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INTERVISTE//GILL&CO / MARDI GRAS RECENSIONI//12 CORDE / ADD
/ ALOS + XABIER IRIONDO / ALTREMOLECOLE / AMELIE TRITESSE / BENZINA
/ BI-POLAR SLUTS / BONA HEAD / CARMEN
PALMIERI / DALLAS KINCAID / DANIELE GOTTARDO / DASAUGE / DAVE
PARSONS / DELSACELESTE /
DESERT MOTEL / DIATHRIBA / DIEGO LEANZA / DOGS IN A FLAT /
DURANOIA / ES / FALLINGICE /
FARO / FIORI DI PLASTICA / FLAVOUR / FLASH FOREST / /AND THE
ELEPHANT ONLY ZOO / FREDDO-
CANE / GIOCCARDO / GRIMOON / HANK / IL CANE / IN MY JUNE /
INFRANTI MURI / JUNE 1974 /
KAMIJAZE QUEENS / KID CHOCOLAT / LABORATORIO MUSICALE / LAST
NIGHT OF THE REVELS /
MARCO NOTARI / MASSIMO RUBERTI / MAURIZIO PIROVANO / MAYA
GALATICCI / MULTICOLOR /
N-QUIA / PABLO E IL MARE / PAUL IS DEAD / PLOOTOH / PSIKER /
RATHER UNWISE / RHUMOR NERO /
RIAFFIORA / SEAMUS O’MUNEACHAIN / SWEET VENDETTA / THE GREAT
NORTHERN X / THE MEGS /
THE RIGHT PLACE / THE SECRET TAPE / TRY WALKING IN MY SHOES /
TUTTO IL BUIO / Z-NOISE / ZOO
PARK / ZWEI SAMKEIT RUBRICHE// 33 GIRI DI PIACERE / CHI L’HA
VISTI? / DIARO DI BORDO A 40° / L’OPINIONE DELL’INCOMPETENTE
ARTICOLI// CICLOINVERSOROMAGNA LIBRI-POESIA// CHIARA CAPORICCI /
LITTLERUNNER / FRANCESCO APRILE
NUMERO 40 | PRIMAVERA 2012 | COPIA GRATUITA |
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VERAO 40 | PRIMNUMER
A | TUITAOPIA GRA 2012 | CVER
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12 CORDE / ADD / ALOS + XABIER IRIONDO / SIONI//RECENGILL&CO
/ MARDI GRAS
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-FARO / FIORI DI PLASTICA / FLAVOUR / FLASH FOREST / /AND THE
ELEPHANT ONLY ZOO / FREDDO
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L’OPINIONE DELL’INCOMPETENTE
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G
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EDITORIALE
COn QuESTO QuARAnTESIMO nuMERO BF SI FERMA. Probabilmente per
sempre. Sono
diverse le ragioni che ci spingono a questa scelta ma
principalmente le cause sono da ricercarsi in
un deciso incremento dei costi di stampa e una contestuale
riduzione delle fondi di auto-finanzia-
mento da cui abbiamo attinto in questi anni. Continuare solo su
web non è per noi. BF è cartaceo
e cartaceo rimane, fino alla fine. Inoltre il tempo da poter
dedicare alla cura di queste pagine si è
via via sempre più assottigliato a causa di impegni di lavoro
“vero” sempre più pressanti e la nos-
tra idea di realizzare un prodotto che abbia comunque una sua
dignità e autorevolezza ci fanno
pensare che è meglio fermarsi ora, quanto tutto sommato il
livello è ancora più che sufficiente,
che discendere la china numero dopo numero. Vogliamo insomma che
l’uscita sia a testa alta!
Sono stati undici anni meravigliosi, pieni di tantissime
soddisfazioni, di facce sorridenti e interes-
sate ai nostri stand, di mail di incoraggiamento e di attestati
di stima inaspettati e confortanti.
Grazie davvero di cuore a tutti, da chi ha scritto pure una sola
riga di questi quaranta numeri e a
chi ne ha letto anche una sola parola… Grazie!
Buona lettura e…. STAY FREAKS!!!
La Redazione di BF
THE BOSS
Alessandro Pollastrini
[email protected]
+39.393.4384726
THE GIGGLES
Manuela Contino - [email protected]
Alessia De Luca - [email protected]
PROGETTO GRAFICO
Sonia Gazzelloni - [email protected]
COLLABORATORI
Hanno collaborato a questo numero:Hanno collaborato a questo
numero: Maruska Pesce, Mazzinga M., Tum, Arturo Bandini,
Quincy, Enrico Pietrangeli, Rubby, Andrea Plasma, Lorenzo
Briotti, Antonio Carassi, Pablo, Gianfranco Zucca, Littlerunner,
Luca
James, Francesco Aprile
-
Inter-vistaGill & Co.
Catanesi di sangue, musicisti di professione, i Gill&Co si
districano nel dif-
ficile panorama indipendente siciliano ormai da diversi anni,
una folta
schiera di pubblico e di critiche positive lo conferma! Reduci
da un’avven-
tura nobile (Musicultura) ed esperienti di molti riconoscimenti
(tra cui il
Premio Umberto Bindi nel 2008) eccoli ora alle prese con la
pubblicazione
dell’ambiziosissimo “Caro Petrolio” disco dal fascino
sicuramente am-
maliante presentato ufficialmente alla stampa da circa un mese.
Da tempo
ormai li tenevamo d’occhio e le occasioni per poter godere della
loro musica
nell’ultimo periodo sono state molteplici ed è proprio live che
il gruppo ri-
esce ad infrangere ogni barriera e a dare vita al viaggio
spirituale che rappresenta il disco in
sé, prova tangibile della indiscutibile abilità musicale del
quintetto. Forse ad alcuni di voi ( e
forse pure a loro!) potrà sembrare una profanazione, ma
ascoltando questo disco a me viene in
mente una pseudo lotta musicale (per un attimo cercate di
abbandonare i comuni pregiudizi)
tra il catartico Giovanni Lindo Ferretti e Fred Buscaglione…sarà
l’effetto Gill&Co o il colore
così caldo di chi narra le loro vicende!
La presentazione di “Caro Petrolio” ha fornito una strana e
insolita chiave di lettura alla mu-
sica del gruppo, molto più intima e rilassata, come
un’osservazione leggera (e si fa per dire!) del
presente attraverso uno stile musicale che non pare aver a che
fare esso, un miscuglio di bal-
late popolari, di ritornelli che accennano ad un timido folk e
un incredibile e “svecchiato” giro
di valzer (che scoprirò di non trovare nel disco, la bellissima
“Tempi moderni”). Primo singolo
e bandiera portante di tutto il lavoro discografico è “Caro
petrolio” appunto, il racconto di una
crudele favola di una realtà lontana nello spazio ma non nel
tempo, come rappresentato dal
videoclip del pezzo, un documentario girato tra Libia e Tunisia
dal reporter di guerra Fabio
Platania.
Chi legge BF dei Gill&Co ne ha letto in tutte le salse, ora
non resta che conoscere il loro punto
di vista (non ringraziatemi alla fine…dovere!!!)
“Caro Petrolio”, album intenso e impeg-
nato, parlateci un po’ di questo grande tra-
guardo discografico
Gianluca - caro petrolio è un disco program-maticamente
eterogeneo. ogni canzone è unmondo a sé. E’ un disco che lascia
aperta la portaad ogni tipo di sperimentazione futura. E’ ILPUNTO
DI ARRIVO di un percorso musicale chedura da 5 anni e che non
riesce a fare a meno nedel pianoforte (a coda) ne delle chitarre
elettriche,ne della canzone popolare, ne degli
esperimentielettronici.
Ho ascoltato e letto testi molto articolati dal
punto di vista lessicale (giochi di parole e
versi filastroccheggianti inclusi) tanto da
poter essere recitati oltre che cantati, ma
in ogni pezzo dei Gill&Co si cela uno studio
particolare o raccontare la realtà di getto?
G - Le canzoni nascono vicine ad un miracolo. Lascrittura è
libera e ricercata allo stesso tempo. Itemi spaziano dall'odio
all'amore. Le canzoni sono esseri viventi, cambiano forma,come la
lingua. Quello che mi diverte è andare aricercare delle parole e
creare rime e assonanze
-
Incanto, magia, sogno e realtà: potrei già smettere di scrivere
dei Mardi Gras,
tutto ciò che riescono a crare musicalmente è racchiuso nel
significato recondito
di queste quattro semplici parole. Solo ascoltandoli, in pochi
secondi si può as-
saporare la magia di un viaggio trasversale per il mondo che ha
a che fare con
mete assai antitetiche tra loro, ma emozionalmente simili.
“Among the streams” è l’ultimo intenso lavoro discografico del
gruppo romano,
un incantesimo d’amore riuscito alla perfezione, dove fanno da
indispensabili in-
gredienti i formidabili musicisti che lo hanno concepito e
collante dell’intruglio
magico la straordinaria voce di Claudia McDowell, di sangue
irlandese e (mi
permetto!) un pizzico di nostalgico cuore tutto italiano!
tNella loro storia un precendente lavoro indipendente “Drops
Made” che vanta passaggi radiofonici
persino in America, terra che li tiene tutt’ora legati a sé,
numerose collaborazioni degne di nota, dai
Frames ai Noah And The Whale e la partecipazione all’omaggio
italiano alla musica del grande
Bruce Springsteen. Come non citare le due “chicche” del gruppo:
l’intensa cover di “Songs of the time”
di Neil Young e un commoventissimo omaggio a June Carter
(tormentata compagna di Johnny
Cash, spero non abbiate bisogno del suggerimento!) che regalano
al disco, registrato insolitamente
INTERVISTAMARDI GRAS
nascoste nel'assemblaggio magico delle sillabe.
Quanto è faticoso fare musica “impegnata”
in un contesto musicale frivolo e banale
come quello attuale?
G - Mi viene naturale. Sto molto attento a nonfarmi minimamente
sfiorare dalla spazzaturache c'è intorno. Cambio strada, spengo la
radioecc. La spazzatura non è solo musicale è ancheculturale. Molti
siti di approfondimento musicalesono spazzatura. Tipo fare il
torneo delle canzonipiù belle (tipo rockit) è vomitevole.
E un’ occasione come “Musicultura”
quanto è importante per il vostro lavoro
musicale (raccontateci dell’esperienza)?
G - Musicultura è musica di qual-ità, lontana da
internet,dalleclassifiche, si respira aria pulita,c'è gente
competente, si lasciamolto spazio all'approfondimentotecnico e
sociologico della formacanzone, siamo contenti dellarisposta della
giuria del pubblico.
L’album e comunque un po’
in generale, la vostra musica
è un meltin’pot di parecchi
stili, io da ascoltatrice mi sono, forse im-
propriamente, permessa di immaginare
una lotta musicale tra Buscaglione e Gio-
vanni Lindo Ferretti: ora puoi linciarmi op-
pure cercare di spiegare meglio come/cosa
suonate…
G - Gill&co è una mescita. Un laboratorio di
con-taminazione: il mix è tra battisti, cccp , bob Mar-ley,
battiato, ciampi e tanti altri. Per adesso ilventaglio è aperto ,
siamo davanti ad un bivio condiverse strade, ne prenderemo una ma
non si es-clude il ritorno.
Tutti i vostri pezzi sono ispirati a temi caldi
della politica o sociali, lavoro assai facile
ora come ora (mi viene in mente l’irriver-
entissima “Il Presidente”) ma c’è qualcuno
che vorreste ad un vostro concerto, in-
somma per suonargliene quattro?
