seguito al verificarsi di un fenomeno di tipo idraulico e/o gravitativo di versante (frana) secondo la seguente formulazione: R = P x E x V = P x Dp dove: - P (pericolosità): probabilità di accadimento, all'interno di una certa area e in un determinato intervallo, di un fenomeno naturale di assegnata intensità; - E (elementi esposti): persone e/o beni (abitazioni, strutture, infrastrutture, ecc.) e/o attività (economiche, sociali, ecc.) esposte a un evento naturale; -V (vulnerabilità): grado di capacità (o incapacità) di un sistema/elemento a resistere all’evento naturale; - Dp (danno potenziale): grado di perdita prevedibile a seguito di un fenomeno naturale di data intensità, funzione sia del valore che della vulnerabilità dell’elemento esposto. Classi di Rischio R1 moderato: per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali; R2 medio: per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità del personale, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; R3 elevato: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al
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patrimonio ambientale; R4 molto elevato: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socioeconomiche
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E' definita area soggetta a pericolosità relativa (suscettibilità) da frana quella in cui i dati disponibili indicano condizioni atte a favorire: a) fenomeni di innesco / transito e/o invasione da frana; b) aree di cava Nelle aree pericolose di cui alla precedente lettera a) sono definiti i seguenti livelli di pericolosità: P1: Pericolosità bassa: Aree di ambito sub-pianeggiante, collinare o montuoso in cui si rilevano scarse o nulle evidenze di dissesto in atto o potenziali e scarsa o nulla dipendenza dagli effetti di fenomeni di dissesto presenti nelle aree adiacenti e nelle quali non si rilevano significativi fattori predisponenti al dissesto (acclività, spessori consistenti dei depositi sciolti delle coperture, caratteristiche strutturali del substrato roccioso, caratteristiche e contrasti di permeabilità, condizioni attuali di uso del suolo); P2: Pericolosità media: Aree caratterizzate da scarse evidenze di dissesto potenziale e dalla scarsa presenza di fattori predisponenti al dissesto (acclività, spessori consistenti dei depositi sciolti delle coperture, caratteristiche strutturali del substrato roccioso, caratteristiche e contrasti di permeabilità, condizioni attuali di uso del suolo) o dalla prossimità di aree interessate da dissesto; P3: Pericolosità elevata: Aree caratterizzate dalla presenza di dissesti quiescenti e/o inattivi, da limitate evidenze di fenomeni di dissesto potenziale o dalla concomitanza di fattori predisponenti al dissesto (acclività, spessori consistenti dei depositi sciolti delle coperture, caratteristiche strutturali del substrato roccioso, caratteristiche e contrasti di permeabilità, condizioni attuali di uso del suolo) o dalla prossimità di aree interessate da dissesti attivi o potenzialmente riattivabili; P4: Pericolosità molto elevata: Aree caratterizzate dalla presenza di dissesti attivi, da fenomeni di dissesto attualmente quiescenti, ma con elevata probabilità di riattivazione, a seguito della presenza di evidenze manifeste di fenomeni di dissesto potenziali o dalla concomitanza di più fattori con caratteristiche fortemente predisponenti al dissesto (acclività, spessori consistenti dei depositi sciolti delle coperture, caratteristiche strutturali del substrato roccioso, caratteristiche e contrasti di permeabilità, condizioni attuali di uso del suolo). Comprendono, inoltre, settori di territorio prossimi ad aree interessate da dissesti attivi o potenzialmente riattivabili, aree di possibile transito o accumulo di flussi detritico fangosi provenienti da dissesti innescatisi a monte e incanalati lungo direttrici delimitate dalla morfologia, oltre ad aree di possibile transito e/o recapito di materiali provenienti da dissesti di diversa tipologia, innescatisi a monte e anche non convogliati lungo direttrici delimitate dalla morfologia. (le definizioni di cui sopra sono quelle contenute nel PSAI ex Autorità di bacino del Sarno , approvato dal Consiglio
Regionale nella seduta del 24.11.2011. Attestato n.199/1 Pubblicato sul BURC Campania n. 74 del 5.12.2011 )
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Mappe della pericolosità e del rischio alluvioni di cui all'art.6 del D.Lgs. 49/2012 – Direttiva 2007/60/CE. relative al territorio dell'A utorità di Bacino Regionale della Campania Centrale. Contributo al redigendo Piano di Gestione del Risch io Alluvioni. Delibera Comitato Istituzionale n.15 del 6.6.2013 (La stesura delle mappe di pericolosità e rischio da alluvione si presentano, allo stato attuale, come un lavoro di aggiornamento, omogeneizzazione e valorizzazione dei PAI vigenti al fine di raggiungere un primo livello comune a livello nazionale, in cui tutte le informazioni derivabili da dati già contenuti nei vigenti strumenti di pianificazione (PAI) siano rappresentate in modo omogeneo e coerente con le indicazioni riportate nell'art.6 del D. Lgs. 49/2010 - Nel caso di Solofra d ex ADb Sarno. Ci si riferisce al PSAI 2011) I piani di gestione del rischio di alluvioni, che dovranno essere ultimati e pubblicati entro il 22 giugno 2015 conterranno: la portata della piena e l'estensione dell'inondazione; le vie di deflusso delle acque e le zone con capacità di espansione naturale delle piene; gli obiettivi ambientali di cui alla parte terza, titolo II,del decreto legislativo n. 152 del 2006 (norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche - i distretti idrografici, gli strumenti, gli interventi); la gestione del suolo e delle acque; la pianificazione e le previsioni di sviluppo del territorio; l'uso del territorio; la conservazione della natura; (omissis); i costi e i benefici; (omissis); i contenuti dei piani urgenti di emergenza predisposti ai sensi dell'art. 67 comma 5 del D.Lgs. 152/2006, nonché degli aspetti relativi alle attività di: previsione, monitoraggio, sorveglianza ed allertamento posti in essere attraverso la rete dei centri funzionali; presidio territoriale idraulico posto in essere attraverso adeguate strutture e soggetti regionali e provinciali; regolazione dei deflussi posta in essere anche attraverso i piani di laminazione; supporto all'attivazione dei piani urgenti di emergenza predisposti dagli organi di protezione civile.
