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www.bo7.it Domenica, 7 novembre 2021 Inserto di Pagine a cura del Centro di Comunicazione multimediale dell’Arcidiocesi di Bologna - Via Altabella, 6 Bologna Tel 051.6480755 - 051.6480797; Email: [email protected]; www.chiesadibologna.it Abbonamento annuale (48 numeri): euro 60 Per sottoscrizioni numero verde 800820084 (lun-ven 9-12.30 e 14.30-17). Per informazioni 051.6480777 (lun-ven 9-13 e 15-17.30) Bo ogna conversione missionaria Sinodo e metodo, stessa radice Il cammino sinodale produrrà frutti se diventa un me- todo. Può essere di qualche utilità ricordare che “sin- odo” e “met-odo” hanno in comune una stessa radi- ce: odos, cammino. A distinguerli sono due preposi- zioni: sin, che significa “con, insieme a” e meta, che può essere tradotto con “dopo, oltre”. Il metodo viene co- sì ad essere il cammino fatto dopo, ripetuto due o più volte, fino a diventare un’abitudine, un modo di fare sempre uguale che progressivamente costituisce un’abilità e un atteggiamento, molto efficace per rag- giungere il risultato sperato. La prima cosa da fare, dunque, è camminare insieme non solo quest’anno, spinti dalla novità e dal ritor- nello assordante della sinodalità, ma assumere co- me metodo l’ascolto, l’attenzione ai compagni di viaggio, la gioia della fraternità già reale pur se an- cora in itinere. Nelle nostre comunità deve diventare un’abitudine non decidere mai da soli, rispettare i ruoli come ser- vizio, senza smettere di fare dei lontani il centro del- la missione. La Chiesa sinodale, che già stiamo viven- do, non sarà quella del “si è sempre fatto così”, ma del cammino che progressivamente coinvolge chi si incon- tra lungo la strada che porta al Regno. Don Stefano Ottani - Numero 41 Offerte ai preti, il Convegno di Sovvenire a pagina 3 In San Petronio il canto di Bologna per il patrono a pagina 6 DI LUCA TENTORI G iovedì 18 novembre sarà la prima Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale. Ad istituirla è stato il Consiglio d’Europa. Il Consiglio permanente della Cei ha promosso per l’occasione una Giornata di preghiera e di sensibilizzazione. «Un’occasione da valorizzare nelle Chiese locali - scrive monsignor Lorenzo Ghizzoni, Vescovo di Ravenna-Cervia e Presidente del Servizio nazionale tutela minori - grazie all’impegno dei referenti diocesani, dei parroci, dei consacrati, dei catechisti, degli educatori e di tutti gli organismi pastorali, perché siano coinvolte tutte le componenti della comunità cristiana. Siamo invitati alla preghiera per sostenere i cammini di recupero umano e spirituale delle vittime e dei sopravvissuti, da chiunque siano stati feriti, così gravemente, dentro o fuori dalla Chiesa, per le famiglie e le comunità colpite dal dolore per i loro cari». Il Servizio tutela minori della diocesi suggerisce alle parrocchie e alle comunità di promuovere iniziative di preghiera per domenica prossima 14 novembre proprio in riferimento a questa prima Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti. I testi di preghiere, volantini e approfondimenti sono disponibili e scaricabili sul sito www.tutelaminori.chiesacatto lica.it Nella giornata del 13 novembre avrà luogo inoltre il convegno, organizzato dall’Equipe Tutela Minori e In occasione del momento di riflessione sul delicato tema promosso dalla Chiesa italiana, sabato 13 in Seminario un convegno con l’arcivescovo, monsignor Ghizzoni e professionisti impegnati in prima linea sul territorio Matteo Zuppi e di monsignor Lorenzo Ghizzoni, gli interventi saranno tenuti da Elisa Benassi, membro del Servizio diocesano tutela minori; Mariagnese Cheli, già responsabile del centro specialistico «Il faro» contro gli abusi e i maltrattamenti all’infanzia dell’Azienda Usl di Bologna; Clede Maria Garavina, Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Regione Emilia Romagna. Modera l’incontro Giovanni Cuzzani, referente per la diocesi di Bologna del Servizio Tutela minori. L’incontro è gratuito, per partecipare è necessario prenotarsi entro l’8 novembre mandando una mail con titolo e data dell’incontro a tutelaminori@chiesadibol ogna.it Per accedere sarà necessario mostrare il green pass. Persone Vulnerabili della diocesi di Bologna, sul delicato tema dell’abuso. Parteciperanno come relatori anche altri professionisti impegnati in prima persona in questo campo nel nostro territorio. «Il nostro obiettivo - spiegano i membri dell’Equipe - è quello di incrementare la collaborazione tra tutte le realtà che operano in tale ambito e dar vita a una Rete e ad una cultura della co- responsabilità e del rispetto, mettendo al centro la tutela, il valore e la crescita sana del minore e più in generale della persona, attraverso relazioni educative positive». L’incontro dal titolo: «Minori e persone vulnerabili. Consapevolezza e prevenzione degli abusi, dialogo con la città» avrà luogo in Seminario dalle 10. Dopo i saluti del cardinale Prevenire gli abusi Vicini alle vittime Domenica 14 novembre la Giornata dei poveri «I poveri li avete sempre con voi» (Mc. 14,7): è il titolo della V Giornata mon- diale dei poveri voluta da papa Francesco, che si celebrerà domenica 14 no- vembre. Il Vangelo di Marco ci ricorda l’episodio della donna che versa sul capo di Gesù l’olio profumato all’inizio della Settimana Santa. Il Papa vede e ci indica in questo episodio «il legame inscindibile che c’è tra Gesù, i poveri e l’annuncio del Vangelo». Nel testo il Papa insiste sul fatto che i poveri non devono continua- re ad essere una categoria che la comunità deve aiutare come fossero esterni al- la Chiesa, ma fanno parte della Chiesa e del suo annuncio del Vangelo. Ci si cu- rerebbe a vicenda, se ci fosse un rapporto di amicizia affettiva ed effettiva col po- vero. Dall’incontro con i nostri fratelli più fragili trarrebbero forza il nostro annun- cio e la nostra missione, perché la «benzina» necessaria per l’annuncio è l’incon- tro con Gesù che nel povero si fa prossimo. Per questa giornata si invitano tutte le comunità parrocchiali ad inventare forme di incontro con le persone che bus- sano alle porte delle nostre Caritas parrocchiali per chiedere aiuto, e a condivi- dere del tempo con loro, soprattutto mettendosi in ascolto di ciò che nelle loro vite si nasconde come bisogni, a volte silenziosi a volte meno. Come diocesi ci sa- rà una celebrazione dell’arcivescovo Matteo domenica 14 alle 10.30 in Cattedra- le: si condividerà questo momento di preghiera con alcune persone incontrate dalla Caritas e ci saranno alcune loro testimonianze. Nel pomeriggio verrà riaper- to dopo tanto tempo il Punto d’incontro alla Mensa San Petronio, con alcuni gio- vani che hanno deciso di condividere il loro tempo con chi è meno fortunato di loro. E alle 20.30 sarà celebrata un’Eucaristia sulla tomba del beato Olinto Marel- la, nella chiesa della Sacra Famiglia della Città dei Ragazzi a San Lazzaro di Save- na.. «I poveri si abbracciano, non si contano» diceva don Primo Mazzolari. Massimo Ruggiano, vicario episcopale per la Carità Uniti nel dono e pronti alla prevenzione N el segno dell’armonia, della musica, del canto e della poesia, è stato fatto un regalo alla città con “Cantus Bononiae” e la “Missa Sancti Petroni”, mercoledì scorso nella basilica di San Petronio, con gente desiderosa di ascoltare e ammirare bellezza. In un avvenimento che ha unito varie realtà cittadine, ha acceso il cuore nelle note di contemporaneità e tradizione. Una convergenza creativa in cui nessuno è spettatore ma chiamato a far parte di un coro, dove l’io diventa un noi espresso anche musicalmente, in modo attrattivo e trascinante. Perché la musica, così come la poesia, sa andare oltre i limiti, le apparenze, i sentimenti, le povertà e, ha ricordato l’Arcivescovo che ha celebrato la Messa in cui vi era la prima esecuzione assoluta dedicata al Patrono della chiesa e della città di Bologna, “siamo qui ad accordare il nostro cuore”. E per un’armonia verso il mondo che abitiamo e abbiamo in custodia è necessaria anche un’ecologia integrale che rispetti l’ambiente, evitando vergognose forme di sfruttamento. Sensibilizzare a una giusta distribuzione dei beni della terra che abbiamo ricevuto in dono è il richiamo che giunge dalla Giornata del Ringraziamento che si celebra oggi, con la partecipazione della Coldiretti, per esprimere gratitudine per i doni e i frutti della terra, rispetto per l’ambiente naturale e solidarietà verso tutti quelli che lavorano, specialmente nei campi, evitando le distorsioni del caporalato, il degrado, lo spopolamento delle vallate, favorendo la continuazione e la ripresa delle coltivazioni e degli allevamenti, con il contributo degli immigrati che sopperiscono alle carenze del sistema lavorativo garantendo produzioni e raccolti. Uniti nel dono è pure l’invito che sarà rivolto dal Servizio Sovvenire nell’appuntamento dell’11 a Villa Revedin sull’importanza di sostenere con donazioni ed erogazioni liberali i sacerdoti, per non dimenticare l’importanza dell’opera che i pastori, con l’odore delle pecore, oggi compiono a favore di tutta la comunità. In un cambiamento d’epoca si approfondiscono pure la consapevolezza e prevenzione degli abusi, specialmente su minori e persone vulnerabili. È un impegno anche della Chiesa bolognese che sabato 13, nel Seminario di piazzale Bacchelli, dialoga con la città, con psicologi, psicoterapeuti delle istituzioni e dell’Asl e per favorire, oltre a una maggiore sensibilità, anche nuove prassi di prevenzione, tutela, sicurezza e relazioni di cura. Questi appuntamenti sono passi di un cammino di ascolto e condivisione. Alessandro Rondoni IL FONDO Oggi si celebra la Festa del Ringraziamento DI MARCO PEDERZOLI I n occasione della Giornata Nazionale del Ringraziamento il cardinale Matteo Zuppi celebrerà una Messa nella Cattedrale di San Pietro alle 12 di oggi, con la partecipazione della Coldiretti bolognese. Questa ricorrenza sarà celebrata anche in diverse parrocchie della diocesi, specialmente in quelle che sorgono in territori prevalentemente agricoli. Concelebrerà con l’Arcivescovo anche don Roberto Mastacchi, consigliere ecclesiastico dell’Associazione per la Città Metropolitana di Bologna e la regione Emilia Romagna. «La festa del Ringraziamento – afferma don Mastacchi –rappresenta uno dei momenti importanti della vita delle campagne italiane. Fu istituita nel 1951 per iniziativa della Coldiretti per ringraziare Dio per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sui nuovi lavori. Questa ricorrenza viene celebrata dalle sezioni della Coldiretti, presenti in ogni angolo dell’Italia, ed è diventata una vera e propria “festa dell’agricoltura”, animata dalla fede cattolica». Sarà presente alla celebrazione anche Valentina Borghi, presidente di Coldiretti Bologna. «Mai come quest’anno il ringraziamento è sentito e congiunto - sottolinea Borghi -. Il post pandemia ha messo in evidenza la necessità di vicinanza, ascolto, armonia, accoglienza e reciprocità rispetto al diritto e al dovere dell’essere umano: reciprocità nel darsi, all’insegna del diritto alla vita e al dovere di fornire aiuto ed assistenza. La dimensione di custode del territorio appartiene ai Coldiretti da sempre, ma in particolare i questi due anni, la passione per i propri territori, l’amore per la vita, la resistenza alle intemperie, non solo climatiche, hanno permesso all’Italia tutta di reagire con forza ed autoreferenzialità ad una grave dinamica di rischio di carenza di cibo». Nata nel 1945, Coldiretti Bologna è a tutt’oggi la principale organizzazione agricola della provincia e conta attualmente circa 8.500 soci. Conta inoltre su otto uffici di zona sparsi per tutta la provincia ai quali si aggiungono altri ventisette recapiti, con una o più aperture settimanali, istituiti per rendere più agevole e comoda la comunicazione fra i soci e l’Associazione. Obiettivo principale di Coldiretti Bologna è quello di garantire alle imprese agricole opportunità di sviluppo in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali della provincia. L’interno di un’azienda agricola bolognese
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Oggi si celebra la Festa del Ringraziamento - Chiesa di Bologna

Apr 21, 2023

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Page 1: Oggi si celebra la Festa del Ringraziamento - Chiesa di Bologna

www.bo7.it Domenica, 7 novembre 2021

Inserto di

Pagine a cura del Centro di Comunicazione multimediale dell’Arcidiocesi di Bologna - Via Altabella, 6 Bologna Tel 051.6480755 - 051.6480797; Email: [email protected]; www.chiesadibologna.it Abbonamento annuale (48 numeri): euro 60 Per sottoscrizioni numero verde 800820084 (lun-ven 9-12.30 e 14.30-17). Per informazioni 051.6480777 (lun-ven 9-13 e 15-17.30)

Bo ognaconversione missionaria

Sinodo e metodo, stessa radiceIl cammino sinodale produrrà frutti se diventa un me-todo. Può essere di qualche utilità ricordare che “sin-odo” e “met-odo” hanno in comune una stessa radi-ce: odos, cammino. A distinguerli sono due preposi-zioni: sin, che significa “con, insieme a” e meta, che può essere tradotto con “dopo, oltre”. Il metodo viene co-sì ad essere il cammino fatto dopo, ripetuto due o più volte, fino a diventare un’abitudine, un modo di fare sempre uguale che progressivamente costituisce un’abilità e un atteggiamento, molto efficace per rag-giungere il risultato sperato. La prima cosa da fare, dunque, è camminare insieme non solo quest’anno, spinti dalla novità e dal ritor-nello assordante della sinodalità, ma assumere co-me metodo l’ascolto, l’attenzione ai compagni di viaggio, la gioia della fraternità già reale pur se an-cora in itinere. Nelle nostre comunità deve diventare un’abitudine non decidere mai da soli, rispettare i ruoli come ser-vizio, senza smettere di fare dei lontani il centro del-la missione. La Chiesa sinodale, che già stiamo viven-do, non sarà quella del “si è sempre fatto così”, ma del cammino che progressivamente coinvolge chi si incon-tra lungo la strada che porta al Regno.