G - Diffido degli artisti che stanno lontani dallapolitica, la
politica è tutto, anche questa inter-vista è politica. Il
presidente è una canzone con-tro la guerra e contro i presidenti
indifferenti.Stare davanti ad un microfono è una
opportunitàpreziosa per sputare in faccia ai potenti tutto l'as-tio
sacrosanto che abbiamo accumulato in questianni di allontanamento
culturale che certa classedirigente ha studiato a tavolino.
Personalmente posso dire di seguirvi
ormai da un bel po’. In pochi anni vi siete
trasformati da gruppetto “casinista” da
feste di piazza, a veri e seri cantastorie, raf-
finati e dall’aria sognante un po’ vecchio
stile, cosa è cambiato real-
mente?
G - Il cambiamento , la metamor-fosi è il nostro obiettivo. Le
cosecambiano e devono cambiare, seno ci annoieremmo.. il
prossimodisco di gill&co per esempio saràun pugno nello stomaco
o in fac-cia.. ci stiamo lavorando.
Il palco vi rende onore: dove e
quando i prossimi live?
G - Il live è la verità. Dalla primavera in poisapremo quello
che ci aspetta: c'è in programmaun tour nazionale che probabilmente
partiràdopo l'estate.
E’ consuetudine: vi lascio tre righe di anar-
chia, fanne buon uso…
G - Gill&Co è un esperimento di laboratorio inuna boutique
di cosmetici, un deposito di pianoletra i riverberi della campagna.
Un applicazionenuova che svela il suono delle parole,
riciclandolibri e sentimenti, per fabbricare canzonettenuove di
zecca!Ancora una volta abbiamo illustrato una
bellissima cartolina musicale…adesso
avete la possibilità di lasciarvi ammaliare
da questo fantastico mondo! A voi la scelta!
MaruskaPesce - [email protected])
-
Uno di voi (e non faccio nomi!) a proposito
di “Among the streams” mi ha detto che
“…è un fottuto gran bel disco”…parlate-
cene!
CLAUDIA :E 'un disco dove il filo conduttore èl uomo e i suoi
desideri, le sue mancanze, la suavoglia a volte di comunicare,
quanto di vedereuna speranza anche laddove pare non esserci.La
copertina vede 2 foglie intersecate in unflusso di acqua, ecco
credo che racchiuda benis-simo il leit motiv del cd, i flussi della
vita chescorre.FABRIZIO : E' un disco dove la band ha datotutta se
stessa, in termini di coinvolgimentoemotivo e di sostanza sonora, è
un disco natosui palchi dei live club, dunque con un approc-cio
molto live anche se poi in studio abbiamolavorato molto sulla forma
canzone. Sempreperò a servizio delle storie che si raccontano
in"Among the streams".Ci sono i nostri brani einoltre una poesia di
W.B.Yeats tradotta in mu-sica con un ospite speciale come Liam
O'-Maonlai (Hothouse Flowers) e l'omaggio aBruce Springsteen di
"Land of hope anddreams" già presente in "For you 2" (Route
61Music) 25 artisti italiani cheinterpretano il songbook di Bruce
secondo mein modo unico e speciale.
Secondo i giornalisti di Jam e LosingTo-
day è tra i dieci album più belli del 2011,
nonostante ciò a proposito di musica in-
dipendente escono fuori sempre i soliti
nomi, alcuni meritatamente citati, altri
semplici fuochi fatui…che ne pensate a
riguardo?
F: Avere la propria opera riconosciuta è statoun momento
veramente bello e inaspettato,aldilà di rientrare nelle
classifichedi fine anno. E' un gioco divertente che da
anchel'occasione di andare poi a scoprire certi artistio certe
band. L ho fattopersonalmente leggendo queste classifiche, èuna
opportunità per conoscere quanto di buonoè uscito nell anno
trascorso. A talproposito sto scoprendo band come Fleet Foxeso
artisti come Bon Iver. Per il discorso solitinomi/fuochi fatui
questo si vedrà nel lungo rag-gio, di come un artista o una band
terrà bottanel suo percorso e nella sua offerta musicale.In casa
nostra posso dire che c'è un attenzionequasi smodata su 3 o 4 nomi
al momento, per-sonalmente posso dire che un artista comePaolo
Benvegnù ha fatto un disco meraviglioso,profondo e anche difficile
al suo primo ascolto...e sono felice che la sua opera sia ormai
ri-conosciuta eapprezzata. Ed è stata per noi un emozione veraavere
Paolo apprezzare tantissimo il nostro cd.Credo che tutte la band e
artisti italiani deb-bano qualcosa agli Scisma.
Il disco è nato tra Roma e Nashville, per
questo motivo sono chiarissime le in-
fluenze della musica d’autore italiana e
del folk d’oltre oceano, ma oltre allo stile
vero e proprio che differenza esiste nel
modo di creare/suonare musica in Amer-
ica?
Claudia: Nashivlle è stato l ultimo step della re-alizzazione,
il cd è stato masterizzato da AlexMcCollough famoso per i suoi
lavori con KrisKristofferson , Carter Family, Nanci Griffith
eRobert Plant (per me una speciale emozione!) .In America come in
altri luoghi fare musica èun lavoro rispettato e importante per
losviluppo e la crescita di un Paese. L ho visto coni miei occhi
anche in Irlanda per esempio.Questo vuol dire migliori condizioni
per i mu-sicisti, rispetto per quelloche hai scelto di fare. Quain
Italia c'è un diffusosenso di precariato, e nonsolo tra la musica.
Parlo ditutte le arti ( e non solo).Fabrizio: E pensare che
l'I-talia è la patria del belcanto....Per quantoriguarda la
ricezione dellimmaginario Mardi Grasin America,siamo stati
moltotrasmessi dalle radio indipendenti americane,ci hanno sempre
trattato molto bene, daChicago all Alaska. C'è sempre molta
curiositàe trasporto per ciò che arriva dall'Italia. Siamosempre
maestri di stile e di coolness in Americanonostante il declino
evidente che ci è statonegli ultimi anni agli occhi non solo
dell'Amer-ica, ma del mondo intero.
Lo chiedo a voi che rappresentate la qual-
ità nascosta della varietà musicale ital-
iana, c’è un modo di riscattarla,
contrariamente a ciò che attualmente ci
propina il mercato musicale attuale?
Fabrizio: Per me alla fine c'è solo un modo,quello di scrivere
belle canzoni e farle sentire ingiro, sfruttando ogni canale,
dalpassaparola che è sempre secondo me il modo
migliore e più diretto fino alle radio. Finalmenteanche in radio
mainstream si sentono band eartisti di qualità, mai fino a un po di
anni fasperavo di sentire una band come i VirginianaMiller a Radio
Deejay, ma ciò è avvenuto,dunque qualcosa sta cambiando, in Italia
a dif-ferenza di altri Paesi certi processi sono moltolenti, sta a
noi, alle nostre proposte, a come ve-icolarle....
Sei artisti di indole musicale diversa com-
pongono i Mardi Gras, parlateci un po’ di
questo assemblaggio mistico…
Claudia: più che mistico io direi misterioso! con-siderati i
nostri diversissimi background musi-
cali è veramentesorprendente come a voltesia naturale, quasi
in-evitabile, trovare un ter-reno comune fertile percomporre delle
canzoni checi rispecchiano tutti.Fabrizio: Si ci sta del mis-
tero quando sei persone cosidiverse tra loro si incon-trano in
una stanza, attac-cano gli strumenti esuonano questa musica...è
un dono..e anche quando i nostri pianeti nonsono perfettamente
connessi è sempre un mira-colo e un legame magico che ci lega, il
titolo delcd rispecchia anche noi sei persi nella musica ese non ci
fossero loro non esisterebbe assoluta-mente un cd come "Among the
streams" e nonesisterebbero soprattutto i Mardi Gras. Tengo
aprecisare che per "Among the Streams" io (chesuono la chitarra
acustica) ho scritto i testi e lemusiche assieme ad Alessandro
Matilli (piano)mentre la produzione artistica e gli arrangia-menti
sono di Alessandro Cicala (Chitarra elet-trica), Alessandro
Matilli, e David Medina(basso). Alla batteria c'è Alessandro
Fiori.
Quando ascolto la vostra musica la mia
mente viaggia verso mete sconosciute e
un po’ magiche, perfino la fine del mondo
tra Roma e Nashville, un’ atmosfera romanticamente folk unica
nel suo genere. Potreste ascoltare
dieci tracce che parlano d’amore, di vita, di incredibile
coraggio; dieci esperienze musicali misteriose
e affascinanti (tra tutte “Ballad of love” e la spiazzante “Song
of the end of the world”).
I Mardi Gras possono vantare titaniche imprese musicali, la
critica li ama, una bella percentuale di
pubblico li sconosce, proprio per questo motivo in questa
particolare chiacchierata cercherò di sve-
lare qualche altro losco segreto o più semplicemente darvi la
possibilità di innamorarvi della loro mu-
sica…e se la fine del mondo dovesse realmente avere il suono che
gli hanno dato, beh, allora non
dovrebbe essere poi così male!
-
la città”: com’è fatto questo paesaggio?
Campi che diventano periferie e negozi di ali-mentari che
divengono ipermercati. Paesaggiaperti che si stringono e musica più
fitta. Se sitengono gli occhi pronti puoi trovare il buono
inentrambi i luoghi.
L’Orso non è una band ma un collettivo:
chi può partecipare?
Chiunque voglia suonare con noi, disegnare, farvideo. Non ci
poniamo limiti.
Da L’adolescente a La provincia EP…cosa
cambia e cosa è passato?
Cambia la maturità di approccio alla musica,alla composizione e
alle registrazioni. Aumentail range sonoro, aumenta il numero di
musicistiimpegnati nel nostro lavoro. 'La provincia EP' èpoi il
nostro primo EP per un'etichetta (Gar-rincha Dischi, ndr.) e quindi
si avvale di tutti ivantaggi della situazione: avere musicisti
del-l'etichetta disponibili a suonar con noi, avere unproduttore,
avere migliori attrezzature.
Da dove nasce la vostra ispirazione musi-
cale?
Ti cito parte del nostro comunicato stampa per-ché molto
incisivo su questo argomento: 'Le in-fluenze de L’orso possono
essere ritrovate neltwee-pop innevato degli Acid House Kings,nella
disperazione degli Arab Strap, nel verdedei Belle and Sebastian,
nelle camminate sui
Balcani con Beirut e nella provincia pavesedegli 883. C’è chi
parla dell’America, ma L’orsopreferisce le bande che sfilano
orgogliose per ilpaese in festa.'
La provincia è uno stato d'animo come lo
è essere adolescente. Che rapporto avete
con la città in cui vivete e –ahimè- col di-
ventare grandi?
Viviamo tutti - momentaneamente - a Milano.Tommaso è l'unico ad
esserci nato e cresciuto. Ilrapporto che noi fuori-sede abbiamo con
la cittàè un rapporto abbastanza classico: odio pro-fondo,
ammirazione e, in parte, amore. Col diventare 'grandi' abbiamo una
certa prob-lematica di fondo; siamo una generazione conun futuro a
dir poco incerto e, a breve, bisogn-erà darsi da fare per
davvero.
Il momento più bello che vi piace ricor-
dare da quando è nato L’orso.
A me piace ricordare la data al Castello di Ivreacon Brunori
Sas. C'era la mia famiglia, la miacittà, una scenografia
bellissima.
A quando un album completo?
Profezie Maya permettendo, nel 2013.
Progetti futuri e sogni nel cassetto- e che
ci potete svelare-?
