Oreste M. G. Debernardi Cultural Projects Advisor Gent.mo. Prof. Barone, mi rivolgo a Lei nella Sua veste di neo Direttore della Scuola Normale Superiore. Ho incontrato venerdì il sig. Marco R., come forse ricorda quando Lei stesso ha fatto capolino in sala stemmi per sincerarsi fosse pronta per condurre il seminario pomeridiano. L‘incontro era finalizzato a informarci reciprocamente sullo stato dei rispettivi ambiti di interesse e per valutare possibili sinergie visto il fertile connubio passato e la attuale mia presenza in Italia. Dalla riunione – cui ha partecipato anche una filologa spontanea non solo per dare un tocco femminile all‘incontro, ma per permettermi una successiva autocritica attraverso il confronto delle mie impressioni col suo punto di vista – sono emerse alcune esigenze. Glissando sui contenuti personali condivisi, direi che il senso di profonda riconoscenza di Marco verso la Scuola per la possibilità di essere stato a contatto con la ricchezza culturale di chi ne frequenta le strutture – perché egli è capace di trarre nutrimento persino dai brevi contatti dovuti dal settaggio delle impostazioni di rete – conferma la fertilità di un ambiente formativo unico a dispetto del declino indicato da alcuni ranking della S.N.S. È anche emersa una sintonia, la stessa che avevamo a inizio millennio, quando gravitavo nell‘orbita della Scuola. Registro con piacere l‘incremento di opere d‘arte presenti al Palazzo Carovana, una presenza che interpreto quale indice della consapevolezza che l‘arte riduca i sentimenti negativi che l‘uomo prova nel confronto con l‘innovazione. L‘opera d‘arte assolve, infatti, alla funzione di ridurre la paura di un concetto davvero innovativo che impone al soggetto conoscente un rinnovamento categoriale o paradigmatico per fruirlo. Permette di familiarizzare con esso affinché gli sia possibile coglierne l‘intima essenza e riesca a inscriverlo nel personale bagaglio di conoscenze, senza assimilarlo a qualcosa di già conosciuto, quindi deformandolo, con l‘illusione di capirlo. L‘inserimento nel senso personale è il punto di transizione tra l‘uso di obsolete categorie interpretative e quelle che il nuovo concetto richiede di adottare per essere compreso. La presenza dell‘opera d‘arte è indispensabile nel processo di apprendimento tout court. Infatti, l‘estesia, la forma sensibile con la quale si percepisce il mondo, richiede di conciliarsi con esso e per farlo occorre agire tenendo conto dell‘amigdala, magari adottando metodi empatici e linguaggi consoni alla nostra sensibilità. L‘arte non è solo gesto, o stile, o cifra espressiva di un autore, è pure fattore di mediazione, catalizzatore emotivo a fini ermeneutici, stimolo che apre prospettive interpretative considerate dal lato del fruitore. Nella bellissima cornice del palazzo, è stato sommessamente spiacevole riscontrare l‘immagine della S.N.S. dall‘esterno che pare non cogliere gli sforzi della Scuola per mantenere la propria eccellenza, almeno a giudicar dall‘apparente declino del ranking e pure nei contenuti della relazione del referente degli studenti umanisti alla cerimonia di consegna dei diplomi del dicembre scorso. Vorrei sottolineare l‘andamento della curva, non il valore assoluto dell‘Academic Ranking of World Universities, in quanto basato sul confronto del n. di pubblicazioni prodotte dagli atenei senza parametrare in base al n. dei docenti nell‘ateneo. Per 4 anni la SNS si è posizionata al 27° e 28° posto e poi è scesa al 30° nel 2015, tra le università italiane, e nel periodo è oscillata tra il 446° (2014) e il 486° (2015) a livello mondiale [fonte].
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Oreste M. G. Debernardi
Cultural Projects Advisor
Gent.mo. Prof. Barone,
mi rivolgo a Lei nella Sua veste di neo Direttore della Scuola Normale Superiore.
Ho incontrato venerdì il sig. Marco R., come forse ricorda quando Lei stesso ha fatto capolino
in sala stemmi per sincerarsi fosse pronta per condurre il seminario pomeridiano.
