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PERUGIA NASCOSTA Camminare per vicoli Camminare per vicoli PERUGIA NASCOSTA Proposte di trekking urbano
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Perugia Nascosta Completo

Oct 21, 2015

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PERUGIA NASCOSTACamminare per vicoliCamminare per vicoli

PERUGIA NASCOSTA

Proposte di trekking urbano

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Progetto e testiLorena Rosi Bonci

RealizzazioneQuattroemme, Perugia

Si ringraziano particolarmenteStefano Chiabolotti, Luigi Fressoia, Enzo Marcaccioli, Silvia Monacelli

Nota per i visitatori La presente guida conduce i visitatori attraverso i vicoli e le piazzettedei cinque borghi cittadini. Ogni itinerario parte dal centro (piazzaIV Novembre, piazza Matteotti, corso Vannucci) per poi tornare al punto di partenza, come è visualizzato in ciascuna mappa, lasciando la possibilità di personalizzare il percorso secondo i propritempi e le proprie esigenze. In alcuni casi sono previste deviazioni che allungano o abbreviano l’itinerario. La visita si svolge solo inesterno, privilegiando aspetti meno noti rispetto ai monumenti piùfamosi della città, e può durare dalle due alle tre ore. Per informazioni più dettagliate, relative anche a visite di interni, si rinvia alla Guida di Perugia, 2006. Si consiglia comunque di rivolgersi allo IAT di Perugia, piazza Matteotti 18.

Le informazioni contenute in questa guida sono state aggiornate il più scrupolosamente possibile alla data della stampa. I dati presenti nelle cartine degli itinerari sono puramente indicativi.L’Editore declina ogni responsabilità per qualsiasi conseguenza derivante dall’uso della presente guida.

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Cinque itinerari alla scoperta dell’identità più vera e profonda della città di Perugia, che in genere sfugge al turismo tradizionale, da percorrere a piedi attraversoun intricato reticolo di vicoli, viuzze, piazzette e scalette.

Gli itinerari partono dall’acropoli, dove si trovano i monumenti più noti al turista, ed attraversano ciascunodei cinque rioni storici della città, contraddistinti dalleporte delle cinte murarie, etrusca e medievale.

La guida descrive il percorso indicando e spiegando le attrazioni e le curiosità che si incontrano, con un occhio anche agli aspetti “tecnici” e sportivi, che ne fa una originale proposta di trekking urbano.

Seguendo gli itinerari è possibile assaporare il gusto profondo della storia, della cultura, delle antiche attivitàartigianali e commerciali che fanno parte dell’identità di Perugia.

Si propone quindi un modello alternativo di visita, di turismo sostenibile e di qualità, che offre al turistal’opportunità di approfondire la conoscenza della città e di prolungare la sua permanenza a Perugia.

Ilio LiberatiAssessore allo Sviluppo economico e turismo

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LineaMinimetro

3. ITINERARIO DI PORTA SANTA SUSANNAp. 41

4. ITINERARIO DI PORTA EBURNEAp. 53

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Viale S.Antonio

1. ITINERARIO DI PORTA SOLEp. 13

2. ITINERARIO DI PORTA SANT’ANGELOp. 29

5. ITINERARIO DI PORTA SAN PIETROp. 63

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Introduzione

Errando per queste vie complicate, scoscese, gibbose,fra queste erte gallerie, dai mattoni sconnessi,

solcate da cordoli per frenare i piedi, in mezzo a questi strani edifici…

(H.A. Taine, Voyage en Italie, I, Parigi 1866)

Vagarono perciò di qua e di là, perdendosi in quegli strani e ripidi passaggi

che a Perugia chiamano strade. Alcuni sono come caverne, per via delle arcate

che li ricoprono lungo tutto il percorso, e si tuffano improvvisi verso un’ignota oscurità

la quale, misurata che se ne abbia l’oscurità, ti riporta alla luce che quasi disperavi di rivedere.

(N. Hawthorne, The marble Faun; trad. it. di G. Spina, Il fauno di marmo o il romanzo dei Monti Beni,

Milano 1961, p. 282)

Dopo gli Itinerari Archeologici sulle importanti testimonianze della cit-tà etrusco-romana e dopo la Guida di Perugia attraverso i principalimonumenti dei suoi cinque rioni, la terza guida propone una città permolti aspetti inedita e intima, nascosta a occhi distratti e frettolosi, chepermette ai visitatori di entrare nel cuore del centro storico, attraver-so una fitta rete di vicoli. Questi, dipartendosi dalle vie principali deicinque borghi, si ramificano tortuosi e scoscesi secondo la morfologiadel terreno e dell’impianto urbanistico, rimasto perlopiù immutatodalle origini medievali, o poco modificato dalle ristrutturazioni suc-cessive. L’autenticità e singolarità della città nei vicoli è tale che la sug-gestione e le sensazioni del visitatore moderno non sono troppo dissi-mili da quelle dei viaggiatori dell’Ottocento, come Taine o Hawthorne.Ma ciò che sembra fermo e immutato nel tempo nasconde invece unsovrapporsi continuo di segni, di storie, di memorie di quanto vi è ac-caduto, di chi vi è vissuto, popolani e nobili, artigiani e guerrieri, per-sonaggi sconosciuti e famosi, uomini e donne. Gli uni e le altre hannocostruito la città che è giunta fino a noi. La guida permette di decifra-re quei segni, di scoprire quanto ancora si cela e di restituirne le mol-te storie, attraverso cinque itinerari, che si sviluppano nell’intricato re-ticolo attorno alle vie principali dei rioni.

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Ne emerge un patrimonio ricchissimo, quasi duecento tra vicoli e piaz-zette, il cui interesse è reso palese dalla varietà e singolarità dei topo-nimi. Si passa dai tanti onomastici di famiglie e personaggi famosi, aquelli di donne sconosciute (Sposa, Viola, Giulia, Gismonda), dai to-ponimi ispirati agli antichi mestieri (Canapina, Pellari, Martelli, Sol-faroli, Oro, Cera, Spade) o alle loro caratteristiche (Cupa, Rupe, La-birinto, Ritorta, Scura, Chiara, Streghe, Baciadonne), a quelli relativiad animali esotici e no (Drago, Orso, Struzzo, Bufalo, Aquila, Pernice,Piccione, Cane, Gatti, Lucertola, Tartaruga), fino alle divertenti formedialettali (Prome, Piscinello, Cuccuina, Bulagaio, Barutoli). È unastraordinaria immagine di città che parla a chi vuole ascoltare e mostraa chi vuole vedere con occhi diversi.

Lorena Rosi Bonci

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Itinerari

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Il simbolo del rione è il sole, in relazione all’esposizione topografica, volta a est; è as-sociato al colore bianco, della luce, ma anche della farina, proveniente dai mulini sulTevere attraverso la via regale che da qui partiva. Il santo protettore è san Romualdo,dei Camaldolesi, che verso il 1000 fondarono un monastero sui resti di un tempio an-tico sull’acropoli.

PORTA SOLE

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ITINERARIO DI PORTA SOLE

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1 Piazza IV Novembre2 Via Calderini3 Via Volte della Pace 4 Piazza Piccinino 5 Piazza Danti 6 Via del Sole7 Via delle Prome 8 Piazza Rossi Scotti 9 Piazza Michelotti

10 Via dell’Aquila 11 Piazzetta Raffaello 12 Via Raffaello13 Via Mattioli 14 Via Cesarei 15 Via Bontempi 16 Via degli Azzi 17 Via del Duca18 Piazzetta del Duca 19 Via della Viola 20 Via del Prospetto 21 Via e piazzetta San

Giovanni del Fosso22 Via della Madonna 23 Via Imbriani24 Via Bonaccia 25 Via Baciadonne 26 Via Abruzzo 27 Via Orizzonte 28 Piazza del Carmine 29 Via dell’Asilo30 Via Enrico Dal Pozzo 31 Via dei Lanari 32 Via della Torricella 33 Corso Bersaglieri 34 Via del Roscetto35 Via Sdrucciola 36 Via della Pazienza 37 Via Cartolari38 Via Alessi39 Via del Forno 40 Via Fani

Piazza IV Novembre

Deviazioni per via Enrico Dal Pozzo e per corso Bersaglieri

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Da piazza IV Novembre si piega pervia Calderini, dedicata al grande ar-chitetto perugino (Perugia 1837-Ro-ma 1916), già rimbocco degli Scu-dellari, ampliato nel 1591 dal cardi-nale Pinelli, legato pontificio, da cuiprese il nome di via Pinella, poi dive-nuta via del Commercio. Giunti inpiazza Matteotti, a sinistra si rag-giunge via Volte della Pace (foto),una delle più caratteristiche della cit-tà, coperta da arcate a crociera a par-tire da piazza Matteotti, che segue ilpercorso curvilineo della cinta etru-sca, i cui tratti sono visibili nei nego-zi sottostanti di via Alessi.

Al centro è pozzo Sorbello. La piazzaè il risultato dello sventramento vo-luto dal cardinale Crispo nella secon-da metà del Cinquecento verso il la-to dove fu costruita la chiesa dellaCompagnia della Morte (1573-1603),detta anche della Misericordia, nataper dare sepoltura ai morti insepoltio posti su terra sconsacrata. L’originario progetto di VincenzoDanti fu realizzato da Bino Sozi, do-po la sua morte (1576). La facciataincompiuta, a causa di varie difficol-tà economiche, presenta sulla som-mità del portale il simbolo comunaledel grifo e i tre stemmi di papa Cle-mente VII, del cardinale Bevilacqua edel prelato Maggi (foto). L’internopresenta rifacimenti settecenteschi.

Al di sotto della via, nel 1899, vi sirinvenne l’epigrafe relativa al chalci-dicum romano (portico colonnato), esopra le mura etrusche era attestatoun lungo porticato gotico aperto ver-so est, poggiante su pilastri, conside-rato dagli storici luogo di grande im-portanza politica e sociale per la cit-tà. La si percorre fino al collegamen-to con via Bontempi per raggiungerepiazza Piccinino (già dei Gigli, degliEugeni, della Compagnia della Mor-te), dal celebre Nicolò, così detto perla sua statura fisica, grande capitanodi ventura, compagno di Braccio For-tebracci, ora alleato, ora rivale diFrancesco Sforza (Perugia, 1368-Mi-lano, 1444).

Al n. 9 è il palazzo Bourbon Sorbello,che come altri a fianco poggia sullacinta muraria etrusca e su precedentistrutture medievali. Da segnalare i re-sti di una torre medievale, su cui è unalapide del 1639, che ricorda la proprie-tà degli Oddi. Passato da Diomede de-gli Oddi, nel 1666, agli Eugeni, ospitònel 1734 il re Carlo III di Spagna, finchénel 1785 fu scambiato con il palazzo diPorta Eburnea dei marchesi di Sorbello.Ad essi e in particolare a UguccioneRanieri si deve il restauro e la creazio-ne di una cospicua biblioteca. Vi trovasede dal 1970 la Casa massonica delGrande Oriente d’Italia, che riunisce lelogge perugine. Al di sotto è collocatoil pozzo Sorbello (ingresso da piazzaDanti; v. Guida di Perugia, 2006, p. 28).

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e pane” (Gigliarelli, 1907). Qui infat-ti, nei sotterranei della rocca delMonmaggiore, erano i magazzini delgrano. Luogo di mercato nel Medio-evo, ancora oggi, il martedì e il saba-to, vi ha sede un mercatino delle ter-recotte. La piazza nacque a seguitodella separazione dalla platea magnanel Quattrocento, con la realizzazio-ne della nuova mole della cattedrale.Sulla piazza prospetta il teatro Tur-reno, inaugurato nel 1891, con i ca-pitali del ricco avvocato Bianchi, suprogetto dell’Arienti; la struttura in-terna era in ferro e ghisa. L’aspettoattuale è quello ottenuto a seguitodella ristrutturazione del 1953 chemodificò la struttura e i decori origi-nari. Era il teatro democratico per ec-cellenza dei nuovi ceti, realizzato inmuratura su un precedente anfitea-tro in legno, inaugurato nel 1879con il circo Guillaume. Nel 1896 ospi-tò la prima rappresentazione cine-

Si giunge in piazza Danti, già piazzadelle Erbe e della Paglia, come segna-lato dai piccoli rilievi ai lati del pa-lazzo del Turreno verso via Bartolo everso via del Sole, raffiguranti maniche stringono spighe di grano (foto),a indicare che vi “si vendevano biade

Il toponimo Danti viene dalla famo-sa famiglia perugina del Cinquecen-to che così volle chiamarsi in onoredi Dante Alighieri, al posto del nomeoriginario di Ranaldi; infatti Piervin-cenzo Ranaldi (1460-1512) era so-prannominato “Dante” per la suapassione per il sommo poeta. Vi ap-partennero Giovan Battista, mate-matico e ingegnere; Giulio (1500-75) figlio di Piervincenzo, orafo e ar-chitetto, impegnato come aiuto delSangallo nella Rocca Paolina; la so-rella Teodora, affascinante e miste-riosa figura di matematica e astro-noma, teorica dell’arte e pittrice;Vincenzo (1530-76), figlio di Giulio,scultore, architetto e autore di trat-tati, e i fratelli Egnazio e Girolamo: ilprimo, frate domenicano, matemati-co e cartografo al servizio di Grego-rio XIII, famoso per le quaranta car-te affrescate nella Galleria del Bel-vedere in Vaticano, per la cattedra dimatematica a Firenze e a Bologna ecome vescovo di Alatri (1583); il se-condo, pittore e orafo, attivo a Peru-gia dove dipinse la sacrestia di San

Pietro, come buon manierista. Latomba di famiglia è nella chiesa diSan Domenico (sul pilastro sinistrodel presbiterio, nell’abside, dove so-no una lapide e un busto-ritratto diVincenzo; v. Perugia, 1993, p. 146). Iltoponimo si riferisce in particolare aVincenzo Danti, autore della prege-vole statua in bronzo di Giulio III(1553), opera giovanile, ora sullafiancata della cattedrale, ma fino al1899 in piazza Danti. La piazza eradetta appunto “piazza del Papa”, fi-no a quando la statua fu spostataper far posto al tram elettrico, inau-gurato in quell’anno a Perugia. Vin-cenzo lavorò a Roma, a Firenze (dal1557) sotto Cosimo I rientrando de-finitivamente a Perugia nel 1573. Nel1566 rimase coinvolto insieme al pa-dre e al fratello Girolamo nel tra-sporto illegale da Perugia a Firenzedella statua dell’Arringatore di Pilaper Cosimo I. Fu considerato l’unicovero grande scultore perugino. Insie-me ad altri si adoperò per la creazio-ne dell’Accademia del Disegno a Pe-rugia.

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to cinque-seicentesco dei palazzi no-biliari, a seguito della grande ristrut-turazione urbanistica del cardinaleTiberio Crispo, legato pontificio dal1545 al 1548. La via continua a sinistra in via delleProme, che deve il nome alle spor-genze dei sottostanti muraglioni delforte trecentesco di Porta Sole, a lo-ro volta poggianti su un tratto dimura etrusche. All’inizio della via, a sinistra, ai nn. 1-2, un cancello di ferro appartenevaalla “Fabbrica del ghiaccio” con in-gresso nella sottostante via Bartolo(ivi, p. 158). Al n. 6 è una casa con balcone con ladata 1447 iscritta sull’architrave stem-mato del portale (foto).

matografica a Perugia e nel 1897 ac-colse i fratelli Lumière. Nel 1926 furistrutturato con un ampio atrio e in-terventi decorativi di Ulisse Ribustini(ritratti di cantanti, poeti e musicistiumbri) e affreschi di Migliorati, scom-parsi a seguito delle più recenti ri-strutturazioni.Al n. 28 incombe la mole di palazzoConestabile della Staffa, costruitonel XIV secolo da Cherubino degli Er-manni, cognato di Braccio Forte-bracci. Il nome deriva dai Ridolfi, no-minati conestabili della Chiesa da pa-pa Eugenio IV, eredi, per matrimonio,del nome e dei beni degli Alfani del-la Staffa, che lo restaurarono alla fi-ne del Settecento nell’aspetto concui ora compare. Ospitò nel 1819Francesco I, imperatore d’Austria.Si prosegue per via del Sole (foto),che conduce al monte del Sole, oggipiazza Michelotti, verso la parte piùalta della città.

