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Novecento mantovano

Feb 08, 2023

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Antonio CarbonatiSede BAM, 1952Matita nera su cartaFondazione Banca Agricola Mantovana

1. La raccolta d’arte della Fondazione BancaAgricola MantovanaNel 2000 nasce la Fondazione Banca Agricola Man-tovana per volontà della Banca Agricola Mantovana(BAM) e della Banca Monte dei Paschi di Siena. Laraccolta di opere d’arte della Fondazione, che per sta-tuto si propone di contribuire al progresso sociale,economico, culturale e artistico della comunità loca-le, è il frutto di un’iniziale dotazione della bancamantovana, nonché di successive donazioni o acqui-sti diretti presso artisti, i loro eredi o le case d’asta. Per quanto riguarda l’arte antica, per la quale sonostate propizie le segnalazioni della storica dell’artemantovana Chiara Tellini Perina, la politica delle ac-quisizioni della Fondazione è stata indirizzata ver-so gli artisti che hanno operato nel territorio o le cuiopere erano già presenti nella raccolta BAM. Nel2002 viene acquistato a Londra un bozzetto di Giu-seppe Bazzani (1690-1769) che rappresenta SanLongino, sant’Andrea, sant’Elena con la reliquia delPreziosissimo Sangue1. In asta Finarte, il 5 aprile2003 la Fondazione recupera la pala dello stesso ar-tista raffigurante l’Allegoria di santa Margherita daCortona proveniente dalla chiesa cittadina di SantoSpirito2. Infine sono acquisiti nel 2005, dall’avvocatoRimini di Milano, due ovali che rappresentano Ge-sù ritrovato nel tempio e Giuditta con la testa di Olo-ferne3, databili dopo il 1750. Anche Giuseppe Bottani (1717-1784) è presente nel-la raccolta della Fondazione: nel 2006 è acquistatoun dipinto che rappresenta L’Immacolata con i san-ti Agostino, Giovanni evangelista e Gregorio, copiadi una celebre tela di Carlo Maratta esposta in San-ta Maria del Popolo a Roma4; nel 2007, presso la ca-sa d’aste Porro & C. di Milano, si acquisisce una te-la che rappresenta Cristo fra i dottori riferibile aglianni giovanili dell’artista5; nel 2008 è acquistato aParigi un bozzetto che rappresenta l’Allegoria delleArti e dei Commerci risollevati da Maria Teresa6.Per quanto riguarda l’arte moderna, la Fondazione

non sembra rispondere alle segnalazioni di un uni-co esperto in materia, ma a una serie di sollecitazioniche via via si sono presentate nel tempo. Nel 2002è allestita nella sua sede una galleria7 che ospitapoco più di un centinaio di opere del Novecentomantovano: cinquantuno provenienti dalla raccol-ta BAM, quindici da donazioni e trentacinque ac-quistate da privati o case d’asta. Vista la mancanzadi una Galleria di Arte Moderna e Contemporaneain città, questo spazio ha permesso agli artisti man-tovani, seppur presentati tra gli anni settanta e no-vanta in diverse esposizioni a Palazzo Te, alla Casadel Mantegna e al Museo d’Arte Moderna e Con-temporanea di Gazoldo degli Ippoliti, di trovareuna degna collocazione. Nel corso degli anni la Fondazione ha acquisito al-cuni nuclei di opere d’arte che hanno arricchito ilsuo patrimonio oggi costituito da duecentonove pez-zi tra dipinti, sculture e incisioni. Nel 2001 l’Ente ri-ceve dal pittore mantovano Vanni Viviani (1937-2002) la donazione di quaranta dipinti insieme al-la villa “Ca’ di Pom” (Casa delle mele) di San Gia-como delle Segnate, che è trasformata in Centroculturale ed espositivo dell’Oltrepò. L’acquisizione èpresentata alla città l’anno successivo con una mo-stra allestita a Palazzo Te8. Tra il 2002 e il 2003 en-trano nella raccolta della Fondazione diciassetteopere tra bronzi e dipinti del mantovano Lanfran-co Frigeri, in arte Lanfranco9. Nell’ottobre 2001 loscultore e pittore mantovano Romano Marradi do-na all’Ente venti opere che ripercorrono il suo per-corso artistico dal 1932 al 200110. Altri artisti mantovani, o i loro eredi, hanno lascia-to alla Fondazione molti dipinti. Se ne ricordano so-lo alcuni acquisiti a partire dal 2006: Nevicata inpiazza Broletto di Mantova (1996) dagli eredi diRenzo Ferrarini11 (1928-2001), una natura morta diAntonio Ruggero Giorgi12 (1887-1983), Case rosa nelverde di Giuseppe De Luigi13 (1908-1982), Gladio-li rossi di Alfio Paolo Graziani14 (1900-1981), Pae-

