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N UOVI MONUMENTI DEL MUSEO NAZIONALE ROMANO. frs.;w::w:;jiiiiiir::;wjini;iRi;l AL lugli o 191 I a l3 I c1 ece mhr e 19 12, gli ogge tti di antic hit à e d'arte e ntrati a far parte delle collezioni di qu esto ' Museo, fur ono mille e cent o se ttant o tto. Di alcuni di ess i ha reso o renderà co nto il coll ega pr of. Pasqui, direttore del R. U ffici o Scavi, pe rchè provenienti da scav i es eg uiti so tt o la s ua direzione o sorveglianza. lo riferirò, come al so lito, clei cl o ni e degli acquisti. L' on . sign or barone A n- nih ale Be rlingieri, deputato al Parl am en to, donò un'i sc rizione latin a contenente un lungo elogio in I.: versi cii una donna, Allia Potcstas, a lei post o dal patrono A ulo A llio (I). Il co mm. Gi org io vVlirtz fece dono delle imp o rtanti isc rizi on i dedi ca torie a divinit à o rientali eia lui rinv e nut e nella s ua villa (g Sciarra) al Gianicolo c pubblicate in lVotizù; degli Scavi, 1907, pago 88 seg o Il prof. Rodolfo La nci an i, se natore ci el Regno, donò quindici chiavi in avo ri o trov ate im;ieme in un a tomb a r oma na, ap e rta nei l avo ri per la costru- zi one del Policlini co, ch e dovevano aver appart en uto a un o s trum e nt o mu sica le a molt e corele, la cui cassa in leg no era perit a. Le chiavi, ri cca me nt e rit ag' li ate al tornio, variano cii lungh ezza da m. 0,097 a 0,08 (fig. 1 ). Hanno in hass o un foro per il qu ale rl ove va pa ssare la cor da come nei mo lerni s trum e nti. La man- canz a intorno a tali fo ri rli qualunqu e tr accia cii oss ido, ci prova ancora che le co rde fo sse ro di minugi a e non me tallich e, come del r es to è comune op inion e e per la difficoltà t ec ni ca cii cost ruir e co rd e metalliche e p e r il nom e che gli a ntichi dava no alle corde st esse :/'EI' ça nervi. Lo st rum e nt o doveva a ppart e- (1) Not. Sca vi , 1912, p. 156. 21 - Boli. d·A,' l e.
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Mar 02, 2021

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NUOVI MONUMENTI DEL MUSEO NAZIONALE ROMANO.

frs.;w::w:;jiiiiiir::;wjini;iRi;l AL l° luglio 191 I a l3 I c1 ecemhre 19 12, gli oggetti di a ntichità e d'arte entrati a far parte delle collezioni di qu esto 'Museo, furono mille e cento settanto tto.

Di alcuni di essi ha reso o renderà conto il collega prof. Pasqui, direttore del R. U ffici o Scavi, p e rchè provenienti da scav i eseguiti sotto la sua direzione o sorveglianza. lo riferirò, come al solito, clei cl oni e degli acquisti. L 'on. s ign or barone A n­niha le Berling ie ri, deputato a l Parla men to, donò

IL=~~~~~~~~r!~~ un'iscrizione latina contenente un lungo elogio in I.: versi cii una donna, Allia Potcstas, a le i posto dal

patrono A ulo A llio (I). Il comm. Gio rg io vVlirtz fece dono delle importanti isc rizioni dedica torie

a divinità o rientali eia lui rinvenute nella sua villa (già Sciarra) al Gianicolo c pubblicate in lVotizù; degli Scavi, 1907, pago 88 sego

Il prof. Rodolfo Lancian i, sena to re ci el Regno, donò quindici chiavi in avorio trovate im;ie me in una tomba romana , ape rta nei lavo ri per la costru­zione d el Policlinico, che dovevano aver apparten uto a un o s trumento musicale a molte corele , la cui cassa in legno e ra perita. Le chi avi, ri cca mente ritag'li a te

al to rni o , variano cii lunghezza da m. 0,097 a 0,08 (fig. 1). Hanno in hasso un foro p er il qua le rl oveva passare la corda come ne i mo lerni s trume nti. La ma n­canza intorno a tali fo ri rli qualunque traccia cii ossido, ci prova ancora che le co rde fosse ro di minugi a e non m etalliche, come del resto è comune opinion e e per la difficoltà tecni ca cii cost ruire corde metalliche e p er il nome che gli antichi davano alle corde st esse :/'EI'ça nervi. Lo st rumento doveva apparte-

(1) Not. Scavi, 1912, p. 156.

21 - Boli. d·A,'le.

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nere alla classe delle arpe (Irigmw1t, lIu~,gadis) e le chiavi rinvenute sembrano essere tutte quelle che lo strumento possedeva. Sicchè, t ene ndo conto che due te tracordi successivi hanno una nota co mun e , il nostro strumento ;1 quindici corde aveva un' ampi ezza sonora di quattro te tracordi e mezzo, pari a due nostre ottave.

