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DECEMBER 09 MAGAZINE
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DECEMBER 09 3

in copertina: FLAT TABLE

MAGAZINEDECEMBER 09

4 CHINA GRANITE PROJECTLUCA SPAGNOLO

7 MOUNT FEARLUCA SPAGNOLO

9 LOVESEATROBERTO MARONE

12 JUGAADLUCA SPAGNOLO

17 LA ASCENSIONROBERTO MARONE

18 ERIKA HOCKLUCA SPAGNOLO

20 TURRIS EBURNEAROBERTO MARONE

23 DAVI BYRNE - ROBOTROBERTO MARONE

26 JUGAADLUCA SPAGNOLO

28 VANESSA BEECROFT ANIMALISTAROBERTO MARONE

32 FLAT TABLESLUCA SPAGNOLO

IN THIS NUMBER

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CHINA GRANITE PROJECT

Si è appena conclusa a Londra, presso la Johnson Trading Gallery, una per-sonale sull'ultimo lavoro di Max Lamb, The China Gra-nite Project. Il granito cinese una volta tagliato, presenta delle superfici splendenti e incredibilmente lisce quasi come fossero coperte da un leggero strato di olio, tutto questo in contrasto con la superficie esterna della pietra, molto più dura e grezza.

Per questo lavoro Lamb si è recato in Cina, a Chen-gnanzhuang per collabo-rare sul posto con la An Li Stone Company.

LUCA SPAGNOLO

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Queste maquette di monta-gne in scala ridotta dal titolo Mount Fear, sono generate basandosi sui dati relativi alla frequenza e alla posizione dei crimini nelle città di riferimento: Londra, Manchester e Ein-dhoven, luoghi tra i quali opera l'artista Abigail Reynolds. I dati sono precisi e direttamente forniti dalla polizia e vanno a

incidere sull'altezza di ogni montagna. Questo il principio base comune alla realizza-zione di ogni modello.Il risultato sono una serie di catene montuose dal carat-tere si immaginario, ma in netto contrasto con la realtà nuda e cruda della situazione dei crimini nell' ambito urbano.

MOUNT FEARLUCA SPAGNOLO

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LOVESEAT

Sedie abbracciate, inna-morate, che chiacchierano, sedie a cena, sedie in effu-sioni, sedie lontane e/o unite.Sedie come personaggi animati in un disney vec-chio stampo in cui tutto, dal topo al papero al ferro da stiro, esiste perchè umano. Possibilmente con un pò di poesia leggera, mai reto-rica.

ROBERTO MARONE

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Jugaad è un termine hindi che significa raggiungere un obiettivo con le sole risorse e i mezzi che si hanno a propria disposizione; da qui il nome e il processo costruttivo del Padiglione di Sanjeev Shan-kar, a Rajokri periferia di Nuova Delhi. Niente outsourcing, ma 90 persone dello stesso

villaggio che prendono 945 vecchie latte di olio, le puli-scono, le bucano, le piegano, le colorano e le assemblano come fossero moduli, per cre-are una copertura sospesa a mezz'aria con dei cavi, di quelli che si usano per tirare su l'ac-qua dai pozzi.In tre mesi di collaborazione,

dove nulla, nessun processo viene tenuto nascosto, è li sotto gli occhi di tutti, tutti coinvolti per lo stesso scopo, tra continui contatti umani, condividendo fatica, risate e la soddisfazione dell'obiettivo raggiunto insieme.

JUGAADLUCA SPAGNOLO

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IL FASCINO DEL FUNGOSULLA SINISTRA 122 LEADENHALL STREET, DISEGNATA DA GOLLINS MELVIN WARD PARTNERSHIP. COMPLETATA NEL 1969SULLA DESTRA LA TORRE VELASCA, DISEGNATA DAI BBPR, ULTIMATA NEL 1958.

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IL FASCINO DEL FUNGOSULLA SINISTRA 122 LEADENHALL STREET, DISEGNATA DA GOLLINS MELVIN WARD PARTNERSHIP. COMPLETATA NEL 1969SULLA DESTRA LA TORRE VELASCA, DISEGNATA DAI BBPR, ULTIMATA NEL 1958.

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Il titolo è bellissimo: la ascen-siòn. Un po' perchè lo spa-gnolo è bellissimo e un po' perchè è una meraviglia di sarcasmo beffardo. Come tutta l'opera del resto, anche perchè, a parte le credenze spirituali, le ascensioni di noi terreni sono sempre così, con ricaduta finale!