Al n. 15 palazzo Conestabile dellaStaffa, della stessa famiglia in piazzaDanti, costruito nel Seicento per ilricco commerciante Ferretti, poi pas-sato ai Piazza, quindi abitazione del-la contessa Maria Valentini Bonapar-te, nipote di Napoleone I (figlia delfratello minore). A partire dal 1850fu il salotto letterario e politico pri-vilegiato dalla mondanità perugina edai fautori del Risorgimento. Divennepoi dimora dei Conestabile, fino al1964, che vi riunirono una preziosacollezione di dipinti, tra cui la Ma-donna del libro di Raffaello, venduto

Qui era l’acropoli con i suoi templi,poi occupata dal 1373 al 1376 dallafortezza del Monmaggiore, delegatodi Gregorio XI (“per freno della cittàe dei suoi cittadini”; v. Zappelli, 1999,p. 197), distrutta dai perugini. Sonovisibili varie stratificazioni architet-toniche, anche se ora prevale l’aspet-

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dere il bel panorama che si estendeda Porta Sant’Angelo a borgo San-t’Antonio, il più autentico e inedito,secondo Walter Binni (1984).Il nome della piazza deriva dal palaz-zo omonimo del Seicento, che sorsesui resti della Fortezza del Monmag-giore, sul lato est della piazza, appar-tenente alla famiglia di notevoli tra-dizioni artistiche e culturali nonchépapalina, avversa ai Savoia. Si distin-se il conte Giovan Battista (1863-1926), giornalista, scrittore, archeo-logo (direttore dell’allora Museo Ar-cheologico), collezionista di antichi-tà, libri e opere d’arte. Tali raccolte ei preziosi arredi del palazzo finironoall’asta dopo la sua morte e furonosmembrati e dispersi (il grande lam-padario ottocentesco si trova ogginella sala da pranzo dell’Hotel Bru-fani). Il palazzo passò in parte alla famigliaMescolini Romizi, in parte a entipubblici. Degno di nota il giardinodetto dell’Usignolo (proprietà priva-ta) che si affaccia sui contraffortidella fortezza e su resti delle muraetrusche, da cui si contempla unosplendido panorama sulle mura me-dievali di borgo Sant’Antonio e sulvicino campanile di Santa Maria del-la Misericordia.Si sale in piazza Michelotti, già piaz-za del Monte di Porta Sole, intitolatanel 1870 al famoso capitano di ven-tura Biordo Michelotti, che qui nac-que nelle case dei Michelotti e quimorì (Perugia, 1352-98). Fu al servi-zio dei Visconti e del Comune di Fi-renze. Tornato a Perugia, si pose a ca-

all’Hermitage di San Pietroburgo. Lafamiglia, a piano terra, in accordocon le suore Stimatine di Porta San-t’Angelo, distribuiva cibo e indumen-ti ai poveri. Ampliato nel 1818 (suprogetto di Giovanni Cerrini), subì ul-teriori modifiche per essere adegua-to ai servizi bibliotecari, trasferiti dalpalazzo dei Priori nel 1969. La biblio-teca ebbe origine soprattutto dalladonazione di 7000 volumi di Prospe-ro Podiani nel 1582 e dalle demania-zioni delle raccolte religiose. Di fronte è un edificio con portalinomanierista, poi sede fino al 1812dell’Accademia del Disegno (sul fian-co, tra i nn. 16 e 18 è l’epigrafe del1638 su pietra rossa che ricorda laprima sede dell’Accademia di BelleArti). Accanto è la chiesa di Sant’An-gelo della Pace (v. Guida di Perugia,2006, p. 17) del XVI secolo, costruitasu una precedente loggia del 1548,commissionata dal Crispo all’Alessi(secondo altri al Sangallo) come ri-sulta dall’iscrizione latina sull’archi-trave, relativa alla loggia fatta co-struire da Paolo III; da notare sullosporto di gronda piccole mascherepluviali (foto).

Fu sede della Compagnia dei Murato-ri, dei Lanari, della Santa Croce (nel-l’Ottocento), oggi magazzino dellabiblioteca. Accanto inizia la spetta-colare scalinata di via delle Prome, acurve e su tre rampe (foto), di cui laseconda poggia sulle mura etrusche,con splendido panorama su borgoSant’Angelo. Si congiunge in fondocon via Bartolo e via Scoscesa. Si ri-mane sulla piazzetta delle Prome, og-gi piazza Rossi Scotti dove si può go-

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la Deposizione Baglioni, commissio-nata dalla madre Atalanta a Raffaello(prima conservata nella tomba di fa-miglia a San Francesco al Prato, poitrafugata, ora al Museo Borghese aRoma).Al n. 4, il palazzo di una casa di curareca sull’architrave il motto in latino:“non è al sicuro chi è ospite al nemi-co”. Al n. 5 è palazzo Cesarei, dalla fa-miglia patrizia che qui abitava, cuiappartenne il conte Giulio (1744-1829), sindaco liberale sotto Napo-leone (v. via Cesarei, p. 21); nel log-giato era stato collocato nel 1864l’Osservatorio meteorologico. Si prosegue per via dell’Aquila, topo-graficamente la più in alto, a quota493 slm, da cui il nome. Buia e stretta, conduce nella piazzet-ta Raffaello o San Severo, definitadalla facciata della chiesa di San Se-vero (foto); fu sovrapposta a metàdel Settecento a una precedente me-dievale, sorta accanto a un monaste-ro dei Camaldolesi di Ravenna, fon-dato da san Romualdo.

po della fazione popolare dei Ra-spanti, sconfiggendo i nobili Becche-rini; assunse il governo della città nel1393 e da signore di Perugia sotto-mise borghi e castelli. Nel 1397, unanno prima della morte, si sposò conuna giovanissima Orsini. La sua affer-mazione a capo dei Raspanti preoc-cupò talmente la nobiltà peruginache per mezzo dell’abate di San Pie-tro, Francesco Guidalotti, lo fece uc-cidere il 10 marzo 1398. La sua mor-te fu vendicata dal popolo con lastrage dei Guidalotti e l’incendio diSan Pietro. La gravità degli eventi futale che solo nel 1497 la famigliadell’abate commissionò al Beato An-gelico il Polittico dei Domenicani perla cappella Guidalotti in San Dome-nico (ora conservato nella GalleriaNazionale dell’Umbria).Al n. 1 palazzo Veracchi Crispolti (giàdi Biordo). L’attuale facciata, databi-le al 1550, è delimitata da ampiecornici marcapiano, da finestre qua-drate, di tipo quattrocentesco, e da unportale di stile alessiano. Sopra questoè l’iscrizione RESTAURUS CAST.I.C/che ricorda l’antico proprietario, ilcelebre giurista Ristoro Castaldi. A destra è una lapide in onore diMazzini, del 30 aprile 1872, e a sini-stra una in onore del patriota risorgi-mentale Quadrio Di Maurizio. Nel cortile interno è un pozzo (1371-74), carico di storia: pertinente al pa-lazzo papale fortificato del Mon-maggiore, vi sarebbe stato gettato ilcadavere di Biordo, e sarebbe statotestimone delle “nozze di sangue” o“nozze rosse” del 1500. Tale palazzoinfatti, il principale dei Baglioni acolle del Sole, era residenza di Astor-re Baglioni che, al culmine del suopotere, il 28 giugno 1500 aveva spo-sato Lavinia Orsini Colonna. Le nozzefastose durarono due settimane, fin-ché nella notte tra il 14 e 15 luglio ungruppo di cospiratori capeggiati daicugini Carlo e Grifonetto Baglioni en-trò nel palazzo e fece strage di A-storre e dei parenti. Seguiranno san-guinose vendette, cui non sfuggiràGrifonetto, che nel 1507 sarà immor-talato nella famosa tela raffigurante

Il monastero ha subito nel tempomolte modifiche, da tipografia, nel-l’Ottocento, a caserma delle guardiecittadine, a regia scuola maschile,oggi residenza.

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Dopo la piazzetta si scende per viaCesarei, dalla famiglia gentilizia o-monima, per riprendere via Raffaello,fino a via Bontempi (foto).

Adiacente è la cappella del Quattro-cento, al cui interno è l’unica operalasciata da Raffaello a Perugia, raffi-gurante la Trinità, del 1505, rimastaincompiuta e terminata nella parteinferiore da Perugino (1521).Sull’abitazione di fronte sono i versidi Dante (Par, XI, vv. 43-48: per intro-durre l’oriente, dove nacque France-sco) (foto).

Tale toponimo deriva dalla nobile eantica famiglia perugina che quiaveva le sue case. Favorevole al par-tito dei Raspanti, antinobiliare, hadato un vescovo a Perugia, AndreaBontempi, cardinale nel 1352, e variletterati. Nel corso del Quattrocentoalcuni Bontempi finirono in rovina oin esilio, riacquistando dignità e ono-ri solo dopo la fine dei Baglioni. Lavia fu realizzata dal cardinale Crispo,legato del papa Paolo III, nel riasset-to urbanistico del 1547, sull’anticodecumano etrusco-romano. Presentaun allineamento di palazzi nobiliariperlopiù del Seicento. Sulla destra scendendo è il palazzoBaldelli Bombelli (1644); quindi, pas-sato il cavalcavia, al civico 28, a sini-stra, era il fondaco appartenente al-la famiglia Cavaceppi, ricca dinastiamercantile, proprietaria di varie casee botteghe in Porta Sole, il cui stem-ma, entro ghirlanda, mostra anche lagraticola di san Lorenzo, a ricordarel’antica proprietà del capitolo di SanLorenzo, visibile sul balconcino scol-pito e traforato, decorato da quattropilastrini corinzi (foto).

Da qui inizia la via Raffaello (già SanSevero), dedicata al grande artistaurbinate; scendendo verso via Bon-tempi, a destra si incontra via Mat-tioli, forse dal celebre medico Mat-tiolo Mattioli, astronomo, teologo,filosofo (inizi del Quattrocento), con-siderato “principe delle arti liberali”(Briganti, 1954, p. 85). Insegnò medi-cina, oltre che a Perugia, a Siena e aPadova. Nella via, in una modestaabitazione al n. 7 (oggi civico 17), il12 giugno 1906 nacque Sandro Pen-na (foto) (da Armando e Angela An-tonione Satta), per restarvi solo unanno.

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Accanto, al n. 21, un muro con mo-nofora testimonia la duecentescachiesa di Santa Maria Maddalena,prima dei Terziari francescani, poidegli Olivetani (prima della costru-zione del convento di MontemorcinoVecchio).Poco prima della Porta dei Gigli è pa-lazzo Montesperelli, sorto sul vicolo,ora chiuso, che saliva a San Severo, eche, nel passato, ha dato il nome al-la porta dei Gigli (foto), così chiama-ta per i fiori dipinti sulla sommitàdella volta, stemma della famigliaFarnese.

Porta etrusca, poi medievale, en-trambe attestate dalle imposte del-l’arco gotico e a tutto sesto (v. Guidadi Perugia, 2006, p. 13). Da qui si di-partiva il decumano maggiore dellacittà etrusco-romana e da qui usciva,nel Medioevo, la strada regale verso ilTevere, passando per il Carmine eFontenuovo.Proseguendo la discesa della bellascalinata, si piega in fondo fino allavia del Duca che conduce alla piaz-zetta del Duca, così detta dal com-mittente del palazzo tardocinque-centesco, Diomede Della Corgna (no-bile famiglia da una località pressoPassignano, protetta dal papa Giulio

A destra s’incontra via Degli Azzi,piccolo vicolo senza uscita, a fiancodel palazzo Degli Azzi (già Ticchioni,ora Rizzoli), dal nome della famigliapatrizia originaria di Arezzo, trasferi-ta a Perugia nel Settecento, dove fuiscritta ai nobili collegi del Cambio edella Mercanzia. Agli inizi dell’Otto-cento Ugo Maria Degli Azzi sposòuna Vitelleschi, aggiungendo il nomeal suo casato. Si ricorda GiustinianoDegli Azzi, docente di diritto romanodal 1841 al 1860 presso l’Universitàdegli Studi di Perugia e noto avvoca-to civilista e penalista. A destra, entro un cortile, era la sede,dal 1884 al 1984, della Tipografia Be-nucci. Nel 1903 vi fu inaugurata laprima stampatrice elettrica, in unedificio di proprietà degli Olivetaniforse usato come magazzino del gra-no, come si denota dall’incisioneMontis Morcini e dalle corone di uli-vo (foto).

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evo, modificata nel corso dei secoli,fino alla seconda metà del Sette-cento, soprastante il fossato difensi-vo che correva lungo le mura medie-vali (scomparse in questo tratto), maanche sopra il fosso di Santa Mar-gherita. Comunica, tramite via Pul-chra, con via del Balcone, vicolo sco-sceso da via della Viola a via Imbriani.Si prosegue per via della Viola finoalle scalette di via della Madonna,che insieme alle vicine Pulchra eSpeciosa testimonia un antico cultomariano, come mostra l’immagine diuna miracolosa Madonna con il Bam-bino, il cui originale fu staccato dalmuro e dal 1770 è conservato in SanFiorenzo. Si giunge in fondo a viaImbriani (già Antica, già Borgo SanFiorenzo), da Matteo Renato Im-briani, patriota napoletano, ufficialenel 1859, partecipe dell’irridentismoe dell’Assemblea Repubblicana deiDiritti dell’uomo, poi deputato dellasinistra in parlamento. Si raggiungel’incrocio con via Alessi, dove si se-gnala la poderosa abside della chiesae le mura del monastero di San Fio-renzo. L’edificio sacro era sorto nel-l’VIII secolo con varie fasi costruttive,fino al 1770, quando terminarono ilavori di ristrutturazione della chiesae del convento, su disegno di PietroCarattoli. All’interno, sopra l’altare, èun affresco trecentesco raffiguranteMaria in trono con il Bambino, stac-cato dal vicolo della Madonna, dopo

III ma invisa a Paolo IV, e riabilitataalla morte di questi). Il palazzo passòalla famiglia Ranieri, che vi costruìun teatro attivo fino al 1770, poi tra-slocato fino al 1812 nei sotterranei aldi là della scalinata di via del Car-mine. Negli anni trenta diventò il ci-nema Carmine, poi Modernissimo,punto di riferimento per il cinemad’essai dagli anni sessanta fino allacessazione della sua attività, alla finedegli anni novanta. Qui attorno era-no anche negozi molto noti, comel’alimentari Sartoretti, dal 1880. Si prosegue per via della Viola (dalnome del fiore o di qualche famosapopolana, di cui si è persa memoria)(foto), su cui si affacciano lunghi estretti isolati, definiti da vicoli bui escoscesi, in alcuni casi comunicanticon la sottostante e parallela via Im-briani, in altri casi chiusi; angustama importante arteria della Perugiabassa.

A sinistra s’incontra via del Prospet-to, sede di uno dei bordelli più famo-si negli anni trenta (Pianesi, 1998, p.15). Seguono la via e la piazzettaSan Giovanni del Fosso (foto), mol-to caratteristica, utilizzata negli annisettanta e ottanta per spettacoli diteatro in piazza; conserva il nomedella chiesa qui esistente nel Medio-

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Da Porta Santa Margherita si risale ilprimo vicolo a destra, via Baciadon-ne, a scalini, ripida, così detta forseper prestarsi ad affettuose intimitànella sua parte più buia e stretta, chesale fino a via Abruzzo (foto).

Secondo lo storico perugino Crispolti,il nome deriverebbe da milizie abruz-zesi allocate nel 1580 contro la de-linquenza comune.Si prosegue per via Abruzzo fino a in-contrare via Orizzonte – così dettaper il bel panorama verso Assisi – chela congiunge con via Imbriani. Qui sitrova un’edicola affrescata della Ma-donna del Carmelo, con Bambino,angeli e santi, e la scritta Mater de-cori Carmeli; siamo infatti sul retrodel grande complesso di Santa Mariadel Carmine, di cui si riconosce unacappella con monofora. Al n. 4 è unbel portalino in mattoni di abitazio-ne privata e al n. 2 è la sede del Cen-tro internazionale Montessori.Si arriva a piazza del Carmine, doveprospetta con bella scalinata (foto) lavia omonima, così denominata dallachiesa di San Simone del Carmine (oSanti Simone e Giuda), della fine delDuecento, ricostruita nel 1377 con imateriali della fortezza demolita diPorta Sole, e in varie epoche fino al

che al dipinto era stato attribuito unprodigio avvenuto nel 1617. Vi èinoltre conservata la sepoltura diGaleazzo Alessi. Dopo il 1860, il con-vento fu adibito ad usi scolastici, di-venendo poi sede della Casa delle as-sociazioni. Da visitare, al n. 2 di viadella Viola, il chiostro dominato daun grande cedro del Libano. Si scende per via Bonaccia, che sbu-ca nella Porta Santa Margherita, sul-le mura papaline del Cinquecento(foto).

La Porta Santa Margherita, medieva-le, è così chiamata dall’antico mona-stero omonimo, trasformato nel 1818in ospedale psichiatrico. Era statamurata nel 1821, per l’apertura dellaporta ottocentesca sull’attuale viaXIV Settembre, poi scomparsa, quin-di riaperta dal 1934. A fianco dellaporta è un bastione in laterizio, per-tinente alle fortificazioni cinquecen-tesche papaline, come quello in viaCialdini e i torrioni scomparsi sotto ilCarmine. Sopra è apposta una lapideai granatieri di Sardegna, in ricordodegli eventi del 20 giugno 1859.

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ta del Carmine, aperta nella cintatrecentesca che qui passava, docu-mentata dal 1277, i cui resti sono se-polti nel terrapieno per la costruzio-ne di via XIV Settembre (1818-22).Nel 1516 gli fu affiancato un bastio-ne circolare, distrutto per la realizza-zione nel 1822 della soprastante via.

