REGIONE VENETO – PROVINCIA DI TREVISO COMUNE DI PONZANO VENETO PIANO DEGLI INTERVENTI legge regionale 23 aprile 2004, n° 11 NORME DI COMPATIBILITA' IDRAULICA SINDACO Giorgio Granello ASSESSORE ALL'URBANISTICA Pierluigi Visentin RESPONSABILE DEL SERVIZIO Angelo Visotto ___________________________________________________ SEGRETARIO COMUNALE Carlo Sessa VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA' IDRAULICA HgeO studio - Dott. Filippo Baratto Ponzano Veneto, Febbraio 2013
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PIANO DEGLI INTERVENTI NORME DI COMPATIBILITA' … · nell’invaso e le luci di scarico in modo da garantire la conservazione della portata massima defluente dall’area in trasformazione
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REGIONE VENETO – PROVINCIA DI TREVISO
COMUNE DI PONZANO VENETO
PIANO DEGLI INTERVENTIlegge regionale 23 aprile 2004, n° 11
NORME DI COMPATIBILITA' IDRAULICA
SINDACOGiorgio Granello
ASSESSORE ALL'URBANISTICAPierluigi Visentin
RESPONSABILE DEL SERVIZIOAngelo Visotto___________________________________________________
SEGRETARIO COMUNALECarlo Sessa
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA' IDRAULICAHgeO studio - Dott. Filippo Baratto
area inferiore a 1000 m2 - volume di compenso pari ad almeno 200 m3/ha della superficie
impermeabilizzata per le aree a destinazione residenziale e di almeno
400 m3/ha della superficie impermeabilizzata per le aree a destinazione
industriale-commerciale2;
- sezione di chiusura avente dimensioni massime pari ad un tubo
diametro 50 mm;
- planimetria e profilo delle opere di compensazione.
area compresa tra 0.1 e 1 ha: - volume di compenso pari ad almeno 250 m3/ha della superficie
impermeabilizzata per le aree a destinazione residenziale e di almeno
450 m3/ha della superficie impermeabilizzata per le aree a destinazione
industriale-commerciale2;
- portata uscente pari a quella massima con terreno agricolo;
- sezione di chiusura regolabile con dimensione massima pari ad un
tubo diametro 100 mm e tirante idrico massimo di 1 m;
- planimetria e profilo delle opere di compensazione.
2 Dal calcolo della superficie impermeabilizzata non si considera quella coperta dai fabbricati, le cui acque meteoriche ricadenti sulla copertura devono essere smaltite in maniera autonoma per mezzo di pozzi drenati. Nel calcolo del volume di invaso non sono da conteggiare i volumi disponibili relativi ai tratti di nuova tubazione necessari per il recapito delle acque meteoriche al ricettore finale. Qualora nel calcolo si intenda prendere in considerazione anche tali volumi, la capacità di invaso minima deve essere incrementata di 100 m3/ha rispetto ai valori sopra indicati.2
area compresa tra 1 e 10 ha: - relazione di compatibilità idraulica;
- volume di compenso calcolato nella relazione;
- portata uscente pari a quella massima con terreno agricolo;
- sezione di chiusura regolabile e tiranti idrici derivanti da apposito
calcolo;
- planimetria, profilo e particolari costruttivi della linea fognaria e
delle opere di compensazione; area superiore a 10 ha: - relazione di compatibilità idraulica con studio di dettaglio;
- volume di compenso calcolato nella relazione;
- portata uscente pari a quella massima con terreno agricolo;
- sezione di chiusura regolabile e tiranti idrici derivanti da apposito
calcolo;
- planimetria, profilo e particolari costruttivi della linea fognaria e
delle opere di compensazione.
Ogni intervento edilizio deve prevedere la fognatura pluviale, il recapito finale e le opere di mitigazione
idraulica.
La durata dell’evento meteorico da considerare nel calcolo deve essere quella che massimizza il
volume di compenso.
