Con la cultura non si mangia Giulio Tremonti (apocrifo) Numero 210 277 25 marzo 2017 «I paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i partner più colpiti, ma non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto» Jeroen Dijssekboem, presidente dell’Eurogruppo, ministro delle finanze olandese, laburista 2017 «Ho speso molti soldi per alcool, ragazze e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato.» George Best, calciatore nordirlandese 1974 Vogliamo anche le auto Maschietto Editore
27
Embed
Numero 210 - Maschietto Editore · irettore Simone Siliani edazione Gianni Biagi, Sara Chiarello, Aldo rangioni, ittoria Maschietto, Michele Morrocchi, Sara Nocentini, Barbara Setti
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Con la cultura
non si mangia
Giulio Tremonti
(apocrifo)
Numero
210 27725 marzo 2017
«I paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i partner più colpiti, ma non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto»
Jeroen Dijssekboem, presidente dell’Eurogruppo, ministro delle finanze olandese, laburista
2017
«Ho speso molti soldi per alcool, ragazze e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato.»
George Best, calciatore nordirlandese
1974
Vogliamoanche le auto
Maschietto Editore
dall’archivio di Maurizio Berlincioni
immagine
NY City, Agosto 1969
La prima
Siamo sempre
nella zona di
Spanish Harlem,
in un primo
pomeriggio. Sono
rimasto colpito
dallo sguardo
fisso di questa
giovane ragazza
che sembrava
guardarmi con due
occhi pieni
di malinconia.
Era già più grande
della sua vera età
e nel suo sguardo
c’era al tempo
stesso un misto
di rassegnazione
e di durezza.
In quel quartiere
bisognava
imparare presto a
crescere in fretta.
Non ho neppure
provato a parlarle
perché mi sentivo
imbarazzato
e ricordo ancora
di aver provato
un certo disagio
mentre scattavo
questa immagine.
Direttore
Simone SilianiRedazione
Gianni Biagi, Sara Chiarello, Aldo Frangioni, Vittoria Maschietto, Michele Morrocchi, Sara Nocentini, Barbara Setti
dei fiorentini con la partecipazioni di professio-
nisti il cui scopo è quello di regalare momenti di
emozioni e compagnia.
Degustazioni, show-cooking e corsi di cucina
per imparare l’arte del buon cibo, gustare un
ottimo vino da accompagnare una portata da
sogno che magari avrete imparato a cucinare.
Party esclusivi con temi divertenti dove musi-
ca, buon cibo e quel pizzico di magia condiran-
no le serate estive. Tra bollicine e acrobati, c’è
solo l’imbarazzo della scelta.
La Loggia, quest’anno, ha deciso di lasciare il
segno e regalare a Firenze un punto di incontro
in cui poter vivere e godersi la bella stagione
senza tralasciare niente.
Queste e molte altre sorprese vi attendono sia
nel look che nell’intrattenimento.
Restate sintonizzati per scoprire quali saranno
le emozionanti novità che stanno per arrivare!
di Sara Chiarello
Il ritorno di Park Chan-wook
2225 MARZO 2017
foto e abbracci. Ma, ebbe a scrivere allora
Nardella sul suo profilo Facebook, sarà «ne-
cessario l’apporto del ministro Franceschini
per individuare le risorse economiche per
la riqualificazione dello spazio. Ci auguria-
mo che faccia la sua parte, sul tema delle
risorse; certo è che dovremo anche trovare
risorse private» (su cui, sia detto per inci-
so, si era impegnata prima come assessore
alla cultura del sindaco Renzi e poi come
senatrice, Rosa Maria Di Giorgi: gli esiti al
momento non sono noti). Ma perché poi?
Se verrà concesso un immobile pubblico di
grande prestigio per 29 anni, ad un canone
abbattuto al 60% rispetto al suo valore di
mercato, a un soggetto privato che è titolato
dagli atti di concessione a svolgere anche
attività economica (bookshop, bar, risto-
rante, formazione, ecc.) di cui incasserà gli
introiti, per quale astruso motivo non gli si
dovrebbe almeno chiedere di investire nei
lavori di adeguamento della struttura? Su
«la Repubblica» del 28 aprile 2016 in ef-
fetti si diceva che la Fondazione oltre all’af-
fitto «si assumerà l’onere degli investimenti
Fu profeta (in patria) Franco Zeffirelli
quando, il 31 maggio 2013 durante uno
sketch a due con l’allora sindaco Matteo
Renzi ricevette il Fiorino d’Oro, ebbe a mi-
nacciare la città «Ora che sono cittadino di
Firenze mi avrete per un bel po’ tra le palle.
