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PAOLO GIORDANO, Realismo iconografico Vs spettacolarità grafica: l’Albergo dei Poveri e l’area orientale di Napoli

Feb 27, 2023

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Carlo Capuano
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CIRICE 2014 - VI Convegno Internazionale di Studi

Città mediterranee in trasformazione. Identità e immagine del paesaggio urbano tra Sette e Novecento

Realismo iconografico Vs spettacolarità grafica:l’Albergo dei Poveri e l’area orientale di Napoli

PAOLO GIORDANO Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale Luigi Vanvitelli, Seconda Università degli Studi di Napoli, Aversa, Italia

AbstractThe urban sites represent the accumulation of changes that have helped to configure the relevant characters of identity. The virtual graphics can help to establish cognitive analysis and hypothesis modifying able to bring out the superimposed layers of historical continuity that have characterized the growth of urban places consolidated. The study explores the issues relating to a possible critical review of the construction tools of the architectural image with the help of software that can be processed simultaneously drawings, photographs and iconographic documents through the superposition of more manageable levels separately or jointly. Digital images in tune with the real characteristics of the identity of places and with virtual ones drawn from ideality architectural graphic documents of the past. An experiment of this working hypothesis is proposed through digital images relating to the Albergo dei Poveri.

Parole chiave Settecento, virtuale, rappresentazione, rilievo, realismo. Eighteenth century, virtual, representation, survey, realism.

IntroduzioneLa sovrapponibilità tra cosa è stato, ciò che è, nonché quello che sarà, rappresenta la necessaria condizione preliminare di qualsiasi problematica che si pone, come obbiettivo, la modificazione critica di un luogo naturale o artificiale. I siti urbani consolidati, ad esempio, rappresentano al meglio le sedimentazioni e gli accumuli di quelle azioni trasformative - sovrapposte le une sulle altre - che, nel tempo e nel loro insieme, hanno contribuito a configurarne i relativi caratteri d’identità. Il confronto con le specificità dei luoghi, la conoscenza dei diversi strati sedimentari, il riconoscimento dei valori testimoniali, la distinzione tra rilevante e irrilevante rappresentano, nel loro insieme, i presupposti concettuali per la costruzione di un nuovo disegno architettonico e urbano della realtà. In tal senso, un approccio conoscitivo e modificativo di tipo grafico, basato sulla rappresentazione della sovrapponibilità, risulta fondamentale per individuare quelle necessarie sperimentazioni volte a ridefinire la perduta armonia dei luoghi naturali e artificiali violentati dalla società dei consumi. Il XXI secolo si è presentato, infatti, con un intreccio di crisi che - proponendo un “immediato presente” caotico, disordinato, contraddittorio e conflittuale - determina, nello specifico campo della modificazione urbana e territoriale, una degenerazione qualitativa degli spazi aperti e dei contesti costruiti siano, questi ultimi, indifferentemente luoghi atopici periferici o tessuti storicamente consolidati. Una degenerazione imputabile anche ad un disinibito uso delle nuove tecniche di rappresentazione connesse alla recente rivoluzione digitale prodotta dal computer modeling: un sistema generato da complicati algoritmi capaci di elaborare straordinarie complessità formali che, il più delle volte, ha fatto scivolare le relative applicazioni in veri e propri formalismi grafico progettuali totalmente dissociati dalla realtà dei luoghi. La creatività contro la ragione, la soggettività contro l’oggettività, la dismisura contro la misura, l’eccezione contro la regola: sono questi i principali antipodi culturali di quella progettualità contemporanea descrivente una rivoluzione involutiva che ha allontanato, sempre di più, la tradizione del rilevare e del disegnare architettura da quei principi che, storicamente, avevano garantito la modificazione del territorio in relazione ad esso e non contro di esso. Il disegno di architettura, in connessione ad alcuni programmi digitali può, viceversa, contribuire a predisporre ipotesi modificative capaci di far emergere la sovrapposta continuità degli strati storici temporali che ha caratterizzato la crescita omogenea della maggior parte dei luoghi storicamente consolidati delle città occidentali. Lo studio, in tale prospettiva, approfondisce la problematica relativa ad una possibile revisione critica degli strumenti di costruzione dell’immagine architettonica attraverso l’ausilio di software in grado di processare contemporaneamente disegni, fotografie e documenti

