OMAGGIO A LALLA ROMANO Graziella Romano, detta Lalla (Demonte, 11 novemb re 1906 – Milano, 26 giugno 2001), è stata una poetessa, scrittrice, giornalista e aforista italiana. Nata in una famiglia di antiche origini piemontesi, pronipote del grande matematico Giuseppe Peano, ha come primo grande amore la pittura, cui si dedica fin dall'adolescenza con grande partecipazione e passione. Dopo la maturità classica, conseguita presso il liceo Silvio Pellico di Cuneo, s'iscrive all'Università di Torino, allieva di Lionello V enturi (che per il suo caratterino spigoloso la chiama scherzosamente "Cardo selvatico"), Annibale Pastore e Ferdinando Neri. Ha come amici e compagni Mario Soldati, Franco Antonicelli, Carlo D ionisotti, Arnaldo Momigliano e Cesare Pavese, dal quale rimane molto colpita, definendolo nel suo diario "un giovane occhialuto, pallido, magro" . Si lega sentimentalmente al sanremese Giovanni Ermiglia, al quale dedicherà numerose poesie che andranno a comporr e la raccolta postuma Poesie per Giovanni. [1] Per anni il racconto e il romanzo non rientrano, come forma letteraria, nei suoi progetti artistici, e il maestro Lionello Venturi, com'era definito nell'ambiente universitario, le suggerisce di iscriversi alla scuola di pittura di Felice Casorati. Lalla frequenta la scuola e contemporaneamente lo studio del pittore Giovanni Guarlotti, dove inizia ad occuparsi di critica d'arte, e compie numerosi viaggi a Parigi dove rimane affascinata e molto colpita dai fermenti culturali e pittorici del quartiere latino. Nel 1928 si laurea a pieni voti in lettere con una tesi sui poeti del "dolce stilnovo". Come primo lavoro esercita per un breve periodo le mansioni di addetta alla biblioteca di Cuneo, in seguito si trasferisce con il marito, Innocenzo Monti, e con il figlio a Torino, dove insegna storia dell'arte nelle scuole medie, coltivando sempre la sua passione per la poesia e la pittura. Diversi suoi quadri sono esposti in mostre collettive. Durante la seconda guerra mondiale torna a vivere presso la madre a Cuneo. Legata politicamente a Livio Bianco e al movimento Giustizia e Libertà prende parte attiva alla
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Graziella Romano, detta Lalla (Demonte, 11 novembre 1906 – Milano, 26 giugno 2001), è statauna poetessa, scrittrice, giornalista e aforista italiana.Nata in una famiglia di antiche origini piemontesi, pronipote del grande matematico GiuseppePeano, ha come primo grande amore la pittura, cui si dedica fin dall'adolescenza con grandepartecipazione e passione.
Dopo la maturità classica, conseguita presso il liceo Silvio Pellico di Cuneo, s'iscriveall'Università di Torino, allieva di Lionello Venturi (che per il suo caratterino spigoloso lachiama scherzosamente "Cardo selvatico"), Annibale Pastore e Ferdinando Neri. Ha comeamici e compagni Mario Soldati, Franco Antonicelli, Carlo Dionisotti, Arnaldo Momigliano eCesare Pavese, dal quale rimane molto colpita, definendolo nel suo diario "un giovaneocchialuto, pallido, magro" . Si lega sentimentalmente al sanremese Giovanni Ermiglia, al qualededicherà numerose poesie che andranno a comporre la raccolta postuma Poesie per Giovanni.[1]
Per anni il racconto e il romanzo non rientrano, come forma letteraria, nei suoi progetti
artistici, e il maestro Lionello Venturi, com'era definito nell'ambiente universitario, lesuggerisce di iscriversi alla scuola di pittura di Felice Casorati. Lalla frequenta la scuola econtemporaneamente lo studio del pittore Giovanni Guarlotti, dove inizia ad occuparsi dicritica d'arte, e compie numerosi viaggi a Parigi dove rimane affascinata e molto colpita daifermenti culturali e pittorici del quartiere latino.
Nel 1928 si laurea a pieni voti in lettere con una tesi sui poeti del "dolce stilnovo". Come primolavoro esercita per un breve periodo le mansioni di addetta alla biblioteca di Cuneo, in seguito sitrasferisce con il marito, Innocenzo Monti, e con il figlio a Torino, dove insegna storia dell'artenelle scuole medie, coltivando sempre la sua passione per la poesia e la pittura. Diversi suoiquadri sono esposti in mostre collettive.