Dei Medici, s’intende». Augurando lunga
vita al Maestro, uno deve domandarsi per-
ché oltre ad avere lui tra le p... sia necessa-
rio, anzi imprescindibile, avere anche tutti
i suoi cimeli esposti in mostra permanente
nell’ex Tribunale di Piazza S.Firenze a po-
chi passi da Palazzo Vecchio. La vicenda è
lunga e non varrebbe neppure la pena sof-
fermarsi troppo sull’altalena che ha portato
prima ad individuare nella Galleria Carnie-
lo la sede adatta per «gli oltre 10.000 libri,
4.000 foto di scena, migliaia di litografie e
stampe, la raccolta completa dei bozzetti
realizzati per il cinema e le opere liriche,
pari al 60% dell’intero lascito zeffirelliano:
il restante 40% sarà collocato alla Pergola,
nell’ex Biblioteca Spadoni. Ma sarà anche
un centro internazionale per le arti del-
lo spettacolo con particolare attenzione
alla formazione» (la Repubblica 1 giugno
2013) e poi a scegliere piazza S.Firenze, se
non fosse che questa vicenda ci dice diver-
se cose sulle modalità e il contenuto delle
scelte pubbliche sul patrimonio storico-ar-
chitettonico, che sono più significative dei
diversi siparietti con la classe politica locale
che nel corso dei quattro anni hanno carat-
terizzato la vicenda. Cui pure occorre far
cenno, perché sono un contorno non mar-
ginale del tema centrale. Il 31 maggio 2013
Zeffirelli proclamava alla stampa parlando
di Renzi: «Questo ragazzo è diventato un
fenomeno politico senza tante smancerie»;
e lui di rimando a schernirsi. «Ovviamente
stiamo parlando di Alfano», ma vuoi met-
tere le foto a tutta pagina? Però il siparietto
serviva a ribadire che Renzi non era come
quei trinariciuti comunisti che prima di lui
avevano snobbato Zeffirelli; lui era buono
anche per la destra; e poi, basta con questa
storia di destra e sinistra, siamo tutti uguali,
la stessa cosa. Poi arriva a Palazzo Vecchio
un altro giovane fenomeno, Dario Nardella,
con il quale matura la scelta, a seguito di so-
pralluoghi con i tecnici del Comune e della
Fondazione Zeffirelli (che poi hanno lavo-
rato insieme «per stabilire la fattibilità del
progetto, i tempi e l’investimento» (il Cor-
riere Fiorentino, 28 gennaio 2015), oltre
che con il Maestro, di S.Firenze. E anche lì
di Simone Siliani
Zeffirellifor everand ever
Ovveroil regalodi S.Firenze
2325 MARZO 2017
necessari per l’adeguamento e la messa a
norma dei locali di San Firenze. Che sa-
ranno comunque scomputati dal canone».
Ma perché mai? L’Amministrazione si pri-
verebbe così anche del (basso) introito deri-
vante dall’affitto per diversi anni, mentre il
soggetto privato negli anni di gestione (che
verosimilmente andranno ben oltre la vita
terrena del Maestro) incasserà gli utili del-
la gestione dell’immobile di 3.600 mq. È il
modello che già Robert Reich su Newswe-
ek del 5 marzo scorso definiva di socialismo
per i ricchi e capitalismo per i poveri; cioè ai
soggetti più abbienti e noti vengono garanti-
te condizioni economiche di favore, mentre
alle persone normali si impongono compor-
tamenti rigorosi sotto il profilo economico.
Il fatto è che l’Amministrazione Comunale
si è dimostrata in questa occasione comple-
tamente prona alle volontà e interessi del
soggetto privato anche perché non aveva
un progetto per San Firenze, così come non
lo aveva per la Galleria Carnielo e analoga-
mente non lo ha per S.Maria Novella che
si sta liberando della funzione di Scuola
sottoufficiali dei Carabinieri. Quando il sog-
getto pubblico non è in grado di elaborare
un progetto per la città (o per parti di essa)
nell’ottica dell’interesse pubblico è ovvio
che sarà maggiormente disponibile ad acco-
gliere acriticamente le diverse pressioni da
parte dei portatori di interessi privati e di
quelli più forti in particolare (come ebbe a
dire Zeffirelli nel 2013 a Renzi: «e dire che
un tempo a Firenze se non si vociava non si
esisteva neppure»).