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iconografici attraverso la sovrapponibilità di più livelli gestibili separatamente o unitariamente a seconda delle esigenze richieste dalla tipologia rappresentativa del grafico virtuale da elaborare. Immagini digitali in sintonia con le reali caratteristiche d’identità dei luoghi ma anche e soprattutto con quelle virtuali, iconografiche, dell’idealità architettonica ed urbana attinta dai documenti grafici del passato. La sperimentazione applicativa di tale ipotesi lavorativa viene proposta attraverso una serie di disegni in doppie proiezioni ortogonali nonché rendering riguardanti la nuova Napoli sette/ottocentesca nel suo sviluppo orientale costruita, fondamentalmente, attorno alla presenza del suo principale caposaldo architettonico ovvero l’Albergo dei Poveri realizzato da Ferdinando Fuga tra il 1751 e il 1816 ovvero trentasei anni dopo la sua morte avvenuta nel 1782.

Fig. 1: Ferdinando Fuga, sezione longitudinale e prospetto principale del primo progetto per l’Albergo dei Poveri di Napoli.

Fig. 2: Ferdinando Fuga, pianta del piano rialzato del primo progetto per l’Albergo dei Poveri di Napoli.

Fig. 3: Anonimo, prospetto dell’Albergo dei Poveri (S.N.S.P., I, A, I, 20).