Daniela Sogliani

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vano a Palazzo Te il calco in gesso, un tempo nelfondo Nodari Pesenti27, e un’altra versione in bron-zo. A testimonianza dell’importanza di questo arti-sta nel contesto mantovano, nella raccolta dellaFondazione si trovano altre sei opere: Ritorno alpascolo (1928), Donna che legge (1933), Giardinod’inverno (1955), Paesaggio, Torrente Grigna in ValCamonica e Molo marittimo. Il percorso nella pittura mantovana continua conuna serie di dipinti di figura. Mario Lomini28 (1887-1948), coetaneo di Nodari Pesenti, dopo aver fre-quentato l’Accademia Cignaroli e quella di Brera, nel1912 si reca a Monaco di Baviera dove diventa unadepto della Sezessionstil e si avvicina all’espres-sionismo di Egon Schiele. In mostra è presentata l’o-pera Il mendicante (1920), eseguita a olio su com-pensato, che rappresenta un personaggio noto nel-le vie di Mantova, più volte ritratto dal pittore29.Gran disegnatore, Lomini è uno dei pittori più mo-derni della sua generazione per il bisogno di veritàespresso nei ritratti. La sua gestualità veloce e ilcolore abbozzato per masse cromatiche definisconouno stile inconfondibile caratterizzato da una “pit-tura disegnata”. Nella raccolta della Fondazionemantovana sono presenti altri due dipinti dell’arti-sta: Mattino di marzo (veduta di Redondesco), ese-guito nel 1940, e Paesaggio di montagna.Di Ugo Celada30 (1895-1995), la cui personalitàeclettica sembra essere slegata da influenze artisti-che ben definite o da amicizie storiche, è presentenella mostra l’opera Ritratto della moglie che allat-ta la figlia (1929), appartenente a una fase della suaproduzione in cui il rigore pittorico degli anni gio-vanili sembra aver lasciato spazio a una visione piùintimista, sensuale e calda della realtà. La figuradella moglie, che indossa un abito rosso, e quelladella figlia, appoggiata su un morbido cuscino bian-co in piena luce, sono definite da una materia pa-stosa e duttile. È una prova molto lontana dalla gal-leria di nudi e da certa ritrattistica che lo rese fa-moso negli anni quaranta e cinquanta presso gli in-dustriali e i professionisti milanesi. Probabilmentealtre opere con lo stesso stile sono andate perdutenel 1943, durante il bombardamento del suo studiodi via Revere a Milano. La tela è un acquisto dellaFondazione da privati e l’Ente mantovano possiedeanche un Autoritratto, l’opera Noli, rammendatricidi reti (1921) e Ragazza in giardino (1929). Come Ugo Celada, anche Archimede Bresciani31

(1881-1939) frequenta l’Accademia di Brera e lelezioni di Cesare Tallone, punto di riferimento di tut-ta una generazione di artisti mantovani e non solo.

Bresciani studia il paesaggio virgiliano restandosempre ben ancorato alla rappresentazione del rea-le. La merenda ai contadini (1939), qui esposta, sicolloca nel periodo più maturo della sua produzio-ne. Nella tela la figura di una giovane donna, dalvolto serio e incorniciato da un fazzoletto scuro co-me si usava nelle campagne, si staglia nel mezzo diun prato con un cesto al braccio: il bianco del pan-no che lo ricopre è il centro del dipinto e la scenaè illuminata da una luce morbida e dorata. Si coglieil senso dell’orizzonte, anche se l’immagine si svi-luppa verticalmente e ciò lascia intendere che l’ar-tista ha ben studiato lo spazio della pianura e delcielo grigiastro. I colori sembrano velati dalla neb-bia mattutina che si diffonde d’estate nel paesaggiomantovano32. Insieme a questo dipinto, acquisito daprivati, nella raccolta della Fondazione ci sono altrecinque opere (due ritratti, una natura morta e duepaesaggi).Di altro tenore è la pittura di Arturo Cavicchini33

(1907-1942), fondatore della corrente del Nove-cento mantovano insieme a un gruppo di altri arti-sti costituito dai pittori Guido Resmi, Elena Schia-vi, Alessandro Dal Prato, Giordano Di Capi, GiulioPerina e dagli scultori Enrico Baldassari e Clinio Lo-renzetti. Il nome della corrente mantovana è mu-tuato in netto ritardo dal movimento nazionale diMargherita Sarfatti, nato a Milano nel 1922, in oc-casione della mostra sindacale del 1933. L’operaqui esposta, Ritratto di mia sorella, presenta tutti icanoni della pittura novecentista che riporta all’or-dine, all’antichità classica, alla purezza delle formee all’armonia della composizione: il pittore ritraenell’abitazione la sorella Angiolina con il gatto sul-le ginocchia, circondata dalle tele e da alcuni oggettidi uso quotidiano. Il dipinto, che partecipa alla XIXBiennale veneziana del 193434, presenta una pen-nellata decisa e colori accesi. Nel 1939 Cavicchini prende parte al comitato ordi-natore della VII Mostra sindacale presieduta da Ales-sandro Dal Prato (1909-2002)35, artista poliedricoche, dopo aver frequentato nei primi anni trentapittori di area cattolica (De Luigi, Lorenzetti, Dona-ti e Bini), aderisce ai principi di Novecento. È pre-sente in mostra l’opera Ragazze alla fontana36 (1954),donata dalla famiglia alla Fondazione mantovana: tredonne, rappresentate in pose diverse, sono definiteda forme plastiche e geometriche e l’atmosfera ap-pare rarefatta e straniata. La tavolozza trasparente eleggera evidenzia la ripresa del modello chiaristaaffermatosi negli anni precedenti.Il percorso artistico di Umberto Mario Baldassari37

