Accademia Editorale Le Olimpiche di Pindaro Author(s): Carlo Odo Pavese Reviewed work(s): Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, No. 20 (1975), pp. 65-121 Published by: Fabrizio Serra editore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20537738 . Accessed: 01/02/2013 10:19 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Fabrizio Serra editore and Accademia Editorale are collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Quaderni Urbinati di Cultura Classica. http://www.jstor.org This content downloaded on Fri, 1 Feb 2013 10:19:01 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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Accademia Editorale
Le Olimpiche di PindaroAuthor(s): Carlo Odo PaveseReviewed work(s):Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, No. 20 (1975), pp. 65-121Published by: Fabrizio Serra editoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20537738 .
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488 Gelon f. di Deinomenes di Gela vinse col carro a Olimpia 01.73
(dedic? un carro di bronzo a Olimpia, Paus. 6.9,4, e base con
iscrizione). 482 Hieron f. di Deinomenes di Siracusa keleti a Delfi Pyth. 26
(vittoria riferita da Bacch. 4,4). 478 Hieron keleti a Delfi Pyth. 27
(keles Pherenikos, Pind. P. 3,74). Polyzalos f. di Deinomenes di Gela col carro a Delfi
(gruppo con l'auriga a Delfi e base con iscrizione). 476 Hieron keleti a Olimpia 01. 76
(keles Pherenikos, vittoria celebrata da Pind. 0.1 e Bacch. 5). 475 Hieron col carro a giochi tebani (Herakleia o Iolaia)
(vittoria celebrata da Pind. P. 2). 472 Hieron keleti a Olimpia 01. 77. 470 Hieron col carro a Delfi Pyth. 29
(vittoria celebrata da Pind. P. 1 e Bacch. 4). 468 Hieron col carro a Olimpia 01. 78
(vittoria celebrata da Bacch. 3). Chromios cognato di Hieron col carro a Nemea (Pind. N. 1 c. 476?). Chromios col carro alie Pythia di Sikyon (Pind. N. 9 c. 474?).
Da questa lista risulta che Hieron vinse a Olimpia 3 volte (476, 472, 468; 2 col cavallo e 1 col carro) e a Delfi 3 volte (482, 478, 470; 2 col cavallo e 1 col carro), pi? 1 volta nelle Herakleia tebane.
Le prime vittorie furono ottenute da Hieron col cavallo montato e
soltanto nel 470 e nel 468 egli vinse col carro. Egli uguagli? suo fratello maggiore Gelon vincendo col carro ad Olimpia 20 anni
dopo. Gelon era stato comandante della cavalleria (hipparchos) di
Hippokrates tiranno di Gela, probabilmente era un allevatore di
cavalli, e anche per questo ? naturale che nella sua famiglia fiorisse
la passione per i cavalli.
Tra queste vittorie (3 + 3 + 1), furono celebrate da epinicio 2 vittorie olimpiche (476 col cavallo e 468 col carro), 2 vittorie piti che (478 col cavallo e 470 col carro) e la vittoria tebana (475 col carro). La prima vittoria pitica col cavallo 482 e la seconda vittoria
ol?mpica col cavallo 472 non furono celebrate da epinici di Pindaro o di Bacchilide che noi abbiamo (? possibile che siano state cele
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brate con inni che non sono conservati). La vittoria ol?mpica col
cavallo 476 fu celebrata da due epinici (Pind. O. 1 e Bacch. 5) e
parimenti la vittoria piuca col carro 470 (Pind. P. 1 e Bacch. 4). Probabilmente Hieron commission? due epinici per ciascuna di
queste due vittorie, poich? la prima era la prima vittoria olimpica da lui ottenuta, e la seconda era la prima vittoria col carro da lui
ottenuta, cio? entrambe avevano un particolare valore.
Bacch. 4 ? un breve epinicio che fu probabilmente cantato a
Delfi dopo la vittoria (vv. 2,4,14), Pind. P. 1 fu invece cantato nella festa pubblica che Hieron diede a Aitna o a Siracusa (in questa vittoria Hieron fu proclamato Aitnaios v. 31s., ed ? celebrata la
fondazione di Aitna 476). Quanto alia vittoria olimpica col cavallo
476, Bacch. 5 fu cantato a Siracusa nella festa pubblica (v. lis.,
185s.), Pind. O. 1 fu cantato nella festa privata che Hieron diede a
casa sua. v. 11 "
casa di Hieron ", 16 "
tavola ?rnica ", 103 Hieron
? l'ospite: Hieron diede un banchetto a casa sua, in cui anche il
coro era invitato ed in occasione del quale fu eseguito Pepinicio. Un antenato di Hieron, Telines dell'isola di Telos, fu tra i fon
datori di Gela (con Antiphemos di Rodi e Entinaos di Creta 685). Da lui discendeva Deinomenes, sacerdote ereditario di Demeter e
Persephone, che ebbe quattro figli Gelon, Hieron, Thrasyboulos e
Polyzalos. Gelon divenne tiranno di Gela 491 e di Siracusa 485. Sconfisse i Cartaginesi a Himera 480. Hieron succedette a Gelon 478. Combatte contro Theron a causa di rivalit? con suo fratello
Polyzalos 478-76. Fondo Aitna 476. Sconfisse gli Etruschi a Cuma 474 (elmo etrusco con iscrizione dedicato a Olimpia). Mori a Aitna 467. Gli successe il fratello minore Thrasyboulos e fini la tirannide
dei Deinomenidai a Siracusa 466.
8. octxcpi?aXXsTou (T09&V [Lr?T?zGGi: "
? lanciato intorno alia mente
dei poeti ".
18. Il?aac ts xai Ospsvbcou x<*pt.? "
gloria ", cf. O. 2,11 tcXout?v
ts xa? x?ptv div f formano una coppia fissa.
20s. La gara ? qui r?pidamente descritta, come raramente in
Pindaro e talvolta in Bacchilide. 26s. Poseidon s'innamor? di Pelops, perch? Klotho lo trasse
dal lebete ornato di una spalla d'avorio. Spesso il fatto principale ? espresso dal participio, la circostanza concomitante dal verbo prin
cipale. Parlando di Klotho e del lebete, Pindaro presuppone nota
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la leggenda, a cui allude poi ai w. 48-51, secondo cui Demeter ripar? la spalla di Pelops, che era stata mangiata dagli dei dopo che egli era stato cotto nel calderone, con una spalla d'avorio.
" La spalla
d'avorio "
era forse un segno gentilizio dei Pelopidai. 34. [xapTups? ao9oVraToi: (lapTu? significa in Pind. "giudice veri
90-93 II Pelopion. Un ariete ?ero veniva sacrif?cate ogni anno
a Pelops (Paus. 5.13,1-7). a?fxaxoup?at, parola beotica e d?rica per
ev<xY?cr[xaTa secondo varie testimonianze, da xop?wufxi (saziare col
sangue). Secondo schol. rec. 146 i ragazzi di tutto il Peloponneso si
fustigavano sulla tomba di Pelops, finch? il sangue colava come libazione per l'eroe. II Pelopion e il culto di Pelops esistevano a
Olimpia fin da ?poca micenea. Pelops ? chiamato lidio da Pindaro
(O. 1,24, O. 9,9) e frigio da Bacchilide (Bacch. 8,31), come i Cirenei erano chiamati libici. Sia Pelops che suo padre T?ntalos hanno un
nome greco, ed ? improbabile che un lidio potesse diventare re di
Pisa alia fine del XIV sec. Pelops appartiene a una gente greca che
si era stabilita sulla costa anatolica, e rientrando in Grecia occupo un regno in Elide (c. 1340-1310 M IIIa-b). La fondazione dei giochi era connessa con Pelops come con Herakles (Idaios oppure Tiryn
thios). La spalla di Pelops era una preziosa reliquia custodita nel
Pelopion. Gli Achei la andarono a prendere per conquistare Troia, ando poi perduta in un naufragio e fu pi? tardi ripescata dal mare e riportata a Olimpia, ma ai tempi di Pausania non esisteva pi?
(Paus. 5.13,6). 93. to Ss xX?o? ty)X?&sv S?Sopxs tocv 'OXu(A7u?8cuv sv ?p?(JLOic IIsXo
tco?: la fama delle Olimpiadi conclude la storia di Pelops, come
la vittoria rende felici per il resto della vita; il bene
quotidiano, portato dal giorno, ? il massimo concesso ai mortali ".
