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North-South R & D Spillovers di Coe, Helpman e Hoffmaister (1997) A cura di F.sca Rosaria Savaglio (matr. 96503)
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North-South R & D Spillovers di Coe, Helpman e Hoffmaister (1997) A cura di F.sca Rosaria Savaglio (matr. 96503)

May 01, 2015

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Alessa Ferrero
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North-South R & D Spilloversdi Coe, Helpman e Hoffmaister (1997)

A cura di F.sca Rosaria Savaglio (matr. 96503)

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OBIETTIVO

Generalmente si assume che ad usufruire dei benefici legati alla R&S siano i Paesi che investono in essa. Nel 1991 le sette economie mondiali costituivano il 92% della R&S.

Coe, Helpman e Hoffmaister vogliono dimostrare che il turn-over della R&S non è elevato solo per i Paesi avanzati, ma anche per quei Paesi che intrattengono relazioni commerciali con essi.

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CONSIDERAZIONI TEORICHE

Recenti sviluppi, nella teoria economica della crescita, hanno individuato quattro canali attraverso i quali spiegare il legame tra i livelli produttivi dei diversi Paesi:

1. Il commercio internazionale permette di utilizzare capitale e prodotti intermedi che aumentano la produttività del Paese, in termini di qualità e di differenziazione verticale;

2. Il commercio internazionale stimola lo sviluppo della conoscenza “cross-border”;

3. Il commercio internazionale consente ad un Paese di attingere dalla tecnologia esistente ed adeguarla alle esigenze interne;

4. Il commercio internazionale può aumentare la produttività di un Paese attraverso lo sviluppo di nuova tecnologia o imitando quella già esistente.

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Per un Paese in via di sviluppo commerciare con un Paese avanzato significa guadagnare molto in termini di prodotto da importare e di conoscenze da acquisire direttamente.

È per questo motivo che gli autori hanno scelto il commercio come principale fonte di guadagno per un Paese e, per misurarne il grado di apertura al commercio, hanno considerato le importazioni di macchinari e attrezzature.

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La Teoria suggerisce che la produttività totale di un Paese dipende dallo stock di capitale estero investito in R&S e dallo stock di capitale interno investito in R&S.

Tuttavia, per molti dei Paesi considerati, non c’è disponibilità di dati ed è per questo che lo stock di capitale interno investito in R&S viene tralasciato, essendo piuttosto piccolo.

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La produttività dipende anche dalla qualità della forza lavoro, sia direttamente, impiegando personale capace, che indirettamente, attraverso gli investimenti esteri.

Per misurare ciò si considera l’iscrizione alla scuola secondaria come proxy del capitale umano.

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Date queste considerazioni, viene utilizzata una specificazione lineare che collega la produttività totale (F) a:

Lo stock di capitale estero investito in R&S (S); La quota di importazioni di macchinari e impianti

dai Paesi industrializzati come variazione di reddito pro-capite in ogni Paese in via di sviluppo (M);

Il tasso d’iscrizione alla scuola secondaria (E).

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dove i e t indicano i Paesi ed il tempo considerato; αi

s rappresenta i parametri specifici per Paese; T è il trend sul tempo e μ è un termine di errore white-noise.

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Poiché il capitale estero investito in R&S agisce innanzitutto sullo sviluppo di un Paese e forse, indirettamente, sul commercio, per provare ciò si applica un’ ulteriore specificazione:

Se αiSM > 0 allora, l’effetto dello stock di capitale investito in R&S sulla

produttività interna è tanto elevato, quanto maggiore è il grado di apertura dell’economia al commercio estero e, gli effetti del commercio estero sulla produttività saranno elevati se maggiore sarà lo stock di capitale estero in R&S.

Se αiSE > 0 gli effetti dello stock di capitale estero in R&S sulla produttività

saranno tanto elevati quanto maggiore sarà l’istruzione della forza lavoro.

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DATI

Si considerano 77 Paesi in via di sviluppo, tra il 1971 ed il 1990.