Deviazione per via Enrico Dal PozzoDa qui, oltrepassato il cavalcavia divia XIV Settembre, si può proseguireper via Enrico Dal Pozzo (già delBuon riposo, già Fontenuovo), topo-nimo dal famoso scienziato barnabi-ta, della seconda metà dell’Otto-cento, che lasciò l’abito religioso pergli studi di fisica e mineralogia. Do-cente quindi a Parma, Livorno e infi-ne a Perugia, dove tra i primi speri-mentò l’illuminazione elettrica in oc-casione dei festeggiamenti a Pio IXcelebrati in città nel 1854. Morì nel1892, nell’edificio poi passato allePiccole suore come ospizio dei vec-chi, aperto nel 1866; vi fu appostauna lapide, trasferita all’Università(n. 31), con sotto un’altra, che ricor-da il grave episodio di intolleranzadelle suore che la fecero rimuovere. Il toponimo Fontenuovo ricorda, infondo alla via (di fronte a quella chefu la villa di Rinaldo Ridolfini, poipassata ai Paolucci, ai Lecconi, ai Cri-spolti e al cavaliere Fabrizio dellaPenna), la fonte medievale a due va-sche, usata come lavatoio pubblicofino al Novecento (foto) (se ne cono-

rifacimento del 1747, a seguito di unincendio. All’interno, sulla controfac-ciata è un organo del Seicento condodici statue dell’Ordine carmelita-no, tele e crocifisso policromo sei-centesco; nell’abside è un piccologonfalone del Bonfigli; nell’anticorefettorio, affreschi del Seicento.Nell’annesso convento di San Simonein via dell’Asilo (foto), così chiamataa seguito delle demanializzazioni del1861, che lo trasformarono in un asi-lo infantile, il 14 settembre 1861 fuinaugurato l’asilo Santa Croce, il pri-mo in Italia a seguire il metodo Mon-tessori. Via dell’Asilo conduceva allaPorta medievale di San Simone o Por-

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sorgeva una porta (in linea con leodierne via dei Ciechi e via del Pa-sticcio). Ristrutturata fino al 1824, fupoi demolita e sostituita dalla barrie-ra daziaria a cancellate della Pesa, an-ch’essa poi scomparsa, con tre can-cellate e due costruzioni ai lati per gliuffici del dazio, e all’esterno una ba-sculla per pesare i carri, da cui il nome.Si giunge così all’Arco dei Tei (foto),in pietra arenaria (già Porta di SantaMaria Nuova), dal nome della fami-glia residente nelle vicine case diborgo Sant’Antonio, pertinente a unaprima fase di espansione della città,prima della realizzazione della cer-chia medievale definitiva.

Deviazione per corso BersaglieriVolendo prolungare brevemente l’iti-nerario, secondo un percorso di an-data e ritorno, si può accedere, attra-verso corso Bersaglieri, ai vicoli diborgo Sant’Antonio (via del Pasticcio,via della Formica, via del Cane, e al-tri) fino all’uscita presso Porta San-t’Antonio. •

scevano altre due: a borgo Sant’An-gelo e in via Fonti Coperte); o forseprende il nome dall’altra fonte, vici-no alla ex Porta del Carmine. Un’altraimportante testimonianza medievaleè data da ciò che resta della chiesa diSan Crispino (XIV-XV sec.), dell’Artedei Calzolai, cui si aggiunse nel Quat-trocento un ospedale, nel Settecentodivenuto ricovero per “tisici e mente-catti”.Fuori del borgo la via ripercorre lavecchia strada etrusca e romana ver-so il Tevere e la via regale, segnata daresti di mausolei, dal portale dei leo-ni, fino a San Bevignate e al cimiteromonumentale. •Da via dell’Asilo si prende, fino a viadella Torricella, via dei Lanari (foto),uno dei vicoli più disagiati, ma anchepiù interessanti, per la pendenza e lasequenza di curve, scalini e volte, ol-tre che per lo stretto ingresso, lascarsa altezza e il buio.

Qui si era trasferita l’Arte dei Lanari,una delle più antiche (costituita daifrati Umiliati, chiamati dai priori dal-la Lombardia, per la loro esperienzanella lavorazione della lana), dall’o-dierna via Danzetta (ex via della Sal-sa), a causa del cattivo odore della la-vorazione.Via della Torricella si affaccia sull’at-tuale largo di Porta Pesa, dove, dopol’espansione del borgo di Porta Sole,

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la fine dell’Ottocento, per uno stabi-limento bacologico.Si risale via Bontempi, ammirando loscorcio dell’Arco dei Gigli dalla scali-nata, per scendere lungo via Sdruc-ciola, breve vicolo a scalette, che nelnome indica la sua caratteristica, e ciriporta in via della Viola. Subito do-po si segnala, a destra, via della Pa-zienza, vicolo chiuso su un bel trattovisibile della cinta muraria etrusca.Percorsa fino in fondo via della Viola,si risale a destra per via Cartolari (fo-to), già via della Berta, che trae il no-me dai Cartolari, venditori di carte e

Passato l’Arco dei Tei si raggiunge viadel Roscetto (già via dei Servi) (foto),dal 1871 dedicata a Cesarino Rossettidetto il Roscetto, per il colore dei ca-pelli (Perugia, 1450-1550), orafo, pit-tore, scultore e architetto, allievo diPerugino e amico di Raffaello, che lointrodusse nell’ambiente romano; au-tore, tra l’altro, delle splendide ar-genterie destinate alla mensa solen-ne dei priori, come il portadolci a for-ma di nave (scomparso durante laguerra del sale) e il reliquiario delSanto Anello.

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Salendo si segnala, a destra, il fiancodi Santa Maria Nuova, che conservadue arcate gotiche dell’originariastruttura medievale. A sinistra, al n.21, è l’ingresso dell’oratorio dellaConfraternita di San Benedetto (og-gi sede del Centro turistico studente-sco), progettato da Valentino Martel-li (1598), decorato all’interno da af-freschi di Matteo Salvucci (1610 ca).Parallela al tracciato delle mura etru-sche, la via presenta, a sinistra, le ca-ratteristiche viuzze a pettine: via deiCiechi, via Bella, via del Lupo (foto).Al n. 14, a destra, palazzo Spinola,che rappresenta un esempio di riusoindustriale di ex palazzi nobiliari, al-

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splendida scala sul retro di palazzoCapocci (foto); ricorda nel nome ilforno del negozio alimentare Vita-lesta, lì ubicato dagli inizi del Nove-cento; vi restò poi a lungo anche unafriggitoria molto nota ai perugini. Ilvicolo sbuca su via Fani, già rimboc-co dei Pollaioli, via della Chiavica evia del Mercato, in rapporto all’areamercantile del Sopramuro. Prese ilnome dal patriota perugino (1844-1914) garibaldino, avvocato, infineministro di Grazia e Giustizia nel1898, ricordato dalla lapide affissanella parallela via Mazzini sulla fac-ciata del suo antico studio, al n. 14. Sitorna infine in corso Vannucci, equindi in piazza IV Novembre.

libri, legatori e anche tipografi. Con iloro discendenti avevano formatouna maestranza speciale, lasciandonetraccia nell’officina di Francesco diBaldassarre e Girolamo di Francesco,che forse aveva sede nel palazzo, al n.3, con bel portale segnato nell’archi-trave dall’iscrizione Concors indu-stria. Perugia infatti fu una delle pri-me città italiane a favorire l’arte del-la stampa, intorno al 1471. Poco di-stante, al civico 9, è la casa del gran-de architetto perugino Galeazzo A-lessi (1512-71), formatosi a Perugia ea Roma, attivo soprattutto a Genovae a Milano. Sul portale decorato darosette, sormontato da uno stemma,è una lapide che lo ricorda. Di lui re-stano a Perugia grandi opere, tra cuil’urbanizzazione della Strada nuova(attuale via Mazzini), vari amplia-menti del palazzo dei Priori, la dire-zione dei lavori della Rocca Paolina,dopo Sangallo, il progetto della villadel Cardinale.A lui, sepolto nella chiesa di San Fio-renzo, fu dedicata nel 1871 la se-guente via Alessi, già dei Calderari,che ci riporta in salita verso piazzaMatteotti. Da qui si raggiunge via delForno (foto), storico vicolo, dove è la

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Il nome del rione deriva dall’antico tempio di San Michele arcangelo, festeggiato ognianno il 29 settembre, cui si collega anche lo stemma raffigurato dall’immagine del-l’arcangelo o soltanto dalle due ali con la spada. Il colore è il rosso, come la spada fiam-meggiante dell’angelo guerriero o il fuoco acceso con la legna portata attraverso que-sta porta, orientata a nord. Da qui usciva la strada maestra verso il contado setten-trionale, la via della Lungara, oggi corso Garibaldi. Il borgo si è sviluppato nel corso delXIII secolo tra l’Arco Etrusco e il convento di Monteripido, fino a essere inglobato nel-la città dalla cinta muraria nei primi decenni del XIV secolo. Nonostante le trasforma-zioni moderne, ha mantenuto le sue originarie caratteristiche di area abitativa civile einsediativo-religiosa.

PORTA SANT’ANGELO

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ITINERARIO DI PORTA SANT’ANGELO

1 Piazza Danti2 Via delle Cantine 3 Via Baldeschi4 Via Appia5 Via dell’Eremita6 Via San Sebastiano7 Via Santa Elisabetta8 Via del Poeta9 Via Lupattelli

10 Via Piacevole11 Corso Garibaldi12 Via Benedetta13 Via del Fagiano14 Via della Rondine15 Vicolo di Sant’Agnese16 Via Persa17 Via Fuori le Mura18 Via del Tempio19 Via della Spada20 Via del Canerino21 Via della Torretta22 Via Ombrosa23 Via della Cera24 Via Lucida25 Via del Mogherino26 Via del Pepe27 Via Cometa28 Via dell’Oro29 Via dei Martelli30 Via dei Solfaroli

31 Piazza Lupattelli32 Via dei Pellari33 Via dei Barutoli34 Via del Piccione35 Via del Bulagaio36 Piazza Braccio Fortebracci37 Via Ulisse Rocchi38 Via Pozzo Campana39 Via della Nespola40 Piazzetta Alfani41 Piazzetta Ansidei

Piazza Danti

Percorso alternativo da viaAppia per via dell’Acquedotto e via del Fagiano fino a viaBenedetta

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Da piazza Danti si passa lungo ilfianco della cattedrale di San Loren-zo per ammirare l’esterno della cap-pella Oradini o del Santissimo Sacra-mento, pregevole architettura an-nessa alla cattedrale, attribuita all’A-lessi (1576). Comprende diversi volu-mi di varie fasi, di cui la prima mo-stra, inferiormente, una serie alter-nata di porte e finestre, oggi perti-nenti a negozi. Sul cordolo conclusi-vo spicca una protome leonina (foto),in omaggio al committente LeoBalionis Archipresbiter, le cui lettereiniziali compaiono sugli architravi,mentre sulla parte superiore dellaparete vediamo riquadri decorati daparamenti in laterizi colorati. In pri-mo piano si trova il battistero, ad-dossato da ultimo alla cappella, sullacui sommità si erge una graziosa cu-pola.

Si scende, proseguendo per il primovicolo a sinistra, via delle Cantine(foto), che prende il nome dalle gran-diose cantine del palazzo dei Cano-nici, famose per l’abbondanza di vi-no, secondo la tradizione addiritturausato per spegnere l’incendio del1315. All’interno, parallelo a quelloesterno in bugnato, corre un podero-so muro etrusco in travertino, coevoalla cinta muraria, probabile soste-gno al foro etrusco-romano.

Si raggiunge via Baldeschi, che dal1871 ha preso il nome della famigliadiscendente dal famoso giureconsul-to Baldo degli Ubaldi. Al n. 2 infatti sitrova uno dei palazzi Baldeschi in cit-tà, oggi Bonucci. Fu costruito nel1563 da Filippo, figlio di Gentile diBaldo. Fu sede del collegio dei Legisti(v. iscrizione sopra il portale) e, nel-l’Ottocento, dell’Istituto musicale edel laboratorio dello scultore Giusep-pe Frenguelli. Aveva un grande giar-dino-belvedere sulla Conca, che ven-ne tagliato per metà, tra il 1901 e il1906, per l’apertura della nuova viaBattisti. Si scende per via Appia attraversol’Arco di via Appia, che offre uno deipiù pregevoli punti di vista sulla Con-ca e borgo Sant’Angelo (foto).

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dell’Eremita. Così chiamata in ricordodi padre Francesco Van Outers, nato aBruxelles e morto, a 91 anni, dopoessere vissuto per sessant’anni daeremita in questo luogo. Fu sepoltonella chiesetta dei Santi Sebastiano eRocco (ibid.), che si raggiunge nellapiazzetta in fondo a sinistra. Ne fauna piacevole descrizione il giornali-sta perugino Ugo Baduel, che l’attri-buisce alla parrocchia di Santa Elisa-betta, e ne ricorda la decorazione, infacciata, con le ceramiche appostedal padre in occasione della nascitadei figli (foto); furono realizzate dal-la fabbrica La Salamandra, di cui èancora visibile l’alta ciminiera, ubica-ta non molto distante, presso SanFrancesco delle Donne (Baduel, 1992,pp. 196-197, 232 sgg.).

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Lungo la scalinata a destra è l’ingres-so alla postierla della Conca, accessopedonale etrusco in forte pendenza,in epoca medievale riutilizzato comecunicolo per le condutture dell’ac-quedotto che portava acqua allaFontana Maggiore. Da notare al disopra lo stemma comunale con il gri-fo. Il cunicolo fu usato come nevierad’inverno, per l’utilizzo estivo (v. Pia-nesi, 1998, p. 75).

Deviazione per via dell’AcquedottoUn percorso alternativo ai vicoli, piùrapido, permette di raggiungere cor-so Garibaldi da via Appia fino a viaBenedetta attraverso via dell’Acque-dotto (foto), da considerare la via

Sull’architrave dell’attuale porta d’in-gresso, sul fianco laterale, è il motto:“Pace a chi entra, salute a chi esce”.All’interno è decorata da un pregevo-le soffitto in legno dipinto e da affre-schi di Pietro Montanini (1655).Via dell’Eremita s’innesta su via SanSebastiano, che sbuca su via SantaElisabetta dal nome della chiesa tre-centesca, dedicata alla santa d’Un-gheria canonizzata a Perugia da Gre-gorio IX il 27 maggio 1235, sorta nelcuore della Conca, e sede della Com-pagnia dei tintori. Il luogo infatti,

pensile più caratteristica di Perugia,che congiunge con via del Fagiano equindi via Benedetta. Già detta viadegli Archi dei Condotti, corre soprale arcate dell’acquedotto medievale(v. Guida di Perugia, 2006, p. 27) edal 1821 fu fornita di parapetti late-rali, fungendo da ballatoio di acces-so ai piani superiori delle case che siaffacciano sulla via. •In fondo a via Appia, a sinistra, supe-rate via del Pero e via del Cardellino,sotto gli arconi superstiti dell’acque-dotto medievale, si prosegue per via

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ricco di acque, aveva favorito lo sta-bilirsi in zona di attività artigianalilegate alla conciatura delle pelli (lecui fonti sono ancora visibili fuoridella porta). Per lo stesso motivo, inepoca romana, erano ubicate delleterme, di cui si conserva il famosoMosaico di Orfeo (Guida di Perugia,2006, p. 27). Della chiesa, demolitaagli inizi del Novecento, rimane soloparte di un muro, che conserva unamaiolica con santa Elisabetta, vicinoall’ingresso del mosaico (foto).

Si risale, a destra, verso gli arconi del-l’acquedotto, fino a incontrare a sini-stra via del Poeta, così ribattezzatanel 1958 (dall’entrata in vigore dellalegge Merlin), dopo aver ospitato unacasa chiusa, detta “della Bianca”, tra-sferita dalla vicina via Corrotta (tra-versa senza uscita di via del Maneg-gio), zona di bordelli, in un’area tra lepiù popolane e povere di Perugia. Incima al vicolo si gira a destra fino araggiungere la prima via a sinistra,via Lupattelli, dedicata nel 1871 alpatriota risorgimentale perugino, fu-cilato a Cosenza nel 1844, insieme aifratelli Bandiera.Si supera un piccolo slargo, a destra,via Piacevole collegata a via del Sen-so e ad altri vicoletti. Si continua pervia Lupattelli (foto), dove al n. 9 unalapide ne indica la casa natale.

Superati i caratteristici vicoli di viaGraziosa, via Gentile e via del Gallo, siprosegue lungo tutta la via fino asbucare in corso Garibaldi. Chiamatovia della Lungara, per la sua struttu-ra stretta e allungata (come l’omoni-ma a Roma), poi dedicato all’eroe delRisorgimento italiano, il corso è ca-ratterizzato da un’architettura po-polare e da un’edilizia minuta e com-patta di case a schiera di origine me-dievale (foto), dotate sul retro di cor-tili e piccoli orti. Non mancano raretipologie antiche e alcuni edifici dipregio, oltre ai numerosi complessiconventuali.

Uscendo sul Corso e salendo a sini-stra, si segnalano gli edifici di pro-prietà della potente Arte della Mer-

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canzia, una tra le maggiori del Co-mune perugino, estesi a un interoisolato (fino al civico 104), contrad-distinti sulla facciata dal simbolo inpietra del grifo che stringe con gli ar-tigli una balla di merce, simbolo delCollegio (foto).

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Comprende al n. 84 l’antico Ospedaledei poveri, in mattoni, della fine delDuecento, fino a pochi decenni fadormitorio pubblico. Il portone d’in-gresso in travertino (1570) dà acces-so a una pregevole sala a tre navate,divise da 10 colonne, in cui si dispo-nevano i letti, e alle sale superiori(per la visita rivolgersi al Nobile Col-legio della Mercanzia in corso Van-nucci) (foto).

Al n. 104 si segnala una casa, sull’ar-chitrave della cui porta è un motto inlatino di ospitalità: TUMQUODCVI-QUE (“qualunque cosa è tua”).Ai nn. 104-106 era la chiesa di SanCristoforo, della seconda metà delDuecento, più volte restaurata e poisoppressa, di cui è riconoscibile solola facciata in conci di pietra con co-pertura a capanna e il portale a bal-dacchino, sopra cui figurano la squa-dra e il compasso entro triangolo,simbolo della Massoneria, associa-zione fortemente radicata nella sto-ria del borgo (foto).