Tra gli oggetti acquistati il piil cospicuo è la statuetta in bronzo trovata a Sutri il 28 novembre e sollecitamente salvata per questo NIuseo.

La statuetta, della quale piil ampiamente rife rii in LVotizic degli Semli ( I) è alta m. 0,78 e rappresenta un giovan e nudo in piedi, col braccio sinistro portato sul capo e il destro che soll eva ve rso il viso un oggetto. La figura posa sulla gamba sinistra. me ntre la destra è alquanto piegata e arretrata. I capelli lung'hctti so no rac­colti illtorno alla testa da un cercine. Il viso è molto giova nil e, e ha un' espressione dolce e tranqui.ll a. L e form e sono piuttosto molli e quasi femmin ee, scnza ch e però nulla c i possa indurre ad ammet­tere, ch e la fi g ura sia Ermafrodito. La statuetta ,.;i riconduce sti­listicamente a un prototipo ciel JV secolo, for,.;e di c reaz ione pras­sitelica, repli ch e ciel quale pii. n me no variate sono relativame nte frequenti nei nostri ,Musei. Sono in generale assunte a rappresentare Apo\1o o Dioniso, e l'esemplare forse più illustre e pii! noto è il cosÌ de tto Apollino della Galleria degli Uffizi. La nostra figura non ha alcun attribllto ch e si addi ca ae! lIna di queste du e divinità, allzi, l'arll cse che essa strillg'eva nella mano sinistra, tende ad esc lu­derle entrambe. Infatti, p e r quanto i rp,.;ti appaiano scarsi ed incerti, no n v'ha dubbio, data la posizione del bracci o, e il volg ,l's i del viso e degli occhi, che l'oggetto tenuto ill mano fosse uno specchio. Ora la :'tatuaria non conosce, a quanto io so, divinità che s i spec­chiano tranne Afrodite. Si specchia invece in pitture pompeiane Ermafrodito, a l quale però i caratteri somatici della nos tra s tatuetta non permettono eli pensare. Non rimane pertanto che vedere in essa

Fig. r. - Chia- un soggetti no di genere, quasi uno studio di nudo: un molle efebo ve di arpa. che si mira allo specchio, cosÌ come parecchi ne vediamo nelle

scene funerarie dei vas i apuli. Il bronzo, opera dell'arte industriale romana del primo secolo d eU'Impe ro, avrà adornato una qualche dimora s i­gnorile, e può per elega nte finitezza d' esecuzion e e per bellezza di patina reg­gere al confronto dei buoni bronzi ornamentali che ci hanno reso le case eli Pompe i.

Per poche lire fu acquistato un frammento eli grande vaso marmo reo a rili evi di stile neo-attico (fig. 2). Era decorato con un corteo di divinitil come ta nti altri monumenti appartenenti allo stesso indirizzo artistico (2). Rimane parte della fig'ura eli Athena galeata con la la ncia sulla spalla sinistra, prece­duta da una pi ccola Nike volante, e parte d ella cetra della figura di Apollo che seguiva la Dea. Era incastrato nel muro di una cantina in via della Vi­gnaccia, a R oma.

Importante acquisto fu quello della statua riprodo tta in figura 3. È in marmo, alta, col plinto, m. I ,57. Rappres~nta una divinità femminile rigidamente e re tta

(I) I912, fase. TI.

(2) j-lAl:SER, Ncu-atlisc/ie Relicfs, p. 7 sego

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con hraceia raccolte al petto, corpo stretto in un ves tito quas i il forma di guaina, gambe strettamente unite e avvolte dalle spire cii un serpente, la cui testa g·iung-e allo stomaco clelia figura. Nei pugni chiusi, ora in parte cii restauro moderno, teneva probabilmente degli attributi.

Fig-. 2. -- Frammento cii vaso mannoreo a rilievi.

La copertura del capo corrisponde al J(ù,:/t egizio in una forma forse alquanto complicata e arricchita nel mezzo cii ornamenti rilevati, forse di geffime. Intorno al collo è un ampio collare anch'esso di stile egizio, costituito da cinque ordini di grani il forma di glohetti, eli gemme di loto rovesciate, cii fiori espansi, di urei e eli piccoli rombi. La testa, riattaccata, ò secondo alcuni, di restauro: nell'elenco del Matz e Duhn ai quali la statua era nota, s i dice persino, che il corpo è di marmo greco, e la testa cii marmo italico, il che pare falso; tutti c due i pezzi sono di marmo lunense. E anche del fatto del restauro non sono sicuro; donde il restauratore ig·noto, ma certo alquanto remoto dal no~tro tempo,

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avrebbe tratto l'ispirazione o il mod ello p e r una les ta così fredda e insipida che non ha nulla della severa nol;ilt ~t dell'arte egizia, e che invece sembra

Fig. 3. - Statua di divinità orientille.

( I) \ 'VINCKf:DI.\NN, IVerke, III, I, 115.