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saggio visto da San Pietro e Paesaggio e tre alberi diEzio Mutti15 (1906-1987), La pittrice di Mazzorbo eNudo seduto in drappo azzurro (1940) di GiuseppeFacciotto (1904-1945), San Pietro in Volta e Senzatitolo di Rinaldo Gozzi16 (1923-2005), due opere diFerdinando Capisani (Moglia, Mantova, 1947), dueopere di Adriano Castelli (Asola, Mantova, 1955), treopere di Romeo Guaita (1931-2008) e un impor-tante dipinto di Alessandro Dal Prato (1909-2002)presente in mostra. La Fondazione possiede anche un nucleo di operegrafiche tra cui spiccano le incisioni del mantovanoAntonio Carbonati17 (1893-1956) che ottiene unacerta fama grazie alle sue rappresentazioni di cittàd’arte come Venezia, Firenze, Napoli, Milano e na-turalmente anche Mantova. Diplomatosi all’Acca-demia di Roma nel 1916, l’artista prende parte algruppo della Secessione romana e partecipa all’e-secuzione del fregio che Giulio Aristide Sartoriorealizza per l’aula della Camera dei Deputati a Pa-lazzo Montecitorio18. È interessante notare che, purnon essendo presente in città una vera e propria tra-dizione incisoria, gran parte degli artisti del Nove-cento si dedicano allo studio delle relative tecnichecon risultati più che soddisfacenti essendo, in mol-ti casi, anche dei grandi disegnatori19.

2. La sezione mantovana della mostraLa sezione mantovana della mostra traccia un pos-sibile percorso nell’arte dei primi cinquant’anni delNovecento20, prendendo in esame opere della Fon-dazione ma anche un dipinto e una scultura untempo nella raccolta BAM e oggi nelle disponibilitàdella Banca Monte dei Paschi di Siena. È infatti ne-cessario attingere ai due nuclei per mettere a con-fronto dipinti e sculture di una certa qualità che pos-sono confrontarsi con i movimenti artistici nazionalicome il divisionismo, il futurismo, il Novecento e ilchiarismo. Il percorso inizia con la “Generazione anni ottanta”,costituita da Vindizio Nodari Pesenti, ArchimedeBresciani, Giuseppe Guindani, Mario Lomini e altripittori che qui non vengono presentati. Sono artistisensibili alle novità che compiono viaggi di studio inEuropa, frequentano Boccioni, Carrà e Marinettima non lasciano mai definitivamente Mantova, do-ve conservano i loro studi nonostante la mancanzadi importanti collezionisti in grado di sostenere la lo-ro attività. Il primo è Vindizio Nodari Pesenti21 (1879-1961), av-viato alla carriera artistica dallo zio Domenico Pe-senti che lo accoglie nel suo studio a Firenze. Il di-

visionismo italiano e l’impressionismo francese, stu-diato a Parigi nel 1903, accompagnano l’intero suosviluppo artistico. Nella stagione che precede la Pri-ma guerra mondiale, Nodari Pesenti si stabilisce aMilano dove frequenta il cenacolo del Caffè Cova.Sono questi gli anni del futurismo al quale il pitto-re non aderisce nonostante l’amicizia con Boccioni22.Pur risentendo dell’inevitabile decentramento cul-turale della città, a partire dal 1918 l’artista divieneil punto di riferimento della pittura mantovana diinizio secolo. La sezione della mostra si apre con la tela Mantovadi notte (1900), oggi proprietà della Banca Monte deiPaschi di Siena e un tempo nella raccolta BAM. L’o-pera offre uno squarcio dei portici del centro cittadinoilluminati dalla fioca luce elettrica di due grandilampade. Una carrozza con due lanterne a olio sui la-ti avanza lentamente sbucando dal buio a sinistra,mentre al centro della scena si scorgono alcune figuredelineate all’interno di un caffè. A destra, oltre un vol-tone sul quale si vede l’insegna di un albergo, si apreuna via buia, anch’essa illuminata dalla luce elettri-ca23. L’artista sembra indugiare, attraverso la giu-stapposizione di fonti di luce eterogenee, sull’incer-to equilibrio tra il passato e il presente. Il dipinto, presentato con un certo successo in occa-sione dell’Esposizione Internazionale di Milano del1906, tratta il tema del notturno sul quale Nodari Pe-senti tornerà in molte occasioni24. È interessante no-tare che l’opera, la cui matrice pittorica e i decisi toc-chi di pennello sulla tela evidenziano la vicinanza aldivisionismo di Balla e Boccioni, ha avuto il più in-tenso periodo di preparazione nella carriera dell’ar-tista. Sono infatti noti alcuni studi sul soggetto nelcorpus dei suoi disegni costituito da circa quattro-cento esemplari, dei quali oltre duecentocinquantacontenuti in quattro taccuini. Il segno è spesso trac-ciato a carboncino o a sanguigna e notevolissimi so-no i disegni a china eseguiti in punta di pennino co-me gli aveva insegnato lo zio Domenico25. A partire dal 1914, dopo aver sperimentato l’olio, ilpastello e l’acquerello, Nodari Pesenti si dedica al-la scultura in bronzo, affermandosi in tutte le piùimportanti mostre nazionali e internazionali. Nel1937 all’Esposizione Universale di Parigi ottiene ildiploma di medaglia d’oro per la scultura Ragazzalombarda. Nella mostra è esposta un’opera dellaBanca Monte dei Paschi di Siena, La ginnasta, cherappresenta una giovane donna nell’atto della mar-cia con il piede sinistro in equilibrio sollevato da ter-ra. Di questa scultura, che ebbe un certo successo al-la XXII Biennale di Venezia del 194026, si conser-