R (rischio) : numero atteso di vittime, persone ferite, danni a proprietà, beni culturali e ambientali, distruzione o interruzione di attività economiche, in conseguenza di un fenomeno naturale di assegnata intensità.
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
P (pericolosità): probabilità di accadimento, all'interno di una certa area e in un determinato intervallo, di un fenomeno naturale di assegnata intensità.
rev. 2
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Carta Geologica Autorità di Bacino del Sarno . Prog etto Carg (T. Pescatori ed altri) Il progetto cartografico, basato sulla rappresentazione delle unità litostratigrafiche, ha operato in termini di rilevamento geologico e di rappresentazione cartografica alla scala 1:10.000, con mappatura dei dati eologici conforme alla legenda della Nuova Carta Geologica d'Italia - 1:25.000. La scala di rappresentazione - 1:10.000 - ha permesso una lettura di dettaglio degli elementi geologici, idonea alle esigenze tecnico-operativeprofessionalI di una vasta gamma di utenti. La finalità d'uso della cartografia alla diversa scala 1:10.000 e 1:25.000 è in linea con la tendenza di cartografare i terreni che costituiscono i primi metri del sottosuolo e di rappresentare il contesto orfostrutturale, quindi geologico, del substrato sedimentario. Con il Progetto CARG, si è operato in termini di rilevamento geologico e di rappresentazione cartografica alla scala 1:10.000 per privilegiare la distribuzione e la ricorrenza delle coperture, penalizzando la appresentazione del substrato sedimentario, che, al contrario, trova la sua completa descrizione nella Cartografia alla scala 1:25.000. Carta idrogeologica della provincia di Avellino . (S. Aquino ed altri 2006) L'idrogeologia di un territorio, evidenzia situazioni critiche legate alla circolazione superficiale e sotterranea delle acque (le aree esondabili, le captazioni idriche dei pozzi, le aree di alimentazione, le sorgenti). In sostanza una carta idrogeologica riproduce lo stato delle acque nel sottosuolo (falda freatiche ed artesiane) e le rocce interessate e vengono evidenziati i terreni più o meno o permeabili indicandone le caratteristiche ed il grado. I suoli contribuiscono alla ricarica delle falde acquifere, e quindi al bilancio idrico perché rallentano il deflusso delle acque superficiali, con effetto di invaso e di regimazione rilevante. Ciò avviene grazie alle caratteristiche di permeabilità che diminuiscono passando dai terreni ghiaioso-sabbiosi ai terreni imoargillosi, con un apporto, alla permeabilità, anche dalle cavità create dagli organismi vegetali ed animali ed alla struttura soffice dell'humus. La porosità dei suoli e quindi la permeabilità, garantisce un sistema filtrante naturale molto efficace, importante per attutire l'impatto sulla qualità delle acque di numerose attività umane, dall'agricoltura all'allevamento del bestiame, allo smaltimento dei rifiuti. Per il territorio di Solofra vengono individuate le sguenti classi di permeabilità relazionate con la natura idrogeologica dei suoli: 1. Complessi piroclastici, depositi vulcanici di or igine vesuviana e/o flegrea da incoerenti a litoidi. GRADO DI PERMEABILITA' : ELEVATO TIPO DI PERMEABILI TA' . POROSA; FESSURATA 2. Complessi alluvionali. GRADO DI PERMEABILITA' : MEDIO -ELEVATO TIPO DI PERMEABILITA' . POROSA; FESSURATA 3. Complessi detritici eluviali GRADO DI PERMEABILI TA' : BASSO -MEDIO; TIPO DI PERMEABILITA' . POROSA; FESSURATA 4. Complesso calcareo GRADO DI PERMEABILITA' : ELEV ATO-ESTREMAMENTE ELEVATO; TIPO DI PERMEABILITA' : FRATTURAZIONE; CARSISMO
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Aspetti vegetazionali, uso del suolo sui versanti e pericolosità geomorfologia
CARTA DI SINTESI ASPETTI VEGETAZIONALI E PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA-ZONE OMOGENEE E
REGOLAMENTAZIONE Titolo IV, Capo II, art.36 Norme di Attuazione PSAI ex Autorità di Bacino del Sarno Del. C.I. N.4 del 28/07/2011 Allegati tecnici Norme di Attuazione: Allegato I REGOLAMENTO PER L’USO DEL SUOLO SUI VERSANTI
• Area Agricola
• Area Urbana
• Bosco S1 - S2
• Bosco S3 - S4
• Macchia bassa – gariga
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Carta dei sottobacini imbriferi e degli interventi per la mitigazione del rischio frane- PSAI ex
Adb Sarno
QC 3.3.12 Stato dell'ambiente.
Scenari di rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche.
Rischio idrogeologico elevato e molto elevato relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche
Riferimento alle Norme di Attuazione del PSAI.
TITOLO II - RISCHIO IDRAULICO CAPO I - PRESCRIZIONI COMUNI PER LE AREE A RISCHIO IDRAULICO CAPO II - RISCHIO IDRAULICO MOLTO ELEVATO CAPO III - RISCHIO IDRAULICO ELEVATO TITOLO III - RISCHIO DA FRANA CAPO I - PRESCRIZIONI COMUNI PER LE AREE A RISCHIO DA FRANA CAPO II - RISCHIO DA FRANA MOLTO ELEVATO CAPO III – RISCHIO DA FRANA ELEVATO Si riportano di seguito le prescrizioni contenute negli articoli di cui a precedenti capi delle Norme di Attuazione del PSAI esclusivamente peri tematismi legati al rischiio molto elevato (R4) ed elevato (R3).