Nel caso di San Firenze possiamo dire, con
l’assoluta certezza di chi ha vissuto in prima
persona la vicenda, che l’Amministrazione
comunale guidata da Leonardo Domenici
aveva un progetto con una valenza di inte-
resse pubblico. Avendo investito 2,3 milioni
di euro per la messa a norma per antincen-
dio e barriere architettoniche, il palazzo di
San Firenze, oltre ad avere alcune sale mo-
numentali dedicate ad esposizioni tempora-
nee e auditorium musicale, avrebbe dovuto
ospitare gran parte degli uffici comunali
attualmente dislocati in Palazzo Vecchio in
modo da poter recuperare l’intero Palazzo
Vecchio alla funzione museale per poter
consentire ai fiorentini e ai visitatori di poter
«leggere» l’intera storia della città, dalle sue
origini romane (i resti del teatro nel sotto-
suolo) attraverso la parte medievale, quella
Rinascimentale, fino a quella moderna. Pa-
lazzo Vecchio, per aver costituito la sede del
potere civile e politico ininterrottamente
lungo i secoli, è uno dei pochi palazzi storici
che può «raccontare» questa storia: è il vero
museo della storia di Firenze. La condizio-
ne per rendere possibile questa lettura era
quella di liberare una gran parte del palazzo
dagli uffici (salvo quelli di rappresentanza
e dell’aula consiliare) per renderlo intera-
mente aperto al pubblico, scoprendo peral-
tro così spazi storici sconosciuti ai più e non
compresi nell’attuale ridotto percorso mu-
seale. Lo spostamento degli uffici in San Fi-
renze non avrebbe certamente comportato
alcun disagio, né al personale né ai cittadini
utenti, data la vicinanza dei due palazzi e
del resto avrebbe mantenuto una gran parte
di San Firenze alla funzione di sedi di uffi-
ci amministrativi che aveva rivestito come
sede del Tribunale. Naturalmente, come
ogni scelta, anche questa poteva essere di-
scussa, ma non si può dire che non avesse
al centro l’interesse pubblico. Invece, con
l’avvento di Renzi tutto è stato rottamato e
si è iniziato ad oscillare in balia delle onde
private più disparate; non si contano neppu-
re il numero di università private straniere
che si sono annunciate quali inquiline di
palazzo San Firenze, nella (vana) speranza
che queste arrivassero a Firenze risolven-
do l’assenza di idee dell’Amministrazione,
portando soldi da investire per utilizzare la
struttura e sognando ulteriori turisti e users
di un centro storico già sufficientemente in-
golfato di questo tipo di funzioni. Rivelatesi
fuochi fatui queste astronavi straniere (le
ultime erano cinesi), si è ben volentieri ac-
colto il «sogno» della Fondazione Zeffirelli
non avendo alcun concreto progetto per
«riempire» il prestigioso immobile. Peraltro,
per quanto importante possa essere il perso-
naggio (Zeffirelli lo è, ma esiterei a definire
la sua eredità artistica per Firenze e l’Italia
«ciò che mezzo millennio fa furono Brunel-
leschi e tutti i più grandi del Rinascimento»,
come invece non ha avuto alcuna remora di
fare Gianni Letta – presidente della Fonda-
zione Zeffirelli - in una intervista al Corriere
Fiorentino il 15 marzo scorso), un museo ad
personam è di difficile sostenibilità soprat-
tutto in una città che certamente di queste
istituzioni non fa difetto. Se proprio si do-
veva, forse la Galleria Carnielo era più che
sufficiente. Ma allora perché il «sogno» si di-
rige verso San Firenze? Certamente una di-
versa centralità rispetto al flusso turistico ha
giocato, ma forse tanto quanto la possibilità
di gestire servizi aggiuntivi (bar, ristorante,
bookshop, ecc.) da cui far discendere un
flusso di risorse sufficientemente continuo
e sicuro per rendere remunerativo (più che
sostenibile) il progetto.