Don Stefano Ottani

- Numero 41

Offerte ai preti, il Convegno di Sovvenire a pagina 3

In San Petronio il canto di Bologna per il patrono a pagina 6

DI LUCA TENTORI

Giovedì 18 novembre sarà la prima Giornata europea per la

protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale. Ad istituirla è stato il Consiglio d’Europa. Il Consiglio permanente della Cei ha promosso per l’occasione una Giornata di preghiera e di sensibilizzazione. «Un’occasione da valorizzare nelle Chiese locali - scrive monsignor Lorenzo Ghizzoni, Vescovo di Ravenna-Cervia e Presidente del Servizio nazionale tutela minori - grazie all’impegno dei referenti diocesani, dei parroci, dei consacrati, dei catechisti, degli educatori e di tutti gli organismi pastorali, perché siano coinvolte tutte le componenti della comunità cristiana. Siamo invitati alla preghiera per sostenere i cammini di recupero umano e spirituale delle vittime e dei sopravvissuti, da chiunque siano stati feriti, così gravemente, dentro o fuori dalla Chiesa, per le famiglie e le comunità colpite dal dolore per i loro cari». Il Servizio tutela minori della diocesi suggerisce alle parrocchie e alle comunità di promuovere iniziative di preghiera per domenica prossima 14 novembre proprio in riferimento a questa prima Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti. I testi di preghiere, volantini e approfondimenti sono disponibili e scaricabili sul sito www.tutelaminori.chiesacattolica.it Nella giornata del 13 novembre avrà luogo inoltre il convegno, organizzato dall’Equipe Tutela Minori e

In occasione del momento di riflessione sul delicato tema promosso dalla Chiesa italiana, sabato 13 in Seminario un convegno con l’arcivescovo, monsignor Ghizzoni e professionisti impegnati in prima linea sul territorio

Matteo Zuppi e di monsignor Lorenzo Ghizzoni, gli interventi saranno tenuti da Elisa Benassi, membro del Servizio diocesano tutela minori; Mariagnese Cheli, già responsabile del centro specialistico «Il faro» contro gli abusi e i maltrattamenti all’infanzia dell’Azienda Usl di Bologna; Clede Maria Garavina, Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Regione Emilia Romagna. Modera l’incontro Giovanni Cuzzani, referente per la diocesi di Bologna del Servizio Tutela minori. L’incontro è gratuito, per partecipare è necessario prenotarsi entro l’8 novembre mandando una mail con titolo e data dell’incontro a [email protected] Per accedere sarà necessario mostrare il green pass.

Persone Vulnerabili della diocesi di Bologna, sul delicato tema dell’abuso. Parteciperanno come relatori anche altri professionisti impegnati in prima persona in questo campo nel nostro territorio. «Il nostro obiettivo - spiegano i membri dell’Equipe - è quello di incrementare la collaborazione tra tutte le realtà che operano in tale ambito e dar vita a una Rete e ad una cultura della co-responsabilità e del rispetto, mettendo al centro la tutela, il valore e la crescita sana del minore e più in generale della persona, attraverso relazioni educative positive». L’incontro dal titolo: «Minori e persone vulnerabili. Consapevolezza e prevenzione degli abusi, dialogo con la città» avrà luogo in Seminario dalle 10. Dopo i saluti del cardinale

Prevenire gli abusi Vicini alle vittime

Domenica 14 novembre la Giornata dei poveri

«I poveri li avete sempre con voi» (Mc. 14,7): è il titolo della V Giornata mon-diale dei poveri voluta da papa Francesco, che si celebrerà domenica 14 no-

vembre. Il Vangelo di Marco ci ricorda l’episodio della donna che versa sul capo di Gesù l’olio profumato all’inizio della Settimana Santa. Il Papa vede e ci indica in questo episodio «il legame inscindibile che c’è tra Gesù, i poveri e l’annuncio del Vangelo». Nel testo il Papa insiste sul fatto che i poveri non devono continua-re ad essere una categoria che la comunità deve aiutare come fossero esterni al-la Chiesa, ma fanno parte della Chiesa e del suo annuncio del Vangelo. Ci si cu-rerebbe a vicenda, se ci fosse un rapporto di amicizia affettiva ed effettiva col po-vero. Dall’incontro con i nostri fratelli più fragili trarrebbero forza il nostro annun-cio e la nostra missione, perché la «benzina» necessaria per l’annuncio è l’incon-tro con Gesù che nel povero si fa prossimo. Per questa giornata si invitano tutte le comunità parrocchiali ad inventare forme di incontro con le persone che bus-sano alle porte delle nostre Caritas parrocchiali per chiedere aiuto, e a condivi-dere del tempo con loro, soprattutto mettendosi in ascolto di ciò che nelle loro vite si nasconde come bisogni, a volte silenziosi a volte meno. Come diocesi ci sa-rà una celebrazione dell’arcivescovo Matteo domenica 14 alle 10.30 in Cattedra-le: si condividerà questo momento di preghiera con alcune persone incontrate dalla Caritas e ci saranno alcune loro testimonianze. Nel pomeriggio verrà riaper-to dopo tanto tempo il Punto d’incontro alla Mensa San Petronio, con alcuni gio-vani che hanno deciso di condividere il loro tempo con chi è meno fortunato di loro. E alle 20.30 sarà celebrata un’Eucaristia sulla tomba del beato Olinto Marel-la, nella chiesa della Sacra Famiglia della Città dei Ragazzi a San Lazzaro di Save-na.. «I poveri si abbracciano, non si contano» diceva don Primo Mazzolari.

Massimo Ruggiano, vicario episcopale per la Carità

Uniti nel dono e pronti alla prevenzione

Nel segno dell’armonia, della musica, del canto e della poesia, è stato fatto un regalo alla città

con “Cantus Bononiae” e la “Missa Sancti Petroni”, mercoledì scorso nella basilica di San Petronio, con gente desiderosa di ascoltare e ammirare bellezza. In un avvenimento che ha unito varie realtà cittadine, ha acceso il cuore nelle note di contemporaneità e tradizione. Una convergenza creativa in cui nessuno è spettatore ma chiamato a far parte di un coro, dove l’io diventa un noi espresso anche musicalmente, in modo attrattivo e trascinante. Perché la musica, così come la poesia, sa andare oltre i limiti, le apparenze, i sentimenti, le povertà e, ha ricordato l’Arcivescovo che ha celebrato la Messa in cui vi era la prima esecuzione assoluta dedicata al Patrono della chiesa e della città di Bologna, “siamo qui ad accordare il nostro cuore”. E per un’armonia verso il mondo che abitiamo e abbiamo in custodia è necessaria anche un’ecologia integrale che rispetti l’ambiente, evitando vergognose forme di sfruttamento. Sensibilizzare a una giusta distribuzione dei beni della terra che abbiamo ricevuto in dono è il richiamo che giunge dalla Giornata del Ringraziamento che si celebra oggi, con la partecipazione della Coldiretti, per esprimere gratitudine per i doni e i frutti della terra, rispetto per l’ambiente naturale e solidarietà verso tutti quelli che lavorano, specialmente nei campi, evitando le distorsioni del caporalato, il degrado, lo spopolamento delle vallate, favorendo la continuazione e la ripresa delle coltivazioni e degli allevamenti, con il contributo degli immigrati che sopperiscono alle carenze del sistema lavorativo garantendo produzioni e raccolti. Uniti nel dono è pure l’invito che sarà rivolto dal Servizio Sovvenire nell’appuntamento dell’11 a Villa Revedin sull’importanza di sostenere con donazioni ed erogazioni liberali i sacerdoti, per non dimenticare l’importanza dell’opera che i pastori, con l’odore delle pecore, oggi compiono a favore di tutta la comunità. In un cambiamento d’epoca si approfondiscono pure la consapevolezza e prevenzione degli abusi, specialmente su minori e persone vulnerabili. È un impegno anche della Chiesa bolognese che sabato 13, nel Seminario di piazzale Bacchelli, dialoga con la città, con psicologi, psicoterapeuti delle istituzioni e dell’Asl e per favorire, oltre a una maggiore sensibilità, anche nuove prassi di prevenzione, tutela, sicurezza e relazioni di cura. Questi appuntamenti sono passi di un cammino di ascolto e condivisione.

Alessandro Rondoni

IL FONDO

Oggi si celebra la Festa del RingraziamentoDI MARCO PEDERZOLI

In occasione della Giornata Nazionale del Ringraziamento il

cardinale Matteo Zuppi celebrerà una Messa nella Cattedrale di San Pietro alle 12 di oggi, con la partecipazione della Coldiretti bolognese. Questa ricorrenza sarà celebrata anche in diverse parrocchie della diocesi, specialmente in quelle che sorgono in territori prevalentemente agricoli. Concelebrerà con l’Arcivescovo anche don Roberto Mastacchi, consigliere ecclesiastico dell’Associazione per la

Città Metropolitana di Bologna e la regione Emilia Romagna. «La festa del Ringraziamento – afferma don Mastacchi –rappresenta uno dei momenti importanti della vita delle campagne italiane. Fu istituita nel 1951 per iniziativa della Coldiretti per ringraziare Dio per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sui nuovi lavori. Questa ricorrenza viene celebrata dalle sezioni della Coldiretti, presenti in ogni angolo dell’Italia, ed è diventata una vera e propria “festa dell’agricoltura”, animata dalla fede cattolica». Sarà presente alla

celebrazione anche Valentina Borghi, presidente di Coldiretti Bologna. «Mai come quest’anno il ringraziamento è sentito e congiunto - sottolinea Borghi -. Il post pandemia ha messo in evidenza la necessità di vicinanza,

ascolto, armonia, accoglienza e reciprocità rispetto al diritto e al dovere dell’essere umano: reciprocità nel darsi, all’insegna del diritto alla vita e al dovere di fornire aiuto ed assistenza. La dimensione di custode del territorio appartiene ai Coldiretti da sempre, ma in particolare i questi due anni, la passione per i propri territori, l’amore per la vita, la resistenza alle intemperie, non solo climatiche, hanno permesso all’Italia tutta di reagire con forza ed autoreferenzialità ad una grave dinamica di rischio di carenza di cibo». Nata nel 1945, Coldiretti

Bologna è a tutt’oggi la principale organizzazione agricola della provincia e conta attualmente circa 8.500 soci. Conta inoltre su otto uffici di zona sparsi per tutta la provincia ai quali si aggiungono altri ventisette recapiti, con una o più aperture settimanali, istituiti per rendere più agevole e comoda la comunicazione fra i soci e l’Associazione. Obiettivo principale di Coldiretti Bologna è quello di garantire alle imprese agricole opportunità di sviluppo in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali della provincia.L’interno di un’azienda agricola bolognese

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DOMENICA 7 NOVEMBRE 20212 Bologna VITA ECCLESIALE

Un momento della Messa

per la commemora-

zione dei defunti, nella chiesa di San

Gerolamo della Certosa

Pubblichiamo una parte dell’omelia dell’arcivescovo nella Messa per la Commemorazione di tutti i defunti, il 2 novembre nella chiesa di San Girolamo della Certosa. Il testo integrale su www.chiesadibologna.it

DI MATTEO ZUPPI *

Eccoci, insieme a tutti i defunti, con questa folla di persone che sentiamo tutte legate a noi

dall’appartenenza all’unica famiglia umana. Ci insegnano anche loro a dire: «Fratelli tutti»! Alcuni di loro ci hanno donato quello che siamo e abbiamo. La vita non inizia con noi e porci sul limite fisico della vita ci aiuta a vivere bene e ad interrogarci senza narcotici sul dopo di loro e il dopo di noi. Dove stanno? Dove andrò? Tutti i defunti ci ricordano la fine e il fine. La fine – piena di domande e angosce per tutti – è stata ancora più ingiusta quando è avvenuta nella solitudine, nell’isolamento che si aggiunge a quella distanza che la malattia sempre pone tra il malato e gli altri. Peraltro è sempre così, perché è vero che quando si muore si muore soli, ma se intorno c’è la comunità la morte fa meno paura e capiamo quello che non finisce. Per questo non lasciamo mai nessuno solo nella sua morte che si vince accompagnandola, liberandola dalla sofferenza, non anticipandola! Chi ama non si rassegna alla fine e non può accettare la distanza. Quando non siamo potuti stare accanto ai nostri cari abbiamo provato tanto dolore,

L’eternità, senso della nostra vitaamarezza; è cresciuto in noi un senso di essere come dei sopravvissuti; siamo stati travolti dalle infinite domande sulla fine e anche sul fine. Oggi, qui, accompagnati dal Signore, da sua Madre e da tutti i santi che con la loro luce ci aiutano a penetrare il buio che non ci fa vedere, viviamo il dono della comunione, legame che supera ogni isolamento e anche il nostro peccato, perché il Signore ama i suoi e non li abbandona mai, come i nostri cari hanno sentito. Resta il problema sul fine della nostra vita, sul suo punto di arrivo che la spiega e motiva il nostro andare avanti. Gesù si commuove proprio nel vedere le folle come pecore stanche e sfinite perché non sanno dove camminare, perché non ascoltano più la voce protettiva e rassicurante del pastore. Quando tutto è fluido, possibile, quando le esperienze si succedono e si moltiplicano come infinite onde del mare per sentirci vivi, proviamo certamente

l’adrenalina della navigazione che enfatizza ogni attimo presente, ma finiamo sballottati, sfiniti, perché il desiderio di vita e di amore che abbiamo dentro chiede una risposta vera e non tanti frammenti spesso banali, tutti uguali e dei quali non comprendiamo il senso. Il fine è capire perché e per chi vivo. Se vivo per me stesso finisco, la vita si chiude e non genera vita. Il fine, senza il quale tutto è vanità, trova risposta piena in quel mistero di amore che è Dio, spiraglio di luce che ci raggiunge e ci fa sentire infinitamente amati da Lui. Quando sentiamo il suo amore in modo personale – esperienza spirituale, umanissima, del cuore e della mente – si illumina la vita, tutto appare chiaro, anche le oscurità più grandi, e capiamo che siamo frutto dell’amore di un Padre che ci cerca con tutto se stesso, che non vuole la fine della vita e che la rende eterna.