Nel computo dell’invaso non sono da considerare le superfici dei tetti che obbligatoriamente devono
essere smaltite nel sottosuolo (pozzi drenati). Lo stesso tipo di smaltimento può essere adottato per
tutta la superficie interna dei soli lotti residenziali con superficie inferiore a 1500 m2 complessivi, senza
la necessità di invaso locale.
Ogni intervento, singolo o con strumento urbanistico attuativo, deve prevedere al suo interno le opere
per la mitigazione idraulica (invasi ed eventuali dispersioni) secondo le indicazioni sopra riportate.
Alla rete fognaria deve essere recapitata solo la portata massima scaricabile indicata dal
Consorzio di Bonifica in 10 l/s per ha.
La portata massima scaricabile è quella calcolata derivante da un utilizzo agricolo dell’area di
intervento, indipendentemente dall’attuale grado di impermeabilizzazione.
I volumi di invaso possono essere realizzati concentrati a cielo aperto o interrati o diffusi, a gravità o
con sollevamento nel rispetto che la somma dei volumi realizzati corrisponda al volume totale imposto.
2.2.3 Rilascio del Permesso di Costruire
Per il rilascio, da parte dell’Amministrazione Comunale, del Permesso di Costruire (ai sensi del D.P.R.
n. 380 del 06/06/2001), relativo ad ogni opera o urbanizzazione che comporti aggravio al regime
idraulico attuale, il soggetto richiedente deve allegare agli altri elaborati progettuali, uno studio
idraulico relativo alla progettazione specifica delle opere idrauliche di mitigazione previste per l’area in
esame.
La relazione idraulica deve essere redatta conformemente alla D.G.R. n. 1841 del 19 giugno 2007, in
particolare deve contenere una valutazione quantitativa delle portate di massima piena effettuate in
corrispondenza della sezione di chiusura relativa al bacino sotteso dall’area in esame. Tale
valutazione deve essere svolta sia per la condizione attuale della superficie in oggetto di variante
urbanistica che per quella prevista. Dal confronto delle due condizioni di calcolo deve pertanto
emergere con chiarezza la modifica introdotta nel regime idraulico della rete idrografica locale, per
effetto della variante.
La relazione idraulica deve inoltre contenere il dimensionamento delle opere idrauliche necessarie per
la compensazione degli effetti idraulici negativi prodotti dalla trasformazione urbanistica (deve essere
garantito il principio dell’invarianza idraulica). La compensazione operata da tali opere (riduzione delle
portate al colmo nel caso di vasche di laminazione o aree parco allagabili o riduzione del coefficiente
di deflusso nel caso di pavimentazioni drenati e pozzi perdenti) deve essere tale da compensare le
modifiche al regime idraulico prodotte dalla variante.
2.2.4. Nuove lottizzazioni e nuove costruzioni
Per ogni nuova lottizzazione, ove le caratteristiche drenati del terreno lo consentano, si deve
prevedere l’inserimento di dispositivi per la dispersione nel sottosuolo delle acque meteoriche esenti
da inquinamento superficiale (pozzi drenanti). Il numero e le caratteristiche geometriche dei pozzi
devono essere opportunamente dimensionati. Indicativamente in terreni a permeabilità maggiore di
10-3 m/s e con falda profonda è necessario un pozzo di diametro pari a 150 cm, a profondità variabile
in funzione della falda, ogni 500 m2 di nuova superficie urbanizzata. Nelle aree a rischio di
esondazione, ove per effetto delle nuove edificazioni vengono di fatto ridotte le aree disponibili
all’allagamento, il numero dei pozzi da realizzare deve essere aumentato in modo da compensare
parzialmente la riduzione d’area allagabile utile prodotta dall’urbanizzazione.
I pozzi devono essere dotati di scarico di troppo pieno e di pozzetto dissabbiatore prima
dell'immissione dell'acqua.
Dove le caratteristiche drenati del terreno non siano sufficienti, si devono realizzare dei dispositivi per
l’invaso temporaneo delle acque meteoriche, all’interno di ogni nuova lottizzazione. La soluzione
progettuale deve assicurare una capacità di invaso minima secondo i valori riportati al paragrafo e
produrre un impatto ambientale contenuto.