RISCHIO MOLTO ELEVATO (Art.10 e art. 19) Interventi consentiti nelle aree a rischio(..) molto elevato 1. Nelle aree a rischio (…)molto elevato del bacino idrografico Centrale sono consentiti esclusivamente tutti gli interventi e le attività espressamente ammessi ai sensi del presente capo la cui attuazione non comporti incremento del carico insediativo. 2. Nelle aree a rischio (..)molto elevato si applicano le disposizioni del Titolo IV (Art. 11 ed art. 20) Interventi consentiti sul patrimonio edilizio 1. Tutti gli interventi di cui al presente articolo devono essere attuati senza aumenti di superficie o volume utile entro e fuori terra e senza aumento del carico insediativo. 2. Nelle aree perimetrate a rischio (…)molto elevato sono esclusivamente consentiti in relazione al patrimonio edilizio esistente : 1. Tutti gli interventi di cui al presente articolo devono essere attuati senza incremento del carico insediativo. 2. Nelle aree perimetrate a rischio (…….)sino consentiti in relazione al patrimonio edilizio esistente: a) gli interventi di demolizione senza ricostruzione;
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b) gli interventi di manutenzione ordinaria e starordinaria senza aumento del carico insediativo ivi comprese le opere di sistemazione di superfici scoperte di pertinenza di edifici esistenti (rampe, muretti, recinzioni, opere a verde e simili) c) gli interventi di restauro e di risanamento conservativo d) gli interventi finalizzati a mitigare la vulnerabilità del patrimonio edilizio, In questi interventi è ammesso un aumento di superficie utile non superiore a quella esposta ad allagamento dei singoli edifici, purché con contestuale dismissione delle stesse superfici esposte e purché sia effettuata la verifica strutturale sull’idoneità delle fondazioni e delle altre strutture portanti; e) l'installazione di impianti tecnologici essenziali e non altrimenti localizzabili a giudizio dell'autorità competente al rilascio del titolo abilitativo, posti a servizio di edifici esistenti, unitamente alla realizzazione ed integrazione di volumi tecnici connessi, purchè si tratti di interventi conformi agli strumenti urbanistici, e sempre che l’installazione di tali impianti non comporti l’aumento della pericolosità e del rischio. f) I mutamenti di destinazione d’uso di un edificio già esistente, a condizione che la stessa non comporti aumento del rischio, ovvero incremento del carico insediativo; g) l’adeguamento degli edifici alle norme vigenti in materia di eliminazione delle barriere architettoniche ed in materia di sicurezza del lavoro ; h) l’utilizzo ed il recupero dei sottotetti a condizione che non comporti aumento del carico insediativo. (Art. 12 ed art. 21) Interventi consentiti in materie di opere ed infrastrutture a rete pubbliche o di interesse pubblico 1. Nelle aree perimetrate a rischio(…) molto elevato a) gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di urbanizzazione primaria e secondaria e infrastrutture, a rete o puntuali, pubbliche e di interesse pubblico; gli interventi di manutenzione straordinaria relativi ad opere di urbanizzazione secondaria sono consentiti senza aumento del carico insediativo; b) la realizzazione, l’ampliamento o la ristrutturazione delle opere di urbanizzazione primaria pubbliche o di interesse pubblico, riferite a servizi pubblici essenziali che non siano altrimenti localizzabili o per le quali il progetto sottoposto all’approvazione degli Enti competenti dimostri l’assenza di alternative tecnicamente ed economicamente sostenibili e a condizione che siano realizzate idonee opere di mitigazione del rischio. Le nuove infrastrutture devono essere finalizzate a servire insediamenti già esistenti e non possono riguardare opere a rete a servizio di nuovi insediamenti, ancorché previsti da strumenti urbanistici generali o attuativi, la cui ubicazione sia in contrasto con le norme del presente piano stralcio. Gli interventi proposti sono corredati da indagini geologiche, geotecniche, idrologiche e idrauliche adeguate al livello di progettazione definitiva e sviluppati in conformità delal compatibilità idraulica e geologica di cui agli artt.33 e 36. c) Gli interventi di ristrutturazione e consolidamento delle opere di urbanizzazione secondaria pubbliche o di interesse pubblico riferite a servizi pubblici essenziali e sempre a condizione che non siano de localizzabili, per le quali il progetto sottoposto all’approvazione degli Enti competenti , dimostri l’assenza di alternative tecnicamente ed economicamente sostenibili; in particolare gli interventi di ristrutturazione sono consentiti purchè non comportino aumento del carico insediativo. d) gli interventi di adeguamento degli impianti esistenti di depurazione delle acque e di smaltimento dei rifiuti, principalmente per aumentarne le condizioni di sicurezza e igienico-sanitarie di esercizio o per acquisire innovazioni tecnologiche;
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e) gli interventi di edilizia cimiteriale, a condizione che siano realizzati negli spazi interclusi e nelle porzioni libere degli impianti esistenti; f) la realizzazione di sottoservizi a rete interessanti tracciati stradali esistenti. I relativi studi di compatibilità idraulica devono essere predisposti per i soli sottoservizi che comportano opere significative fuori terra. g) l’esecuzione di opere di allacciamento alle reti principali. 2. L’uso e la fruizione delle predette opere sono comunque subordinati all’adozione e/o approvazione a norma di legge dei PIANI DI EMERGENZA di protezione Civile e del relativo sistema di monitoraggio e allerta. RISCHIO ELEVATO (Art. 13 ed art.22) Interventi consentiti nelle aree a rischio (..) elevato 1. Nelle aree a rischio (…) elevato del bacino idrografico della Campania sono consentiti esclusivamente tutti gli interventi e le attività espressamente ammessi ai sensi del presente capo la cui attuazione non comporti aumento del carico insediativo 2. Nelle aree a rischio(…) elevato sono consentiti tutti gli interventi e le attività possibili nelle aree a rischio molto elevato alle medesime condizioni prescritte dalle presenti norme. (Articolo 14) Interventi consentiti sul patrimonio edilizio per il rischio idraulico elevato 1. Nelle aree a rischio idraulico elevato sul patrimonio edilizio esistente sono consentiti gli interventi di ristrutturazione edilizia che non comportino aumento del carico insediativo, purchè le superfici utili all’uso antropico siano poste alla quota di un metro rispetto al piano di campagna e sia comunque esclusa la realizzazione di vani interrati ; in presenza di livelli diversi del piano di campagna si farà riferimento a quello posizionato alla quota assoluta maggiore. (Articolo 23) Interventi consentiti sul patrimonio edilizio per il rischio da frana elevato 1. Nelle aree ad elevato rischio da frana sono consentiti sul patrimonio edilizio esistente: a) gli interventi di ristrutturazione edilizia senza aumento del carico insediativo. Non è consentita la demolizione e la successiva ricostruzione . (Def. Carico insediativo : E’ tutto quanto riguarda umani, la distribuzione ed il raggruppamento delle dimore dell’uomo che possono essere di tipo residenziale, produttivo e turistico ricettivo. Da ciò deriva che l’incremento del carico insediativo si riferisce ai nuovi interventi edilizi che comportano l’aumento del numero di abitanti, di addetti e di utenti rispetto all’esistente.)