Al complesso era collegata la chieset-ta di Sant’Egidio (1793), affrescatacon le storie del Santo, visibile pressol’edificio al n. 88, dopo l’edicola sacradi una Madonna del 1805 (foto).

Ai nn. 128-130 un’antica casa mostrauna bella scala esterna; sulla faccia-ta una lapide ricorda il mazziniano egaribaldino Guglielmo Miliocchi, chequi morì. Ai nn. 142-144 si segnala

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ci legati agli studi universitari (ADISUal civico 14). Da segnalare il campa-nile (foto), ben riconoscibile a distan-za, per la particolare foggia orienta-leggiante con la terminazione a ci-polla e i fitti decori a mattoni, il poz-zo in travertino nel chiostro, gli in-terni della chiesa per i pregevoli af-freschi del XV secolo e i pavimenti inmaiolica nella navata e nella cappel-la maggiore del Cinquecento (Peru-gia, 1993, p. 110).

invece un’abitazione signorile con fi-nestre in travertino.Salendo, superata via della Pietra, siesce dal corso per la successiva viaBenedetta, detta anticamente deiCondotti per la vicinanza all’acque-dotto medievale, che conduce all’exconvento e chiesa di San Benedetto(ivi, p. 28). Si giunge a un piccolo slargo, da cuiscende via del Fagiano, anch’essaparte dell’antica via dei Condotti, co-struita proprio sopra il tracciato del-l’acquedotto; da qui si gode di unostraordinario panorama sul centrostorico (foto).

Si continua lungo via Benedetta finoa incontrare via della Rondine che siaffaccia sul corso, il cui ultimo trat-to, sul lato sinistro, è caratterizzatoda grandi edifici monastici, come ilmonastero di Sant’Antonio da Pado-va, al n. 220, sorto nel Quattrocento,demolito e pesantemente ristruttu-rato, fino alle trasformazioni deglianni settanta in Casa della Studen-tessa. Fino al 1810 vi era conservatoil Polittico di Sant’Antonio (ora pres-so la Galleria Nazionale dell’Umbria),capolavoro di Piero della Francescasu commissione di Ilaria Baglioni, ba-dessa del monastero. Proseguendo s’incontra l’ex mona-stero di Santa Lucia, preceduto da unpregevole ingresso a volta in matto-ni, del 1706, riutilizzato dal Conser-vatorio Antinori, ente di assistenza eformazione professionale per ragazzeemarginate, fino al 1870 (foto).

Di fronte è il complesso, fondato nel1421, fu ristrutturato più volte, convarie destinazioni d’uso. Soppressodefinitivamente il convento nel 1820,ospitò già nel 1811 la prima adunan-za della loggia massonica dei Liberimuratori, nel 1826 il ConservatorioGraziani, quindi l’Istituto dell’infan-zia abbandonata. Oggi è sede di uffi-

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Si riprende il corso scendendo da viadel Tempio, fiancheggiata a destrada una schiera di casette, che si con-cludono in fondo, presso il crocic-chio, con una piccolissima cappellaad angolo, dedicata alla Madonnaausiliatrice, detta popolarmente del-la Stella per il manto scuro dellaMadonna decorato da una grandestella. L’affresco (XVI sec.) si intravede dallafinestrella della porta, che si apre inoccasione della festa di Sant’Angelo,il 29 settembre (foto). Scendendo lungo il corso sempre a

Segue il vicolo senza uscita di San-t’Agnese che termina alla chiesa o-monima e al monastero delle Claris-se, qui trasferite da Boneggio dal1330. La chiesa fu ricostruita nel Sei-cento e restaurata nel 1816, dopo lasoppressione francese (v. Guida di Pe-rugia, 2006, p. 29).L’ultimo vicolo a sinistra, senza usci-ta, è via Persa o “perduta”, per l’ubi-cazione lontana dal centro. Seguitando sul corso, vale la pena so-stare nel grazioso giardinetto pubbli-co al civico 252, con panchine e fon-tanella sotto una pergola, dove, finoa qualche decennio fa, vi erano deilavatoi pubblici (foto).

Giunti al Cassero (ivi, p. 30), fuoridella porta, lo sguardo si porta in viaFuori le Mura alla cinta medievale, aSan Matteo degli Armeni e a Mon-teripido (ibid.). Dal Cassero, dalla cuiterrazza si gode di uno straordinariopanorama a trecentosessanta gradi,tramite le scalette si sale al Tempio diSant’Angelo (ibid.), che con l’anti-stante prato verde, fiancheggiato dacipressi, è uno dei luoghi più sugge-stivi di Perugia. Vi sorge una colonnadi origine romana che sostiene unacroce, trasportata nel 1865 dallapiazza del Sopramuro o, secondo al-tri, dalla piazza del Duomo, dove reg-geva la carrucola di un pozzo (foto).

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sinistra, superata la via che conducealla Porta medievale dello Sperandio,si incontra, al n. 191, il monasterodella Beata Colomba (la grande mi-stica nata a Rieti nel 1467, morta aPerugia nel 1501) che nell’estremasemplicità della facciata, presenta fi-nestre con arco a ghiera di mattonci-ni, la cassa per l’elemosina, una lapi-de in pietra rosa e una colomba incotto a rilievo sopra il portale (ivi, p.29) (foto).

Sulla facciata un’iscrizione ricordal’incontro avvenuto, secondo la tra-dizione, tra san Francesco d’Assisi esan Domenico di Guzman nel 1220 eriporta i versi danteschi sui due gran-di santi (Par, XI, vv. 37-39).Segue la chiesa di Santa Caterinad’Alessandria (1658) e il monasterobenedettino omonimo, opera di Ga-leazzo Alessi (1547) (foto).

Occupato dal 1903 fino agli anni ses-santa dalla fabbrica Saffa (SocietàAnonima Fabbriche Fiammiferi e Af-fini di Milano), fondata da Attilio eLuigi Purgotti, chimici inventori di“fiammiferi igienici”, più sicuri perl’eliminazione del fosforo. La fabbri-ca, con le sue lotte e gli scioperi con-tro lo sfruttamento degli operai, hacaratterizzato il borgo per i suoiaspetti proletari (ivi, p. 28).Si ridiscende lungo il lato sinistro delcorso, su cui sfociano una serie di vi-coletti tra loro paralleli, dalla tipicastruttura a pettine: via della Spada,il primo vicolo senza uscita, a fiancodi Santa Caterina, che prende il nomedal simbolo del rione, la spada alatadall’angelo guerriero, o forse daun’attività di artigiani spadai. Si en-tra, a sinistra, in via del Canerino, se-guitando per la sua traversa via del-la Torretta, a ridosso delle mura me-dievali, che prende nome da una tor-re ubicata tra la Porta dello Speran-dio e la Porta del Bulagaio. Attraverso un varco delle mura, ci siaffaccia sull’area verde di Parco San-t’Angelo, con bella vista sulla cintamuraria medievale e su un ampio pa-norama. Si esce sul corso presso un’a-bitazione con graziosa loggetta incotto (foto).

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Il vicolo resta legato al ricordo diVittorio Gorini, pittoresca figura di“libero pensatore” popolare perugi-no, che qui visse al n. 2, in una casa-laboratorio – aperta a visitatori e cu-riosi – fino a qualche anno fa, primadella sua morte, avvenuta nel 2006. Ilnome del vicolo può derivare dallapresenza di botteghe orafe. Dal cor-so si rientra nel vicolo successivo, viadei Martelli, a ricordo di un’attivitàartigianale; comunica in fondo convia dei Solfaroli, il cui toponimo ri-manda ad attività connesse con laproduzione dei fiammiferi di zolfo (inperugino detti “zolfini”).Giunti ancora sul corso, si superapiazza Lupattelli (ex piazza San-t’Agostino), dedicata nuovamente alpatriota risorgimentale, dominatadal complesso di Sant’Agostino e da-gli annessi oratori (v. Guida di Peru-gia, 2006, p. 31). Si rientra nella se-guente via dei Pellari, che ricordaun’altra scomparsa attività artigiana-le. Il vicolo si ricollega alla scoscesa epittoresca via dei Barutoli, toponimodialettale legato ai rischi di “baruto-lare” (ruzzolare) giù per i ripidi scali-ni (foto).

Proseguendo in discesa, seguono,senza uscita, via Ombrosa e via del-la Cera, forse dall’attività artigianaledi una cereria. Si entra in via Lucidache si ricongiunge con via del Mo-gherino, secondo Gigliarelli (in Zap-pelli, 1999, p. 130) dal fiore del mu-gherino, originario dell’Oriente. Sulcorso, segue, senza uscita, via delPepe, forse da una qualche rivenditadi spezie. Si sale per via Cometa, che si con-giunge con via dell’Oro (foto).

Da qui si gode di un bello scorcio sulcampanile di Santa Maria Nuova.

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Continuando diritti, si segue a destravia del Piccione che si affaccia su unalto terrazzo, da cui lo sguardo volaverso i dirupi del Bulagaio, e si ricol-lega al percorso verde nel Parco diSant’Angelo. Tornati indietro, si scen-de per via dei Barutoli, che in fondoprosegue a destra in via del Bulagaio(foto), già frequentata probabilmen-te in epoca etrusca; il toponimo de-riva forse da “bugliare”, che sta per“gettare rifiuti in luogo incolto e ri-pido”. La via conduce direttamente inpiazza Braccio Fortebracci, l’anticapiazza Grimana, colmata nel Cinque-cento dal cardinale Marino Grimani,e dominata dall’imponente mole del-l’Arco Etrusco o di Augusto e dal pa-lazzo Gallenga Stuart, già Antinori(ivi, pp. 31-32), costruzione barocca,la cui parte posteriore fu aggiuntanegli anni trenta del Novecento.

Dall’Arco Etrusco si sale in via UlisseRocchi, che prende il nome dal medi-co perugino Ulisse Rocchi (1837-1919), per molti anni sindaco di Pe-rugia. È ancora nota ai perugini comevia Vecchia, in relazione all’anticoasse vario nord-sud della città etru-sco-romana, di cui si sono rinvenutitratti di basolato.Superato l’arco, salendo, a destra, unalapide al civico 58 ricorda che qui abi-tò il pittore e scultore Arturo Checchi(Firenze, 1886-Perugia, 1971).Di fronte, subito dopo il seicentescopalazzo Brutti (attuale sede della So-printendenza per i Beni Architettoni-ci, il Paesaggio, il Patrimonio Storico,

Artistico ed Etnoantropologico del-l’Umbria) s’incontra via Pozzo Cam-pana dal nome del pozzo che racco-glieva acqua per convogliarla allasottostante fonte di piazza Grimana.Il vicolo, che si dirama, forma unapiazzetta, dove sono riconoscibili,dal n. 14 al n. 18, torri medievali inpietra. Quindi si inoltra, a destra, in un per-corso coperto a volte, per ridiscende-re sotto un arco, attraverso una sca-linata in via Rocchi. Qui al n. 29 sitrovava la ex chiesa di San Donato,originaria del Duecento, pesante-mente ristrutturata, posta all’angolocon via della Nespola, oggi destinataa usi commerciali al piano inferiore ead abitazioni in quello superiore.Nell’area era ubicata la prima sinago-ga, attorno alla quale si era concen-trata la maggior parte degli ebrei pe-rugini (senza mai divenire vero e pro-prio ghetto), fino alla loro espulsionedalla città nel 1569, dove rientraronosolo nella prima metà dell’Ottocento(Toaff, 1975). Ne resta memoria inuna lapide, apposta dal Comune agliinizi del 2006.Da via Rocchi, accanto alla ex chiesa,un vicolo ripido a scalette, via dellaNespola, porta alla graziosa piazzet-ta Alfani, dal gentilizio di un’anticafamiglia perugina, il cui capostipiteera il famoso giurista Bartolo da Sas-soferrato, cui appartengono i pittoriDomenico e Orazio Alfani e i giuristiBernardino e Buonaccorso. Si ritorna in piazzetta Ansidei, giàpiazza San Donato, che prese l’attua-le nome nel 1871 dall’antica famigliaperugina, che qui aveva uno dei suoipalazzi, gli Ansidei di Catrano (castel-lo scomparso a nord-ovest di Peru-gia), trasferitisi in città agli inizi delXV secolo. Sulla facciata del palazzouna lapide ricorda il conte Reginaldo,che fu sindaco di Perugia dal 1861per 16 anni. Via Rocchi prosegue con tratto ripidoe stretto tra alti edifici, tra cui palaz-zo Coppoli (odierna sede dell’Enotecaprovinciale), antichissima e potentefamiglia perugina, fino a risalire inpiazza Danti.

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Il rione prende il nome dalla santa protettrice, che compare come simbolo, oltre a quel-lo più antico dell’orso. È poi subentrata la catena, rimasta come emblema fino a oggi,a ricordare lo sbarramento verso i nemici, come era testimoniato dal 1327 in via deiPriori. Il colore è l’azzurro, anche in relazione alle acque del lago Trasimeno, raggiun-gibile da questa porta orientata a ovest, percorrendo la strada regale verso Cortona.

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1 Corso Vannucci2 Via dei Priori3 Via del Dado4 Via dell’Orso5 Via Sant’Agata6 Via Vermiglioli7 Via Deliziosa8 Via dei Gatti9 Via Benincasa

10 Via del Morone11 Via Santo Stefano12 Via Vincioli13 Via degli Offici14 Via della Pernice15 Via Guardabassi16 Piazzetta San Paolo17 Via dell’Arco18 Via del Poggio19 Via della Lucertola20 Via della Tartaruga21 Via San Francesco

22 Piazza San Francesco al Prato

23 Via Curiosa24 Via del Piscinello25 Via del Lauro26 Via Tornetta27 Via Grata28 Via del Tordo29 Via Nebbiosa30 Via della Sposa31 Via degli Sciri32 Via della Canapina33 Piazzetta del Drago34 Via del Silenzio35 Piazza Ferri36 Via della Stella37 Via Fratti38 Via Ritorta39 Via della Gabbia40 Piazza IV Novembre

Corso Vannucci

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Da piazza IV Novembre si raggiungecorso Vannucci, dominato sulla de-stra dal palazzo dei Priori (Guida diPerugia, 2006, p. 36), con i suoi suc-cessivi ampliamenti. Alla fase costrut-tiva del primo blocco ad angolo conla piazza, terminato nel 1296, segue,con continuità, l’ampliamento tre-centesco, che ingloba la torre di Ben-venuto di Cola, al civico 21, propriosopra l’Arco dei Priori. Ad essa fu ad-dossata la torre campanaria, con cel-la aperta, ribassata, da ricordare an-che per la citazione del filosofo pe-rugino Aldo Capitini (1899-1968)(1947, p. 11), che vi abitò con il pa-dre, addetto alle campane municipa-li. A tale fase pertiene il pregevolePortale Maggiore (della metà del Tre-cento), la cui lunetta ospita le copiedelle statue dei santi protettori Lo-renzo, Ercolano e Costanzo (secondoaltri Ludovico da Tolosa). La riccacornice parte dai due pilastri pog-gianti su due leoni laterali e termi-nanti con due grifi che soggioganodue vitelli (foto), simbolo dell’Artedei Macellai, che aveva contribuitonotevolmente a finanziare l’opera.Nei pilastri sono scolpite figure alle-goriche: a sinistra l’Umiltà, la Fecon-dità e la Follia; a destra: la Superbia,la Verginità e la Magnanimità. Nell’arco eleganti fregi a fogliame diquercia e colonnine tortili incornicia-no 58 formelle con figure allegori-che; in alto a sinistra, è l’iscrizione:Entra puro - move securo.

Si entra dall’Arco dei Priori, sopra cuiè collocato l’orologio, luogo dove sidanno tradizionalmente appunta-mento i perugini, per accedere allavia dei Priori (foto).

Il toponimo deriva dal nome dei die-ci magistrati (decemviri o priori), chenel Medioevo detennero il governocittadino fino agli inizi del Settecen-to. Il tracciato si identifica in partecon quello del decumano maggioredel centro etrusco-romano, che per-correva la città da est (Arco dei Gigli)a ovest (Porta Trasimena).Divenne poi via regale di Porta SantaSusanna che collegava con il Trasi-meno e la Toscana. Si tratta di unpercorso importante, per la concen-trazione di edifici privati prestigiosi enumerosi insediamenti religiosi, tan-to da essere definita “via sacra”. Si ca-ratterizza inoltre per la sua ventosità(v. Penna, 1977, p. 43).Dal percorso principale si diramanocaratteristici vicoli medievali, spessotortuosi, angusti, ripidi e coperti davolte.Scendendo dal corso si incontra ilprimo a sinistra, via del Dado, vicolosenza uscita, che presenta una tipicapiazzetta quadrata, chiusa da edificisui lati, da cui forse il toponimo. Si raggiunge via dell’Orso, il secondoa sinistra, uno dei più caratteristici(foto).

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tista Vermiglioli (1769-1848), fon-datore della cattedra di archeologia edel Museo Archeologico di Perugia,l’uomo più colto del suo tempo: let-terato e storico, biografo di artisti, diBraccio Fortebracci e di MalatestaBaglioni. Fu anche l’autore della pri-ma monografia sulla Fontana Mag-giore, e così famoso da attirare Leo-pardi, da lui ospitato dal 10 al 20 no-vembre 1828.Al n. 5 della stessa via visse, dal 1916al 1927, il grande poeta peruginoSandro Penna (Perugia, 1906-Roma,1977), figlio di un commerciante, cheaveva il negozio in via Mazzini 12 (v.Catanelli, 1987, pp. 132-133); giàdall’età di 16 anni in fuga verso Ro-ma, dove si trasferì all’età di 23 anni(v. Penna, 1977, pp. 41-50).Al n. 3/A c’era il piccolissimo negoziodi un calzolaio, attivo fino agli annisettanta. Da via Vermiglioli, per via Cumana,svoltando poi a sinistra, si raggiungevia Deliziosa (foto), di nome e di fatto.