* arcivescovo

Nell’omelia della commemorazione dei defunti, «che sentiamo tutti legati a noi dall’appartenenza all’unica famiglia umana» il cardinale ha detto che «essi ci ricordano la fine e il fine»

«Pregare per i morti»

«È un momento per rifonda-re la nostra fede nel Signo-

re morto e risorto, che riunisce in una sola famiglia tutta la Chiesa, noi ancora qui pellegrini sulla terra e la Chiesa del cielo, tutti i santi e i nostri cari defunti. E per questo vogliamo rinnovare la preghiera». Così don Pietro Giu-seppe Scotti, vicario episcopale per l’Evangelizzazione, spiega il significato della Veglia che si è svolta domenica scorsa, vigilia della festa di Ognissanti, nella chiesa di San Girolamo della Cer-tosa. «Non dimentichiamo - ha detto il cardinale Zuppi nell’ome-lia - tante parole che i nostri san-ti continuano a rivolgere a noi. Uniamo profondamente la me-moria dei santi e dei nostri defun-ti, di tutti i defunti, e dobbiamo pregare per quelli di cui nessuno si ricorda».

VIGILIA DEI SANTI

Don Filippo Naldi, segno dell’amore di Dio

Quello di don Filippo Naldi è stato un ministero all’insegna dell’operosità che si è esplicitata soprattutto come parroco di San Francesco di San Lazzaro dove fu mandato dal cardinale Poma come

primo parroco il 7 dicembre 1968. Sono sorte negli anni del suo ministero varie iniziative pastorali e sociali, segno di apertura e attenzione concreta ai problemi delle persone: la Scuola materna, il Consultorio familiare, l’accoglienza dei familiari di persone ricoverate in ospedale, l’inizio della Caritas parrocchiale e il Gruppo scout San Lazzaro 1. Molte le energie fisiche e spirituale spese nella costruzione della chiesa, assistito da tanti collaboratori di cui ha poi sempre coltivato l’amicizia. Una chiesa di cui diceva: «Penso a una chiesa come ad una madre quando sono solo, smarrito, sconsolato, stanco e infreddolito; quella madre mi abbraccia e mi riscalda e mi consola e mi rassicura e mi ristora anima, cuore e corpo». Le persone l’hanno sempre visto combattere nei vari momenti in cui le malattie lo hanno provato, carattere forte, schietto ed essenziale. Negli anni di servizio pastorale, e a fronte di problematiche di salute, si concedeva brevi periodi di vacanza e riposo sul Lago di Garda ed era solito dire ai suoi parrocchiani: «Vado alla Casa del Padre», nome della struttura religiosa che lo ospitava, non mancando di ricordare «… però torno!». La grave malattia che lo ha colpito negli ultimi anni lo ha portato ora per sempre nella vera Casa del Padre. La notizia della sua morte ha unito la comunità cristiana, gli amici e tante altre persone a lui legate in un clima di preghiera, dolore, speranza e riconoscenza. Abbiamo vissuto mercoledì scorso l’accoglienza del feretro di don Filippo nella «sua» chiesa, colma di gente che nell’EucarIstia si è unita alla Liturgia eterna del cielo con don Filippo. Assemblea riscaldata dalle parole di monsignor Luigi Bettazzi, che ci ha fatto conoscere il seminarista Filippo Naldi. La veglia della sera è stata occasione di ascolto e racconto di testimonianze che hanno unito la comunità nella condivisione del dolore del momento. Aver posto l’attenzione su alcuni capisaldi della spiritualità di don Filippo (Misericordia e sacramento della Riconciliazione, testimonianza di San Francesco, il giorno del Signore e l’Eucaristia domenicale) ha aiutato a far trasfigurare il dolore in pace e speranza. Questi momenti hanno aiutato a preparare gli animi a vivere la Messa del funerale. La presenza del Cardinale, di tanti sacerdoti, l’attenzione ricevuta in questi giorni ci ha fatto sperimentare l’amore materno della Chiesa diocesana di cui facciamo parte. Nell’omelia (integrale su www.chiesadibologna.it)fra i vari doni di don Filippo, l’arcivescovo Matteo Zuppi ha evidenziato il suo sentirsi discepolo della Parola di Dio e non un maestro; il segno del discepolato è l’amore a Dio e al prossimo come Gesù ci ha ricordato nel Vangelo proclamato nella liturgia. «Don Filippo - ha ricordato il Cardinale - è stato raggio di luce, di sincerità, di ripudio degli infingimenti, con la sua capacità di generosa compassione, il desiderio di amicizia e di fraternità. Era attento e capace di gesti concreti di sensibilità e vicinanza. Sapeva ricordarsi delle persone anche dopo molto tempo e tanti si sono sentiti accolti, ascoltati, confortati». Ora continueremo a raccogliere il semi sparsi da don Filippo in tanti cuori che il Signore gli ha fatto incontrare e amare.

Giovanni Benassi parroco a San Francesco d’Assisi in San Lazzaro di Savena

Il saluto a don Filippo Naldi

Morto il parroco emerito di San Francesco a San Lazzaro

Domenica 31 ottobre è deceduto, nella Casa di Cura Madre Fortunata Tonio-lo, don Filippo Naldi, di anni 89. Nato a Bisano di Monterenzio il 4 gen-

naio 1932, dopo gli studi nei Seminari di Bologna è stato ordinato presbitero il 25 luglio 1955 dal cardinale arcivescovo Giacomo Lercaro. Dopo l’ordinazio-

ne è stato nominato Vicario parrocchiale di Castelfranco Emilia, nel 1957 di Grana-rolo dell’Emilia e successivamente di Me-dicina, nel 1959 di San Paolo di Ravone. Dal 1960 al 1968 è stato parroco a Sacer-no. Il 7 dicembre 1968 è stato nominato primo parroco a San Francesco di Assisi in S. Lazzaro di Savena, dove, oltre ad altre iniziative sociali e pastorali, promosse e accompagnò la costruzione della chiesa parrocchiale. Nel 2006 lasciò l’incarico par-rocchiale, rimanendo ad abitare in cano-nica e in servizio come Officiante. Era sta-to inoltre insegnante di Religione all’isti-tuto magistrale Laura Bassi di Bologna dal

1960 al 1978. La Messa esequiale è stata presieduta dal cardinale Matteo Zup-pi, presente anche monsignor Luigi Bettazzi, già suo insegnante, mercoledì 3 novembre nella parrocchia di San Francesco di Assisi in San Lazzaro di Save-na. La salma è stata inumata nel cimitero di Castagnolo Minore, in Comune di Bentivoglio.

I santi, maestri di umanità nel cammino sinodale

Proponiamo uno stralcio dell’omelia del cardinale per Tutti i Santi, a Sant’Antonio di Padova alla Dozza. Testo completo su www.chiesadibologna.it.

Dio vuole che gli uomini non siano isole, ma amati e capaci di amare.

È l’amore il segreto dei santi,

Don Filippo Naldi

Alcuni santi rappresentati in Certosa

LUTTO

In occasione della solennità, l’arcivescovo ha ricordato che «Gesù ci chiama con Lui perché ci ama, non perché perfetti. E ci guida nella conversione pastorale e missionaria»

«La chiesa, prezioso e umile atrio della casa del Signore»

ricevuto e donato, certo parziale, mai perfetto, perché condizionato dalla nostra debolezza. I santi vivono in modo originale, personale l’amore che è perfetto proprio perché umano e per Dio, per il prossimo e per se stessi. Qualche volta credendo di dare importanza alla santità ne nascondiamo i tratti umani. Dio ci vuole santi conoscendo la limitazione della nostra umanità concreta. E Gesù ci chiama con Lui perché ci ama non perché perfetti ma solo perché ci ama. I perfetti, anzi, si difendevano da Gesù, avevano paura della loro debolezza e giudicavano quella degli altri. Essi combattevano il peccato ma negli altri e non in

Pubblichiamo un testo scritto da don Filippo Naldi, scomparso domenica scorsa all’età di 89 anni.

Costruire una chiesa è scrivere una pagina di storia di un paese e tramandarla a coloro

che vi leggeranno le tracce più significative di una cultura con la varietà delle sue componenti di arte, pensiero, spiritualità, tecnica... Questa chiesa parlerà di noi, della nostra fede, del nostro gusto per la bellezza, evocatrice di Dio e delle sue meraviglie. Parlerà della nostra fedeltà ai valori dei padri, della continuità fra antico e nuovo. Costuire una chiesa oggi è segno di speranza e di contraddizione; è una sfida al mondo dell’effimero, chiuso e piatto nella bramosia dell’avere e del sembrare: non sfida sul piano della monumentalità e della grandezza mondana, ma riproposta

di valori perenni perché sempre basilari. L’architetto Rustichelli desiderò progettare una chiesa definibile con gli aggettivi di «sorella acqua»: «molto umile, utile, preziosa e casta». Utile: funzionale alla lode e alla comunione in quanto figli e fratelli.

Umile: semplice e familiare, così che in essa tutti si sentano di casa. Preziosa: dignitosa ancella dell’elevazione alla preziosità delle cose dello Spirito. Casta: per essenzialità, stile pulito e armonia; perché materialità, sovrastruttura, pesantezza e forzature ornamentali zavorrano ed imprigionano lo spirito, anziché liberarlo e dargli il respiro della sua dimensione (almeno in chiesa: liberi!). Penso a una chiesa come ad una madre quando sono solo, smarrito, sconsolato, stanco e infreddolito; e quella madre mi abbraccia e mi riscalda e mi consola e mi rassicura e mi ristora anima, cuore e corpo. Sì, una chiesa icona di Dio «con noi» e «per noi». Una chiesa, anche, dove occhi per i gesti, udito per l’ascolto e tatto per le «presenze» soccorrano la domenicale fatica della ricostruzione di una fraternità ferialmente ferita, se

non frantumata. Una chiesa nel cui seno l’intreccio delle gioie e delle lacrime, dei pentimenti e delle gratitudini, delle invocazioni e dei lamenti trovino accoglienza, soccorso e composizione, per salire con più speditezza e interezza a Colui che di ogni cuore è meta e casa. Una chiesa, dunque, per la sosta settimanale, funzionale al riposo e al ristoro del corpo e dello spirito, nel cammino faticoso e logorante verso la Casa del Signore. Una chiesa che, quando entri, ti evochi la gioiosa memoria dell’origine e della meta esistenziale; una chiesa sorella della domenica nell’accompagnare il cammino feriale dell’uomo verso l’«ottavo giorno», quello senza tramonto, nella «dimora eterna non costruita da mani d’uomo»; una chiesa «atrio della Casa del Signore» per «la lunghezza dei giorni».

Filippo Naldi

se stessi; pensavano di meritare con i loro sforzi e sacrifici un dono così grande. Ma nell’amore non c’è merito, c’è solo corrispondenza, fiducia, abbandono. I santi non si sforzano di meritare (quando ci riusciremmo? Non saremmo presuntuosi?). La memoria di tutti i santi ci aiuta a comprendere cosa serve per vivere bene e cosa resta della vita delle persone. La santità ci rende uomini del presente e anticipa il futuro. Viviamo in un momento così importante per tutta la casa comune della terra e per la Chiesa di Dio. Per questo vogliamo iniziare un cammino. Non restiamo troppo fermi e il mondo invece va avanti? Non

dobbiamo correre dietro al mondo. Vogliamo ascoltarci e ascoltare. E per questo è chiaro che dobbiamo anche parlare e mettere in condizioni gli altri di parlare. Non è affatto perdita di tempo, perché spesso finiamo per parlare da soli, per parlare sopra gli altri e diamo l’idea di sapere già tutto, spegnendo le domande che pure agitano le persone. Ascoltare significa anche legarsi, fare proprio quello che ci viene affidato. È molto diverso se qualcuno si sente preso sul serio, capito: capirà meglio il Vangelo che risponde alle domande della sua vita in una maniera certo diversa da come è e da come siamo abituati. Ho l’impressione che

La chiesa di S. Francesco a S. Lazzaro

ci ascoltiamo tanto poco tra noi, anche nel senso che discutiamo ma non ci ascoltiamo. Per ascoltarci dobbiamo tutti ascoltare la Parola, ricordarci chi siamo ed essere pieni dello Spirito. Ascoltare per seguire Gesù, per amare il prossimo, non per perdere tempo, per scegliere. E inizia sempre da ciascuno di noi e dalla sua personale docilità al Vangelo. Il cammino sinodale non è affatto giochi di democrazia, ma condivisione, che è molto di più. Il problema è la conversione pastorale e missionaria, cioè essere santi oggi e per tutti. La Chiesa è comunione e la partecipazione nasce dall’amore.