Qui il motivo eph "bisogna contentarsi del presente" (bisogna aver desideri quotidiani, desiderare una cosa e non troppe, bisogna contentarsi del bene della giornata) ? unito al suo naturale com
pagno; chi ottiene la vittoria ha ottenuto il massimo possibile e deve considerarsi felice (motivo su). Qui perci? lo sviluppo topolo gico ? completo. Altrove si ha solo il primo elemento, e la conclu
sione su ? impl?cita. 104. f ?fxa xai 8?va[uv xupic?Tspov : ?XX? Hermann, <?[i[xs Momm
sen.
106. "
Un dio protettore assegna continuamente questa cura
Xlo? ?oiSo? poco pi? di "diede", un senso vicino a "progett?, divis? ".
sxcov: il participio vale "continuamente, stabilmente ", come
mostra si Se \?\ Ta^? X?tcoi.
111. 7rap5 suSs?sXov ?X&cov Kptmov: "
spero di cantare una vitto
ria olimpica, venendo ad Olimpia ". Qui il coro, ripromettendosi di cantare una vittoria olimpica di Hieron, dice che si recher? al
luogo della vittoria. Altre volte il coro dice d'esser giunto (o invita le Muse o le Grazie a venire) dal luogo della vittoria alla casa del celebrato. ? questa una convenzione dell'epinicio (il coro finge d'esser stato presente sul luogo), per significare una partecipazione
pi? amichevole e calorosa alla vittoria stessa, owero rispecchia un
costume reale nel senso che il coro impersona il corteggio d'amici,
compagni, coetanei che hanno accompagnato Patleta aile gare (es. N. 9,1s. xtojx?aofjisv 7rap' 'AtcoXXcuvoc Oxutov?frs, Motaai, Tav vsoxt?
<7Tav s? A?Tvav). Anche a 18ss. il coro dice di essere stato presente alia
vittoria di Pherenikos ad Olimpia: la sua mente fu ispirata al canto
quando vide la corsa vittoriosa di Pherenikos.
113. t aXXoiat 8' ?XXoi [xsy?Xoi: la frase ? sana. Manca una
sillaba breve all'inizio, che pu? essere restituita con <in >, conget tura bizantina.
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(Pind. O. 2,38-43), Tisamenos, Autesion, Theras, Samos, Telema
chos (lacuna), Emmenides, Chalkiopeus, Ainesidamos, Theron (schol. O. 2,82d, O. 3,68, P. 6,5).
Thersandros nacque da Argeia figlia di Adrastos (O. 2,45 leggi 'ASpacTTiScov &?Xoc) ed ebbe Tisamenos. Autesion per ingiunzione di
un oracolo lasci? Tebe e si uni ai Dori. Suo figlio Theras colonizz? l'isola di Thera con i Dori da Sparta (Her. 4,147-148, Paus. 9.5,15) \
Argeia figlia di Autesion spos? Aristodemos f. di Aristomachos, da cui ebbe Eurysthenes e Prokles. Samos figlio di Theras ebbe Kly tios (che rimase a Thera) e Telemachos (lacuna). Secondo questa
genealogia da Thersandros (?poca della guerra di Troia c. 1250) a Telemachos vi sono 5 generazioni (=150 anni). La genealogia di Thersandros corrisponde a quella di Hyllos. Argeia 3 generazioni
dopo di Thersandros spos? Aristodemos 3 generazioni dopo di
Hyllos (c. 1160). Dunque Telemachos 2 generazioni dopo visse c. 1100.
Nello schol. O. 2,82d dopo il nome di Telemachos c'? una lacuna: TvjXsfxaxo? sv x^P^ ?^?V < XXs?a? S?vafxiv ?p^sTat sic
CixsX?av e continua con Chalkiopeus, Ainesidamos, Theron. Questo scolio non dice (come Boeckh 115 suppone) che Telemachos figlio di Theras (c. 1100) ando in Sicilia. Ma dopo Telemachos devono
mere cadute nella lacuna moite generazioni. I suoi discendenti andarono a Rodi con gli Argivi (Pind. fr.
119, schol. O. 2,16c). Dopo molte generazioni essi andarono con
Antiphemos di Lindos, con Entimos di Creta e con Telines di Telos
(antenato di Gelon) a fondare Gela (Ol. 22,3 = a. 689, schol. O.
2,16b, Her. 7,153). E da Gela essi andarono con Aristonoos e Pysti los a fondare Akragas (Ol. 49,3
= a. 582). Nella fondazione di
Akragas l'elemento rodio fu prevalente, poich? le monete di Akragas
portano la rosa, mentre l'elemento cretese rimase a Gela, le cui
monete hanno il Minotauro.
Telemachos abbatt? la tirannide di Phalaris ad Akragas c. 560
(schol. O. 3,68a b). Questo Telemachos era evidentemente un discen
1 Oiolykos f. di Theras rimase a Sparta e gener? Aigeus, da cui il ramo degli
Aigeidai (Her. 4,149).
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dente che portava lo stesso nome del suo antenato Telemachos c. 1100.
? quindi probabile che tra Telemachos I e Telemachos II paree chie generazioni siano state omesse oppure siano cadute nella lacuna
dello schol. O. 2,82d, cosa del resto facile a causa dell'omoioteleuto.
Una volta riconosciuto ci? e datato Telemachos II al 560, la
rimanente genealog?a non pone problemi. Schol. O. 2,82d d? Tele
machos, Chalkiopeus, Ainesidamos, Theron. Schol. O. 3,68b d?
Telemachos, Emmen?s o Emmenides, Ainesidamos, Theron. Pu?
darsi che Chalkiopeus fosse un fratello o un figlio di Emmenides. Her. 7,154 d? Ainesidamos figlio di Pataikos. La genealog?a pi? completa ? dunque: Telemachos II, Emmen?s o Emmenides, Chal
kiopeus, Pataikos, Ainesidamos, Theron, cio? 4 o 5 generazioni tra
Telemachos 582 e Theron 488. II nome di Emmenidai fu assunto dal genos durante il periodo agrigentino. (Boeckh 116, non rico noscendo due Telemachoi, suppone err?neamente che lo scolio sia
in errore e crede err?neamente che Telemachos fosse contempor?neo alia fondazione di Gela 689, anziehe di Akragas 582, e quindi sup pone in?tilmente che tra Telemachos e Theron siano state omesse
alcune generazioni). Tra Kadmos e Theron lo schol. O. 2,16a e 70b conta 15 oppure
27 generazioni (cio? Kadmos c. 1290, ma Kadmos ? pi? antico se
condo la genealog?a eroica, 6 generazioni prima della guerra di
Troia c. 1430: evidentemente alcune generazioni intermedie furono
dimenticate). Noi possiamo contare 7 generazioni fino a Thersan
dros (guerra di Troia 1250), 5 generazioni fino a Telemachos I (1100) ? lacuna ? infine 4 o 5 generazioni fino a Theron. Dalla ricostru
zione di questa genealog?a la discendenza degli Emmenidai dai re tebani risulta credibile.
Ainesidamos padre di Theron insieme con Gelon divenne hetai
ros di Hippokrates tiranno di Gela. Quando Gelon divenne tiranno
di Gela (491), Ainesidamos gli mando in scherno il premio del kot tabos. Sembra che egli sia poi divenuto tiranno di Leontinoi.
Theron figlio di Ainesidamos divenne tiranno di Akragas 488. Prese Himera al tiranno Terillos e con Gelon sconfisse i Fenici a
Himera (480). Diede la figlia Damareta in moglie a Gelon, che morendo (478) affid? lei e suo figlio a Polyzalos. Theron spos? una
figlia di Polyzalos. Quando Polyzalos divenne sospetto a suo fra
tello Hieron, Theron e Hieron si fronteggiarono al fiume Gelas.
Ma Simonide fu mandato da Hieron a rivelare a Theron che i suoi
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stavano per tradirlo, e fece pace tra i due tiranni. Hieron spos? la
figlia di Xenokrates, fratello di Theron. Theron puni i ribelli a Himera e esili? i cugini Kapys e Hippokrates (478-476). Mori 01.
76,4 = a. 473, e fu eroizzato. Gli successe il figlio Thrasydaios e
fini la tirannide degli Emmenidai ad Akragas (472).
Vittorie ippiche.