Il nome deriva dall’uso in epoca me-dievale, da parte delle famiglie agia-te, di mantenere, per lusso e per sva-go del popolo, leoni, orsi, pappagallie altri animali esotici. Noto, negliAnnali Decemvirali, il tipografo Bian-chino Veronese, detto “del leone”,che teneva in custodia. Superato il vicolo, si entra nella terzaa sinistra, via Sant’Agata, che prendeil nome dalla chiesa dei Santi Severoe Agata, già esistente nel 1163, comecappella della santa martire siciliana.La chiesa fu ceduta nel 1320 al papain cambio di quella di San Severo diPiazza, soppressa per ampliare il pa-lazzo dei Priori, e ricostruita qui condedica a entrambi i santi. Presentauna facciata con portale a sesto acu-to sormontato da una cuspide su duecolonnine pensili. All’esterno è la la-pide dedicata a don Piastrelli, impor-tante esponente del mondo cattolicoprogressista, tra i promotori del mo-vimento modernista in Italia e dellascuola sociale, punto di riferimentoed educatore di tanti giovani cattoli-ci alla politica perugina, tra cui lostesso Capitini. Si prosegue scendendo delle scalettee si gira a destra per risalire, sotto unarco a crociera, fino a via Vermiglioli.Questa, già via e piazza Vermiglia,prese il nome dal seicentesco palazzoVermiglioli, al n. 16, nella piazzetta incima alle scalette, di Giovanni Bat-

Al n. 7 nel 1923 fu apposta una lapi-de dedicata al generale Fulvio Riccie-ri, medaglia d’argento della primaguerra mondiale (v. Bartoli, 2004, pp.154-155). Al n. 17 è la casa, si dicenella lapide, abitata da Pietro Van-nucci, fronteggiata dalla facciata con

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campaniletto a vela dell’ex chiesa diSant’Antonino, del Duecento, cui si ècuriosamente aggrappata un’abita-zione civile. Scendendo, il primo vicolo a destra èvia dei Gatti, che negli anni cin-quanta era ancora chiusa da un can-cello, pertanto a esclusivo uso dei fe-lini che le danno il nome.In fondo a via Deliziosa si gira a de-stra in via Benincasa, dal nome dellafamiglia, ramo della stirpe dei Ca-trano, cui appartennero il beato An-drea Benincasa, martirizzato dai tur-chi nel Trecento e vari giureconsulti.Da ultimo Michelangelo Benincasafondò in questa via l’Istituto per or-fanelle povere, cui lasciò nel 1702 lerendite di tutti i suoi beni esistenti inDeruta (Briganti, 1954). Salendo verso via dei Priori, a sinistra,al n. 5 si segnala un atrio con orti in-terni. Al n. 6 c’è la sede della ChiesaEvangelica Valdese; al n. 3 un edificiosacro con tetto a capanna ospita lachiesa ortodossa di San Gerosimo. Si torna in via dei Priori, al lato di pa-lazzo Lippi Boncambi, dove, ai nn.60-62, una lapide ricorda che quimorì a 62 anni Alinda Bonacci Bru-namonti (Perugia, 1841-1903), comericorda la lapide (foto), la poetessache impersonò a Perugia, per Capi-tini, il romanticismo letterario e liri-co dell’Ottocento.

Di fronte, al n. 51 è la porta sormon-tata da un arco, detta “Caval dipinto”,dove agli inizi del Novecento eranoresti di affresco di una locanda.Si segue via del Morone, toponimoda un probabile albero di more, ilgelso, per giungere allo slargo untempo detto piazza degli Oddi.Davanti è il palazzo degli Oddi (n.84), oggi Marini Clarelli, eretto nelCinquecento sulle case dei degli Od-di, famiglia nobiliare perugina risa-lente al Duecento, perlopiù risieden-te in Porta Santa Susanna; tra i varititoli ebbe quello di conti di Lavianoe di Poggio Aquilone, e, tra le varieproprietà, anche monte Malbe, poipassata al papa. Il palazzo presentaun severo e spoglio fronte settecen-tesco. All’interno, nell’atrio, affreschidella fine del Seicento illustrano epi-sodi dell’epopea familiare.Lo slargo è chiuso a ovest dall’absidedella chiesetta dei Santi Stefano eValentino, del XII secolo, ristruttura-ta e rovesciata nell’orientamento. Si sale per il grazioso vicoletto omo-nimo sul fianco destro della chiesa,via Santo Stefano, fino a girare in ci-ma a destra per via Vincioli, cheprende il nome dall’antica famigliache vi ha abitato fino alla sua estin-zione nel Settecento. Vi appartenne san Pietro Vincioli, vis-suto intorno al 1000, abate e fonda-tore dell’abbazia di San Pietro, oltread altri importanti esponenti. Nell’area dell’attuale giardino era unteatrino in legno, demolito intorno al1775. La via continua in via degli Offici,già Chirurgica e di San Bernardo, chemantiene il nome dagli uffici dell’In-tendenza di Finanza, ospitati nell’exconvento di San Bernardo. Si sale, a sinistra, in via della Pernice,dedicata nel 1810 alla caccia di taleselvaggina; qui si segnala la bellaabitazione rifatta in stile antico traSettecento e Ottocento dall’avvocatoAntonio Brizi (foto).Si prosegue e in via Guardabassi, de-dicata al famoso patriota perugino,in occasione dell’apposizione dellalapide, per decreto comunale del 18

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Si prosegue scendendo a destra pervia del Poggio. Al n. 6 è la lapide in ri-cordo della casa natale della poetes-sa Alinda Bonacci Brunamonti, pro-prio di fronte a via della Lucertola,graziosa come la parallela via dellaTartaruga. Si ridiscende per il tratto a scalini do-ve si può apprezzare, nel piccolo ter-razzo di una casa privata, un ligustrodi oltre cinquant’anni, nato sponta-neamente (foto). Poco più avanti, la via dei Priori con-tinua nella breve via San Francescoche conduce alla piazza omonima,dove si affacciano numerose chiese:- chiesa di Santa Maria della Luce, oMadonna di San Luca, tutta in tra-vertino, eseguita nel 1519, come ri-cordato nell’iscrizione scolpita sulcornicione dorico, a seguito di unprodigio di un’immagine della Ma-donna e santi, opera di Tiberio d’As-sisi, ubicata nei pressi e poi trasferitanella nicchia dell’altare. Alla base deipilastri due bellissimi grifi (foto), aricordare l’intervento finanziario delComune nella sua costruzione.

settembre 1871, al civico 12, dovenacque e morì. Della famiglia si di-stinguono Mariano senior, pittore ecritico d’arte, Mariano junior, medicoe letterato, morto nel 1952, e AnnaMaria, che si ricorda per le sue ma-rionette.Scendendo diritto si giunge nellapiazzetta San Paolo, sede del liceoclassico, dove è apposta la lapide chericorda Giovanni Bini Cima, intellet-tuale repubblicano della secondametà dell’Ottocento, che qui insegnò.Risalendo di poco la piazza, attraver-so via dell’Arco si raggiunge via delPoggio, dove si può godere di unadelle più belle viste su piazza SanFrancesco al Prato, proprio nel balco-ne che poggia sopra un tratto dellacinta muraria etrusca, su cui è co-struita tutta la via.

La cupola fu affrescata da GiovanniBattista Caporali nel 1532;- chiesa di San Luca evangelista, ri-strutturata in stile tardo-manierista(1586) da Bino Sozi su incarico deiCavalieri di Malta. L’interno a trecampate è suddiviso da tre pilastridorici (foto).

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Settecento, con soffitto intagliato edorato, stucchi e dipinti.Presso la sacrestia dell’oratorio, nellacappella Baldeschi è la tomba delgiureconsulto Bartolo di Sassoferra-to, morto nel 1357 (v. Guida di Pe-rugia, 2006, p. 42); - chiesa di San Francesco al Prato (v.ivi, pp. 42-43); annessa all’omonimoconvento, fu edificata nella metà delXIII secolo in sostituzione dell’anticacappella di Santa Susanna, che hadato il nome all’intero rione (foto).

Accanto è la Casa della Commenda,dell’ordine dei Cavalieri di Malta, del1484, con finestre quadripartite, si-mili a quelle dell’Università Vecchia.Oggi residenza, ospitò tra Otto e No-vecento un lanificio;- oratorio di San Bernardino da Sie-na, capolavoro rinascimentale (metàXV sec.), sulla cui facciata Agostino diDuccio scolpì statue e bassorilievi inuna ricca tessitura policroma di mar-mi e pietre (marmo di Carrara, ser-pentino, pietra rosa d’Assisi, traverti-no), coperti di azzurrite, malachite ed’oro (oggi in residui) (foto).

All’interno è un sarcofago paleocri-stiano a colonnine del 360 d.C. con lereliquie del beato Egidio, compagnodi san Francesco.Dietro l’altare si accede all’oratoriodei Santi Andrea e Bernardino o del-la Confraternita della Giustizia, aulacinquecentesca, rimaneggiata nel

Ha subito numerosi crolli e rifaci-menti, perdendo il campanile medie-vale e quello barocco, a causa di se-colari cedimenti su questo versantedel colle.La facciata fu ricostruita nel 1929 se-guendo il disegno del Gonfalone diSan Bernardo (1464) di BenedettoBonfigli, secondo il gusto cosmatescoa losanghe e tarsie in pietra bianca erosa.All’interno erano i ricchi sepolcri del-le maggiori famiglie perugine ornatida dipinti famosi: la Deposizione Ba-glioni e l’Incoronazione della Verginedi Raffaello Sanzio, nonché la Resur-rezione del Perugino, poi trasferite aRoma. A causa del crollo delle volte edell’abside, è rimasta per molto tem-po in parte scoperchiata e priva diarredi all’interno.Attualmente è destinata ad audito-rium. Nell’ex convento ha sede, dagliinizi del Novecento, l’Accademia di

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Belle Arti, fondata nel 1537 da Ora-zio Alfani e Domenico Sozi.Da piazza San Francesco si torna in-dietro, scendendo per via Curiosa, dacui si raggiunge, a destra, via del Pi-scinello, termine dialettale che pren-de il nome da un piccolo rivolo di ac-qua dalla fonte, in fondo al vicolo,più che dal sangue delle lotte medie-vali tra Oddi e Baglioni, come rac-conta la leggenda. Sulla fonte un’i-scrizione ammonisce: Immonezze quinon si gettin né si lavi alcun drappo.Veglia la legge. Risalendo si prosegue a destra per viadel Lauro fino a sbucare presso lachiesa di Sant’Andrea, in pietra e incotto, ubicata a destra della Porta diSant’Andrea o Santa Susanna, cosìchiamata dall’ex monastero di SantaSusanna o della Colombata. La portaconserva all’esterno l’arco ogivale delDuecento, sopraelevato in mattonicon bel grifo in pietra rosa, mentre èdel tutto scomparsa, ai lati della por-ta, la cinta medievale demolita nelcorso del Novecento. Di fronte a via del Lauro, il percorsocontinua in via Tornetta. È perlopiùoccupata, sul lato destro, da un com-plesso esemplare per i suoi riusi. In età medievale vi era la chiesa diSanta Mustiola, che verso la metà delQuattrocento, insieme alla case an-nesse, divenne sede della Confraternitadi Sant’Andrea, poi della Giustizia.Nel 1552 fu monastero delle Cap-puccine di santa Chiara (dette anchele Rinserrate di santa Mustiola). Dopo il 1860, soppressi gli ordini re-ligiosi, fu riutilizzato variamente e,tra il 1912 e 1939, occupato dalla Va-ligeria italiana Vayani. Nel 1941 fu la prima sede dell’Archi-vio di Stato, poi alloggio di sfollati,detto “la Casba”; ora è sede dellaScuola nazionale dell’Alimentazionee della circoscrizione.La via si snodava tortuosa, da cui iltoponimo, e continuava fino a piaz-za del Drago, oggi interrotta dalletrasformazioni urbane che hanno vi-sto l’abbattimento delle mura medie-vali, la realizzazione di viale Pellini elo sbancamento del terreno e degli

orti, poi occupati dal parcheggio edalle scale mobili (foto).

Sulla via convergono da monte tregraziosi vicoli a pettine, via Grata(foto) senza uscita, via del Tordo, dacui si risale confluendo sul terzo vi-colo, via Nebbiosa, fino a sbucare suvia della Sposa.

Questa, secondo Gigliarelli (1907),prese il nome dalla storia trecentescadi una giovane di nome Marta ab-bandonata dal proprio amato. Si esceproprio accanto a un palazzo dell’Ot-tocento (ai nn. 14 e 16), dove si no-tano tre scudetti in ceramica colora-ta a ricordare che La guerra è barba-rie, Il lavoro è felicità, La pace è ci-viltà, e decori a tempera nel fascionesottotetto. Si risale la via, superandoa destra via del Cefalo, fino alla por-ta di San Luca o Trasimena, che si

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protobarocco a Perugia, per la pre-ziosa volta dell’atrio decorata dastucchi da Jean Regnaud di Sciam-pagna (1675-76) e per il ricco inter-no (Guida di Perugia, 2006, p. 40). Si esce di nuovo in via dei Priori, ac-canto alla chiesa di Santa Teresa deiCarmelitani Scalzi, la cui facciata in-completa del 1718 ha un sobrio por-tale barocco Si prosegue nel percor-so dell’adiacente scala mobile, scen-dendo due rampe di scale, fino ad ac-cedere ai giardini a sinistra per im-mettersi nella scalinata di via dellaCanapina (foto), a memoria dei ca-napai o funari, che confezionavanole corde proprio in questa zona.

Sulla mensola sinistra una sculturaraffigura un leone o forse una sfinge,mentre altri simboli sono segnati suiconci.Si attraversa la porta lungo la scali-nata e si risale via dei Priori fino a in-contrare, a destra, via degli Sciri.Prende il nome dalle case e dalla tor-re degli Sciri, alta 46 metri, l’unica ri-masta delle tante poste a controllomilitare degli isolati gentilizi (come cimostra il Gonfalone della giustiziadel Bonfigli con le torri dei Baglioni),oltre alle case-torri, tipiche dell’edili-zia verticale medievale. Perlopiùmozzate tra il Quattrocento e il Cin-quecento nel corso di guerre cittadi-ne, alcune crollate a causa di terre-moti, altre distrutte durante la re-pressione pontificia della guerra delsale. La torre è inglobata nel conser-vatorio di Terziarie francescane disuor Lucia dal 1680. Il vicolo gira attorno al complesso epassa di fronte all’oratorio della Con-fraternita dei Disciplinati di san Fran-cesco (foto). Del Trecento, ricostruito verso la me-tà del Cinquecento; è collegato all’o-spedale adiacente, un tempo ricove-ro di pellegrini, che ha subito variemodifiche. L’oratorio è da considera-re come il maggior esempio di gusto

Appena usciti dai giardini, sulla sini-stra si staglia la singolare chiesa diSan Benedetto, su tre piani, con ab-side sospesa addossata alla cinta mu-raria etrusca, che accompagna ilfianco sinistro della via (foto).

presenta con splendida vista nellasua fronte esterna. Detta anche Portadella Madonna della Luce, Senese odella Luna, già etrusca – dell’epocamantiene i piedritti – presenta unoslanciato arco ogivale, sulla cui chia-ve, in alto, si segnala un golgota, esul secondo concio a destra una lunanascente (foto).

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cale della città, a poca distanza dal-l’oratorio di Santa Cecilia (protettri-ce dei musicisti) e del teatro cittadi-no. Di fronte è l’imponente mole del-la chiesa nuova di San Filippo Neri(1626-34), sorta su progetto di PaoloMaruscelli, dopo il concilio Tridenti-no; all’interno è il più fastoso esem-pio di architettura e decorazione ba-rocca presente nella città. La faccia-ta in travertino ultimata nel 1665, adue ordini, è preceduta da una scali-nata con una balaustra coeva.Da piazza Ferri, seguitando a salire, sipercorre via della Stella, che costeg-gia l’oratorio di Santa Cecilia, annes-so alla chiesa di San Filippo Neri. Furealizzato su disegno di Pietro Baglio-ni nel 1687-90, per celebrare la festadi Santa Cecilia, il 22 novembre. Si piega a destra, davanti all’oratorio,per via Fratti, che anticamente sichiamava appunto via dell’Oratorioper prendere poi il nome da AntonioFratti, garibaldino di Forlì e parla-mentare repubblicano, che arruola-tosi nel 1897 a favore dei Greci in-sorti contro i Turchi, cadde eroica-mente a Domokos. Furono i suoi com-pagni d’armi perugini a dedicargliquesta via. Si sale di fronte alla straordinaria viaMaestà delle Volte (v. ivi, p. 26) e sipiega a destra per via Ritorta (foto),così detta per il suo percorso tortuo-so, uno dei vicoli medievali più au-tentici del centro storico.

Le mura ricompaiono poi nel lungo emaestoso parapetto che disegna laconcavità della Cupa. In cima alla Canapina, a sinistra, è lagraziosa piazzetta del Drago, nelcortile dell’ex conservatorio Benin-casa, ora scuola elementare. Si prosegue inoltre sempre a sinistraper via del Silenzio (foto), breve vi-colo che sbuca su via della Cupa; sisale fino a incontrare a sinistra piaz-za Ferri, già piazza del Naspo e dellaChiesa nuova. È dedicata dal 1871 aBaldassarre Ferri (Marsciano, 1610-Perugia, 1680), voce bianca famosa intutta Europa, celebrato da poeti escrittori. Fu sepolto nella chiesa diSan Filippo Neri, nel quartiere musi-

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Al n. 1, all’angolo con via Fratti, è lapiù bella casa-torre tra quelle con-servate (foto).

