La sanità e i cammelli Il Pd non trova di meglio che attaccare Gino Cesaroni, che non può più difendersi, e addossargli le cause del disordine sanitario ai Castelli. C he ci sia molta confusione sotto questo cielo è innegabile, ma non riuscire ad interpretare le parole scritte è grave e non c'entra nulla con la confusione. Sanità 1- Nonostante la pioggia sabato 3 ottobre si è svolta la manifestazione per l'Ospedale di Genzano convocata dalla Giunta. Peccato che ci fosse un equivoco di fondo. I cittadini chiedevano e chiedono la riapertura del Pronto Soccorso, che non vuol dire Pronto Soccorso Pediatrico. In fondo non ci vuole molto per capirlo. Se lo hanno inteso i cittadini anche i politici locali dovrebbero essere in grado di comprenderlo. O forse riponiamo in loro troppa fiducia? S anità 2- In una seduta del Consiglio Comunale di Ariccia c'è stato un attacco a Gino Cesaroni da parte del Pd (maggioranza) per le sue scelte di favorire gli ospedali locali. Nessuno dei suoi ex compagni di partito si è sentito in dovere di fare un tentativo di difesa dell'ex sindaco di Genzano che ormai non può più replicare. La difesa è stata fatta da esponenti dell'opposizione. Tutto questo lo abbiamo saputo da un manifesto apparso anche a Genzano. Pochi giorni dopo è apparso un manifesto del Pd di Ariccia che con tono ultimativo spiegava, a noi poveri ignoranti, come e perché si debba accettare acriticamente il piano di riordino sanitario elaborato dalla Giunta Marrazzo che si chiudeva rinnovando le accuse a Gino Cesaroni e ai sindaci dei Castelli dell'epoca. Non che ci interessi entrare in polemica ma forse gli eredi di Cesaroni &co. dovrebbero pensare alla diversa concezione della salute pubblica e dei presidi ospedalieri degli anni '60-'70. Addossare le colpe a chi non può argomentare le scelte del tempo non è molto fine e vuol dire che, politicamente, dopo aver buttato l'acqua sporca con il bambino, quelli del Pd stanno buttando anche sapone, spugna, pettine e asciugamano. Non tenere conto delle osservazioni che la ristrutturazione si può fare sui posti letto delle degenze e non sui Pronto Soccorso, che se funzionanti e diffusi, diminuiscono il bisogno di ricoveri, è sinonimo di superbia e trascuratezza verso chi vuole capire meglio. Per la tanto sbandierata creazione di reparti d'eccellenza gli amici di Ariccia, e non solo, dimenticano, e facciamo un solo esempio, che nello stesso ospedale di Genzano c'era e c'è un reparto di epatologia-gastroenterologia che ha fatto parte anche di un progetto pilota europeo e che funzionava e funziona tutt'ora in maniera egregia. Ma inutile ripetersi. Non c'è peggior sordo di colui che non vuol sentire. E, in questo momento sulla sanità, sordo come il Pd non c'è nessun altro. L 'antico detto "Il paese è piccolo e la gente mormora" mai si rivelò più vero per la storia che andiamo a raccontarvi. Si dice che sia venuto Pippo Baudo a Genzano e che abbia incontrato in Comune il Sindaco, assessori e dirigenti e che poi siano tutti andati al Parco zoologico aperto ai Landi. Non entriamo nella storia delle autorizzazioni, se mancano o ci sono, né ci interessa sapere se risponde al vero che esistano foto con il nostro sindaco, assessori e dirigenti in groppa al cammello, magari canticchiando sottovoce la famosa canzone di Carosone "Comme si' bello a cavallo a stu camello cu 'o binocolo a tracolla...", quindi non ne parliamo. Invece parleremo di come nella notte tra il 10 e l'11 settembre un gruppo di amimalisti è arrivato fino all'atrio del Comune e ha affisso manifesti contro il parco zoologico. Peccato che questi li abbiano visti pochissime persone e che per la maggior parte se lo siano tenuti per loro. Si narra che un consigliere comunale o un assessore, essendosi svegliato presto e non avendo nulla da fare, si sia recato in Comune all'alba e che alla vista di quello "scempio" abbia tolto ogni traccia dell'avvenuto passaggio degli animalisti. Noi siamo sempre quelli che si fanno delle domande inutili e anche un po' retoriche, di conseguenza anche questa volta ce/ve la poniamo. Ma se il Comune non aveva nulla da nascondere né sulle concessioni, né su altro perché affrettarsi a nascondere le prove della protesta? Per vedere le foto del blitz: http://www.centopercentoanimalisti.com/phpBB2/genzano- roma-blitz-al-municipio-e-allo-zoo-vt37095.html L'amianto di casa nostra S pesso capita di trovarsi di fronte a problematiche e fatti di cronaca