ilpietrafesano.altervista.org Numero 5 Anno 1 [email protected]Il Pietrafesano da 5 numeri Che buono, l’olio Si, ma quello di palma? Utilizzato in quasi tutti i prodotti ali- mentari, l’olio di palma è ormai ritenuto un enorme pericolo da tutti, a partire da i “salutari” fino agli ambientalisti. E noi siamo riusciti ad intervistarlo. >>Continua a pagina 2>> Wifi e Storia A pagina 4 - EDITORIALE| Lo stesso giorno, con 5 anni di differen- za ha inizio e fine la prima guerra mondiale, “scatenata” da un attentato a Sarajevo dove morirono l’Arciduca e sua moglie. Ma tuttavia, oltre alle teorie del complotto che forse hanno coinvolto anche le forze armate bosniache, si ritiene che giustamente questo sia stato un casus belli molto azzardato e che ha voluto solo camuffare la voglia austriaca di riscaldare la schiena con il piombo a qualche individuo. Ma in modo internazionale. E co- munque Il Pietrafesano, è contro la guerra. A. Santopietro L’articolo-inchiesta a proposito dell’attentato a pagina 4 L’Odissea dell’Umanità Attenzione, prima di pronunciare immigra- zione. A pagina 3
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99, Le pen: 16, Merkel: 1360, Cameron: 10000. Io stesso
ho trovato due Zuroli nell'elenco (consultalo digitando
questo URL: http://goo.gl/http://goo.gl/JL7Hy7), en-
trambi donne. Posso solo immaginare quanto disagio e
quanta sofferenza abbia potuto spingere queste mie due
lontane parenti a lasciare la loro casa e i loro affetti e par-
tire per la lontana America, dove molto probabilmente gli
saranno state rivolte le stesse accuse che oggi si rivolgono
agli erranti del mediterraneo. Dunque, prima di accusare
e dire falsità sul fenomeno migratorio, è bene pensare che
a Ventimiglia non ci sono solo quei poveracci, ma c'è il
mio bisnonno, qualche tuo lontano zio, e forse un domani
i nostri lontani nipoti. Insomma, c'è tutta l'umanità.
Aurelio Aurelio Zuroli
Attualità
Di Antonio Pascale
Curiosità
Qual è il posto più caldo sulla terra?
Il 13 Settembre del 1922 a El Azizia, in Libia si arrivò a 57,8 °C
...e quello più freddo?
Il 21 Luglio del 1983 furono registrati -89 °C a Vostok, in Antartide.
Dove si trovano le cascate più alte del mondo?
In Venezuela e sono le cascate Angel Falls con un’altez-za di 979 metri.
HOMOUR
Il parroco alla fine della predica dice ai fedeli: ”Leggo nei vostri occhi una domanda. Tutti volete sapere per-ché ho questo vistoso cerotto in faccia. Vi accontento subito: stamattina, pensando alla predica mentre mi radevo, mi sono tagliato il mento.” Un fedele ribatte: “Padre, domenica prossima le consiglio di pensare al mento e di tagliare la predica”
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Fu la classica "goccia che fa traboccare il vaso", o “casus
belli” il pretesto tanto atteso: chiamatelo come vi pare. Sta
di fatto che l'attentato del 28 giugno 1914 servì all'Austria-
Ungheria per giustificare il proprio intervento militare nei
Balcani, dato che Francesco Giuseppe cercava un pretesto
da anni, contro la Serbia (l'attentato avvenne nella capitale
della Bosnia ma dall'inchiesta aperta successivamente ri-
sultò che il governo serbo era coinvolto fino al midollo, anzi
la gendarmeria asburgica affermò che era addirittura a co-
noscenza sia della progettazione sia della data e del luogo
scelti dagli attentatori). Inoltre la Società terroristica nota
come "Mano nera" o "Giovane Bosnia" responsabile dell'at-
tentato era composta in parte da studenti ma anche da ex
membri dell'esercito serbo e aveva sostenitori tanto nelle
forze armate quanto nella burocrazia di quel Paese. La par-
tecipazione del corpo degli ufficiali serbi alla congiura e alla
successiva mutilazione dei corpi di re Obrenovic e della sua
famiglia anni addietro, non giocò certamente a favore dei
serbi, che furono perciò individuati come i principali re-
sponsabili dell'accaduto. Dimostrata senza troppe difficoltà
la presunta colpevolezza dei serbi e la partecipazione del
loro governo all'attentato, il governo austriaco chiuse uffi-
cialmente il caso e spedì il suo ultimatum ai serbi, in termi-
ni mai comparsi prima d'ora su un documento ufficiale, e
c'è da dire che gli austriaci fecero i gradassi solo perché ave-
vano già avuto l'assicurazione dell’imperatore che la Ger-
mania sarebbe intervenuta per dar loro manforte in caso di
guerra.
Al governo serbo non fu dato alcun margine di scelta: o
ammettere le proprie colpe e cedere alle condizioni dell'ulti-
matum, o la prospettiva di scendere in guerra. I serbi opta-
rono per la seconda non rispondendo neanche all’ultima-
tum e un mese dopo l'attentato - 28 luglio - l'Austria fece
scendere le sue cannoniere lungo il Danubio per bombarda-
re Belgrado, come "punizione" per l'oltraggio subito. Inuti-
le dire che l'incompetenza dello Stato maggiore austriaco
fece sì che passassero altri dodici mesi prima che la Serbia
venisse effettivamente ridotta a malpartito.
Ma le vere cause sono ben altre e vanno ricercate più che
nelle varie guerre e crisi nelle generiche tensioni socio-
politiche e, non dimentichiamolo, culturali esistenti tra le
varie potenze, e ancor più in generale nel clima di profondo
odio politico che caratterizzò gli ultimi trent'anni dell'Otto-
cento. Vero è che i Balcani a quei tempi erano un po' la pol-
veriera d'Europa, dal momento che quasi tutte le maggiori
potenze (Russia, Austria, Inghilterra, Impero ottomano, e
Italia, anche se non era una grande potenza) avevano tutto
l'interesse a prendersene una fetta (gli inglesi miravano in
realtà, come sempre, al mantenimento dello status quo,
mentre viceversa Serbia, Romania e Montenegro volevano
conservare l'indipendenza riconosciuta loro nel 1878 con il
Congresso di Berlino) . L’arciduca e sua moglie, la contessa
Sofia, furono uccisi da due colpi sparati a distanza ravvici-
nata con una semiautomatica Browning calibro 7,65 mm.
Il primo colpo centrò l'arciduca al collo, recidendo l'arteria
e uccidendolo quasi subito; il secondo proiettile raggiunse
la contessa allo stomaco. Morì poco dopo in ospedale.
La scorta in quell'occasione non fece un ottimo lavoro. C'è
da scommettere che già il giorno successivo alla sparatoria,
29 luglio, tutte le forze di polizia di Sarajevo furono licen-
ziate con disonore per non aver svolto il loro lavoro. Gavri-
lo Princip, l'uomo che è passato alla storia per aver scate-
nato la Prima guerra mondiale, non ebbe una sorte molto
migliore: morì infatti nel 1918 di tubercolosi, tra le sbarre