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scorcio mantovano dove le abitazioni si specchianosul corso d’acqua, mentre il sole accende i colori cheassumono distensioni tonali vicine alle opere diGauguin, Van Gogh o Cézanne. Il percorso della sezione mantovana si concludecon una scultura di Giuseppe Gorni48 (1894-1975),artista molto legato alla sua terra che esegue operecon soggetti rurali, domestici e antieroici. Incorag-giato al disegno da Massimo Campigli e celebrato daMargherita Sarfatti per la sua grafica innovativa,dopo alcuni viaggi di studio a Firenze, Monaco, Pa-rigi e l’affermarsi del fascismo, Gorni si ritira in so-litudine nella campagna di Nuvolato. Nel 2006 il suopaese natale gli dedica un museo diffuso restauratograzie al contributo della Fondazione Banca AgricolaMantovana. Proprio in quest’occasione l’Ente man-tovano ha ricevuto in dono l’opera qui esposta dal

titolo L’attesa, databile al 1945, che rappresentadue figure femminili che si appoggiano l’una all’al-tra nell’attesa di un ritorno. L’opera è caratterizza-ta da un rapporto pieno-vuoto che le conferisceun’espressività universale quasi astratta. Così scrivelo scultore negli anni dell’internato svizzero, quan-do per prima volta modella opere con queste forme:“La figura, che sempre avevo prediletto, totale, vo-lumetrica, piena, pesante, mi portava […] alla rot-tura delle superfici, allo svuotamento, ad equilibri[…] fra vuoto e pieno […]. I soggetti non potevanoriguardare se non la guerra […]. In principio lasoluzione la trovavo nel panneggiamento delle ve-sti, poi i vuoti, pur rispettando il soggetto, furono piùestesi fino a predominare sul pieno. Infine la figu-ra divenne astratta, pur conservando l’essenzialitàdel soggetto”49.

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(1907-1993), noto con il nomignolo di BUM dato-gli da Marinetti, tocca uno dei movimenti d’avan-guardia più importanti dell’inizio del secolo. A se-guito dell’entusiasmo suscitato da una conferenza te-nuta al Teatro Andreani da Umberto Boccioni il 28febbraio 1916, nasce il primo gruppo futurista man-tovano al quale Baldassari si associa ancora giova-nissimo. I princìpi di questo movimento sono espres-si nella rivista “Procellaria”, che esce in quattro nu-meri nel 1917, animata dal poeta Gino Cantarelli edal pittore mantovano Aldo Fiozzi, che chiedono lacollaborazione di personalità internazionali comeTristan Tzara, fondatore della corrente dadaista.Questi artisti fondano più tardi una seconda rivistapubblicata in tre numeri (1920-1921), “Bleu”, diispirazione dadaista. Questo tardivo segnale di rin-novamento artistico accompagna la città verso ilcosiddetto secondo futurismo mantovano, quandoBUM e Fiozzi, insieme a Mino Somenzi e altri pit-tori, organizzano nel 1933 la “Prima mostra nazio-nale d’arte futurista” visitata da Marinetti. Dopo al-cune partecipazioni alle esposizioni nazionali, gli ul-timi fuochi del movimento si spengono nel 1935 conl’uscita di scena di Fiozzi e la partenza di Baldassa-ri per l’Etiopia38. Una volta tornato a Mantova dopola prigionia africana nel 1946, l’artista riprendenuovamente lo stesso stile insieme a sperimenta-zioni neocubiste. Si espone in mostra l’opera Il mi-natore39 (1948), eseguita a tecnica mista su carta. Iltema è chiaramente futurista: un uomo, rappresen-tato al lavoro, tiene in mano una lanterna, il centrodi attrazione di tutta la rappresentazione. La luce il-lumina la parte sinistra dell’opera, dove si scorge inlontananza un traliccio, mentre la parte destra è albuio. Il suo occhio sinistro è rivolto all’osservatoree costituisce un altro punto di attrazione della rap-presentazione, che presenta una discreta dinamicità:la divisione dello spazio, operata con tracciati obli-qui e circolari, crea una contrapposizione con la so-lida staticità formale della figura umana. L’opera èil bozzetto di una composizione più grande, ese-guita a olio, appartenente alla Fondazione manto-vana, proprietaria anche del dipinto Case di cam-pagna (1951). La seconda opera di Baldassari in mostra è Ritrat-to del pittore Resmi (1953), firmato e datato in bas-so a destra. Guido Resmi, pittore e incisione nonchégrande amico dell’artista, è rappresentato con uncappello e un abito verde davanti a un cavalletto sulquale è appoggiata una tela. L’uomo tiene in manouna pipa e dalla finestra alle sue spalle si scorge lafacciata di Palazzo Ducale, dove Baldassari aveva la-