a cui non si dà troppa importanza, come se la questione non ci riguardasse perché magari accaduto in luoghi altri dai propri. Il tema amianto (o eternit) credo faccia parte di questi casi. Ecco così trovarci impreparati e allarmati dalla ultima presunta scoperta di eternit nell'abbaino dell'asilo nido di Via San Carlino. L’amianto rappresenta una grave minaccia per la salute di ambiente e cittadini. A dimostrazione di ciò un dato su tutti: nel Lazio ogni anno si registrano oltre 100 decessi per mesotelioma pleurico riconducibile ad esposizione professionale o ambientale alle fibre di amianto. Per cui prima di puntare il dito, riconoscendo che fino a qualche anno fa l'eternit era di uso comune nel campo dell'edilizia (poveri noi!), sarebbe però utile chiedere se non sia il caso di iniziare ad informare senza allarmismi la cittadinanza degli effetti che si corrono venendo a contatto con tale materiale. Sarebbe un primo passo per monitorare la situazione nel proprio territorio e magari iniziare un' opera di bonifica a partire dal patrimonio pubblico. D'altronde se non si inizia un lavoro in questo senso, temo che continueremo ad imbatterci in quei fusti incellofanati contenenti eternit che spesso compaiono ai bordi delle strade che portano al lago di Nemi. Come se non bastasse, agli inizi di quest'estate scoppia uno scandalo regionale riguardo la discarica di eternit di Valle Caia (Pomezia). L'8 Agosto infatti sono scattate le manette per nove persone, tra imprenditori e funzionari pubblici, con l'accusa di traffico illecito di rifiuti pericolosi. Gli arresti, coordinati dal sostituto procuratore di Velletri Giuseppe Travaglini, riguardano il trasferimento a Valle Caia di circa un milione di tonnellate di amianto friabile proveniente dalla ex Sacelit di San Filippo della Mela, provincia di Messina. L'invaso infatti è autorizzato dalla Regione Lazio soltanto per ricevere amianto compatto (ovvero mischiato al cemento) e non le cosiddette “big bag”, celle di amianto friabile. Perché quindi non iniziare a dire basta a questa brutta storia dell'Amianto fatta di malaffare, interessi economici e di tante morti bianche ancora oggi rimaste impunite? Non occorre attendere che la situazioni degeneri, come a Casale Monferrato, per accorgerci che i pericoli li abbiamo in casa. Emiliano Viti La marcia su Genzano G enzano antifascista? A giudicare dagli episodi più o meno violenti che la nostra cittadina ha dovuto subire negli ultimi tempi, il punto interrogativo che precede è d’obbligo. Ma come? E la “rossa” e “antifascista” Genzano di Gino Cesaroni? Probabilmente i giorni della Resistenza sono ormai custoditi nei polverosi album di famiglia, sulle targhe che battezzano le vie del nostro paese o nei discorsi che ogni anno abbelliscono il 25 Aprile. Comunque si sa nel corso degli anni le cose cambiano specie quando si crede che i bei ricordi bastino a lasciare immutata la realtà o peggio ancora ci si limita a campare sugli allori. Se leggete pretestuosità in queste parole potreste aver ragione, ma aspettate un momento che siano i fatti a parlare. Passeggiando per le strade genzanesi potrete ammirare un vasto repertorio del “ventennio”. Si comincia con “via dei Mille” che da omaggio a Giuseppe Garibaldi è diventata “zona nera”, in riferimento alla scritta che candidamente decora un muro. Seguendo il nostro itinerario proseguiamo verso la verde “Olmata” dove i camerati si son dati ben da fare (per inciso questa zona ospita anche il mercatino mensile dell’antiquariato molto visitato dai cittadini dei Castelli). A questo punto operando una cernita dei luoghi, arriviamo ai parcheggi della Chiesa Nuova. Qui ci rifacciamo davvero gli occhi: un murale nazi-fascista che occupa trenta metri di parete perfettamente confezionato e custodito. Bene, se ne facessimo solo una questione di decoro urbano saremmo noi per primi a sminuire il senso della questione; tuttavia non capiamo perché l’amministrazione comunale non si arma di vernice e pennello e cancella quei capolavori? Una scritta può essere condannabile ma non pericolosa per l’incolumità fisica, quando però arrivano episodi di violenza come è successo ai danni di giovani e militanti di Sinistra, il discorso diventa serio. Il clima notturno che si respira in piazza Frasconi o nei parcheggi sottostanti è certamente poco adatto ai giovani che nell’abbigliamento appaiano come “di Sinistra". Ritenete il problema banale? Chiediamo? Dobbiamo