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1. Rappresentazione e realismo iconograficoIl rilevare significa rivalutare: ovvero misurare, discretizzare e conoscere, al fine di ricomporre un quadro unitario di conoscenza, significa patrimonializzare un bene, l’architettura, che, il più delle volte, non risulta valorizzata adeguatamente alle sue reali potenzialità. Un’architettura non rilevata accuratamente non rivela appropriatamente il suo senso architettonico che è allegoria costruita di teorie, principi, estetiche ovvero materialità dell’immaterialità concettuale. L’Albergo dei Poveri di Napoli, da questo punto di vista era - sino ad un ventennio addietro - un’architettura interrotta, non solo nella sua realtà morfologica e strutturale ma anche e soprattutto nella sua virtualità ideale e programmatica ovvero, per essere espliciti, un misterioso oggetto architettonico non ancora decifrato completamente rispetto alle caratteristiche classiche della solidità, utilità e bellezza. Ovvero rispetto alla vastissima tipologia di tecniche costruttive utilizzate all’interno del cantiere all’epoca della sua realizzazione; in relazione, inoltre, ai suoi sofisticati meccanismi tipologici capaci di governare il sistema della mobilità degli ospiti all’interno dei suoi spazi rigorosamente suddivisi per sesso e per età; in merito, infine, ad una bellezza nascosta ed emersa solo grazie all’ausilio di griglie proporzionali basate sull’esatta misurazione dei suoi assi compositivi, dei suoi ritmi strutturali nonché delle sue innovative simmetrie invertite o dissimetrie ristabilite. Solo dopo avere elaborato un rilievo unitario dell’edificio settecentesco si è rivelata tutta la sua intelligenza progettuale e programmatica: un rilievo, per la prima volta digitalizzato, basato su una precedente ed incompleta campagna di rilevamento effettuata dall’Iri-Italstat dopo il sisma del novembre millenovecentottanta. Tale rilievo, predisposto per corti separate, induceva ad una lettura sincopata del mastodontico edificio rendendone difficile, se non impossibile, la sua descrizione complessiva all’interno di una complessità programmatica da tempo smarrita. L’unione delle diverse parti dell’Albergo dei Poveri - ovvero della corte laterale occidentale con quella centrale, a sua volta riconnessa graficamente a quella orientale, ha consentito una lettura critica dell’insieme attraverso l’approfondimento delle parti. L’intersezione dei dati metrici del rilievo di base effettuata sia con la rilettura del progetto originario definitivo e sia con apposite campagne di rilievo diretto e strumentale di parti ritenute essenziali per l’esplicitazione grafica dei punti critici della fabbrica settecentesca hanno, di fatto, prodotto un consistente avanzamento sulla ricerca inerente la conoscenza dell’Albergo dei Poveri. In buona sostanza se, da un lato, si è, per la prima volta, potuto produrre un rilievo digitalizzato unitario dell’edificio settecentesco – soprattutto per quel che concerne le diverse sezioni longitudinali approntate ex-novo – dall’altra parte si è potuto effettuare una rivisitazione critica del progetto originario che ha consentito di chiarirne definitivamente i meccanismi di funzionamento per i quali era stato progettato e, purtroppo, mai completamente realizzato. In tal senso rilevare può significare rivalutare: una rivalutazione di natura storico-critica, immateriale, che si accompagna ad una reale rivalutazione della sua potente fisicità urbana, del tutto materiale. Il rilievo architettonico unitario e digitalizzato dell’Albergo dei Poveri ha, infatti, consentito sia di volgere lo sguardo ad un passato che non c’è più - attraverso il ridisegno del progetto originario - e sia di intraprendere un percorso verso un futuro che ancora non c’è tramite il suo disegno di riconfigurazione. Ed è proprio in questa condizione altalenante, tra passato e futuro, che tramite il rilievo è corroborata di conoscenza la nostra contemporaneità. In tal senso, quel che conta è la possibilità offerta alla cultura contemporanea di poter agire su uno splendido monumento urbano per cercare di invertire quel pericoloso processo di degrado che, a breve e senza i recenti interventi di consolidamento, avrebbe potuto portare l’Albergo dei Poveri di Napoli in prossimità di quella fatidica soglia di non ritorno oltre la quale poteva definitivamente perdersi una eccezionale testimonianza architettonica dell’età dei Lumi. La finalità di tale azione conoscitiva, allargata alla conoscenza dei fatti urbani relativi alla Napoli orientale, non doveva quindi esaurirsi ad una fase analitica capace comunque di documentare, nell’ordine, il progetto originario dell’Albergo dei Poveri a cinque corti; le fasi di crescita e le diverse proposte progettuali irrealizzate della parte urbana in cui il monumento è ubicato e, infine, il rilievo dello stato di fatto contemporaneo. Per offrire un possibile futuro all’enorme edificio settecentesco bisognava proporre una ipotesi capace di sintetizzare le informazioni derivanti dalla complessa analisi conoscitiva e far precipitare tali nuove ed acquisite consapevolezze in una risignificazione basata su un ridisegno capace di portare con sé non solo i dati oggettivi della analisi conoscitiva ma anche e soprattutto quelli soggettivi della immaginazione modificativa. “Gli aspetti negativi dei progetti che risultavano dalla analisi dimostrano come l’architettura non può costruirsi su un metodo deduttivo (cosa per altro vera per qualsiasi scienza), ma che è necessario introdurre nel procedimento l’esercizio dell’immaginazione. L’immaginazione, supportata da un sistema analitico fondato razionalmente, consente di produrre il progetto di architettura come ipotesi di trasformazione della realtà”.

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Figg. 4 - 5: P. Giordano, Ridisegno della città di Napoli (1751) con individuazione planimetrica del progetto originario dell’Albergo dei Poveri al Borgo di S. Antonio Abate; P. Giordano, Rappresentazione assonometrica del primo progetto di Ferdinando Fuga per il Borgo di S. Antonio Abate.

Fig. 6: P. Giordano, Albergo dei Poveri, ridisegno progetto definitivo, prospetto meridionale e pianta piano rialzato.

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Fig. 7: P. Giordano, Albergo dei Poveri, ridisegno progetto definitivo, sezione longitudinale meridionale e pianta primo piano con particolari vani scale del secondo piano.

