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ODP Pubblicità - Roma · ODP Pubblicità - Roma ... di incontro-confronto per fare una seria rifles-sione sulla sfida culturale che le donne condu-cono oramai da anni e che ci sembra

Aug 09, 2020

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anmilASSOCIAZIONE NAZIONALE MUTILATI ED INVALIDI DEL LAVORO

www.anmil.it – 800 864 173

UFFICIO STAMPA MARINELLA DE MAFFUTIIS

0654196205 / 1 / 8 – [email protected]

UFFICIO ORGANIZZAZIONE0654196209/10

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ÒLa condizione della donna infortunata sul lavoro nella societ�Ó

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INDICE

Presentazioni

Gruppo di lavoro per le politiche femminili ANMIL ......................................................... pag. 7

Presidente Commissione Pari opportunità INAIL .............................................................. pag. 9

Intertel .......................................................................................................................................... pag. 11

Prefazione Stefano Palumbo ..................................................................................................... pag. 13

L’INDAGINE ANMIL

Impostazione della ricerca

Il questionario .............................................................................................................................. pag. 17

Il campione.................................................................................................................................... pag. 22

I risultati dell’indagine

Gli altri........................................................................................................................................... pag. 24

L’Io .................................................................................................................................................. pag. 25

I RISULTATI VISTI ATTRAVERSO I GRAFICI

Accessibilità e spostamenti ....................................................................................................... pag. 30

Reinserimento lavorativo........................................................................................................... pag. 36

Area psicologica........................................................................................................................... pag. 48

Doppia discriminazione ............................................................................................................. pag .51

Area rapporti sociali................................................................................................................... pag. 54

Area tempo libero ...................................................................................................................... pag. 63

Area sanitaria ............................................................................................................................... pag. 76

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Per il terzo anno, l’ANMIL lancia un’iniziativache si occupa di donne.Le statistiche ci dicono in modo inequivocabi-le che la figura femminile sta assumendo unruolo sempre più rilevante nel mondo dellavoro. Purtroppo, abbiamo dovuto rilevarecome alla costante crescita di donne occupa-te, abbia fatto da contraltare un altrettantocostante aumento degli incidenti sul lavoro odelle malattie professionali che le hanno vistecoinvolte.Abbiamo allora pensato di sottolineare conforza questa tendenza e per farlo abbiamoscelto la data simbolica dell’8 marzo.La nostra idea è quella di creare un’occasionedi incontro-confronto per fare una seria rifles-sione sulla sfida culturale che le donne condu-cono oramai da anni e che ci sembra abbiabisogno di segnali più concreti e mirati. Infatti,le peculiari necessità legate al vissuto delladisabilità al “femminile”, non sono semprecolte con la necessaria attenzione, eppure esi-stono e vengono sperimentate in ogni istantedalle donne disabili.Improvvisamente e traumaticamente, ladonna vittima di un infortunio sul lavoro spe-rimenta sul proprio corpo "ferite" che, al di làdella lesione vera e propria, costituisconouna irreversibile offesa dell'immagine corpo-rea, che richiede, per una nuova integrazione,sempre un "lavoro", spesso, lungo e travaglia-to. E' nota, infatti la valenza estetica rappre-sentata dal vissuto del proprio corpo in unadonna, valenza di gran lunga meno avvertitadal sesso maschile.

Le ricadute della disabilità sulla vita familiareed affettiva sono molteplici e configurano unquadro spesso drammatico. Basti pensare, ad esempio, alle più comuniincombenze domestiche che gravano atutt'oggi quasi esclusivamente sulla donna edal loro difficile, se non a volte impossibile,espletamento quando ci si trovi sedute in car-rozzina, o al semplice cambio di un pannolinoal bambino quando si è subita un'amputazione,o, ancora, a come cambia il rapporto fisico coni figli e con il marito. Da qui la necessità di ridisegnare una prospet-tiva di equilibrato sviluppo, dove le pari oppor-tunità costituiscano concretamente un para-metro di qualità ed un indicatore di crescitasociale, con la convinzione che oggi più chemai è necessario far crescere una nuova capa-cità di analisi in grado di orientare le politicheper l’occupazione, la sicurezza sociale, l’assi-stenza e, non ultima, la maternità, verso unamaggiore valorizzazione del vissuto femminile.Altro aspetto sul quale abbiamo puntato lanostra attenzione è quello relativo al disagiopsicologico vissuto dalle donne a seguito del-l’infortunio, da cui discende la loro particolaredifficoltà di reinserimento nel mondo sociale elavorativo. A tali e tante necessità non crediamo sia pos-sibile rispondere con i normali servizi residalle istituzioni preposte, poiché travalicano lepur necessarie richieste di prestazioni, collo-candosi su un piano diverso, più orientato sullaqualità della vita e verso un soddisfacimento dibisogni immateriali ma non per questo menoreali o sentiti. Nella nostra opera di sensibilizzazione siamo,dunque, partiti da iniziative che ponessero ladonna nel contesto del mondo del lavoro eche ne evidenziassero l’aspetto esteriore (nel2001 una raccolta di fotografie) e quello della

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sua peculiare sensibilità (nel 2002 una raccol-ta di poesie sul lavoro femminile).Per il 2003 abbiamo voluto cercare di sonda-re, sotto forma di indagine statistica, le conse-guenze dell’infortunio sul lavoro nella donna,esaminando i diversi aspetti della sua vitalavorativa, sociale, familiare ed affettiva.Il risultato dell’indagine, raccolto in questovolume, ci mostra un’immagine in chiaroscu-ro. Di positivo abbiamo riscontrato la capacitàdella donna di non rinunciare alla propria vita.Di negativo dobbiamo invece registrare, pur-troppo, alcuni atteggiamenti in ambito lavora-tivo , la difficoltà, troppo spesso, di proseguirela propria vita professionale e, come peraltroci saremmo aspettati, lo sforzo frequente-mente senza esito di superare il trauma psi-cologico che l’infortunio inevitabilmentecomporta.Certamente, la nostra iniziativa più che esau-rire l’argomento trattato apre lo spazio amote altre riflessioni e ci riserviamo diapprofondire attraverso la promozione disuccessive iniziative.Desideriamo infine ringraziare, in manieraparticolare e con molto affetto, la dotto-ressa Daniela Grifeo, ResponsabilePrevenzione e Riabilitazione INAILVeneto, per il fondamentale contributo,altamente professionale e qualificato, allarealizzazione dell’intero progetto.

Il Gruppo di lavoro ANMIL per le politiche femminili

Laura CaidominiciAlessandra CaponiAnna Di CarloClaudia GramendolaLiviana Urbinati

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Amartya Sen, un noto economista indianopremio Nobel per l’Economia 1998, ha scrit-to che “un impegno attivo delle donne nonpuò mai ignorare, se vuol essere serio, lenumerose disparità che impongono loro untrattamento diseguale e ne soffocano ilbenessere; dunque il ruolo attivo implicaanche un forte interesse per il benessere fem-minile”.Mi è sembrato importante e significativo, inun contesto ove si vanno a trattare argomen-ti di tanto rilievo quali il lavoro femminile, lasicurezza, la prevenzione….ed ancora il rein-serimento, la riabilitazione ed il “vissuto” deldopo infortunio, muovere da un concetto chein fondo riassume in sé tutti gli obiettivi: lavo-rare ed impegnarsi non solo per trovare edaffermare parità e pari opportunità e pattimeno iniqui per le donne, ma valorizzarne l’a-zione per conquistare il “benessere”, inten-dendo così una migliore qualità di vita lavora-tiva, sociale, famigliare.La strada che le donne hanno percorso per ilraggiungimento dell’uguaglianza dei diritti èlunga e tormentata: dalla parità nei diritti, cheformalmente si può dire raggiunta, la strada èproseguita verso la parità nelle opportunità esi snoda ancora verso la valorizzazione delledifferenze.Le difficoltà ed i contrasti che la parte femmi-nile dell’umanità ha incontrato ed incontraquando pone nuove istanze, si ritrovanoanche nel mondo del lavoro e in tutte le pro-blematiche ad esso collegate a cominciaredall’occupazione, per poi passare alla sicurez-za, alla prevenzione, alla riabilitazione, temitutti che meritano di essere trattati tenendo

ben presenti le peculiarità di genere e lenecessarie differenze da valorizzare.Quanto all’ occupazione femminile, nonostan-te sia ancora inferiore rispetto a quellamaschile, l’andamento nel tempo mostracomunque una sempre maggior presenzadelle donne nel mondo del lavoro: all’internodei settori lavorativi continuano ad esistereoccupazioni e mansioni dove la presenza delledonne è particolarmente significativa.Il Comitato Pari Opportunità dell’INAIL, puravendo come compito primario quello dimettere a fuoco le tematiche di pari oppor-tunità nel contesto lavorativo dell’INAIL e diformulare proposte ed azioni positive per unagestione delle risorse umane attenta alle que-stioni di genere ed alla valorizzazione del per-sonale femminile, tuttavia ha ritenuto fonda-mentale impegnarsi in modo concreto nel-l’ambito dei fini istituzionali dell’Istituto, pro-muovendo non solo lo studio del fenomenoinfortunistico al femminile, ma anche tuttequelle iniziative che consentono di affrontareil fenomeno tenendo conto delle differenze diincidenza legate al genere.E’ innegabile , infatti, che gli infortuni sul lavo-ro e le malattie professionali costituisconouna valida chiave di lettura per capire l’anda-mento della società umana, le variazioni e imutamenti economici e culturali.Nasce da questo contesto e dal desiderio dipromuovere iniziative a tutela della salutedelle lavoratrici e a sostegno del recuperodelle capacità perdute e del reinserimento, l’i-dea di una indagine in un ambito di donne col-pite da un infortunio sul lavoro, indaginesostenuta dall’intento di entrare nel profondodel fenomeno infortunistico al femminile esondare “le differenze”, le peculiarità dellareazione delle donne all’evento infortunio.Capire quali siano le insicurezze, i disagi, i pro-

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ISTITUTO NAZIONALE PER L’ASSICURAZIONECONTRO GLI INFORTUNI SUL LAVORO