vorato per molti anni prima come decoratore nelladitta Martinenghi e poi come restauratore nella bot-tega di Arturo Raffaldini40. L’esposizione prende quindi in esame due artisti,molto diversi tra loro, che considerano la luce ele-mento fondante della loro opera: Angelo Del Bon eGiuseppe Guindani. Angelo Del Bon41 (1898-1952), formatosi all’Acca-demia di Brera, condivide il suo studio nel capo-luogo lombardo con Umberto Lilloni, che si trasfe-risce con lui, dal 1929 al 1939, nella Casa degliArtisti di via Solferino 11. A Milano con Francescode Ronchi, Adriano Spilimbergo, Cristoforo De Ami-cis e il critico Edoardo Persico, Del Bon dà vita al-la corrente del chiarismo42 che avrà un suo “secon-do tempo” sulle colline di Castiglione delle Stiviere,dove l’artista frequenterà i pittori Mutti, Marini eNodari43. In opposizione al rigido neoclassicismodella corrente novecentista, questo movimento ècaratterizzato da una “riscoperta del romanticismoimpressionista”44. Questa pittura dai colori chiari edal segno leggero è intrisa di una nuova luce otte-nuta con una tecnica esecutiva che prevede la tra-sposizione su tela di una preparazione umida a ba-se di ossido di zinco. L’opera presente in mostra, Ne-vicata (1937), è stata acquistata dalla Fondazionemantovana poco prima della grande mostra dedicataal chiarismo organizzata a Palazzo Te nel 200645. Latela, pervasa da una luminosità assoluta, presenta unsoggetto più volte sperimentato dal pittore: prota-gonista è la natura, con la montagna innevata che sispecchia nelle gelide acque del fiume Adda nelle vi-cinanze di Lecco. A confronto si pone un dipinto di Giuseppe Guin-dani46 (1886-1946) che, formatosi a Venezia, a par-tire dal secondo decennio del Novecento prendeparte al gruppo dei cosiddetti “Ribelli di Ca’ Pesa-ro” che nasce in polemica con i maestri della Bien-nale ed è costituito da personalità artistiche moltodiverse, come Arturo Martini, Felice Casorati, Gui-do Marussig, Gino Rossi e Pio Semeghini47. Tornatoa Mantova, Guindani prende una strada diversaguardando ancora al colore del postimpressionismoe lasciandosi influenzare dalla pittura fauve. Il segnoforte e il colore, che mantiene tutta la sua vivacitàcomplementare, avvicinano la sua produzione al-l’attività di Lomini, con il quale Guindani ha moltipunti di contatto. L’opera esposta, Il Rio di Manto-va, rappresenta il canale artificiale che attraversa lacittà. La tela, eseguita poco prima della morte del-l’artista, è databile alla metà degli anni quaranta eapparteneva alla raccolta BAM. L’opera mostra uno

* Desidero ringraziare Mario De Bellis, VicePresidente della Fondazione Banca Agrico-la Mantovana, e Graziano Mangoni, Diret-tore della Fondazione, nonché Donatella Ca-presi e Barbara Cinelli per avermi coinvoltoin questo progetto.

1 Cfr. Acquisto di un quadro di GiuseppeBazzani, in “Notiziario Fondazione BancaAgricola Mantovana” (d’ora in poi “NF-BAM”), I, n. 1, gennaio 2002, p. 27, e C. Tel-lini Perina, Un inedito di Giuseppe Bazzani,in “NFBAM”, III, n. 6, novembre 2004, pp.45-48.2 C. Tellini Perina, Un grande dipinto di Giu-seppe Bazzani, in “NFBAM”, II, n. 4, di-cembre 2003, pp. 41-42.3 C. Tellini Perina, Due ovali di GiuseppeBazzani, in “NFBAM”, IV, n. 7, aprile 2005,pp. 45-47.4 C. Tellini Perina, Giuseppe Bottani (Cre-mona 1717-Mantova 1784), Banca Agri-

cola Mantovana, Milano 2000, p. 13, e C.Tellini Perina, Acquisto di un quadro diGiuseppe Bottani, in “NFBAM”, V, n. 10,luglio 2006, p. 46. 5 C. Tellini Perina, Due saggi giovanili diGiuseppe Bottani, in “NFBAM”, VII, n. 15,marzo 2008, pp. 35-41, in particolare pp.37-41. 6 C. Tellini Perina, Acquisto di un quadro diGiuseppe Bottani, in “NFBAM”, VII, n. 17,novembre 2008.7 Il progetto, a cura di “Studio Ambiente” diEristeo Banali, è presentato in La Galleriad’arte, in “NFBAM”, I, n. 2, novembre 2002,pp. 52-56.8 R. Margonari, N. Micieli, M. Milani, VanniViviani. Pom Aria, Fondazione Banca Agri-cola Mantovana, Milano 2002; DonazioneVilla Ca’ di Pom di San Giacomo delle Se-gnate, in “NFBAM”, I, n. 1, gennaio 2002,pp. 24-26; POM ARIA. Mostra antologicadel Maestro Vanni Viviani, in “NFBAM”, I, n.

2, novembre 2002, pp. 37-38; Inaugurazio-ne del Centro Culturale Ca’ di Pom, ibidem,pp. 41-43. 9 C. Rizzi, Lanfranco. Realtà di una storia in-verosimile, catalogo della mostra, Mantova2000; Lanfranco. La macchina del tempo,catalogo della mostra, coordinamento or-ganizzativo G. Mangoni, Mantova 2004. 10 Cfr. Donazione quadri Romano Marradi,in “NFBAM”, I, n. 1, gennaio 2002, p. 27. 11 Cfr. Donazione di quadri, in “NFBAM”, V,n. 11, novembre 2006, pp. 39-41. 12 Cfr. Donazione di un’opera di Antonio Rug-gero Giorgi, in “NFBAM”, V, n. 10, luglio2006, pp. 44-45. Per la biografia dell’artistacfr. R. Casarin, ad vocem, in Z. Birolli, Artea Mantova 1900-1950, catalogo della mostra(Mantova), Milano 1999, pp. 172-174.13 Cfr. Donazione di un quadro di GiuseppeDe Luigi, in “NFBAM”, V, n. 9, febbraio2006, pp. 42-43. Per l’artista cfr. E. De Lui-gi Luvié, R. Margonari, Giuseppe De Luigi.