2. Rappresentazione e risignificazione graficaIn tal senso ridisegnare significa risignificare, infatti, se tale affermazione sottolinea, in generale, una equivalenza condivisa dalla cultura contemporanea nei confronti della disciplina della Rappresentazione è altrettanto vero che in alcuni casi particolari, l’apoftégma proposto come contenuto tematico di tali riflessioni, assume un valore specifico, di grande importanza, per l’indagine critica nei confronti di alcuni exempla architettonici la cui storia esplicativa non risulta essere ancora chiaramente dipanata o, quantomeno, sistematizzata. Il disegno d’architettura e, nello specifico, il ridisegno di opere architettoniche ereditate dal passato rappresenta, a tutti gli effetti, un processo di conoscenza approfondito: un percorso intellettuale che consente, attraverso lo strumento colto della Rappresentazione, di discretizzare, misurare e patrimonializzare, nella accezione larga del suo significato, architetture dimenticate e destinate, di conseguenza, ad un triste destino di abbandono, degrado e disuso. L’Albergo dei Poveri di Napoli, mastodontico edificio settecentesco rimasto incompiuto, rappresenta un “caso architettonico” eclatante se riletto attraverso una prospettiva d’indagine capace di descrivere - attraverso il ridisegno del progetto originario e delle sue successive modificazioni - le sue enormi potenzialità in termini di testimonianza del passato, di significato nel presente e di uso per il futuro ovvero come metafora di esistenza, resistenza e persistenza. Nell’immaginario collettivo l’Albergo dei Poveri è sempre stato percepito come un oggetto architettonico ostico: innanzitutto, per lo stato di degrado in cui, negli ultimi tre decenni, era stato abbandonato; inoltre, per i danni subiti dal sisma del novembre millenovecentottanta che ne avevano aggravato la già precaria condizione statica rendendolo in larga parte inagibile; infine, per una sorta di “dimenticanza storica” generalizzata che aveva contribuito ad ispessire un ingiustificato oblio verso il monumentale edificio progettato, nel 1751, da Ferdinando Fuga. La ragione funzionale originaria dell’Albergo dei Poveri, ovvero un’architettura ideata per ospitare dividendo e sorvegliando i propri ospiti, ha, da sempre, rappresentato una sorta di stereotipo denotativo di tipo eterotopico per l’edificio settecentesco: le questioni e le atmosfere connesse ai “luoghi altri” - analizzati peraltro da Michel Foucault nel suo Sorvegliare e punire - sono presenti non solo nelle caratteristiche linguistiche, tipologiche e formali della fabbrica settecentesca ma anche nelle configurazioni architettoniche delle sue rigorose e severe spazialità interne. I diversi ambienti dell’Albergo dei Poveri - destinati alle attività diurne, al riposo notturno, al tempo libero, alla purificazione delle anime, alle segregazioni punitive,