(2) Antike BitdllJerke iII ROIII, nUI11. Is79·

tanto ricordare la inanimata me­diocrità delle maschere nei sar­cofagi <1ntropoicli cii Fenicia? Tali monumenti non potevano e:'sere noti al restauratore di cento anni

Ùl, n è se li a vesse conosciuti, s i sarebbe ad es.·i ispirato, non po­tendosi supporre che egli .'ospet­tasse un'origin e Sira nella nostra figura. Non credo p e rtanto im­probabile, che l<1 testa s ia antica, rilavorata, tassellata e rimessa non dc] tutto bene al suo posto.

La statua non era scono­sciuta, ]a descrissero e la figu­rarono il Rossi Maffei e il Zoega che la videro al palazzo Barbe­rini (I) e pill tardi Matz e Duhn che la trovarono invece al pa­lazzo Sciarra (2). Se essa fosse stata sempre al palazzo Sciarra, si sarebbe potuto pensare, che fosse ::;tata trovata nella villa Sci arra al Gianicolo e che si ricollegasse perciò al gruppo cii santuari orientali esistenti su quel la to elci colle, clove, come è noto, fu poco fa trovata altra statuetta simile in lJronzo av­volta clalle spire di un serpen­te (3). E si potrehbe ri co rdare, che in certi scavi praticati in qu ei dintorni nel 1720 fu ritro­vata una statua che gli eruditi del tempo chiamarono Ercole combattente con l'idra, ma che poteva anche essere un'altra fi­gura di divinità avvolta da ser­p e nti (4). In ogni mOllo anche la nostra figura rappresenta pro­bahilmente la dea siriaca i\..télr~

(3) Cfr. per qut:gli scavi condoui dal Han e kle r, dal Nicde e dal D;lrier e per tutta la I>iblio­

g-ralia relativa il !>uun articolo riassuntivo di S. AuRIGE~DIA in Ausonia, 1909, cuI. 17· (4) Cfr. C. ... SSIO, Corso delle Acque, I, J47 citato da H UE I, SE:-I in Rom. l1fittll., I90 7,

p. 253, n. r.

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g atis co me l'id ole llo di bn nzo el e l Gi a nico lo la c ui id entifi cazi one mi sembra assi­curata non solo da lla ri s ponde nza a ll e d escrizi oni di .Mac robio, ma an ch e da tutto il compl es:'\o di ma te ri a le e pigrafico e fi g ura to rife rentesi all a relig ione s iri aca con essa ritrovato. Non mi pare ch e l' acco ncia tura egizia d el capo e il monile an ch 'esso egizio possa no d ec isam e llte opporsi a q ues ta identificazione . Nel Panthcon egizio non troviam o figure di divinità avvolte d a serpe nti , e d 'a ltra parte non è qu esto il primo caso ch e n ell'i conografi a re lig iosa o ri en­tale de i tempi de ll'impe ro e p er conoscenze somma ri e e troppo vagh e d ell' a r­tista , e per deli bera ta volontà ele i committenti, ve llgo no da ti a una figura cli­v.ill él a ttributi, ca ra tte ri, vesti pro­pri e di più di vini tà a nche appa rte­nenti a cicli relig ios i o rig inaria­mente dive r ·i. N è, m anca ndo la cer­tezza ch e la n os tra fi g ura possa esse re s ta ta rinvenuta sul G ianicolo e ave r appartenuto a quel complesso cii monumenti siriaci, ne v iene di conseguenza ch e c1 e blJa dubitars i

dell a de nominazione prop osta. S ta­tue di divinit~t siriach e p oteva no esis tere nella R oma imperiale anche fuori dei sa ntua ri del Gianicolo, e in altri santu a ri e in case priva te (I).

Ricordo a ta le propos ito , ch e nel :Mec1i o Evo è fa lla menzi one s ul Quirina le accanto ai cavalli di una statuéI di do nna avvolta d a serpenti (2) s ta tu a ch e nel te mpio ciel Sole di A ureli ano sarebbe stata p e rfettamente a l suo posto, e ch e

Fig. 4. Ritratto di Lucio Vero.

non avrehbe dov uto emig rare molto lung i d alla sua o rig in a ria collocazione , se q ue l tempio de lJlJa collocarsi n el g ia rdino Colonna.

L a seri e iconografi ca impe rial e si abhellì di du e helli ssimi ritratti: una testa di Nerone probabilmente rapprese nta to co me Apollo Cita red o g ià da m e pub­b lica ta (3) c una testa di Luci o Ve ro (4) rappresenta to in età g iovanile disg ra­zia tame nte mal conse rva ta, ma di sq uisita fin ezza, sp ecia lmente ne l tra tta mento <l ei cap e lli e de lla ba rlli;l (fig. 4).

Si acquistò a nch e pe r lire treccnto una testa di g iova nc donna rom ana con l' acconcia tura el e l tempo eli liiulia =Vla mea , una esil e fi g urina d al vi so asimm e­tri co, d 'asp e tto Il1clanconi co, assa i lo nta na dal possente tipo m atrona le rom an o.