490 Xenokrates con la quadriga a Delfi Pyth. 24, auriga Thrasyboulos (vittoria celebrata da Simonide e da Pind. P. 6, nominata
/. 2,17, O. 2,50). ante 475 Xenokrates con la quadriga allTstmo, auriga Nikomachos
(vittoria celebrata da Simonide e da Pind. /. 2 post 476, nominata O. 2,50). Xenokrates con la quadriga alle Panathenaia, auriga Nikomachos
-~
(vittoria nominata da Pind. /. 2,19s.). 476 Theron con la quadriga a Olimpia 01. 76
(vittoria celebrata da Pind. O. 2).
I poeti e i tiranni.
Gli epinici per i tiranni siciliani Hieron e Theron e per il re di Cirene Arkesilas (cio? per tiranni potenti e capi di stato) non diffe riscono molto dagli epinici per persone private. Essi non sono
diversi formalmente (ci? che ? owio). Per quanto riguarda i signi ficati, essi sono composti con gli stessi terni e con gli stessi motivi
come gli altri epinici. Sotto questo aspetto si pu? notare soltanto
che sono usati alcuni motivi che non si trovano, o non sono cosi
prominenti, in altri epinici. Nella O. 1 Pindaro dice che Hieron ? re in Sicilia, che ? la somma di ogni virt?, che ? un ospite ?nico al mondo ed ? potente (h Vi u hos pot). Nella O. 2 Theron ? la salvezza di Akragas, il fiore di illustri antenati, la sua stirpe ? il flore di Sicilia, ? ricca e famosa (se no vi divf). Theron ? benevolo e generoso verso gli amici come nessun altro (u am li). Nella P. 1
sono ricordate le battaglie di Hieron e la gloria che con esse egli
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si conquisto (be uf). Deinomenes ? re di Aitna (h). Aitna fu fon data secondo le leggi di Hyllos (gu). Deinomenes e forse Hieron sono chiamati re (h). Sono ricordate le vittorie di Gelon a Himera e di Hieron a Cuma (pu). Nei cosiddetti consigli a Deinomenes
(che sono in realt? una lode di lui Lfi), Deinomenes ? cantato corne
signore di molti, giusto, ver?dico, liberale, molto diverso dal tiranno
Phalaris (h jus ve li). Nella P. 2 Hieron ? cantato corne liberatore di Lokroi (se), in giovent? coraggioso e famoso nelle battaglie (be f), da anziano saggio nel consiglio (sa). Nella P. 3 Hieron ? chiamato ospite, re di Siracusa, amico dei buoni (hos h am). La
P. 3 fu commissionata a Pindaro per celebrare le vittorie pitiche col cavallo 482 e 478, quando Hieron soffriva di calcoli. Perci? Pindaro vi tratt? la leggenda del medico Asklepios (v. ad P. 3). Nella O. 2 per Theron nel Mito sono cantate le figlie di Kadmos e i suoi
discendenti, perch? Theron discendeva da Kadmos (v. ad 0.2). E cosi via nelle altre odi il Mito ha spesso un riferimento personale al cantato 2. Tuttavia questo non awiene soltanto negli epinici per i signori, ma anche in quelli per vincitori privati.
In conclusione si pu? dire che i motivi laudativi particolari che i lirici corali usano per re e tiranni a differenza di persone private, sono quei motivi che sono naturalmente connessi con la loro posi zione di potere : h pot gu se pu. Ed inoltre i motivi u Vi li hos am jus, i quali tuttavia sono attribuiti, se pure meno enf?ticamente, anche
a persone private. Si pu? ora rispondere alla questione, che ? stata spesso solle
vata, se i lirici corali (Simonide, Pindaro e Bacchilide) fossero degli adulatori di tiranni. I moderni non possono fare a meno di con
frontare le lodi poetiche con cui i sovrani sono cantati negli epi
nici, con la realt? di violenze e di intrighi su cui spesso si reggeva il loro regime. E questo confronto torna in genere a svantaggio dei
poeti. Ma se esaminiamo le cose come stanno, non possiamo fare
a meno di ammirare il riserbo con cui anche i potenti erano lodati.
Ci sono pochi motivi nelle odi per i potenti che siano riservati sol
tanto a loro, e questi pochi non sono prevalenti nella struttura del
8 A questo proposito ? importante B. Gentili,
' Aspetti del rapporto poeta,
committente, uditorio nella lirica c?rale greca ', Studi Urb. 39 (1965) 70-88, in
particolare sul mito pp. 72, 84.
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12-15 Preghiera di prosperit? per la stirpe. 16-45.
16-22 Sofferenza ? cancellata da una nuova fehcit?:
es. le figlie di Kadmos, Semele e Ino.
30-4 La vita degli uomini ? mescolata di gioie e di dolori (tc?vwv), 35-7 cosi anche il destino di questa stirpe, 38-45 retaggio dell'errore di Oidipous, ma a Polyneikes soprawisse
Thersandros.
46-56 Da cui discendendo, conviene lodare il figlio di Ainesidamos. Vittorie dei due fratelli Theron e Xenokrates. Vittoria ripaga fatiche (Suo^povav 7capoX?ei, cf. Xtkpov). Ricchezza unita a virt? reca l'una e l'altre (cio? ricchezza
impiegata in belle imprese procura fatica, ma alla fine la
gioia della vittoria). 56-83.
56 Se chi ha ricchezza conosce il destino degli uomini ?
57-60 che, morti, laggi? i perversi pagano il fio 61-74 1. a7rov?aTspov saXo? Ssxovtoci ?ioxov ...
TOI S' ?7CpOa?p<XTOV OX^SOVTl 7C?V0V
75-83 2. isole dei beati, descrizione d'un paradiso, 78-83 dove sono molti nobili eroi ?
(egli ha raggiunto il sommo). 83-88 lo ho molti dardi, ma hanno bisogno d'interpreti (ouvstowiiv,
spfxavscov). La <pu? ? meglio (asindeto awersativo), corvi
opposti all'aquila (cf. N. 3,80). 89-90 Vieni al tuo compito (oxotcco): chi loderemo? (cf. domanda
rapsodica: chi canteremo?). 90-5 Lode senza riserve (giuramento), ospitale, Nome.
Lo svilippo gn?mico O. 2,15-22 tc?v Se 7ue7rpaY(x?vcov ?v Sixqc ts
xal Tcap? Sixav si riferisce aile vicende alterne della stirpe dei Labda
kidai, da cui Theron discendeva, oppure ai conflitti che Theron ebbe con i suoi parenti (478-476). Le leggende che Pindaro sceglie, le
figlie di Kadmos (w. 22-30), i Labdakidai (w. 38-45) e di nuovo Kadmos (v. 78), sono particularmente adatte ad illustrare il genos di Theron, che discendeva da Kadmos.
Per l'interpretazione del movimento finale di questo epinicio (w. 51-100), v. quanto ho scritto Atene e Roma 11 (1966) 175 s., in
particolare sulla frase condizionale ei al v. 56. "
Se uno che ha
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ricchezza e la sa usare secondo virt?, conosce anche la ricompensa
promessa dai misteri ai virtuosi nelPaldil? si ? (ha raggiunto la mas
sima felicita su) ". Il motivo si ? convenzionale per arrivare a su, e si trova numer?se volte nell'epinicio. Qui il motivo si ? conti
n?ate dalla descrizione del destino dei trapassati (w. 57-77 dinf e dpar), e dopo di questa l'apodosi (su) ? dimenticata o meglio ? lasciata sottintesa. Nello sviluppo topologico il motivo su ? spesso sottinteso. Gli stessi motivi dinf e dpar si trovano spesso nei Thre
noi di Pindaro, per dire quanto sia felice colui che conosce i misteri
(myst). In essi ? ripetuta pi? semplicemente la costruzione di
eleusini) corrispondono a O. 2,56 si 8s vw s'xcov Tl? ?^?v {^sXXov. A un motivo "felice
" o simile segue la ricompensa promessa dai
misteri (su myst). La costruzione l?gica ? an?loga. Anche la descri
zione della vita nell'aldil? riservata ai buoni e ai malvagi si trova a Thr. 1 fr. 129 (dpar), fr. 131a (myst), fr. 130 (dinf): tre vie si
aprono alie anime dei morti: una conduce agli dei, la seconda ad
un luogo paradisiaco simile allTsola dei Beati, dove abitano gli eroi (dpar
= O. 2,70-80), la terza conduce i malvagi all'erebos. Da
ci? si deduce che i motivi dinf e dpar hanno la funzione di conno tare e sviluppare il motivo myst. A fr. 133 (myst)
" Persephone
manda le anime di coloro da cui riceve ammenda dell'antica a?fii
zione (= colpa commessa in vita) di nuovo sopra la terra dopo nove
anni (trascorsi nell'aldil?), e da quelle anime provengono i re, i
forti e i sapienti, ed essi sono chiamati eroi dagli uomini per il futuro
(sembra naturale collegare questo threnos con la eroizzazione di
Theron, v. Diod. 11,53). Questo threnos espone una dottrina miste
riosofica parallela, seppure diversa, a 0.2,61-70: coloro che per tre vite in questo mondo e nell'aldil? si mantengono puri da colpa, vanno nell'Isola dei Beati. Nel threnos invece coloro che per nove
anni hanno scontato la pena nell'aldil? sono mandati da Persephone sulla terra per essere re, forti e sapienti. A O. 2,68-70 la dottrina
comprende tre successive reincarnazioni, nel threnos invece si parla di una sola.