Nelle nuove aree urbanizzate si devono adottare delle tipologie di pavimentazioni che favoriscano la
capacità filtrante delle superfici e consentano la dispersione delle acque meteoriche nel sottosuolo
(pavimentazioni drenati) e, ai fini della laminazione delle portate, dei dispositivi e degli accorgimenti
tali da ridurre la portata al colmo, quali realizzazioni di volumi di invaso al di sotto di aree destinate a
parcheggi tramite l’utilizzo di idonei manufatti (gusci).
Se possibile si deve destinare, ai fini della laminazione delle portate, le aree a verde poste a valle di
superfici già urbanizzate e da urbanizzare.
Per ogni nuovo edificio si devono realizzare delle reti separate per lo smaltimento delle acque nere e
per le acque meteoriche.
Nelle zone a rischio di esondazione, i piani di imposta dei fabbricati devono essere realizzati ad una
quota superiore al piano campagna medio circostante (vedasi art.2.2). Tale quota è correlata al grado
di rischio attuale presente nell’area oggetto di trasformazione urbanistica. Pertanto il progettista
dell’opera deve ottenere dal Consorzio di Bonifica competente il rilascio di un Parere Idraulico nel
quale sia espressa una corretta valutazione della quota stessa.
Inoltre, è consigliabile adottare i seguenti accorgimenti:
evitare di realizzare scantinati al di sotto del piano campagna;
per eventuali opere in sotterraneo già esistenti è opportuno realizzare adeguati sistemi di
drenaggio e di impermeabilizzazione;
gli eventuali accessi in sotterraneo e le bocche di lupo dovranno essere realizzati con aperture
sopraelevate rispetto al piano campagna;
per falda con profondità minore di 1.0 metro nella scelta del sistema di depurazione degli
scarichi reflui nel suolo si eviti il tipo a subirrigazione, privilegiando vasche a tenuta o la
fitodepurazione;
i sistemi a fossa per l’inumazione nei cimiteri possono essere adottati se la falda ha una
profondità non minore di 2.5 m da p.c., come prescritto da normativa nazionale e regionale
vigenti. In caso di falda più superficiale sarà opportuno realizzare per i sistemi a fossa
adeguati riporti di terreno o adottare sistemi di inumazione sopraelevati.
2.2.5 Strade e nuova viabilità
Si deve assicurare la continuità delle vie di deflusso tra monte e valle delle strade di nuova
realizzazione, mediante la creazione di scoline laterali e opportuni manufatti di attraversamento.
In particolare lungo la nuova viabilità devono essere inseriti fossi di raccolta delle acque meteoriche,
adeguatamente dimensionati, in modo tale da compensare la variazione di permeabilità causata dalla
realizzazione delle infrastrutture al fine da non sovraccaricare i ricettori finali delle acque.
In linea di massima, salvo verifiche di calcolo di maggior dettaglio, si può adottare per la nuova
viabilità una capacità di invaso minima dei fossi di guardia di 800 mc per ettaro di superficie
impermeabilizzata.
In generale è da evitare lo sbarramento delle vie di deflusso in qualsiasi punto della rete drenante, per
ridurre le zone di ristagno.
Sono da evitare, per quanto possibile, il tombinamento di fossati e canali e in ogni caso si deve
garantire la continuità idraulica attraverso tombotti di attraversamento adeguatamente dimensionati
per non comprometterne la funzionalità. L'accesso ai fondi potrà avere avvenire mediante la messa in
opera di tombotti di lunghezza massima pari a 8 metri e diametro minimo di 80 cm. Per esigenze
particolari e/o per la salvaguardia della pubblica incolumità si farà riferimento alla specifiche
prescrizioni degli Enti che operano e conoscono il territorio e le problematiche idrauliche.