È riprodotta ncl catalogo d ella collezi one , \ Toodyat, tav. XIX, num. 299,

( I ) 1,<1 illlllli g razion e a ROlll a di uomini e c()se ci i Siri a, no tevo lissim a g iil ne l [ secolo d e ll ' illlpe ro (s i ricordi il Sy r lls ÙI Tiberilll dejlltxil Unmtes di Marziale) d ovette dive nire illl­po ne nte con l'avve nt() al tro no impe ria le d e lle antiche p rinc ipesse cIi E lllesa e d e i lu ro fig li d iI Ciulia J)o lllna a tutto l'impe ro d i Severu A lessandro.

(2) 11fi raoi/ia NOli/ile 14 : alite mballos (elllinil serpentibus cirCUII/data sedet habells COllclllll1t

ante se, c fr. l\,llc l-lAb:U S in J(I) IIl . 11fi //Ii. , 1898, p. 252.

C,) Ansonia, 191 I, pago 22.

(4) PO I, LAK, l oseplt ,101) /{oP/ als .Saw/lJ.ler, ROllla, L uesche r, I905, p. 8, tav. I V, Il. 23.

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Pre~ento anche qui le t'o tografie di tre oggetti ri co rdati ne ll e .Votizic degli ,)(;(wi, ma o no n illustrati o riprodotti con fi g ure no n troppo be n rill~ c it e. La prima (fig· . .'i ) è una t e~ta minore del vero trovata nci lavo ri di fondazione d el p a lazzo d elle F e rrovio di Stato a Villa Patrizi ( I). A mi o parere, e~~a d eve aver fatto parte dello stesso altorilievo a sog·g·e tto storico, a l quale a pparte n­nero le tre a ltre teste di uguale proporzion e e di ~imil e arte , ugua lme nt e co­rona te di lauro, es ist e nti già nel pal azzo di V illa Patrizi, e da m acquistate,

Fig . .'i . - T esta da 1111 altorilievo romano.

e pubblicate in un precedente rapporto (2) . E vidente me nte an­che queste altre tre teste dove­vano essere sta te trovate nella Villa Patrizi stessa. L a nostra ha un a notevol e somiglianza con gli uomini ct eHa gente Giu­li o-Claudia.

La figura 6 ci mostra un magnifico ritratto cii uomo a­dulto, eli viso piuttos to pieno, fronte alta, piccoli occhi, labb ra ca rnose, barba non ben rasa , capelli tirati s ulla fronte e cinti cii corona di lauro. 11 capo volto verso destra leggerm ente

. alzato dà l'impression e di ro­busta e sdegnosa fierezza, e non os tante il mediocre stato cii conservazione rivela un no­bilissimo artista del principio del secondo secolo di Cristo. Fu rinvenuto sulla via Latina insieme a framm e nti di un gran­de sarcofag·o (3), e alla masch era i n ma rmo riprod otta i n fi g ura 7. È ulla masche ra comica di vec-chio iracondo ben nota da altre

riproduzioni, m a di fattura assai spig·liata e vivace. La parte sinistra della uarba è restaurata in gesso. Il Robert che ne pubbli ca una similissima in terraco tta de l .Museo -li Napoli cred e di ra vvisarvi il :Jf(!((!TtJ))' 'ìYf ,l/,l'll' (il capo de i servi, forse il servo padrone) clelia nuova commedia attica (4).

Credo pure opportuno presentare due vedute (tav. r e fig. 8 , veduta totale e parziale) ciel finiss imo mosaico rinvenuto a via E manu ele Filiberto, ne i ru­deri cii una casa romana, messi in luce nel 1910 (5). L'elegante disegno geometrico a zone concentriche eli triangoli c urvilinei hian chi e neri, eseguito co n mirabil e

(I ) Not. Scavi, 19II, p. 13.3. (2) Bott. d'Ade, I909, p. 302.

(.3) MANCINI in A 'ol. S<"Ill!i, 19 /2 , p . .34· (4 ) ROIJERT, Die j Jl[rrskell del' lIetre lt rrttis,./ien J(ollll p.die , pago 27, fìg. 56. (5) Ve ci i la rel azio ne llOn illustrata d e l Pasqui in LVOt. Scavi, I9T l, pag o 338.

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esattczza c precisio ne duveva ne ll'intendime nto dell'artista mirare a dare l'im­pressi one della convessità, come se tutto il m osaico foss e Ull mag nifico scudo dal c ui centro sorg'cva minacciosa la Gorg'o ne, E la Ile llissima tes ta, unica mac­chia di colo re nell'unifo rm e IJianco e Ilero del l'onda, si volge a guardarc con gli occhi profondi, se nza ch e l'atteg'giamento severo e sdegnoso de lla bocca, lo

Fig, 6, - Ritratto rOI1l~no,

scompiglio d ei capelli e l' o rribil e divincolars i dei serpenti ri escano a turbare la no llile IJcllczza dei lin ea menti, e la dignità ciel pensoso asp etto. Nelle altre stanze della stessa casa s i aveva un altro pavimento simile al nostro, ma molto pitl dann eggiato, e in un corridoio attiguo resti di altro pavimento a tessere più g rosse bian che e ne re con le fi g ure cos ì comuni di mos tri e divi­nitil marine (I),

(I) Dalle parole clelia re lazion e ne lle Noli::ù:, se mbrerebbe quasi che questo fosse sotto al lTlosa ico migliore, il che nOI1 era, come vidi sul posto, e come mi conferma il restauratore ["\elardinc> Vettraino che distaccò i mosa ici.