10. Gildersleeve prende [x?pcipioc per predicativo: "Time fol
lowed as it was allotted", s^sto: il significato fondamentale di
S9S7ICO ? "
attendere a ". La frase sembra essere l'inverso della
6
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Six' sp[X7]vsu[x?Tcov. Io potrei lodare Theron con molte parole elabo
rate, ma una lode semplice (90a) ? pi? efficace, v. Atene e Roma
11 (1966) 176 s. 90s. S7ii toi 'Axp?yavTL Tav?ciaic, se. t??ov: tendendo l'arco
verso Akragas = vc.
95ss. ?XX' alvov srcs?a xopo? ou 8txa auvavTOfxsvo?, ?XX? [x?pycov
mr'?vSpcov, to XaXay?jcrai &sXcov xpu?ov Tta>s(isv saXcov xaXo?? spyoL?: S-sXcov codd., sogg. xopo?. Saziet? (xopo?) desiderosa che la loquacit? faccia buio aile imprese dei virtuosi. S?xq: giustizia elogiativa. to
XaXayvjaat: "loquacit?", diffondersi nelle lodi, non "
ciance ", cf. 0.9,40. xpu9<Sv
" oscurit? ", cf. Emp. 27,3. Gli sciocchi si
annoiano a sentir lodare i meritevoli, e vogliono che le troppe lodi
oscurino le belle imprese dei virtuosi, cio? "
il troppo stroppia ".
O. 3. A Theron di Akragas col carro
V1
[ Praepx
\MX
He pi He
III c pr I L v c Ce
C no mo cho co v de
mo I de L c ic
He ar prm
obtin pr cond
-inve iter re iter
mun
iter mi cond fe a
He ar ce ce
t Praepz-i ve II I f gHe u hos pi
Prego di piacere ai Tyndaridai, cantando Agrigento e la vittoria di
Theron.
La Musa ? presente per accordare (io
accordo) in modo nuovo la danza
d?rica al canto, ornamento della festa.
Devo cantare il figlio di Ainesidamos
e Pisa.
La fronda d'olivo, che Herakles porto dallTstro. Egli aveva fondato i gio chi olimpici. Cacciando la cerva vide
l'olivo e lo porto a Olimpia. Ed ora viene a questa festa coi figli di Leda, a cui affid? gli agoni ginnici ed ippici.
Desidero dire che la gloria degli Em
menidai e di Theron ? concessa dai
Tyndaridai per la loro ospitalit? verso
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\ Pi Vx \ Praepx \ Ml || f Praep^ L2 J G2 Praep2-X ? quasi V2-x
1. I Dioskouroi e Helene avevano un culto pubblico ad Akragas
oppure gentilizio nel genos degli Emmenidai (come sembra da v. 39s.). I Dioskouroi andarono con gli Emmenidai da Argo a
Rodi e di l? in Sicilia, oppure furono portati da Amyklai a Thera da Theras, antenato di Theron. Secondo w. 39s. e schol. lac (da Aristarco e da Didimo), 1'epinicio fu cantato nelle Theoxenia, in cui i Dioskouroi erano invitati a banchetto. I Dioskouroi sono detti "
ospitali ", perch? essi stessi offrirono theoxenia agli dei. Insieme ai Dioskouroi era invitato anche Herakles, poich? egli andando in
Olimpo affid? ai Dioskouroi le Olimpiadi da lui fondate (w. 33-38). Ad Akragas c'era un tempio di Herakles (Cic. Verr. II 4,43) e una
tribu Hylleis. Perci? la leggenda della fondazione degli agoni da
parte di Herakles fa onore a un eroe che era anche locale. O. 2 fu
cantata in casa di Theron nella festa privata, O. 3 in una festa
solenne (Theoxenia), che probabilmente ebbe luogo nel Dioskoureion, in cui probabilmente Theron dedico la sua corona ol?mpica (cf.
O. 5,1 e O. 3,13-34 il racconto dell'oleastro portato da Herakles a
Olimpia). Quando ci sono due epinici per la stessa vittoria, essi
sono spesso uno per la festa privata e l'altro per la festa pubblica
(v. O. 2 e O. 3, O. 4 e O. 5, O. 1 e Bacch. 5, O. 10 e 11, O. 13 e
fr. 122, P. 4 e 5, etc.). 5. ?copicp 9cov?v ?vap[xoS;at tceS?Xco ?yXa?xcojjiov
" adattare la voce,
ornamento della festa, alla danza ". L'esecuzione ? rappresentata qui nelle sue componenti, voce e danza. Come si vede, non mancano
negli epinici allusioni alla danza (motivo cho), espressioni che stanno
particularmente bene in bocea ad un coro.
45. xsvso? s?Yjv: cf. la fine di N.l "ripetere l'elogio sarebbe
da incapaci ".
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O. 4 fu cantata nella festa (x?o?jloc) per la vittoria presso al tem
pio di Zeus. O. 5 fu cantata in una processione (no[uzi?) che muo
veva successivamente al sacello di Kamarina, al tempio di Atena
Polias e al tempio di Zeus Soter. In questa occasione Psaumis
dedico alia ninfa Kamarina la vittoria e la corona (O. 5,1-3), cio?
probabilmente una iscrizione agon?stica con la corona olimpica
scolpita in rilievo.
2. uto 7roixiXo90p(juyyo? ?oiS??... \l S7ts(x^av: la stagione di Zeus
mando con cetra e con canto me spettatore dei giochi. uno indica
1'agente, come se la lira ed il canto pi? che accompagnare, sospin
gessero il coro: cf. O. 7,13 vr? ?^oTspcov a?v Aiay?pa xaTs?av. Con
cetra e canto, pronto a cantare l'impresa, il coro ritorna in patria,
dopo aver assistito ai giochi. 3. (x?pTup5 ?s9Xa>v : v. Gildersleeve ad l. Non si deve credere
da queste affermazioni che il poeta sia stato presente alle gare e sia
presente alia premiazione. In questi passi il coro afferma di essere
presente nella casa del celebrato (es. O. 1,105, N. 1,19, N. 9,1-3) o di
esser stato presente sul luogo della vittoria (come qui, O. 1,111, JV. 9,1, O. 8,9, P. 6,3). Non v'? difficolt? a credere che queste affer
mazioni riproducano la situazione reale della cerimonia (v. ad O.
1?1H). 9s. Xap?Tcov IxaTL non dipende da 8??at
" accogli questa festa
grazie aile Charit?s ": la festa non ha bisogno dei servigi delle Cha
rites (cio? del canto) per farsi accogliere da Zeus (se pure si pu? ammettere che il canto renda a lui pi? gradita la festa). Ne ha bi
sogno invece per essere una "
dure vole gloria della virt? ". La festa
senza il canto non ne propagherebbe la gloria; e la virt? ha bisogno del canto per essere duraturamente famosa. La virgola dopo xcojxov va soppressa: "accogli l'olimpionica e questa festa, grazie alie
Charit?s durevole gloria delle sue virt? ".