Poiché il modello teorico considerato è rilevante per il medio termine e poiché le stime del tasso d’iscrizione alla scuola secondaria sono state interpolate solo per alcuni anni, il lavoro empirico è basato su un panel di dati analizzati per 4 sottoperiodi di 5 anni ognuno, fino al 1990.

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Per circa la metà dei 77 Paesi la produttività totale non varia molto nel 1990 rispetto al 1971, anzi oscilla in un range di più o meno il 10%. In 12 Paesi la produttività totale aumenta più del 50% nelle due decadi precedenti al 1990, incluso Malta e Mauritius, Paesi in cui è raddoppiata. In altri 12 Paesi, invece, è diminuita bruscamente, fino a raggiungere il 75% in meno del valore che aveva nel 1971.

Le stime dello stock di capitale estero in R&S, invece, sono aumentate costantemente nel tempo, con tassi simili tra Paesi. Le differenze che si rilevano sono dovute alle diverse forme di commercio applicate da ogni Paese.

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Si rilevano considerevoli variazioni nelle importazioni di macchinari ed attrzzature.

Solo in 13 Paesi, escluso: Hong Kong, Malaysia, Singapore e Taiwan (definite economie a “basso livello”), la quota di tali importazioni è pari al 10% di GDP. Per quasi la metà dei Paesi considerati, la quota di importazioni di macchinari ed attrezzature è pari al 5% di GDP o meno.

Il tasso d’iscrizione alla scuola secondaria oscilla tra il 3% dei Paesi africani ed il 70% della Giordania, Corea e Malta. Esso, comunque, tende ad aumentare in ognuno dei sottoperiodi, fino al 1990.

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RISULTATI EMPIRICI

Le equazioni (i) e (ii) sono delle specificazioni di base dell’equazione (I). Le equazioni (iii) – (vi) corrispondono alla (2) e includono l’interazione dello stock di capitale estero in R&S con le importazioni di macchinari e attrezzature ed il tasso d’iscrizione alla scuola secondaria. Tutte le equazioni sono stimate con il metodo dei minimi quadrati e molte di esse includono delle time-dummy per ogni periodo.

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Ogni equazione è riportata con o senza effetti fissi.

Con gli effetti fissi, l’ipotesi che i coefficienti stimati sulle quote delle importazioni siano uguali tra Paesi, non viene rigettata mai.

Nelle equazioni (i) e (iii) senza effetti fissi, la stima dell’elasticità sulla variazione del capitale estero in R&S è piuttosto grande. Quando si includono gli effetti fissi, nelle equazioni (ii) e (iv), tale stima diventa negativa.

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La stima di un valore molto grande, nella variazione dello stock di capitale in R&S, sia essa positiva o negativa, dipende dalla considerazione degli effetti temporali. Se questi venissero omessi, come nelle equazioni (v) e (vi), i coefficienti risulterebbero essere piccoli e non significativamente diversi da 0.

Nelle equazioni (vii) e (viii) la variazione dello stock di capitale estero in R&S è omessa. L’elasticità della produttività totale è positiva, anche se nella (viii) non è significativa e l’elasticità totale del tasso d’iscrizione è positivo e significativo.

Nelle equazioni (ix) e (x), nelle quali l’interazione tra il tasso tra

il tasso d’iscrizione e lo stock di capitale estero in R&S è buona, la stima dei coefficienti di variazione del tasso d’iscrizione è significativa.

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Coe, Helpman e Hoffmaister preferiscono l’equazione (x) nella quale:

La variazione della produttività totale è determinata dalla variazione delle importazioni di macchinari e attrezzature;

La variazione nelle importazioni interagisce con il capitale estero in R&S e con la variazione nel tasso d’iscrizione alla scuola secondaria;

Vengono considerati sia gli effetti temporali che fissi.

È per queste ragioni che l’ipotesi nulla, secondo la quale i coefficienti stimati sono uguali tra Paesi, non può essere rigettata.