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Vulnerabilità idraulica a carattere topografico e Valore Esposto. PSAI A.d.B Campania Centr
2014
Definizione della vulnerabilità e del danno atteso relativi ai fenomeni idraulici La vulnerabilità degli elementi esposti ai fenomeni di tipo idraulico è stata assunta in via generale pari a 1, ovvero massima, per tutte le categorie di elementi di cui in tabella delle “Macrocategorie degli elementi esposti” alla scala di redazione del PSAI (1:5000); dove sono stati o saranno condotti rilevamenti topografici e studi idraulici di maggior dettaglio per ambiti idraulicamente significativi secondo i criteri di cui all' ALLEGATO E delle Norme di Attuazione del PSAI, la vulnerabilità è stata dettagliata ulteriormente, prevalentemente in funzione dei tiranti idrici specifici attesi sulle aree studiate; pertanto, oltre alla vulnerabilità massima, denominata V4 Molto elevata, sono state individuate altre tre classi di “vulnerabilità idraulica a carattere topografico” corrispondenti in sostanza alle condizioni da verificare per la perimetrazione delle “ex sottofasce B1-B2-B3” del PSAI ex AdB Sarno e dei conseguenti livelli di danno atteso e di rischio: V4 Vulnerabilità Molto Elevata (massima) V3 Vulnerabilità Elevata V2 Vulnerabilità Media V1 Vulnerabilità bassa
VULNERABILITA’ IDRAULICA A CARATTERE TOPOGRAFICO • V4 - Vulnerabilità alta
• V1 - Vulnerabilità bassa
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Carta della vulnerabilità delle risorse idriche superficiali e sotterranee.
CORPI IDRICI SOTTERRANEI SIGNIFICATIVI Corpo Idrico : Monte Garofalo o Monti di Solofra >> acquifero : Carbonatico (Fonte : Studio ex Autorità di Bacino del Sarno . Indirizzi ed azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il
parco regionale dei Monti Picentini – Quaderno monografico 2008)
CLASSIFICAZIONE STATO QUANTITATIVO : Classe C CLASSIFICAZIONE STATO CHIMICO : Classe 1-2 VULNERABILITA’ INTEGRATA ALL’INQUINAMENTO DEGLI ACQUIFERI DA FONTE PUNTUALE (Fonte : Studio ex Autorità di Bacino del Sarno . Indirizzi ed azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il
parco regionale dei Monti Picentini – Quaderno monografico 2008)
Gradi di vulnerabilità
• Bassa
• Media Elevata
• Molto Elevata
VULNERABILITA’ DA IMPATTO ANTROPICO (Fonte : Studio ex Autorità di Bacino del Sarno . Indirizzi ed azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il
parco regionale dei Monti Picentini – Quaderno monografico 2008)
• Attività produttiva (prevalentemente industria conciaria e chimica – localizzate in AREA ASI)
• Attività dismessa (prevalentemente industria conciaria – localizzate in ambito urbano) • Impianto trattamento rifiuti (depuratore, autodemolizioni)
• Ex Discarica Comunale (località Scorza)
• PVC - Punto Vendita Carburanti (località Sambuco, via Nuova ASI)
• Impianto trattamento rifiuti - Isola ecologica
• Ambiti dismessi /non utilizzati / degradati
• Area di cava VULNERABILITA’ CONNESSE AL SISTEMA DELLA ACQUE ED AI SUOLI – INDICATORI DI MONITORAGGIO AMBIENTALE PRIORITARI (Fonte : Studio ex Autorità di Bacino del Sarno . Indirizzi ed azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il
parco regionale dei Monti Picentini – Quaderno monografico 2008)
• Scarichi misti
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• Aree di attenzione e salvaguardia delle sorgenti VULNERABILITA’ CONNESSE AL FOGNARIO –
• Rete Acque industriali
• Rete Acque miste (nere e bianche)
• Collettore civile misto (acque nere e bianche ) con recapito al depuratore di Mercato S.Severino
• Rete Acque Pluviali Aree vulnerabili ai fitofarmaci (Aree vulnerate in funzione della natura idrogeologica dei suoli. Impatti possibili in aree agricole)
(Fonte : PTCP AV Del. C.s. 42/2014 : Elab. QC15.2)
Reticolo idrografico Delimitazione Area ASI
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Attrezzature collettive non normate nel D.M. 1444/68
• Attrezzature sportive
• Interesse comune
• Spazi attrezzati privati di interesse pubblico
• Delimitazione ambiti urbani/quartieri
QC 5.5.1 La rete delle infrastrutture Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Armatura infrastrutturale territoriale.