18. Si?TOipa, cf. N. 3,71 sv 8s ra?pa tsXo? 8ia9a?vsTat xtX., O. 6,73s. Tsx(xa?psi xpvjfx5 sxacrov, etc.
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furono bruciati i Sette contro Tebe. Ma Adrastos fu salvato dal suo veloce cavallo Arion, Amphiaraos fu inghiottito dalla terra a
Oropos e Polyneikes non fu sepolto, sicch? le pire non potevano essere sette, ma quattro (Tydeus, Kapaneus, Parthenopaios e Hippo
medon). Pindaro incorre nella stessa imprecisione a N. 9,25 eTcx?
y?p SaiaavTo 7cupai vsoyuiou? 9&Ta?, dove non c'? dubbio che egli in
tende i Sette eroi e non le loro sette schiere (come propone di inten
dere schol. 0.6,23d). Secondo Aristarco Pindaro ISi?Csi xa? ?v
TouToi? ?>? xa? ?v aXXoi?. Ma probabilmente Pindaro ? stato tratto
in "errore" dalla tradizione: il numero sette era cosi connesso
con la leggenda dei Sette contro Tebe, che Pindaro nominando le
loro pire le chiam? "
sette ", dove sette non ? tanto un numero
quanto una nota evocativa della tradizione, quasi formulare.
Un'altra difficolt? in questa frase ? il participio maschile con cordato con 7rup?v. Sono state proposte varie congetture (v. Gilder
sleeve ad /.). Tuttavia la desinenza maschile concordata con un nome
femminile pu? essere difesa; 0 455 7cX7]y?vTe (Atena e Hera), Hes.
Op. 786 (v)[iip7)) apfxevo?, Hes. fr. 335 Sa??ojxsvoio 7uoXy)o?, Aesch. Ag. 561s. Spocrot... TL&?vxe? (v. Pavese, Studi 69, n. 5). Se non si vuole
accettare ci? (poich? Pindaro in realt? non aveva una esigenza m?trica per usare la desinenza maschile -ft?vrcov invece di quella femminile -&sia?v, che ? isometrica), si pu? correggere rcupav vexpcov Ts Xsx&svt6>v (Moritz Schmidt, cf. schol. 23f o~uvax&?vT<?v : "raccolti
i sette corpi e (fatte) le sette pire ", con uno zeugma). Se poi non
si vuole n? accettare la desinenza maschile, n? correggere il testo, si pu? forse pensare ad un asindeto m>p?v vsxp&v "pire e corpi ", corne forse a O. 6,78 Xixa?? u-dg?cli?, P. 4,217 Xixa? x ?7raoiSa? (secondo Chantraine RPh (1953) 16, Xitoc? non ? aggettivo, ma sostantivo
unito arcaicamente senza congiunzione). Ci? ? possibile in un'espres sione rituale.
17. ?fi/p?xepov [xocvtlv t ?ya&?v xa? Soup? ?x?pvaa&ai : Pindaro ha
riprodotto un esametro ?pico della Tebaide, sostituendo [x?xe<7&ai con [x?pvaa^ai, cf. T 179.
19. Suo-yjpi?: la forma allungata sembra pi? antica di Suaspi?.
A?cTTjpLc nome della madre di Antiochos, un patrono tessalico di
Simonide, Sim. 23. Secondo Moeris 129 Sucnqpi? ? una forma attica, ma Plat. Leg. 864a ha S?aspic X?yoc.
22. II carro delle Muse ? una met?fora del canto, come l'argo mento ? una
" via
" (otpiq, x?Xsu&o?, etc.) che il carro percorre,
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Choirilos/r. 1,5. Al v. 27 "le porte dei canti ", cf. Bacch. fr. 5,3
?ppY)T<ov s7c?cov 7uuXa? s?si>ps?v. 28. TCpo? ?ir?vav ... 8s? aajjispov ?x&s?v. Pita?a non ? il luogo
dove l'inno ? cantato. La celebrazione ha luogo a Stymphalos. Pita?a ? la capostipite della stirpe degli Iamidai. Il motivo
" arri
vare "
? figurato: "
devo venire a cantare la stirpe degli Iamidai ".
Pita?a era una ninfa figlia di Eurotas (eponima del villaggio spartano di Pita?a). Essa fu presa da Poseidon e genero Euadne.
Euadne fu affidata a Aipytos re di Phaisane presso l'Alfeo nell 'Ar cadia m?ridionale, e unitasi ad Apollo gener? Iamos. Apollo con
dusse Iamos a Olimpia e gli insegn? la divinazione per mezzo di voci e per mezzo di animali sacrificati sull'altare di Zeus (w. 66-70). La stirpe degli Iamidai fu famosa in tutta la Grecia. Paus. 6.2,4s. vide ad Olimpia la statua di Thrasyboulos figlio di Aineas, un indo vino eleo della stirpe degli Iamidai, accanto v'era un cane squartato col fegato esposto, per praticare Yextipicium. Thrasyboulos parte
cip? ad una battaglia dei Mantineesi contro gli Spartani nel IV sec.
(Paus. 8.10,5). 71ss. Dal mito alla stirpe s? ?S..., cf. O. 2,46 6&sv gli Em
menidai.
82. ?xova? v. Scol. 33 D2.
83-86. Nella tradizione comune Metope era figlia del fiume arcadico Ladon, fu sposata da Asopos ed ebbe moite figlie, tra cui
Aigina e Thebe, e due figli Ismenos e Pelagon. Metope ? chiamata jxaTpojx?Twp ?jx? Oru^aX?c
" madre di mia
madre ": malgrado le apparenze, ci? non vuoi dire "madre della
mia patria Thebai ", ma "madre della mia patria Stymphalos";
parla il coro, e non il poeta in prima persona, v. schol. 147d & ttj?
?fAYj? TiaTpiSo? 'ApxaStxTj? Mstc?>7C7]. La citt? natale o patria del cantato
o del coro ? chiamata "madre", v. 0.9,14 e 19, P. 8,98, TV. 5,8, I. 7,1, Pae. 2,29, Sim. 93 D., Isyll. Pae. 23, etc. Se dunque Stym
di Hagesias e del coro, Metope ? la madre di Stymphalos in quanto madre dell'eroe arcadico Stymphalos (cosa d'altra parte non atte
stata), oppure in quanto fondatrice della citt? di Stymphalos (cio? Stymphalos fu fondata da genti provenienti dal fiume o dal paese di Metope), cf. Pae. 2,29 fxaTpo? 8s fxaTsp' sfx??, dove
" mia madre
"
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coro, ma gli amici che partecipando alla festa assistono a questo canto
e ne cantano un altro a Hera Parthenia, cf. i v?oi a N. 3,3-5 e /. 8,1-4. ?Xa&?aiv X?yoic "con detti veritieri ", cio? se abbiamo cantato
Hagesias secondo verit? corne egli si m?rita (motivo ve), v. O. 2,101
auS?cTO[Jiai ?v?pxiov X?yov ?Xao-s? v?cp, O. 13,98 ?Xa?Wjc ts ?xoi s'?opxo?, O. 1,28 U7t?p Tov aXa&yj X?yov etc.
BoicoT?a 5? "scrofa beotica "
era proverbiale per dire rozzo e
incivile. Il detto origino da un gioco di parole sui nome "YavTs?
(sing. "Tac), una tribu primitiva che prima deH'arrivo di Kadmos abitava in Beozia sulle rive meridionali della Copaide (Paus. 9.5,1, schol. 148a, schol. Ap. Rh. 3,1242, Tzetzes ad Lyc. 433). Invece di
dire 'Tac Boic?tloc i Beoti dicevano 5? Bolc?tioc (con una specie di
contrazione). "
Beotico "
non era sostantivo ma aggettivo, e "i
porci della Beozia "
non erano i Beoti, ma gli Hyantes. Secondo
un aneddoto riferito da Ael. VH 13,25 Corinna vinse Pindaro cinque volte a Tebe, e Pindaro gratifico la rivale di
" scrofa beotica
" con
lo stesso detto che egli usa qui (la cosa pu? essere autentica e non
autoschediastica, come si crede). Non si deve credere che il detto "
scrofa beotica "
fosse un'ingiuria rivolta ai Beoti, che almeno
in ?poca arcaica non erano particularmente rozzi e che comunque suonerebbe strano in bocea a Pindaro, ma esso era riferito agli Hyan tes in particolare, e per estensione a chiunque si volesse dire rozzo.
Qui il coro non ? fatto di Beoti. 92. sItov Se (jiejjiv?a&at,
" promisi di ricordarmi ". Oppure im
perativo sfo?v Stephanus, accolto da Boeckh, "
di', ordina di ricor
darsi ". L'imperativo dell'aor. sirca a Sim. 154 B., Theocr. 14,11 ?
tramandato sempre slrcov, e cosi Gow accentua. (ASfxv?cf&ai Cupa xocraav : il verbo ? rapsodico, auT?p sy?) xa? esto xa? ocXXtj? [lv??gq[i ?oi
Syj? Hy. Dem. 495, Ap. 546, Herrn. 580, etc. [xsjxvacrSm rapsodico a N. 7,80 Al?? Ss (jisfjivajxsvo?.