Matteo Zuppi

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DOMENICA 7 NOVEMBRE 2021 3Bologna VITA ECCLESIALE

«Uniti nel dono», anche tu puoiIn collaborazione con la Cei, in partenza anche un’esperienza pilota di tre parrocchie bolognesiDI GIACOMO VARONE *

Prosegue - in novembre - l’attenzione che la Chiesa Italiana riserva al tema del-

le donazioni per il Sostenta-mento economico dei Sacerdo-ti. Lo faremo anche noi come Chiesa di Bologna durante il convegno organizzato dal «Sov-venire» giovedì 11 novembre al-le 17.30 presso l’aula Magna del Seminario a Villa Revedin alla presenza dell’arcivescovo. «Uni-ti nel dono» è il titolo dell’in-contro che per la prima volta, dopo un anno e mezzo a causa della pandemia, torna in pre-senza anche se potrà essere se-

guito ugualmente in streaming sul sito www.chiesadibologna.it e sul canale YouTube di 12Por-te. Sarà un dialogo sul sostegno ai sacerdoti che tramite il siste-ma dell’8xmille e delle specifi-che donazioni (fiscalmente de-ducibili) per il sostegno del cle-ro, è affidato alla cura dei fede-li. Fedeli e sacerdoti affidati gli uni agli altri nella consapevo-lezza che i sacerdoti fanno gran-di cose nelle nostre comunità e nella società, ma anche ciascu-no di noi può «fare» attraverso lo strumento del «donare». Si parla poco delle donazioni spe-cifiche per il sostegno ai sacer-doti (come fare una donazione

sul sito www.unitineldono.it ) dimenticando che per come è strutturato l’attuale sistema del sostegno economico alla Chie-sa attraverso l’8Xmille, ogni eu-ro donato specificamente per i sacerdoti, ne libera uno a favo-re dei fratelli come carità e cul-to. Le assegnazioni di fondi dell’8Xmille sono la risorsa principale da cui si attinge per il sostentamento dei sacerdoti e quindi le donazioni specifi-che per il sostentamento del cle-ro confluiscono in uno specifi-co fondo e fanno sì che una cor-rispondente cifra dell’8xmille non sia impegnata per i sacer-doti ma sia invece resa disponi-

bile per interventi di culto per le comunità e di carità per i fratel-li più bisognosi. Il convegno dell’11 novembre vuole anche essere un momento di dialogo in presenza con le persone as-sociate ad alcune realtà del ter-

ritorio partner di questa inizia-tiva e sono nello specifico gli imprenditori e i dirigenti dell’ Ucid, di Federmanager, di Aidp Associazione italiana per la di-rezione del Personale e di Ma-nageritalia. Con tutti si riflette-rà sulla figura del sacerdote nel suo aspetto relazionale e nella sua capacità di creare legami e relazione con la comunità ec-clesiale e con il territorio e co-me l’offerta per il suo sostenta-mento sia intesa come un gra-zie per la sua presenza in mez-zo a noi. Come i sacerdoti so-no presenti ogni giorno al no-stro fianco anche noi «uniti nel dono» possiamo far sentire lo-

ro la nostra vicinanza. Tesseran-no questo dialogo con il cardi-nale Matteo Zuppi , guidati dal giornalista Andrea Biondi de Il Sole 24 ore, Maurizio Marche-sini Vice presidente nazionale di Confindustria e Massimo Monzio Compagnoni Respon-sabile del Servizio promozione del sostegno economico alla Chiesa Italiana della Cei di Ro-ma. Questo secondo convegno annuale sui temi dell’8xmille e delle offerte deducibili per i sa-cerdoti - che da tre anni vengo-no proposti dal Sovvenire dio-cesano alla pubblica attenzio-ne - verrà accompagnato anche dalla realizzazione di un pro-

getto pilota in collaborazione con la Cei che vedrà interessate tre comunità della arcidiocesi di Bologna (parte per l’ Emilia Romagna di un pannel più am-pio a livello Italia): le parroc-chie di San Domenico Savio, San Pietro e Girolamo di Rasti-gnano e San Bartolomeo di Mu-siano – Pianoro. Verrà speri-mentata una forma semplifica-ta di raccolta delle donazioni realizzata in collaborazione an-che con l’Istituto diocesano so-stentamento clero, anch’esso partner del convegno dell’ 11 novembre prossimo.

* responsabile del Sovvenire Chiesa di Bologna

Giovedì 11 novembre alle 17.30 nell’Aula Magna del Seminario il Convegno a cura del Servizio diocesano del «Sovvenire» sul sostegno economico ai sacerdoti

La campagna «Uniti nel dono»

«Ora et labora» in città nel quartiere Porto Viaggio tra monasteri, chiese e industrie

Mercoledì 10, 17 e 24 novembre alle ore 17 presso la Fondazione Lercaro in via

Riva di Reno 57 a Bologna, «Dies Domini - Centro studi per l’architettura sacra» propone tre seminari sul tema «Ora et labora. Monasteri, chiese e industrie nel quartiere Porto». L’iniziativa nasce dalla ricerca sull’architettura delle chiese storiche di Bologna promossa dal Centro studi per l’architettura sacra e coordinata dalla storica Paola Foschi. Tre le ricerche che vengono presentate: Daniela Villani parlerà della chiesa dei Santi Naborre e Felice, Piero Mattarelli di San Nicolò del Borgo di San Felice e Cristina Medici della chiesa e dell’orfanotrofio di San Bartolomeo di Reno. In ogni serata la presentazione della ricerca delle tre chiese è preceduta da una relazione di Paola Foschi che tratterà dei rapporti tra edifici sacri e produzione nel quartiere Porto. L’ingresso è libero (con green pass) fino al raggiungimento della capienza della sala (70 posti). Agli architetti presenti verranno riconosciuti dall’Ordine degli Architetti di Bologna 6 crediti formativi (con obbligo di presenza a tutti e tre gli appuntamenti). Per chi volesse seguire da casa o guardare in differita, i tre seminari saranno trasmessi in diretta sul canale You

Tube del Centro studi architettura sacra (in questo caso non è possibile il riconoscimento dei crediti). L’area del quartiere Navile, posta entro la linea delle antiche mura urbane, si presenta oggi come una zona con caratteri urbani difformi rispetto a quelli del centro storico della città. Dai tempi medievali fino a metà del Novecento, questa parte di Bologna ha costituito una realtà economica molto importante e significativa per la città, con la presenza di diversi canali, ma, in particolare, del porto e del canale Navile che collegava la città emiliana con il mare. La forza idraulica dei tanti corsi d’acqua presenti in zona, come il canale di

Reno, aveva accentrato in questa parte di città molte realtà produttive come tintorie e mulini idraulici. Dalla ricerca sull’area del Navile e sulle sue chiese è emerso in maniera evidente come in questa realtà gli aspetti produttivi fossero strettamente legati a quelli devozionali. Gli studi che verranno illustrati dai tre ricercatori coordinati da Paola Foschi sono l’esito esiti di una ricerca storica condotta sulle fonti archivistiche relative ad alcune importanti chiese presenti nell’area produttiva del Navile.

Claudia Manenti, responsabile Centro Studi

per l’architettura sacra e la città

Chiesa e complesso dell’orfanotrofio di San Bartolomeo di Reno

Un libro racconta FocheriniLe edizioni Dehoniane

Bologna hanno recentemente pubblicato il

libro «La gioia della normalità. In memoria di Odoardo Focherini», a cura di Brunetto Salvarani. Il volume raccoglie vari contributi che mettono a confronto con l’oggi i temi che furono propri del beato Odoardo Focherini, martire della fraternità e della speranza, deportato nel campo di concentramento di Flossenburg e morto, a 37 anni, nel sottocampo di Hersbruck nel 1944. Giovane carpigiano di origini trentine, primo giornalista ad essere beatificato dalla Chiesa cattolica, negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale si impegnò in La copertina del volume

prima persona e riuscì a mettere in salvo molti ebrei, e per questo fu arrestato e deportato. La straordinarietà del suo esempio risiede nel fatto che egli non fu un eroe predestinato al gesto esemplare, ma un cristiano comune che visse secondo il Vangelo come un laico autentico. Dai vari interventi contenuti nel libro (Ermenegildo Manicardi, Luigi Lamma, Giovanni Rossi, Erio Castellucci, Guido Dotti, Milena Santerini, Giorgio Vecchio, Alessandro Rondoni, Roberto Righetti, Brunetto Salvarani) emerge con chiarezza l’attualità della sua figura, capace di aprirsi all’altro, opporsi all’antisemitismo, scegliere di non omologarsi alla violenta cultura dominante.

Il Malpighi ha inaugurato l’«Obeya Lab»Il laboratorio, nato dall’impegno congiunto di Liceo e Faac insieme alla Fondazione Carisbo, è stato presentato lo scorso mercoledì alla presenza del cardinale Zuppi

Un momento della presentazione al Malpighi

DI MARCO PEDERZOLI

Un approccio interdisciplinare ai problemi

complessi per introdurre studenti e docenti ai principi del lavoro di squadra e dell’ottimizzazione dei processi creativi, risolutivi e decisionali. È quanto si propone l’Obeya Lab, un laboratorio nato dalla collaborazione tra Liceo Malpighi e il Centro di ricerca e sviluppo della Faac, con il sostegno economico del Bando per l’innovazione scolastica messo a disposizione dalla Fondazione Carisbo. Il laboratorio è

stato inaugurato nella mattinata del 3 novembre nella sede del Liceo Malpighi alla presenza, fra gli altri, del cardinale Matteo Zuppi e della rettrice delle Scuole Malpighi, Elena Ugolini, insieme col presidente della Fondazione Carisbo Carlo Cipolli, al presidente, del Gruppo Faac Andrea Moschetti e a monsignor Gabriele Porcarelli, presidente dell’Opera diocesana Fondazione Ritiro San Pellegrino che gestisce i Licei Malpighi di Bologna e le scuole Malpighi di Castel San Pietro e di Cento. Alla conferenza ha preso parte anche

Giacomo Micheli, oggi iscritto alla Facoltà di Fisica dell’Alma Mater e già studente del Liceo Malpighi, dove ha collaborato col professor Lorenzo Raggi alla realizzazione di alcuni

progetti Obeya. «A causa della pandemia - racconta Ugolini - l’inaugurazione di questo laboratorio è slittata in avanti, ma tutto era già pronto dal febbraio del 2020. Per noi delle scuole Malpighi si tratta di un momento particolarmente importante perché la collaborazione con Faac, iniziata nel 2018, ci ha permesso di imparare tanto in merito alla ricerca e alla progettualità». «Desideravamo dotare il Liceo Malpighi e la comunità scolastica bolognese di un innovativo strumento - ha commentato

Moschetti - per facilitare il lavoro di squadra; gestire i progetti in maniera più efficace ed efficiente, ovvero eliminando gli sprechi e le attività inutili: il “muda”, detto in giapponese. L’Obeya è il luogo dove tutto ciò accade». «Ancora una volta - ha evidenziato l’arcivescovo Zuppi - la Faac cerca di essere attenta a stabilire e mantenere un rapporto stretto con il territorio. Il mondo della scuola e quello del lavoro devono mantenere rapporti stabili, per scongiurare quel precariato che per molti dura decenni».

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DOMENICA 7 NOVEMBRE 20214 Bologna OPINIONI

DI ROBERTO CORINALDESI E GIANLUIGI PAGANI *

Il Parco della Montagnola è stato il primo vero giardino pubblico di Bologna, adia-

cente alle mura dell’ultima cer-chia. Il Consiglio di Credenza, come allora si chiamava l’or-gano preposto del Comune, comprò nel 1219 un terreno coltivato e alberato: il Campo Magno. Questo confinava a le-vante col torrente Aposa, a sud con le Mura del Mille dove fu poi aperto il canale delle Mo-line; a ponente con il Borgo di Galliera, ed a settentrione con le mura della terza cerchia. Ciò che resta dell’antico Campo è

la Piazza del Mercato, detta an-che Piazza d’Armi, oggi Piazza VIII Agosto, che è la parte pia-na verso mezzogiorno, e la Montagnola, che è la parte ele-vata verso settentrione. La Piaz-za del Mercato, ove già dal 1251 ogni sabato del mese d’agosto si teneva una fiera di bestie grosse presso Porta Go-vesa o Porta Piella, fu destina-ta da Papa Alessandro VII nel 1656 a un mercato settimana-le per bestie a unghie intere. A ricordo di questa concessione

il Senato fece erigere, nel 1658, una colonna dorica elevata so-pra un piedistallo poggiante su sette gradini, e recante le inse-gne del Papa. Nel 1805 questo elegante monumento fu de-molito per ordine del governo napoleonico. Nel 1330 il car-dinale Bertrand de Pouget, ri-battezzato dai bolognesi Ber-trando del Poggetto, fece co-struire, a ridosso delle mura, una sontuosa rocca per ospi-tarvi il Papa e la sua corte. So-lo 4 anni dopo questa fu di-

strutta a furor di popolo. Ana-loga sorte toccò ai quattro pa-lazzi caparbiamente lì rico-struiti e regolarmente abbattu-ti, l’ultimo nel 1511. Alle ma-cerie dei Castelli di Galliera si aggiunsero poi, con una dispo-sizione del 1583 quelle dei tan-ti cantieri della città, nonché la terra di scavo delle cantine. Venne quindi ad alzarsi il pia-no dell’antico Campo Magno a nord, per cui volgarmente i bolognesi iniziarono a chia-marlo Montagnola, mentre al-

la parte a sud verso la Città ri-mase il nome di Foro Boario, di Piazza del Mercato o di Piaz-za d’ Armi. A partire dal 1662 l’area, venne destinata a uso pubblico, dopo averla spiana-ta e ornata di gelsi e aver crea-to nel mezzo un viale che co-minciava dalla Piazza d’Armi e terminava in un Piazzale Cir-colare contornato da olmi. Co-me ricordato anche da illustri letterati quali Stendhal, nel suo «Tour d’Italie» e prima di lui da Montesquieu, il Parco fu,

fin dal XVIII secolo, luogo alla moda per il passeggio di car-rozze e punto d’incontro tra dame e cavalieri. L’anello di 565 metri di circonferenza po-sto al centro del Parco ne fece inoltre sede ideale per eventi sportivi: gare podistiche, e dal 1846, corse di carrozze, di ca-valli o addirittura di struzzi, fi-no all’inaugurazione, nel 1888, dell’Ippodromo Zappoli, in via Emilia Ponente. Un giorno ve-ramente storico fu però il 3 giu-gno del 1886, quando la Mon-

tagnola tenne a battesimo la prima corsa ciclistica cittadina. Ma non possiamo parlare di Montagnola, senza ricordare un altro sport, amatissimo dai bolognesi, che da quelle parti tanto si praticò: il «Gioco del Pallone», quello che lo storico del Rinascimento Jacob Burckhardt definì il gioco «clas-sico degli italiani». Agli albori, lo spazio dedicato al gioco del Pallone era sul lato di ponen-te del campo del Mercato do-ve, in occasione delle partite, si elevavano steccati e si ergeva-no gradinate. Ma questa storia la raccontiamo un’altra volta.