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agli spostamenti orizzontali e verticali degli ospiti nonché all’alloggiamento dei ministri – risultano, infatti, caratterizzati da configurazioni spaziali fortemente diversificate tra loro e capaci di assolvere al meglio le rigide funzioni, nella duplice accezione di uso e significato, per le quali erano stati progettati. Una diversificazione spaziale molto complessa che non trova riscontro nell’algido prospetto principale distendentesi sull’antistante piazza intitolata a Carlo di Borbone: possente quinta urbana che - a differenza dei diversificati prospetti affacciantesi sulle corti interne ove si sarebbe dovuta svolgere la vita dei reclusi - appare sobria e silenziosa quasi a voler rappresentare, architettonicamente, la negazione di un rapporto relazionale con la città al contorno vista come un qualcosa altro da sé e dalla sua intima ragione funzionale. È questa l’evidente propensione architettonica che esplicita il progetto originario di Ferdinando Fuga attraverso il disegno del suo prospetto principale presentato insieme alla sua sezione longitudinale: un disegno, purtroppo smarrito, che descriveva, efficacemente e contemporaneamente, sia la semplificazione del suo aspetto esterno e sia la complessità dei suoi ambiti interni. Il disegno in questione, pubblicato da Gino Chierici sul “Bollettino d’Arte” diretto da Roberto Paribeni nell’Aprile del 1932, è l’unico elaborato prodotto da Ferdinando Fuga che rappresenta compiutamente il prospetto originario dell’Albergo dei Poveri: prospetto che, molto probabilmente, l’architetto fiorentino lascerà invariato nonostante le due varianti, da lui apportate al progetto tra il 1755 ed il 1759, riguardanti, fondamentalmente, alcuni aspetti tipologici e strutturali della fabbrica settecentesca così come definito rispetto alla pianta della prima soluzione. Tale disegno rappresenta una vera e propria icona grafica sia per la sua caratteristica di unicità e sia per la sua condizione di documento irreperibile: il prospetto dell’Albergo dei Poveri, l’unico elaborato dall’architetto fiorentino nel 1751, è il capostipite di una ridotta serie di ridisegni elaborati da altri architetti, da anonimi disegnatori o da affermati vedutisti ottocenteschi. Oltre al disegno suddetto, l’altra rappresentazione dell’Albergo dei Poveri, relativo alla soluzione originaria a cinque corti in linea, è quella incluso nella “Mappa Topografica della Città di Napoli e dé suoi Contorni” di Giovanni Carafa Duca di Noja. Una rappresentazione nella quale si può ammirare la capacità d’insediamento della gigantesca fabbrica settecentesca nel contesto di adozione: nella zona suburbana della città orientale l’edificio di Ferdinando Fuga si inserisce prepotentemente nel paesaggio d’appartenenza quasi a sottolineare, con la sua esplicita presenza, la bassa collina di Capodimonte proponendosi, altresì, come registro urbano dell’antistante pianura orientale, all’epoca ancora in parte paludosa, digradante verso il mare. Se, a livello morfologico, può apparire sconcertante la collocazione di un oggetto architettonico a grande dimensione in prossimità di un tessuto edilizio urbano minuto e frammentario, come quello del Borgo di S. Antonio Abate, tuttavia in una nuova visione urbana, dilatata e tracimata oltre le mura della città chiusa, l’inserimento dell’edificio nel sito prescelto risulta ben studiato e calibrato nonostante il consistente ingombro planimetrico dell’Albergo dei Poveri nella versione irrealizzata. Un irrealizzato che, dal punto di vista grafico, non sarà più preso in considerazione: dopo il disegno del Duca di Noja, infatti, il prospetto a cinque corti in linea non sarà mai più ridisegnato sino alla sua rappresentazione completa presentata in questo saggio ed elaborata da chi scrive nel duemilauno in occasione del duecentocinquantesimo anniversario della posa della prima pietra dell’Albergo dei Poveri avvenuta il sette dicembre millesettecentocinquantuno. La ridotta antologia grafica, elaborata nel corso del diciannovesimo e ventesimo secolo, riguardante il ridisegno dell’edificio settecentesco propone infatti solo rappresentazioni della sua versione ridotta, a tre cortili, ovvero di quella realmente realizzata nell’area orientale di Napoli. Due esempi di tali ridisegni sono conservati presso l’archivio della Società Napoletana di Storia Patria. Il primo, quello più antico, disegnato attorno al 1825, (S.N.S.P., I, A, I, 20) è un documento di eccezionale importanza in quanto descrive gli aspetti cromatici del prospetto principale ovvero l’avorio (ad imitazione della pietra calcarea di Bellona) per gli elementi strutturali di facciata - cornici, marcapiani, cornicioni e paraste – ed il rosa pallido (ad imitazione del mattone cotto delle fornaci di Salerno) per i fondi. Il secondodisegno (S.N.S.P., I, F, II, 4) di fattura posteriore al primo, pur ricalcandone gli aspetti figurativi, si caratterizza per una superiore raffinatezza rappresentativa data da un diverso, più attento, dimensionamento delle paraste presenti in facciata: finezza grafica che conferisce, al ridisegno in questione, un miglior proporzionamento tra le parti ed il tutto. Nel corso dell’Ottocento, inoltre, sarà importante il contributo di vedutisti urbani e pittori che documenteranno, con il loro lavoro, soprattutto le diverse fasi di crescita dell’edificio settecentesco e della città al contorno. Nel Ventesimo secolo dopo la seconda guerra mondiale, l’edificio attraversa un lungo periodo di decadenza culminante negli eventi traumatici dei crolli (ala occidentale trasversale affacciantesi sull’Orto Botanico e ala longitudinale orientale prospiciente Piazza Carlo III) avvenuti in conseguenza del sisma del ventitre novembre millenovecentottanta. In conseguenza di quel sisma una prima campagna di rilevamento architettonico non unitaria, attuata dall’Iri-Italstat per corti separate, ripropone una prima serie di