2.2.6 Smaltimento delle acque meteoriche
VASCHE DI PRIMA PIOGGIA E DISOLEATORI
E’ noto che le acque di prima pioggia (mediamente stimate in 5 mm di acqua su tutta la superficie
impermeabile) sono quelle che dilavano la maggior parte delle sostanze inquinanti che in tempo secco
si sono depositate sulle superfici impermeabili. In particolare le aree destinate a parcheggio o a
transito veicolare raccolgono rilevanti quantità di dispersioni oleose o di idrocarburi che, se non
opportunamente raccolte e trattate, finiscono col contaminare la falda e progressivamente intaccano la
qualità del ricettore.
Per ovviare a tal inconveniente è necessario predisporre delle vasche di accumulo e di trattamento
(vasche di prima pioggia e/o disoleatori, sedimentatori). A tal proposito l’Assessorato alle Politiche
Ambientali della Provincia di Treviso ha redatto le “Linee guida relative alla disciplina delle acque
meteoriche di dilavamento dei piazzali industriali”, approvate dalla Commissione Tecnica Provinciale
in data 14/02/2002.
Le indicazioni contenute nel sopra riportato documento sono chiare ed esauriente, e devono essere
applicate anche a livello locale.
Le acque meteoriche, e di conseguenza la loro gestione e il loro scarico, sono suddivise in relazione
alla loro provenienza:
1. Acque provenienti da tetti o da superfici pavimentate interne a lotti residenziali
2. Acque meteoriche provenienti da piazzali adibiti a parcheggio per autoveicoli
3. Acque meteoriche provenienti da piazzali adibiti ad usi produttivi
1. A CQUE PROVENIENTI DA TETTI O DA SUPERFICI PAVIMENTATE INTERNE A LOTTI RESIDENZIALI
Il piano di imposta degli edifici, di accesso alle rampe e delle bocche di lupo deve essere rialzato di
almeno 20 cm rispetto alla quota zero di riferimento (piano medio stradale o piano medio circostante).
I rialzi sono, comunque, in funzione del rischio idraulico e della permeabilità del terreno e potranno
essere anche dell'ordine di 40÷60 cm sulla quota "zero" per gli edifici. La quota zero "stradale" sarà
almeno a +10 cm rispetto ai parcheggi, e questi ultimi almeno a +10 ÷15 cm rispetto ai giardini .
Tale scelta progettuale permetterà di creare zone di invaso che potranno essere anche soggette ad
allagamento (giardini e parcheggi), quindi con effetto di laminazione, andando a salvaguardare gli edifici.
Nei centri storici il rialzo deve essere reso compatibile con eventuali allineamenti con altri fabbricati.
Sino a 10 metri dall’asse di canali o canalette di qualsiasi ordine, il piano di imposta degli edifici, di
accesso alle rampe e delle bocche di lupo deve essere rialzato di almeno 30 cm rispetto la quota zero.
Le acque meteoriche provenienti da tetti o da superfici pavimentate interne a lotti residenziali devono,
dove le condizioni lo permettono, essere smaltite in superficie o nel primo sottosuolo delle aree
scoperte esistenti all’interno dei lotti o nei fossati, senza sversamenti sulla via e sulle aree pubbliche
circostanti.
Dove la falda è profonda e le caratteristiche geologiche dei terreni lo permettono, lo smaltimento va
fatto con fondi (pozzi) perdenti opportunamente dimensionati 3. Questa scelta mitigatrice vale per
piccole superfici impermeabilizzate.
Lo stoccaggio temporaneo delle acque meteoriche nella misura dei volumi da mitigare potrà essere
fatto anche mediante il sovradimensionamento delle fognature bianche interne alla lottizzazione
residenziale.
L’immissione nella fognatura pubblica per acque bianche e/o miste è ammessa esclusivamente in
seguito a relazione geologica, che dimostri che non è possibile smaltirle in superficie o nel primo
sottosuolo e che non è possibile recapitarla in fossati.
Sia per i pozzi drenanti, sia per l'immissione in pubblica fognatura la portata di immissione dovrà
essere garantita da un manufatto a "bocca tassata" che limiti la portata a quella concessa (10 L/s ha).