Ecco, dunque, svelato l’arcano: non si può
dire di no ad un personaggio così in vista nel
mondo e quindi è naturale che l’Ammini-
strazione comunale debba soddisfare com-
pletamente le richieste della Fondazione
che gli sopravviverà (a fronte della donazio-
ne del patrimonio di cimeli, libri, foto, ecc.
che certamente hanno un valore ma che
richiedono di essere custoditi, valorizzati,
mantenuti con i relativi costi) e, se non può
garantirle un contributo congruo in cash per
poter operare (si sa che la finanza comuna-
le soffre...), allora deve darle in gestione un
proprio patrimonio da cui possa ricavare ri-
sorse per vivere e prosperare. Non si tratta
di «polemichette», come le ha prontamente
marchiate Gianni Letta, ma la constatazio-
ne che questo non è certamente il miglior
modo di presiedere alla formazione di de-
cisioni pubbliche che implicano l’utilizzo di
un patrimonio storico pubblico per finalità
latamente culturali e più propriamente pri-
vate di natura economica.
2425 MARZO 2017
Francesca Lussignoli, Nascita di Veneredifficoltà nella comunicazione/interazione
con gli altri ed essendo assai solitario, con-
centrato nel proprio lavoro e, in definitiva,
anaffettivo.
Il rapporto tra arte e disabilità di vario ge-
nere (psichiche/fisiche) è, del resto, fitto di
nomi importanti tra cui vale la pena di ci-
tare Van Gogh, Tolouse-Lautrec, Klee, Li-
gabue e la pittrice messicana Frida Kahlo.
Questa è la ragione per cui, mentre il pro-
getto internazionale è meritevole di atten-
zione e apprezzamento, la sfida è sempre
quella di oltrepassare la frontiera della ma-
lattia/disturbo quale elemento tipizzante/
unificante un gruppo di artisti, per acco-
starsi all’arte come espressione oggettiva,
apprezzare le opere in base alle loro qualità
intrinseche e formali, prodotti di talenti an-
che i più vari, con e senza – ovvero a pre-
scindere da – specifiche disabilità.
«L’arte risveglia l’anima». È una verità.
Ed è il titolo di una mostra itinerante che
tra pochi giorni sarà inaugurata a Firenze
(Palazzo Davanzati, 1 aprile, ore 16:00)
e a Fiesole (Comune, Sala del Basolato, 2
aprile, ore 11:00, nell’occasione della X°a
edizione della Giornata Mondiale della
Consapevolezza sull’Autismo), la prima
con un collegamento satellitare audio-vi-
deo che unirà Firenze all’Ermitage di San
Pietroburgo.
Partirà così un progetto internazionale di
inclusione culturale e sociale - promosso
da Associazione Autismo Firenze, Associa-
zione Culturale L’immaginario e Associa-
zione Amici del Museo Ermitage (Italia) e
patrocinato dal MIBAC, Regione Toscana
e Comune di Fiesole – che proseguirà nel
corso del 2017, approdando in altri musei
italiani. «Coloratissimi disegni, tratti essen-
ziali che giocano con lo spazio e le forme,
come pure figure sinuose e riconoscibilissi-
me ispirate ai capolavori della storia dell’ar-
te», come si legge nel comunicato ufficiale,
esprimeranno l’estro ignoto di 18 pittori e 6
ceramisti autistici provenienti da Toscana,
Piemonte, Lombardia, Lazio e Marche.
Per Anna Maria Kozarzewska, coordinatri-
ce del progetto (per il quale si rinvia anche
a www.larterisveglialanima.it), occorre an-
dare oltre la considerazione della patologia,
perché «queste persone hanno molti punti
di forza, talenti nascosti che a causa della
mancata vita sociale non vengono fuori. È il
momento di fare sapere al mondo cosa sono
in grado di fare».
Leggiamo nella enciclopedia del libero
accesso (Wikipedia) che l’autismo «è un
disturbo del neurosviluppo caratterizzato
dalla compromissione dell’interazione so-
ciale e da deficit della comunicazione ver-
bale e non verbale che provoca ristrettezza
d’interessi e comportamenti ripetitivi».