* Consulta tra le antiche istituazioni bolognesi

Storia e storie dal parco della Montagnola

DI MARCO MAROZZI

Patrick Zaki da una cella egiziana fa «miracoli» in Italia. Però nessuno da quasi due anni riesce a tirarlo fuori dalle

galere di Abdel Fattah al-Sisi. E’ schiacciato in un meccanismo enorme: fra governi, fedi, diplomazie, convivenze complesse. Il nuovo confronto-maglio sarà il 7 dicembre quando riprenderà il processo contro lo studente dell’università di Bologna arrestato il 7 febbraio 2020 all’aeroporto del Cairo, tornato per vedere la famiglia. Le accuse indefinite partono da un articolo scritto dall’Italia in un sito web sugli «incresciosi atti di violenza contro i cristiani copti egiziani». Visto il tipo di corte a Masurata, si desume che il reato contestato sia «diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese». Contempla una pena fino a cinque anni. La legale dello studente avverte però che restano in piedi (quindi da affrontare eventualmente in altra sede) le accuse di «minare la sicurezza nazionale», istigare alla protesta, «al rovesciamento del regime», «all’uso della violenza e al crimine terroristico». Ipotesi basate su dieci post Facebook di controversa attribuzione. Fanno rischiare venticinque anni di carcere: secondo Amnesty International, addirittura l’ergastolo. Zaki aspetta, eroe involontario, simbolo dei martiri per la libertà di pensiero. Solo, nonostante le mobilitazioni di cui in Egitto giungono timidi echi. Chissà se sa che Gianluca Costantini è stato assunto a tempo indeterminato con una cattedra in Arte del fumetto all’Accademia di Belle Arti di Bologna: a 49 anni, dopo un decennio di insegnamento a contratto. «Il disegnatore di Zaki», quello dei dolcissimi disegni che appaiono nelle città italiane. Collabora con Amnesty e altre Ong. Nel 2016 è stato accusato di terrorismo dal governo turco per i suoi disegni. Miracolo italiano, finalmente un posto fisso. Intanto a ottobre è stata eletta in Comune Rita Monticelli, docente di Letteratura inglese e Studi di genere a Bologna. La «professoressa di Zaki» in quanto coordinatrice del Master internazionale sugli Studi di genere e delle donne. Scelta come capolista del Pd, ha avuto 869 voti. «Da qui al 7 dicembre per Zaki serve un’azione forte e coordinata per chiederne la libertà» dice. «E’ necessario fare di più» ripete. Il miracolo in Egitto è però molto complicato. Le minoranze religiose – cristiani in testa – sono strette fra i Fratelli Mussulmani e il regime autoritario del loro repressore, al-Sisi. Secondo l’Ong Human Rights Watch ci sono oltre 60.000 prigionieri politici. Centinaia, o forse migliaia di persone sono tenute in detenzione preventiva. Il contesto, dicono i frati che lavorano in Egitto, «richiede missionari coraggiosi e prudenti, innamorati del Vangelo ma preparati per leggere con intelligenza le complesse dinamiche sociali, religiose e politiche del Paese». Povero Zaki fra coraggio e prudenza. «Vogliamo una vita migliore in questa vita» intona a ogni manifestazione Alessandro Bergonzoni, testimonial gratis di cause che non dà mai per perse.

DI DAVIDE BARALDI *

La fraternità è un concetto ampio, che si usa in ana-logia a un riferimento ben preciso, oggettivo, qual è il legame di sangue dei figli di uno stesso padre

o di una stessa madre. Nel ministero ordinato, il sacra-mento dell’Ordine costituisce quel vincolo oggettivo in relazione al quale si può parlare della fraternità fra i pre-ti, o ancora più precisamente nel presbiterio. I due gran-di punti di riferimento per questa fraternità sono ap-punto l’ordinazione e il Vescovo come padre. Si fa spes-so riferimento all’essere fratelli per dire che bisogna vo-lersi bene e andare d’accordo, ma in realtà – secondo la testimonianza biblica dell’inizio di Genesi e della storia fondativa dei patriarchi – la fratellanza va guari-ta e redenta per potere diventare fraternità. Partendo da questo spunto spirituale, si può riflettere più utilmen-te anche sulla fraternità presbiterale e sul senso del pre-sbiterio. Solo fino a un paio di decenni fa, una certa fratellanza era resa possibile dalle classi numerose di seminaristi; poi c’erano le cosiddette «pretine», esperien-ze di fraternità più trasversale, infine ci si trovava anco-ra una situazione che permetteva un riconoscimento identitario del prete e del suo ruolo. Oggi non c’è più nulla di tutto ciò. I seminaristi sono pochissimi, appe-na entrano nel ministero vengono travolti da esigenze crescenti che devono vivere con pochissimi compagni vicini per età o per maturazione; il progredire dell’età anziana dei preti sta inesorabilmente erodendo le «pre-tine». La complessità sistemica della situazione fa as-sumere alla fisionomia spirituale della fraternità pre-sbiterale le forme più diverse: bisogno di semplice ami-cizia o addirittura solo di compagnia, sostegno nell’im-pegno e nelle decisioni pastorali, custodia di un’uma-

nità equilibrata e positiva, costruzione di rapporti si-gnificativi e vigilanza su quelli disfunzionali e tante al-tre situazioni. In questa situazione il recupero di frater-nità autentica risulta ancora più urgente. Suggerisco due piste dalle riflessioni che il presbiterio ha portato avanti a partire dalla Tre giorni del clero di quest’anno (sapendo bene che c’è un lungo e ricco cammino pre-gresso). La prima è che la Parola di Dio, che ha il po-tere di modificare i legami di sangue secondo le paro-le stesse di Gesù (cf. Mc 3,35 e paralleli), ha anche la potenza di generare dalla fratellanza una vera fraterni-tà. Condividere la preghiera e l’ascolto della Parola di Dio con qualche altro prete, in maniera costante, con-tinuativa, a cui si da credito nel tempo e non improv-visata rimane, quindi, una via privilegiata per edifica-re la fraternità presbiterale. La seconda è che non ap-pena noi ci mettiamo in ascolto di queste precise pa-role di Gesù, ci rendiamo conto che esprimono una di-mensione umana e affettiva di cui c’è sommamente bi-sogno. È emersa soprattutto la necessità e la bellezza di stimarsi a vicenda e la lucidità di fare gesti umanissimi di cura, di presa in carico, di gentilezza e amorevolez-za, quasi richiamando la scelta consapevole e non scon-tata del buon Samaritano o l’appello del Padre a supe-rare quella soglia che ci permette di fare festa nella sua casa con il nostro fratello. Stimarsi e avere gesti di cu-ra, infatti, mi chiede di superare il mio punto di vista (anche animato dalla migliori intenzioni) e di aprirmi a una vera conoscenza dell’altro, in modo che possa-no emergere le sue qualità e, insieme, anche le mie. È in questo spazio di rivelazione che la Parola di Dio fa sbocciare il seme della fraternità che essa ha germoglia-to in noi.

* vicario episcopale per il Laicato, la Famiglia e la Vita

Sulla fraternità sacerdotaleDI VINCENZO BALZANI *

Verso la metà del secolo scorso l’uso dell’energia generata dalla fissione nucleare aveva fatto sorgere la speranza di fornire a

tutto il mondo energia elettrica abbondante e a basso prezzo. Dopo una crescita durata una trentina d’anni, che portò alla costruzione di circa 400 centrali, verso l’inizio degli anni ’90 lo sviluppo del nucleare si è arrestato. Oggi le centrali nucleari non sono economicamente convenienti in un regime di libero mercato per cui si costruiscono solo nei paesi dove lo stato si fa direttamente carico dei costi e dei rischi dell’impresa e dove c’è un forte collegamento con il nucleare militare. Nel recente dibattito sugli effetti del cambiamento climatico, alcune dichiarazioni del ministro Cingolani hanno fatto pensare ad un ritorno all’energia nucleare, che in Italia abbiamo rinunciato a sviluppare col referendum del giugno 2011. Secondo alcuni, il nucleare è una componente fondamentale per combattere il cambiamento climatico in quanto non genera CO2. Però, per valutare la sostenibilità ecologica, economica e sociale dell’energia nucleare non ci si può basare solo sulla quantità di CO2 emessa; è, infatti, necessario considerarne tutte le criticità, riassumibili nei seguenti punti. 1) Le centrali nucleari producono scorie radioattive pericolose per decine di migliaia di anni, la collocazione delle quali è un problema non risolto e forse irrisolvibile. 2) Il combustibile nucleare, l’uranio, è una risorsa, oltre che non rinnovabile, limitata e quindi contesa. 3) Lo

smaltimento di una centrale nucleare a fine vita è un problema di difficile soluzione sia dal punto di vista tecnico che economico, tanto che lo si lascia in eredità alle prossime generazioni. 4) Un incidente nucleare grave non è delimitabile nello spazio e nel tempo e, pertanto, coinvolge direttamente o indirettamente milioni di persone; la radioattività, infatti, si propaga in modo non controllabile attraverso l’atmosfera e la catena alimentare e può compromettere l’uso di un territorio per migliaia di anni. 5) Gli incidenti di Chernobyl e Fukushima hanno dimostrato che un grave incidente nucleare può accadere anche in paesi tecnologicamente avanzati. 6) Il nucleare civile è connesso alle applicazioni militari e può essere obiettivo o fonte di attività terroristiche. 7) Il timore di incidenti o di contaminazioni con sostanze radioattive rendono difficile il reperimento di siti in cui costruire le centrali. 8) L’esperienza dimostra che la costruzione di una centrale nucleare richiede più di 20 anni e il costo finale supera di molte volte quello inizialmente previsto. Iniziare oggi un programma di sviluppo del nucleare non potrebbe contribuire ad eliminare l’immissione di CO2 in atmosfera entro il 2050, come concordato nella conferenza di Parigi del 2015. Se si vuole rispettare questo termine, c’è un modo molto più semplice, meno costoso e per nulla pericoloso: sviluppare fotovoltaico ed eolico la cui produzione di energia elettrica aumenta da anni in modo esponenziale e che già dal 2020 ha superato quella prodotta dal nucleare.

* docente emerito di Chimica, Università di Bologna

Perché non tornare al nucleare

SOTTO I PORTICI

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Il Portico della morte in pieno centro: a pochi metri alcuni senzatetto e i festeggiamenti nei locali della movida

La Bologna ancora sazia e disperata

FOTO MASSIMO RICCI

Pensando a Zaki e a quel difficile contesto internazionale

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DOMENICA 7 NOVEMBRE 2021 5Bologna SPECIALE

Don Porcarelli: «Sempre al fianco della mia gente»

«Il posto del sacerdote è in mezzo alla sua gente, a condividere con lei la

vita quotidiana e portare tutti il Vangelo. In questo modo inserisce la straordinarietà nell’ordinarietà». Don Gabriele Porcarelli è da 18 anni parroco a Sant’Agostino ferrarese, e da tempi più recenti amministratore parrocchiale di Buonacompra, dopo aver ricoperto altri incarichi tra cui quello di Segretario particolare del cardinale Biffi. E come parroco in quelle zone ha

affrontato recentemente, assieme ai suoi parrocchiani, due grandi prove: il terremoto del 2012, che qui ha colpito duramente (Sant'Agostino è stato l’epicentro della prima scossa) e la pandemia, nel 2020. «Quando c’è stato il terremoto ho corso pericolo di vita, perché all’inizio non riuscivo ad aprire la porta della canonica - racconta -. Però sono rimasto, anche perché il cardinal Caffarra ci ha chiesto esplicitamente che noi sacerdoti rimanessimo, e anche se ancor oggi non sono rientrato in canonica. Come sacerdote, ho voluto far sentire la presenza della Chiesa, nonostante le tante difficoltà: con l’aiuto di tutti, non abbiamo perso nulla, abbiamo continuato sempre le

celebrazioni (prima in una tenda, poi nell’oratorio, infine dal 2013 nella chiesa provvisoria, che adesso che abbiamo riaperto quella “vera” è diventata una sala polivalente), l’Estate ragazzi, il catechismo, l’attività della scuola materna». Anche la pandemia è stata ed è una prova molto dura: «Ci sono stati tanti morti - spiega don Gabriele - molti anziani, ma anche persone che non ci saremmo aspettati; soprattutto, c’è stato un crollo della frequenza alle attività parrocchiali, prima per la proibizione, poi per la paura e le rigide regole da rispettare, ma adesso ci troviamo con più determinazione e forza. La vita pastorale è fatta di cose

semplici, e la comunità deve esserci, anche se in forme diverse: siamo stati quindi alle regole, ma abbiamo fatto tutto quello che era possibile: l’online ci ha aiutato e ci aiuta, tramite i due canali di Facebook e YouTube garantiamo il collegamento con la Messa ogni giorno. Così siamo ripartiti ancora una volta con tutto e la gente un po’ alla volta sta superando la paura». Riguardo alle offerte che aiutano i sacerdoti nella loro opera, don Porcarelli spiega di avere illustrato tutto con chiarezza ai suoi parrocchiani: «Ho spiegato che ogni sacerdote riceve dal Sostentamento clero un’integrazione per vivere dignitosamente, tratta in gran parte dai proventi dell’8 per

mille; ma che se vogliamo un servizio come appunto quello del prete, dobbiamo assicurarlo, e la vera maturità cristiana sarebbe che la comunità provvedesse alle esigenze dei sacerdoti senza attingere all’8 per mille. Non dobbiamo infatti fare confusione: l’8 per mille lo paghiamo comunque e ne scegliamo la destinazione, le offerte deducibili invece partono da me e dal mio desiderio di vivere la Chiesa in modo maturo. E’ importante essere chiari e mostrare di non aver nulla da nascondere: se la gente sa, non dice cose scorrette e capisce l’importanza di un gesto che mostra la nostra maturità umana e cristiana».