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blemi di tutti i giorni che le donne soffronodopo l’infortunio è elemento prezioso per unIstituto che, come l’INAIL, è impegnato nonsolo sul versante della prevenzione e dellasicurezza, ma anche ad assumersi la “presa incarico” del lavoratore, fino al reinserimentosociale e professionale dell’infortunato: persvolgere a pieno questo compito è necessarioporre la massima attenzione all’essere umano,nella sua completa considerazione, con i suoiproblemi fisici e psicologici.Il sondaggio, effettuato su un significativo cam-pione di donne, ci consente di esplorarenumerosi aspetti di una realtà femminile chedeve fare i conti non solo con l’infortunio sullavoro in se stesso, ma anche con ciò che neconsegue: dalla diversità del modo con cui illavoro viene vissuto dopo l’infortunio, all’at-teggiamento psicologico assunto, alla discrimi-nazione sofferta, al rapporto con la famiglia econ gli altri.Ecco dunque che parlare di sicurezza sul lavo-ro vuol dire avere la massima attenzione allapersona sia nell’ambito della prevenzione sianei confronti di chi comunque l’infortunio hasubito e porta con sé una storia di dolore, diumiliazioni , di rinunce.L’impegno di questa indagine porta dunque aduno spaccato dell’infortunio raccontato dadonne che lo hanno vissuto, visto dal di den-tro, nelle sue implicazioni di vita quotidiana.E poiché l’iniziativa viene dall’ANMIL con lacollaborazione dell’INAIL, soggetti istituzional-mente impegnati nelle realtà legate all’infortu-nio sul lavoro, l’auspicio è che i risultati dell’indagine possano essere di aiuto nell’attuazio-ne di politiche di prevenzione e reinserimentolavorativo che non solo siano sempre più effi-caci, ma tengano conto delle differenze digenere e delle caratteristiche storiche dellaidentità femminile quali l’attenzione alla cura,

ai rapporti interpersonali, all’ascolto, alle emo-zioni, tutti elementi dai quali non si può pre-scindere se si vuol mirare, come si è detto inapertura, al “benessere” delle donne.

Il Presidente del Comitato Pari OpportunitàINAIL

Avv. Antonella Ninci

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Intertel Services è la società di servizi diContact Center che si è occupata della realiz-zazione delle interviste telefoniche, della rac-colta dei dati e della gestione dell’analisi ogget-to di questa pubblicazione.L’interesse di Intertel a dare la propria dispo-nibilità al progetto nasce dalle recenti espe-rienze di servizi di comunicazione diretti alsupporto del disabile, come il Numero Verdeper il Collocamento mirato del disabile, istitui-to su iniziativa del Ministero del Lavoro e dellePolitiche Sociali e dedicato all’informazionesulle norme che agevolano l’accesso del disa-bile al mondo del lavoro, uno degli aspetti piùcritici per la qualità della vita stessa del disabi-le, come confermato all’interno della stessaindagine.Lo studio della condizione della donna infor-tunata sul lavoro è un importante completa-mento di queste esperienze e Intertel ritienecon questa indagine di aver risposto ad unprimo appuntamento nell’ambito di un proget-to che non si esaurisce in questa pubblicazio-ne, ma vuole proseguire nel tempo attraversoapprofondimenti successivi che permettano difocalizzare più in dettaglio l’attuale situazionedella donna disabile e di monitorare i progres-si impostando una solida base di conoscenzainiziale. Intertel si affianca già da alcuni anni ad impor-tanti Aziende nazionali e internazionali perrendere operativi piani di CustomerRelationship Management, mettendo a disposi-zione la propria competenza su metodi diinterazione con clienti e utenti attraverso la

gestione della comunicazione multimediale el’impiego di soluzioni tecnologiche integrate(telefono, fax, internet, web collaborativo,SMS). L’attuale struttura di Intertel è dotata dicirca un centinaio di postazioni multimediali edi oltre 150 canali telefonici che permettonoalle risorse operative di gestire quotidiana-mente diversi tipi di attività professionali,offrendo ai clienti servizi di:• Call Center Inbound e Outbound• Campagne di fidelizzazione• Direct e Web Marketing• Ricerche di mercato• Back office e Post-Vendita.

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Prefazione di Stefano Palumbo

Cosa accade quando un soggetto debole sitrova improvvisamente in una condizione chene accentua la debolezza, la vulnerabilità e, apeggiorare i dati oggettivi, la percezione dellapropria debolezza?L'indagine dell'Anmil presentata in questovolume offre un primo importante spaccatodella condizione delle donne che hanno subi-to un danno permanente a seguito di un inci-dente sul lavoro. Prima di considerare lo statodi debolezza costituito dall'invalidità, è oppor-tuno ricordare brevemente quali siano le spe-cificità del gruppo sociale considerato dell'in-dagine, le donne.In gran parte dei paesi ad economia postindu-striale la condizione delle donne nei luoghi dilavoro, pur soggetta ad un costante migliora-mento, resta decisamente svantaggiata rispet-to a quella degli uomini. In Italia, dal punto divista dell'esclusione completa dalle occasionidi lavoro non possiamo dire che la condizionedelle donne sia la peggiore in assoluto: esseregiovani a bassa scolarizzazione o essere meri-dionali peggiora la situazione, in termini ditassi di disoccupazione. Se si cumulano le duecondizioni, poi, la situazione è pessima.Ma se a tutto ciò si aggiunge l'essere donna l'e-sclusione semplicemente dilaga: nel 2001 il62% delle donne fra 15 e 24 del Sud era allaricerca di un lavoro regolare, a fronte del 52%dei loro coetanei. Per le ragazze del Nord lasituazione era decisamente migliore (23%)rispetto a quelle del Mezzogiorno, ma comun-que peggiore di quella dei loro coetanei (13%).Le donne sono oggi il 37% circa dei lavoratoridel nostro Paese. La loro quota cresce di circalo 0,4% all'anno. Quindi, in assenza di accelera-zioni, perché la presenza femminile nel lavoroequilibri quella maschile serviranno ancora piùdi 30 anni.

Trovato un lavoro, superata l'esclusione, ledonne si trovano comunque a confrontarsicon un altro fenomeno mortificante: la segre-gazione di genere. Di questa patologia socialesono state evidenziate due forme:- la segregazione orizzontale, che faconcentrare le donne in alcuni settori e incerte occupazioni;- la segregazione verticale, che si con-cretizza nell'inquadramento delle donne inlivelli più bassi di quelli maschili, in una retri-buzione spesso più modesta anche a parità dicapacità, in minori opportunità di carriera.Nonostante i forti progressi che la condizionedella donna ha visto nel corso del ventesimosecolo – molti dei quali hanno riguardato pro-prio la sfera del lavoro – non v'è dunque dub-bio che il lavoro stesso rappresenta ancora unforte elemento di divaricazione delle condi-zioni maschile e femminile. La coscienza diquesta situazione si è diffusa ampiamente, unpo' in tutto il corpo sociale, ma proprio il fattoche la discriminazione delle donne sia entratanei comuni discorsi sul lavoro ha anche gene-rato una strana sindrome.Da un lato, la discriminazione delle donne sullavoro è ammessa in termini generali presso-ché da tutti. Tutti sono disposti a dire che "permigliorare la condizione della donna nel lavo-ro e nella società c'è ancora molto da fare". Eche per consentire alla donna di vivere più effi-cacemente la doppia presenza, nella famiglia eal lavoro ci sarebbe bisogno di "strutture" chepressoché ovunque difettano.Dall'altro lato, ogni volta che una specificadonna si trova concretamente discriminata inun contesto di lavoro – perché non fa carrie-ra, perché non le sono assegnati i lavori miglio-ri, perché le si fa capire che non è il caso chemetta su famiglia – le ragioni non sono maiattribuite alla differenza di genere. Vi sonomotivi professionali, attitudinali, organizzativi:

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quando una specifica donna ha minori oppor-tunità vi sono sempre delle buone ragioni. Inaltri termini, una specifica donna, in una speci-fica azienda, non subisce mai discriminazionida specifici capi o colleghi: la discriminazione èsempre "in generale", sempre "altrove", laggiù"nella società". Da noi – "per fortuna" – nonsuccede.Se fossero solo gli uomini a cadere in questasindrome non vi sarebbe nulla da stupirsi: ineffetti sarebbe semplicissimo attribuirla ad unaconsapevole ipocrisia. Ma quasi sempre sonole donne stesse a negare la presenza di diffe-renze. La discriminazione, che vedono benissi-mo quand'è lontana, tende a sparire quando siravvicina. È questo il motivo per cui, nelle inda-gini demoscopiche sul problema, le differenzedi genere, positive come negative, tendono asparire. Gli studi organizzativi hanno mostratoabbondantemente che le organizzazioni"hanno un genere": sono maschili o femminilinelle regole, nell'organizzazione del lavoro,nella gestione del personale, nella leadership,nelle forme che i conflitti assumono, nei modiin cui sono risolti. Ma se si prova a chiederealle donne se loro si sentono discriminate,sono poche quelle disposte ad ammetterlo. Si tratta di una forma di alienazione: la stessache, nel sondaggio dell'Anmil, porta gran partedelle donne intervistate a negare di esserestate oggetto di discriminazioni per la lorodisabilità e per il fatto di essere donne. Due terzi delle donne di età superiore a 50anni e tre quarti di quelle più giovani hannolasciato il lavoro che svolgevano al momentodell'incidente invalidante. Un numero impres-sionante – circa il 40% – ha subito pressionipiù o meno rilevanti perché si licenziasse. Al di fuori del lavoro la situazione non èmigliore: vi sono diffusissimi problemi di acces-sibilità delle strutture pubbliche e di efficaciaquelle sanitarie; inoltre, una quota ampia di

donne trova scarsa disponibilità degli addettidegli uffici o scarsa attenzione del personalesanitario.Eppure, sì e no un terzo delle intervistate per-cepisce una qualche discriminazione in quantodisabile, ed una percentuale decisamente mar-ginale sottolinea con forza la propria condi-zione svantaggiata. L'indagine, essendo indiriz-zata al solo universo femminile, non ci con-sente purtroppo di fare confronti con gliuomini. Ma conferma appieno il fatto chemolte donne tendano a sottovalutare la discri-minazione che le colpisce in ragione del lorogenere di appartenenza. La percezione di unadoppia discriminazione – come donne e comedisabili – si attesta sugli stessi valori di quellalegata alla sola menomazione. Come a dire: il fatto di essere donne nonconta. È vero che quando la condizione fisicacrea delle interferenze con la capacità lavora-tiva – è il caso dell'invalidità, ma anche sempli-cemente della maternità – le donne sonooggetto di pressioni perché minimizzino l'ef-fetto sulla produttività aziendale, o lo elimini-no del tutto facendosi da parte. È vero che dif-ficilmente due terzi degli uomini, dopo un inci-dente invalidante, accetterebbe di lasciare l'a-zienda in cui l'infortunio è occorso. È vero cheper un datore di lavoro è oggettivamente piùdifficile fare pressioni su un uomo (che spessoè più propenso alla sindacalizzazione e allaconflittualità). È vero inoltre che non di rado ildatore di lavoro ha anche più remore sogget-tive ad allontanare un uomo (magari un "padredi famiglia", come se la responsabilità verso lafamiglia fosse più blanda per una donna chelavora). Una grande organizzazione di rappre-sentanza delle imprese, pochi anni fa, decise diridurre il personale: approfittando di averemoltissime coppie sposate al proprio interno,licenziò tutte le mogli e tenne tutti i mariti,soddisfatta di poter garantire che nessuna