In questa definizione è la sintesi, la triade
fenomenica associata a questa condizione
che si esplica in molteplici forme, tanto che
gli studiosi hanno coniato la definizione di
«disturbi dello spettro autistico». Figura
tra essi la sindrome di Asperger, definita
disturbo ‘ad alto funzionamento’ perché
non presenta problemi legati allo sviluppo
psichico ma si distingue per una persisten-
te compromissione delle interazioni sociali,
per schemi di comportamento ripetitivi e
stereotipati, attività e interessi talora ristret-
ti. Secondo taluni lo stesso Michelangelo
Buonarroti ne sarebbe stato affetto, avendo
di Paolo Marini
Arteoltre i confini della disabilità
2525 MARZO 2017
Plautilla Nelli: Busto di giovane donna, Galleria
degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
Plautilla Nelli: Santa Caterina da Siena, olio su tela
Convento di San Domenico, Siena
La mostra su Plautilla Nelli è la prima di un
progetto che catalizza l’attenzione sull’arte
femminile a partire dal Cinquecento: esso pre-
vede una lunga serie di esposizioni tempora-
nee che si terranno presso gli Uffizi a cadenza
annuale e che verranno inaugurate simbolica-
mente l’8 marzo, giornata internazionale della
donna. Una carrellata infinita, visto che sono
oltre duemila le opere delle tante artiste fioren-
tine obliate e nascoste nei depositi dei musei
cittadini.
Con questa monografica si rende omaggio ad
una donna ritenuta da Vasari la «prima pittrice
fiorentina» le cui opere erano «disseminate nei
conventi e nelle dimore dei gentiluomini» ed
erano talmente numerose che «sarebbe noioso
menzionarle tutte». Plautilla Nelli (Firenze
1524-1588) entrò poco più che bambina nel
convento domenicano di Santa Caterina in
Cafaggio (vicino al convento di San Marco) e in
seguito ne divenne più volte priora. Incline al
disegno apprese da autodidatta i rudimenti del-
la pittura e divenne ben presto una «stimatissi-
ma» pittrice che portò avanti, grazie numerose
allieve consorelle, un’intensa attività. Diresse
infatti una fiorente bottega artistica dotata di
tutta l’attrezzatura necessaria: un cospicuo nu-
mero di disegni di Fra’ Bartolomeo, modelli di
figure umane in cera e in gesso, arti e persino
un manichino in legno a grandezza naturale
servito presumibilmente per la pala del Com-
pianto. L’attività pittorica era ritenuta parte in-
tegrante del lavoro quotidiano delle suore e la
produzione della bottega garantiva una consi-
derevole fonte di reddito alla comunità di Santa
Caterina, in ottemperanza ai decreti tridentini
che proibivano di ricercare beneficenze fuori
della mura conventuali e con il placet del mo-
naco Savonarola che attraverso la pittura vede-
va «preservate queste donne dall’indolenza».
Plautilla con la sua capacità pittorica e impren-
ditoriale fu interprete della poetica figurativa
tridentina basata sui principi morali della sem-
plicità e della purezza. La prima testimonianza
della sua attività artistica è rintracciabile nelle
figure di angeli e santi che ornano i capilettera
di due corali risalenti al 1558 e custoditi pres-
so il Museo di San Marco (visibili in mostra).
Purtroppo la vasta produzione citata dal Vasari,
incentrata sulle immagini sacre e rivolta a sod-
disfare principalmente le richieste devozionali
private, risulta oggi dispersa nelle dimore dei
numerosi committenti. Inoltre quasi tutti i lavo-
ri documentati della Nelli andarono perduti o
dimenticati alla fine del Novecento, fatta ecce-
zione per il Compianto custodito nel Museo di
San Marco, L’ultima cena ora nel convento di
Santa Maria Novella e la pala della Pentecoste
in San Domenico a Perugia. Ma gli studi aperti
17 anni fa hanno permesso di attribuire a Plau-
tilla, o alla sua bottega, numerose opere disse-
minate fra Umbria e Toscana che preceden-
temente erano state ritenute di pittori maschi.
Tali opere, insieme a diversi disegni, costitui-
scono il nucleo centrale della mostra. Notevoli
i quattro dipinti che raffigurano l’immagine di
Santa Caterina ritratta di profilo; nella loro ri-
petibilità seriale si manifestano come strumen-
to di insistita divulgazione religiosa consacran-
do Plautilla missionaria di una predicazione
pittorica. Le sue opere infatti non presentano
originalità di stile o di composizione ma i volti
delle sante, rigati da lacrime silenti, risultano
apprezzabili per la loro efficacia devozionale
intrisa di pietas e profonda partecipazione al
dolore, prerogativa di un’arte tutta femminile.