Al n. 14 s’incontra un arco ogivalecon simboli relativi a fondaci (ma-gazzini delle merci) (foto).

Fu probabile dimora di ValentinoMartelli (Perugia, 1550-1630), archi-tetto e scultore, che rinnovò il voltourbano di Perugia. Si sale a sinistra per via della Gabbia,così detta dalla gabbia appesa untempo sul fianco del palazzo deiPriori, supplizio medievale, a pubbli-co ludibrio, dove si leggeva Iustitiasol ubique. Da segnalare, nella stessavia, la torre Dialdana o di MadonnaSeptendana (vedova di Zigliuccio diBenvenuto Oddoni), la cui abitazionefu inglobata nel pubblico palazzo(foto).

Ai nn. 20-22 si segnala una tipicabottega medievale con scaletta eli-coidale: bottega al piano terra, alprimo piano un dormitorio comune,al secondo la cucina con apertura aduso camino nel mezzo. Si esce su viadei Priori, proprio di fronte a palazzoPasini, al n. 24 con il bel Portale deiDraghi (foto), su cui è scritto AVARI-TIA TURBAT DOMUS.

Si giunge a piazza IV Novembre e daqui in corso Vannucci.

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Il rione anticamente aveva come simbolo il cervo, poi sostituito dalla torre sopra ele-fante bardato, da cui deriverebbe il nome in relazione all’avorio delle zanne; la torre,simbolo di vigilanza, potrebbe rappresentare la “turris eburnea”, attribuita alla Vergine.Il santo protettore è san Giacomo, che compariva anche come emblema, in vesti di pel-legrino. Il colore è il verde, in riferimento, si dice, agli orti estesi lungo questo versan-te, volto a sud. Dal rione usciva la strada regale verso Orvieto.

PORTA EBURNEA

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ITINERARIO DI PORTA EBURNEA

1 Corso Vannucci2 Via Boncambi3 Via Scura4 Via delle Streghe5 Via della Sapienza6 Via del Bufalo7 Via Bonazzi8 Via Grecchi9 Via Caporali

10 Via del Pozzo11 Via Menicucci12 Via Bruschi

13 Via Mariotti14 Via del Paradiso15 Via San Giacomo16 Via Deserta17 Via Fatebenefratelli18 Vicolo della Consolazione19 Via del Circo20 Via Torcoletti21 Vicolo di San Savino22 Via Cantamerlo23 Piazzetta San Giovanni

di Dio

24 Via del Giardino25 Via del Parione26 Piazza Santo Spirito27 Via degli Orti28 Via del Curato29 Via degli Apostoli30 Via delle Forze31 Via della Cupa32 Via della Luna

Corso Vannucci

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ITINERARIO Porta Eburnea

Partendo dal palazzo dei Priori incorso Vannucci, il primo vicolo chesegnava il confine tra i rioni di PortaSanta Susanna e di Porta Eburnea èvia Boncambi (foto), dal nome diun’antica e importante famiglia pe-rugina (probabilmente connesso conl’attività dei cambiatori del vicinoCollegio), esistente già nel XIII seco-lo, estinta nel 1812, il cui casato siaggiunse a quello dei Pucci e deiLippi.

Si scende in fondo fino a incontrarea sinistra via Scura; risalendo per laripida scalinata, si torna al corso at-traverso un sottarco di palazzo Lippi.La via, già Pentolini, è in parte inglo-bata nel palazzo, segnata sul corso daun accesso ad arco simile all’altro. Davia Scura si prosegue a destra per ilcorso, davanti a palazzo Graziani (aln. 47), già Sereni, divenuto nel 1886proprietà della Cassa di Risparmio diPerugia, poi passato alla Banca Com-merciale, oggi sede della FondazioneCassa di Risparmio di Perugia.Costruito su preesistenti edifici me-dievali, fu trasformato, nella secondametà del Cinquecento, dal Vignola,che creò una facciata scandita da undoppio marcapiano. Le pareti della sala delle riunioni fu-rono decorate, verso la fine dell’Otto-cento, da Annibale Brugnoli con sce-ne da episodi della recente storia cit-tadina, tra cui Le stragi del XX Giu-gno 1859 e il famoso Ricevimento inonore di re Umberto I. Il primo pianonel 1818 fu dato in affitto allo stori-co Albergo della Posta, ivi trasferito-si da corso Cavour. Ospitò, nel 1817,il principe Leopoldo di Toscana e laprincipessa Marianna Carolina diSassonia, in occasione del loro viag-gio di nozze e, successivamente, Ma-ria Teresa d’Austria. Accolse anche ilgranduca Michele di Russia, fratellodello zar Alessandro; in tale occasio-ne subì un grave incendio, in cui fu-rono distrutte opere di Perugino e diBarocci, oltre a preziosi arredi. L’al-bergo fu apprezzato da molti viag-giatori e da Dumas padre, che lo de-finì “il miglior albergo d’Italia” (Pia-nesi, 1998, pp. 31-32). Poi si trasferìa palazzo Patrizi, dove ancora si tro-va. Sono ancora visibili, al n. 49, i de-cori a stucco del soffitto.Proseguendo, al n. 63 del corso, è pa-lazzo Graziani Monaldi, nobile abita-zione del Cinquecento, su disegno delVignola, ingrandita nel corso dell’Ot-tocento. Nei sotterranei, tra il 1718 eil 1723, i nobili perugini associati nel-l’Accademia del Casino avevano fattocostruire il teatro del Pavone. Rea-lizzato in legno a pianta quadrango-

Qui aveva le sue dimore, che furonoannesse all’attiguo palazzo dei Priori.Se ne può ancora ammirare la bellascala esterna in travertino (foto) e,più avanti, dopo un fondaco segnala-to in alto da una rosetta, un cortilecon pozzo.

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lare, ospitò un’intensa attività tea-trale fino al 1756, quando, inadattoalle nuove forme di spettacolo delmelodramma e della commedia, furicostruito da Pietro Carattoli, secon-do il modello dell’Argentina di Roma,in muratura, con pianta a ferro di ca-vallo. In tale aspetto, fu inauguratonel 1773. Subì nuovi restauri nel cor-so dell’Ottocento e, da ultimo, nel1943 a cura dell’ingegner Sisti. Alprimo piano, nel 1822 si apriva la se-de dell’Accademia dei Filedoni, di cuirimane ancora l’ingresso in via delleStreghe (foto), già della Mattonella,uno dei vicoli più caratteristici.

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Si percorre scendendo una scalinata;buio e tortuoso, in parte coperto, perquesto forse attribuito alle streghe. Ilpercorso prosegue dritto incontrandovia della Sapienza dall’omonimo eadiacente collegio della SapienzaVecchia. Al n. 14 campeggia un bell’esempiodi casa-torre medievale, là dove si ri-sale per via del Bufalo, vicolo pitto-resco, breve e ripido, a tratti copertoda volte, di cui una, a crociera, è so-stenuta in un angolo da una colonnain travertino con capitello (foto).

Al n. 10 è una torre incorporata negliedifici. Si risale fino a incontrare via Bonaz-zi, che si percorre verso destra. Prendeil nome dal nome del famoso scritto-re e storico (Perugia, 1811-79), chequi visse e morì, noto per la Storia diPerugia dalle origini al 1860. Era det-ta via San Biagio, dalla chiesa intito-lata ai santi Stefano e Biagio, di ori-gine medievale, di cui poco resta al n.10. La via, che si è sovrapposta astrutture di epoca romana, conservail suo aspetto medievale. Al n. 39, la chiesa della Compagniadel Suffragio, con portale manieristae offertorio in pietra per le anime delPurgatorio, mostra quanto resta didue chiese del Seicento.Al n. 41, l’oratorio della Compagniadei Santi Crispino e Crispiniano, sor-ta nel 1613 per volontà di cinque de-voti calzolai, è segnalato all’esternoda un piccolo stemma in travertinoraffigurante un trincetto (ora desti-nato ad altri usi) (foto).

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Eburnea (dal nome della chiesa là do-ve la via si biforca), poi via dei Sem-plici, dalle erbe medicinali nell’anticafarmacopea, forse coltivate negli or-ti vicini o forse per la presenza di unospeziale. La via fa parte del reticolostradale etrusco e quindi di un trattodella via regale di Porta Eburnea. All’inizio della via è conservato unpozzo etrusco, molto simile al pozzoSorbello (fine II sec. a.C.) inglobato inuna domus romana, e successiva-mente nelle abitazioni medievali(proprietà privata). Proseguendo a destra, al n. 3 sono vi-sibili i resti di una casa-torre medie-vale, e la lapide del capitano AntonioRossini, morto sul campo ad Adua nel1896. Al n. 11 l’attuale ristorante Altro Mon-do conserva solo nel nome il ricordodel ciclo di affreschi sull’Inferno,Purgatorio e Paradiso dipinto dal pit-tore futurista Gerardo Dottori nel1923 per un imprenditore romano,secondo la moda di quegli anni.L’opera fu inaugurata da Marinetti,ma in seguito celata da imbiancatu-re e ristrutturazioni.Scendendo, a sinistra, si incontranoal n. 10 un’altra bella torre e via delPozzo, il cui nome ricorda un pozzonon più visibile. Al n. 8 resta una la-pide a memoria del soggiorno diGalileo Galilei, nel 1618, nella casadel matematico perugino GiuseppeNeri, al cui interno è un interessantecortile cinquecentesco. Tornati in via Caporali, prima di pie-gare a sinistra in via Menicucci, siscorge nello slargo la chiesa di San-t’Angelo in Porta Eburnea, di originemedievale, rinnovata in forme neo-classiche agli inizi dell’Ottocento. ViaMenicucci (foto) ricorda l’ingegneree uomo politico, attivista nei moti del1831-33, per questo processato econdannato. Termina su via Bruschicon una breve scalinata. La via è de-dicata ai Bruschi, famiglia di patriotie artisti, e in particolare a Carlo e aDomenico, padre e figlio; l’uno pa-triota risorgimentale, l’altro apprez-zato pittore a Roma (dove lasciò af-freschi a Montecitorio, a palazzo

Proprio di fronte, nello slargo, a sini-stra della via, inizia via Grecchi, cheprende il nome dal giovane partigia-no fucilato a 18 anni in borgo XXGiugno, insieme ad altri nove com-pagni (è ricordato da una lapide, v. p.70). Qui compare lo stemma del ri-one. Sulle scalette verso piazza Italiaprospetta palazzo Ansidei, del Sette-cento, con insolita loggia disegnatadal conte Vincenzo Ansidei nel 1808(foto).

Si riprende via Bonazzi, il cui secondotratto è il risultato delle ristruttura-zioni ottocentesche a seguito dellademolizione di parte della Rocca Pa-olina. Vi prospettano a sinistra le fac-ciate posteriori degli edifici postuni-tari della soprastante piazza Italia,come la Banca d’Italia (1871-73), conbugnato al piano terra e ordinatepartizioni orizzontali e verticali. Infondo si nota un cavalcavia novecen-tesco, di collegamento tra l’albergoBrufani e, a destra, il complesso dellaSapienza Nuova, istituito, nel 1427,circa un secolo dopo quello dellaSapienza Vecchia (v. p. 62).Senza giungere in fondo alla via, al-l’incrocio, si scende a destra per viaCaporali. Fu dedicata nel 1871 al poe-ta perugino Cesare Caporali (Perugia,1531-Castiglione del Lago, 1601), vis-suto sotto la protezione dei DellaCorgna, già via Sant’Angelo di Porta

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nunziata, medievale, ristrutturato nelSeicento, con facciata ottocentesca efestoso giro di putti sull’arco del por-tale (foto).

Madama e al Quirinale) e a Perugia(dove, tra l’altro, decorò la cappellaBaldeschi in San Pietro, la cappelladel Rosario in San Domenico, la chie-sa dell’Annunziata, la Sala Consiliaredella Provincia. Domenico fu anchemedico, botanico, fondatore, nel 1812,del giardino botanico dell’Universitàdegli Studi di Perugia (presso l’ex-convento degli Olivetani), oltrechépatriota partecipe dei moti del 20giugno 1859. Una lapide, al n. 15 del-la via, è posta sull’abitazione dovevissero (foto).

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La via sbocca in via Mariotti, dove aln.1 è l’abitazione che fu di AnnibaleMariotti, come ricorda la lapide inmemoria dello storico e patriota pe-rugino, morto nelle galere pontificienel 1801.La via conduce nella piazza omoni-ma, già dell’Annunziata, dove ora èl’oratorio della Confraternita dell’An-

All’interno sono affreschi del Bruschidel 1900. Accanto è l’ex monasterodelle Mantellate o Servite, edificatonel Trecento sulle sottostanti muraetrusche, ampliato nel Cinquecento,oggi sede del Conservatorio di musi-ca di Perugia.Si torna indietro scendendo per PortaEburnea o Arco della Mandorla, dacui si sviluppa il quartiere popolare diPorta Eburnea con caratteristiche an-cora medievali. Sulla porta, all’ester-no, si notano blocchi etruschi riuti-lizzati con frammenti delle iscrizioniAugusta Perusia e Colonia Vibia. Si scende a destra dell’arco per le sca-lette di via del Paradiso, che fiancheg-giano un bel tratto di mura etrusche,connesse all’attigua porta coeva(foto).

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Già via della Lupa cieca e via deiCronici, prende il nome dalla presen-za dell’ospizio per malati incurabili,che, dal 1584, era annesso alla chiesae al convento dei frati dell’ordineospedaliero di San Giovanni di Dio,detti “Fate Bene Fratelli”. Fu ampliatoe ristrutturato nel corso dell’Ottocen-to, cessando la sua attività nel 1996(con il trasferimento dei suoi ospitipresso l’ex sanatorio Grocco in viadella Pallotta). Superato, a destra, il vicolo dellaConsolazione, si prosegue fino in ci-ma alla salita dove si trova l’unico pa-lazzo trecentesco superstite del quar-tiere dei Baglioni, che dal 1571 accol-se, per volontà di Marcantonio Bar-tolini, il Collegio Bartolino per 12 gio-vani studenti poveri. Soppresso nel 1811, ospitò successiva-mente la famiglia e il laboratorio divetrate artistiche di Francesco Moretti(1833-1917), ancora oggi reso attivodalle sue discendenti (visita su preno-tazione). In alto a sinistra spicca la torre Do-nati (foto), ricostruzione ottocente-sca di una torre medievale e, accan-to, la mole di ciò che resta dellaRocca Paolina.

Si risale per via San Giacomo, supe-rando a sinistra via Deserta, vicolocieco, quindi l’edicola di una Ma-donna con Bambino, all’incrocio convia Fatebenefratelli, che si percorreverso l’alto (foto).

In fondo al vicolo, alzando gli occhi,sullo spigolo di fronte, si segnala unblocco in travertino: raffigura unalasca (pesce del lago Trasimeno), checon doppia testa indicava le due di-rezioni per la vendita del pesce, dallago al mercato e viceversa (foto).

Si prosegue in via del Circo, cheprende il nome dal piccolo anfiteatrocostruito agli inizi dell’Ottocento(1804-08) per il gioco del pallone, ogioco del circo, nei pressi del corri-

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La seconda traversa a destra, viaCantamerlo, forse dal detto “canta,canta merlo” rivolto dalle donne aipropri corteggiatori (secondo Giglia-relli, 1907), conduce, nella piazzettadi San Giovanni di Dio, dal nomedella chiesa che vi prospetta, perti-nente al complesso del Fatebene-fratelli (foto).

Si prosegue a sinistra in via del Giar-dino, che prende il nome dal giardinodei marchesi Bourbon Sorbello, cheavevano una “casa di delizia e ungiardino botanico” ricco di pianteesotiche. Si sbuca in via del Parione,il cui nome, che si ritrova anche aRoma e a Firenze, potrebbe derivareda paries, grande parete o muro, perl’elevata cinta muraria in questopunto, o forse (secondo Zappelli,1999, pp. 147-148) dal latino pars rionis.La via si snoda a ridosso dell’ex car-cere, costruito tra il 1866 e il 1870per l’inadeguatezza delle vecchie ga-lere nel palazzo dei Priori e nellaRocca Paolina (per detenuti politici).Demoliti vari edifici, tra cui la chiesadi San Giorgio e l’ospedale degli In-validi, il carcere inglobò il monasterodelle Bartolelle (dal nome del loro fi-nanziatore) e quello di Santa MariaMaddalena delle Convertite, che era-no stati soppressi dai francesi e uti-lizzati come albergo di prostituzione.La via sfocia a destra in piazza SantoSpirito, ove è l’omonima chiesa delSeicento e il grande convento dei pa-dri minimi di San Francesco di Paola,fondato nel 1576 e terminato nel1689 su disegno di Francesco Vezzosi.Di fronte alla facciata della chiesa si

doio fortificato della Rocca Paolina.Costituito da gradinate e palchettidall’impresario Orazio Boccanera (giàautore del teatrino del Carmine, poiModernissimo), per evitare che il gio-co si svolgesse in corso Vannucci, co-me spesso avveniva (v. ivi, p. 89). Vi sidisputò la prima partita di pallone il6 luglio 1805 e vi si continuò per cir-ca sessant’anni, con la presenza di fa-mosi giocatori, tra cui quel Carlo Di-dimi (1798-1877), marchigiano diTreia, che ispirò a Giacomo Leopardiil canto A un vincitore del pallone.Del circo restano alcune strutturemurarie all’interno della Rocca Pao-lina, visibili presso la scala mobile.Si scende in via Torcoletti, il cui no-me significa “piccoli torcoli”, dolcetipico di Perugia, secondo Biganti(1954) in riferimento ai dolci prepa-rati dalle monache del conventofrancescano delle Bertolelle, soppres-so da Napoleone, poi trasformato incarcere femminile. All’inizio della viaè la ex chiesa di San Savino, di cuiconserva il nome il vicolo di San Sa-vino, la prima traversa a destra (foto).