Gli interrati devono essere ben impermeabilizzati e non sono ammessi gli scarichi di drenaggio
continui.
Nella realizzazione di strade, recinzioni, marciapiedi e di tutte le strutture relative all’area urbana, deve
essere garantito e assicurato, con adeguati manufatti, il deflusso naturale delle acque.
2. ACQUE METEORICHE PROVENIENTI DA PIAZZALI ADIBITI A PARCHEGGIO E MOVIMENTAZIONE DEGLI AUTOVEICOLI
Le acque meteoriche provenienti da piazzali adibiti a parcheggio autoveicoli esterni ai lotti edificabili,
appartenenti a lotti dove insistono edifici ad usi industriali e/o commerciali o comunque diversi dalla
residenza, ai sensi della normativa vigente in materia (D.Lgs152/2006 e Piano Regionale di Tutela
delle Acque) vanno raccolte in un manufatto di sedimentazione-disoleazione opportunamente
dimensionato.
Le acque così trattate, possono essere successivamente condotte ai fossati circostanti, se esistenti, o
scaricate nella rete comunale di fognatura per acque bianche e/o miste, prevedendo lo scolmamento
sul suolo o nel primo sottosuolo per le acque di piena.
Il volume delle acque di prima pioggia è stimato mediamente come il volume corrispondente ad un
velo uniforme di altezza pari a 5 mm di acqua distribuito su tutta la superficie pavimentata.
I coefficienti di deflusso, ove non determinati analiticamente, andranno convenzionalmente assunti
pari a 0,1 per le aree agricole, 0,2 per le superfici permeabili (aree verdi), 0,6 per le superfici semi-
permeabili (grigliati drenanti con sottostante materasso ghiaioso, strade in terra battuta o stabilizzato,
…) e pari a 0,9 per le superfici impermeabili (tetti, terrazze, strade, piazzali,…..).
Le fognature pubbliche stradali destinate alla raccolta delle acque meteoriche devono essere
provviste, prima dello scarico, di manufatto di derivazione delle acque di prima pioggia e dello spazio
3 Vedi indicazioni seguenti al punto
necessario per futuri eventuali impianti di trattamento delle stesse; le acque stradali vanno
prioritariamente condotte al sistema di smaltimento superficiale costituito da fossati o dai corsi
d’acqua.
3. ACQUE METEORICHE PROVENIENTI DA PIAZZALI ADIBITI AD USI PRODUTTIVI
Le acque meteoriche provenienti da piazzali adibiti ad usi produttivi o comunque interessati da lavaggi
di materiali semi-lavorati, attrezzature o automezzi, da depositi di materie prime o di materie prime
secondarie e di rifiuti speciali e le acque di dilavamento dei piazzali e delle aree esterne produttive,
vanno separatamente raccolte e condotte ad un impianto di depurazione e/o di pre-trattamento alla
luce delle caratteristiche quantitative e qualitative degli scarichi effettuati e risultanti da analisi
campionarie.
Detti scarichi sono considerati di tipo produttivo e sono soggetti alle procedure di autorizzazione come
da normativa vigente.
Lo scarico di acque di pioggia depurate verso fossati ed i corsi d’acqua deve avvenire con le modalità
e limitazioni che saranno indicate dall’Ente gestore degli stessi (Consorzi di Bonifica o Genio Civile) a
tutela dell’idoneità all’uso cui le acque fluenti nei canali sono destinate e la tutela della sicurezza
idraulica del territorio.
Per le acque provenienti da tetti o da superfici pavimentate (parcheggi, strade) interne alle lottizzazioni
produttive deve essere previsto, in mancanza di azioni mitigatrici univoche e/o tra esse
complementari, la costruzione di un invaso di laminazione adeguatamente dimensionato, al fine di
evitare l’immediata immissione dei volumi idrici da mitigare nei corpi recettori della rete. E' auspicabile
la messa in opera di un unico invaso per ciascuna zona produttiva al fine di garantire la gestione e la
manutenzione dell'opera sia da parte degli addetti comunali che degli Enti sovracomunali (Consotzio
di Bonifica).