Accanto alle opere di Plautilla Nelli vengono
presentati manufatti tessili e piccoli oggetti
devozionali che permettono di accendere i ri-
flettori sulle donne che all’interno delle mura
conventuali coltivarono il loro talento creativo
e padroneggiarono la tecnica pittorica da vere
professioniste.
Firenze,Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pit-
ture 9 marzo - 4 giugno 2017
di Luisa Moradei
Arte e devozione sulle orme di Savonarola
2625 MARZO 2017
43 pellicole che tratteggiano la società coreana,
la condizione attuale delle donne e dei diritti,
e il rapporto difficile con la Corea del Nord,
paese gemello eppure così lontano: è in corso
al cinema La Compagnia di Firenze la quindi-
cesima edizione del Korea Film Fest, festival
che propone il meglio della cinematografia sud
coreana contemporanea. Diretto da Riccardo
Gelli, coadiuvato dai critici Marco Luceri e
Caterina Liverani, fino al 31 marzo presenta
una vasta selezione di film premiati a festival
internazionali, alla presenza di registi e attori.
Tra tutti, primeggia la presenza del regista e
sceneggiatore Park Chan-wook, cineasta ama-
to da molti, tra cui Quentin Tarantino. Park
Chan-wook che ha portato sullo schermo i di-
lemmi del peccato e della redenzione declinati
attraverso storie percorse dal fil rouge della vio-
lenza, sarà a Firenze per incontrare il pubbli-
co e ricevere il premio alla carriera e le chiavi
della città sabato 25 marzo, occasione durante
la quale presenterà in anteprima italiana il suo
ultimo film The Handmaiden, sontuosa opera
in costume ambientata durante la dominazio-
ne nipponica in Corea, che lui stesso ha defi-
nito «una celebrazione del piacere femminile
e un grido di libertà contro l’oppressione degli
uomini». La mattina dello stesso giorno sarà
inoltre protagonista di una masterclass sul suo
cinema, i suoi maestri e il mondo violento e
stralunato di cui è interprete per antonomasia.
Nell’ambito della retrospettiva a lui dedicata
saranno proiettate alcune tra le sue opere più
significative: da Joint Security Area, in cui si
affronta il tema delle relazioni tra Corea del
Nord e Corea del Sud, alla Trilogia della Ven-
detta: il trittico composto da Mr Vendetta, Old
Boy (Gran Premio della Giuria al Festival di
Cannes) e Lady Vendetta (premio Cinema
Avvenire e Leoncino d’oro a Venezia) che ha
reso la sua inconfondibile marca autoriale
nota in tutto il mondo. Si continua con lavori
più recenti: la tenera e surreale storia d’amo-
re raccontata in I’m a Cyborg, but that’s ok,
il vampire movie Thirst, vincitore del Premio
della Giuria a Cannes nel 2009, e Stoker, re-
alizzato in lingua inglese con un cast interna-
zionale (tra cui l’attrice Nicole Kidman), oltre
a 5 cortometraggi. 4 le sezioni tematiche del
festival: Orizzonti Coreani, con film campioni
d’incassi in patria e vincitori di riconoscimenti
internazionali, tra cui Luckkey di Lee Gye-
byok (che sarà in sala il 26 alle 20), commedia
campione d’incassi in patria; Independent
Korea, i lavori dei più giovani e talentuosi re-
gisti esterni alla grande distribuzione; la Notte
Horror, selezione delle pellicole di genere più
originali dell’ultimo anno e Corto, Corti, spa-
zio dedicato al cortometraggio. Tra le novità il
focus K Woman, 5 titoli per esplorare il ruolo
della figura femminile sul grande schermo, dal
documentario al thriller. All’interno della se-
zione troviamo The Bacchus Lady di E Jyong
(ospite del festival), opera applaudita alla Berli-
nale che indaga il fenomeno delle prostitute di
mezza età e Mrs. B., a North Korean Woman
di Jero Yun, la storia vera presentata a Cannes
di una donna nordcoreana fuggita in Cina, che
per aiutare la famiglia lontana e guadagnarsi da
vivere si dedicherà al traffico di droga. In pro-
gramma anche Manshin di Park Chan-kyong
(fratello di Park Chan-wook) su una delle più
grandi sciamane coreane, il thriller The truth
beneath di Lee Kyoung-Mi, e Misbehavior di
Kim Tae-yong, sulla relazione tra un’insegnan-
te e un giovane allievo. La serata di chiusura, il
31, sarà dedicata a The Net, l’ultima pellicola
di Kim Ki-duk sulla relazione tra le due Coree,
presentata a Venezia 2016. Nel film si raccon-
ta di come, dopo un guasto accidentale al mo-
tore della sua barca, un pescatore nordcoreano
vada alla deriva giungendo in Corea del Sud,
dove viene sottoposto a una serie di indagini
brutali. Una volta rimandato a casa, tuttavia,
il trattamento da parte delle autorità del suo
paese sarà esattamente lo stesso, lasciando
all’uomo la sensazione di essere intrappolato
tra le ideologie repressive di due nazioni divise.