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elaborati grafici esclusivamente di tipo metrico-dimensionale. Tale rilievo architettonico, integrato da un primo ridisegno delle piante originarie disegnate da Ferdinando Fuga (relative al primo progetto dell’Albergo dei Poveri conservato presso l’Archivio Storico di Napoli) e da una ricostruzione grafica del relativo prospetto e sezione longitudinale pubblicato sul già citato “Bollettino d’Arte” dell’Aprile del millenovecentotrentadue, ha reso possibile, a chi scrive, di elaborare un ridisegno dell’edificio settecentesco secondo la sua configurazione a cinque corti sia in rappresentazione assonometrica e sia in doppie proiezioni ortogonali. Queste ultime - piante, prospetti e sezioni- sono state ridisegnate ancora per ambiti separati - corte centrale, corti laterali occidentali ed orientali – per consentire un confronto tipologico, morfologico e dimensionale con altre due architetture a grande dimensione progettate da Ferdinando Fuga tra il 1762 ed il 1779 fuori dalle mura aragonesi: il Cimitero delle 366 fosse ed i Pubblici Granili.

Fig. 8: Pianta della città di Napoli come esiste nel presente Anno… G.A. Rizzi Zannoni, G. Guerra, Napoli (1790).

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Figg. 9 - 10: P. Giordano, Ridisegno del “Progetto per il concorso del piano regolatore” di L. Schioppa e G. Campanella; P. Giordano, Ridisegno del “Piano di risanamento e ampliamento urbano” di A. Giambarba.

Figg. 11 - 12: P. Giordano, Ridisegno del “Progetto per l’area orientale di Napoli di N. Cichelli; P. Giordano, Ridisegno del “Piano definitivo di risanamento ed ampliamento urbano”.

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Fig. 13: P. Giordano, “Progetto preliminare di riconfigurazione dell’Albergo dei Poveri di Napoli”, 1999.

ConclusioniTale ridisegno, assieme alla descrizione critica dei suoi intimi funzionamenti tipologici, distributivi e strutturali, colma una lacuna grafica protrattasi da più di ottanta anni, ovvero da quando è andato perso il disegno originale raffigurante il prospetto principale e la sezione longitudinale dell’edificio nella sua rappresentazione completa ovvero a cinque corti in linea. Negli ultimi anni il lavoro di ricerca sull’Albergo dei Poveri ha assunto nuova linfa grazie al ridisegno digitalizzato sia del progetto originario e sia di quello attualmente presente nella scena urbana orientale di Napoli. Una ricerca che si è avvalsa anche dei risvolti urbani inerenti non solo la reale infrastrutturazione dell’area orientale di Napoli, ma anche di quelle diverse proposte urbanistiche che, nel corso dell’Ottocento, hanno offerto ipotesi progettuali a carattere urbano fortemente diversificate tra di loro. E’ un ulteriore contributo di conoscenza che ha consentito, oltre che rendere percepibile la forma complessiva del progetto originario, anche di inserire la presenza dello stesso nonché quella della versione incompiuta, realmente realizzata, innanzitutto, nella forma urbis della Napoli settecentesca, nei diversi ambiti urbani virtuali dei diversi piani ottocenteschi irrealizzati e, infine, nell’attuale tessuto edilizio della città orientale. Una possibilità che consente, in definitiva, di cogliere la permanenza dei principi di costruzione di un pensiero modificativo collettivo nei confronti di uno specifico monumento e di una specifica parte urbana di Napoli che non meritano l’improvvisazione riconfigurativa, dettata da una scarsa conoscenza della storia dell’Albergo dei Poveri, che caratterizza i lavori di ripristino in corso.

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Fig. 14: P. Giordano, rendering del “Progetto preliminare di riconfigurazione dell’Albergo dei Poveri di Napoli”.

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Figg. 15 - 16: P. Giordano, rendering del “Progetto preliminare di riconfigurazione dell’Albergo dei Poveri di Napoli”, vista da nord; P. Giordano, rendering del “Progetto preliminare di riconfigurazione dell’Albergo dei Poveri di Napoli”, vista da via Foria.

Figg. 17 - 18: P. Giordano, rendering del “Progetto preliminare di riconfigurazione dell’Albergo dei Poveri di Napoli”, vista da via Bernardo Tanucci; P. Giordano, rendering del “Progetto preliminare di riconfigurazione dell’Albergo dei Poveri di Napoli”, vista da Piazza Carlo de Marco.

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