98s. Hieron ? pregato d'accogliere a Siracusa la festa che viene
da Stymphalos. Al v. 85s. il coro beve l'acqua di Metope (pi? sopra ? da lei ispirato), ? dunque un coro di Stinfalici (v. anche l'esorta
zione a cantare Hera Parthenia, una dea stinfalica, Paus. 8.22,2), Sembra dunque che l'ode sia stata eseguita a Stymphalos e che l'ac
coglienza che si spera da parte di Hieron riguardi il futuro rientro
di Hagesias a Siracusa. Si pu? anche ammettere che l'ode fosse
eseguita a Siracusa da un coro di Stinfalici, ma ci? ? pi? complicato. 99. o?xo&sv o?xaS(s) la stessa espressione ? ripetuta a O. 7,4.
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non si potrebbe capire a chi si riferisce la semplice designazione di "comune
" (comune a chi?).
30s. ai Ss 9psv<ov Tocpaxa? 7taps7uXayi;av xai ao(p?v: motivo et
cf. O. 10,15 Tp?-rcs Se K?xvsia fx?xa xai u7rsp?iov 'HpaxXia, etc.
44. 7upo{jiaS?o? a?Sco?: lett. "il rispetto della previdenza "
da
?cpojxaiK? (?). 7rpo[AY)&s?<; n. comune a Aesch. Prom. 86 atkov y?p as
Ss? izc>o[Lr?H(u<;, sta per Tcpo^S-sia. A Suppl. 700 Tupofjwc&e?? ?px? Her
mann corregge 7rpo(jta<!M? per fare l'aggettivo femminile. Ma proba bilmente ? da intendere "riguardo per Prometheus", cio? per le
qualit? di preveggenza impersonate in Prometheus: Prometheus
Epimetheus sono proverbiali ad indicare un certo carattere, v. P. 5,27 T?v yEnnL<x,&?o<; o^iv?ou fruyax?pa np?9aaiv. Il passo del Prometheus
? un caso particolare suggerito da un gioco di parole. 45. ?7ci [??v ?aivsi ti xai Xa&a? aTsxfjiapTa VS90?
" dimenticanza
"
motivo ob, prominente in quest'ode come er.
76. x?x?Y)VTai Ss acpiv sSpai "
e le loro sedi furono chiamate dal
loro nome ", C791V dativo d'agente. 80. ?[X9* ?s-9-Xoi?. t?v av&sai: il pronome, relativo o dimostra
tivo, che di s?lito introduce il mito, introduce qui il passaggio dal mito al catalogo.
94. 'EpaTiS?v. II genos di Diagoras si chiamava Eratidai. Al
thaimenes argivo ?ip?te di T?menos (c. 1090, T?menos c. 1150) condusse i Dori a Creta e a Rodi (Strab. 10,481). II nome di un re di Argo otto generazioni dopo T?menos (c. 910) era Eratos (Paus.
2.36,5). Gli Eratidai dunque erano probabilmente Herakleidai.
Kallianax era il nome di un antenato di Diagoras, della stirpe degli Eratidai discendenti di Herakles. Damagetos re di Ialysos che
c. Ol. 28 (= a. 674) spos? una figlia di Aristomenes capo dei Messeni
(Paus. 4.24,1) apparteneva alia stessa stirpe. Da questo matrimonio
nacque Dorieus e da lui Damagetos (Paus. 4.24,1. 6,7.1). Dama
getos ? anche il nome del padre di Diagoras (v. 17) e Dorieus e
Damagetos si chiamavano due suoi figli.
Diagoras fu un atleta che divenne leggendario. I Rodii dicevano
che egli fosse figlio di Hermes (schol. Inscr. a). Egli era alto quattro cubiti e cinque dita (m. 1,90 c, v. 15 TOXc?piov ?vSpa), ed era ritenuto
secondo soltanto ad Herakles (schol. Inscr. c). I suoi figli Damagetos,
Dorieus, Akousilaos e i nipoti Eukles e Peisirodos furono tutti olim
pionici nel pugilato e nel pancrazio. Le loro statue si trovavano
nell'Altis (schol. Inscr. a e Paus. 6.7,1), dove sono stati trovati fram
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menti delle loro iscrizioni. I suoi figli Damagetos e Akousilaos vin sero a Olimpia il pancrazio e il pugilato nello stesso giorno e por tarono il loro padre sulle spalle, che ricevette dalla folla la phyllo bolia e il makarismos. In quelPoccasione uno Spartano si congra tul? con Diagoras dicendogli
" Muori, Diagoras, perch? tu non
potrai salire in cielo" (Cic. Tuse. 1.46,111). Un complimento in
stile lac?nico, che esprime il motivo che anche Pindaro tante volte
adopera: "hai raggiunto il sommo, non puoi aspirare di pi? "
(su), v. Pind. P. 10,28 ? x<*Xxso? oupavo? o?tcot' ajx?aToc a?TO), etc.
I discendenti di Diagoras sono noti per varie vicende fino al IV sec.
(v. Boeckh 167). 94s. Anticlimax finale, v. esempi O. 3,44s., O. 5,23s., P. 7,20s.,
etc. (tema | G, motivi va inc). La vita ? varia (tu sei ora al sommo).
O. 8. Ad Alkimedon di Aigina, ragazzo lottatore (Ol. 80 = a. 460).
Pi-hy
t G/r-l
Vfr-!
Lz
t G3 L*
L! ve ora
v la sol
exau pi pr L! co v re
f v va
gde
Fr fat L v I L v
form ro h v
Ce III hos u
inc
hos
Madre dei giochi, Olimpia, dispensiera di verit?, dove gli indovini interpre tano il volere di Zeus per i desiderosi
di ristorare le loro fatiche colla vit
toria e le preghiere sono esaudite a
seconda della piet? di chi invoca.
Ors?, bosco di Pisa, accogli questa festa e questa corona.
Grande ? la gloria di colui a cui va
la tua vittoria. B?ni diversi toccano
agli uomini, moite sono le vie della
felicita.
Timosthenes, il destino riserb? voi a
Zeus genitore: ch? tu vincesti a Ne
mea, Alkimedon ad Olimpia.
Egli, bello e valente, vincendo la
lotta, onor? Aigina, dove Themis ospitale ? tenuta in
onore.
Ci? che ? mutevole, mal si pu? giudi
care; ma per legge divina quest'isola ? colonna per gli ospiti
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Ora io devo dire la vittoria dei Blep siadai nella lotta, di cui questa ? la
sesta.
Anche i morti hanno parte ai riti, la
tomba non li priva dell'amore dei
congiunti.
Iphion, udendo la Novella figlia di
Hermes, dir? a Kallimachos la vittoria
olimpica, che Zeus ha dato alia stirpe.
Voglia Zeus continuare a donare il
bene, allontani i malanni. Prego che
al bene non aggiunga un avverso de
stino, ma accordando una vita inden
ne, aiuti loro e la citt?.
t hy Px-Vx \ Gfr-X Vfr-X Lx Lz | G, P* J Mz \\ ? Gin Cin || Vx \ Gmaj{thr) ̂2 \G{thr) ^1 ^2-3 III
L3 racchiude G3 e ?3: esattamente L3 G3 L3 P3 L3 (spezzettamento d'un
tema e incastro). Quest'ode ? composta in modo molto discontinuo.
f hy fa parte di Px (non ? un tema indipendente), ma nello stesso tempo introduce Px-Vx
2. [x?vTisc avSps?, frase ?pica, cf. tcoijxsvs? avSps?, etc.
9ss. "
Accogli, Olimpia, questa festa e questa corona "
significa che l'epinicio fu eseguito ad Olimpia, cf.
" accogli, Kamarina
"
O. 5,1-3 per un epinicio cantato a Kamarina. Nella maggioranza dei casi in cui ? riferito il luogo dove l'epinicio ? cantato, questo ? la citt? o la casa del vincitore. Epinici eseguiti sul luogo della vit
toria: 0.8,9, P. 6,3, Bacch. 2,7. La festa per la vittoria (x?5[xoc) fu tenuta ad Olimpia e la corona fu portata in processione e dedicata
nell'Altis (GTS9av7)9op?a). 12-14. Variet? dei beni (va) + vittoria olimpica (v) ? una se
quenza gn?mica fr?quente. 15. Il destino vi fece vincere nei giochi di Zeus, che ? il geni
tore della vostra stirpe. II genos dei Blepsiadai discendeva dunque da Aiakos.