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Via Torcoletti è ciò che rimane del-l’antica strada che, prima della co-struzione del carcere e di piazzad’Armi, saliva da Santa Giuliana, en-trando per la porta del Soccorso nel-la Rocca Paolina.

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un elefante e una torre eburnea incampo verde. Dal parapetto lungo lavia si gode di un suggestivo panora-ma, specie al tramonto. È dominatadalla mole del collegio della SapienzaVecchia (v. Guida di Perugia, 2006, p.52), primo modello di collegio a pa-gamento, per convittori aristocraticie benestanti, anche non perugini, co-me il figlio di Gioacchino Belli. Nel1799 fu inaugurato il teatrino, ri-strutturato agli inizi del Novecento,in legno e ghisa, dove ha recitato dagiovane Rodolfo Guglielmi, divenutocelebre come Valentino. Ristrutturato a più riprese, dal 1902 èdivenuto sede del Convitto naziona-le per gli orfani sanitari, e dal 1970ospita la sezione femminile prove-niente dal collegio di Sant’Anna(ibid.).A fianco del collegio si segnala lachiesetta di Santa Maria della Valle,con l’annessa casa delle suore Sale-siane (ibid.), al cui angolo si risale pervia della Luna (foto), uno dei più beivicoli di Perugia, che si snoda con ri-pida e tortuosa salita, superando adestra la piccola abside in pietrabianca e rosa della chiesa.

scende in via degli Orti, ancora pre-senti presso le abitazioni, fino ad ar-rivare a destra in via del Curato (fo-to), così chiamata perché vi risiedevail parroco dell’attigua chiesa di SanGiacomo.

Si continua a salire là dove sulla cur-va si conserva un’abitazione di origi-ne medievale che poggia su una tor-re, per raggiungere direttamente cor-so Vannucci.

Si percorre il bel vicolo dalle facciatefiorite fino all’incrocio con via SanGiacomo, presso la chiesa omonima,detta anche delle Cinque piaghe, at-testata dal 1246 e ricostruita nel1683, con portale di travertino, dota-to di sopraluce ad arco e tre palmet-te decorative.Si scende fino al segnale della lasca esi prosegue a sinistra per via degliApostoli giungendo, per via delleForze, alla Porta del Castellano, già diSan Giacomo, medievale, collegata aun tratto di mura medievali con tor-rione circolare. Le mura proseguonoa destra, uscendo dalla porta e sicongiungono con il bel tratto dellacinta etrusca, sottostante l’ex mona-stero delle Mantellate, lungo il per-corso verde dei giardini della Cupa (v.Itinerari archeologici, 2005, p. 10). Superata la postierla, si risale trami-te scalette sulla soprastante via del-la Cupa, là dove finisce il quartiere diPorta Santa Susanna, raffigurato dal-lo stemma con catena in campo az-zurro, e inizia il quartiere di PortaEburnea, dallo stemma raffigurante

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Il rione, definito “borgo bello” (per la bellezza degli insediamenti domenicani e bene-dettini, dell’arte e del verde), orientato a sud-est, prende il nome dal santo protettoresan Pietro. È anche simbolo del rione, insieme alle chiavi incrociate, mentre nel Trecentocomparivano il leone e poi il sasso, in ricordo della litomachia in uso presso il Campodi Battaglia (odierna via XIV Settembre). Il colore associato è il giallo del grano che en-trava dalla porta, aperta sulla pianura del Tevere.

PORTA SAN PIETRO

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ITINERARIO DI PORTA SAN PIETRO

1 Piazza Matteotti2 Via Danzetta3 Via dello Struzzo4 Via Baldo5 Via Baglioni6 Via Santa Lucia7 Via Alunni8 Via Floramonti9 Via Marzia

10 Via Masi11 Via Fanti12 Viale Indipendenza13 Corso Cavour14 Via Podiani15 Via Vibi 16 Via Fiorenzuola17 Via Cuccuina18 Via Giulia19 Via Gemella20 Via Traversa21 Via Gismonda

22 Via Colomba23 Via del Grillo24 Via dei Ghezzi25 Via Bonfigli26 Via degli Archi 27 Via del Deposito28 Via del Canterino29 Via del Laberinto30 Via del Cortone31 Via del Persico32 Piazza Giordano Bruno33 Via del Castellano34 Via Piantarose35 Via Guerriera36 Via del Conventuccio37 Via Campo di Battaglia 38 Via Sant’Ercolano39 Via Oberdan40 Via della Rupe

Piazza Matteotti

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ITINERARIO Porta San Pietro

L’itinerario parte da piazza Matteot-ti, già Garibaldi, Piccola e del Sopra-muro. Per allargare infatti l’area de-stinata a funzioni commerciali e do-tarla di botteghe e magazzini, fu co-struita la piazza sostenuta da pos-senti arconi (v. Guida di Perugia,2006, pp. 56-57), sopra cui, negli ul-timi decenni del Quattrocento e agliinizi del Cinquecento furono innalza-ti gli importanti edifici del Capitanodel Popolo e dell’Università Vecchia(v. ivi, p. 56). Da segnalare, sulla fron-te del primo palazzo, le unità di mi-sura antiche, rispettivamente di cm97, 63, 41, usate per il mercato (foto).

Poco più avanti, tra i nn. 18 e 19,passa il confine tra i due rioni di Por-ta Sole e Porta San Pietro, rispettiva-mente segnalati dai propri emblemi.Nella sua parte finale, verso viaBaglioni, la piazza comunica con ilcorso tramite via Danzetta, già deiCappellari, e Rimbocco della Salsa,quella di olive usata per la lavorazio-ne della lana. Il vicolo prese il nomenel 1871 dall’antica e nobile famiglia,divenuta potente con il commerciodella lana e delle pelli, nota per la suaattività risorgimentale. Segue viadello Struzzo, si dice, dallo struzzodonato da Ludovico I di Baviera allamarchesa Marianna Florenzi, che locollocò nel giardino pensile di palaz-zo Alfani Florenzi, in via Baglioni 3.Qui visse dal 1820 al 1850 Marianna,una delle donne più belle e colte del-l’Ottocento, come indicato dalla lapi-de nell’atrio del palazzo.Si prosegue in via Baldo, in onore diBaldo degli Ubaldi, nato a Perugia nel

1327, allievo di Bartolo da Sassofer-rato, come ricorda la lapide. Di fron-te all’abitazione in cotto del grandegiurista si segnala anche palazzoPucci Boncambi, sulla cui facciata èapposta la lapide all’eroe, medagliad’oro Marcello Lippi Boncambi, mor-to nella seconda guerra mondiale. Siattraversa via Baglioni, l’importantevia dedicata nel 1871 alla più famo-sa famiglia perugina, antagonista delpapa, che nel 1582 era stata apertaper volontà del legato pontificioAlessandro Riario, con il nome di viaRiaria. Si raggiunge via Santa Lucia,vicolo che sbuca con ripida scalinatasu via Oberdan. Prende il nome dallacontigua chiesetta omonima, dettaanche di Colle Landone, di originemedievale, riedificata nel 1760 nelleforme attuali. Nell’Ottocento nellavia avevano sede una fabbrica di pa-sta e una vendita di ghiaccio.Comunica a sinistra con via Alunniche prende il nome dall’aver ospita-to, fino alla sua chiusura nel 1873, ilbrefotrofio Alunni; così venivanochiamati molti neonati abbandonati,qui accolti attraverso una ruota gire-vole e allevati da alcune nutrici (dalverbo latino alo, “nutrire”).Proseguendo fino in fondo alle sca-lette si raggiunge via Oberdan, che sipercorre fino all’incrocio con viaSant’Ercolano, per risalire la brevevia Floramonti, che prende il nomedalla nobile famiglia che qui ha abi-tato fino al XVII secolo. Al n. 9 è rico-noscibile una torre medievale benconservata (foto).

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1869-70, con facciata al n. 37 delsottostante viale Marconi. Nata co-me stabilimento balneare, nel 1888fu acquistata dalla famiglia di cui haconservato il nome, che la utilizzòcome albergo; tra gli ospiti RichardWagner, come risulta dalla lapide sulretro. Si prosegue in via Fanti fino all’in-gresso delle due palazzine Biscarini,costruite nel 1894 dall’architetto Na-zareno Biscarini, secondo il gustodell’ornato in cotto (tutti i decoriprovengono dalle fornaci Angeletti eBiscarini). Si risale per via Masi davanti alla se-de RAI dell’Umbria, già caserma deiCarabinieri, secondo un percorso checosteggia l’area su cui sorgeva la te-naglia della Rocca Paolina. Superatoil giardino, dov’è un monumento aicaduti di tutte le guerre, attraversoscalette, si raggiunge l’incrocio travia Masi e viale Indipendenza. GiàAlberata, creata sui resti della Rocca,prendeva il nome dai bagolari seco-lari lungo i lati, ma fu rinominata nel1871. Seguendo la via, subito dopo, adestra, al n. 47 si segnala, anche perla grazia degli arredi floreali, CasaVillanis, in mattoni, di origine medie-vale, restaurata nel 1922 dall’archi-tetto Ugo Tarchi (foto).

Il 25 aprile 2005, in occasione delsessantesimo anniversario della libe-razione dal fascismo, al n. 10 è stataapposta una lapide commemorativasull’edificio usato dalla polizia fasci-sta per la pratica della tortura in ri-cordo di Gastone Sozzi, giovane an-tifascista cesenate, arrestato, tortu-rato e morto nel carcere di Perugianel 1927. Alla fine della salita, al n.16 si nota lo stemma dell’anticaCompagnia di San Martino, proprie-taria di molti edifici sulla via.Si prosegue per via Marzia (v. Iti-nerari archeologici, 2005, p. 10), cheprende il nome dalla famosa portaetrusca inserita nella Rocca Paolina,il cui ingresso fu sistemato nel 1848.Era nata come via Lomellina, dal le-gato pontificio cardinale Lomellini,che nel 1682 aveva sistemato la via efatto erigere la omonima fontanabarocca, come risulta dall’epigrafecollocata al di sopra. Di fronte ad es-sa si può ammirare uno scorcio sin-golare verso i campanili di Sant’Er-colano, San Domenico e San Pietro. In fondo a via Marzia, si segue a sini-stra via Masi, dal nome del medico emilitare Luigi Masi, comandante dimolte campagne (Petrignano d’Assisi,1814-Palermo, 1872), fino a scende-re le scalette che conducono, attra-verso un giardino, in via Fanti, topo-nimo da Manfredo Fanti (Carpi, 1806-Firenze, 1865), comandante delletruppe piemontesi che liberarono Pe-rugia il 14 settembre 1860. A sinistra vale la pena soffermarsi sulretro della villa Mavarelli-Gnoni (fo-to), bel progetto di Calderini del

Si continua verso la fine del viale cheraggiunge corso Cavour, ai piedi del-la scalinata di Sant’Ercolano, fino algiardino progettato da Filippo Lardo-ni nel 1854, con grandi ippocastani e

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lecci, attorno alla fontana con Net-tuno, qui trasportata dalla piazza delSopramuro.Da qui ha inizio corso Cavour (foto),una delle cinque vie regali, direttaverso Assisi e Roma, denominata giàvia Papale, corso di Porta Romana,corso di San Pietro.

alla Biblioteca Comunale Augusta. Qui si trova palazzo della Penna (XVIsec.), dal nome della famiglia Arci-preti della Penna, dal castello di Pen-na in Teverina, già dei Vibi, costruitosui resti dell’anfiteatro romano, ri-strutturato nei secoli successivi; oggiospita collezioni museali. Si scende a destra del palazzo trami-te una scalinata (lungo la quale sonoconservati resti di un antico pozzo)su via Vibi, antica famiglia di Mon-tevibiano e di Monte Castello di Vi-bio, che si proclamava discendente diVibio Treboniano Gallo, imperatoreromano di origine perugina dal 251al 253 d.C. (foto).

Prese l’attuale nome nel 1871 in ono-re del grande statista. Il primo palaz-zo a sinistra, in fondo alle scalette,tra Settecento e Ottocento ospitò va-ri alberghi, e qui probabilmente sog-giornò Goethe il 25 ottobre 1786. Quianche dimorava, nel fatidico 1859, l’a-mericano Edward Newton Perkinscon la moglie, due amiche e una gio-vane figlia, quando i soldati svizzeri,entrati da San Pietro, uccisero l’al-bergatore e due inservienti, minac-ciando gli ospiti e i loro averi. Segui-rono proteste e un articolo sul Times,che contribuì ulteriormente alla finedello Stato pontificio e all’annessio-ne al regno d’Italia. Nel 1860 l’alber-go cambiò il nome in Esperance e fumolto richiesto dai viaggiatori (Pia-nesi, 1998, pp. 53-55). A destra si se-gnala al n. 13 palazzo Rossi Scotti,del XVII secolo, ristrutturato nel XIX.Girando a destra attorno al palazzo sisegue via Podiani, già via Voltatadelle carrozze, che nel 1871 presel’attuale nome dal noto letteratoProspero Podiani (1550-1615), bi-bliofilo possessore di 7000 volumi,donati al Comune, dando poi origine

Il vicolo finisce con la Porta medie-vale dei Funari, detta dei Vibi o dellaPenna, ora ribassata rispetto all’at-tuale livello stradale, che immettealla vicina Porta di Santa Croce, det-ta dei Tre Archi, aperta nel 1857, conampio portico di colonne. All’incrocio dei Tre Archi, è la chiesadi Santa Croce, appartenente ai Ca-valieri del Santo Sepolcro, che ospitòpoi la Compagnia di San Giuseppedei falegnami (v. Guida di Perugia,2006, p. 58) (foto).

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A sinistra s’incontra via Cuccuina,che con breve scalinata si immette sucorso Cavour, dallo strano toponimo,secondo alcuni, dal francese cocu(per indicare le donne tradite dal ma-rito). Il vicolo Fiorenzuola, costeg-giando a destra nell’ultimo tratto l’exconvento delle Capuccinelle, si con-clude diritto in via Giulia (foto).

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Questa, divenuta cieca dopo la chiu-sura della Porta delle Cappuccinelle,prosegue in via Gemella, così chia-mata perché gemella e parallela a viaTraversa (che si diparte dalla stessavia Giulia). Si sbuca in via Gismonda,si prosegue risalendo in via Colomba,toponimo derivato dal vicino mona-stero della Beata Colomba da Rieti,che lo fiancheggia fino all’uscita sucorso Cavour. Da notare la non ca-suale e stretta successione tra le vieparallele denominate con il nome diuna donna: Giulia, Gismonda e Co-lomba, forse benefattrici (v. Zappelli,1999, p. 106). Piegando a destra sul corso, si segueil complesso dell’ex monastero dal ci-vico 125 al 129 (v. Guida di Perugia,2006, p. 59) divenuto caserma dei Vi-gili del Fuoco. Continuando s’incon-tra a destra la salita di via del Grillo,senza uscita, dove il frate seneseBernardino del Grillo istituì, nel 1539,il Conservatorio delle derelitte o “re-pentute”, poi inglobato nel vicinomonastero di Benedettine di Santa

Subito dopo l’incrocio, da corso Ca-vour si dipartono numerosi vicoli.Cominciando da destra il primo è viaFiorenzuola, sotto un buio arco, sot-tostante palazzo Meniconi Bracce-schi, appartenente a una famiglia no-bile tra le più antiche di Perugia.Accanto, al n. 39 è palazzo Baldeschi,residenza degli Oddi-Baldeschi, con-ti di Fiorenzuola, da cui forse il nomedella via. Imboccato il vicolo, chepresenta un primo tratto buio e co-perto da volte a crociera, superata lacurva, compare una luminosa prospet-tiva in tutta la sua lunghezza (foto).

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Il nome borgo XX Giugno fu assuntoa seguito degli eventi del 20 giugno1859, quando le truppe svizzere, as-soldate dallo Stato pontificio, entra-te nel borgo da Porta San Costanzo(v. Guida di Perugia, pp. 66-67) sottola guida del generale Schmidt, deva-starono l’abbazia di San Pietro, sac-cheggiarono e uccisero in tutta lacittà. A ricordo dell’esemplare resi-stenza dei borghigiani, aiutati anchedai monaci di San Pietro, nel 1909,per decreto del Comune, fu data ladenominazione al borgo, e di fronteai Giardini del Frontone fu collocatoun monumento raffigurante il grifo,simbolo di Perugia, che schiacciavala tiara papale e l’idra dalle sette te-

ste, successivamente modificato dal-lo stesso scultore Giuseppe Fringuelliin una versione meno dura. Nellostesso anno fu anche posta la lapidenel chiostro d’ingresso di San Pietroche ricordava le devastazioni e l’aiu-to dei monaci ai feriti e ai patrioti ri-fugiati nelle loro mura (v. Zappelli,1999, p. 211). Nel 1944, ben 85 annidopo, un altro evento segnò la storiadel borgo e di Perugia, con casualestraordinarietà, nello stesso giornodel 20 giugno, quando le truppe an-gloamericane entrarono dalla stessaPorta San Costanzo per liberarePerugia dal regime fascista. Una la-pide ricorda, in borgo XX Giugno,l’eccidio degli antifascisti.