Durante la seconda guerra mondiale torna a vivere presso la madre a Cuneo. Legatapoliticamente a Livio Bianco e al movimento Giustizia e Libertà prende parte attiva alla
Resistenza e s'impegna nei "Gruppi di difesa della donna". Eugenio Montale con un giudiziopositivo sui suoi versi la incoraggia a pubblicare alcune sue poesie, e il 1941 segna il suo esordiocome poetessa con la raccolta Fiore pubblicate da Frassinelli dopo il rifiuto della Einaudi. LaRomano, a dimostrazione del suo carattere riservato, chiuso ma anche molto determinato, inviauna copia fresca di stampa all'editore Giulio Einaudi, con dedica " a chi non ha voluto stamparequesto libro ". Questo lato del carattere severo, rigoroso, introverso, portato a scavare
nell'intimo, diventa l'impronta più specifica del suo percorso letterario. Nel frattempo Pavese lecommissiona la traduzione dei Tre racconti di Gustave Flaubert (1943).
Nel dopoguerra raggiunge a Milano il marito, diventato nel frattempo un alto funzionario dellaBanca Commerciale, riprende ad insegnare, inizia a scrivere opere di narrativa e nel 1951pubblica Le metamorfosi, una serie di brevi testi in prosa dedicati alla descrizione di sogni, nel1953 e nel 1957 i suoi primi romanzi. Il primo, Maria, storia di un complicato rapporto serva-padrona, ottiene un notevole successo di critica, viene salutato da Gianfranco Contini come unpiccolo capolavoro, ma stranamente stroncato da Pavese, stufo morto (nel 1950), a suo dire, dileggere storie di donne di servizio. Nel secondo, Tetto murato, la protagonista è Ada, una donnadi forte moralità. Nel 1953 pubblica anche una raccolta di poesie, L'autunno, e nel 1960 un libro
di viaggio dal titolo Diario di Grecia.
La Romano, donna dal carattere chiuso e introverso, conduce un'esistenza schiva e moltoappartata, con scarsi contatti con il mondo intellettuale e letterario; la sua narrativa, spessoautobiografica, descrive rapporti familiari non privi d'asprezze, reticenze e mezze verità tipichedella buona borghesia settentrionale, ne La penombra che abbiamo attraversato, pubblicato nel1964, rievoca l'infanzia vissuta nella campagna cuneense e la morte della madre.
L'opera che rivela la scrittrice al grande pubblico è il romanzo Le parole tra noi leggere, cheottiene il Premio Strega nel 1969, il cui titolo è tratto da un verso di Montale. In esso la Romanodescrive ed analizza il rapporto con suo figlio, ragazzo difficile e ribelle, asociale eanticonformista. Il libro riscuote un notevole successo, forse anche perché tratta i temi propridella rivolta giovanile, particolarmente sentiti in quel periodo.
Il protagonista del romanzo L'ospite (1973) è ancora un bambino, trascinato nelle complicazionidi un matrimonio fallito, e il tema del matrimonio è anche filo conduttore del romanzoInseparabile: il linguaggio incisivo ed efficace entusiasma tanto Pier Paolo Pasolini, che elogia laRomano per la sua prosa.[senza fonte]
Scrittrice infaticabile, contemporaneamente alle pubblicazioni dei libri, svolge anche un'intensaattività giornalistica in diversi quotidiani, da il Giorno, il Corriere della sera a il Giornale
Nuovo.
Nel 1976 compie anche una breve incursione nella politica attiva, venendo eletta consiglierecomunale a Milano come indipendente del partito comunista italiano, ma dopo poco tempo sidimette, delusa ed annoiata. Libera ormai dagli impegni politici, in quel periodo al centro deisuoi interessi ci sono, come lei li chiama, i "misteriosi anni venti", che, nelle intenzioni dellascrittrice, doveva essere il titolo del libro Una giovinezza inventata: un viaggio della memoria,nei ricordi della sua infanzia, una specie di ideale continuazione del libro Le parole tra noileggere.
Ancora una volta, la scrittrice procede a ritroso nel tempo e racconta la propria giovinezza, la
malinconia, l'amore, i disagi, le difficoltà legate alla condizione femminile nel suo romanzo "piùautobiografico e più romanzesco"[2]. È anche la storia dell'educazione sentimentale dellaRomano (non è un caso che a suo tempo avesse tradotto il celebre romanzo di Gustave
Flaubert), dove si racconta l'intellettuale travolgimento per la pittura, i rapimenti sentimentaliper Antonicelli, la fatica di crescere, l'attrazione per il sesso, le amicizie femminili.
Nel 1986, dopo la scomparsa del marito, inizia per l'infaticabile, tenace ed anticonformistascrittrice una nuova vita: conosce un giovane fotografo e giornalista, Antonio Ria, che sarà ilcompagno di vita e di lavoro dei suoi ultimi anni di vita. Nonostante la differenza di età li
accomuna l'amore per l'arte sotto tutti i profili, sia umani ed esistenziali che progettuali. Con luipubblica, primo di una serie di volumi con fotografie, La treccia di Tatiana.