23. 6 ti y?p tcoX? xa? noKkq. peny "ingentemente e frequente mente".
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30. Aigina "posseduta da pop?lo d?rico fin dai tempi di Aia kos ", oppure "posseduta da pop?lo d?rico che la ricevette da
Aiakos ". Ci? non ? a rigore corretto. Dei tre figli di Aiakos, Pho kos fu ucciso e Peleus e Telam?n abbandonarono Aigina. Quando Aiakos mon, l'isola rimase senza re. Essa fu occupata da Triakon
argivo: se ci? awenne al tempo di Aiakos, gli occupanti non pote vano essere dorici, se pi? tardi non si pu? dire che essi ricevettero
l'isola da Aiakos. Ma Pindaro, nell'intento encomi?stico di lodare
Aigina e le famiglie eginetiche, sorvola sulPintervallo che c'? tra
Aiakos e la colonizzazione d?rica. Egli parla spesso degli Aiakidai come gloria locale, quantunque a rigore nessuno degli Aiakidai
fosse rimasto ad Aigina. Tuttavia alcune genti eginetiche potevano riallacciare la loro ascendenza agli Aiakidai (v. 15) attraverso qualche discendente di Peleus e Telam?n, che fosse rientrato nell 'isola in
sieme con i Dori, corne gli Herakleidai nel Peloponneso. 45s. Troia fu presa da Peleus e Telam?n nella prima genera
zione dopo Aiakos. E da Neoptolemos nella terza generazione, che
Pindaro chiama quarta, includendo anche Aiakos.
46-52. "
Cosi detto, il dio si mosse, etc. "
? del tutto estraneo
all'ordito e serve solo a completare il racconto d'un elemento che
? consueto nelle storie divine (motivo iter). 53. La sentenza ? simile a 23s. (motivo inc); entrambe servono
a introdurre una lode. Bundy I, 16 intende: "
I can't please every
body, I know, yet I hope that no one will criticize me for eulogizing Melesias ". Tsprcv?v S' sv ?v<9-pc?7uoL? ?crov saorsTat ouSsv sarebbe dun
que una forma del motivo "moite sono le vie delParte "
(motivo
va). I motivi va e inc sono intercambiabili e hanno spesso la stessa
funzione.
O. 9. Ad Epharmostos di Opous, lottatore (Ol. 78 = a. 468, Pyth. 30 = a. 466)
Vi Poe c L v L
co so
c! L conc
Il canto di Archilochos, il tr?plice cal
linico, bast? a condurre la festa di
Epharmostos cogli amici; ma ora canta Zeus ed Olimpia, che
Pelops ebbe in dote da Hippodameia.
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1-4. Nella festa che Epharmostos fece con gli amici a Olimpia dopo la vittoria fu cantato l'inno che Archilochos compose per
Herakles, in cui Pephymnion ryjvsXXa xaXX?vixs ritornava tre volte
(la voce TYjvsXXa voleva imitare il suono della cetra che mancava), Arch. 324 W. Nell'inno Herakles era chiamato xaXX?vixs, qui ?
xaXXivixo? ? l'inno (sottintendi fyvo?). 14. atvYjaai? s xa? u??v
" onorando Opous e suo figlio ": la citt?
? madre dell'atleta, v. O. 6,84. a?vvjaai? si pu? considerare parti
cipio (sXsXi?cov il processo, a?v^aai? aor. resultativo, Gildersleeve),
oppure far punto davanti e considerarlo ottativo (Dissen): c\
25. 7t:s?x^co : tzz\ltz<? nella l?rica c?rale vuoi dire mandare accom
pagnando a destinazione, non mandare da lontano (numerosi esempi),
perci? pu? esser detto dell'inno cantato dal coro, come del poema
composto dal poeta. 29-35. Non ? impossibile per Pindaro dire ehe Herakles mise
in fuga Poseidon, Apollon e Hades a Pylos. Sim. 4 loda un pugile dicendo che neanche Polydeukes e Herakles gli avrebbero potuto resistere.
" Pi? forte d'un dio
" ? un'iperbole encomi?stica. La
lirica c?rale non ? una poesia religiosa, ma celebrativa, e gli elementi
religiosi (dei e altri) sono subordinati all'intento celebrativo. 42s. Opous, dove Deukalion e Pyrrha si stabilirono scampati dal
diluvio.
45. AAOI S' ovu(xa<T&sv : ? meglio scrivere AAOI senza accento.
AAOI significa "popoli "
(Xaoi) e "pi?tre" (X?oi da un nome maschile Xao? "pietra ", cf. Xaa?): sx Ss Xifrwv ?ysvovTO ?poToi, AAOI S' sxa
Xouvto, Hes. fr. 234,3 Xsxto?? S' ex yai7]? AAOTC rc?ps Asi>xaX?<ovi, Call. fr. 496 AAOI AsoxaXicovo? oaoi ysv?{xsa^a (v. Pfeiffer ad /.).
46. S7TSCOV o?fxov "
una via di canto ": il poeta canta un nuovo
tema o argomento, la leggenda di Protogeneia. ol^o? ?oiSyj? Hy. Herrn. 451, oL\xr? & 74,480, /347. Si riferisce al tema o contenuto
del canto, cio? alla leggenda locrese che segue. 53-66. I vostri antenati (cio? gli antenati del genos di Ephar
mostos) discesero da Deukalion e da Pyrrha. Deukalion era figlio di Prometheus e Pyrrha di Epimetheus. Questi ultimi erano figli di Iapetos. Protogeneia era figlia di Opous Epeios della stirpe di Deukalion. Essa fu presa da Zeus e genero un figlio che fu affidato
a Lokros (un parente di Opous Epeios) e da questi chiamato Opous (II), dal nome del nonno materno. Egli fu fondatore e re della citt?
di Opous. Dunque Pindaro pu? dire ai vv. 55s. che Opous (II) era
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Hagesidamos, muore senza canto pro cura poca gioia alla sua fatica.
Te onorano la cetra e il flauto, nu
trono le Muse.
Ed io col loro aiuto lodo i Locresi, lodo l'amabile figlio di Archestratos, che vidi vincere il pugilato ad Olimpia un tempo, bello e giovane, come Ganymedes che fu reso immor
tale da Kypris.
Vx \ PraePl ?3 II t M1 Vx-Lin \ Gin || f M1 (g) f PraePl f Gx Lt L3 V1 L1 I Mx HI Comincia con un accenno di Vl9 corne altre odi, poi Praepx.
6. "il lungo indugio (lett. il tempo indugiante) intervenuto ha recato vergogna al mio grosso debito ": i.e. io ho indugiato a lungo a pagare il mio debito, cf. w. 85-90 e 102: tra la vittoria e la cele
brazione pass? del tempo per qualche ragione. Sui motivo dil v.
15. Hagesidamos si trovo in difficolt? in un primo tempo, ma
poi vinse l'incontro, corne Herakles nel duello con Kyknos (schol. 19 e 21 = Stes. 30).
19. Come Patroklos fu grato a Achilleus, cosi Hagesidamos sia
grato a lias. Nella tradizione non omerica Patroklos era pi? giovane di Achilleus ed era amato da Achilleus.
20s. Pindaro si contraddice nelle massime. "
Chi ha innato
valore pu? esser istruito dall'uomo coll'aiuto del dio a conquistare la gloria ". Dove Pindaro deve lodare l'allenatore, fa onore all'in
segnamento e dice che l'insegnamento "aguzza" la virt?. Dove
invece vuole lodare 1'atleta, ha in dispregio l'insegnamento per dar
risalto alla virt? innata: O. 9,100ss. "La natura val pi? di tutto:
pure molti tentano di conquistar gloria con virt? imparate; ma senza
l'aiuto del dio, etc. (" contro a Bacch. "
fr. 5 ?rspo? s? sTspou G09O?). Cosi a 22 s. "La gioia senza fatica
" ? ?'pyov izpb toxvtcov ?iOT<p 9<xo?.
Se si guarda al valore obiettivo della sentenza, altrove il poeta esprime il par?re opposto, v. P. 8,73 s. "Se uno conquista successo senza
lunga fatica sembra a molti (gli sciocchi) esser un saggio tra quanti,
stolti, si danno gran pena, e toccare la massima felicita nella vita.