LA ASCENSIONROBERTO MARONE

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ERIKA HOCKErika Hock, giovane artista tedesca, ha presentato lo scorso anno presso l'Ac-cademia d'arte di Dussel-dorf questo lavoro dal titolo Weil ich es sage (perchè lo dico, se il mio tedesco non mi inganna). Un lavoro molto duro come i materiali sui quali opera, i muri e la loro struttura, che in questo caso vengono esposti in tutta la loro ridicola fragilità.Basta una cinghia a cric-chetto per danneggiare la geometria pulita delle pareti in muratura.

LUCA SPAGNOLO

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Pasquale Di Donato, da che lo conosco, gioca sui contrari. Capovolge, ruota, inverte, ribalta e cappotta. E così, nella sua prima mostra, mette degli sponcini sui vetri della torre più panoramica della città. Lì dove vedi tutto, spii (e sei spiato). Lì dove non c'è nulla da nascondere, lì dove non c'è altro, non c'è segreto, ti costringe a inqua-drare il già visto. Il conscio diventa inconscio, nella distorsione focale vitrea di un puntino in mezzo al niente.

Quasi come se Milano, Milano tutta, si riversasse per un attimo nel buco distorto di una visione segreta, recon-dità. Il fuori dipanato diventa socchiuso interno. E interiòr.

TURRIS EBURNEAROBERTO MARONE

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In effetti è una cosa che è accaduta un anno fa, questa mostra sul rapporto uomo macchina. Non è un tema particolarmente originale ma i temi contano poco, vale sempre di più il come, altri-menti si sarebbe smesso di parlare d'amore subito dopo Catullo. In questa mostra c'era que-sta opera di David Byrne, che sempre ha una mano sull'arte, sulla fotografia eccetera. E lui si è messo in questo autoritratto alienante,

inquietante e onirico. Buffo e stupido. Dove lui canta, con la sua voce, dentro questa faccia di gomma vecchia e pseudoanimata. Un cartoon vero e virtuale se ne sta lì e guarda il pubblico; ogni tanto fa il timido, l'introverso, il pia-cione e il brillante, ogni tanto alza gli occhi in alto, come ogni cantante che si rispetti . David Byrne dice che ha un anima ma forse ha semplice-mente, dietro, un'idea viva.

DAVID BYRNE - ROBOTROBERTO MARONE

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Ivan Puig vuole creare altre forme possibili, e per esempio, lascia un bellissimo segno pittorico su un asfalto anonimo in mezzo al nulla in maniera non convenzionale. "Km. 7" opera del 2002.

IVAN PUIGLUCA SPAGNOLO

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Ivan Puig vuole creare altre forme possibili, e per esempio, lascia un bellissimo segno pittorico su un asfalto anonimo in mezzo al nulla in maniera non convenzionale. "Km. 7" opera del 2002.

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Jo Nagasaka architetto, e Shuhei Nakamura pittore, hanno collaborato alla pro-gettazione dei Flat Tables. Il loro obiettivo è rendere piatta qualsiasi superficie, il che è un' impresa titanica, visto e considerato che la terra è sfe-rica (come ho letto da qualche parte). Per ora si sono limitati a rendere piatte le superfici di alcuni tavoli antichi, la cui superficie è stata resta per-fettamente liscia attraverso

l'uso di resine epossidiche. Laddove le fenditure del legno sono più profonde e si accumula più resina, il colore diventa più scuro, creando su tutto il piano casuali effetti chia-roscurali.

FLAT TABLESLUCA SPAGNOLO

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Non che il mondo dell'arte non sia pieno di esempi, cose, modi, espressioni, che hanno a che fare con la vita reale e quotidiana, ma certe volte le somiglianze hanno dei tratti esemplari e sintomatici. In questo caso, per dire, sono due performance cercate e volute, non un pezzo di vita reale tramutato in arte. Però una è una manifestazione di protesta animalista, e l'altra una permormance fotogra-fata dalla strafamosa Beecroft durante (addirittura) la biennale

di due anni fa. Nel cuore del tempio dell'arte contempora-nea una rinomata artista crea un set simile, se non identico, a una manifestazione politica. Dove le foto, persino le foto, il modo di fare le foto, l'inqua-dratura delle foto, è uguale. Il luogo, l'evento, la potenza mediatica, il sangue, il nudi-smo, i corpi, le posture, il fondo, la luce, i colori: tutto è meravigliosamente identico.Non so se si possa trarre una lezione, o una morale, ne il classico "dove siamo finiti"; di

certo c'è qualcosa di serio su cui riflettere che va oltre il mero esempio e che più in gene-rale sottende un problema di comunicazione, di metodi, e di pubblico nel campo delle possibilità espressive. . C'è da pensare: che qualcuno più intelligente di me lo faccia, è urgente.

VANESSA BEECROFT ANIMALISTAROBERTO MARONE

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