2.2.7 Indicazione sugli invasi
Gli invasi sono suddivisi in tre diverse tipologie realizzative:
1. invasi concentrati a cielo aperto (laghetti o vasche superficiali);
2. invasi concentrati di tipo sotterraneo (vasca di accumulo interrato con o senza impianto di
pompaggio);
3. invasi di tipo diffuso (immagazzinamento e invaso interno alle tubazioni della rete di drenaggio e di
smaltimento delle acque meteoriche).
In tutti i casi il volume complessivo d’invaso deve essere pari a quello determinato dal calcolo e
verificato a partire dal livello del punto più depresso dell’area di intervento, considerando un opportuno
valore del franco di sicurezza.
Il fondo della vasca d’invaso e la linea fognaria devono avere una pendenza minima pari a allo 0,1%
verso lo sbocco al fine di assicurare il completo svuotamento dell’area, del vano e delle tubazioni.
Nel caso di invaso a cielo aperto la linea fognaria del recapito deve avere il piano di scorrimento ad
una quota uguale o inferiore a quella del fondo dell’invaso.
È preferibile che lo svuotamento degli invasi avvenga in maniera naturale (tramite scarichi di fondo)
senza l’ausilio di pompe.
Se la conformazione o le quote del terreno non consentissero lo svuotamento in maniera naturale, la
stazione di pompaggio deve prevedere una pompa di riserva con portata pari alla portata di scarico
massima consentita nella rete. Il vano di alloggio e di accumulo deve essere facilmente accessibile e
ispezionabile.
A titolo cautelativo nel calcolo del volume di invaso di tipo diffuso si dovranno considerare i soli
contributi delle tubazioni principali, con esclusione dei pozzetti e delle caditoie.
2.2.8 Indicazione su pozzi drenanti
Questa opera di mitigazione può essere adottata solo se il sottosuolo presenta una permeabilità
maggiore di 10-3 m/s, da verificare mediante specifiche prove in situ e se la falda è profonda. Si può
smaltire nel sottosuolo non più del 50% dell'aumento della portata di progetto, con Tr = 50 anni. Se le
condizioni geologiche e la profondità della falda lo consentono il singolo pozzo avrà un diametro pari a
150 cm., in ragione di 1 (uno) ogni 500 m2 di nuova superficie urbanizzata coperta. La profondità
dell'opera sarà dimensionata in funzione dell'altezza della massima calcolata della falda, che non
dovrà essere interessata dallo scavo. Nelle aree a rischio di esondazione, ove per effetto delle nuove
edificazioni sono di fatto ridotte le aree disponibili all’allagamento, il numero dei pozzi da realizzare
deve essere aumentato in modo da compensare parzialmente la riduzione d’area allagabile utile
prodotta dall’urbanizzazione.
Il pozzo deve essere rinterrato nel contorno con almeno 50 cm di materiale arido con pezzatura da 50
a 150 mm. La distanza tra due pozzi successivi non deve essere inferiore a 2 o 3 volte il diametro del
pozzo stesso. Il singolo pozzo, o la batteria di pozzi, deve essere preceduto da un pozzetto di
decantazione (dissabbiatore/disoleatore) opportunamente dimesionato e dove deve essere
convogliata l'acqua di prima pioggia. Il pozzetto deve essere periodicamente ispezionato e pulito dal
materiale depositatovi; inoltre deve essere predisposto un troppo pieno di sicurezza con scarico alla
rete di smaltimento superficiale.
2.2.9 Collegamento alla rete di smaltimento
La linea fognaria di raccolta delle acque meteoriche deve essere ispezionabile con pozzetti posti alla
distanza reciproca di 40-50 metri.