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Abhastanza simili ma non identici al nostro sono tre mo;-;aici, l'uno trovato é\ Roma pres;-;o S. Stel~lnoRotol1do e oril perduto ( I ), il ;-;econ<!() trovato a

Ostia (2), l'altro provenient da una villa romaIla il Dar Zm ela in Tunisia. C)). Que;-;t'ultimo è forse più ricco del nostro, pe rchè i ragg·i che partono dal mc­daglion e centrale hanno forma di squame qua;-;i fo::;;-; ero parti Lkll'ugida,!~ ;-;ono policromc. Il l-ì-aucklcr e;-;pertis;-;imo cOIlo;-;citore di 1110;-;aici l'attribuisce al p e riodo degli .... \ntonini, e precbamcnte agli é1lllli I50-IHo d. Cr. 1lno;-;tro de\·c rit e ne rsi un poco pill antico e per la maggiore semplicità, e anche p (-! rchò quell o che

Fig. 7. - Maschera comica.

;-;i faceva in un certo te mpo nelle

provi ncie doveva generalmen te es­se rsi fatto alcuni anni prima a Roma.

Un singola.re oggetto fu pure quello acquistato presso l'antiquario signor (-ì-aetilno Roffì, rinvenuto anni

indietro a l~ignano Flaminio. Si tratta di una specie di g-ranc\e tazza cilindrica in marmo a due anse con ornati e figure a rili evo sulla su­

perficie esterna, e con iscrizioni sul­

l'orlo (fig. 9-11). Misura m. 0,78 di diametro p e r 0,32 di altezza. II vaso non aveva fon lo chiuso, ma solo un piccolo ma rgin e rientrante, come

appare dalla figura, e questo o 1 er­chè dovesse contenere nell'interno un altro vaso metallico, o perchè, come mi semhra pjù prohabile, la

• sua destinazione di vaso sacrificale attestata dall' iscrizione richiedesse

qu ella perforazione. È noto infatti, che per lo meno nei culti Cun e rarii e delle divinità ctoniche era richiesto, che il sangue delle vittime colasse per te rra, e fosse clalla terra assorbito. Lo stesso si può ammettere per le liha­zioni che dovevano costituire la principale forma cii culto resa alle divinità

campestri. Sulle pare ti fasci cii rami di pino e cii vite partono dalle anse, e vengono quasi a incontrarsi sul davanti, lasciando vuoto un piccolo spazio nel quale da un lato si ha un lupo che divora una p ecora, dall'altro una figura barbata e a gambe caprine a guisa di Pan che tiene con la ;-;inistra p e r le corna una capra, e con la destra levata e armata ciel curvo e nodoso ))astone da pastore (pcdulIl) minaccia un lupo. La singolare figurazion e mi sembra valga a riclare un qualche valore a concetti che le indagini pitI modern e pareva volessero del tutto bandire. }~ noto come i pitl recenti filologi e stu­diosi deUa religione romana pongono i tuperà e l'antico dio Luperco uguali a lupi, con un suffisso che si ritrova in novr;n :a, ecc. (4), e non vogliono veelere

(I ) P. S. B .. \RTOLI, L~ pitture alltielle delle grotte di NOJlt :l, I, tav. XXI!. (2) Nella così eletta C<1sa di Apuleio, cfr. L\NCIANI in Not. Scavi, I1)86, p . 163.

C,) G.\UCKLER in Blt/letin Ardréologil/lli:, 1904, p. 3So, tav. XXXV/L (4) JOIWA:-i, !6itisclte Beitnl,!(e zllr (;esclt. der lat. Spraclte, p. 164. OTTU in l'A\ : LV WIS­

SO\VA, Nealle:t:ikoll s. \'. Fallllll.\'. PRIU.LER, Romisdre JJf;yllrologie, I, p. J26, 380. \VISSOII'.'\, Neligùm IInd f(ultllS del' Rthner, p. I72.

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nel Fauno Luperco altro che il clio lupo e nei luperci i suoi sacerdoti che SI

rendono simili a lui, come lui lupi. Ora questo potrà anche essere stato il concetto primorcliale del culto, per quanto a me paia che troppo frequente­mente la indagine moderna si abbandoni alla china pericoLosa delle idee tote­mistiche, e forse troppo largamente le e,.;tenda. Ma non meno vero mi pare, che in età pill vicina a noi tale originaria concezione ~loveva essere quasi

Fig. 8. - l3u~to centrale del pavimento a mosaico.

del tutto dimenticata, e doveva aver ceduto il campo all'altra pitl volgare e pill accessibile alla mentalità d'un romano dell'impero di un lùpercus che arcebal lupos nemico elei lupi, e protettore ciel gregg'e contro di essi. In:somma la eti­mologia di tipo varroniano lu}e1'cus da lupullt llJ'cere doveva avere maggior credito in età storica che la vera ormai dimenticata. E cii fatti al principio del­l'impero i luperci anelavano vestiti cii pelli di capra (I), ossia avevano affatto dismesso l'uso della pelle di lupo che cloveva esser condizione prima alla loro sacrale trasformazione in lupi. E analogamente nel nostro monumento ci appare il Fauno Luperco simile nell'aspetto all'ellenico Pan (2), in atto cii scacciare il lupo.