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Antologica, catalogo della mostra (Gazoldodegli Ippoliti), Mantova 2006.14 Cfr. Acquisizioni di nuove opere, in “NF-BAM”, VI, n. 12, marzo 2007, p. 31.15 Cfr. Acquisizioni di nuove opere, in “NF-BAM”, VI, n. 12, marzo 2007, pp. 31-34.Per la biografia dell’artista cfr. R. Casarin, advocem, in Z. Birolli, Arte a Mantova… cit.,p. 186.16 Cfr. Donazione di due opere di RinaldoGozzi, in “NFBAM”, VI, n. 13, luglio 2007,pp. 42-44. Per la biografia dell’artista cfr. R.Margonari, Rinaldo Gozzi. Opere 1946-2003. Antologia retrospettiva, catalogo del-la mostra, Mantova 2007.17 R. Margonari, Antonio Carbonati, catalo-go della mostra, Mantova 1987; R. Casarin,ad vocem, in Z. Birolli, Arte a Mantova…cit., pp. 160-161. 18 R. Miracco, Giulio Aristide Sartorio (1860-1932), catalogo della mostra (Roma), Fi-renze 2006, e R. Miracco, Il fregio di GiulioAristide Sartorio, Milano 2007.19 Così scrive Emilio Faccioli nel 1939 nel-la prefazione al catalogo della VII Mostrasindacale dei pittori, scultori e incisori del-l’Ottocento e del Novecento: “Non vogliamoinsistere sull’esistenza di una scuola manto-vana nell’incisione moderna: ma certamen-te sulla realtà di una passione comune per laricerca tecnica, che nei più valenti di questiincisori coincide sempre con l’aspirazione adun linguaggio grafico personale. È abba-stanza sintomatica, da parte dei più sinceriartisti mantovani, la scelta dell’incisione peresprimere il paesaggio patrio: paesaggio ditoni uniformi, che non offre grande risorsedi colore; ma così evocativo di per se stesso,così gremito di vibrazioni liriche, da provo-care il fatto artistico anche nel più modesto“imitatore” del dato naturale… tecnicaquanto mai tentante e perniciosa quella del-l’incisione, che implica una intuizione im-mediata del motivo poetico, la cui tradu-zione grafica si affida intera a rapporti esclu-sivamente luminosi” (Pittori, Scultori e In-cisori mantovani ’800 e ’900, catalogo del-la mostra, Mantova 1939, p. 17).20 Per una lucida analisi della pittura man-tovana del primo Novecento, cfr. F. Barto-li, Pittura a Mantova nei primi cin-quant’anni del Novecento, Mantova 1998.21 M. Lepore, Domenico Pesenti pittore.Vindizio Nodari Pesenti pittore e scultore,catalogo della mostra, Mantova 1969; M.Lepore, Vindizio Nodari Pesenti. Pittore escultore, catalogo della mostra, Mantova1970; Z. Birolli, G.M. Erbesato, VindizioNodari Pesenti 1879-1961, catalogo dellamostra, Mantova 1979; M. Corradini, G.Giovannoni, G. Pinotti, Vindizio NodariPesenti (1879-1961). Dipinti e disegni, ca-talogo della mostra (Medole), (Brescia),Mantova 1992; R. Casarin, ad vocem, in Z.Birolli, Arte a Mantova… cit., pp. 188-189; G.M. Erbesato, Il Fondo Nodari Pe-senti, Mantova 2001; A. Sartori, A. Sarto-ri, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX,6 voll., Mantova 1999-2004, V, 2003, pp.