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famiglia sarebbe rimasta senza un reddito.Ma dire: “io sono discriminata come donna”resta difficile, a volte impossibile.Il cuore dell'indagine realizzata dall'Anmil –pur ricca di molti altri spunti di grande inte-resse, sulle relazioni sociali, sulla famiglia, sultempo libero – è in questa sindrome delladebolezza e nella necessità di individuare modiper affrontarla. Come cambierebbe la condi-zione di una donna che ha subito un incidenteinvalidante, se la sua condizione di partenzanon fosse già di per sé fonte di debolezza?Come è possibile attivare le risorse personali,relazionali, associative, istituzionali delledonne, per consentir loro di affrontare la lorodolorosa condizione con maggiori opportu-nità di non risultarne marginalizzate?Come abbiamo visto, lo sforzo di "essere pariagli uomini" - dimostrando che si è in grado disvolgere qualsiasi lavoro, occupare qualsiasiruolo, accettare la fatica, sopportare i normaliabusi o ingiustizie, tollerare l'esclusione dallereti sociali che contano in un'organizzazione -induce spesso le donne a negare che i mecca-nismi selettivi, i "soffitti di vetro", persistano.L'indagine ci mostra che un'analoga sindromepuò scattare nelle donne disabili, che sentonodi dover dimostrare che non è cambiato nien-te, che possono lavorare, curare la propriafamiglia, mantenere le proprie relazioni, fruiredei servizi pubblici, "come prima". È un osta-colo in più, da tener presente, per chi si cimen-ta con la sfida di migliorarne la condizione.

Dr. Stefano Palumbo

Direttore Settore Ricerca S3 STUDIUM

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L’INDAGINE ANMILImpostazione della ricerca – Il Questionario

Il presente volume raccoglie i risultati derivanti dall’analisi delle interviste telefoniche effettuatesulla base del Questionario “Indagine sulla Condizione della Donna Infortunata sul Lavoro”.Il Questionario è stato definito in collaborazione con l’INAIL.L’intervista risulta strutturata essenzialmente con domande chiuse che richiedono una scelta su 4valori possibili (per niente, poco, abbastanza, molto) e si focalizza su 7 Aree d’indagine principali.

Di seguito viene riportata in modo schematico l’intera struttura del Questionario.

1. Area Accessibilità e spostamenti

1.1 Mobilità e spostamentiPer niente poco abbastanza molto

1) Guida l’auto � � � �

2) Usa i mezzi pubblici � � � �

1.2 AccessibilitàPer niente poco abbastanza molto

1) La casa dove vive è adeguata alla sua disabilità (agibile) � � � �

2) Ha facile accesso agli uffici pubblici (barriere architettoniche) � � � �

3) Trova disponibilità nelle persone degli uffici pubblici � � � �

2. Area Reinserimento lavorativo

2.1 Situazione lavorativaPer niente poco abbastanza molto

1) Dopo l’infortunio, è mai stata spinta a licenziarsi � � � �

2) In seguito cosa ha fattoRimasta al lavoro Cambiato lavoro Smesso

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3) Se è rimasta al lavoro, ha cambiato ruolo/attività � � � �

4) Attualmente cerca occupazione � � � �

5) Se cerca un'occupazione, è per necessità economiche � � � �

2.2 Problemi sul posto di lavoroPer niente poco abbastanza molto

1) Il posto di lavoro è adeguato alla sua disabilità � � � �

2) Ha difficoltà nei rapporticon i colleghi o i capi diretti � � � �

3) Ha difficoltà a mantenere la sua occupazione attuale � � � �

2.3 Tecnologie informatichePer niente poco abbastanza molto

1) Usa correntementeil computer � � � �

2) Se non lo usa, le piacerebbe saper usare il computer � � � �

3) Ritiene importante l'uso del computer � � � �

3. Area Psicologica

3.1Per niente poco abbastanza molto

1) Ha ancora oggi incubi e senso di angoscia/ansia � � � �

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2) Sente ancora oggi il bisogno di un sostegno psicologico � � � �

3) Sente di imputare la colpa dell’infortunio a qualcuno/qualcosa � � � �

4. Area Doppia Discriminazione

4.1Per niente poco abbastanza molto

1) Si sente discriminatain quanto disabile � � � �

2) Si sente discriminata in quanto donna e disabile � � � �

5. Area Rapporti sociali

5.1 Situazione in casaPer niente poco abbastanza molto

1) Dopo l’infortunio, svolge le faccende domestiche come prima � � � �

2) Ritiene indispensabile un aiuto fisso (badante / domestica) � � � �

3) E' ancora ascoltata in famiglia sulle decisioni comuni � � � �

5.2 Relazioni interpersonaliPer niente poco abbastanza molto

1) Dopo l’infortunio vede ancora gli stessi amici e colleghi � � � �

2) Si è fatta nuove amicizie � � � �

3) Ha bisogno di nuovi amici � � � �

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4) Se aveva un compagno, le è rimasto vicino Si No

5) Questo ha comportato la vostra separazione Si No

6) Ha costruito un rapporto

con un nuovo compagno � � � �

6. Area Tempo libero

6.1 Occasioni di divertimentoPer niente poco abbastanza molto

1) Dopo l’infortunio ha occasioni di divertimento come prima � � � �

2) Si organizza il tempo libero con amici e parenti � � � �

3) Si organizza il tempolibero con le associazioni � � � �

6.2 Attività sportivaPer niente poco abbastanza molto

1) Prima dell’infortunio praticava un’attività sportiva Si No

2) Se Si, continua a svolgere quell’attività sportiva � � � �

3) Ha intrapreso una nuova attività sportiva Si No

4) Nella sua condizione di disabile, le piacerebbe fare sport � � � �

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6.3 Hobbies

Come trascorre prevalentemente il tempo libero

1) Lavori femminili Si No(cucito, maglia etc.)

2) TV e radio Si No

3) Lettura, musica Si No

4) Cinema, teatro Si No

5) Stare con amici Si Noe familiari

6) altro

7. Area Sanitaria

7.1Per niente poco abbastanza molto

1) Le strutture sanitarie sono sempre state all’altezza delle sue necessità � � � �

2) Le strutture sanitarie prestano attenzione ai suoi problemi di donna disabile � � � �

3) I farmaci specifici per la sua disabilità sono costosi � � � �

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Il Campione

L’ANMIL, attraverso l’attivazione delle proprie sedi provinciali distribuite in tutta Italia, ha svoltouna preventiva attività d’informazione riguardo l’iniziativa ed ha raccolto l’adesione di oltre 1.200donne infortunate disposte a sostenere l’intervista. Le 1.200 persone sono state individuate nel-l’ambito degli associati ANMIL (circa 450.000 su base nazionale, di cui 55.770 sono le donne infor-tunate) ed hanno permesso il popolamento del database di partenza predisposto secondo i para-metri definiti per l’analisi statistica.

I profili caratteristici

Sono stati individuati 8 profili principali, risultanti dall’incrocio di due tipi di sezionamento del cam-pione: su base geografica (4 aree principali) e su base fascia d’età (2 classi principali).In particolare, le aree geografiche sono state fatte coincidere con le 4 aree Nielsen:• Nord-Ovest (Piemonte/Aosta, Lombardia, Liguria)• Nord-Est (Veneto, Trentino/Alto Adige, Friuli, Emilia Romagna)• Centro (Toscana, Lazio, Umbria, Marche)• Sud e Isole (Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna).

Le due classi d’età individuate sono state:• Fascia d’età sotto i 50 anni,• Fascia d’età sopra i 50 anni.

Le interviste telefoniche portate a termine compiutamente sono state 763, tutte svolte nel mese

di gennaio 2003.

Di queste, 650 sono rientrate nei parametri prefissati che hanno permesso la costruzione di un

campione omogeneo rispetto all’universo delle donne infortunate italiane (209.406, dato INAIL

2001).La numerosità del campione finale, per singolo profilo, è rappresentata nella tabella seguente.

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole totaliSotto i 50 anni 80 95 53 35 263Sopra i 50 anni 104 113 101 69 387totali 184 208 154 104 650

L’attività di analisi è quindi stata eseguita sul campione di 650 interviste, segmentato per le 4 areegeografiche e per le 2 classi di età. Tale campione può essere considerato statisticamente signifi-cativo per la sua numerosità, rispetto all’universo delle 209.406 donne infortunate. La modalità diselezione del campione, cosiddetta per “quota”, permette infatti di analizzare con significatività gli8 profili sopra definiti, sia su base geografica che anagrafica.

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Ulteriori caratteristiche del campione

L’indagine ha permesso di evidenziare anche le distribuzioni medie del tipo di occupazione, del tipodi lesione e del grado di invalidità, dati la cui numerosità, pur non assicurando su queste caratteri-stiche una rappresentazione significativa dell’intero universo delle donne infortunate, fornisce unsupporto aggiuntivo per comprendere in modo più approfondito specifiche tendenze emerse inalcuni punti dell’analisi, come sarà evidenziato più avanti. In particolare, risulta che il 41,5% delle donne intervistate è pensionata e il 23,4% è casalinga, ovve-ro circa il 65% non svolge più un’occupazione lavorativa; per il resto, il 24,9% si dichiara dipendentestabile, il 4,8 % dipendente temporanea/occasionale, il 4,3% lavoratrice autonoma, e l’1,1% non haspecificato la propria professione.I tipi di lesione indicati sono i seguenti:• motoria• sensoriale• psichica.Nel tipo di lesione motoria sono inserite tutte le donne intervistate che presentano amputazioniagli arti superiori, amputazioni agli arti inferiori e paraplegie. Le intervistate che hanno dichiaratodi aver avuto trauma cranico o di aver contratto una malattia da lavoro (asma, allergie,…) sonostate inserite del gruppo di tipo di lesione sensoriale. Il tipo di lesione psichica raggruppa le donneche hanno dichiarato di avere malattie mentali in genere.Il 79,4% delle intervistate ha un tipo di lesione motoria, il 17,8% ha un tipo di lesione sensoriale,il 2,5% ha problemi psichici e solo lo 0,3% non sa specificare il tipo di lesione.Il 25,5% del campione dichiara infine un grado di invalidità fino a 20 punti, il 42% tra 21 e 50, il 20%oltre 79 e l’1,2% non riesce a specificarlo.