(l) DroNI'S., rlalic., l, 80. ]USTlN, XLlII, I, SERVo ad /len., VIII, 663. (2) ]USTIN, XLIII, I, 7: « Evancler te1l1pluI11 Lycateo qnem Graeci Pana, Romani LUperC1l111

appellant, constituit ».

22 - Boli. d'Arte.

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CosÌ s ta ndo le cose, come dovrà compl e ta rs i la prima pa rc hi dell'i sc ri zione , (fig . Il ) quella ch e dà il nome della di vinità? Se non c i fosse il rili e \'o, a nessun o verrebbe in me nte di supplire a ltro che [SihJa]l7o, ta nto sono di g ran lung a pitl

Fig- . 9. . Tazza 111<1 rmure" con ri li e vi.

comuni di a ltra le dedi ch e a questa divinità. Ma da ta la fi g urazion e p o tre bbe an ch e dars i, che fosse in o rig'in e scritto l F(m]tlo. Però a confermarmi che il ;;1.1p-

Fig. IO. - T azza ma nllo rea con riliev i.

plemento pitl proba bile l~ Sil vano sta nno tre fatti: primo, che le dediche a Silva no sono oltremodo più freque nti eli quelle ra ri ssime a Fauno (1) ; :econc\o, ch e iscrizioni sac re a S ilva no sono incise su oggetti s imili pe r fo rma al nostro vaso (2) ; te rzo , ch e le Lliffe re nze tra Fa uno e Silva no non so no troppe , e che

( I ) D E Rl :GG IE RO in J)iziOlwri{J EPigrafi.o s. v. hUlIIlIS non ne registra che tre. (2) C. 1. L., \'1 , 581 fil marg in.e superiori llasis l'aLiti/di; 600 in fabr o (Iilsis 1Iwr1lt01'ei. e tc.

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Sill'amts (aggettivo n011 sostil ntivo) non l~ in o rigIne altro ch e un Fmmus Sil-7JallliS ( I). l dedi ca nti son() un (luilltu.\' éiu;olius <-llllandu.s saiba librarius qzu{(:­

storius trillI//. tÙ'(uriarttlll. ]l titolo è que ll o dato uffic ia lm ente ai segretarii llei

questori ch e e rano divisi in tre decurie, e il personaggio ha voluto farlo scri­vere in tutta la sua ampiezza, perchò dedicando egli l'oggetto in un muni cipio,

risultasse dal titolo che egli rives tiva l'ufficio di .l'criba in Roma e non nel municipi o. J :altro dedicante (,!uùt!us '/'lIllius QUl:nti .li/ÙIS Caeàlius A lIlandus della tribll Falerna ò probabilmente il figlio elel precedente, non os tante che

abbia due gentilizi invece di uno, come il presunto genitore.

Fig. I I. - Iscrizio ne sul lahhro della tazza marl11orea.

Da Palestrina proviene l'elegante puteale in terracotta riprodotto in fig. 12(2). F' alto m. 0,7 I e misura di diametro m. 0,32. Nell'interno s i contano dodici

(I) WISSOWA, ReligiOlt lmd f(ultlls der !ì'omer, p. 175. DARE:-IllERG-SAGLlO, JJictiollnaire des antiqwités s. v. SilzJat/.lIS, etc.

(2) L'oggett0 era stato ritwvato in framme nti nlOlti anni or S0 no nella vigna di proprietà Ernesto Marini in contrada Clffarella, vocaholo Via Selciata. Facendosi in qu el luogo dei lavor i a una certa profondità, si rinvennero resti di IIna sa .la con rozzo lIIosaico a hianco e ne ro nel pavimento, una vaschetta di peperino, frammenti vari cii rilievi di tipo Campana, e i frammenti del nostro puteale. Tali oggetti rimasero per Inngo tempo in una cantina finch è il Marini nOli vendette la vigna; li ritrovò allora, e li vendette al sig. Alessio Gilli, direttore clelle scuole e1ell1elltari di Piazza Fiammetta in Roma. Il quale dopo averli rillle~si in piedi con 1m restauro che non poteva attestare altro che la Sila pazienza e la sna bnona volonti!, me li offrÌ in vendita. La jiu:ies deH'oggetto, la lJuùlitit dell'impasto di terracotta, le circostanze da me ;Ippurate del tro­va mento, il Illodo stesso col quale l'oggetto venne pre --entato nell'inabile restauro ciel proprie­tario, mi assicurano dell'autenticità del pezzo.