La sezione di chiusura finale della linea deve essere munita di un pozzetto scolmatore o munito di
adeguato dispositivo ispezionabile e regolabile tale da assicurare lo scarico della portata massima
consentita. Deve essere garantito il libero efflusso della portata dalla luce, impedendo possibilità di
ostruzione o manomissioni. In ogni caso alla quota di massimo invaso va posizionata una soglia
sfiorante di sicurezza4.
2.2.10 Manutenzione dei fossati
Deve essere garantita la manutenzione dei fossati e delle scoline laterali nei tratti di proprietà,
attraverso lo sfalcio periodico dell’erba, la rimozione del fogliame o di altro materiale di deposito, allo
scopo di evitare il progressivo interrimento della rete idrica minore e assicurare il corretto deflusso
delle acque.
Alla stregua dei fossati e dei canali devono essere soggetti alla manutenzione anche i manufatti,
tombotti e ponticelli esistenti. Il materiale di derivazione dallo spurgo e dallo sfalcio deve essere
prontamente rimosso dall’alveo.
2.2.11 Tombinature di fossati, ponti e accessi
Ai sensi dell'art.115 del D.Lgs.152/2006 e dell'art.17 del PTA sono vietate le tombinature e le
coperture dei corsi d’acqua che non siano dovute a ragioni di tutela della pubblica incolumità.
In zona agricola per consentire l’accesso ai fondi rurali, sono consentite tombinature di canali esistenti,
previo parere del Consorzio di Bonifica competente.
I manufatti devono essere realizzati secondo le prescrizioni tecniche di seguito elencate:
la quota di sottotrave dell’impalcato del nuovo ponte deve avere la stessa quota del piano
campagna o del ciglio dell’argine, ove presente, in modo da non ostacolare il libero deflusso
delle acque;
deve essere previsto un rivestimento della scarpata con roccia di adeguata pezzatura, a
monte, a valle e al di sotto del ponte, che sarà concordato con il Consorzio all’atto esecutivo;
per gli accessi carrai si consiglia la realizzazione di pontiletti a luce netta o scatolari anziché
tubazioni in cls; se le caratteristiche dei luoghi non lo consentono si devono utilizzare
tubazioni aventi diametro minimo di 80 cm e di lunghezza massima di 8 metri;
nel caso di corsi di acqua pubblica deve essere perfezionata la pratica di occupazione
demaniale con i competenti Uffici regionali.
2.2.12 Fasce di tutela
Per tutte le opere da realizzarsi in fregio ai corsi d’acqua, siano essi Collettori di Bonifica, acque
pubbliche o fossati privati, deve essere richiesto parere idraulico al Consorzio di Bonifica.
4 Si veda lo schema al paragrafo
In particolare, per le opere in fregio ai collettori di Bonifica o alle acque pubbliche, ai sensi del R.D.
368/1904, il Consorzio di Bonifica deve rilasciare regolari Licenze o Concessioni a titolo di precario.
Per entrambi i lati dei corsi d’acqua l’edificazione e la piantumazione sono consentite nel rispetto del
R.D. 368/1904, del R.D. 523/1904 e secondo quanto precisato nella Delibera di Giunta del Consorzio
di Bonifica n.11/364 del 31.05.2007.
In particolare, nelle fasce di tutela, non può essere costruito o piantumato nulla che possa inibire la
possibilità di manutenzione del corso d'acqua con mezzi meccanici dalle sponde.
Nell'esecuzione di lavori di aratura di fondi confinanti fossi, gli interessati devono eseguire le
necessarie operazioni mantenendo una distanza minima di 2 metri dal ciglio del fosso in modo da
evitare l'ostruzione parziale o totale dei fossi o la rovina delle scarpate. Nel caso che, durante i lavori
di aratura dei campi, dovesse essere ostruito un fosso o canale posto al confine della proprietà questi
devono essere immediatamente ripristinati al regolare assetto, a cura e spese del soggetto
proprietario o utilizzatore del fondo.