Usciamo con un nuovo EP a metà aprile, poitanto tour! (ADL –
Alessia De Luca)
INTERVISTA A L’ORSO
Itrent’anni non esistono più. Ce li siamo
persi, sono stati cancellati dalla precari-
età lavorativa, dalle promesse dei dischi
che continuiamo ad ascoltare e dai social
network. Per chi pensa che L’Orso siano solo
canzonette generazionali si perde qualcosa. Il
collettivo di Mattia Barro e Tommaso Spinelli
racconta storie che fanno parte di noi. Avere
ventanni è uno stato esistenziale tra messaggi
d’amore di 160 caratteri, dischi dei Beirut,
amarezza scanzonata e paesaggi emozionali in
continuo divenire. E la cultura pop ringrazia.
“L’Orso è quel paesaggio che attraversi in
bicicletta quando dal paese ti dirigi verso
appare affascinante, qual’è la vera genesi
di questa magia?
Claudia: La genesi è appunto il mistero...e direila speciale
alchimia.. è meglio forse non inda-gare su come ciò
avvenga...Fabrizio: C'era chi diceva che le canzoni già es-istono e
siamo noi ad afferrarle e portarlegiu...la magia è quando un testo
e una musicasi incastrano perfettamente e danno vita a unacanzone,
magia è quando un colpo di basso e untocco di rullante danno vita a
un groove..la gen-esi di "Song from the end of the world" è
es-plicativa, avevo questa melodia in testa evenne tutto cosi
naturale che sentii subito unamagia, questo inizio cosi sospeso via
via piudeciso....lo ricordo come un momento magicodavvero. La band
poi ha reso questa magiauna canzone...
Giusto per saziare la curiosità del lettori
di BF, che musica ascoltate?
Claudia: ascolto molto rock del passato, i vec-chi U2, gli
amatissimi Led Zeppelin e i Jeffer-son Airplane per esempio. In
questo periodosono letteralmente innamorata di GlenHansard e i
Swell Season e P.J. Harvey restauna delle mie cantautrici
preferite.Fabrizio: Sono onnivoro di musica, da Elvis aiChemical
Brothers, ora sto ascoltando moltamusica che viene da Roma, Modì e
OperajaCriminale su tutti. Ma nel mio lettore non man-cano mai
Waterboys, Springsteen, Dylan,Counting Crows, The Frames, Johnny
Cash tragli altri.
Attualmente siete impegnati a far cosa?
Claudia: A promuovere ovviamente questo la-voro, tra radio web e
stampa, poi vedremo doveci porterà la musica e le nostre canzoni..e
anchele nuove idee sicuramente
Vi congedo regalandovi la breve libertà di
fare innamorare di voi tutti i lettori di
BF…tre righe basteranno?!? Cosa rimane
da dire…
Claudia: veniteci a trovare su www.mardigras-
music.it e venite a conoscerci. Saremo ben felicidi conoscere
voi e darvi la nostramusica senza filtri e con tuttta la nostra
pas-sione.. Grazie
Quello dei Mardi Gras è un mondo fan-
tastico…ne rimarrete imprigionati…è
magia!
MaruskaPesce - [email protected]
-
la birra ora calda su
l tavolo. riviste_ un tempo in pile regolari_ ora. il disordine
tutto intorno|
e macchie di sangue. la finestra aperta ed una forte corrente.
nello stereo qualcuno urlavache non si esce vivi dagli anni
'80.
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ma andiamo per ordine
. la porta era socchiusa.
provando a bussare ne
scoprì l'inaspettata
apertura. uno spiraglio d
i vento fra i capelli. sul
viso. il disordine volato
via. che provavo a
raccogliere a
mo' di neve nel cielo. un colpo alla nuca. il mio sangue. sopra
il suo
sangue. la finestra ancora aperta. e di nuovo nessuno nella
stanza. men-
tre lo stereo «lo sai cosa non mi piace di questo baraccone?»
.
èterribile come la successione degli ac-cadimenti possa
coincidere con le pa-role di una canzone. è terribile come
le nostre storie possano confidarsi l'una con
l'altra, sostenendo lo sguardo ripido di una
canzone vecchia una decina d'anni. mentrele situazioni cambiano.
gli accadimenti
scorrono. le parole mi si sfumano nella gola dopo un colpo alla
nuca, sangue a risacca dalla mia nuca sgorga s'in-frange torna
ritorna, destituisce le mie ultime parole mai nate.
il mio sang
ue ancora caldo rav
vivava la
pozza gelida del su
o sangue sgorgato i
n
precedenza, una con
fusione di stimoli
intensa. un orgasmo
ha aperto l'uscita d
i si-
curezza che non si
richiuderà. i nostri c
orpi
coperti dalla notte r
eclamano i titoli di
coda.
Francesco aprile
non si esce vivi dagli anni ‘80
12 cordeLa carovana(Latlantide)Al suono di “folk’s not dead” i
12Corde portano in giro per festi-val la vecchia musica di
ribel-lione. Quest’album rievocainfatti vecchie emozioni digioventù
a metà strada tra ilfolk e la musica celtica, è unturbinio di suoni
caldi e chefanno per forza di cose battere ipiedi in terra. Al
secondo albumgià è chiara la volontà di etichet-tarsi, la musica
del popolo cheha scopi sociali e la loro prerora-tiva, al di là
delle atmosfere daraduni di artisti di strada, i mes-saggi lanciati
sono seri e digrande attualità. Tutti gliamanti del vecchio folk
italianopenseranno senza indugi che“La Carovana” rasenta la
per-fezione musicale, chi invece ènostalgico del genere
ascolteràuna piacevole emulazionesonora dei Modena City Rem-blers o
giù di lì. Questo però èl’unico rimprovero che sipotrebbe fare, non
rimangonoche incantevoli ballate da assec-ondare.(Mska Pesce)Per
contatti:www.myspace.com/12corde
A.D.D. Avvocati del DiavoloNeoevo(Alkemist Fanatix Europe)I
genovesi A.D.D. sono un trioche manifesta palesemente lapropria
passione per tutto ciòche riguarda l’universo rock , inparticolare
tutta la moltitudinedi sfaccettature che derivano daquesto genere.
Riescono così afondere con intelligenza piùgeneri, riuscendo nel
contempo aproporre una propria identitàsonora. Il loro stile
potrebbe es-sere indicato genericamentecome rock alternativo, ma
in-fluenzato in maniera massicciadal metal, con forti connotatidoom
e stoner. Delle 10 tracceche compongono questo album, 9sono cantate
in inglese e la banddimostra di possedere una disc-reta tecnica
compositiva. Ilpunto debole è rappresentato dauna certa
ripetitività nellecostruzioni sonore, aspetto in cuiil gruppo deve
certamentemigliorare.(Quincy)
?Alos + Xabier Iriondos/t(Tarzan Records/Bar La Muerte)Prendere
un 45 giri, StefaniaPedretti aka ?Alos, co-autrice diOvo insieme a
Bruno Dorella,titolare del progetto Allun allavoce, Xabier Iriondo
esperto ma-nipolatore di qualsiasi suono giàcon Afterhours, A Short
Apnea eNoGuRu. Il risultato? Tre braniper nemmeno dieci minuti
dipura avanguardia sonora e lib-ertà creativa totale. Forse atratti
un vero e proprio schiaffoall’ascoltatore che è letteral-mente
assalito da una sorta dirito sciamanico fatto di tramesonore che
mischiano urla, ritmitribali, rumore, corde della chi-tarra tirate
e quasi strappatevia. Un lavoro che comunque lasi metta scuote
veramente per lasua totale anarchia sonora lib-era da qualsiasi
voglia schema.(a.p.)
-
Altremolecoles/t(Estremomusic 2011)Quando mi arrivano da
recen-sire dischi di gente che fa mu-sica in modo professionale
hosempre un po’ di timore reveren-ziale. Non essendo un musicistae
avendo avuto una formazionetutta punk-hardcore per me latecnica è a
dir poco superflua,conta l’attitude. Il lavoro degliAltremolecole
mi crea proprioquesto genere di imbarazzo.Basta scorrere la parata
di pro-fessional che partecipa al prog-etto. Il compositore
DavideAntonio Pio si è occupato deitesti; musiche e
arrangiamentisono stati curati da EmilianoZanetti; al resto ci
pensano i nu-merosi ospiti, quasi una trentinatra vocalist e
strumentisti. Vit-torio Matteucci, proveniente dalmusical (il
“Notre Dame” di Coc-ciante o il “Dracula” della PFM)canta in “La
Virtù”. Poi c’èJames Thompson sassofonistache ha suonato con
Zucchero. Ilparco chitarristi prevedeDaniele Gottardo (dicono che
siauno dei migliori, dicono…), ilchitarrista fusion Alex Stornelloe
Mario Schilirò (questi due mimancano). E poi ancora il can-tante
del gruppo metalLabyrinth Roberto Tiranti e l’at-tuale batterista
dei Dream The-ater Mike Mangini. Secondo voimi poteva piacere
questo disco?([email protected])
Amelie TritesseCazzo ne sapete voi delrock and roll(interno 4
records/NdA)La commistione tra rock e sto-rytelling trova nei
teramaniAmelie Tritesse una nuova for-mula. Al di là del titolo
provoca-torio, “Cazzo ne sapete voi delrock and roll” è
sostanzial-mente un disco doppio: le storiedi provincia raccontate
dallavoce narrante di ManuelGraziani e i brani roots androck
accompagnati dalla vocecantante di Paolo Marini.Prima la musica poi
le parole.Gli Amelie citano Elliot Smith ededicano una canzone al
com-pianto Jeffrey Lee Pierce deiGun Club. Ecco il perimetrosonoro
è proprio questo: travoodoo-billy e malinconie indie.Il risultato è
mediamente moltoispirato con alcuni pezzi come“At the door” e
“Suddenly”davvero molto belli e sofferti.Poi ci sono i reading
diGraziani, che di lavoro (speroper lui sia tale) fa il
redattoredella rivista Rumore e neglianni ha pubblicato una
raccoltadi racconti, una biografia e unromanzo. Qui il discorso è
piùcomplicato perché puntare sullirismo minimalista delle pic-cole
cose quotidiane (i bermudadel nonno [“Oplà”]; un sera inun club con
gli amici [la title-track], ecc.) è una scelta ris-
chiosa. O si riesce a trarre lapoesia dalle minutaglie dellavita
(avete presente Carver?) osi scivola nel banale. Questasfida band
come gli OfflagaDisco Pax (con i quali gliAmelie condividono anche
lascelta dell’indietronica cometappeto d’accompagnamento) lavincono
quasi sempre, gliAmelie a volte si e a volte no.Tra le varie storie
la migliore èsicuramente “Liverpool Pub”,iper-realista bozzetto del
ran-core precario. (gfz –[email protected]) Per
contatti:www.myspace.com/ameli-etritesse
BenzinaAmo l'umanità(Cinico Disincanto)Battesimo del fuoco per
la for-mazione napoletana, che dopolungo lavoro di combustionetarga
2010 il suo primo LP. Laprofessione di amore in testatanon inganni:
è un sottotestopolemico dalla durezza rock. Latraccia omonima
libera un' en-ergia distruttiva, alla Teatrodegli Orrori, scagliata
con ital-ianità contro il marmo crepatodelle nostre istituzioni e
con-venzioni. Il disco in toto mostrauna maturità artistica
co-sciente, rimangono leggibili,puntando su una prospettiva
interessante delle cose piuttostoche su frasi da cubo di
Rubik.In alcuni passaggi mi sorpren-dono sul serio, in altri mi
de-ludono. Le ballate nonconvincono, litanie troppo trite,troppo
pop. Ma non arrivano ipompieri su brani come“Maledetto” , così si,
che fomen-tano, compatti e incazzati. Peruna frazione di secondo mi
sonovenuti in mente i RATM.Benedica. Serpeggiano in-fluenze
“subsoniche” tra le dis-torsioni, “Ogni lacrima” paretestimone dei
torinesi amore-matici. Il suono dei Benzina miconvince quando si
infiamma,taglierei l'album a metà, epu-rando le tracce molli.