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costoloni rilevati di rinforzo. Lungo l'orlo superiore gira una cornicetta costi­tuita da due listelli e eia una serie cii globetti che è conservata in un solo

Fig. 12. - Puteale in terracotta.

punto, dove manca invece la testa della figura sottoposta. Sulla superficie cilin­drica sono applicate cinque graziose figure di donne alate, rigidamente ritte sulla punta elei piedi e sorreggenti con le mani, tenute discoste dal corpo, cia-

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scuna due tirsi che SI incrociano, e sono legati da un IlRstro al punto d'in­contro. Il vestito sembra un peplo, cui si è fatto una lunghissima rimboccaturR al collo, producendo con ciò un accorciamento nel vestito che ha lo scopo cii mo­strare nude le gambe fino sopra al ginocchio. Meglio che altro appellativo può convenire a questa veste il nome cii diplO1.dion. Le ali dritte verso il cielo sono trattate con cura minuziosa, e così pure molto ben modellate sono le teste con i lunghi capelli, in parte raccolti sull'occipite, in parte lasciati cadere in mas -e ondeggianti sulle spalle. Tutta ' l'opera d'arte cii un moderato arcaismo è note­vole per hellezza nella serie non ricca dei puteali di terracotta. Il labbro interno ciel pozzo non presenta almeno nella parte con­servata nessuno di quei solchi caratteristici dovuti all'azione del tiraggio delle corde; qllilllli o non ha molto lavorato, oppure non ha rive­stito il margine cii un pozzo eia attinger acqua, ma ha circuito e difeso un luogo o piil proba­bi:mente un albero sacro. È noto se non altro dagli esempi i famosi del putcal eli Atto Navio e di quello di Scribonio Libone, che non sem­pre il putcal serviva unicamente come margine di pozzo. Resta él veelere come debbano deno­minarsi le figure femminili rilevate intorno all'oggetto. Se non si ponesse mente che ai tirsi, si penserebbe cii chiamarle N[enadi. Nè il vederle alate dovrebbe senz'altro far respin­g'ere la spiegazione, inquantochè non mancano specialmente nella tipologia capricciosamente eclettica dell'arte postalessandrina figure alate ciel tirso dionisiaco (I). :Ma piuttosto la compo­stezza delle figure, il loro aspetto di divine per­sone che or Ora arri vano, con le ali il ncora ritte e vibranti, e i piedi che sfiorano leggeri il terreno, fanno pensare a delle Nikai. E il tirso .nelle mani risveglia l'idea non di una

f'ig-. J 3. - Statuetta di Afrodite.

vittoria che si levi super\Jél sul campo insallguinato di una hattaglia, ma di un incruento trionfo dionisiaco in giuochi ° in rappresentazioni sceniche che si davano nelle feste del lieto lddio delle uve.

La collezione di figurine in bronzo finora piuttosto povera nel nostro museo si arricchì di alcuni buoni esemplari. Fu acquistata una statuetta eli Ercole imberbe nudo con la destra levata in atto eli hrandire la clava, di discreta fat­tura, alta m. 0,17. Proviene da Vico Garganico (prov. cii Foggia).

All' Ufficio di Esportazione fu acquistata la piccola ma graziosa figu­rina in \Jronzo cIi Afrodite nuda che solleva con la destra il sandalo a mi­nacciare il piccolo Eros, reo di qualche hirichinata (fig. 13). Così ci descrive la Dea Luciano (2), e cosÌ la riproducono altre statuette già note e molto

(I) Cfr. Dioniso stesso alato in un mosaico di Delus. lJloJtItJllents Piot., XIV, tav. 15. Satiri alati in pitture pOlllpeiane: I3AIC'/AIlEI, La vitta di L. FaJtJlio Sillistore, p. 29, fig. 6, ecc.

(2) Dia/ogi Deoru1II, XI, 232.

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s imil i all a nostra ( I). È di lavoro roma no d eriva to da un o rig ina le elleni ­s ti co (2).

Dall'antiqua ri o Ba rsanti fu acquistata una te rza s ta tuctta di tipo elleni-stico, e fo rse più propria mente a lessa ndrin o; ra ffi g ura un Pigmeo nudo da lle

Fig. 14 . . - Vasetto d i hro nzo.

membra brevi e adipose , da ll a tes ta g ra nd e con pi ecola ba rba, naso a lq uanto camuso e labbra g rosse, che dai cara tte ri so ma ti ci be n ri vela d'appa rte nere a ll a razza pig meo­camitica dell'A fri ca noni - o ri enta le. P ro­te nd e il mos tri cia ttolo le bracc ia coi pug ni chiusi, o che l' a rtista abbia p ensato di rap­presenta rlo comba ttente con le g ru , se­condo l' a nti co mito, o che presa dal ve ro la fi g urina riproduce uno spettacolo di pug ila to tra pig mei che è pe rfettamente ve ros imile p otesse venire offe rto tra le mille novitéÌ, onde la raffina ta civiltà elle­nis ti ca e romana cercava di ravviva re la s tanca curiosità d ei suoi uomini saturi di d ivertimenti. Un a figurin a affa tto s i­mile ne lla collezione S ambon recentemente acqui s ta ta pe r il Mu seo T ea tra le d ella S ca la a Milano , è forse la stessa che aveva g ià fa tto p a rte dell a collezione Pourta lès (3), un'altra e ra ne lla cqllezi one l-i-réou, e una te rza poco di ssimile è nel L ouvre (4).