A completare il programma del Florence Ko-
rea Film Fest di quest’anno la prima edizione
della Korea Week, una settimana di eventi cit-
tadini per conoscere da vicino la danza, le arti
marziali, il cibo e le tradizioni della cultura su-
dcoreana. «Quest’anno il festival taglia un tra-
guardo importante. Sono passati quindici anni
dalla prima edizione, siamo cresciuti e siamo
diventati una delle realtà di riferimento per il
cinema coreano in Italia. Per festeggiare, abbia-
mo deciso di premiarci con la presenza di un
regista che in poco più di vent’anni di carriera è
diventato una vera e propria icona dell’univer-
so pop, quale Park Chan-wook. Ma la sua pre-
senza non è l’unico evento speciale dell’anno:
abbiamo voluto dedicare spazio alle donne nel
cinema di Corea con un focus dedicato, ospite-
remo gli ultimi lavori di maestri quali Kim Ki-
duk, Kim Jee-woon e Hong Sang-soo, abbiamo
in programma uno spettacolo di danze tradizio-
nali e mostre d’arte. Insomma, ci sono tutti gli
ingredienti per un’edizione da ricordare». Tut-
te le informazioni su www.koreafilmfest.com.
di Sara Chiarello
La Korea fiorentina
Maschietto editore Poesia
Titti Maschietto
Radicali LiberiTitti M
aschietto
7
Radicali Liberi
7
Poesie 1980-2101
Wikipedia definisce radicale (o radicalelibero) una specie chimicamolto reattivaaventevitamediadinormabrevissima,co-stituitadaunatomoounamolecolaforma-ta dapiù atomi chepresenta un elettronespaiato:taleelettronerendeilradicaleunaparticella estremamente reattiva, ingradodilegarsiadaltriradicaliodisottrarreunelettroneadaltremolecolevicine.èchiaropertantocheiradicaliliberisonoresponsa-bilidiqueglieffettinelcervellodiognunodinoicheprovocanol’uscitadellapoesia.
www.maschiettoeditore.com
Poli(blas)femo
All’occorrenza tremendo (facendoFinta) allo spropositare alQuanto d’un r’c’apaceCoordinatore-capo-testa di cazzoCome grande mela rosa fracidaSenz’occhi’orecchi’naso’boccaIn c’r’apace di altra gamma,Ritengo di dover panta gruellareDi idee sempre di più diA dire di fare sempre a meno a.
(senza titolo)
Amletofacciamo l’errore più grandedella nostra vitafacciamolo per una voltacon assoluta convinzioneper quello che ci riguardaandremo a rotolima c’è caso che il mondouscito fuori dai cardiniricominci a giraredavvero
Deposizione
Il braccio che cadeNon duoleA te il doloreÈ come un rumoreNel sordo rifugioChe accolse tua madre
Pur non possoChiudermiAl riparo del rosso di un mantoAl verso al cantoAll’ala che a volte in pieno naufragioIncontro
21 marzo 2017giornata mondiale della poesia
“Se non serve a farsi ammazzare, allora la poesia non serve a niente.
E comunque la poesia sta con la fronte attaccata a un muro di galera, come la libertà.”
Adriano Sofridalla prefazione al libro Militanza del fiore