Raggiun-gono comunque profondità dicampo (e pensiero) senza
doverdimezzare le battute, allaricerca del pathos cantautorale.Una
stimolante prima di rockitaliano. Gli auguro di seguirel'andamento
delle pompe, visti itempi. (Pablo – [email protected])
Bi-Polar SlutsOut-4-Dinner(Black Fading)Dobbiamo partite da un
presup-posto: fare qualcosa di nuovo,musicalmente parlando,
algiorno d’oggi è abbastanza diffi-cile. Eppure i Bi-Polar
Sluts,che pur non innovano inmaniera drastica il panorama,riescono
a spiccare. Ad unprimo ascolto per un orecchionon affinato le 14
canzoni deldisco (un po’ troppe in verità)possono sembrare ‘tutte
uguali’,ma si riconosce immediata-mente una capacità
tecnico-compositiva superiore allamedia. E così scopri che tra
lecollaborazioni al cd ci sononomi come Georgeanne Kalweit(Delta V,
Capossela) e BeppeCantarelli (chitarra di MichaelJackson, Mina,
Quincy Jones),mentre la superba voce di MikeMolinari fin da subito
fa capireche ci troviamo di fronte ad uncd di chiara derivazione
hardrock/metal. In particolare indue pezzi “I can’t stand it”
e“Listen to me” di evidentestampo Ironmaideniani c’è unsuperbo
lavoro di chitarre po-tenti e power-chords che è lalinea base di
tutte le canzoni.Intervallate troviamo anchedelle ballate, dallo
stile moltopiù rock, come “One day” opezzi più aggressivi sulla
sciadegli Ac/Dc, tipo in “Treat ubad”, per chiudere su un mix
di
power metal alla Dream The-ater , con “Believe”, che ritengoil
pezzo migliore dell’album [soche è un paragone azzardato,ma
fidatevi, tecnicamente c’è daritenersi soddisfatti]. Nel
comp-lesso, anche se in molti pezzi cisono sonorità già sentite, è
diffi-cile catalogare in unico settoreun cd comunque molto ben
rius-cito, pieno di potenza ed ener-gia, che ti fa
salireassolutamente la voglia di sen-tire cosa possono proporti
nellatrack successiva. Personal-mente ritengo molto buona
lavariazione finale dove si las-ciano andare a pezzi più
rockcommerciali, o comunque piùapprezzabili anche per chi nonè un
amante del genere.(Lucajames – [email protected])
Bona HeadColours Doors Planet(autoprodotto) Gli amanti delle
etichette cata-
-
logano Portishead e Trickycome trip hop. Bona Head nonha casa
nei quartieri del Bristolsound, ma come Roberto Bonaz-zoli ha
aperto porte e finestre aiventi elettronici d’oltremanica.Le tre
porte in cui è sezionato illavoro, si spalancano su un am-biente
musicale unico, cam-biano i colori delle pareti.Strumentale
riflessiva, tre fasicome tre stagioni di vita, in unaprogressiva
variazione cromat-ica. Autunno, inverno, primav-era. Un insieme
pesato ditastiere, synth e post-pro-duzione, che premiano il
viag-gio sferico dell’autore nelgenere. Sferico perché compi-uto, e
compiuto in una solitariaintrospettività dalle alterne for-tune.
Tre ecosistemi compatibilidi un pianeta dai battiti car-diaci
ovattati. Un sottile ele-mento pop Duran Duran nonvende
un’atmosfera bilanciataper una hit da classifica. Il mer-ito di un
paesaggio che è compo-sizione aldilà del singolocompositore. (Pablo
–[email protected])
Carmen PalmieriShiny Wall(autoprodotto)Non sarà assolutamente il
discodell’anno e neanche un em-blema di originalità, ma
sicura-mente un lavoro apprezzabile.Niente di inadatto ad una
ado-
lescente, forse solo un sogno nelcassetto, forse un talento
incerca di una strada da percor-rere bene in un prossimo fu-turo,
lo scopriremo solovivendo. Ricorda un po’ la vo-calità di Elisa
agli albori, anchese con esordi ben differenti. C’ètanto pop
contemporaneo eforse non può sembrare entusi-asmante, ma c’è molto
di suonelle canzoni ed è un bene,rischiando di persona rende
iltutto molto personale. “ShinyWall” è un disco fresco
all’in-verosimile, felice e carinamentemalinconico in qualche
passag-gio, è però anche mieloso e in-esperto (sicuramente ciò
nonriguarda i musicisti che lohanno creato) che lascia
in-travvedere un certo carisma.Per ora è solo dolcissimo pop unpo’
troppo adatto al momentomusicale di cui siamo testi-moni.(Mska
Pesce)Per contatti: www.carmen-palmieri.it
Dallas Kincaid & EvilMrSod Subterranean PowerStraidIl 2012 è
l’anno del revivalDelta! Lo dimostra il successodei Black Keys e il
trillione dibarbe incolte e puzzolenti escacciafiga che si vedono
in giroper i locali. Ecco che il buon
Matt Verta Ray, già spalla diJon Spencer negli Heavy
Trash,ritorna all’attacco con questodisco incredibile. Tredici
ballateda motel per cantare Cadilac etroie con la stessa
delicatezzacon cui Montale scrutava ilgonfo di Levanto. Un blues
zop-picante, lurido e deviato, densodi riff acidi e laceranti.
Pettinid’osso per ciuffi rigogliosi, vo-cali in deflagrazione,
delayabissali, latrati nella penombra,sorrisi finti, mani
sudaticce,denti d’oro, brillantina Linetti,mutande con
l’evidenziatore:che bel mondo marcio!(Tum)
Daniele GottardoFrenzy of Ecstasy(Favored Nations)Daniele
Gottardo e la sua mu-sica hanno una forte improntadi fantastico. Di
un mondo fan-tastico, alla Final Fanstasy.Lei, musica evocativa da
lungastoria melodica, lui un bardotisico e minuto, vestito di
unaStrato rossa. Non è facile avvic-inarsi ad un certo tipo di
flussochitarristico e delay e mutismo;la storia è stata trovare
soprat-tutto il tempo di immersione inquesto shot di etere,
cangiantead ogni seguente, che se per-cepito distrattamente
pesasubito. Dieci pezzi sensorialiagguantati assieme da unragno di
dita, sfilano ululando
dai polpastrelli, piu veloci dellavoce (luce). La tecnica
delragazzo è spiazzante, sebbenesia estasi di difficile
consumo,poiché in un formato moltopoco’popolare’, indicato
percervelli musicalmente pesanti,videogiochi o cartoni anime.Tutti
intellettuali di questa as-trazione musicale, ibrida di vir-tuosità
e ripetizione. Perquanto la prosa di Gottardo,seppure fulminea non
si vesteartificiale, conservando liquid-ità e “sbrego”.
Consiglio:seguire i “livelli” e le visioni deldisco in seconda di
copertina. (Pablo – [email protected])
DasaugeYou’re dead and it’s allyour fault(I make records)Se la
copertina è un’antici-pazione a ciò che ci aspetta inun cd, con i
DasAuge (il cuinome è un omaggio al pittorePaul Klee, astrattista
del ‘900)non abbiamo alcun dubbio: non
si prospetta un disco “leggero”.Dopo tre Ep, questi
ragazzicampani rilasciano un disco conben 13 tracce, più
l’immanca-bile ghost track, che fin dasubito con “Carapace” ci
accol-gono con arpeggi di chitarre chesi trasformano in riff
ruggenti enervosi. È solo il preludio aduna serie di canzoni cupe
ed in-quietanti, che seguono come filoconduttore il titolo
dell’album. Isuoni sono morbidi e potenti,con chitarre che
alternano mo-menti melodici a momenti vio-lenti. Sarebbe
difficilecatalogarli in un unico stile ogenere, poiché il suono
sembrail risultato di una miscela dimolteplici influenze, dove i
nos-tri si divertono a sperimentare.In canzoni come “Legs” sembradi
sentire i Katatonia, poi ar-riva “Building an empire” e leatmosfere
diventano quelletipiche di A Perfect Circle eTools, con giri
lunghissimi dichitarra, batteria ipnotica evoci quasi in sottofondo
che al-l’improvviso prendono il so-pravvento. Complessivamentesi
passa da suoni molto post-rock con venature molto malin-coniche ad
improvviseesplosioni di rabbia tipichedell’hardcore. Da segnalare
labella idea presente nel bookletdove, a dispetto dei testi in
in-glese, sono presenti citazioni
[email protected])
Dave ParsoneUnstable(Nicotine Records)Nostalgia del vero e puro
hardrock anni 80? Ecco Dave Par-sons che vi viene in soccorso!
Exbassista e chitarrista dei Bushe Sham 69, dà alle stampequesto cd
anacronistico e un po’fuori dal tempo. Quattordicitracce che vi
riporteranno 20anni indietro senza motivi disorta, forse perché il
caro Daveha nelle sue corde questa mu-sica e la riproporrebbe
nonos-tante appartenga ad undecennio ormai defunto musi-calmente.
Unstable lo reputoingiudicabile per questi motivi,è un bel cd per
chi pensa che ilrock sia morto anni fa, per chiha una rottura col
presente mu-sicale, lo disprezza e cerca dis-peratamente qualche
[email protected]) Per contatti:
http://www.dav-eparsons69.co.uk/
-
DelsacelesteLa fabbrica dei ricordi(autoprodotto)Mi piace molto
l'idea del con-cept album, soprattutto inquesto caso, una traccia
di pre-sentazione per entrare per cosìdire nel discorso portante
del-l'album e nelle tante e diversestanze musicali da
esplorare.Interessantissimo l'aspettostilistico, ad ognuna delle
settestorie corrispondono atmosferemusicali e narrative
variegate.Credo sia poco incisivo dalpunto di vista musicale vero
eproprio, un po’ scontato a volte,ma il livello è tutt'altro
chemediocre e il risultato d'insiemeè buono e assai particolare
nel-l'ascolto, soprattutto entrandonelle stanze finali.