All’interno dell’elaborato vengono riportate le reti che costituiscono l’armatura infrastrutturale a livello Provinciale e le principali connessioni a scala interregionale. Inoltre sulla tavola è possibile visionare i principali interventi che riguardano il territorio del Comune di Solofra in relazione ai lavori di adeguamento della superstrada Avellino/Salerno (potenziamento delle corsie e adeguamento dello svincolo SOLOFRA) e le indicazioni inerenti il potenziamento con elettrificazione della linea ferroviaria Avellino/Mercato S.Severino/Salerno.
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• PVC - Punto Vendita Carburanti (località Sambuco, via Nuova ASI) Con Decreto Ministeriale del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dell'11 gennaio 2013 è
stato approvato l'elenco dei siti che non soddisfano i requisiti di cui all'art. 252, comma 2, del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, come modificato dal comma 1 dell'art. 36 -bis della legge 7 agosto 2012, n. 134 e che pertanto
non sono più compresi tra i siti di bonifica di interesse nazionale.
Con lo stesso DM si è trasferita la competenza per le necessarie operazioni di verifica ed eventuale bonifica all'interno
dei siti alle Regioni territorialmente interessate che subentrano nella titolarità dei relativi procedimenti
ALTRI SITI VULNERABILI A FONTI DI INQUINAMENTO / POSSIBILI DETRATTORI AMBIENTALI
• Impianto trattamento rifiuti - Isola ecologica
• Ambiti dismessi /non utilizzati / degradati
• Sistema dei manufatti conciari storici dismessi /non utilizzati/ degradati
• Ex opifici di testimonianza documentale dismessi esterni all’Area ASI VULNERABILITA' CONNESSE AL SISTEMA DELLA ACQUE ED AI SUOLI INDICATORI DI MONITORAGGIO AMBIENTALE PRIORITARI
• Scarichi misti
• Scarichi civili
• Scarichi industriali
• Pozzi
• Aree di attenzione e salvaguardia dei pozzi
• Sorgenti
• Aree di attenzione e salvaguardia delle sorgenti
• Valloni ed incisione idrografiche
• (possibile localizzazione di detrattori ambientali e minidiscariche abusive prioritariamente
in vicinanza del sistema viario carrabile)
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Carta delle tutele paesaggistiche , storico-architettoniche ed archeologiche e turistiche
VINCOLI RICOGNITIVI DI TUTELA PAESAGGISTICA: (Aree tutelate ai sensi art. 142 del DECRETO LEGISLATIVO 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del
paesaggio, di cui all'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137.)
Fascia di rispetto fluviale (art.142 c.1 let.c D.LVO 42/2004) mt.150 “ i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti
elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri
ciascuna”
Fasce fluviali escluse dalla tutela : rientranti in zone A e B perimetrate nel Programma di
fabbricazione Del. C.C. 209/22.4.1975 vigente alla data del 6.9.85 (applicazione ex Legge Galasso) (art. 142 c.2 D.LVO 42/2004) Montagne (art.142 c.1 let.d D.LVO 42/2004) quota sup. 1200 mt s.l.m
“le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la
“i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonche' i territori di protezione esterna dei parchi”
Boschi (art.142 c.1 let.g D.LVO 42/2004) ai sensi D.Lvo 227/2001 art.2 e L.R.11/1996 e s.m.i.
(fonte : Carta dell’uso agricolo e forestale dott. Agr. Mario Spagnuolo 2011) Aree percorso dal fuoco (art.142 c.1 let.g D.LVO 42/2004) ai sensi art.10 L.353/2000 (vincolo di
destinazione d’uso boschivo quindicennale rispetto alla data dell’incendio -- inedificabilità decennale) “i territori coperti da foreste e da boschi, ancorche' percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di
rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227”
(fonte : Elenchi particelle percorse dal fuoco UTC Solofra))
Usi civici (art.142 c.1 let.h D.LVO 42/2004) L.1766/1927 e RD 332/1928 “le aree assegnate alle universita' agrarie e le zone gravate da usi civici (fonte : Elaborato QC01C PTCP AVELLINO)”
Decreto Commissariale o Ministeriale del 16/12/1938
� AR14 Starza sepolture– III sec. D.c. età romana (fg. 2 p.lle 206,209)
� AR16 Starza-Novella rinvenimento sporadico– III sec. D.c. età romana (fg. 2 p.lle 741, 1280)
� AR17 Castello insediamento– XIV sec. D.c. età medievale (fg. 5 p.lle 26,27,28,38,481,1039,1034,1051,1027,22,305,21)
� AR18 Starza rinvenimento sporadico– XII- XIII sec. D.c. età medievale (fg. 2 p.lle 205)
VINCOLI CONFORMATIVI DI TUTELA E CONSERVAZIONE ARCHITETTONICA ED ARCHEOLOGICA (BENI CULTURALI IMMOBILI SOTTOPOSTI ALLE DISPOSIZIONI DI TUTELA DAL D.Lgs. 42/2004 - Parte Seconda)
Beni storici-architettonici-monumentali – (catalogati ai sensi art. 4 L.R.26/2002) � 1 CHIESA S. MARIA DI COSTANTINOPOLI o XII APOSTOLI
� 2 CHIESA S. AGATA
� 3 CHIESA S. GIULIANO
� 4 CHIESA S. ANTONIO AI BALSAMI