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I RISULTATI EMERSI DALL’INDAGINEGLI ALTRI – La società nella percezione delle donne

Servizi PubbliciL’accessibilità dei mezzi e dei servizi pubblici appare già subito in apertura come un datocruciale che presenta aspetti problematici ed introduce ad argomentazioni fortementepolemiche sul grado di accessibilità ancora carente nella nostra penisola, a prescindere dal-l’area geografica d’appartenenza. Il dato, si legge con estrema e drammatica chiarezza, è:non si possono utilizzare i mezzi pubblici. È comune a tutte le aree geografiche e ad entram-be le fasce d’età considerate, un soverchiante e sconsolante 80% di non utilizzo di mezzipubblici. Il dettaglio delle motivazioni ci introduce ad argomentazioni che ritenevamo supe-rate quali le attrezzature, che pure, ne eravamo tutti certi, non potevano più mancare.Anche l’accessibilità ai servizi pubblici per il cittadino presenta analoghe gravissime criticità(ci attestiamo intorno ad un 80% di insoddisfatte con una punta del 92% al centro), ma è,se si può dire, riscattato, dal giudizio più che positivo sugli operatori addetti ai servizi: i dueterzi delle intervistate ne sono pienamente soddisfatte.

LavoroÈ l’area del reinserimento lavorativo che fornisce nuove informazioni e per qualche versosorprendenti, circa il grado di accettazione e di integrazione delle donne disabili nella con-creta e quotidiana vita lavorativa.Innazitutto è drammatico il dato sulle riferite spinte al licenziamento da parte del datore dilavoro dopo l’infortunio: dal 25% al 30% con una punta del 39,74% nel nord-ovest. Questo,purtroppo, conferma la persistenza di un comportamento illecito da parte di alcuni datoridi lavoro che rifiutano di considerare l’infortunata rimasta invalida una risorsa lavorativa alpari di altre e quindi adoperano qualunque mezzo per potersi liberare di un “peso”.A dare un conforto arriva la risposta dell’80% delle intervistate appartenenti a tutte le areegeografiche considerate (con qualche peraltro significativa eccezione per la categoria didonne con più di 50 anni del sud), che dichiara di non avere alcun problema nell’attualeposizione lavorativa né con i colleghi di lavoro né con i capi.Allarmante invece il dato dal quale emerge che il 40% delle donne con meno di 50 anni hasmesso di lavorare dopo l’infortunio (ad eccezione del nord-ovest dove la percentualescende al 17%). Un dato che dovrebbe essere assolutamente approfondito per compren-dere le motivazioni e valutare le possibili iniziative da adottare.E’ stato poi domandato se attualmente è in cerca di lavoro, ebbene dal 45 al 50% delledonne con meno di 50 anni ha risposto affermativamente dando dunque un segnale diinsoddisfazione. Certo, è bene sottolineare, la principale motivazione della ripresa lavorati-va è nell’80% dei casi sorretta da ragioni economiche.Il dato sulla mobilità lavorativa è risultato davvero interessante. Sono risultate numerose ledonne intervistate che hanno cambiato occupazione trovandone una maggiormente idonea:oltre il 40% nel centro e nel nord-est, con invece una ben diversa situazione nel nord-ovestdove più del 57% è rimasto nella stessa azienda.

SanitàAnche nella Sanità si conferma il disagio e l’incapacità delle strutture e, questa volta anchedel personale, ad affrontare la complessità degli eventi infortunistici, vuoi per la natura trau-matica (in ogni accezione), vuoi per i contesti e gli scenari che apre il “ farsi male per lavo-

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ro”. Fatto sta che le strutture sanitarie escono con un giudizio, se possiamo dirlo, variegato, masempre pessimo ed oscillante tra un “non sono all’altezza” del 34% del nord ovest, (ma parados-salmente quasi un’isola felice) ed un 74% del sud ed isole. Tale giudizio negativo risulta in parteattenuato nelle fascia d’età con più di 50 anni e motivato generalmente con un “all’epoca si face-va ciò che si poteva”, e probabilmente ovattato dal tempo trascorso.Anche attualizzando la problematica, il dato permane ancora fortemente negativo. Le strutturesanitarie non prestano attenzione ai problemi delle donne disabili per una media del 50% con unapunta del 70% nel sud ed isole per le donne fino a 50 anni.Dal 50 al 60% delle donne infine arriva la dichiarazione che è troppo costosa la spesa per i farmacinecessari alla cura delle patologie sofferte. Costo secco!

AmiciIl contesto sociale degli amici e colleghi, al contrario degli altri ambiti sociali analizzati, presentadiverse peculiarità, le stesse che ritroveremo più avanti analizzando il rapporto con il compagno. Irapporti tengono al 50%. Qui è significativa a nostro avviso, non tanto la percentuale quanto la qua-lità. Il rapporto dura infatti solo se autentico, l’altro 50% si perde per strada. L’operazione perònon è a costo zero, dal 30 al 50% delle donne proporzionalmente dal nord al sud non hanno fanuove amicizie; il dato si accentua in negativo con il crescere dell’età. Che ciò, infine, denoti unimpoverimento affettivo che genera rimpianti, lo conferma il 30% di risposte positive alla doman-da sul bisogno di nuovi amici.

ConclusioneIl quadro delineato dall’inchiesta ci soddisfa pienamente per la percezione positiva del livello diaccettazione della disabilità in particolar modo nei confronti degli addetti ai servizi pubblici, maanche con le sottolineature proposte del mondo amicale che ci autorizza ad un apprezzamentogeneralmente lusinghiero sul livello di civiltà presente nella nostra Italia. Segnale, questo che tuttele politiche per l’integrazione sociale dell’handicap negli ultimi decenni sono state efficaci. Meno,purtroppo, ci rallegra il difficile rapporto con le strutture sanitarie descritte come inefficienti edistanti dai problemi.Tante sfaccettature quanti problemi presenta il complesso arcipelago del mondo del lavoro, chemerita a parte un approfondimento maggiore di queste brevi riflessioni ed una programmazioneattenta sui futuri interventi.

L’IO – Dai numeri un volto: l’identikit della donna disabileLIVELLO FAMILIARE/SOCIALELivello di autonomiaIl primo e, se vogliamo, il più rilevante indice di autonomia è costituito dall’uso del mezzo proprio.Diciamo subito che dopo aver letto il dato estremamente negativo sull’utilizzo dei mezzi pubblicici conforta sapere che oltre il 50% delle donne di età inferiore ai 50 anni sopperisce egregiamen-te alla carenza guidando personalmente la propria autovettura e che tale dato arriva fino al 66%nel nord ovest! Ci piace un po’ meno invece riportare i dati percentuali relativi alle donne che superano i 50 anni.Invero sono proprio sconfortanti ed ancora maggiormente se mettiamo anch’essi in relazione conl’utilizzo dei mezzi pubblici. Crudamente oscillano dal 78% del nord est al 90% nel sud ed isole

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donne che non utilizzano il proprio mezzo. Altro indice d’autonomia è rappresentato dal livello di agibilità della propria abitazione e quindidal grado di confort raggiunto nel risolvere piccoli-grandi problemi di barriere domestiche. Il datoè davvero soddisfacente, non si differenzia di molto per le due fasce d’età ed è intorno al 88%,solamente la media del 26% del sud ed isole depone per una scarsa attenzione ai problemi delledonne perfino nell’ambiente tradizionalmente definito come “suo dominio incontrastato”. Completa il quadro il dato sulle faccende domestiche: oltre la metà (60% del nord ovest e 24%sud ed isole), delle donne continua a svolgerle anche dopo l’infortunio. Dato confermato dal rifiu-to di aiuto fisso in casa nel 40 % (sud e isole) e 72% (nord ovest) delle donne intervistate.Livello di integrazione socialeQuanto una donna si senta esclusa socialmente l’abbiamo rilevato attraverso due domande, poi-ché interessava, infatti, conoscere oltre al livello generico di esclusione anche la motivazione diquesta percezione, se fosse ascrivibile alla disabilità, all’essere donna o ad entrambi i fattori. I risul-tati sono soddisfacenti specialmente se li rapportiamo a quelli che avremmo ottenuto anche solodieci anni fa. Ben oltre sette donne su dieci ci riferiscono che non percepiscono alcuna discrimi-nazione derivante dall’essere disabile o attribuibile all’insieme dei due fattori. Merito sicuramen-te non solo di una generica ed apprezzabilissima accettazione sociale, ma anche del modo asser-tivo di porsi delle donne d’oggi.

Livello di integrazione lavorativaL’integrazione lavorativa, come tutto l’ambito del lavoro, presenta una complessità nell’analisi deidati dovuta soprattutto alla necessaria stringatezza delle domande che potrebbe far apparireriduttivi dati di straordinaria ricchezza e drammaticità. Dal sondaggio è emersa una percentualeche va dal 40 al 70% di donne che hanno abbandonato il proprio lavoro per cause direttamenteconnesse all’infortunio. Più nel sud che nel nord (problemi culturali, di offerta di lavoro, di setto-re lavorativo) va dal 40 al 20% il numero di donne che hanno potuto cambiare tipo di lavoro. Solo il rimanente 15/20% (centro e nord est) ha proseguito lo stesso rapporto di lavoro, percen-tuale che sale nel nord ovest (per maggiore rispetto delle normative), mentre nel sud e isole (perscarsa offerta o per maggiore solidarietà) arriva addirittura a superare il 50%. Per la fascia didonne oltre 50 anni evidenziamo una permanenza nello stesso posto con una relativa omogeneadistribuzione per area geografica che gravita intorno al 20%. Questi dati, in effetti, danno la misura di come il mondo del lavoro reagisca al reintegro delle per-sone infortunate quando le lesioni permanenti siano, per le mansioni svolte, rilevanti.In queste dinamiche giocano diversi fattori, come si è detto, ma è necessario sottolineare comeil lavoro, comunque, laddove ce n’è la possibilità è sempre attivamente ricercato e solo la man-canza di mansioni compatibili con le menomazioni subite ne comporta la forzata rinuncia.