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Tutte le equazioni sono stimate considerando 4 osservazioni per 77 Paesi (308 osservazioni), tranne l’equazione (v), che invece, si basa su 62 Paesi (248 osservazioni).

L’equazione (i) è identica all’equazione (x) della tabella 2 e si basa sull’importazione di macchinare ed attrezzature (M&E), come le equazioni (iv) – (vii). Le equazioni (ii) e (iii) invece, considerano rispettivamente le importazioni di manufatti (Man) e le importazioni totali di beni e servizi (G&S).

Nell’equazione (iii), la stima coefficienti relativa all’interazione della quota d’importazioni e stock di capitale in R&S non è significativamente diversa da 0, poiché la (iii), considerando le importazioni totali di beni e servizi, riflette il fatto che il loro consumo non abbia impatto sulla produttività.

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Lo stock di capitale estero in R&S, utilizzato nell’equazione (iv), è definito come la somma dello stock di capitale in R&S dei diversi Paesi industrializzati.

L’equazione (v) esclude 15 Paesi in via di sviluppo (Argentina, Brasile, Cile, Cina, Hong Kong, India, Indonesia, Corea, Messico, Pakistan, Singapore, Taiwan, Tailandia, Turchia e Venezuela), nei quali il consumo interno relativo alla R&S non è trascurabile.

Benché non siano molto diverso, i coefficienti stimati riflettono il fatto che 62 Paesi siano vicini allo sviluppo e perciò, hanno le potenzialità per beneficiare dal commercio e dagli spillovers esteri in R&S.

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Le equazioni (vi) e (vii) includono, rispettivamente il catchup e la crescita del mercato.

Nella (vi), la variabile di catchup è definita come il log del tasso di reddito pro-capite di ogni Paese, sulla media di reddito pro-capite dei Paesi industrializzati (log YD/YI) nel primo anno di ogni periodo. I risultati così ottenuti sono robusti e diversi da 0.

Le variazioni in R&S dei Paesi industrializzati sono simili a quelle nel reddito pro-capite. Ciò è possibile perché i risultati riflettono che la crescita produttiva è costituita dall’accesso al mercato delle esportazioni, piuttosto che dagli spillovers in R&S.

L’equazione (vii) include il log (YI). La stima della variabile di crescita del mercato non è significativamente diversa da 0 e gli altri coefficienti stimati sono invariati rispetto all’equazione (i). I risultati, quindi, riflettono gli spillovers in R&S piuttosto che l’accesso al mercato della crescita.

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CONCLUSIONI

Questo paper ha presentato l’evidenza empirica secondo la quale la produttività totale nei Paesi in via di sviluppo è positiva ed è legata significativamente alla R&S dei Paesi industrializzati, in qualità di partners commerciali, e alle importazioni di macchinari ed attrezzature da tali Paesi.

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Le stime suggeriscono che gli spillovers in R&S da Nord a Sud, valutati come misura dell’elasticità della produttività totale nel Sud rispetto al capitale investito in R&S nel Nord, sono sostanziali.

In media, un aumento dell’1% nello stock di capitale investito in R&S dei Paesi industrializzati comporta un aumento dell’output nei Paesi in via di sviluppo dello 0,06%.

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Gli spillovers che provengono dagli USA sono elevati, perché sono il partner commerciale “più richiesto” dai Paesi in via di sviluppo e perché lo stock di capitale investito in R&S è maggiore rispetto agli altri Paesi industrializzati. Tale ammontare ricopre la quota più elevata di capitale estero investito dagli USA in R&S nei Paesi sottosviluppati.

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I Paesi dell’America Latina commerciano soprattutto con gli USA e la loro produttività è influenzata dalla R&S di questi; allo stesso modo i Paesi africani commerciano con l’Europa e quelli asiatici con il Giappone, facendo si che i rispettivi livelli produttivi risentano degli investimenti in R&S dei propri partners commerciali.

I Paesi in via di sviluppo, quindi, traggono

benefici importanti e sostanziali dalla Ricerca e Sviluppo realizzati nei Paesi avanzati.