2129-2147, con ampia bibliografia e l’e-lenco delle mostre personali e collettive.22 L’archivio di Vindizio Nodari Pesenti ci dàgaranzie sul grado di informazioni che l’ar-tista riceve sul diffondersi del futurismo.Tra il 1912 e il 1914, egli riceveva regolar-mente a Milano tutti gli stampati del movi-mento, insieme ai biglietti di Boccioni che loinvitavano a entrare nella corrente. 23 D. Sogliani, scheda n. 116, in M. Bertolotti,con la collaborazione di D. Sogliani, La na-zione dipinta. Storia di una famiglia traMazzini e Garibaldi, catalogo della mostra(Mantova), Milano 2007, p. 188.24 Così scrive Mauro Corradini: “Il primoNodari Pesenti ‘divisionista’ si trova così afare i conti con le scansioni della luce not-turna: al di là degli aspetti simbolici, chepossono trovare spazio all’interno di unaconcessione sociale, prima richiamata, assaisignificativi del mondo dell’arte del perio-do, le tonalità notturne stemperano le ten-sioni espressioniste, che potevano alitaresottocutanee. Nodari Pesenti deve concen-trare la sua attenzione sulle sorde tensionidel buio da cui far lievitare baluginii di lu-ce. E, spesso, non bastano i pochi tocchi, arendere esplicita la rappresentazione. E pu-re, quello notturno, è per Vindizio un temaimportante ed essenziale, tema su cui tor-nerà più volte, fino a trovarne una precisadefinizione in anni posteriori” (M. Corra-dini, Dall’incanto divisionista al magmaumorale e espressivo, in M. Corradini, G.Giovannoni, G. Pinotti, op. cit., pp. 7-15,in particolare p. 10). Anche Francesco Bar-toli sottolinea l’importanza delle sue speri-mentazioni sulla luce: “Nel ’15 [VindizioNodari Pesenti] è nella pienezza creativa evanta già due stagioni riconoscibili, nellaprima delle quali, durata all’incirca fino al1906-07, i piani pittorici erano stati com-posti in corsiva febbrilità di trapassi. Con-tenendo per lo più le misure, Vindizio ave-va acceso lampi nel buio (In lavanderia,1904), alternato temi tenebrosi (Mantova dinotte, 1900), a diurni (Montmartre, 1904) esondato metamorfismi di nuvole e brume(Nubi in montagna, 1906), per rielaborarepoi il linguaggio divisionista con trepidi ac-centi antiscientisti” (F. Bartoli, Pittura aMantova… cit., p. 18).25 I disegni risalenti al 1898/1900 si trova-no nel taccuino n. 1 (Mantova, Firenze, Li-vorno); cfr. G. Giovannoni, Vindizio NodariPesenti: un itinerario attraverso i disegni, in“Civiltà Mantovana”, XXVII, n. 2, marzo1992, pp. 109-112, e in M. Corradini, G.Giovannoni, G. Pinotti, op. cit., pp. 17-20.26 Artisti mantovani alla Biennale, in “LaVoce di Mantova”, 22 maggio 1940, n. 3.27 Z. Birolli, G.M. Erbesato, op. cit., n. 19.28 G. Giovannoni, G. Ferlisi, Mario Lomini,catalogo della mostra, Mantova 1996; M.Corradini, Mario Lomini (1887-1948): di-pinti e disegni, catalogo della mostra, Man-tova 1999; A. Sartori, A. Sartori, ad vocem,in Artisti a Mantova… cit., IV, 2002, pp.1636-1649, con ampia bibliografia e l’e-

lenco delle mostre personali e collettive;R. Margonari, Mario Lomini (1887-1948),catalogo della mostra (Gazoldo degli Ippo-liti), Mantova 2005.29 Lo stesso uomo è ritratto con la cesta ingrembo e le mani incrociate ma su sfondoblu in una versione pubblicata in R. Mar-gonari, Mario Lomini, catalogo della mo-stra (Redondesco), Mantova 1978, p. 37, eIdem, Mario Lomini… cit., p. 18. 30 F. Caroli, S. Zanuso, Ugo Celada da Vir-gilio. La pittura senza tempo, catalogo del-la mostra (Virgilio), Suzzara 1985; G. Pi-notti, F. Andreatta, Oltre lo sguardo. I dipintidi Ugo Celada da Virgilio, catalogo dellamostra (Virgilio), Mantova 1997; A. Sarto-ri, A. Sartori, ad vocem, in Artisti a Manto-va… cit., II, 1999, pp. 773-783, con ampiabibliografia e l’elenco delle mostre personalie collettive. 31 R. Margonari, Bresciani da Gazoldo, ca-talogo della mostra (Gazoldo degli Ippoliti,Mantova), Mantova 1979; A. Sartori, A. Sar-tori, ad vocem, in Artisti a Mantova… cit.,II, 2000, pp. 586-597, con ampia biblio-grafia e l’elenco delle mostre personali ecollettive.32 Si segnala che Renzo Margonari ha data-to il dipinto a un periodo precedente, in-torno al 1930 (cfr. R. Margonari, Brescianida… cit., p. 37).33 R. Margonari, Arturo Cavicchini, catalogodella mostra (Gazoldo degli Ippoliti), Man-tova 1987; A. Sartori, A. Sartori, ad vocem,in Artisti a Mantova… cit., II, 2000, pp.759-770, con ampia bibliografia e l’elencodelle mostre personali e collettive. 34 F. Abbiati, La Diciannovesima Biennale. Ilritratto ottocentesco e l’arte nostra contem-poranea, in “Emporium”, LXXIX, n. 474,1934, pp. 323-410, in particolare p. 371.35 A. Sartori, A. Sartori, ad vocem, in Artistia Mantova… cit., II, 2000, pp. 939-950,con ampia bibliografia e l’elenco delle mo-stre personali e collettive; U. Bazzotti, R. Ca-sarin, D. Ferrari, L. Pazzaglia, Dal Pratoartista e uomo di scuola, Atti del convegno(Mantova), curatore editoriale R. Signorini,Lavagno 2009; D. Lusenti, Alessandro DalPrato. 1909-2009. Celebrazioni nel cente-nario della nascita, Lavagno 2009. 36 Cfr. Donazione di un quadro di AlessandroDal Prato, in “NFBAM”, V, n. 9, febbraio2006, pp. 40-41.37 F. Bartoli, G. Giovannoni, Umberto Ma-rio Baldassari. Opere 1922-1982, catalogodella mostra, Mantova 1997; F. Bartoli,Baldassari e l’Arte Moderna, in Z. Birolli,Arte a Mantova… cit., pp. 104-108; A.Sartori, A. Sartori, ad vocem, in Artisti aMantova… cit., I, 1999, pp. 168-177, conampia bibliografia e l’elenco delle mostrepersonali e collettive.38 Per le fasi del futurismo mantovano, cfr.M. Gazzotti, A. Villari, Futurismo e Dada.Da Marinetti a Tzara. Mantova e l’Europanel segno dell’Avanguardia, catalogo dellamostra (Mantova), Cinisello Balsamo 2009.39 Cfr. R. Pedrazzoli, BUM e due quadri de