E' vietato realizzare opere di qualsiasi genere che impediscano il regolare deflusso delle acque o
ingombrare col getto o caduta di materie legnose, pietre, erbe, rami ed altri materiali i fossi ed i canali,
è inoltre vietato gettare o depositare nei corsi d'acqua rifiuti di qualsiasi genere.
3. ALLEGATI DI CALCOLO
3.1 DATI IDROLOGICI E IDRAULICI DI PROGETTO
Al fine di determinare il volume critico e/o specifico di invaso in riferimento all'area oggetto di
trasformazione si deve eseguire uno studio idraulico partendo dalla determinazione dei parametri
idrologici ed idraulici che caratterizzano l'area oggetto di studio.
Per l'analisi idrologica e la definizione delle curve di possibilità pluviometrica della zona si utilizza per
lo studio "Analisi regionalizzata delle precipitazioni per l’individuazione di curve di possibilità
pluviometrica di riferimento", la quale fornisce i parametri delle curve di possibilità pluviometriche
individuate in seguito ad una analisi regionalizzata dei dati di pioggia registrati da 27 stazioni ARPAV.
Per i criteri di mitigazione si utilizza le "Linee guida" per la Valutazione di Compatibilità idraulica
realizzato dal Commissario Delegato concernente gli eccezionali eventi meteorologici del 26
settembre 2007.
L'analisi regionalizzata delle precipitazioni si basa sulla rete del Centro Meteo di Teolo (CMT)
dell'ARPAV sul territorio classificato di bonifica della Regione del Veneto. L'analisi è stata elaborata
dalla Soc. Nordest Ingegneria nell'aprile 2011 per tutta l area regionale di interesse dei consorzi di‟
bonifica.
Le sottozone omogenee individuate consistono in aree con la medesima curva di crescita
(regionalizzazione del primo ordine) e per le quali è possibile attribuire un valore unico di grandezza
indice, cioè di media dei massimi, ragionevolmente rappresentativo (regionalizzazione del secondo
ordine
Come specificato nel suddetto studio i risultati calcolati sono:
• Valori attesi di precipitazione per ciascuna zona omogenea e per diversi tempi di ritorno.
• Curve segnalatrici a tre parametri tarate sui valori attesi da 5 minuti a 24 ore .
• Curve segnalatrici a due parametri calcolati su quintetti di dati, negli intervalli sub-orari e orari e
curva segnalatrice a due parametri riferita alle durate giornaliere. Nel calcolo dei coefficienti udometrici
si è utilizzato il metodo dell”invaso e si è fatta la verifica del tempo di riempimento tr, cioè della durata
critica di pioggia. Il tempo di riempimento è stato calcolato mediante la relazione:
tr =(300.82n − 4.63) v0 / u
dove: v0 è espresso in [m] ed indica il volume di invaso specifico;
u è il coefficiente udometrico espresso in [l/s ha];
tr è il tempo di riempimento in giorni, con tr centrato nell'intervallo di adattamento del
parametro n utilizzato.
Si vedano le Tabelle sottostanti:
Come si vede lo studio “Analisi regionalizzata delle precipitazioni per l’individuazione di curve di
possibilità pluviometrica di riferimento” fornisce i parametri delle curve di possibilità pluviometriche
espresse sia con la formula italiana a due parametri (a,n):
dove
t = durata della precipitazione;
a, n = parametri della curva forniti dalla elaborazione statistica in dipendenza della zona territoriale di
riferimento e del tempo di ritorno assunto.
sia con la formula più generale a tre parametri (a,b,c):
dove t = durata della precipitazione
a, b, c = parametri della curva forniti dalla elaborazione statistica in dipendenza della zona
territoriale di riferimento e del tempo di ritorno assunto.
Da notare che le curve a due parametri non riescono ad interpolare adeguatamente i dati per l’intero
range di durate; è necessario invece individuare intervalli più ristretti di durate, entro i quali la formula
bene approssimi i valori ottenuti con la regolarizzazione regionale.
Le curve a due parametri sono quindi fornite e tarate per sei diversi intervalli di durate (5’÷45’ tp ≈15’ ,