Chiara Unguendoli

«Abbiamo attraversato insieme il terremoto e la pandemia, ora ho spiegato come funzionano le offerte»

Don Porcarelli (foto archivio Frignani)

Torna lo spot Cei sul sostegno alla missione dei preti diocesani. Al via a novembre la campagna 2021 su tv, Web e stampa

Un grazie per il dono dei sacerdoti in mezzo a noi, questo il significato profondo delle offerte deducibili. I

nostri preti infatti sono ogni giorno al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra vicinanza. Una partecipazione che ci rende «Uniti nel dono»: questo il messaggio al centro della nuova campagna #donarevalequantofare della Conferenza Episcopale Italiana che intende sensibilizzare i fedeli alla corresponsabilità economica verso la missione dei sacerdoti e si sofferma sul valore della donazione, un gesto concreto nei confronti della propria comunità. «Ogni offerta destinata al sostentamento dei sacerdoti è il segno tangibile della vicinanza dei fedeli, un mezzo per raggiungere tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro - sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni –. Anche nel pieno dell’emergenza dell’ultimo anno i preti diocesani hanno fatto la differenza. La Chiesa, grazie anche all’impegno dei nostri preti e delle comunità, ha aiutato nei giorni più bui tante famiglie a rialzarsi». Ideata e prodotta da Casta Diva Group la campagna, on air da novembre, si snoda tra spot tv, radio e video online oltre alla campagna stampa con lo scopo di approfondire storie di diverse comunità attraverso video interviste e contenuti dedicati. Un viaggio in giro per l’Italia, tra città metropolitane e centri piccoli, a volte piccolissimi. Un percorso che permette di toccare con mano la bellezza che nasce dall’unione delle vocazioni: quelle dei sacerdoti e quelle dei laici che collaborano con loro. In particolare lo spot ci conduce

dentro una parrocchia, quella di Sant’Antonio Maria Zaccaria guidata da don Davide Milanesi in un quartiere popolare nella periferia meridionale di Milano. Nel suo oratorio, luogo capace di coinvolgere sia gli adulti che gli adolescenti, frequentato da circa 400 ragazzi, in una zona dove convivono persone di nazionalità ed età diverse. Ci porta nella comunità, vera e propria protagonista, motore delle numerose attività rese possibili grazie all’impegno dei volontari, coesi intorno al proprio parroco, visti e intravisti fino alla scena finale, tutta dedicata a loro. In questo luogo, don

Davide, infaticabile promotore di iniziative, sempre sorridente, anche nei mesi più difficili della pandemia, è considerato dai parrocchiani un amico cui rivolgersi nel momento del bisogno e con cui condividere i momenti importanti della propria vita. Nei 4 filmati di approfondimento, oltre a quella di don Davide, si racconta attraverso delle interviste ai collaboratori laici, anche l’opera di altri sacerdoti come don Massimo Cabua, che in Sardegna, a San Gavino Monreale, è in prima linea nell’organizzazione di iniziative tra cui la «Spesa sospesa» a sostegno di una

collettività stremata dall’emergenza coronavirus e don Fabio Fasciani, guida della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, nel quartiere Tuscolano a Roma,che dall’inizio della pandemia ha fatto un vero e proprio salto di qualità nell’assistenza alle povertà, prendendosi cura delle persone in difficoltà. Nei filmati è presente anche don Luigi Lodesani, parroco, tra le altre comunità, anche di Borzano di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, dove un paese intero collabora ad un progetto educativo per le nuove generazioni. Non solo video ma anche carta stampata. «Ci sono posti che esistono perché sei tu a farli insieme ai sacerdoti» o «Ci sono posti che non appartengono a nessuno perché sono di tutti» sono alcuni dei messaggi incisivi al centro della campagna stampa, pianificata su testate cattoliche e generaliste, che ricorda nuovamente i valori dell’unione e della condivisione. Sono posti dove si cerca un aiuto, un sorriso, una mano, un’opportunità, o, semplicemente un amico. «Sono i posti dove ci sentiamo parte di una comunità». «I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto dei fedeli – conclude Monzio Compagnoni -. Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo all’emergenza con la dedizione. A supporto della nuova campagna anche la pagina www.unitineldono.it/donarevalequantofare interamente dedicata ai filmati e collegata al nuovo sito in cui oltre alle informazioni pratiche sulle donazioni, si possono scoprire le esperienze di numerose comunità che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti.

Sacerdoti, donare vale quanto fare

Un’immagine della nuova campagna

Un motore per l’Italia

L’opera dei sacerdoti è resa possi-bile anche grazie alle Offerte per

i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamen-te destinate al sostentamento dei pre-ti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi. L’Offerta è nata come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della «Chiesa-comunione» delineata dal Concilio Vaticano II. Le donazioni vanno ad in-tegrare la quota destinata alla remu-nerazione del parroco proveniente dalla raccolta dell’obolo in chiesa. Ogni curato infatti può trattenere dal-la cassa parrocchiale una piccola ci-fra (quota capitaria) per il suo sosten-

tamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo, nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mi-la abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio del-le 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 sacerdoti diocesani impe-gnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e 3.000 sacerdoti, ormai an-ziani o malati, dopo una vita spesa al servizio agli altri e del Vangelo. L’importo complessivo delle offerte nel 2020 si è attestato sopra gli 8,7 mi-lioni di euro rispetto ai 7,8 milioni del 2019. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo necessario a garantire a tutti i sacer-doti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi.

I NUMERI

Il consuntivo del 2020

Nel consuntivo relativo al 2020, il fabbisogno complessivo annuo

per il sostentamento dei sacerdoti è ammontato a 529,9 milioni di euro lordi, comprensivi delle integrazio-ni nette mensili ai sacerdoti (12 l’an-no), delle imposte Irpef, dei contri-buti previdenziali e assistenziali e del premio per l’assicurazione sani-taria. A coprire il fabbisogno annuo provvedono: per il 16,5% in prima battuta gli stessi sacerdoti, grazie agli

stipendi da loro percepiti (per esem-pio quali insegnanti di religione o per il servizio pastorale nelle carce-ri e negli ospedali); per il 7,3% le re-munerazioni percepite dagli enti presso cui prestano servizio pastora-le (parrocchie e diocesi). Il resto è co-perto per il 5,4% dalle rendite degli Istituti diocesani per il sostentamen-to del clero, per il 70,8% dall’Istitu-to Centrale Sostentamento Clero at-traverso le offerte deducibili per il so-stentamento del clero e con una par-te dei fondi derivanti dall’8xmille.

Sacerdoti, in aiuto a tutti

DA SAPERE

Per sostenere i sacerdoti dio-cesani con le offerte Uniti nel dono, si hanno quattro

modalità. Con il Conto corren-te postale: sul c/c postale n. 57803009 effettuare il versa-mento alla posta. Con la Carta di credito: grazie alla collabo-razione con Nexi, i titolari di carte di credito Nexi, Mastercard e Visa possono inviare l’Offer-ta, in modo semplice e sicuro, chiamando il numero verde 800 825000 oppure collegandosi al sito Internet www.unitineldo-no.it/dona-ora/. Con un versa-mento in banca: bonifico sull’iban IT 90 G 05018 03200 000011610110 a favore dell’Isti-tuto Centrale Sostentamento Clero specificando nella causa-le «Erogazioni Liberali» ai fini

«Uniti nel dono»: quattro modalità per contribuire con offerte deducibili

della deducibilità. Elenco altre banche disponibili è consulta-bile su www.unitineldo-no.it/dona-ora/. Si può anche effettuare il versamento diretta-mente presso gli Istituti Dioce-sani Sostentamento Clero (elenco su www.unitineldo-no.it/lista-idsc). L’offerta è de-ducibile. Il contributo è libero. Queste offerte sono deducibili dal proprio reddito complessi-vo, ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali, fi-no ad un massimo di 1032,91 euro annui. L’Offerta versata en-tro il 31 dicembre di ciascun an-no può essere quindi indicata tra gli oneri deducibili nella di-chiarazione dei redditi dell’an-no seguente. Conservare la rice-vuta del versamento.

Piccola guida a come far giungere la propria donazione liberale per il sostentamento del clero diocesano

Uno dei protagonisti della video-maratona che recentemente Tv2000 ha

dedicato alle offerte per i sacerdoti, è stato Giovanni Scifoni, attore, scrittore e regista ma soprattutto volto noto e molto amato del panorama televisivo italiano. In una breve testimonianza girata per l’occasione, Scifoni ha raccontato da par suo per quale motivo ritiene giusto sostenere in ogni modo i sacerdoti e il loro ministero. «Ho conosciuto tantissimi sacerdoti – ha detto – e quello che io sono oggi lo devo sicuramente anche a loro. Un sacerdote, ad esempio, ha salvato il mio matrimonio. Un altro ha salvato mia moglie in un

Scifoni e quelli della domenica

momento disperato della sua vita. Un altro sacerdote mi ha preso per i capelli e mi ha fatto tornare nella chiesa, in un momento in cui avevo deciso di abbandonarla e andare via. E poi ce ne sono alcuni che mi hanno reso un artista migliore, perché io copio dal loro modo di esprimersi e comunicare, anche delle cose che faccio sul palco».

«C’è un dono, però – ha concluso l’attore – per cui mi sento particolarmente grato nei confronti dei sacerdoti, ed è quello della domenica. Posso avere una settimana orribile, ma io so sempre che la domenica c’è qualcosa per me. So che mi siederò su quella panca, su quella sedia o su quello sgabello, non importa dove, e comunque riceverò una parola, un’omelia, l’Eucarestia. Gratis. Questo è impagabile». «Allora… – l’appello finale lanciato da Scifoni – facciamo tutto quello che serve perché il maggior numero possibile di persone possa avere ciò che desidera e cerca più profondamente. Sosteniamo i sacerdoti».

Giovanni Scifoni

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DOMENICA 7 NOVEMBRE 20216 Bologna VITA ECCLESIALE

DI CHIARA UNGUENDOLI

«La melodia, la poesia ci aiutano a comprendere con la bellezza

l’inesprimibile bellezza del mistero di amore di Dio, che si fa nutrimento nella Parola e nel suo Corpo. Non smetteremo mai, e questa bellezza ci aiuta sempre a contemplare il mistero invisibile per vedere meglio la vita visibile, per comprenderla con gli occhi di Dio, che sono quelli dell’amore». Sono le parole con cui l’arcivescovo Matteo Zuppi ha espresso la sua gioia e la sua gratitudine all’associazione «Messa in musica« e al Maestro Marco Taralli per la composizione «Cantus Bononiae. Messa per san Petronio» che è stata eseguita mercoledì scorso in prima assoluta nella Basilica dedicata al Santo, durante la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale. Autore dell’opera il compositore Marco Taralli, con alcune parti composta dal poeta Davide Rondoni, su commissione e in base ad un’idea dell’associazione «Messa in musica» presieduta da Annalisa Lubich assieme al teatro comunale di Bologna; esecutori, l’orchestra, il coro e il coro di voci bianche del Comunale diretti da Antonino Fogliani, dalla maestra del Coro Gea Garatti Ansini e dalla maestra del coro voci bianche Alahmabra Superchi, solisti il baritono Simone Alberghini e la mezzosoprano Veronica Simeoni. «Questa Messa diventa un progetto di società, da costruire insieme - ha sottolineato nel suo intervento di apertura il vicario generale per la Sinodalità monsignor Stefano Ottani -. San Petronio infatti è patrono della Chiesa e della Città di Bologna, per la sua opera di edificazione spirituale e civile della nostra città» e questa duplice veste si rispecchia nella collaborazione di varie forze della città stessa, fra cui il Comune: all’esecuzione era infatti presente anche il sindaco Matteo Lepore, che ha espresso il plauso delle istituzioni e ricordato come egli stesso, assieme ai suoi collaboratori, abbia appoggiato il progetto fin da quando era

Musica, bellezza che esprime Dio

Quella vita da custodire, sempreSono una giovane mamma, la mia

famiglia è composta da mio mari-to e da due bambini di 5 e 7 anni.