U na quarta s ta tuina eli bronzo fu tro­va ta face nd o un pi ccolo movimento di te rre intorno al :Mausoleo di A driano. Rappresenta un a tto re comico co n masche ra di vecchi o ba rba to, ritto in pi edi, avvolto in un breve ma ntell o ch e eleve da r l'idea della miseri a{l(lEpo)j') e con la destra protesa . Anche lui appa rti ene come la masche ra di fig. 7 a lla categoria e1 ei servi.

Nella serie d ei picco li bronzi ri entra a nche l' e legante vase tto ch e imita a lla p e rfezione la fo rma dell'o tre ripieno (fi g . 14) . F u acqui s ta to a ll 'Uffi cio di Esportazione.

P e r la collezione epig rafica furon acquis tate un'inte ressante isc ri zione dedicatoria all a Concordia Augusta ch e fa menzi one d i un collegio e1 e i pigmen­tarii et mùu'arù fino ra sconoscinto in R oma (5)

Fig-. 15 . - Ane llo d'o ro .

un 'urna cine raria contene nte i resti eli Luci o L elio Fusco, la cui lunga carri e ra militare finita col g rado di coma nd ante rlegli speculatori pre to ri a ni (t:f:nturio

( I) Arr./t. Xeillilt/r, 1870, p. 91 ; 1871 , p. 97 . (2) Che t re di queste statuine p rove ngono da reg-io ni o ri e ntali (Al ess:H1dria , Cipro, Da masco)

fece g ià senza ra g-io ne pe nsare a orig ini orie lltali del tipo. (.'1 ) REt N,\ CII , Repertoire de la staluaire. I I, p. 564 .

(4 ) R E INACH, ibidem . (5) P ul blica ta dal WI LSON , in AIIl~rica l/. j O/trl/.al of A rcflaeolog)' , 19 12, p. 34.

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trcccnarÙtJ) e svoltasi lutta a Roma, è partitamenlc designala nell'iscrizione (I), un' iscrizione proveniente da Segni e ricordante il dono di vesti fatto da ulla Aurunceia Acte alla Bona D ea (2). A Velletri fu acquistato un hellissimo anello d'oro pieno con testina di Ercole a rilievo al posto del cartone. La testa è

Fig. 16. - Vaso di terra con quaclriga a rilievo.

harbata, e ricorda molto da vicino il tipo dell'Ercole cii Glicone (fig. 15)' Un anello molto simile è nel British Muscum (3).

Ricorderò ancora alcune gemme, un'onice con piccolo bustino cii giovane imberbe e intorno la leggenda DECENTIS, una corniola con figura di un piccolo Dioniso che cavalca un caprone sorretto dietro le spalle da un barbato Sileno.

(I) Pubblicata giù dal VAGLI ERI in Boli. Com., 1899. p. 42. Per il cellturio trecenarius, cfr. DO){ASZEIVSKI, Rallgortill/l1lf{, p. 20, 99.

(2) Pubblicata gii\ dal GATTI, in Bott. /st., IR83, p. J90; cfr. Ep/leJJlr:ris Epif{rapllica, V[I[,

nUlli. 624. (3) MARSHAI. L. Catalogne 0/ tlte Fillf{er Rill/?:\' G'reek, Etrusrall aliti ROII/iln ù, Brii. 11ft/s.,

pago XL V, Il. 228.

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Tra la suppellettile pill umile l~ degna di memoria la tazza a due anse di argilla verniciata (terra sigillata) recante un auriga vincitore con la VittOl-ia sul carro tratto da quattro cavalli. La parte posteriore del vaso manca. Sopra la testa dei cavalli è inciso DANVI3J VS, probahilmellte il nome di uno di quei cavalli (fig'. 16). Un vaso simile con due quadrigh o e con le iscrizioni DAKVBJV­IANVARJV è presso il comm. Augusto Castellani (I).

Per il medagliere furono acquistati aurei di Traiano (Cohen, 153), Giuliano (Cohen, 78), Elia Eudossia (SalJatier, l, p. IOO), argentei di Ti. Sempronio Gracco (Babeloll, I I), M. ~iillatio Sabino (Bahelon, 3), Sesto Pompeo (Babelol1, 27), Otta­viano (Babelon, 158), Augusto (Cohen, 85, 179, 190, 195), Vitellio e figli (Cohen, 2).

Fu anche acquistato un ripostiglio di ottantotto vittoriati trovato a Fano (2) pregevole per la rarità sua, essendo il quarto finora conosciuto composto esclu­sivamente di vittoriati, e il ripostiglio di 885 biglioni e uronzi imperiali del terzo secolo trovati a Testaccio (3).

R. PARIBENI.

(I) C. I. L., XV, 6126.

(2) CESANO in Rivista Italiana di NlIlIlismatica, 1912, p. 299.

(3) MANCINI, in 1Vot. Scavi, I9II, p. 445, e Bnll. COli/llIUlle, 19II, p. 248.