Un'analisiintrospettiva dei ricordi di og-nuno in musica. Comunque
as-solutamente da nonsottovalutare.(Mska Pesce)Per
contatti:www.delsaceleste.it
Desert MotelYarn(SofaRecs 2011) Yarn è l’esordio sulla
distanzalunga dei Desert Motel, quar-tetto di Aprilia
(Roma),deditoalla riproposizione dellatradizione college-rock
ameri-cana (dai Lemonheads fino aiPavement, passando per
Super-chunk e Buffalo Tom). Quindilargo alle chitarre,
docilmentedistorte e circolari, alle melodievocali e ai ritmi
sbilenchi (“Pa-perstars”, “Flowers”). Con“Kurtz”, accanto a questi
ingre-dienti, si aggiunge un coro con-tagioso. In Yarn scorre
peròanche un’altra vena, più deli-cata e malinconica, che avvicinai
Desert motel al folk rockpsichedelico degli OkkervilRiver o ai Folk
Implosion piùmorbidi: l’intro per voce di“Bright Side”, con il
progressivoinserimento di organo e poi viavia gli altri strumenti
raccontadi un gruppo capace di lavorareanche su forme musicali
piùcomplesse dei 3 minuti e mezzoda college radio; “Birght
Side”difatti poi si apre in una micro-jam psichedelica che se
ampli-ata (e magari dal vivo succede)potrebbe ricordare gli
straordi-nari Tame Impala. [email protected]) Contatti:
www.desertmotel.it
Diathriba
La realtà aumentata(Friction/Diathriba)Negli ultimi anni si è
fattostrada un concetto di musicasempre più impegnato, una
cat-egoria di musicisti che hannoscelto di seguire la strada
dellaqualità musicale, tra questi iDiathriba che calcano le
sceneindipendenti ormai da parecchianni. Per nulla
trascurabilel'esperienza sul palco delgruppo al fianco di
MarleneKuntz e Massimo Volume, dicui si ha netto sentore ne
"Larealtà aumentata" (special-mente nella traccia fantasma).Non
pare aver influito negati-vamente neanche la pseudo-rot-tura del
gruppo precedente aquesta ultima pubblicazione, neè scaturito un
album "dagrandi" , molto equilibrato e dimature argomentazioni. A
volteappare lievemente ripetitivo edè snervante la poca energia
dialcuni pezzi, ma tutto sommatoè un lavoro per riflettere equesto
intento viene raggiuntoa pieno. (Mska Pesce)Per
contatti:www.diathriba.com
Diego LeanzaI(autoprodotto)Diego Leanza ha cominciato lasua
carriera come chitarristaturnista e “I” come si potrebbesupporre è
il suo primo cd in
solista. Un cd che può essere larisposta partenopea a Bugo
inquesto incrocio campano/lom-bardo che si sta riproponendopiù
volte nello scenario cine-matografico italiano con i variBenvenuti
al nord/sud. A partequesta divagazione cinefila, ilcd è un buon
lavoro low-fi chesuona bene per tutta l’operadando mostra delle
capacità dichitarrista di Leanza che pensopossa rendere anche
meglio dalvivo. Ho chiamato in causaBugo, ovviamente i testi sono
ditutt’altra pasta seppur conqualche ricorso del nostro al-l’ironia
nei conflitti generazion-ali e sentimentali, però la sualeggera
flessione campanarende benissimo nell’atmosferadel genere, anzi gli
da queltocco in più! Quest’anno il low fiparte dal sud e assesta il
suoprimo colpo con questo cd diLeanza. Merita un ascolto.(Plasma
–[email protected]) Per contatti:
http://www.my-space.com/diegoleanza
Dogs In A FlatDays Before The Robbery(Go down records)Days
Before The Robbery deiDogs In A Flat. Una storia rac-contata
attorno ad un fuoco deigiorni prima di una rapina nar-rati in
questo cd country/folk, di
banji altalenanti e chitarrepunzecchiate da una voce oramaschile
e ora femminile che cinarrano le storie degli attori diquesta
rapina e le loro sen-sazioni, spazzate via nell’ultimatraccia che
cancella tutto. Can-cella ogni pensiero dei person-aggi qui
introdotti e li immettenella realtà delle loro azioni.Che non sarà
mai com’è stataimmaginata. Non sono riuscitoa reperire
informazioniriguardo la discografia diquesto gruppo, se
effettiva-mente questo è il primoprodotto s’insinuano senza dub-bio
come una notevole sorpresain ambito italiano. Musical-mente parlano
al cuore, conquesto folk venato da voci chesanno d’Irlanda, un
concept cdben strutturato nel suo rac-conto e una
produzioneadeguata al livello. Da nonperdere.(Plasma
–[email protected]) Per contatti:
http://www.my-space.com/dogsinaflat
DuranoiaSinceri Equivocati(autoprodotto)Album d’esordio dei
Duranoia,questo Sinceri Equivocati, cheva a collocarsi nel magma
ital-ico dell’indie rock che forse unpo’ stancamente si trascina
dapiù di un decennio senza gran-
dissime novità all’orizzonte. Eper assurdo questo è il
leit-motiv del cd, dopo un inizio nonproprio esaltante con ritmi
emelodie portate avanti sot-totono, a metà album cominciaa sentirsi
il bagaglio personaledi questo gruppo di Pavia,anche se è un po’
pochino perdare grandi aspettative. Perfarsi un’idea consiglio di
as-coltare Reset e K-pax, che a mioavviso lasciano traspirare
unacura maggiore sia nell’ideazioneche nell’esecuzione o laseguente
costruzione post rockdi Post Stop stile Gatto CiliegiaVs Il Grande
Freddo. A partequesti piccoli bianchi icebergche attirano
l’attenzione il restodel cd seppur non deludente siperde nel mare
sterminato delleproduzioni del genere.(Plasma
–[email protected]) Per contatti:
http://www.my-space.com/duranoia
EsTutti contro tuttiportiere volante(Fosbury Records/Dischi
SovietStudio)Già dalle primissime note mi èchiaro dove vogliono
andare aparare gli Es con questo ul-timissimo lavoro. Da un po’
nonsi sentiva parlare di loro, ul-time notizie li davano
distantil’uno dall’altro, poi ad un tratto
-
eccoli rispuntare con “quelle”chitarre. Loro stessi si
definis-cono “sbilenchi”, senza dubbiosono cresciuti e si portano
di-etro il peso di tante esperienzemusicali quasi parallele
(vediCavallin con i ValentinaDorme) e possono non piacerema
arrivano da quegli anni là,quando si faceva gli indipen-denti per
bene e se ne sentiva ilbisogno. Disco strano, impeg-nato,
complesso, suonato assaibene e con la giusta dose disana stupidità
che serve ad af-frontare la difficoltà del ritornodivertendosi (è
il caso di citare“L’articolo The davanti a nomedi band” che rende
un disco piùintimo e sofferto…mica falso!).Di tempo ne è passato,
fortunache gli Es sono ancora quegli“ex bambini buoni” di
sempre.(Mska Pesce)Per contatti: www.musicat-edesca.es
FallingiceMeatsuit(Alkemist Fanatix Europe)Irrompono nella scena
con ungrande album di esordio gliumbro-marchigiani Fallingice!Negli
undici pezzi che compon-gono questo album, la band di-mostra di
attingere a pienemani dalle sonorità tipiche diband quali Nirvana,
Alice inChains, Creed e Alter Bridgema, amalgamando il tutto in
maniera coerente ed uniforme eriuscendo a donare ai pezzianima e
personalità. L’album èben suonato, coinvolgente espicca la voce
arrabbiata delcantante, supportata sia da riffdi chitarra solidi e
virtuosi siadalla batteria, che suona senzasosta. Tutto merito
dell’espe-rienza accumulata nel tempodalla band, cosa che li ha
por-tati a produrre un album con-creto e valido, nettamentesopra la
media della produzioneunderground nostrana. Se pro-prio si vuole
andare a cercare ilpelo nell’uovo, quello che forsemanca è un
pizzico di original-ità ma c’è tutto il tempo permigliorare. Avanti
così! (Quincy)
Faro Al Lago(ViVeriVive 2011)Faro - ovvero Stefano Faraon(classe
1984) - con Al Lago, epper la netlabel ViVeriVive, pre-senta tre
piccoli piccoli pezzi diartiginato sonoro. Da VittorioVeneto, con
solo chitarra, elec-tronics e chincaglieria acustica,il Far(a)o(n)
cesella, lima esmeriglia storie piccole, benfatte e curate. Come il
conterra-neo Artemoltobuffa, con il qualec’è più di un punto di
contattomusicale e letterario (l’agget-tivo è questo, non un altro
se siascoltano bene le storie minime
di “Al lago” e “La gente”). Sututte, poi, spicca quella
dedi-cata al bombarolo GuidoFawkes (si, quello di Anony-mous, V for
Vendetta, etc, etc,etc), nella quale Far(a)o(n) si faportavoce di
molti, se non ditutti: “ho come l’impressioneche siate in tanti,
sporchi luridiarroganti. Ho come voglia dilanciare una bomba,
vorrei soloessere più tranquillo nel sonno.In sogno, sogno le bombe
inParlamento”. Esordio piccolo ecarino, da conservare e regalare(in
download gratuito(http://viverivive.blogspot.com/p/dischi.html),
Sul bandcamp delFaro, da gennaio 2012 c’è unaltro pezzetto, minuto
e leg-gero. Da avere come gli altri.([email protected])
Fiori di plasticaUna raccolta dal '999 al2O!!Bene, inizio col
risparmiarvilezioni di storia e geografia. IFiori di plastica non
hanno in-teresse nel quantificare questidue aspetti del loro
essere,bensì sarebbe il loro essere, adover far riflettere. Sono
pas-sato sul nome con leggerezza,ma mi accorgevo che la
raccoltatutta, non trovava il suo senso.La provocazione.
L’esasper-azione chimica di un mondo cheha bisogno di petali
acrilici perrievocare la naturalezza. Una
trance critica di sintetizzatori evocabolario edizione
Battiato.Elettropop alla Kraftwerk unpo’ troppo cervellotico, dove
l’ef-fetto ipnotico vortica pericolosa-mente verso l’anticamera
dellanoia. Una stretta connessioneaudio-visuale richiede
grandeattenzione, preferisco un po’meno aristocrazia. Un passo
in-dietro dall’alternatività per-forza. La traccia numero 8
adesempio. È scanzonata, ha ilmerito di non abbandonarebuone idee
in un paesaggio solopsichedelico. Una melodia quasiinfantile emerge
su tanta speri-mentazione, pur buona. Letracce acustiche stonano,
ma leraccolte molto spesso nonpossiedono un’anima propria,sono
organismi differentiforzati in un disco vergine. Perquesto si fa la
differenziata, perevitare confusione. (Pablo
–[email protected])
FlavourA Memorable day
(Antstreet records)Siamo al cospetto di un Ep colciuffo. I
Flavour devono moltoalla corrente emo italiana chegià attinse molta
linfa da quellaamericana, la nuova correnteemo per intenderci. Di
certonon manca qualche riferimentoal pop punk (sob) degli
ultimigreen day, dei finley insommaquel genere li. Le primescariche
di energia per quindi-cenni, inframezzati da testi
ro-manticossessivi per unire ilcrudo con il cotto. Ed il prodottoè
pronto, ecco a voi A memora-bile [email protected]) Per
contatti: http://www.my-space.com/amemorableday
Flesh Forest and theElephant Only ZooScream Dream(New Neighbor
Records 2011)Da Boston, Massachussets, ar-riva questo strambo duo
che fauscire il suo ep d’esordio indownload gratuito sulla
piccola
New Neighbor. Dentro c’è unpo’ di tutto dai field recordingsalle
chitarrine pop; dai synthgiocattolosi ai feedback; dallemelodie
shoegazing sino alleregistrazioni di conversazioniprese chissà
dove. Cinque pezziche comunque spiccano per lacapacità di mescolare
elementidiversi in modo compiuto, into-nando piccole caotiche
sinfonie.Basta sentire “Powercreep”dove il cantato urlato è
som-merso da un basso in feedbacke da rumori vari; o “ScreamDream”:
dopo un intro di voci inreverse e svisate di electronics,propone
venti secondi di can-tato femminile in giapponese,per chiudersi in
un declinare dirumori e improvvisazioni di chi-tarra. Cercando un
termine diparagone i FFatEOZ ricordano iDeerhoff più sgangherati,
il dipiù è dato dalla tendenza alcut-up sonoro e al collage. (gfz
–[email protected]) Per contatti:
www.newneigh-borrecords.com
-
Freddocane s/t(autoproduzione 2012)I tag inseriti sugli mp3
inviati aBF dicono psycho-grunge-stoner. Copio la cartella sul
let-tore mp3 per sentire il discomentre vado a lavoro e già
miimmagino un’eruzione hard: iDead meadow che jammano coni Kyuss;
una voce alla DaveWyndorf (il freakissimo can-tante dei Monster
Magnet)prestata alle cavalcate chitar-ristiche dei Fu Manchu; e poi
lapesante lentezza degli Sleep.Scorro la tracklist prima di
as-coltare, il disco è bello lungo; cisono pure due cover
chepromettono molto bene (Walk-ing on the wild side di Lou Reede
Such a shame dei Talk Talk).Setto il volume appena sotto unlivello
da fischi nell’orecchio.Premo play. […] Circa 60minuti dopo. Le
aspettativeerano alte, molto alte; ma nonsono andate
completamentedeluse. Freddocane è unbuonissimo disco: la band
pestaduro, i pezzi sono costruiti bene(in particolare, la title
trackbasata su un bel riffone sudista;“Distopia” un hard
bluesfunkeggiante e ipnotico;“Retrokiller” un saliscendi diclassic
HR con un testo forse unpo’ troppo criptico). Poi le duecover ben
fatte soprattuttoquella di Lou Reed (quasi dieciminuti di
psichedelica heavy,questa sì vicina ai DeadMeadow). Due parole sui
testiin italico idioma. Va bene ilriferimento al cut-up di à
laBurroughs, ma a volte i risul-tati sono più surreali che
surre-alisti (detto per inciso, in Italiagli unici che riescono a
rendereespressivo il non sense dei lorotesti sono i Verdena). Per
il fu-turo faccio un fioretto: mai fan-
tasticare su quello che stai perascoltare. Prima ascolta e poine
parliamo. PS questo mionon dipende dai Freddocane:sono capitati
loro, ma potevatoccare a chiunque. (gfz –[email protected])
Per contatti: http://www.my-space.com/freddocane
GioaccardoCharles Rock italiano testosteronico,quello dei
Gioccardo, band diVigevano che arriva all’esordiodopo anni di
militanza nel sot-tobosco locale. Una propostaben suonata, dai
ritmisostenuti, ben cantata, con rem-inescenze a tratti pop-punk
peril sound e la potenza e con unsolido basamento 70’s per
gliarrangiamenti stratificati e lemelodie vocali. Unica pecca
latroppa carne al fuoco causamancanza di coesione tra ibrani, un
elemento chiave chelascia trasparire tutta lafragilità di un
esordio. Per farlabreve, non spetta a noi dare l’X-Factor a questi
ragazzi, ma daquello che abbiamo sentito…inumeri ci sono tutti!