Pubblica nel 1987 Nei mari estremi, dove rievoca la sua vita coniugale, a cui fa seguire Un sognodel Nord (1989) e Le lune di Hvar (1991). Queste opere sono destinate a rafforzare l'immaginedella Romano romanziera impietosa, a volte crudele narratrice dei vizi della borghesia italiana,che si riscatta dai perduranti sensi di colpa tramite aforismi ed un personale, specifico modo discrivere.
Negli ultimi anni continua a scrivere e, nonostante una progressiva malattia agli occhi laconsegni ad una cecità quasi assoluta, assistita amorevolmente dal suo compagno Antonio Ria,
lascia incompiuto nel gennaio del 2001, dopo una lunga stesura iniziata a marzo del 2000, Diarioultimo. Il libro sara' poi pubblicato postumo, a cura di Antonio Ria, nel 2006 ovvero nelcentenario della nascita della scrittrice.
Dopo pochi mesi muore, il 26 giugno del 2001, a Milano, nella sua amata casa di via Brera. Nel2007 esce per i tipi delle edizioni Philobiblon di Ventimiglia la raccolta di poesie con disegniinediti "Poesie per Giovanni", a cura di Antonio Ria.
La italiana Lalla Romano (1906-2001), más conocida como narradora que como poeta, tenía 35años cuando dejó de lado la pintura para volcarse a las letras. En sus primeros libros (Flor y Elotoño) abordó la prosa poética. De 1951 data el diario de sueños Las metamorfosis. Más tardepublicó sus novelas más difundidas, entre ellas El hombre que hablaba solo (1961) y En losmares lejanos (1987), escrita después de la muerte de su esposo Innocenzo Monti. Traductora deFlaubert y Delacroix, es además autora de ensayos y cuentos, de un texto sobre la fotografía(Lectura de una imagen), de una crónica de viaje por Grecia y de una autobiografía de infanciatitulada Dall'ombra.
Traduzioni Lisa Cocco. Vietata qualsiasi riproduzione dei testi.Immagini di libero utilizzo prese da Internet
Amore, bada, se mi vuoi ferire,che la ferita non mi sia mortale.Lagnarmi non m'udresti del mio male,ma lontano da te vorrei morire.Come la cerva c'è ferita a morte,nel folto delle selve fuggirò.Sola e senza rimpianger la mia sorte,
amor, lontano da te morirò.
CANCIÓN
Amor, cuida, si quieres herirme,que no me sea mortal la herida.Quejarme de mi afan no oirás,pero lejos de ti querría morir.Como la cierva que herida a muerte,en la espesura de las selvas huiré.Sola y sin añorar mi suerte,amor, lejos de ti yo moriré.
Non chiedere grazia di volo all'uccello ferito,non chiedere fiori all'arbusto dai rami stroncati,non chiedere riso di stelle alla notte in tempesta:neppure pazienza a una donna malata d'amore.
NO PREGUNTES
No preguntes gracia de vuelo al pájaro herido,
no preguntes flores al matorral con las ramas tronchadas,no preguntes arroz de estrellas a la noche en tempestad:tampoco paciencia a una mujer enferma de amor.
Come impauriti colombi si levano a voloquando un fanciullo ha gettato tra essi per giocomanciate di grano;ma subito tornano lievi e felici a posarsiad uno ad uno sul prato e si sazian del cibo:così i miei pensierila cara tua voce disperde se giunge inattesa,tanto assomiglia al timore la gioia improvvisache viene da amore.
LA VOZ
Como asustadas palomas se levantan en vuelocuando un niño ha echado entre ellas por juegopuñados de trigo;pero enseguida vuelven leves y felices a posarsea una a una sobre el prado saziandose con la comida:así mis pensamientostu voz querida deserdicia si llega inesperada,tanto se parece al temor la alegría repentina
D’estate nel silenzio dei meriggi,sopra la terra esausta ed assopita,incombe il peso di un’enorme assenza.Ma dai grandi silenzi dell’invernosopra la terra dispogliata e nudainfinita certezza si disserra.Tutto perdemmo: fu sprecato il temposi breve del fiorire, ma ora il cielonon più velato dalle foglie, immenso,di luce inonda gli orizzonti, e nullafuorché il cielo è vivente sulla terra.Una più vera vita è in quella morte.
Silencios
En verano en el silencio de los mediodías,sobre la tierra exhausta y adormecida,amaga el peso de una enorme ausencia.Pero desde los grandes silencios del inviernosobre la tierra despojada y desnudainfinita certeza se desencierra.Todo perdimos: fue desperdiciado el tiempotan breve del florecer, pero ahora el cielono más velado por las hojas, inmenso,de luz inunda los horizontes y nada
salvo el cielo es viviente sobre la tierra.Una más verdadera vida está en aquella muerte.