� 5 CHIESA MADONNA DEL SOCCORSO
� 6 CHIESA MADONNA DELLE GRAZIE
� 7 PALAZZO MURENA Giliberti Garzilli (BA3)
� 8 CASTELLO LONGOBARDO
� 9 CHIESA SPIRITO SANTO
� 10 CHIESA CONGREGAZIONE DELL’IMMACOLATA
� 11 CHIESA S. DOMENICO
� 12 CHIESA DELL'ADDOLORATA
� 12.1 Monastero della SS. Addolorata
� 13 CHIESA S. ROCCO
� 14 PALAZZO ORSINI(BA4)
� 15 CHIESA DELLA CASTELLUCCIA O SANTA MARIA
� 16 CHIESA MADONNA DELLA NEVE
� 17 CONVENTO SAN FRANCESCO
� 18 CHIESA S. TERESA
� 18.1 Monastero di S. Teresa
� 19 CHIESA S. CHIARA
� 19.1 Monastero di Santa Chiara
� 20 COLLEGIATA S. MICHELE
� 21 CHIESA S. ANDREA APOSTOLO
� 22 PALAZZO MAFFEI
� 23 TORRE della GALLERIA PERGOLA
� 24 PALAZZO SANTAGOSTINO
� 25 PALAZZO PAPA (BA2)
� 26 PALAZZO GILIBERTO
CITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRA
Piano
Urbanistico
Comunale
Progetto Urbanistico : Ar.T.Etica architetti associati
AVELLINO
R.Spagnuolo, F. Oliviero, E. Giaquinto, L. Battista Architettura bioecologica e tecnologie sostenibili per l’ambiente
PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
� BA2 Casa Papa (Catasto fg. 10 p.212-213 decreto di vincolo 28.5.1984)
� BA3 Palazzo Murena –Giliberti-Garzilli con annesso giardino e dipendenze (Catasto fg. 10 p.359-360-361-469
decreto di vincolo 11.6.1980)
� BA4 Palazzo Ducale Orsini con Giardino Annesso (Catasto fg. 9 p.282 decreto di vincolo 08.1.1953)
Beni architettonici vincolati opelegis ai sensi dell’art 10 del D.Lgs 42/2004 e s.m.i. in quanto realizzati da più di
settanta anni ,tra cui si evidenziano anche manufatti che non si configurano necessariamente come edifici come i
seguenti
Beni di Valore storico culturale
� st 1 campanile medievale ( XIV sec.)
� st 2 pseudo obelisco “il calvanico”
� st 3 fontana dei leoni (XVII sec)
� st 4 cinta muraria giardini del monastero di s.teresa, 1733
� st 5 monumento bronzeo ai caduti
� st 6 pozzo(sfiatatoio) ferroviario 1878
� st 7 ponte tardo medievale alla Passatoia
Aree e Beni archeologici vincolati ( ai sensi dell’art 10 del D.Lgs 42/2004 e sm.i.) � AR 3 V Passatoia – insediamento – XVII – XIII sec. A.c. età preistorica protoappenninica appenninica (fg. 8 p.lle 162,164)
� AR 7 V Sferracavallo – rinvenimento sporadico –età romana (fg. 1 p.lle 62,76)
� AR 9 V Melito,Iangano – insediamento –III – I sec. A.c. età romana (fg. 2 p.lle 56)
� AR 10 V Carpisani – insediamento –I-III sec. d.c. età romana (fg. 1 p.lle 379,380,103,378)
� AR 12 V Tofola– insediamento –I sec. A.c.-V sec. d.c. età romana (fg. 4 p.lle 132,11,23,22,108,116,105,151))
� AR 15 V Passatoia– insediamento –I sec. IV sec. d.c. età romana (fg. 8 p.lle 162,164)
� AR 19 V Chiancarola– insediamento –XIII – XIV sec. d.c. età medievale (fg. 7 p.lle 15,16,20,46,45,44)
CITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRA
Piano
Urbanistico
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
Contesto paesaggistico di pertinenza del centro storico/nucleo antico (ai sensi art. 2 c.1 L.R.26/2002 / art. 9 c.3 let. Reg. Att.n° 5/2001) (fonte : Elaborato QC01A PTCP AVELLINO)
Viabilità storica (N.d.A. PTCP AV art.36) (fonte : Elaborato P 12 PTCP AVELLINO)
VINCOLI CONFORMATIVO DI DESTINAZIONE TURISTICA Vincolo di destinazione delle strutture ricettive-turistiche (art. 3 L.R.16/2000 - L. 217/1983) (Nelle more dell’adeguamento degli strumenti urbanistici e fino all’approvazione delle relative varianti, tutte le strutture ricettive di
cui all’articolo 6 della Legge 17 maggio 1983, n. 217, per motivi di pubblico interesse, in considerazione della particolare rilevanza
economica e della utilità sociale che tali attività rappresentano per la Regione Campania, sono sottoposte a vincolo di destinazione
d’uso provvisorio)
(Nella tavola di Piano Strutturale – PS4-4.2 sono ricomprese anche tutti gi altri edifici/contesti urbani non
catalogati/vincolati/perimetrati dal PTCP o dalla Catalogazione ai sensi della L.R.26/2002, avente comunque valore
storico-architettonico-testimoniale nel rispetto delle definizioni del D.Lgs 42/2004 e della L.R. 26/2002 e oggetto di
tutela e di conservazione come indicato nel Quadro Normativo del presente PSC.
La tavola del Quadro conoscitivo di riferimento per la individuazione dei beni immobili e delle aree di valore storico
–architettonico-testimoniale, oltre alla presente è anche la tavola QC2 -2.3 e 2.4).
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Piano
Urbanistico
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
QC 7.7.2 Vincoli, tutele e vulnerabilità Carta delle protezioni ambientali
AMBITI DI RISPETTO AREE PER PRESE IDROPOTABILI
Sorgenti - Fascia di tutela assoluta (art. 94 D.Lgs. 152/2006) 10 mt.. Pozzi - Fascia di tutela assoluta (art. 94 D.Lgs. 152/2006) 10 mt. Fascia di rispetto Sorgenti (art. 94 D.Lgs. 152/2006) 200 mt..