Con-sigliamo quindi caldamente allaband di prendere una
direzionepiù decisiva e via per la propriastrada.(Tum)
GrimoonCinematic Pop(Macaco Records)Ma si può essere più matti
dicosì?!? Invece di un semplicealbum ci rifilano un DVD,
l’es-perienza più stramba da fareper ascoltare un po’ di
promet-tente musica, ma i Grimoonhanno capito un po’ tutto,hanno
capito che non bastasaper suonicchiare più o menodegli strumenti,
per catturarela giusta attenzione bisognaavere idee originali e
soprat-tutto possedere quelle geniali.Questo è un viaggio ai limiti
delsurreale, tra realtà musicali el-ementari e circensi, a
sistem-atici cicli stilistici assaicomplessi. Non si capisce se èun
lavoro musicale atto a val-orizzare i cortometraggi o alcontrario
le immagini debbanosolo esplicare il senso di mu-siche sublimi. Lo
stile cine-matografico di questo DVDevoca molto timidamente igrandi
maestri della cinepresae le colonne sonore fantasiose eretrò ad
ogni nota; temi tantoassurdi quanto piacevolmenteattraenti,
accompagnano lospettatore in un viaggio tra ilsogno e la realtà,
non si può faraltro che guardare e riguardareall’infinito.(Mska
Pesce)Per contatti: www.grimoon.com
HankPolvere(autoprodotto)Il mini Ep degli Hank, gruppogarage
punk salernitano nonoffre grandi spunti, nonostantela brevità
dell’elaborato. Allaproduzione low cost si aggiungeuna pochezza di
interpretazionein ogni canzone dove si cerca dicompensare con
un’elabo-razione forse fine a se stessa eun overdose di grinta per
cer-care di acchiappare l’atten-zione. Gli Ep sono per loronatura
anche questo e riman-dano il giudizio ad un’uscita
piùponderata.(Plasma –[email protected]) Per contatti:
http://www.my-space.com/hankridottiallosso
Il cane Risparmio Energetico(Matteitte)Sfigato si, ma il genere
di sfi-gato che un giorno e dal nulladiventa il più figo del giro,
il“ragazzo alla pari” che tuttisiamo stati. Non sorprende af-fatto
l’evidente idiozia della ge-nialità di questo curiosoprogetto, uno
dei gruppi piùben visto del panorama emer-gente attuale e che ha
sullespalle il peso del cambiamentodelle tendenze musicali (si
de-streggia molto bene di fronte aciò). Risparmio Energetico è
illoro secondo album ed è princi-palmente un disco fatto
dimetafore, sia musicali che tes-tuali, adatto ad affrontare
ledifficoltà quotidiane e di por-tante ironia. E’ il suono deitempi
moderni in cui i giri caldidel basso vengono
sopraffattidall’elettronica, ma anche i piùtradizionalisti non
rimarreb-bero delusi, si schitarra parec-
chio. Un disco per riflettere efacendosi una gran bella
risata.(Mska Pesce)Per contatti:www.myspace.com/ilcaneband
In My JuneBlind Alley(Go down records – Garagerecords)Gli In My
June sono un triocomposto da due chitarre acus-tiche, Paolo e Ricky
spin offdegli Anarcotici, ed il violon-cello di Laura che con il
loro cdBlind Alley ci regalano questapiccola perla indie di ballad
folkacustica stile Nick Drake. Diecicanzoni che non lasciano
maiinsoddisfatti, dove il violoncellodi Laura si insinua ora
dol-cemente, ora si interseca inmaniera melanconica e stri-dente
aggiungendo profondità eun altro piano alle armoniesferzanti e
quasi sofferenti dellechitarre. Val la pena di as-coltare, quasi
non si crederebbe
-
che è il loro cd di esordio…(Plasma –[email protected]) Per
contatti: http://www.my-space.com/inmyjune
Infranti Muris/t(Bliss corporation)Allora, dovete sapere che
sem-pre più spesso chi fa musica de-cide di inviare alle fanzine
idischi in formato mp3. Quandoho messo il cd, con dentro i filedei
dischi di questo numero diBF, sono, impazientemente,andato ad
aprire una cartellachiamata “Infranti Muri”. Erocontento di
ritrovare in girouna mini-leggenda del post-hardcore italiano, gli
“Infranti”da Padova, band che nel 1999ha pubblicato un bel lp per
Hal-ley records. Ebbene come in undétournement al contrario,
leespressioni del sistema anti-capitalistico mi si sono
ritortecontro, proponendomi una bandcommerciale in purezza.Prodotti
dal cantante degli Eif-fel 65 (gruppo titolare di non ri-cordo
quale successo dance), gliInfrantiMuri, questo il nomecompleto,
sono secondo l’arditadefinizione della cartellastampa, una band
post grungecon inflessioni techno. La miadelusione aumenta
guardandole foto allegate: 4 bei ragazzoni,con tagli di capelli
asimmetrici
e iperfrangettati, t-shirt scol-late per evidenziare i
pettorali.L’esercito dei miei pregiudiziincocca le frecce per
falcidiarele esangui sagome dei 4 emo-boys (manco l’esercito
persianocontro Leonida alle Termopili).E invece, se considerati in
unottica di industria culturale, gliInfranti Muri sono
tutt’altroche l’ennesima boy-band. Aparte il fatto che i testi
nonsono male (se hai 16 annil’angst adolescenziale, il ti-tanismo
emotivo e il “meagainst the world” [i SimplePlan ci fanno il
karaoke su unconcetto del genere: 3.222.129visualizzazioni su
youtube vor-ranno pur dire qualcosa] sonoroba seria), poi
musicalmente laproduzione è senza sbavature:distorsioni gentili,
apertureelettroniche al posto giusto, corida stadio piazzati a
enfatizzareil pathos adolescenziale (peral-tro il cantante sa
cantare, cosanon scontata). Allora facciamocosì. Se mio figlio di
14 anni as-coltasse gli Infranti Muri sareicontento, certo poi,
negli annisuccessivi, augurerei un up-grade. (gfz
–[email protected]) Per contatti: www.infran-timuri.it
June 1974Suspense(Areasonica, 2011)Non si può dire che il
progettodi Federico Romano non siacongegnato in modo originale.June
1974 è una one man bandcon all’attivo quasi cento
singolidisponibili in download a pochieuro sul bandcamp omonimo.Di
solito si tratta di un duepezzi, a volte di quattro. Ognirelease è
completata da un art-work sempre simile (foto di bel-lissime
modelle più o menosvestite), un po’ come le coper-tine dei singoli
degli Smiths.Ha forse poco senso in una pro-duzione così ampia
(June 1974pubblica all’incirca tre o quat-tro singoli al mese)
prenderneuno a caso. In redazione è ar-rivato questo
“Suspense”,datato giugno 2011, con sullacover Elyse Levesque,
modellae attrice nelle serie Smallvilleand Stargate. Si tratta di
duelunghe suite (“Suspense” e “MyLast Fly”), rispettivamente di13 e
16 minuti. La prima piùelettronica e atmosferica, conuna prima
parte che prepara ilcrescendo centrale dove l’anda-mento è quasi
dance. La sec-onda track è, invece, di marcadiversa: l’intro è
marziale, conforti accenti dark wave (dalleparti dei This Mortal
Coil perintendersi), poi il brano si alleg-gerisce sino ad arrivare
ad una
parte quasi sinfonica (attorno alminuto 13). June1974 è
unprogetto interessante e da ap-profondire.(gfz
–[email protected]) Per contatti:www.june1974.com
Kamikaze QueensAutomatic LifePunk berlinese con la carta
d’i-dentità italiana per questoquintetto di sovrane suicide,anche
se 4/5 della band è disesso maschile. Quattordici sen-tieri che si
inerpicano nel punkd’oggi laccato e ben curatonell’arrangiamento e
post-pro-duzione. Giardinetti à la Ra-mones con una minuzia
diproduzione fin troppo curataper gli stilemi del genere madavvero
godibile all’ascolto. Ibrani hanno la pacca giusta persconfinare
dall’italietta del-l’indie. Leva fondamentale dellaband è il look
che li fa apparirecome fashionisti dell’orrido conogni centimetro
del corpo vol-garmente tatutato.
(Tum)
Kid ChocolatKaleidoscopeIl ragazzo cioccolatino, meglionoto come
Philippe Pelleaud,torna con questo mesmericocaleidoscopio. Un
contenitoresorprendente di Jazz & Elet-tronica mescolati con
chi sa ilfatto suo. Lucide visioni sonoriper menti dilaniate
dall’acido eiper-recettive ai dettagli di pro-duzione. Su tutte le
traccespicca “Let’s form a Party” per-fetta sigla generazionale
chesembra voler rifondare la mad-chester di un tempo con treminuti
destinati a diventareancora di salvezza per tuttinaufrighi degli
Stone Roses.Droni e Delay intrecciano unfitto ramificarsi di trame
pop distraordinaria e incantatricemagia. Un ritorno ai suoni
cine-matici, radicati nei 60’s, dove ilNorthern Soul faceva
ancoraalzare i pugni di un bel po’ digiovinastri. Santi
numi(Tum)
Laboratorio Musicale“Suono C”Fobetore(Snowdonia)“è
l’inquietudine di vivere”diceva qualcuno di assoluta-mente
inadatto, ma cosa puòvenir fuori da un laboratoriomusicale che
chiama le propriecreazioni con nomi incompren-sibili. Per circa
dieci minuti siha come l’impressione di averinserito non
correttamente il cdnel lettore, dopo averlo stoppatoe riavviato per
innumerevolivolte si entra finalmente nel vi-aggio vero e proprio.