Livello di valorizzazione ed integrazione familiareLa valorizzazione e l’integrazione familiare è stata testata dalla domanda: “E’ ancora ascoltata infamiglia sulle decisioni comuni?”.Ne è emerso il quadro di una donna che ha mai ceduto terreno nel contributo alla discussionedei problemi familiari. Il suo ruolo è, diremmo naturalmente, quello di sempre: sente d’essere quel-la presenza incisiva e decisiva che orienta e sostiene la vita dei propri cari. E questo per ben oltreil 90% dei casi.

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Lo sportLo sport è un ambito che risente del generale clima culturale d’appartenenza delle donne. L’eventoinfortunistico non limita o elimina il piacere di praticarne se lo si faceva prima. Semmai cambia iltipo di pratica sportiva, la più confacente date le lesioni, ma non passa la voglia di praticarlo. Chinon ne ha mai praticato, non inizia dopo l’infortunio. Resta comunque come un forte fattore diaggregazione sociale anche se ingiustamente poco valorizzato.

LIVELLO PERSONALE/AFFETTIVOProblemi psicologici, ansie angosce non superateEntriamo adesso in un ambito molto delicato, personale. Abbiamo sondato solamente con duequesiti il vissuto doloroso legato all’evento infortunistico, ma è subito emersa chiaramente la gran-de portata emotiva dell’ambito che affrontavamo.“Ha ancora oggi incubi e senso di angoscia?” la risposta è pesantemente positiva per oltre la metàdelle donne intervistate. Dato ancora più allarmante è che tale percentuale anziché diminuire conil passare del tempo ovvero con l’allontanamento nel tempo dell’evento infortunistico subito, alcontrario aumenta drammaticamente. Ed aumenta fino a raggiungere il 67% (i due terzi!), delledonne che denuncia di soffrire e di convivere con tali disturbi. L’evento, la drammaticità e la trau-maticità dell’evento, presentano un andamento che non si affievolisce con il trascorrere del tempo,ma aumenta di pari passo con il trascorrere del tempo, il che vuol dire anche complicazione dellepatologie subite con quelle subentranti con l’avanzare dell’età, soprattutto per una mancata ela-borazione psichica del trauma. Elemento cruciale questo, anche se spesso non abbastanza presen-te negli intendimenti e nella programmazione degli interventi riabilitativi. Difatti, alla domanda “Sente ancora oggi il bisogno di un sostegno psicologico”, risulta assoluta-mente consequenziale che complessivamente oltre un terzo delle donne dichiara di avvertirne lanecessità a distanza variabile dall’evento, fino ad una punta di circa il 43% delle donne del sud eisole con meno di 50 anni (il che conferma il dato sul giudizio negativo delle strutture sanitariesopra considerato).

Rancori e recriminazioni su qualcuno/qualcosaIn generale le donne non tendono ad imputare le “colpe” dell’evento subito a qualcuno o a qual-cosa, sia pure con opportuni “distinguo”.Una media di oltre il 60% delle donne, con oscillazioni anche significative a seconda della fasciad’età, ma a prescindere dall’area geografica d’appartenenza, ritiene che l’evento sia stato causatoda elementi imputabili ad una serie di concause attribuibili però principalmente al caso e quindisenza dirette responsabilità personali del datore di lavoro o per omissioni di norme di sicurezza.Resta da vedere cosa riferisce l’altro 40%, dato assolutamente non trascurabile, anche se la doman-da è genericamente riferita a sensazione ed umori e non circostanziabile con dati di fatto! Il pro-blema andrebbe indagato a fondo, magari con un’ indagine specifica.

Serenità e disponibilità al piacere ed allo svagoAltro ambito “privato” sondato è quello relativo, se vogliamo, alla gioia di vivere e alla capacità diaprire il proprio spirito alla partecipazione, allo svago ed ai divertimenti.Viene proprio da chiedersi quali sconvolgimenti arrechi nella vita di una donna l’aver subito uninfortunio se registriamo una media del 70 % di donne che genericamente non si diverte come

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prima. Possiamo leggerlo come un dato conseguente ad impossibilità fisica, oppure legato alla per-cezione di incapacità di gioire come prima, ma induce indubbiamente a pesanti riflessioni. La criti-cità assoluta la rileviamo nelle donne del sud ed isole con oltre 50 anni; ci attestiamo infatti oltreuno spaventoso 80%. Fattore sociale, culturale?Detto questo vediamo ancora che non sono molte le occasioni di svago offerte dalle associazioniin generale (dal 6% sud al 28% nord ovest), mentre resta confermato il dato già evidenziato del-l’ambito amicale come prescelto per gli incontri e lo svago.Il rapporto con il compagnoVeniamo ora al sancta santorum del “privato”: il rapporto con il compagno.Con l’infortunio la tenuta dei rapporti di coppia è duramente messa alla prova: emerge subito,drammaticamente. Ma, sia pure sinteticamente, possiamo considerarlo su due piani. Uno è il rap-porto inteso come istituzione l’altro è il rapporto inteso come relazione affettiva. C’è una diversatenuta della coppia a seconda dell’età che ha la donna quando si verifica l’evento ed anche dell’a-rea geografica (tradizionalmente maggiore per le donne più anziane e al sud), ma anche al di fuoridell’istituzione e della ricerca di autenticità della relazione la prova dell’evento è decisiva.Il compagno - genericamente così lo abbiamo chiamato per non escludere nessuna forma di con-vivenza o di rapporto affettivo stabile - nella stragrande maggioranza dei casi e nell’immediatezzadell’evento resta accanto alla sua donna. Solo - si fa per dire - una media del 20% lamenta scarsaattenzione ed abbandono che scende nel nord ovest ad un consolante 4%.Però oltre il 60% delle unioni non tiene. Senza differenze notevoli fra aree geografiche, ma con sen-sibile differenza tra le due fasce d’età considerate: al di sopra dei 50 anni infatti l’unione apparesolida o consolidata: ragioni economiche, aspettative culturali, ecc. giocano un grosso ruolo, fino afar registrare una percentuale sensibilmente più bassa (circa 25%). Unica grossa eccezione si regi-stra nell’area del nord est nella quale le donne con più di 50 anni che si sono separate sono oltreil 52%.Sappiamo da osservazioni quotidiane che il rapporto non tiene spesso perché l’aspetto fisico, lemenomazioni o la diversa qualità della vita che una donna disabile deve affrontare spesso scorag-giano alcuni partner, ma sappiamo anche che il rapporto che supera quei tragici momenti vieneaddirittura consolidato e fortificato dal fronteggiamento condiviso della “prova”.Delle donne che si sono separate, oltre il 50% del centro e del nord est ha iniziato un nuovo rap-porto. Il sud con il suo 67% ed il nord ovest con il record assoluto dell'81%, evidenziano in manie-ra forte ed inequivocabile che su nuove basi si può ricominciare un rapporto sicuramente nonviziato da abitudine, conformità sociale o sentimento pietistico.

I PROBLEMIProblemi ce ne sono tanti, a partire da quelli di natura pratica come il mancato adeguamento deimezzi pubblici al trasporto dei disabili, la scarsa accessibilità ai servizi per il cittadino, sanità pub-blica non all’altezza o solo marginalmente, logistica insoddisfacente delle abitazioni private. Per i problemi legati all’integrazione sociale quanto lavorativa dobbiamo tutti lavorare tenendopresenti i preziosi dati emersi dall’inchiesta, le esigenze rappresentate, le carenze evidenziate atti-vando, ogni organizzazione per le proprie finalità e competenze, le politiche e le iniziative che pos-sono seriamente modificare la realtà che oggi è sotto i nostri occhi.I problemi psicologici hanno sempre trovato attenzione, ma la loro gravità e persistenza nel tempoci fanno forse riflettere non solo sull’adeguatezza e sulla tempestività, ma anche sulla improcrasti-nabile necessità di ulteriori interventi professionalizzati.La dimensione del dolore, come esprimersi diversamente, mette a dura prova la donna che viene

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fuori da questo ritratto, non la spezza certo, ma merita attenzione ed interventi. Perché qualchevolta è emarginata, perché perde il compagno, perché subisce una ferita al corpo e alla sua imma-gine, perché, per sovrapprezzo, è a rischio il suo il lavoro, l’autonomia economica, perché deve, inuna sola volta, riprogettare per intero tutta la sua esistenza e i suoi legami.

I VALORII valori di questa donna sono la determinazione nell’affrontare gli eventi e l’assertività nel porre lesoluzioni. Sono la capacità di restare presente e pensante nella famiglia, di mettersi in discussionecambiando lavoro, di ricominciare con un nuovo compagno, di ricostruirsi, con le interiori paure efragilità, un mondo nuovo.Una donna con i vecchi amici o con i nuovi, se non tutti sono stati all’altezza delle situazioni; unadonna sostanzialmente autonoma negli spostamenti, che rispetta le tradizioni e le modifica, inte-grata nel suo contesto, adattabile, intelligente e che non rinuncia al suo ruolo nella famiglia e nellasocietà.

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I RISULTATI VISTI ATTRAVERSOI GRAFICI E LE TABELLE

L’analisi dei risultati emersi è focalizzata sulle 7 Aree principali individuate in fase d’impostazionedell’indagine.

1. ACCESSIBILITA’ E SPOSTAMENTI

Per analizzare quest’area sono state rivolte alle intervistate 5 domande divise in 2 gruppi: unoincentrato sul grado di mobilità e spostamento, l’altro sul livello di accessibilità (barriere fisiche epsicologiche).

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51,49%

26,73%

19,80%

1,98

%

52,29%

25,69%

14,68%

7,34

%

24,76%

8,57

%

4,77%

59,09%

30,30%

7,58%

3,03

%

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asta

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25,45%

20,00%

32,73%

21,82%

22,11%

21,05%

30,52%

26,32%

17,95%

15,38%

32,05%

34,62%

40,00%

14,29%

37,14%

8,57

%

Per

nien

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Poco

Abb

asta

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Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

1.1.1 - Fino 50 Anni

1.1.1 - Oltre 50 Anni

61,90%

1.1.1) Guida l’autoE’ risultato che la fascia d’età fino ai 50 anni guida usualmente la macchina per una percentuale del55% nell’area geografica del Centro, 57% nell’area Nord Est, 66% nell’area Nord Ovest e, in per-centuale inferiore, 46%, nel Sud e Isole. Invece, per quanto riguarda la fascia di età oltre i 50 anni,si evidenzia in tutte le aree geografiche una tendenza molto limitata all’uso dell’auto propria. Infatti,solo il 16,5% (dato medio) delle intervistate in questa fascia d’età guida usualmente la macchina. IlSud e Isole è l’area geografica in cui in generale le intervistate guidano meno di frequente.