Circa due mesi fa ho scoperto che era in arrivo il terzo figlio, una vita che si è spenta spontaneamente alla settima settimana di gravidanza. Per alcune complicazioni mi sono recata in ospe-dale. Ero spaventata e abbattuta per quello che stava accadendo, avrei vo-luto affrontare tutto questo con mio marito accanto ma per via delle norme anti Covid lui è stato obbligato a rima-nere a casa. In un primo momento non sapevamo se raccontare tutta la verità ai nostri due figli più grandi. I bambi-ni hanno bisogno di sapere la verità di quello che accade, penso sia giusto far-gli sapere che nella vita può succedere anche questo. Insieme abbiamo canta-to e attraverso la musica abbiamo vo-luto condividere la gioia di sapere per

certo che questo piccolo angioletto è già tra le braccia di Dio, già custodito e che un giorno potremo conoscerlo. Quin-di su un foglio abbiamo scritto i nomi che avevamo scelto per lei/lui, abbia-mo disegnato dei fiori e scritto una let-terina. Il tutto è tra i ricordi di famiglia insieme all’ecografia, la prima ed uni-ca foto del nostro terzo figlio/a. Non è facile parlare di aborto spontaneo, spes-so è un tabù. Per quella che è la nostra esperienza poche donne/coppie ne par-lano apertamente quando, invece, ab-biamo scoperto che è un evento fre-quente. Spesso si ha paura o non si vuole affrontare tutto questo per cui si dimentica in fretta. Altre volte non si ritiene che quel piccolo «embrioncino» sia già vita, per cui si sminuisce quello che invece è realmente. Da genitori ci siamo resi conto che è stato importan-te condividere con alcune persone

quanto è successo, e questo ci ha aiu-tato nell’elaborazione del lutto, perché abbiamo trovato vicinanza e supporto. Alcune di queste ci hanno aiutato a tro-vare il nostro modo di rendere questa figlia/o parte della famiglia. Il primo novembre ho avuto modo di parteci-pare ad un momento di preghiera alla Certosa, nel Campo dedicato ai bimbi mai nati, proposto dalla Comunità Pa-pa Giovanni XXIII. Durante questo mo-mento di raccoglimento abbiamo pre-gato anche per i governanti, per le Isti-tuzioni e per chi fa ricerca in ambito economico, sociale e sanitario. Se la fragilità della vita fosse veramente mes-sa al centro, tutto ciò che sta attorno si muoverebbe per custodire, accompa-gnare e far crescere questa vita. Ma fin-ché la fragilità in tutte le sue forme vie-ne vissuta come un problema, la vita si snatura e non è più un bene. (A.P.)

Un momento della «Missa Sancti Petroni» nella Basilica del patrono

Zuppi: «Lo Spirito del Signore Dio è anche la creatività che esprime l’ingegno dell’uomo, la sua capacità incredibile di comporre in quegli spartiti che sono affidati a noi»

Mercoledì scorso in San Petronio è stata eseguita «Cantus Bononiae. Messa per san Petronio» di Marco Taralli e voluta da «Messa in musica» nel corso della celebrazione presieduta dal cardinale

Macciantelli, parroco attento alle vocazioni

assessore alla Cultura. «Lo Spirito del Signore Dio è anche la creatività che esprime l’ingegno dell’uomo, la sua capacità incredibile di comporre in quegli spartiti che sono affidati a noi nella grande libertà che è di Dio -ha affermato l’Arcivescovo sempre nell’omelia -. È il mistero dell’ispirazione che va oltre all’autore stesso, che lo supera, come sempre quando lasciamo parlare il cuore secondo il soffio dello Spirito, tanto più quando è a gloria e lode di Dio. Ci aiuta a contemplare, adorare il mistero dell’Eucaristia, che non smettiamo di comprendere e che soltanto nella sua pienezza, quando cadrà il velo, sapremo gustare pienamente e per il quale in cielo canteremo (canteremo!) la gloria a Dio. Il Vangelo è musica. Nella “Fratelli tutti” è scritto: “Se la musica del Vangelo smette di vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre perdonati-inviati”». «Sì, è proprio vero, la musica è “dono”, esprime irresistibilmente la presenza della verità di Dio -

La testimonianza dell’ex rettore del Seminario arcivescovile che oggi fa il suo ingresso nelle due comunità di Casalecchio di Reno e Tizzano all’Eremo

ha proseguito il Cardinale - Il cardinale Biffi commentava circa la bellezza: “”Omne pulchrum”, ogni bellezza, da chiunque sia espressa, viene dallo Spirito Santo, e quindi conduce anche a Cristo a prescindere dalla consapevolezza dell’artista. L’importante è che sia un servizio alla bellezza; se è un servizio alla bellezza io son sicuro che è un servizio a Cristo. Quindi l’artista, anche se è ateo dal punto di vista suo personale, anche se è dubbioso (che forse è la posizione più comune), in realtà si pone in connessione con Cristo proprio attraverso il suo servizio all’arte”». «La nostra speranza è che questa bellezza si rifletta anche nelle nostre comunità - ha concluso - ed esse sappiano essere attraenti, per comunicare nell’amore l’autore della bellezza. Nella composizione c’è sempre anche un atto di umiltà, di essere strumento di ispirazione, di fare fatica anche nel trovarla. E poi è umiltà perché significa donare qualcosa agli altri, servire. Mettiamoci a servizio del bene e del bello. Con la vera libertà dell’uomo che è sempre servire il prossimo e liberare da tutte le schiavitù e dipendenze».

Monsignor Roberto Macciantelli

DI LUCA TENTORI

«Credo che insieme a tanta gratitudine porterò con me e

nel mio nuovo servizio l’attenzione alla formazione, al discernimento e all’accompagnamento delle vocazioni». Ne è convinto monsignor Roberto Macciantelli che oggi, domenica 7 novembre , farà il suo ingresso come parroco a San Giovanni Battista di Casalecchio di Reno e amministratore ai Santi Giovanni Battista e Benedetto di Tizzano all’Eremo. Alle 17 l’arcivescovo gli conferirà la cura pastorale delle due comunità. Per tredici anni,

Sabato la 29ª assemblea al Corpus Domini

Sabato prossimo, 13 novembre, si terrà la 29ª assemblea della Caritas parrocchiali e associazioni caritative nella Sala

polivalente della parrocchia del Corpus Domini (via Enrique, 56). Il tema della giornata, organizzata dalla Caritas diocesana, sarà «Come può una Caritas rinascere dall’alto» e prenderà il via a partire dalle ore 9 con un momento di preghiera guidato da don Massimo Ruggiano, Vicario episcopale per la carità. Al termine, dopo la restituzione del questionario rivolto alle Caritas parrocchiali, si aprirà uno spazio di confronto intitolato «Caritas allo specchio 2.0» che si concluderà con le parole del direttore diocesano, don Matteo Prosperini. L’impegno profuso dalla Caritas bolognese sarà descritto grazie alla presentazione delle attività a cura dell’equipe, previsto per le 10.15. Prima delle conclusioni, alle ore 12.15, interverrà il cardinale Matteo Zuppi. Per l’accesso alla Sala polivalente sarà necessario essere muniti di GreenPass ed è gradita l’iscrizione effettuabile scrivendo all’indirizzo di posta elettronica [email protected] Tra le iniziative della Caritas diocesana si ricorda che nell’aprile 2020 ha istituito il «Fondo San Petronio» per far fronte alle esigenze dettate dalla pandemia. Nell’anno in corso ha invece creato un nuovo Fondo, denominato «Patto San Petronio», rivolto a imprenditori di micro-aziende che potrebbero trovarsi nella condizione di licenziare i dipendenti.

fino alla scorsa estate, ha ricoperto il ruolo di rettore del Seminario arcivescovile dopo essere stato, dal 2000 al 2007, vice rettore del Pontificio seminario Regionale Flaminio «Benedetto XV». «Della comunità di San Giovanni Battista di Casalecchio sento parlare un gran bene – afferma monsignor Macciantelli -. Certamente anche in questa parrocchia alcuni scenari sono cambiati rispetto al passato, per cui ritengo molto importante il lavoro a livello di Zona pastorale che si sta impostando in Diocesi, senza pensare troppo ai confini parrocchiali, ma dando la precedenza al

contesto generale». Per monsignor Macciantelli si tratta di un ritorno al servizio parrocchiale, avendo già servito la comunità dei Santi Angeli Custodi di Bologna come vicario parrocchiale dal 1992 al ’97

e quella di San Giorgio di Piano nel triennio 1997-2000. «Nonostante i molti anni di ministero in Seminario – afferma – non mi sono mai sentito lontano dalle persone né tantomeno isolato. Ora, in questo nuovo servizio, mi auguro di poter crescere nel dare il mio contributo alle comunità che mi sono state affidate. San Giovanni Battista di Casalecchio è, dopotutto, una comunità giovane anche se ha già avuto due parroci: prima don Orlando Santi e poi don Lino Stefanini. Entrambi hanno portato molti doni a quella comunità, e tanti saranno ancora da mettere a frutto». Nato a Bologna il 15 aprile

CARITAS PARROCCHIALI

1967 e ordinato sacerdote 19 settembre del ’92 dal cardinale Giacomo Biffi, monsignor Macciantelli è attualmente anche presidente della Fondazione «Cardinale Giacomo Lercaro» e dell’Opera diocesana «Madonna della Fiducia», nonché commissario della Pia Opera missioni «Dal Monte» e presidente del Pio Istituto «Pallotti». Dal 2008 è canonico del Capitolo metropolitano di San Pietro e fino al 2020 è stato anche assistente unitario dell’Azione Cattolica diocesana, tutti incarichi che gli hanno dato l’opportunità di lavorare a livello regionale e nazionale.

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DOMENICA 7 NOVEMBRE 2021 7Bologna NOTIZIE

diocesi NOMINE. L’Arcivescovo ha nominato don Cristian Bagnara, officiante a San Giovanni Battista di Casalecchio di Reno; monsignor Lino Stefanini, cooperatore per la Zona Pastorale Sasso Marconi-Marzabotto. LABORATORIO DI SPIRITUALITA’. Riprende domani dalle 9.30 alle 12.50 in Seminario (Piazzale Bacchelli 4) il «Laboratorio di spiritualità» coordinato da don Luciano Luppi: lo stesso don Luppi parlerà sul tema «Da “Dio è morto...viva la morte” all’incontro con Dio: Madeleine Delbrêl». Per informazioni e iscrizioni: 051/19932381 oppure [email protected]

parrocchie e Zone SAN VINCENZO DE’ PAOLI. Nell’ambito della Decennale eucaristica, venerdì 12 alle 21 nella chiesa di San Vincenzo de Paoli si terrà l’incontro «I giovani intervistano il Vescovo» con il cardinale Matteo Zuppi. UNITA’ SALA BOLOGNESE, L’Unità pastorale di Sala Bolognese presenta: «Sulle orme di due Santi»: giovedì 18 alle 21 nella chiesa di Osteria Nuova riflessioni e dialogo sui beati Giovanni Fornasini e Olinto Marella, con don Alessandro Marchesini e don Angelo Baldassarri. RIPOLI. La parrocchia di Santa Cristina di Ripoli organizza la festa d’autunno con il seguente programma: sabato 13 ore 15 inaugurazione della Piazza a Santa Maria Maddalena da parte del Sindaco, a seguire degustazione di castagne e castagnacci; ore 17 inaugurazione della chiesa di Santa Maria Maddalena a Ripoli e Messa.

associazioni e gruppi ASSOCIAZIONE ICONA. Venerdì 12 si svolge nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova a la Dozza (via della Dozza) l’Assemblea annuale dell’Associazione Icona col seguente programma: ore 18 Rosario, ore 18,30 Vespri ore, 19 incontro,

ore 20 cena. SERVI ETERNA SAPIENZA. La Congregazione «Servi dell’Eterna Sapienza» si incontra martedì 9 ore 16,30 nella Sala della Traslazione del Convento San Domenico per un incontro su «La gelosia e l’ira accorciano i giorni», parte del ciclo «La salute e la malattia nella Bibbia» tenuto a dal domenicano padre Fausto Arici. RADIO MARIA. Domenica 14 alle 8 Radio Maria trasmetterà la Messa dalla chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore di Pieve di Cento.

società MINERBIO. Venerdì 12 ore 20.30 in Palazzo Minerva (via Roma 2) a Minerbio dialogo su «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro». con Nicola Armaroli, ricercatore Cnr e don Roberto Mastacchi, consigliere ecclesiastico Coldiretti. GIUSEPPE FANIN. Un ricordo del Servo di Dio Giuseppe Fanin nel 73° anniversario del martirio e, allo stesso tempo, l’inaugurazione dei nuovi locali delle Acli, a lui intitolati. E’ quanto si è verificato ieri mattina a San Giovanni in Persiceto: nella Sala del Consiglio Comunale ha avuto luogo l’incontro «Giuseppe Fanin, testimone della Fede e dell’impegno sociale» con la partecipazione di Chiara Pazzaglia, presidente provinciale Acli Bologna, Lorenzo Pellegatti, sindaco di San Giovanni in Persiceto, Filippo Diaco, presidente Patronato Acli Bologna e Simone Zucca, presidente Caf Acli Bologna. Sono poi intervenuti monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale Arcidiocesi, Emiliano Manfredonia, presidente nazionale Acli e Pierluigi Castagnetti, già parlamentare DC. Ha

moderato il giornalista RAI Francesco Rossi. In conclusione, è stata inaugurata la nuova sede dei servizi Acli nel Comune, in via Mazzini 30, che ospita un bassorilievo dedicato a Fanin.