Ma ci? non ? dato agli uomini ". Le sentenze non hanno un valore
obiettivo, ma sono relative all'oggetto che vogliono illustrare. Anche
la gn?mica, come il mito, non ha valore in se e per s?, ma ? subor
dinata all'intento celebrativo. Cosi a volte ? bene provarsi, altre
volte invece non essersi provati (v. N. 11, fine). 22s.
" Pochi colgono la gioia senza fatica
" ? la gnome perti
nente all'assunto (cio? senza faticoso processo d'istruzione); "ci?
che ? meglio di tutto "
? fuori tema, ? un'aggiunta ornamentale o
un'appendice tem?tica, per cosi dire, del motivo gioia-fatica. 76s. ?s?SsTo ... tov syx(?{jiiov ?(X9i Tp?rcov: anche nella descrizione
d'una scena estranea al contesto occasionale a?fiora la consueta
coppia canto-festa. ?s?SsTO Ss 7r?v tsjasvo? Tsprcvaiai ftaXiai? t?v sy
xc?>(xiov ?fjwpi Tp?TOv: festa S-aXiai? e syxa>(Jiiov, canto ?s?frsTO e Tp? 7cov: i due elementi sono fusi.
85ss. Il motivo dell'indugio (dit) usato all'inizio ? ripreso ai vv. 85ss. xp?vcp jxsv, ed il paragone ?XX' cots 7ua??... 7co&sivo? lo con
nota: "... il canto che fu composto a Tebe, per quanto in ritardo; ma (esso giunge pi? gradito) come un figlio nato tardi giunge pi? gradito al vecchio padre ".
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dere, governare) quel gregge (Ta (?sv: cio? "1'elogio copiosamente tributato agli Olimpionici "), ma con l'aiuto di dio l'ingegno del
poeta brilla ugualmente "
(cio? "altrettanto bene"). Ci? significa: " io vorrei passare in rassegna tutte le sue virt?, ma un elogio sem
plice ed ispirato le pu? illustrare altrettanto bene". 7uoijjia?vsiv: cf. N. 8,6 (gli amori) 7roi(xsvs? ?(ji9?7t?XY)crav il letto di Zeus e di Aigina, /. 5,12 S?o Se toi ?coa? acoTov (xouva 7roi(jiaivovTi tov oXtcvigttov
" due COSe
attendono alla felicita della vita ". Altri esempi Aesch. Eum. 91, Eur. Hipp. 153. ?(jio?cac: lo scolio intende "per volere divino l'uomo
? musicale, cosi corne tu per volere divino sei vittorioso ". Bundy I 17s. cf. P. 9,81 6 Ss xaipo? ?jjio?ox; 7ravTo? s^si xopi>9av "by judicious selection and treatment (xaip?c) I can convey the spirit (xopi>9?v)
just as well ". Cosi qui vv. 7-10: "
Bounteous is the praise laid up for Olympian victors, but while my tongue would tend those flocks
of song, God's prompting brings my thought to surer bloom ".
Farnell intende ?jxo?oc riferito a ?fr?Xsi: "
la mia lingua ? desiderosa, ma dipende dal dio se il mio ingegno pu? brillare s?milmente (al mio desiderio). Che, come idea, non ? un gran che.
Il motivo gde =
elogio naturale ed ispirato, v. P. 1,41, etc.
Per la gnome gde ars cf. O. 9,29.
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Knossos ed emigro a Himera. Se egli fosse rimasto a Creta, non
avrebbe potuto partecipare ai giochi Olimpici, poich?, a quanto
sembra, i Cretesi in quel tempo non vi partecipavano. La sua bra
vura nella corsa sarebbe rimasta nota soltanto a Creta, come quella di un gallo da combattimento, che non esce dal circoscritto ?mbito
locale, cf. Aesch. Eum. 867 ?voixiou S5 opvi&o? ou cTspyco (i.?xv]v. Cosi
questa volta la vicenda biogr?fica di Ergoteles costituisce la Iode: Llb. I Cretesi erano degli specialisti della corsa, v. Sp?pc ="gin
nasio "
e Spo^su? =" atleta adulto" a Creta, Xen. Anab. 4.8,27
S?Xixov Ss KpYJTsc tcXs?ou? ?j s^xovTa s&sov. ? strano che malgrado ci? essi non partecipassero ai giochi panellenici, come si deduce da
Pindaro. Nemmeno gli Spartani partecipavano attivamente ai gio chi panellenici nel V sec. Non sappiamo perch?. Forse essi, corne
gli Inglesi nel soccer, si consideravano troppo superiori agli altri. 13. La statua di Ergoteles ? menzionata da Paus. 6.4,11. Egli
vinse due volte a Olimpia, due a Delfi, ail'Istmo e a Nemea. Ci? ?
confermato dall'epigramma trovato a Olimpia, Kunze, V Olympia Bericht 133 ss., Barrett, Journ. Hell. Stud. 93 (1973) 24 s. Perci? la seconda vittoria olimpica e la vittoria nemea sono posteriori alla
vittoria olimpica celebrata in questo epinicio. L'epinicio fu composto nel 470 o nel 466.
19. ?ao-TaCsic "innalzi", cio? onori: motivo h3. "I caldi
bagni delle Ninfe ", che Atena fece sprizzare per Herakles, signifi cano Himera.
O. 13. A Xenophon di Corinto, stadiodromos e pentatleta
(01. 79 = a. 464)
V2-L2
L*
\ Praepz
L,
nu L v c 2 bene
hos a III
po gu jus
vc ac os
n
III ce
sa r?
r? mu be
Lodando la gente tre volte olimpio
nica, benigna ai cittadini (benefat
trice) e ospitale, conoscer? Corinto; essa ? ben governata, giusta e pa
cifica, e rifugge da violenza.
Ho moite glorie da dire, e ardisco di
dirle; non si nasconde 1'innata natura.
A voi, o Corinzi, le Horai diedero
moite vittorie nei giochi, e moite an
tiche invenzioni; il m?rito d'ogni opera
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41. Ptoiodoros e Terpsias erano fratelli. Thessalos era figlio di Ptoiodoros e Eritimos figlio di Terpsias. Xenophon era figlio di Thessalos. Sono nominati il padre, il nonno paterno, il fratello del nonno paterno e il prozio di Xenophon.
5s. Le Charit?s: a?>v y?p ujx?v Ta <ts> Tsprcv? xai Ta yXoxs' avs
Tai 7i?vTa ?poTOic, cf. O. 9,27 xsivai y?p cSrcaaav Ta Tsp7Tv'. ?yafro? Se xai (70901 xaT? Sa?[Xov' ?vSpsc sysvovT(o).
7. (7096c significa qui "
saggio ", non "
artista ". La saggezza ? convenzionale tra i doni elargiti dagli dei, cf. il passo molto simile
P. l,41s. sx &S?V y?p ... xai 0-0901, xai X?PaLV ?iaTai 7rspiyXcoaco? t5 I9UV, dove sono chiaramente intese le virt? civiche del senno, della forza
e del saper parlare. Le qualit? prodotte dalle Charit?s corrispon dono ai loro nomi: saggio-Euphrosyne, bello-Thalia, glorioso-Aglaia.
17. Asopichos antroponimo formato su 'Aaco7c6?, fiume della
pianura tebana. Il dialetto beotico ha molti antroponimi familiari in -ixo?*- A?oiviaixo?, Ca^x^?, etc. (Chantraine, Form. 404).
21. L'annunzio della vittoria ? portato all'Ade da Echo, perch? 'annunzio pronunciato a Orchomenos riecheggia fino nell'Ade.
Postilla
I simboli sono necessari per poter identificare e raccogliere i terni
e i motivi. Non potendo per ovvie ragioni di spazio ripetere qui la
spiegazione dei simboli, il lettore ? pregato di riferirsi a ' Semantematica'
op. cit. 397-417, dove essi sono elencati e spiegati. Ci? in attesa che sia
pubblicato il volume di Indici nel libro sulla l?rica c?rale.
Altri articoli simili a questo:
'Alcmane, il Partenio del Louvre', Quad. Urb. 4 (1967) 113-133. < Gli Epinici di Bacchilide ', Atti 1st, V?neto 132 (1974) 299-328. ' La decima e la und?cima Pitica di Pindaro ', Studi Stella (Trie
ste 1975) 235-253. ' La settima Nemea di Pindaro ', in pubblicazione.
Universit? di Venezia
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