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49,09%

34,55%

3,64%

12,73%

26,32%

12,63%

6,32

%

24,05%

13,92%

3,80%

22,86%

14,29%

8,57

%

Per

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Poco

Abb

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45,54%

42,57%

9,90%

1,98

%

36,70%

35,78%

15,60%

11,93%

28,57%

40,00%

24,76%

6,67%

43,94%

34,85%

13,64%

7,58

%

Per

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Poco

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te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

toCentro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

1.1.2 - Oltre 50 Anni

1.1.2 - Fino 50 Anni

1.1.2) Usa i mezzi pubbliciIl campione risulta uniformemente distribuito per area geografica e per età, evidenziando in gene-rale una tendenza molto negativa all’uso dei mezzi pubblici. Infatti, dalle percentuali emerse, si notauna marcata prevalenza di risposte “per niente” e “poco”, che insieme coprono circa l’80% dellerisposte.Il dato incrociato con il tipo di lesione fa emergere il livello d’incidenza delle lesioni motorie, chelimita evidentemente l’uso dei mezzi pubblici sia per problemi agli arti inferiori che superiori.

54,74% 58,23%

54,29%

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1.2.1 - Oltre 50 Anni

1.2.1) La casa dove vive è adeguata alla sua disabilità (agibile)Le risposte a questa domanda evidenziano qualche disagio in più nel Sud e Isole. In entrambe lefasce di età, circa il 25% delle intervistate di quest’area geografica ritengono che la casa non sia benadeguata al loro tipo di lesione. Scende intorno al 10% il problema nel resto d’Italia.

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5,45

%

5,45

%

49,09%

40,00%

4,21% 7,37

%

55,79%

32,63%

7,69

%

2,56%

52,56%

37,18%

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11,43%

57,14%

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2,75% 8,26

%

67,89%

21,10%

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% 10,58%

60,58%

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16,67%

56,06%

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1.2.1 - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

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1.2.2 - Oltre 50 Anni

53,68%

12,63%

23,16%

10,53%

60,19%

11,11%

20,37%

8,33

%

63,46%

13,46%

16,35%

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11,11%

23,81%

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%

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%

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76,60%

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%

4,26

%

79,75%

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%

3,80%

55,88%

20,59%

14,71%

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%

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1.2.2 - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

1.2.2) Ha facile accesso agli uffici pubblici (barriere architettoniche)Dai dati emersi risulta in modo evidente che il problema delle barriere architettoniche èancora molto sentito, con il picco di risposte negative dato dalla fascia di età più giovanedel Centro Italia (92,60% di “per niente “ e “poco”). Rispetto alle altre aree geografiche, ilSud e Isole lamenta in misura minore questo problema, ma sempre su percentuali moltomarcate (76,5% per la fascia più giovane e 66,7 per la più anziana).

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35

1.2.3 - Oltre 50 Anni

13,21%

26,42%

54,72%

5,66

% 9,78% 15,22%

57,61%

17,39%

10,26%

20,51%

47,44%

21,79%

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29,41%

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%

16,35%

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16,35%

15,24%

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56,19%

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26,98% 31,75%

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1.2.3 - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

1.2.3) Trova disponibilità nel personale degli uffici pubbliciGeneralmente le intervistate trovano disponibilità da parte del personale degli uffici pubblici, conla maggiore risposta positiva tra le donne fino a 50 anni del Nord Est (75% circa).La fascia di donne oltre i 50 anni risulta più critica, in particolare nel Sud e Isole, dove il 58,73%delle intervistate ha trovato poca o nessuna disponibilità.

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2. REINSERIMENTO LAVORATIVO

In quest’area sono stati analizzati i seguenti sottogruppi con le relative domande: la situazione lavo-rativa, i problemi sul posto di lavoro riscontrati da chi attualmente ha un’occupazione e il livello diconoscenza delle tecnologie informatiche.Sono stati analizzati singolarmente i 3 sottogruppi e vengono riportati di seguito i risultati otte-nuti.

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2.1 La situazione lavorativa

2.1.1) Dopo l’infortunio è mai stata spinta a licenziarsi Le risposte a questa domanda si sono stabilite essenzialmente sui valori estremi “per niente” e“molto”, presentando peraltro una percentuale ben più marcata sul primo estremo: oltre il 60% inmedia non ha percepito un comportamento che tendesse al licenziamento. Quindi, la situazionevissuta è o positiva o negativa, non intermedia, conseguenza abbastanza evidente di come una situa-zione di spinta al licenziamento, quando esiste, sia fortemente sofferta. La fascia di età inferiore ai50 anni dell’area Nord Ovest denota una maggiore spinta al licenziamento (39,74%), laddove laminore spinta risulta nella fascia di età superiore ai 50 anni dell’area Sud e Isole (18,76%). Questidati, sebbene nonpredominanti, sonolo specchio di unfenomeno moltograve, che denunciacomunque compor-tamenti illegali oltreche immorali inmisura ancoramolto diffusa.L’incrocio con i datirelativi al tipo dioccupazione eviden-ziano come la mag-giore precarietà delposto di lavoro alSud determini sicu-ramente una minorepercezione del pro-blema in quell’area.

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

63,64°

1,82

%

12,73% 21

,82%

56,84%

5,26

%

7,37

%

30,53%

55,13%

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19,23%

20,51%

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% 8,82%

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2.1.1. - Fino 50 Anni

72,45%

2,04

%

7,14

% 18,37%

67,29%

1,87

%

12,15% 18,69%

68,27%

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%

15,38%

79,69%

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3,13%

15,63%

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2.1.1 - Oltre 50 Anni

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2.1.2) In seguito all’infortunio cosa ha fatto Dopo l’infortunio, nelle aree geografiche Centro e Nord Est circa il 40% in media delle intervista-te fino ai 50 anni hanno cambiato azienda. Ma più della metà delle donne oltre i 50 anni, circa il60%, hanno addirittura smesso di lavorare dopo l’infortunio.Solo nel Nord Est si rileva una percentuale più alta di donne che sono rimaste a lavorare nella stes-sa azienda in cui hanno avuto l’incidente.Anche in questo caso l’incrocio con il tipo di occupazione e in generale la valutazione del diversotessuto aziendale delle regioni permette di comprendere queste differenze, che evidenziano unmaggior legame tra dipendente e datore di lavoro laddove la dimensione dell’azienda è media-mente più piccola.

15,00%

45,00%

40,00%

19,51%

41,46%

39,03%

57,14%

25,71%

17,15%

50,00%

10,00%

40,00%

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29,41%

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34,38%

18,75%

46,87%

15,38%

15,38%

69,24%

2.1.2. - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

2.1.2. - Oltre 50 Anni

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2.1.3. - Oltre 50 Anni

0,00

%

33,33%

33,33%

33,33%

37,50%

25,00%

25,00%

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2.1.3 - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

2.1.3) Se è rimasta al lavoro, ha cambiato ruolo/attivitàLe donne con età inferiore ai 50 anni intervistate nell’area Sud e Isole non hanno generalmentecambiato ruolo (80%) mentre, al contrario, le appartenenti alla stessa fascia di età hanno cambia-to ruolo almeno per il 50% dei casi nel resto d’Italia e in particolare al Centro (66,66%), a proba-bile conferma della maggiore rigidità del mercato del lavoro al Sud. Il dato medio (oltre un terzo)tuttavia evidenzia una discreta mobilità nel cambiare il posto di lavoro.

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2.1.4. - Oltre 50 Anni

52,00%

4,00

%

16,00%

28,00%

45,00%

10,00%

22,50%

22,50%

48,00%

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%

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%

6,12%

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2.1.4 - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

2.1.4) Attualmente cerca occupazioneA questa domanda si è manifestato che le donne oltre ai 50 anni, in modo uniforme rispetto allearee geografiche, non cercano occupazione perché ormai prossime all’età pensionistica. Al NordEst tra le intervistate fino ai 50 anni si sente maggiormente questa necessità (52%), distinguendo-si per due punti in percentuale dal Sud e Isole (50%).

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2.1.5. - Oltre 50 Anni

8,33

%

8,33

%

41,67%

41,67%

4,76% 9,52

%

66,67%

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%

25,00%

33,33%

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12,50%

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28,57%

28,57%

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2.1.5 - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

2.1.5) Se cerca occupazione è per necessità economicheLe intervistate che alla domanda precedente hanno risposto positivamente, alla presente doman-da rispondono generalmente che cercano occupazione per necessità economiche, in modo unifor-me in tutte le aree geografiche e nelle due fasce d’età. Incrociando il dato con il grado di lesione,si riscontra che chi ha una lesione motoria ha più bisogno di risorse economiche, probabilmenteper i maggiori oneri derivanti dalle attrezzature per muoversi.

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16,67%

16,67%

50,00%

16,67%

13,21%

9,43

%

45,28%

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11,76% 17

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2.2.1 - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

2.2.1. - Oltre 50 Anni

2.2 I problemi sul posto di lavoro riscontrati da chi attualmente ha un’occupazione

2.2.1) Il posto di lavoro è adeguato alla sua disabilità A questa domanda sono stati riscontrati giudizi generalmente positivi, indipendentemente dall’età.Il posto di lavoro risulta in genere più adeguato per le intervistate del Nord Est e del Nord Ovest,dove gli uffici di mobilità hanno evidentemente operato con maggior efficacia.

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60,00%

20,00%

16,67%

3,33

%

51,92%

19,23%

17,31%

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2.2.2. - Fino 50 Anni

2.2.2. - Oltre 50 Anni Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

2.2.2) Ha difficoltà nei rapporti con i colleghi o i capi Alla domanda si evidenzia una equa distribuzione tra le risposte sia per fasce di età che per areegeografiche. Infatti, circa il 76% (in media) delle intervistate non presenta difficoltà nei rapporti coni colleghi ed i capi.