“Il minatore”, in “NFBAM”, VIII, n. 19/20,luglio/novembre 2009, pp. 32-35. 40 D. Sogliani, Arturo Raffaldini restaurato-re e “alchimista” a Mantova, in E. Stendar-di, con la collaborazione di D. Sogliani, Ar-turo Raffaldini pittore, catalogo della mostra,Mantova 2012.41 R. Casarin, ad vocem, in Z. Birolli, Arte aMantova… cit., pp. 165-166; A. Sartori, A.Sartori, ad vocem, in Artisti a Mantova…cit., II, 2000, pp. 980-989, con ampia bi-bliografia e l’elenco delle mostre personalie collettive. 42 E. Pontiggia, Il chiarismo a Milano negli an-ni trenta: qualche riflessione, in F. Butturini,E. Banali, Semeghini e il chiarismo fra Mila-no e Mantova, catalogo della mostra (Man-tova), Cinisello Balsamo 2006, pp. 33-39.43 R. Margonari, Anima e anime del “secon-do chiarismo”, in F. Butturini, E. Banali, op.cit., pp. 51-55.

44 La definizione è di Piero Torriano, cherecensisce le opere di questi artisti allaSindacale Lombarda del 1932 (P. Torria-no, I giovani alla III Sindacale Lombarda,in “Casa Bella”, marzo 1932, riportato inE. Pontiggia, Il chiarismo, Milano 2006,testo n. 6). 45 Cfr. Acquisto di un quadro di Angelo DelBon, in “NFBAM”, V, n. 9, febbraio 2006,pp. 38-39, e F. Butturini, E. Banali, op. cit.,p. 185. 46 E. Farina, G. Giovannoni, A. Truzzi, Giu-seppe Guindani dal 1910 al 1931, catalogodella mostra, Mantova 1975; F. Solmi, Giu-seppe Guindani, Bologna 1980; A. Sartori,A. Sartori, ad vocem, in Artisti a Manto-va… cit., III, 2001, pp. 1487-1502, conampia bibliografia e l’elenco delle mostrepersonali e collettive.47 S. Branzi, I ribelli di Ca’ Pesaro, Milano1975.

48 M. Sarfatti, Cronache del mese: pittura escultura, in “L’Ardita”, I (1919), 5, pp. 316-318; G. Ponti, Volumi vuoti. Terrecotte diGiuseppe Gorni, in “Domus”, XXIII (1951),258, p. 36; C.L. Ragghianti, Giuseppe Gor-ni, in Arte moderna in Italia 1915-1935, ca-talogo della mostra, Firenze 1967, p. 343;C.L. Ragghianti, M. De Micheli, R. Margo-nari, M. Dall’Acqua, L’opera di GiuseppeGorni, Milano 1972; C.L. Ragghianti, Il fe-nomeno Gorni (1915-1925), in “Criticad’arte”, XIX (1972), 125, pp. 61-76; G. Bru-no, L’arte di Gorni, in Z. Birolli, Arte aMantova… cit., pp. 109-114; A. Sartori, A.Sartori, ad vocem, in Artisti a Mantova…cit., III, 2001, pp. 1415-1427, con ampia bi-bliografia e l’elenco delle mostre personalie collettive.49 G. Gorni, Brevi note sulla mia vita, inC.L. Ragghianti, M. De Micheli, R. Margo-nari, M. Dall’Acqua, op. cit., p. 25.

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1. Vindizio Nodari Pesenti Mantova di notte, 1900Olio su tela, 109 5 191 cmBanca Monte dei Paschi di Siena

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2. Ugo CeladaRitratto della moglie che allatta la figlia, 1929Olio su tela, 70 5 50 cmFondazione Banca Agricola Mantovana

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3. Arturo CavicchiniRitratto di mia sorella, [1934]Olio su tela, 120 5 95 cmFondazione Banca Agricola Mantovana

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4. Archimede Bresciani La merenda ai contadini, 1939Olio su tela, 90 5 70 cmFondazione Banca Agricola Mantovana

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5. Alessandro Dal Prato Ragazze alla fontana, 1954Olio su tela, 140 5 100 cmFondazione Banca Agricola Mantovana

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6. Mario Lomini Il mendicante, 1920Olio su compensato, 103 5 68 cmFondazione Banca Agricola Mantovana

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7. Umberto Mario Baldassari (BUM) Il minatore, 1948Tecnica mista su carta, 480 5 400 mmFondazione Banca Agricola Mantovana

8. Umberto Mario Baldassari (BUM) Ritratto del pittore Resmi, 1953Olio su tela, 74 5 63 cmFondazione Banca Agricola Mantovana

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9. Angelo Del Bon Nevicata, 1937Olio su tela, 56 5 60 cmFondazione Banca Agricola Mantovana

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10. Giuseppe Guindani Il Rio di Mantova, [1945]Olio su tavola, 82 5 68,5 cmFondazione Banca Agricola Mantovana

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12. Giuseppe Gorni L’attesa, 1945Bronzo, 52 5 70 5 28 cmFondazione Banca Agricola Mantovana

11. Vindizio Nodari Pesenti La ginnastaBronzo, 70 5 53 x 76 cmBanca Monte dei Paschi di Siena

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