L‘incontro era finalizzato a informarci reciprocamente sullo stato dei rispettivi ambiti di
interesse e per valutare possibili sinergie visto il fertile connubio passato e la attuale mia
presenza in Italia. Dalla riunione – cui ha partecipato anche una filologa spontanea non solo per
dare un tocco femminile all‘incontro, ma per permettermi una successiva autocritica attraverso
il confronto delle mie impressioni col suo punto di vista – sono emerse alcune esigenze.
Glissando sui contenuti personali condivisi, direi che il senso di profonda riconoscenza di
Marco verso la Scuola per la possibilità di essere stato a contatto con la ricchezza culturale di
chi ne frequenta le strutture – perché egli è capace di trarre nutrimento persino dai brevi contatti
dovuti dal settaggio delle impostazioni di rete – conferma la fertilità di un ambiente formativo
unico a dispetto del declino indicato da alcuni ranking della S.N.S. È anche emersa una sintonia,
la stessa che avevamo a inizio millennio, quando gravitavo nell‘orbita della Scuola.
Registro con piacere l‘incremento di opere
d‘arte presenti al Palazzo Carovana, una
presenza che interpreto quale indice della
consapevolezza che l‘arte riduca i sentimenti
negativi che l‘uomo prova nel confronto con
l‘innovazione. L‘opera d‘arte assolve, infatti,
alla funzione di ridurre la paura di un
concetto davvero innovativo che impone al
soggetto conoscente un rinnovamento
categoriale o paradigmatico per fruirlo.
Permette di familiarizzare con esso affinché
gli sia possibile coglierne l‘intima essenza e
riesca a inscriverlo nel personale bagaglio di
conoscenze, senza assimilarlo a qualcosa di
già conosciuto, quindi deformandolo, con
l‘illusione di capirlo. L‘inserimento nel senso
personale è il punto di transizione tra l‘uso di
obsolete categorie interpretative e quelle che
il nuovo concetto richiede di adottare per
essere compreso. La presenza dell‘opera
d‘arte è indispensabile nel processo di
apprendimento tout court. Infatti, l‘estesia, la
forma sensibile con la quale si percepisce il
mondo, richiede di conciliarsi con esso e per
farlo occorre agire tenendo conto
dell‘amigdala, magari adottando metodi
empatici e linguaggi consoni alla nostra
sensibilità.
L‘arte non è solo gesto, o stile, o cifra
espressiva di un autore, è pure fattore di mediazione, catalizzatore emotivo a fini ermeneutici,
stimolo che apre prospettive interpretative considerate dal lato del fruitore.
Nella bellissima cornice del palazzo, è stato sommessamente spiacevole riscontrare l‘immagine
della S.N.S. dall‘esterno che pare non cogliere gli sforzi della Scuola per mantenere la propria
eccellenza, almeno a giudicar dall‘apparente declino del ranking e pure nei contenuti della
relazione del referente degli studenti umanisti alla cerimonia di consegna dei diplomi del
dicembre scorso. Vorrei sottolineare l‘andamento della curva, non il valore assoluto
dell‘Academic Ranking of World Universities, in quanto basato sul confronto del n. di
pubblicazioni prodotte dagli atenei senza parametrare in base al n. dei docenti nell‘ateneo. Per 4
anni la SNS si è posizionata al 27° e 28° posto e poi è scesa al 30° nel 2015, tra le università
italiane, e nel periodo è oscillata tra il 446° (2014) e il 486° (2015) a livello mondiale [fonte].
consistenza di quella posta attraverso stringhe di caratteri alfanumerici che chiamano login e
password (che non è così difficile trovare).