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43,33%

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13,33%

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%

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2.2.3. - Fino 50 Anni

2.2.3. - Oltre 50 Anni Centro

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Nord Ovest

Sud e Isole

2.2.3) Ha difficoltà a mantenere la sua occupazione attualeLa risposta prevalente a questa domanda è coerente con la precedente: generalmente la donnainfortunata non trova un ambiente di lavoro ostile, anche se in media oltre un 20% delle intervi-state denuncia comunque questa percezione negativa. Si evidenzia qualche problema in più alCentro e, in misura minore, al Sud ma senza particolare differenza tra le fasce di età. Il Nord Estrisulta l’area dove è meno presente il problema (18%).

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2.3.1. - Fino 50 Anni

2.3.1. - Oltre 50 Anni Centro

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2.3 Tecnologie informatiche

2.3.1) Usa correntemente il computerLe intervistate che maggiormente usano il computer sono prevalentemente concentrate nellafascia di età più giovane e nell’area geografica Nord Ovest.Come è comprensibile, nella fascia di età più anziana il Centro è l’area in cui si usa meno il com-puter (solo l’1,98% lo usa), ma comunque le percentuali si mantengono estremamente basse ovun-que (il picco più alto è 5,66% al Nord Ovest).

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2.3.2. - Fino 50 Anni

2.3.2. - Oltre 50 Anni Centro

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Sud e Isole

2.3.2) Se non lo usa, le piacerebbe saper usare il computerA questa domanda la fascia più giovane risponde in generale positivamente, in maniera più marca-ta al Nord Ovest (60,61%), evidenziando una spaccatura con la fascia più anziana che è propriadell’intera società attuale. Al Centro solo ad una minoranza pari al 26,08% delle persone anzianeintervistate piacerebbe usare il computer. Il tipo di lesione non risulta incidere in maniera signifi-cativa.

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2.3.3. - Fino 50 Anni

2.3.3. - Oltre 50 Anni

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59,49%

2.3.3) In generale, ritiene importante l’uso del computerLa domanda vede tutte le intervistate d’accordo, indistintamente per fascia di età e per area geo-grafica. Anche chi attualmente non usa il computer ritiene che sia in generale importante saperlousare, soprattutto in prospettiva futura.

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3.1.1. - Oltre 50 AnniCentro

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3. AREA PSICOLOGICAIn quest’area si è analizzato come le intervistate vivono la loro situazione di donne invalide, anchedopo anni trascorsi dal momento dell’infortunio.

3.1.1) Ha ancora oggi incubi e senso di angoscia/ansiaAlla domanda e’ stato riscontrato che generalmente tutte le intervistate avvertono ancora oggiincubi e senso di angoscia/ansia, maggiormente nella fascia di età oltre i 50 anni, con una mediaintorno al 60%.Il tipo di lesione non determina incidenze particolari.

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3.1.2. - Oltre 50 Anni Centro

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7,59

%

3.1.2) Sente ancora oggi il bisogno di un sostegno psicologicoAnche il sostegno psicologico è un bisogno fortemente condiviso, visto che circa il 30% delle inter-vistate, senza differenziazione tra le due fasce di età, lo considera molto importante.

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3.1.3. - Oltre 50 Anni Centro

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26,92%

3.1.3) Sente di imputare la colpa dell’infortunio a qualcuno o a qualcosaAlla domanda il campione ha fornito una risposta uniforme: le intervistate, indipendentemente dal-l’età e dall’area geografica di appartenenza, non assegnano la “colpa ” dell’infortunio a qualcuno.Soprattutto le più anziane, avendo subito normalmente l’incidente diversi anni addietro, ritengonodi non dover attribuire la “colpa” a nessuno perché non esistevano norme legislative in grado ditutelarle.

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4. DOPPIA DISCRIMINAZIONELe domande che seguono sono state rivolte alle intervistate per poter valutare quanto la societàè migliorata e quanto deve ancora migliorare nell’accettare le donne disabili.Le risposte sono particolarmente incoraggianti in quanto dimostrano inequivocabilmente che ildisabile, e la donna in particolare, si sentono generalmente ben integrati ed accettati nella societàdi oggi.

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4.1.1) Si sente discriminata in quanto disabile A questa domanda il campione risulta uniforme-mente distribuito per età e per area geografica. Oltre il 50% delle donne intervistate si sentono“per niente” discriminate in quanto disabili, cui si aggiunge un altro 20% circa di donne che avver-tono “poco” la discriminazione”.

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21,54%

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10,13%

4.1.2) Si sente discriminata in quanto donna e disabileAnche la doppia discriminazione non appare un problema sentito; infatti oltre la metà delle donneintervistate, in modo indifferente per età, risponde “per niente”.Solo nel Nord Est tra le donne più anziane si avverte questo tipo di discriminazione in modo piùaccentuato (37,61%).

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16,19%

23,81%

53,33%

6,67%

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46,97%

22,73%

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5.1.1. - Oltre 50 AnniCentro

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5. AREA RAPPORTI SOCIALIIn quest’area sono stati analizzati 2 sottogruppi con le relative domande: la situazione in casa e lerelazioni interpersonali. Lo scopo è quello di valutare quanto la condizione di disabile limiti le inter-vistate nei loro rapporti sociali e familiari quotidiani.

5.1.1) Dopo l’infortunio, svolge le faccende domestiche come primaAlla prima domanda le due fasce di età si differenziano: la fascia più anziana risulta meno attiva nellafaccende domestiche. Soprattutto nel Sud e Isole dall’indagine è emerso che le intervistate oltre i50 anni per il 75,76% non svolgono le faccende domestiche.

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5.1.2. - Oltre 50 Anni

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%

5.1.2) Ritiene indispensabile un aiuto fisso (badante/domestica)Le risposte alla presente domanda sono coerenti con quelle precedenti: solo le donne più anzianedel Sud e Isole avvertono fortemente l’esigenza di un aiuto fisso.

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Centro

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Sud e Isole

65,79%

5.1.3) E’ ancora ascoltata in famiglia sulle decisioni comuniIl campione intervistato presenta una tendenza omogenea a sentirsi “molto” ascoltato in famigliasulle decisioni comuni, in modo uniformemente distribuito sia tra le aree geografiche che tra lefasce d’età.

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27,27%

18,18%

38,18%

16,36%

33,68%

16,84%

25,26%

24,21%

31,17%

15,58%

22,08%

22,86%

22,86%

37,14%

17,14%

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17,82%

34,65%

15,84%

41,28%

26,61%

20,18%

11,93%

31,43%

24,76%

30,48%

13,33%

25,76%

25,76%

39,39%

9,09

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5.2.1. - Fino 50 Anni

5.2.1. - Oltre 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

31,17%

5.2.1) Dopo l’infortunio vede ancora oggi gli stessi amici e colleghiIl 50% circa delle donne intervistate fino a 50 anni continua ancora oggi a vedere gli stessi amici ecolleghi, in ogni area geografica.Risulta facilmente comprensibile che le persone più anziane, invece, hanno maggiore difficoltà amantenere questi rapporti.

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37,89%

31,58%

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24,77% 27,52%

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13,76%

20,95%

20,95%

40,00%

18,10%

39,39%

22,73%

28,79%

9,09

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5.2.2. - Fino 50 Anni

5.2.2. - Oltre 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

36,71%

5.2.2) Si è fatta nuove amicizieLe giovani sono generalmente più attive rispetto alle anziane; l’area del Nord Ovest è quella piùpropositiva mentre l’area Sud e Isole e l’area Centro sono le meno attive. Incrociando i dati conquelli del tipo di occupazione, si riscontra come un’occupazione di tipo continuativo svolta in unambiente di lavoro esterno faciliti in generale la formazione di nuove amicizie.

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27,27%

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20,21%

11,70%

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17,72% 22

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5.2.3. - Fino 50 Anni

5.2.3. - Oltre 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

3,80

%

56,36%

5.2.3) Ha bisogno di nuovi amiciIndipendentemente dalle fasce di età, poche intervistate hanno il bisogno di nuove amicizie. Solotra le intervistate del Sud e Isole l’esigenza è sentita in modo più significativo, con una percentua-le del 34,29% tra le donne fino ai 50 anni e del 30,77% tra quelle con età superiore ai 50 anni.

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1,82

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5,45

%

5,45

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% 9,23

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5.2.4. - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

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17,72%

18,18%

69,10%

2,97

%

7,92

% 15,84%

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%

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%

55,14%

26,17%

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0,96

% 9,62%

62,50%

6,15

%

3,08

% 9,23

%

55,39%

26,15%

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5.2.4. - Oltre 50 Anni

24,04%

2,97

%

70,30%

5.2.4) Se aveva un compagno, le è rimasto vicinoLe risposte evidenziano una certa differenza di comportamento tra le intervistate, a seconda del-l’età e delle aree geografiche. La maggior parte dichiara di avere avuto un compagno al momentodell’infortunio; di queste, la gran parte conferma che la persona le è rimasta generalmente vicino;nella fascia di età più giovane l’area del Centro risponde con il 74,54% delle intervistate che il com-pagno le è rimasto “abbastanza” o “molto” vicino; nella fascia di età oltre i 50 anni è sempre ilCentro che evidenzia la percentuale più alta nel dare risposta positiva (oltre il 78%).Tuttavia emerge il dato significativo che una donna su cinque in media dichiara l’abbandono delcompagno dopo l’infortunio.

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64,29%

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40,00%

64,29%

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5.2.5. - Fino 50 Anni

Centro

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Nord Ovest

Sud e Isole

35,71%

35,71%

23,08%

52,63%

47,37%

25,00% 28,57%

71,43%

5.2.5. - Oltre 50 Anni

75,00%

76,92%

5.2.5) Questo ha comportato la vostra separazioneOltre il 60% in media delle donne intervistate della fascia di età inferiore ai 50 anni si è separatae il picco più alto è registrato con il 64,29% al Centro e al Nord Ovest.La percentuale di donne separate più bassa è stata registrata nel Sud e Isole, sia tra le donne conetà inferiore a 50 anni che tra quelle con età superiore.

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58,33%

50,00%

50,00%

81,82%

66,67%

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5.2.6. - Fino 50 Anni

Centro

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Nord Ovest

Sud e Isole

18,18%

41,67%

63,16%

41,03%

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55,56%

47,62% 52,38%

5.2.6. - Oltre 50 Anni

44,44%

38,64%

5.2.6) Ha costruito un rapporto con un nuovo compagnoAlla domanda oltre la metà delle donne con età inferiore ai 50 anni ha risposto in generale di avercreato un nuovo rapporto; la percentuale maggiore (81,82%) è emersa per la stessa fascia d’età nelNord Ovest.