Fascia di rispetto Pozzi (art. 94 D.Lgs. 152/2006) 200 mt..
RETE NATURA 2000 Siti di Protezione Ambientale (S.I.C.) (ai sensi della Direttiva n. 92/43/CEE “Habitat”) (Decreto ministeriale 25.03.2005 –Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare (G.U. 8 luglio 2005,
n. 157 ) - Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la Regione biogeografica mediterranea)
� IT8050027 Monte Mai e Monte Monna
Zone di Protezione Speciale per gli Uccelli (Z.p.s.) (ai sensi della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli" ) (DM 17 ottobre 2007 / DM dell’8 agosto 2014 (GU n. 217 del 18-9-2014) - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
territorio e del mare )
� IT804021 Picentini
AMBITI PAESAGGISTICI RILEVANTI da PIANI TERRITORIALI SOVRAORDINATI
� Zona A Area di riserva integrale (art. 3.1.0 All. 5 B DGRC 1539/2003 –Burc N.s. 27.5.2004) � Zona B Area di riserva generale (art. 3.2.0 All. 5 B DGRC 1539/2003 –Burc N.s. 27.5.2004) � Zona C Area di riserva controllata (art. 3.30 All. 5 B DGRC 1539/2003 –Burc N.s. 27.5.2004)
Ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico (art. 10 e seg.ti N.T.A. P.T.C.P. Av 2014 ) (Castagneti da frutto, Cedui di castagno, cerro, quercia, Cedui misti,Macchia mediterranea, Pascoli, Scoperto. Fonte.
Carta Uso agricolo e forestale dott. Agr. Sapgnuolo))
Elementi lineari di interesse ecologico : fascia di tutela paesaggistica corsi d’acqua (All. B Linee Guida per il paesaggio P.T.R. Campania 2008 .>> Rif. Operativo : Obiettivi di qualità paesistica individuati in PTCP Av 2014 , elaborato P.10 Schede delle unità di paesaggio) 1 km.
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
QC 7.7.3 Vincoli, tutele e vulnerabilità Carta delle tutele idrogeologiche e vincoli geologici-ambientali
TUTELE IDROGEOLOGICHE Vincolo idrogeologico (Regio Decreto 30 dicembre 1923, n. 3267)
Aree in Frana (Progetto IFFi da PTCP Av)
Aree con pendenze superiori al 20% (DTM Regione Campania Tav. P.07.3 da PTCP Av)
VINCOLI GEOLOGICI AMBIENTALI Aree a rischio idraulico Molto elevato (R4) ed Elevato(R3) ( Delibera del Comitato Istituzionale n. 30 del 28.7.2014 Adozione del Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico (PSAI) dell’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale.)
Aree a rischio frane Molto elevato (R4) ed Elevato(R3) ( Delibera del Comitato Istituzionale n. 30 del 28.7.2014 Adozione del Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico (PSAI) dell’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale.)
Definizione generale di “Rischio Idrogeologico”.
Pericolosità idrogeologica: probabilità di occorrenza di un fenomeno di tipo idraulico e/o gravitativo di versante
(frana) entro un dato intervallo di tempo ed in una data area;
� Classi di rischio R3 elevato: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali
agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle
attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale;
� Classi di rischio R4 molto elevato: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle
persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività
socioeconomiche
AREE DI INTERESSE P.R.A.E. (Piano Regionale Attività estrattive, Ord. C.a.A. n. 11 del 07/06/2006 B.U.R.C. n. 27 del 19/06/2006) Cava APA (A.3) Aree di Particolare Attenzione Ambientale ART. 30Norma PRAE : Le A.P.A. sono aree di crisi che comprendono cave in prevalenza abbandonate, fra quelle
individuate nel P.R.A.E., che nell’insieme costituiscono fonte di soddisfacimento di parte del fabbisogno individuato per
l’approvvigionamento di materiale, attraverso gli interventi di coltivazione finalizzata alla ricomposizione ambientale
di durata complessiva non superiore ai tre anni.)
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
Fiume (L.R. 14/1982 All. Tit. II p.1.7) mt. 50 al di sotto dei 500 m.s.l.m./ mt. 25 al di sopra dei 500 m.s.l.m.
INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ “CARRABILE” E RELATIVE FASCE DI RISPETTO al di fuori del centro abitato come delimitato ai sensi art. 4 del Codice della Strada (D. L. 30 aprile 1992, n. 285 e D. L. 10 settembre 1993 art.li 16 e s.ti , n. 360 Decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495 art.li 26 e s.ti)
Autostrade (tipo A) (art.2 , art 16, art. 17 C.d.S. + art. 26 comma 2 bis Reg. Att. ) mt. 30 (strade extraurbane o urbane a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico invalicabile, ciascuna con almeno
due corsie di marcia, eventuale banchina pavimentata a sinistra e corsia di emergenza o banchina pavimentata a
destra, prive di intersezioni a raso e di accessi privati, dotate di recinzione e di sistemi di assistenza all'utente lungo
l'intero tracciato, riservate alla circolazione di talune categorie di veicoli a motore e contraddistinte da appositi segnali
(strada urbana od extraurbana opportunamente sistemata ai fini di cui al comma 1 [….l'area ad uso pubblico destinata
alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali…] non facente parte degli altri tipi di strade.
L'individuazione grafica dell'ampiezza delle fasce di rispetto è indicativa; in fase di progettazione esse dovranno essere sempre calcolate sulla base del rilievo topografico di dettaglio dello stato di fatto. Così come in caso di strade esistenti la relativa fascia di rispetto dovrà sempre essere RIFERITA ALLE CARATTERISTICHE TECNICHE E TERMINOLOGICHE DELLE STRADE OGGETTO DI EVENTUALI INTERVENTI ED IN PARTICOLARE ALLA DEFINIZIONE DI CONFINE STRADALE COME DEFINITE NEL CODICE DELLA STRADA (ART. 3).
INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ “CARRABILE” E RELATIVE FASCE DI RISPETTO all’Interno del centro abitato come delimitato ai sensi art. 4 del Codice della Strada Centro Abitato (art.4 C.d.S.)
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Fascia di rispetto di inedificabilità all’interno dei centri abitati (Art. 28 Reg. Att. ) :
( 1. Le distanze dal confine stradale, nei centri abitati, da rispettare nella costruzione, ricostruzione o ampliamento di
manufatti o muri di cinta di qualsiasi tipo non possono essere inferiori a: a) 30 m per le strade di tipo A; b) 20 m per le
strade di tipo D.
2. Per le strade di tipo E e F, nei casi di cui al comma 1, non sono stabilite distanze minime dal confine stradale ai fini
della sicurezza della circolazione.
3. In assenza di strumento urbanistico vigente, le distanze dal confine stradale da rispettare nei centri abitati non
possono essere inferiori a: a) 30 m per le strade di tipo A b) 20 m per le strade di tipo D ed E; c) 10 m per le strade di
tipo F.)
N.B. : Nella tavola del Quadro conoscitivo QC 5 5.2. “Sistema della mobilità e delle infrastrutture. Rete viaria e ferroviaria.” è riportata la classificazione delle strade di Solofra.
INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ “FERROVIARIA” E RELATIVE FASCE DI RISPETTO
Fascia di Rispetto Linea Ferroviaria AV- SA (D.P.R. 11 luglio 1980, n. 753) mt. 30 (Art. 49 Lungo i tracciati delle linee ferroviarie è vietato costruire, ricostruire o ampliare edifici o manufatti di qualsiasi
specie ad una distanza, da misurarsi in proiezione orizzontale, minore di metri trenta dal limite della zona di
occupazione della più vicina rotaia)
PREVENZIONE IGIENICO-SANITARIA
Area di rispetto cimiteriale (L.R. 14/1982 All. Tit. II p.1.7) mt. 100
Depuratori e relativa fascia di rispetto (all. 4 punto 1.2 della delibera del "comitato dei Ministri per la tutela delle acque dall'inquinamento" del 04/02/77) mt. 100
(Per gli impianti di depurazione che trattino scarichi contenenti microrganismi patogeni e/o sostanze pericolose alla
salute dell'uomo, è prescritta una fascia di rispetto assoluto con vincolo di inedificabilità circostante l'area destinata
all'impianto. La larghezza della fascia è stabilita dall'autorità competente in sede di definizione degli strumenti
urbanistici e/o in sede di rilascio della licenza di costruzione. In ogni caso tale larghezza non potrà essere inferiore ai
100 metri. Per gli impianti di depurazione esistenti, per i quali la larghezza minima suddetta non possa essere
rispettata, devono essere adottati idonei accorgimenti sostitutivi quali barriere di alberi, pannelli di sbarramento o, al
limite, ricovero degli impianti in spazi chiusi.)
FASCE DI SICUREZZA DA INQUINAMENTI PER INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE
Elettrodotto esistente 150 kV Distanza di rispetto di prima approssimazione (Area non più interessata dall’esposizione ai campi elettromagnetici generati dagli elettrodotti demolenti .
Nell’ambito del progetto Terna per il nuovo “ Elettrodotto 380 kV in DT Montecorvino-Avellino ed opere connesse”
è prevista la demolizione). Elettrodotto in progetto 150 kV Distanza di rispetto di prima approssimazione (Nell’ambito del progetto Terna per il nuovo “ Elettrodotto 380 kV in DT Montecorvino-Avellino ed opere connesse”
è prevista la realizzazione/riuso di due nuovi tratti : Int.-M Forino – Solofra tratta 3 150 kV aereo ST / Int. K CP
Solofra – CP Mercato S. Severino tratta 5 150 kV aereo in ST). Elettrodotto esistente 150 kV Distanza di rispetto di prima approssimazione
CITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRACITTA’ DI SOLOFRA
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PIANO PRELIMINARE (art.2 c. 4 & art. 3 c.1 Reg. N° 5 del 4.8.11)
Cabina Energia Elettrica (Il DM Ministero Ambiente 29 maggio 2008 “Approvazione metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di
rispetto per gli elettrodotti” introduce la definizione di “Distanza di Prima Approssimazione (DPA)” come proiezione al
suolo della fascia di rispetto. Per la determinazione di tale DPA dagli elettrodotti consultare la “Linea guida per
l’applicazione del § 5.1.3 dell’Allegato al DM 29.05.08 – Distanza di prima approssimazione (DPA) da linee e cabine
elettriche”, pubblicato sul sito web Enel ed altri gestori.)
Metanodotto /gasdotti di 1° fascia (DM 24/11/1984 e s.m.i - DM 17/04/2008 ) mt. 13,50 (La localizzazione di tali infrastrutture è da ritenersi indicativa e, ai fini delle trasformazioni edilizie, la compatibilità
delle stesse dovrà essere verificata con l’ente gestore.)
Ripetitori telefonia mobile e similari Non mappati in quanto La Legge 22/2/2001, n. 36: “ Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici “ evidenza la definizione dei limiti ammissibili per le radiazioni ad alta frequenza, che in
attesa di un decreto attuativo, si rimanda al D.M. 10/9/1998, n.381 ( “ Tetti di radiofrequenza compatibili con la
salute umana “ ).
La Legge inoltre non pone delle limitazioni a priori all’installazione di impianti di trasmissione ( richiedendo ad esempio
specifiche valutazioni di impatto ambientale prima della installazione ).