cultura SCUOLA DI FORMAZIONE TEOLOGICA. La Scuola di Formazione Teologica torna con un nuovo appuntamento dedicato al Vangelo di Giovanni dal titolo «E vide e credette». Il corso, che si terrà da remoto il venerdì dalle 19 alle 20.40 con otto appuntamenti fra 12 novembre e 21 gennaio 2022, è coordinato da don Giovanni Bellini e Michele Grassilli. Per info e prenotazioni sugli appuntamenti 05119932381 oppure [email protected] ARTE NELLE CHIESE. Per il ciclo «Arte nelle chiese di Bologna» domenica 14 alle 16

monsignor Giuseppe Stanzani guiderà una visita con proiezione di diapositive alla Basilica di San Petronio su «Il gotico bolognese», a confronto con le chiese di San Francesco, Santissima Annunziata, San Martino, Santa Maria dei Servi. MUSEO BEATA VERGINE DI SAN LUCA. Al Museo della Beata Vergine di San Luca (Piazza di Porta Saragozza 2/a) giovedì 11 alle 18 Gioia Lanzi tratterà un tema molto bolognese e insieme molto europeo: «Giacomo Maggiore e l’Arte dei Pellacani in Bologna». La storia e le immagini del Santo Apostolo che protesse in battaglia i cristiani, in una battaglia rappresentata nella chiesa di San Giacomo Maggiore e ora in Pinacoteca, si intreccia con quella dei bolognesi, e in particolare con quella dei bolognesi riuniti nell’«Arte dei pellacani» e abitanti nei dintorni della grande e splendida sunnominata chiesa. MUSEO OLINTO MARELLA Mercoledì 10 alle 20.30 nel Museo Olinto Marella (viale della Fiera 7) si terrà il quarto appuntamento della serie «I mercoledì al Museo». Tema dell’incontro sarà: «Il Modernismo non esiste!», a cura di Alberto Melloni, docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Modena-Reggio Emilia. SCIENZA E FEDE. Nell’ambito del Master in Scienza e Fede promosso dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum martedì 9 dalle 17.10 alle 18.40 don Hrvoje Relja parlerà de «I miracoli secondo la filosofia e la teologia»; la conferenza sarà trasmessa in diretta nella sede dell’Istituto Veritatis Splendor (via Riva di Reno 57).

musica e spettacoli CONOSCERE LA MUSICA. Per «Conoscere la

musica» giovedì 11 alle 20.30 nel Salone Bolognini del Convento San Domenico (piazza San Domenico 13) concerto Rainer Honeck, violino, Yves Savary, violoncello e Pierpaolo Maurizzi, pianoforte; musiche di: Beethoven e Brahms. TEATRO FANIN. Al Teatro Fanin di San Giovanni in Persiceto (piazza Garibaldi 3c) sono tre gli appuntamenti in agenda. Oggi alle 16.30 la Compagnia Lanzarini andrà in scena con la commedia dialettale «Il cabaret non è un vassoio»; sabato alle 21, per la rassegna «Musica e teatro», «Jump! Dance studio» presenterà lo spettacolo «Per troppo amore»; mentre domenica 14 alle 16.30 appuntamento per i bambini con «L’apprendista stregone», messo in scena dalla Compagnia Fantateatro.

cinema SALE DELLA COMUNITÀ. Questa la programmazione odierna delle Sale della comunità. ANTONIANO (via Guinizelli 3) «I molti santi del New Jersey» ore 18.15 - 20.30; BELLINZONA (via Bellinzona 6) «Qui rido io» ore 15, «No time to die» ore 18 - 21; GALLIERA (via Matteotti 25) «Drive my car» ore 15.30, «La pittrice e il ladro» ore 19, «Petite maman» ore 21.30 (v.o.s.); ORIONE (via Cimabue 14) «A white, white day - Segreti nella nebbia» ore 16, «Dovlatov. I libri invisibili» ore 18, «I giganti» ore 20.15, «Futura» ore 21.30; PERLA (via San Donato 39) «Il collezionista di carte» ore 17.30 - 21; TIVOLI (via Massarenti 418) «The last duel» ore 17 - 20.30; DON BOSCO (CASTELLO D’ARGILE) (via Marconi, 5) «I Crods 2» ore 15, «Supernova» ore 17.30 - 21; ITALIA (SAN PIETRO IN CASALE) (via XX settembre 3) «Una notte da dottore» ore 17.30 - 21; VERDI (CREVALCORE) (Piazzale Porta Bologna 15) «La famiglia Addams 2» ore 15.30, «Madres paralelas» ore 18.15 - 21; VITTORIA (LOIANO) (via Roma 5) «Quo vadis Aida?» ore 16.30 - 21.

Prosegue il «Laboratorio di Spiritualità» in Seminario: si parla di Madeleine Delbrel Inaugurata la sede delle Acli a San Giovanni in Persiceto, dedicata a Giuseppe Fanin

Per «I Martedì di San Domenico» mar-tedì 9 ore 21 nel Salone Bolognini

del Convento San Domenico incontro su «Bologna allo specchio: casa, lavoro, scuola»; intervengono: Alessandro Albe-rani, presidente Acer, Marco Castrigna-nò, docente al Dipartimento di Sociolo-gia Università di Bologna, Luca Dondi dall’Orologio, amministratore delegato Nomisma, Elena Ugolini, rettrice Scuo-le Malpighi; modera, Egeria Di Nallo, professoressa emerita Università di Bo-logna. I posti sono limitati e la prenota-zione è obbligatoria per tutti gli eventi a: [email protected]

MARTEDÌ

Al San Domenico si parla di «Bologna allo specchio»

Martedì 9 alle 21 nella ba-silica Santa Maria dei

Servi (Strada Maggiore) si ter-rà «Maestro e padre Santuc-ci», concerto a cento anni dalla nascita eseguito da Coro e strumentisti della Cap-pella musicale dei Servi, so-prano Mariana Valdes, orga-no Roberto Cavrini, direttore Lorenzo Bizzarri. Ingesso a of-ferta libera su prenotazione.

S. MARIA DEI SERVI

Un concerto in ricordo di padre Santucci

Giovedì 11 alle 18 a Roma, nella Sala Benedetto XIII

(via di San Gallicano, 25a) si terrà la presentazione del li-bro «Le radici di una vocazio-ne. I primi maestri del card. Bassetti: don Pietro Poggioli-ni e don Giovanni Cavini» di Quinto Cappelli. Sarà presen-te il cardinale Gualtiero Bas-setti, presidente della Confe-renza episcopale Italiana.

ROMA

Presentazione del volume di Cappelli su Bassetti

Zona pastorale Toscana, il problema dei pochi giovani Occorre unire le forze per andare incontro alle domande

Comunione e fraternità. Sono queste le parole chiave da cui partire per fare delle nostre

Zone pastorali luoghi di incontro, preghiera, fede, speranza, carità. Nella nostra Zona pastorale Tosca-na, formata dalle parrocchie di San Ruffillo/Madonna del Carmine, Madonna del Lavoro/San Gaetano, l’incontro con monsignor Stefano Ottani è iniziato con la recita del Magnificat e un suo commento sui versetti iniziali. Forse in questo tem-po di pandemia viviamo una gran-de stanchezza, e può esserci di aiu-to lo stile mariano, fatto di silenzi, preghiera, riflessioni. Anche le no-stre parrocchie e di conseguenza le Zone possono vivere momenti di stanchezza, di incertezza; la Chie-sa per questo ci propone la via si-nodale, cioè di camminare insie-me con uno spirito rinnovato, in

comunione, mettendo al primo po-sto la fraternità. La Chiesa deve «uscire», sia per fedeltà al suo mes-saggio, sia per la salvezza del mon-do. Grande attenzione quindi ai compagni di viaggio: non siamo soli nel cammino, ma è nostro do-vere fare e far sperimentare la fra-ternità a chi incontriamo. Da qui l’invito, che anche un programma, che senza una vera comunione tra i preti non si dà Zona pastorale; ed essa deve poi coinvolgere anche i laici coi preti e i consacrati, per po-ter proporre un credibile itinerario pastorale. La nostra Zona vive alcu-ne criticità evidenti: a fronte di un generale invecchiamento della po-polazione, i pochi giovani fanno fatica a trovare spazi per incontrar-si, giocare, passare tempo insieme. Complice la pandemia, che ha co-stretto a casa per lunghi periodi,

ma anche la carenza di adulti mo-tivati che tengano aperti gli spazi delle comunità, le parrocchie han-no pochi giovani che le abitano e le vivono. Giovani che si prestino a supportare l’educazione dei più piccoli, soprattutto per il catechi-smo. Le parrocchie da sole fanno fatica, e solo mettendosi in rete pos-sono ottimizzare la propria orga-nizzazione, concentrarsi sulla par-te educativa, sulla preghiera comu-ne, sulla formazione dei catechisti, su percorsi di fede che incontrino la domanda degli adulti. Senza di-menticare gli anziani, che spesso vivono soli, e le famiglie che vivo-no il lutto. Che non succeda che in questi momenti di fragilità per la perdita di una persona cara non sentano accanto a loro una parola di conforto.

Ugo Sachs, Z. P. Toscana

Festival corale interreligioso

Si conclude oggi il Festival corale interreligio-so Spiritus, che nasce non con l’obiettivo di

unificare le diverse religioni che necessitano di mantenere la loro identità; «l’intento è invece quello di creare un dialogo tra queste culture, partendo dalla musica come lin-guaggio che non necessita di tra-duzione» spiega Silvia Biasini, direttrice artistica del Festival. E’ organizzato da Aerco (Associa-zione emiliano-romagnola cori) che proprio quest’anno compie 50 anni. Oggi alle 11 nella Cap-pella Farnese di Palazzo d’Accur-sio (Piazza Maggiore 6) è in pro-gramma il Convegno «Spiritus: dialogo tra musica e spiritualità», moderato dal professor Alfredo Jacopozzi. La Prova aperta della «Schola Gregoriana Ecce» è pre-vista dalle 14.30 alle 16.Alle 18, il Festival si concluderà nell’Oratorio di San Filippo Neri (via Manzoni 5) con il concerto del Coro «Col Hakolot» di Milano e del «Kolner Vokalsoli-sten» di Colonia (Germania).

AERCOQuell’alleanza tra Lercaro e Follereau

Venerdì 19 novembre alle 17.30 all’Istituto Veritatis Splendor (via Riva Reno 57), si terrà un convegno dal titolo: «”Ama e agi-

sci, cura ed educa, unisci e sostieni”: Lercaro e Follereau, una vita donata per i giovani, per debellare malattie e isolamento». Inter-verranno: il cardinale Matteo Zuppi, Luciano Ardesi, responsabile della rivista di Aifo e Nicla Buonasorte, dottore di Ricerca in Sto-ria Sociale e religiosa. L’evento, promosso dalla Fondazione Ler-caro e dall’associazione Amici di Raoul Follereau è all’interno di una serie di iniziative che ricordano il cardinale Lercaro a 45 an-ni dalla morte e 130 dalla nascita. La Galleria Lercaro proporrà una mostra e un percorso guidato alle opere sui temi del convegno.

Il cardinal Lercaro (al centro) e Follereau (a destra)

Gli anniversari della settimana 9 NOVEMBRE Armaroli don Aldo (1975); Zaccanti don Giuseppe (2014) 10 NOVEMBRE Mesina don Alfonso (1954); Zanardi don Giuseppe (1957); Donati don Duilio (1990); Baroni monsignor Agostino (2001) 11 NOVEMBRE Marani don Luciano (1992) 13 NOVEMBRE Casanova don Riccardo (1952) 14 NOVEMBRE Rambaldi don Vincenzo (1960); Girotti don Nerio (1987)

IN MEMORIA

A 25 dall’ultima visita, la venerata Icona della Beata Vergine Maria

detta di San Luca torna nella Zona pastorale di Castelfranco Emilia, nei giorni dal 6 al 21 novembre: le comunità parrocchiali la hanno accolta a Panzano ieri alle 16. Non è solo l’occasione per risvegliare la mai sopita devozione mariana di queste terre, ma una concreta opportunità per meditare sul cammino sinodale: come il Papa ci invita a fare con l’apertura del Sinodo: le comunità guardano a questa visita con l’entusiasmo di iniziare insieme un cammino accompagnati dalla Madonna

La Madonna a Castelfranco

che ci indica la via verso il Cristo che lei tiene in mano. La Madonna sosterà nelle chiese parrocchiali di Panzano, Manzolino e Piumazzo nei giorni festivi e, nei giorni feriali, in Santa Maria Assunta di Castelfranco Emilia, attirando i fedeli in un quotidiano pellegrinaggio. Ecco il programma della

visita. Oggi alle 11.30 Messa a Panzano, quindi trasferimento dell’Immagine nella parrocchia di Castelfranco Emilia, dove rimarrà fino a venerdì 12 novembre; sabato 13 trasferimento a Manzolino dove sarà celebrata la Messa alle 18.30. Domenica 14 a Manzolino Messe alle 9.30 e 11.30, quindi ritorno a Castelfranco, dove rimarrà fino venerdì 19. Sabato 20 trasferimento a Manzolino dove sarà celebrata la Messa alle 18.30. Infine domenica 21 Messa a Manzolino alle 9.30; quindi la Sacra Immagine ripartirà per il suo santuario sul Colle della Guardia.

La Madonna di San Luca

L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

OGGI Alle 12 in Cattedrale Messa per la Coldiretti in occasione della Giornata del Ringraziamento. Alle 17 nella parrocchia di San Giovanni Battista di Casalecchio conferisce la cura pastorale a monsignor Roberto Macciantelli. GIOVEDÌ 11 Alle 11.30 in Cattedrale Messa per l’Associazione nazionale Finanzieri d’Italia in memoria dei defunti. Alle 17.30 in Seminario partecipa al convegno «Uniti nel dono. I sacerdoti fanno grandi cose, anche tu puoi». VENERDÌ 12 Alle 21 a San Vincenzo de’ Paoli

incontro sul percorso della (preparazione alla?) Decennale. SABATO 13 Alle 10 in Seminario introduce il Convegno diocesano sulla tutela dei minori. Alle 11 nella parrocchia del Corpus Domini saluto al Convegno delle Caritas parrocchiali. Alle 15.30 a Monterenzio Messa e Cresime. DOMENICA 14 Alle 10.30 in Cattedrale Messa per la Giornata dei poveri. Alle 18 nella parrocchia di Poggio Renatico conferisce la cura pastorale a don Daniele Nepoti.