aspettare gli atti di omofobia e di scontro tra opposte fazioni come succede nella Capitale? Pensiamo che immigrati e gay a Genzano non devono avere ospitalità? Come “Terra Sociale” sosteniamo che ad un’analisi di quello che succede deve corrispondere una concreta risposta. Quindi riteniamo sia necessario creare uno spazio autogestito dai giovani dato che solo a Genzano non esiste oltre che intervenire sull’emarginazione degli strati popolari. Affiancare dunque all’antifascismo storico (pur meritorio) dell’Anpi e quello dell'Assemblea Antifascista dei Castelli Romani, un antifascismo sociale e popolare costituito di paziente lavoro in mezzo alle persone più umili e ai giovani per trasmettere una cultura di Sinistra a partire dai bisogni più immediati. Così tra lotta al carovita, dopo-scuola e palestre popolari forse eviteremo che ai giovani “Ernesto Che Guevara” venga presentato da chi inneggia al Duce! Il manifesto dell'iniziativa organizzata dall'associazione neofascista Sabato 31 ottobre 2009 - Anno I - n° 2 Redazione: via Roma n° 50 - 00045 Genzano di Roma tel. 333 9467351 e-mail: [email protected] La Spoon River di Casale Monferrato E ccomi qua. Come ogni mattina entro nella Spoon River di Casale Monferrato al piano terra della Camera del Lavoro dove ha sede l’Associazione Famigliari Vittime dell’Amianto. Una fila lunghissima di cartelline occupa da destra a sinistra tutti gli scaffali di questo ufficio, ogni cartellina la storia di una vita: bianche sono quelle dei lavoratori deceduti a causa dell’amianto, rosa quelle dei cittadini per la stessa causa, gialle quelle dei lavoratori ancora in vita ma che portano addosso i segni sotto forma d’invalidità, verdi quelle dei cittadini in vita che lottano contro il mesotelioma pleurico. Per 80 anni infatti, dal 1906 al 1986, a Casale ha operato la ditta Eternit, ciò che essa produceva era un composto di cemento e di amianto che sarebbe stato innocuo, anzi benefico per l’economia della cittadina piemontese, se non avesse contenuto appunto l’amianto, che, oltre ad essere uno dei più pericolosi agenti cancerogeni che si conoscano, è causa di altre gravi malattie professionali, asbestosi compresa, soprattutto alle vie respiratorie. Con l’amianto hanno dovuto fare i conti non solo i lavoratori, dagli operai agli impiegati ai dirigenti della Eternit, ma tutta la città. Sono infatti morti di tumori al polmone, e più in generale di affezioni indotte dall’amianto, non solo dipendenti dello stabilimento, ma anche, e forse soprattutto, persone che in quella fabbrica non hanno mai lavorato. Mentre l’asbestosi e i tumori al polmone e alla laringe hanno colpito quasi esclusivamente i lavoratori Eternit, i casi di morte per mesotelioma pleurico, un tumore specificamente causato dall’amianto, hanno riguardato per i due terzi del totale persone che non hanno mai avuto rapporti professionali con la fabbrica. Dopo 20 anni di lotte, portate avanti dal segretario della CGIL Casalese ed ex delegato sindacale alla Eternit Nicola Pondrano e del coordinatore del Comitato Vertenza Amianto Bruno Pesce, si è arrivati, il 22 luglio scorso, al rinvio a giudizio dei due imputati Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier de Marchienne per il più grande processo per morti bianche (2.000 i casi in questione!) che si sia mai svolto in tutta Europa, processo che prenderà il via il 10 dicembre presso il Tribunale di Torino. Quel giorno, quando sarò su uno dei pullman messi a disposizione per assistere alla prima udienza, ripenserò ad alcune di quelle cartelline e a quella che all’inizio di questo racconto ho definito la Spoon River di Casale Monferrato: a Mario, il barista dove da piccolo andavo a giocare con gli amici, a Luigi, il panettiere papà di Corrado, a Pietro, che ancora due mesi fa mi venne a trovare dicendo che continuava a combattere, ad Anna, che per vent’anni non si è persa una riunione dell’Associazione ed ha resistito per esserci di persona alla prima udienza preliminare, salvo poi passarci il testimone e a tanti altri ancora. E penserò a Battista, mio nonno ex lavoratore Eternit, che solo da adulto, vedendo il suo certificato Inail che riportava 85% d’inabilità da asbestosi, ho capito perché non giocava mai con me a rincorrere un pallone quand’ero piccino. L. C. Marco Fiorletta I manifesti di protesta affissi dentro l'atrio del palazzo comunale di Genzano da parte del gruppo animalista "100% animalisti"