Un assem-blaggio di esperimenti musicali,un tappeto sincopato di
suoni digran lunga artificiali. Assaiparticolare ma non unico
nelsuo genere , riporta un ensem-ble di sonorità che spaziano
dalmacabro al circense se ben siastrano da credere a volte paredi
sentire accennare all’hardrock. Un disco per temerarisenza dubbio,
perché a contattocon tutta questa sana inco-erenza musicale dopo un
po’ sirischia l’esaurimento nervoso.
-
credono nella bandiera a stelle estrisce. Piu’ di quanti si
pensi,credono agli alieni. Il nostrolivornese invece, senza
credere,legge le fantasie lunari di Verne.È il fascino del “disco
miste-rioso”, che sta rubando l’ennes-imo immaginario. Un
discodoppio di andata e ritorno, pas-sando per uno spazio
lounge.Non convince del tutto la compo-sizione, pur ispirata,
gravitantetra la profondità Mogwai e isuoni cristallini degli
Explosionsin the Sky. Questa indefinizioneè la componente che
mantienequesti dischi nell’orbita lunare,senza consentirgli l’
allunaggio;che poi è il merito di tanto sbat-timento con
un’elettronica chenon è mai di facile dominio: sco-prire ambienti
nuovi. MassimoRuberti ha conseguito il viaggio,astronauta jazz con
sintetizza-tori, ma trafficare suoni è un es-ercizio raro. Soldi,
la Luna o unavilla a Mont Saint-Michel. Senon si ha qualcosa da
perseguireil viaggio rischia di diventare ilplacebo dello
smarrimento, perquanto il paesaggio intorno ri-manga incantevole.
(Pablo –[email protected])
Maurizio PirovanoNon disturbiamo la
televisione(Latlantide)Ascoltavo una playlist di quelleumorali, con
musica un po’ ricer-
cata, a volte ostinatamentericercata nel ricercarsi. L’ascoltodi
‘Non disturbiamo la televi-sione’ mi ha riportato a gallasulla
superficie piatta del nostrorock piu bulimico. Affamato albuffet di
parole macinate, malin-conie e bluesaccio: offerte inquesto caso da
Ligabue, per es-empio, di cui credo il nostro siadebitore ammirato.
Magarisbaglio. Oltretutto non è che lecanzoni siano brutte (‘Figlio
diun centro commerciale’, vedistato d’animo rocker nauseato) ,il
punto è, che non è piu questoil mood e il modo di esprimerla,La
Nausea. In un periodo in cuisi avverte il bisogno di romperele
acque nella bonaccia, anchemusicalmente, manca qualchenodo al vento
ritmico che ècanone. Il bergamasco è onesto,come tutti, e i tutti
sono tanti. Ildisco di Maurizio Pirovano quasisicuramente
piacerebbe a miamadre, lo sento piu suo. Dopoqualche minuto di
canzoni michiederebbe “se non somiglia aiNomadi?”. Le direi che
noncanta male, anzi, è intonato. Mache è proprio lei che,
paragonan-dolo, lo ha livellato a qualcosagià vissuto, già sentito.
Miguarderebbe mentre pulisce perqualche secondo, per poi iniziarea
raccontarmi di quella notte incui vide Augusto al faro delladanza.
(Pablo – [email protected])
Maya GalatticiAnalogic Signals FromThe Sun(Go down records –
Garagerecords)Dopo la loro decennale espe-rienza nei Chinasky,
MarcoPagot e Alessandro Antonelpongo le basi per i loro
MayaGalattici. Il loro primo cd Ana-logic segnals from the sun,
conun uovo pasquale dello spazioprofondo in copertina, è
carat-terizzato da uno space rock con-dito da accenni di
psichedelia. Siavvicinano alle sonorità deiFlaming Lips, mantenendo
delleatmosfere downtempo stileZero7 dove il basso ha un
ruolopredominante nel cadenzare lemelodie elettroniche. E’ un
iniziointeressante, molto curato perquesto nuovo gruppo, un cd
cherimane impresso nella sua in-terezza che per le singole
tracce,quasi a comporre un
[email protected]://www.mayagalattici.com/
Certo è che sarebbe curioso ved-erli all’opera, districarsi
tradecine di cavi e le loro follie.(Mska Pesce)Per contatti:
www.suonoc.it
Last Night of the RevelsSinful Savage TigersLa Carolina del Nord
non è soloterra di folk triste e spettrale ediscretamente
spaccapalle(leggi Bon Iver & soci con la fac-cia da fessi). Da
Chapel Hill ar-riva questo collettivoalternative country che
rendegiustizia alla periferia ameri-cana. Profeti del
Levelland,questi LNOTR scrutanano laJacksonville Skyline con
lostesso occhio vitreo dei prede-cessori Whiskeytown,shakerando
rock triste e bluesandante alla ricerca del rimen-dio definitivo
contro la Big De-pression. Una voce che strisciasenza paura à la
Paul Wester-berg tra gli scarti di un Amer-ica di serie B nel cui
cassonetto,rovistarci da sempre le sue sod-disfazioni. (Tum)
Marco Notari Io(Libellula/Audioglobe 2011)Già li sento. Gli inni
allanascita del post-cantautorato.Alla capacità di affiancare
ilpiglio autoriale, la centralitàdel testo e del messaggio, a
unasolida impalcatura rock, l’usosapiente e mai superfluo
del-l’elettronica… “Io” di Marco No-tari è un grande disco, ma
nonun grande nuovo disco. “Io” è
il“Vivadixiesubmarinetransmis-sionplot” italiano. Il
riferimentoagli Sparklehorse non è stilis-tico ma attitudinale. Con
MarkLinkous (RIP) il torinese Notaricondivide l’urgenza
espressiva,la necessità impellente di farandare le canzoni oltre il
meroascolto. Intendiamoci poi a mele chitarrine piacciono. Maquando
testi intelligenti e pro-fondi sono supportati da basso,batteria,
chitarra… “Io” è undisco molto maturo nella scrit-tura e si sente
che rappresentaun po’ la summa di questa fasedella vita artistica
di Notari.Poi c’è la poetica. Con una leg-gerezza disarmante ci
vengonodette tre o quattro cose fonda-mentali sul periodo
socio-politico che stiamoattraversando. Cosa importanteN. 1 (cfr.
“La terra senzal’uomo”). Ci stiamo mangiandoil pianeta. Se non
fossimo incima alla catena alimentare
sarebbe giusto lasciarci es-tinguere cosi da rendere
(final-mente) il mondo un posto piùspazioso. Cosa importante N.
2(cfr. “Hamsik”). Guardiamo ilbattello Italia che affonda
scom-mettendo su quanto tempo cimetterà, senza ricordarci che
cisiamo sopra. I narcotici dellacoscienza civile sono tanti,Marco
Notari ne prende di miraqualcuno: il gioco d’azzardo, ilcalcio, la
TV. Cosa importanteN. 3 (cfr. “L’invasione degli ul-tracorpi”). Di
uomini che uc-ciderebbero il suo fratello ce nesono sempre di più:
è la paurache li legittima e il timore diperdere la posizione
raggiuntache li muove: ma queste, sem-plicemente, non sono
giustifi-cazioni, ma bugie. Mica male,no? “Io” infine non è un
discoindividualista come il titolopotrebbe far pensare. È inveceuna
testimonianza della re-sponsabilità civica e sociale del-l’artista
che prende la parola e,anche a nome nostro, prospettaun’immagine di
società. (gfz –[email protected]) Per contatti:
http://www.mar-conotari.it
Massimo RubertiAutour de la Lune(Elpa netlabel)Alcuni credono
che l’uomo sullaLuna non c’è mai arrivato. Altri
-
MulticolorFirst Spaceship onVenus(Mad Noises)In effetti da qua
su, la Terra eIe frequenze sonore italianesembrano molto lontane.
Lanavicella multicolore è salpatada Cosenza per cercare unnuovo
caleidoscopio musicale.Ma vecchio. Perchè l’esplo-razione di uno
“spazio” musi-cale così aperto non può cherimandare a quello Ziggy
Star-dust che a propulsione cosmicaconquistò il suo posto nelmondo,
qui. Bowie è un alieno, iMulticolor no, ma il loro è co-munque un
disco affascinante.Sono riusciti a creare una loroatmosfera
musicale: una buonabase di chitarra acustica ossi-genata da un
synth pesato, cre-ano il giusto presupposto. Perviaggiare, fumare o
pensarci su.Provando ad assecondarletutte, mi è stato chiaro
comeuna delle caratteristiche piu’apprezzabili, sia la
morbidezzadelle sei tracce. La colonnasonora del sogno di
un’astro-nauta. Che nasconde una mal-inconia molto terrestre,
diqualcosa perso o di qualcosasolo. Per questo, bisogna pren-dere
il vento ed il tempo giusto,per l’ascolto, accanto a pezzi
dasingolo come “Line” e “Venus” sitrascende in vere e
propriecamminate a zero gravità come
“Upset” e “Reflex”. Sta tutto nelpercorrere l’album, seguire
leloro traiettorie. Concedersi unapausa dalle abitudini e
passareuna mezzora multicolore suVenere.(Pablo
–[email protected])
N-qiaQia songs(La bel Netlabel)Quando ho saputo che questoduo
composto da Nozomi (voce)e da Takma (programming),veniva da Tokyo,
mi si sonodrizzate le antenne. Sono legatomolto al paese del Sol
Levante,e non vorrei che questo amoreinfluenzasse il mio
ascolto,cerco di azzerare tutto e comin-cio. Le sonorità sono a
metà trafolktronica e acustronica. Unacerta ispirazione a Agf e
FrogPocket forse, ma scivola laprima traccia ed entrano iglitch
della seconda. Senza ac-corgemene ho ascoltato l'epfermo a guardare
lo schermo,dopo la seconda traccia mi sonoalienato, ed è una buona
cosa,la voce è fantastica, e i suoni diTakma sono a dir poco
strepi-tosi. Vi consiglio un ascoltomoderato se avete vita
sociale,questo cd vi terrà spesso chiusiin camera al buio a tre
metri daterra. (Antonio Morph Carassi –[email protected])
Per contatti:http://soundcloud.com/n-qia
Pablo e il mareMiramòr(Blumusica)Secondo disco di un
formidabiletrio acustico, porta con sè laspensieratezza della
musicaleggera d'autore grazie aqualche percussione, un pi-anoforte
che irrompe semprecon grazia e parole straripantidi poesia. Un
concentrato diemozioni che hanno la fres-chezza della giovinezza e
i pen-sieri di esperienze mature etutt’altro che banali, un
approc-cio intimistico a storie che sem-brano voler
essereraccontate/sentite ad ogni costo.Il progetto "Pablo e il
mare"prima di "Miramòr" ha allespalle una preziosissimagavetta
fatta di festival musi-cali e letterari di tutto rispettoe una
formazione adatta a darvita al sound del disco. Di lorosi sono
infatuati anche NicoloFabi e i Subsonica che li hannovoluti ad
aprire alcuni loro con-certi, ma nessun inganno ilgruppo assomiglia
più al primoesempio cantautoriale che aimaestri dell'elettronica.