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6. AREA TEMPO LIBEROIn quest’area sono stati analizzati 3 sottogruppi con le relative domande: occasioni di divertimen-to, attività sportiva e hobbies. Si è voluto valutare come le donne intervistate trascorrono il tempolibero, se hanno possibilità di divertimento e come intendono il loro rapporto con lo sport.

6.1 Occasioni di divertimento

6.1.1) Dopo l’infortunio ha occasioni di divertimento come primaLa fascia più giovane si distingue nettamente da quella più anziana: il 45% in media ha ancora oggioccasioni di divertimento come precedentemente all’infortunio, contro il 28% in generale dell’al-tra fascia, che avvertequindi meno questeoccasioni. Le intervi-state più attive risulta-no essere le apparte-nenti alla fascia piùgiovane del Nord Est,con una percentualepositiva del 57,89%. AlSud e Isole è inveceregistrata la minorepercentuale di donneoltre i 50 anni chehanno occasioni didivertimento comeprima (il 19,70%).

50,50%

24,75%

22,77%

1,98

%

53,21%

19,27% 23,85%

3,67

%

35,29%

23,53%

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6.1.1. - Oltre 50 Anni Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

38,18%

18,18%

36,36%

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%

21,05%

21,05%

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16,84%

25,32%

20,25%

39,24%

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25,71%

20,00%

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%

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17,65%

64,71%

17,65%

4,00% 10

,67% 16,00%

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9,62%

21,15%

51,92%

17,31%

1,54

%

21,54%

52,31%

24,62%

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%

16,00%

68,00%

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6.1.2. - Fino 50 Anni

6.1.2. - Oltre 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

27,12%

0,00

%

69,33%

6.1.2) Ha occasioni di divertimento con parenti ed amiciLe risposte alla seconda domanda di questo sottogruppo confermano quanto le occasioni di diver-timento provengano essenzialmente dalla famiglia e dagli amici, senza distinzione di età. Soprattuttoal Sud e Isole questo tipo di occasione di divertimento è la più vissuta tra le donne con età supe-riore ai 50 anni, le quali hanno risposto in modo affermativo per l’80% delle interviste.

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21,21%

15,15%

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%

56,76%

18,92%

5,41

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62,71%

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22,92%

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54,00%

22,00%

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4,00

%

49,23%

23,08%

23,08%

4,62%

44,00%

16,00%

40,00%

0,00

%

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6.1.3. - Fino 50 Anni

6.1.3 - Oltre 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

8,47

%

54,55%

18,92%

6.1.3) Ha occasioni di divertimento con le associazioniLe associazioni risultano generalmente non essere considerate opportunità di divertimento,soprattutto tra le donne con età inferiore ai 50 anni nel Sud e Isole.

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54,74%

46,84%

42,86%

57,14%

6.2.1. - Fino 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

53,16%

65,45%

10,89%

24,30%

75,70%

24,76%

13,64%

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6.2.1. - Oltre 50 Anni

75,24%89

,11%

6.2 Attività Sportiva

6.2.1) Prima dell’infortunio praticava un’attività sportiva e6.2.2) Se si, continua a svolgere quell’attività sportivaPrima dell’infortunio circa il 40% in media delle donne più giovani praticava un’attività sportiva. AlCentro è risultata la percentuale più bassa, sia tra le donne più giovani (il 34,55%) che tra le piùanziane (solo il 10,89 praticava un’attività sportiva prima dell’infortunio).Poche intervistate hanno avuto la possibilità di continuare la stessa attività sportiva dopo l’infor-tunio. Il caso più marcato è tra le donne oltre i 50 anni del Sud e Isole , dove il 100% delle inter-vistate non ha più praticato stessa attività sportiva.

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5,26

% 10,53%

15,79%

74,42%

11,63%

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5,41%

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% 13,33%

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3,85%

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6.2.2. - Fino 50 Anni

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Centro

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Nord Ovest

Sud e Isole

14,81%

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6.2.3. - Fino 50 Anni

63,29%

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14,85% 19,63%

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20,00%

15,15%

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6.2.3. - Oltre 50 Anni

80,00%

85,15%

6.2.3) Ha intrapreso una nuova attività sportivaHanno maggiormente ripreso un’attività sportiva le donne fino ai 50 anni, con punta nel NordOvest per una percentuale del 36,71%.Le più anziane presentano chiaramente una minor propensione verso lo sport, e anche qui il NordOvest risulta essere l’area geografica con la percentuale più alta di donne attive (20%).

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6.2.4. - Oltre 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

25,00%28

,89% 32,79%

6.2.4) Nella sua condizione di disabile, le piacerebbe fare sportAnche alla domanda presente la fascia più giovane è quella generalmente più attiva, registrando unpicco del 60,42% di intervistate a cui piacerebbe svolgere un’attività sportiva con continuità.La fascia anziana non mostra interesse per lo sport praticato, uniformemente per ogni area geo-grafica.

6.2.4. - Fino 50 Anni

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70

6.3 Hobbies

In questo sottogruppo è stata formulata alle intervistate la domanda: “come trascorre prevalente-mente il suo tempo libero”, lasciando libera la risposta.Dall’analisi di queste risposte è emerso che le donne più giovani tendono a trascorrere il lorotempo libero leggendo, ascoltando musica, in compagnia con amici e familiari.La fascia più anziana, invece, tende a trascorre il proprio tempo libero facendo lavori femminili,guardando la televisione oppure con amici e familiari.

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71

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

66,34%

77,27%

22,73%

65,71% 75

,76%

24,24%

6.3.1. - Oltre 50 Anni

34,29%

33,66%

6,3,1) Lavori femminili

83,64%

85,26%

14,74%

88,61%

88,57%

11,43%

6.3.1. - Fino 50 Anni

11,39%

16,36%

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72

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

78,18%

78,95%

21,05%

82,28%

80,00%

20,00%

6.3.2. - Fino 50 Anni

17,72%

21,82%

55,45% 63

,64%

36,36%

68,57%

53,03%

46,97%

6.3.2. - Oltre 50 Anni

31,43%

44,55%

6,3,2) Tv e radio

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73

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

60,00%

57,89%

42,11%

60,76%

74,29%

25,71%

6.3.3. - Fino 50 Anni

39,24%

40,00%

67,33%

64,55%

35,45%

70,48% 78,79%

21,21%

6.3.3. - Oltre 50 Anni

29,52%

32,67%

6,3,3) Lettura e musica

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74

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

98,18%

91,58%

8,42

%

89,87% 97,14%

2,86%

6.3.4. - Fino 50 Anni

10,13%

1,82

%98

,02%

93,64%

6,36

%

92,38%

0,00%

6.3.4. - Oltre 50 Anni

7,62

%

1,98

%

6,3,4) Cinema e teatro

100,00

%

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75

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

67,27% 74,74%

25,26%

55,70%

48,57%

51,43%

6.3.5. - Fino 50 Anni

44,30%

32,73%

46,53%

62,73%

37,27%

53,33% 60

,61%

39,39%

6.3.5. - Oltre 50 Anni

46,67%53,47%

6,3,5) Compagnia con amici e familiari

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7. AREA SANITARIA

In quest’area è stato valutato il rapporto delle intervistate con le Strutture Sanitarie.

7.1.1) Le strutture Sanitarie sono sempre state all’altezza delle sue necessitàAlla prima domanda di quest’area di indagine, le intervistate hanno dimostrato un atteggiamentodiverso per età e per area geografica. In particolare il 65,82% delle donne fino a 50 anni del NordOvest giudica le Strutture Sanitarie “abbastanza o molto” all’altezza delle proprie necessità.Di contro, il 74,28% delle donne fino a 50 anni del Sud e Isole giudica generalmente le StruttureSanitarie non all’altezza.

25,45%

41,82%

5,45

%

19,35% 23,66%

12,90% 20

,25%

13,92%

50,63%

45,71%

28,57%

17,14%

8,57%

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

18,37%

21,43%

45,92%

14,29%

33,02%

18,87%

35,85%

12,26%

23,30%

23,30%

6,80%

16,92%

32,31%

43,08%

7,69

%

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

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te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

7.1.1. - Fino 50 Anni

6.2.4. - Oltre 50 Anni

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

15,19%

27,27%

44,09%

46,60%

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7.1.2) Le Strutture Sanitarie prestano attenzione ai suoi problemi di donna disabileSolo la fascia di età più giovane del Nord Ovest rileva una prevalenza di intervistate soddisfatte,pari al 56,41%.Per il resto prevale un giudizio generalmente negativo, con percentuale di insoddisfatte più alta nelSud e Isole (fino al 70,59%).

31,48% 35,19%

5,56

%

25,53%

26,60%

9,57

%

19,23% 24,36%

51,28%

41,18%

29,41%

23,53%

5,88%

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

20,62%

29,90%

40,21%

9,28

%

32,38%

30,48% 33,33%

3,81

%

23,23%

32,32%

5,05%

21,54%

32,31%

40,00%

6,15

%

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

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Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

7.1.2. - Fino 50 Anni

7.1.2. - Oltre 50 Anni Centro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

5,13

%

27,78%

38,30%

39,39%

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7.1.3) I farmaci specifici per la sua disabilità sono costosiI farmaci non risultano generalmente costosi, soprattutto per le donne giovani intervistate nellequattro aree geografiche.Sono le persone più anziane a sentire di più il problema, soprattutto al Centro per il 65%.Incrociando i dati con quelli del tipo di lesione si può riscontrare che la percezione del costo altoè leggermente maggiore tra le infortunate con lesione sensoriale. Anche poco marcata è la mag-gior percezione del costo per le infortunate con lesione più grave, ovvero con grado di invaliditàsuperiore ai 79 punti.

10,00%

25,00%

20,00%

42,86%

7,14

%

22,86%

46,30%

5,56%

22,22%

39,29%

10,71%

39,29%

10,71%

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

31,25%

3,75

%

33,75%

31,25%

39,76%

13,25%

22,89%

24,10%

41,86%

5,81

%

19,77%

31,67%

8,33

%

36,67%

23,33%

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

Per

nien

te

Poco

Abb

asta

nza

Mol

to

7.1.3. - Fino 50 Anni

7.1.3. - Oltre 50 AnniCentro

Nord Est

Nord Ovest

Sud e Isole

25,93%

45,00%

27,14%

32,56%

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Grafica: ODP Pubblicità - RomaStampa: Tipolitografia INAIL - Milano

Ristampa - marzo 2004

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