Superata la Porta San Pietro, a de-stra, da via Sant’Anna, il primo vico-lo è via dei Ghezzi, dall’antico signi-ficato di “scuri di pelle”, come risultadai tre mori raffigurati sulla pietra arilievo sulla porta omonima nel sot-tostante viale Roma, raggiungibiledalle scalette di via Sant’Anna. In viadei Ghezzi, al n. 15, nel 1844 la con-tessa Laura Donini Montesperelli isti-tuì una casa di riposo per donne an-ziane e malate, ancora in funzione.Una volta usciti, si torna in borgo XXGiugno, fino a raggiungere, a destradi Porta San Pietro, via Bonfigli (l’an-tica via Romana, fino all’Ottocentostrada principale per Roma), cheprende il nome dal pittore perugino

Maria Maddalena, oggi caserma deiCarabinieri, al n. 133 (v. ivi, p. 62). Siraggiunge rapidamente Porta San Pie-tro (v. ivi, p. 63), già Porta delle duePorte; su questo lato prospetta laprima di origine medievale, di cui re-stano tracce. Prima di uscire, a sini-stra, è l’oratorio di San Giacomo (fo-to), a protezione dei pellegrini che daqui passavano. Attraverso la secondaporta, pregevole opera rinascimenta-le di Agostino di Duccio, ci si immet-te su borgo XX Giugno, già borgo SanPietro (foto).

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famoso pittore futurista perugino.Comunicava con via degli Archi, làdove ora è la chiesa di Santa Maria diColle, oggi sede dell’Auditorium Ma-riano Frescobaldi, mentre proseguesotto buie volte a crociera e scende adestra verso via del Canterino. Il vi-colo senza uscita, dal toponimo dinon chiara interpretazione, comuni-ca con la via del Laberinto o Labi-rinto. Il nome forse è dovuto all’in-treccio di vicoli, o, più probabilmen-te, all’esistenza di grotte e cunicoli,che si trovavano lungo il tratto ester-no delle mura medievali, di cui sonoconservati solo pochi resti. Qui vale lapena soffermarsi dal n. 16 al n. 22per ammirare quanto rimane dellafornace e del laboratorio Biscarini-Angeletti, specializzato in terrecottedecorative a stampo, di tipo ecletti-co, tra il neoclassico e l’art nouveau.Attivo dal 1870 circa al 1903, ad o-pera di Francesco Biscarini e Raffae-le Angeletti, artisti-artigiani, scultorie restauratori, dopo undici anni diinattività, nel 1914 il laboratorio furiaperto da Angelo Biscarini, nipotedi Francesco. Sulla fronte si distin-guono le belle maschere, le statue e,nel giardino, la balaustra fittile. Pocopiù avanti, al n. 30/A, la palazzina,oggi adibita ad abitazione civile, mo-stra all’esterno singolari decori fittili(stemmi, ghirlande, busti, ritratti)(foto).

(1420 ca-1496), noto per aver ripro-dotto la città nel Quattrocento (co-me nella cappella dei Priori). Al n. 6 èil trecentesco ospedale di San Gia-como, un ospizio per pellegrini e perpoveri, che occupava tutto l’isolato,in uso fino alla fine dell’Ottocento (v.Zappelli, 1999, p. 57, che raccontadel passaggio dei pellegrini il primodi agosto, diretti verso Assisi per l’ac-quisto dell’indulgenza della Porziun-cola) (foto).

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Il percorso può proseguire per tutto ilborgo fino a San Pietro, ai Giardinidel Frontone e a Porta San Costanzo(v. Guida di Perugia, 2006, p. 66).Risalendo corso Cavour, sul lato de-stro, pochi metri dopo la porta, s’in-contra via degli Archi, breve vicolocoperto da volte, a fondo chiuso, aforma di T. Segue via del Deposito (foto), dove aln. 9 una lapide indica la casa nataledi Gerardo Dottori (1884-1977), il

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seo Archeologico, attraverso il chio-stro, uno dei più vasti della città,scandito da quaranta colonne di tra-vertino, che custodisce reperti ar-cheologici (v. ivi, 2006, p. 61). Nellapiazzetta è un pozzo medievale (comeindica la data incisa del 1285). Il para-petto è costituito da otto lastre di tra-vertino, di cui alcune decorate da ungrifo rampante (a indicare la funzio-ne pubblica del pozzo), dal mono-gramma del nome di Cristo in latinoe la data di restauro del pozzo (1452),dal monogramma in greco e una con-chiglia. Questa è da riferire alla con-chiglia di San Giacomo di Compostela,simbolo dei pellegrini, che per quipassavano, sulla via regale verso As-sisi e Roma. Dalla piazza si prende via del Castel-lano, toponimo che richiama il nomedella primitiva chiesa di Santo Ste-fano del Castellare, derivato forse dairesti di qualche fortificazione. Il vico-lo è dominato dal possente fiancodella basilica di San Domenico, chesporge con i volumi delle cappellesettecentesche in laterizio, di quelledel Quattrocento con bifore gotiche,e della cappella di San Domenico, apietre bianche e rosa di maestri co-macini. Qui è l’ingresso laterale dellachiesa. Si è subito sotto l’imponentemole dell’abside e della torre campa-naria di San Domenico, dove si am-

Si tratta di un complesso di grandepregio per la storia delle attività arti-gianali e artistiche di Perugia. Da talilaboratori proviene la maggior partedei decori fittili dei palazzi perugini difine Ottocento, come palazzo Cesa-roni, palazzo Calderini, il palazzo del-la Provincia, la Banca d’Italia, palazzoBianchi, le palazzine Biscarini, palaz-zo Vajani, ecc. e di molte cappelle delcimitero monumentale.Presso il fianco della palazzina s’in-contra un percorso che scende nelverde di via del Cortone, risalendosul retro e sul fianco dell’ex conven-to di San Domenico, là dove si puògodere di una delle più belle viste sulparco di Santa Margherita, su Mon-teluce e su Porta Sole.Ci si inoltra quindi nel vicolo, in par-te coperto da volte, fino a girare a si-nistra per via del Persico, toponimoche può riferirsi alla pianta del pesco,o forse al tipico pesce del lago. Siscorge in fondo la scalinata baroccae la grande mole della chiesa di SanDomenico (foto). Si giunge infatti inpiazza Giordano Bruno, in onore delfilosofo vittima dell’Inquisizione, uc-ciso sul rogo come eretico a Roma il17 febbraio 1600, cui è dedicata unalapide apposta nel 1907, di fronte al-la chiesa di San Domenico. Si entranell’attiguo ex convento, ora occu-pato dall’Archivio di Stato e dal Mu-

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neva appunto nel “campo” ubicatosotto la rupe dell’attuale Pincetto edell’odierna piazza Matteotti, il pri-mo marzo di ogni anno, in occasionedella festa di Sant’Ercolano, tra par-tecipanti della “parte di sopra” e del-la “parte di sotto”. Gioco cruento conferiti e morti, durò per più di tre se-coli dal Duecento al 1425, con lo sco-po di addestrare i giovani all’arte del-la guerra. L’odierna via fu sistematadefinitivamente verso il 1820-22(Zappelli, 1999, p. 62). Si esce a sini-stra con magnifico scorcio sulla chie-sa di Sant’Ercolano, intitolata al san-to protettore più amato dai perugini,soprattutto in età medievale, quandoin occasione della sua festa la statuaveniva trasportata con una fastosaprocessione dalla chiesa al duomo,per essere riportata indietro il giornoseguente, dopo che gli era stata so-stituita la testa di legno con unad’argento. La chiesa era di proprietàcomunale, a indicare il profondo le-game tra il Santo e la sua città (v.Guida di Perugia, 2006, p. 57). Si ri-sale per la omonima via Sant’Erco-lano (foto), detta “scalette di Sant’Er-colano”, così sistemate nel 1581, unadelle vie più belle e importanti dellacittà, che attraversa l’arco che pren-de lo stesso nome, detto anche Porta

mira la costruzione esterna del gran-de finestrone gotico (m 23 x 9,13). Difronte all’abside è il palazzo dell’In-quisizione, datato sul portale al 1667(v. ivi, 2006, p. 59). Da via del Castel-lano si esce in uno slargo su corsoCavour, là dove si segnala da un latoun antico pozzo, con insegna del gri-fo e resti di una colonna (foto), e dal-l’altro l’ospedale dei Pellegrini o del-la Confraternita di San Domenico, infilari di pietre bianche e rosa (ca1333), destinato ad altri usi.

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L’itinerario continua lungo corso Ca-vour (in direzione dei Tre Archi). Sisegnalano, a destra, antiche botte-ghe medievali ad archi gotici e, a si-nistra, al n. 63, l’antica farmacia Bel-lucci, al cui interno una lapide ricor-da un episodio legato ai tragici even-ti del 20 giugno 1859, quando la far-macia, appartenente al mazzinianoSebastiano Bellucci, fu colpita da unacannonata dalle milizie pontificie. Siprosegue fino a riprendere a destravia del Cortone, quindi a sinistra viadel Persico, che conduce in via Pian-tarose. Si supera l’attuale via XIVSettembre, già Campo di Battaglia (v.oltre) e si raggiunge via Guerriera,così chiamata in rapporto alla lito-machia. Salendo, a destra, s’incontravia del Conventuccio, vicolo senzauscita, e accanto, al n. 14 di via Guer-riera, un arco con decorazioni fittilidal laboratorio Angeletti. Si supera adestra via del Bovaro per giungere inbreve in via Campo di Battaglia, checonserva ancora nel nome il ricordodell’antica “battaglia dei sassi”. Si te-

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portale mostra tre figurine corrose,pertinenti alla chiesa di San Giusep-pe, documentata dal Duecento, poiinglobata nel corpo dell’ospedale. Subito dopo, a destra, il vicolo di viadella Rupe collegava anticamente lavia con il Pincetto fino a via Angusta.Prende il nome dallo strapiombo suCampo di Battaglia, nel tempo riem-pito dai riporti con cui si è formato ilparco del Pincetto (“piccolo Pincio”, asomiglianza di quello romano), cheospitò negli anni venti una volieracon le aquile, e poi un cinema all’a-perto; l’area è oggi sottoposta a in-terventi urbanistici, per il terminaledel minimetrò. Entro un recinto, invia di sistemazione, è lo chalet di le-gno, del 1898, che ospitò il primo la-boratorio fotografico a Perugia diGiulio Natalini. Nello slargo, sotto-stanti piazza Matteotti, si possonoammirare i pregevoli arconi (v. ivi,2006, p. 56). Tornando in via Ober-dan, al n. 6 si segnala un bel trigram-ma sull’ingresso di una delle sedi delMonte di Pietà, importante struttura,una delle più antiche d’Italia (1462),a sostegno dei ceti meno abbientidella città (foto).

Cornea (ibid.), fino in cima alla scali-nata. Qui, all’incrocio con via Flora-monti, inizia via Oberdan, che risaleverso piazza Matteotti. L’importantevia, alta e stretta, che segue la curva-tura delle sottostanti mura etrusche,fu intitolata a Guglielmo Oberdan(Trieste, 1858-82), irredentista, giu-stiziato dagli austriaci. Il piano stra-dale fu ribassato di parecchio nel1581, come risulta, sulla sinistra, da-gli alti archi ogivali, residuo di palaz-zo Crispolti. Sul lato destro si insediòl’ospedale di Santa Maria della Mise-ricordia, indicato dal trigramma DME(Domus Misericordiae), sulla frontedi molti edifici, come al n. 58. Diedealla via il nome di via dell’Ospedale, ecomprendeva, al centro del comples-so, al n. 54, la chiesa di Santa Mariadella Misericordia (XIV sec.). La fac-ciata mostra portali di diversa epocae altezza, di cui il più basso pertinen-te alla ristrutturazione del 1760 diPietro Carattoli. Ai lati due nicchieconservano due Madonne, quella asinistra attribuita a Caporali (XVIsec.), quella a destra a Marino da Pe-rugia (XIV sec.). Al n. 50 e al n. 40,nella chiave del primo arco, sotto iltrigramma DME è scolpito un pesce,a indicarne la vendita al piano terradi palazzo Armellini, tanto che la viaera chiamata anche della Pesceria(foto).

Con il crescere dell’importanza del-l’ospedale, l’insediamento si ampliòfino a occupare progressivamenteuna vasta area, fino alla piazza delSopramuro. Al n. 38, l’architrave del

Si torna in piazza Matteotti, domi-nata dalla fronte dell’Università Vec-chia, su cui compaiono vari stemmi eiscrizioni relativi alla Domus Miseri-cordiae, a indicare la proprietà del-l’Ospedale.

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Appunti di viaggio

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Appunti di viaggio

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Informazioni Accoglienza Turistica(Comuni di Perugia, Corciano, Deruta, Torgiano)Loggia dei Lanari, piazza Matteotti, 18 - 06122 Perugiatel. 075 5772686 - fax 075 [email protected], [email protected]

Servizio Guide TuristicheAGTU - Associazione Guide Turistiche dell’Umbriavia D. Doni, 18/b - 06081 Assisi tel. 075 815228 - fax 075 [email protected]

Cooperativa Guide in UmbriaLargo Cacciatori delle Alpi, 3/B - 06121 Perugiatel. 075 5732933 - fax 075 [email protected]

Card Perugia Città MuseoCard per visitare i luoghi d’arte di Perugiainfo: Servizi museali Sistema Museo - n. verde: 800 961 993www.sistemamuseo.it

PERUGIA 79

Informazioni turistiche

Page 81: Perugia Nascosta Completo

Referenze fotograficheGiovanni Aglietti - Quattroemme

Finito di stamparenel mese di giugno 2007

Page 82: Perugia Nascosta Completo

IAT di Perugia (Comuni di Perugia, Corciano, Deruta, Torgiano)Loggia dei Lanari piazza Matteotti, 18 - 06122 PERUGIAtel. 075 5772686 - fax 075 5720988http://turismo.comune.perugia.itwww.perugia.umbria2000.it [email protected]

IAT di Terni (Comuni di Terni, Acquasparta, Arrone, Calvi dell’Umbria,Ferentillo, Montefranco, Narni, Otricoli, Polino, San Gemini, Stroncone)viale Cassian Bon, 4 - 05100 TERNItel. 0744 423047 - fax 0744 [email protected]

IAT dell’Alta Valle del Tevere (Comuni di Città di Castello, Citerna, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone,Pietralunga, San Giustino, Umbertide)piazza Matteotti - Logge Bufalini 06012 CITTÀ DI CASTELLOtel. 075 8554922 - fax 075 [email protected] distaccata di Umbertide tel. 075 9417099 - fax 075 9417952

IAT dell’Amerino (Comuni di Amelia, Alviano, Attigliano, Avigliano Umbro, Giove, Guardea,Lugnano in Teverina, Montecastrilli, Penna in Teverina)via della Rimembranza, 8 - 05022 AMELIAtel. 0744 981453 - fax 0744 [email protected]

IAT di Assisi (Comuni di Assisi, Bastia Umbra,Bettona, Cannara)piazza del Comune - 06081 ASSISItel. 075 812534 - fax 075 [email protected]

IAT del Folignate-Nocera Umbra (Comuni di Foligno, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Nocera Umbra, Sellano, Spello,Trevi, Valtopina) corso Cavour, 126 - 06034 FOLIGNOtel. 0742 354459 - 0742 354165 fax 0742 [email protected]

IAT di Gubbio (Comuni di Gubbio, Costacciaro,Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Scheggia ePascelupo, Sigillo, Valfabbrica)via della Repubblica, 15 - 06024 GUBBIO tel. 075 9220693 - fax 075 [email protected]

IAT dell’Orvietano (Comuni di Orvieto, Allerona, Baschi, Castelgiorgio, Castel Viscardo, Fabro, Ficulle, Montecchio, Montegabbione,Monteleone di Orvieto, Parrano, Porano, San Venanzo)piazza Duomo, 24 - 05018 ORVIETO tel. 0763 341772 - fax 0763 [email protected]

IAT di Spoleto (Comuni di Spoleto, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria)piazza della Libertà, 7 - 06049 SPOLETOtel. 0743 238920/21 - fax 0743 [email protected]

IAT del Trasimeno (Comuni di Castiglione del Lago, Città della Pieve, Magione, Paciano,Panicale, Passignano sul Trasimeno, Piegaro,Tuoro sul Trasimeno)piazza Mazzini, 10 - 06061 CASTIGLIONE DEL LAGOtel. 075 9652484 - 075 9652738 fax 075 9652763 [email protected]

IAT del Tuderte (Comuni di Todi, Collazzone,Fratta Todina, Marsciano, Massa Martana,Monte Castello di Vibio)piazza del Popolo 38/39 - 06059 TODI tel. 075 8956227 - 075 8942526 fax 075 [email protected]

IAT della Valnerina (Comuni di Cascia, Cerretodi Spoleto, Monteleone di Spoleto, Norcia,Poggiodomo, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Vallo di Nera)piazza Garibaldi, 1 - 06043 CASCIA tel. 0743 71147 - 0743 71401fax 0743 [email protected]

UFFICI DI INFORMAZIONE E ACCOGLIENZA TURISTICAIN UMBRIA

Comune di PerugiaASSESSORATO AL TURISMO