Questoè un disco “ventosa”, una voltaascoltato si attacca alle
orec-chie, alla mente, all’anima e lofa facilmente, senza
particolariabilità, se non quelle piacevol-mente scostanti della
musicad’autore. Un pò malinconico edisordinatamente gitano,
offre
la possibilità, una volta tanto diun meraviglioso ascolto
rilas-sante.(Mska Pesce) Per contatti: www.pabloeil-mare.it
Paul Is Deads/t(autoprodotto)Ai complottisti Paul Is Deadnon va
proprio giù che WilliamCampbell abbia preso il postodel celebre
baronetto McCart-ney e in questo mini Ep di 4canzoni si scagliano,
dando sp-iegazioni solo strumentali, sucome gli antibiotici
uccidano edi non aver paura che Gesù statornando… Questi ragazzi
diBenevento abbattono luoghi co-muni a pane e shoegaze,
stileExplosions In The Sky, ungenere poco battuto in Italia. E’un
Ep di un gruppo giovane,forse ancora acerbo per certiversi dove le
canzoni non sonosviluppate nel tempo come è“prassi” in questo
genere, malascia intravedere spiragli al-l’orizzonte.(Plasma
–[email protected]) Per contatti:
http://www.my-space.com/paulisdead66
Plootoh s/t(SK Studio)Bene, questo si che è un
discomalinconicamente all’altezzadella discografia
indipendenteitaliana degli anni d’oro. Lastessa essenzialità nei
suoni, lastessa dose di placida tristezzanei testi concisi e
diretti. Unchiaro esempio di come il piùclassico dei pianoforte e
un au-dace e solitario synth possanoconvivere senza
interferirel’uno nello stile dell’altro. Ununico stato d’animo
permeatutto il disco, uno sconforto mu-sicale che penetra fino alle
vis-cere e da un momento all’altroa scandire il tempo rimane
unabatteria che tiene il tempo concolpi minimalisti. Certo, un
as-colto assolutamente non facilein tempi non sospetti, più
unaccompagnamento introspettivoa contesti particolarmentecauti, una
sfida all’integritàdell’animo umano, giusto per-ché chiunque
ascoltandolipotrebbe trovarsi di fronte atalmente tanto “vuoto” che
allafine è doverosa una riflessione.Nonostante la monotematicitàdei
suoni , il disco non apparequasi mai scontato, forse un
po’prevedibile nei toni, non è co-munque un disco per gente
alle-gra. (Mska Pesce) Per contatti: www.plootoh.com
Z-noiseRecurring dreams(Autoprodotto)Tutto inizia con un
ticchettioche mi riporta ai miei PinkFloyd, qualche secondo, poi
ripi-ombo nella Capitale, e ritrovo,si perchè li avevo già sentiti
daqualche parte, i romani Z-noise(spero non cambino nome in-tanto
che scrivo questa recen-sione). Questa autoproduzionedalla grafica
mozzafiato, mi halasciato un pò di amaro inbocca, anche se si nota
un im-pegno alla crescita, qualche chi-tarra troppo esasperata
ediscretamente suonata, la voceprende parecchio, sarei curiosodi
sentirla in un live. Questo epdi sei tracce tutto sommato ri-esce a
strapparmi un ascoltosenza interruzioni. Mi ero un pòilluso dalla
copertina come fac-cio spesso con i libri, tuttavia,lavoro
sufficiente.(Antonio Morph Carassi –[email protected]) Per
contatti: http://www.face-book.com/z.noise
Rather UnwiseRock Doesn’t Rust(Copro Records)Rather Unwise,
storica band diParma attiva dal 1988, è la di-mostrazione che il
rock nonmorirà mai. Questo album è laprima fatica discografica,
13tracce di rock & derivati vari
-
(dall’hard al punk), con in-fluenze dei mostri sacri delgenere
quali AC/DC, Motor-head, Alice Cooper, Aerosmithma anche un pizzico
di punkstile Ramones. Citando unafrase del gruppo: “i brani
del-l’album testimoniano il nostropercorso e quanto la passioneper
il rock'n'roll ci abbia uniti espinti a non mollare mai”.Purtroppo
questo loro attacca-mento al rock’n’roll è croce edelizia
dell’album: da un lato ibrani appaiono sin dal primoascolto
orecchiabili e piacevoli,dall’altro tutto suona come di“già
sentito” e viene a mancarequella personalità necessariaad una band
per emergere espiccare dall’oceano dell’under-ground. (Quincy)
RhumorNeroIl Cimitero dei SempliciQuartetto dark-pop-wave
chegravita intorno alla zona diPisa arriva a questo auto-prodotto
“Cimitero dei Sem-plici”. Undici composizionipiene di sentenze
sputate amezzabocca con fare maledettoe finto bohémien.
Ombre,sfide, giramenti di capo, sceltedifficili, vuoti che
divorano, ri-morsi galoppanti. Profeti del-l’ombra che non hanno
pelisulla lingua quando tocca a lorosputare superflue sentenze
sulla nostra società deviata.Chissà se qualcuno mai gli
daràretta? Sono sicuro che anche 3minuti di attenzione li
accon-tenterebbe e magari questa feb-bre dell’apocalisse
potrebbepure passargli…(Tum)
RiaffioraLa Marsigliese(Dischi Soviet Studio)Quando un disco mi
piace, mipiace sul serio. E questi ragazzihanno fatto un lavoro
superbo.Hanno capacità, talento, fanta-sia e imprevedibilità,
tuttoquello che serve per creareun’opera che può davverorisaltare.
Poi, guardando la cop-ertina del cd, ho notato unnome: Ronan Chris
Murphy,ovvero un produttore, fonico emusicista americano che
allespalle solo 25 anni di carrieradi collaborazioni con nomi
delcalibro di King Crimson, SteveMorse, Terry Bozio e moltialtri,
ed è universalmente ri-conosciuta la sua capacità diapprocciarsi in
maniera total-mente originale e creativa allaregistrazione. Cosa
che con i Ri-affiora gli riesce perfettamente.Ad essere
completamente on-esti, al primo ascolto non mi èsembrato nulla di
particolar-mente nuovo, molto sulle lineed’onda di Marta sui tubi,
forseanche a causa del timbro della
voce che ricorda moltissimoFrancesco Sarcina de Le Vi-brazioni,
ma, andando avanti,si notano le particolarità, laforza e
l’intensità di un cantatomai uguale e mai monotono.“Mon amour” è un
trionfo disuoni, pause, momenti alti e as-soli (giurerei che in
alcunipunti improvvisano pure), cosìcome gli altri pezzi del cd,
chesi muovono su un unico filoconduttore: raccontare storie digente
comune, drammi di sem-pre, racconti provenienti daperiferie lontane
(“Andreij”),storie di mafia (“Requiem”), ditragici incidenti (“Lo
schianto”)e, ovviamente storie d’amore. Ilpezzo migliore del disco
è sicu-ramente “L’estate” con i suoiritmi allegri e incalzanti, che
sialternano a momenti di calma,che evocano i momenti lenti eveloci
che caratterizzano ap-punto l’estate. Se proprio sivuole muovere
una critica ai Ri-affiora si può dire che, nonos-tante le indubbie
capacità e glispunti interessanti, forse comealbum di esordio è un
po’ troppopretenzioso. Ma osare ognitanto fa bene.(Lucajames –
[email protected])
Seamus O' MuineachainConflict at the Sermon(Autoprodotto)E'
notte fonda ormai e fra flatu-
lenze sanremesi e schettinatevarie, ho davvero bisogno
distaccare da tutto e da tutti,sono in ritardissimo per la
con-segna e tutto mi rema contro,poi schiaccio play per sentire
letre tracce di questo artista e adun tratto rivedo la mia
infanziascorrermi davanti. Lui ha unnome impronunciabile, tre
epalle spalle e una straordinariacapacità di non rendere banaleun
brano suonato interamenteal pianoforte. E' lo stop che civoleva, è
ciò che vi meritate diascoltare dopo una settimana di“Grandi
Manoni” e farfalline alvento. Unico difetto, Solo tretracce. Troppo
poco per una so-cietà che ha bisogno di musicadell' e dall'anima.
Immenso.(Antonio Morph Carassi - [email protected]) Per
contatti: http://seamuso-muineachain.bandcamp.com
Sweet VendettaSweet Vendetta(Black Fading/Ant StreetRecords)Devo
ammetterlo, raramenteun cd si presenta così bene: hotra le mani un
cartonato, conuna grafica essenziale ma asso-lutamente non
trascurata. Mitrovo di fronte ad un gruppocon chiare influenze
punk/rock,ma che ha la capacità di variaresenza farlo notare. Non
aspet-tatevi i soliti quattro accordi gi-
rati e rigirati in tutti i modi,anzi: si passa da pezzi
ipnoticicome “Liberty Street” dove lechitarre entrano in un loop
cheti si fissa nella testa, a pezzidove ti ritrovi un
arpeggiato,“Gladly the cross-eyed bear”,posto sagacemente a metà
cdper spezzare il ritmo comunquemolto alto del disco. “Phoenix” èun
ottimo richiamo ai GreenDay dei primi tempi, ruvidi mamai noiosi,
mentre l’ultimopezzo “Over the horizon”tradisce influenze metal,
ricor-dando molto i Tool, con riff/as-soli di chitarra lunghissimi
ebatteria pulita che arrivano increscendo ad un apertura totaledel
suono. Concludendo, stiamoparlando di un gruppo decisa-mente
valido: le chitarre nonsono mai ripetitive, i riff sonograffianti e
la voce, che passada toni alti a bassi con incisiv-ità, crea la
giusta atmosfera neipezzi, che dimostrano unabuona intelligenza
compositiva,mai banali, non troppo lunghi eben strutturati. Dategli
unapossibilità, non vi deluderanno.(Lucajames –
[email protected])
The Great Nothern Xs/t (inthebottle recs)Dalla cricca folk
Fooltribe, doveil padrone di casa si chiamaBob Corn, esce questo
quartetto
Power Folk dal nome geografi-camente misterioso e dal
suonotenebroso e meravigliosamenteprofondo. Il gruppo nasce
dallafusione di due realtà minori delpanorama Psych veneto e
mettesu nastro 7 ballate apocalittichetra Ola Podrida e
Megafaun.Suoni intensi e vibranti quaasia voler graffiare il
prensentenell’ossessiva ricerca di unfremito d’eternità. Da non
sot-tovalutare il rimando al post-rock/emo di prima maniera,sempre
efficace nella memoriadella nutrita fanbase italiota diSlint, Sunny
Day Real Estate &Co…(Tum)
The MegsJealousyAd un primo ascolto si capiscesubito che le
influenze delterzetto variano tra il primopunk del ’77 e l’hard
rock deglianni ’80. Ma ciò non basta agiustificare un lavoro che
nonriesce mai a fare quel passo inpiù per colpirti. Lo riascolti e
loriascolti ma la sensazione noncambia, sembra sempre che cisia
qualcosa che non convince.Analizzando un po’ meglio mirendo conto
che in principio è lavoce, sempre intonata, ma sem-pre troppo
uguale a se stessa,tranne in alcuni casi dove mi ri-corda troppo
Piero Pelù, comein “Viper”. Capiamoci, non sto
-
dicendo che i nostri non sianodotati, anzi, per nostalgici
delgenere può anche risultare unbuon lavoro, le capacità lehanno,
ma non si sbilanciano,hanno un po’ troppa paura diosare e restano
sempre in sen-tieri già fin troppo battuti. Dueesempi su tutti: la
chitarra di“Show me” (che risulta lamiglior traccia) che ripete
finoallo sfinimento sempre lo stessoriff, senza però conferire
albrano il “tocco psichedelico” chevorrebbe far credere, ma
anzifinisce per annoiare ed infas-tidire; i primi due minuti
di“Good morning”: sfido chiunquea non riconoscere “Come as youare”
dei Nirvana. In conclu-sione è una totale mancanza diispirazione
compositiva, cosaancora più grave in un album diesordio. Ciò che mi
dispiace èche i The Megs hanno tutte lecarte in regola, il
consiglio è diriprovarci, ma sperimentando,cercando il proprio
stile, ac-cettando nuove sfide.(Lucajames –
[email protected])
The Right PlaceRiding in plain sight(autoprodotto)Per come si
potrebbe intenderedalle premesse in copertina nonascolterete nulla
di nuovo, mase si è emulato un qualcosa losi è fatto veramente
molto bene.
Uno spaccato di bel brit.pop, diquelli che si usano fare
moltop