Se all‘ex giovane hacker presente al convegno sull‘Internet security interessava come
funzionavano le macchine, a me interessa come funzionano le persone (non intese come
macchine, naturalmente). Così mi sento molto appesantito. Forse ti invio queste note perché non
voglio davvero pensare a come superare la situazione sul piano reale. Per ora voglio solo
esprimere la mia emotività. Vedrò in futuro che fare. Magari dammi qualche indicazione, se ti
interessa o cogli il senso di quanto scrivo. Ciao
From: Responsabile della rete To: Oreste
Sent: Friday, April 05, 2002 11:05 AM
Caro Oreste, so che in qualche modo ieri ti ho ferito. Non più tardi di due ore dopo ho ricevuto
la stessa ‗umiliazione‘. Ho sinceramente sofferto tutto il giorno e ancora sento il dolore di
quanto non ho ancora razionalizzato e collocato nella mente in un posto o in un modo più
gestibile e tollerabile. Sarei tentato di divagare sullo psicologico, ma ho intuito che a te non
piace molto come strumento di analisi della realtà. Anche io Oreste ho intuito che si rompeva
qualcosa di più importante prima ancora di dirtelo, ma devo rispondere di un imperativo
concordato internamente al CED. Io sdrammatizzerei un momento e cercherei di alimentare
quella parte che ancora ci fa incontrare su queste righe. Cerco di esporti il mio punto di
osservazione: ho un compito da svolgere e non posso concedermi interruzioni non
programmate; la via della collaborazione su un‘attività poteva essere un modo in cui conoscerci
senza togliere tempo ai miei doveri professionali. Altro punto importante che devi sapere: per
me la fiducia è un tentativo all‘inizio, ma occorrono anni per consolidarla: sposo la tesi
giurisprudenziale che non ammette frasi del tipo: ―...ho incontrato tizio alla stazione e mi ha
ispirato fiducia...‖. D‘altronde ti vedo da molto tempo e ti ho visto lungamente nello studio di
Marino, che ti ripeto per me è come un fratello, e questo gioca a favore della fiducia che ti ho
dimostrato. Altro punto importante che devi considerare: ritengo un dovere diffondere le mie
conoscenze e vorrei tanto coinvolgere gli studenti interessati, quindi il tuo iniziale interesse per
le slide sulla sicurezza dei router, coglieva questo mio bisogno. Purtroppo se dobbiamo parlare
di questioni che toccano la sfera della sicurezza informatica è necessario che la tua posizione nei
confronti del CED e della Scuola in generale sia formalizzata. Una via potrebbe essere avere
un‘autorizzazione dal direttore del CED a collaborare a qualche titolo con me, ma lascio a te
l‘interesse e la capacità di farlo. In alternativa gli argomenti informatici trattabili sono tanti.
Riparliamone. L‘importante è non perdere tempo durante l‘orario di lavoro, quindi
necessariamente ci dobbiamo agganciare a un‘attività finalizzata al raggiungimento di qualche
obiettivo preciso.
L‘emotività attivata si trasforma in motivazione ad agire. Velocemente si intrecciano
esigenze recenti con bisogni espressivi più remoti.
Nasce l‘idea del progetto che prende forma nei dialoghi con Mario e con alcuni allievi e
perfezionandi. Traduco i pensieri in un mail al Direttore del CED.
Oreste M. G. Debernardi
Brahestr. 9A, 10589 Berlin
Cultural Projects Advisor
From: Oreste To: Direttore del CED
Sent: Tuesday, April 09, 2002 11:00 AM
Subject: problemi e proposte
Al Direttore del Centro di Calcolo della Scuola Normale Superiore
Oggetto: modello organizzativo del network ed effetti conseguenti sulle condizioni di utilizzo
del sistema
Gent.mo Professore, scelgo uno stile informale – che spero Lei voglia benevolmente accettare –
sull‘onda di una piacevole conversazione intrattenuta con una perfezionanda che mi ha parlato
di lei e che, tra l‘altro, ha offerto un interessante punto di vista quale utente del centro di calcolo
della Scuola, alla luce della sua recente esperienza americana. Le parole della giovane
dottoressa hanno ulteriormente rafforzato l‘impressione che i recenti problemi di rete hanno
diffuso. Il frequentare la Scuola mi ha permesso non solo di seguire corsi e seminari, ma
soprattutto di essere in relazione con la comunità che accoglie. È grazie a questo contatto che mi
è facile percepire il disagio di chi incontra difficoltà nell‘usare le macchine, e ben comprendo la
percezione di chi si sente vittima di una politica avversa, o quanto meno percepisce sfocato il
potere attrattivo della Scuola nel proprio orizzonte di ricerca.
Prima problematica
Esiste una disparità considerevole, oltre a quella che è lecito attendersi, nell‘uso degli strumenti
informatici tra l‘utenza letteraria e quella scientifica. Disparità che personalmente aiutavo a
ridurre coadiuvando in modo estemporaneo chi incontrava problemi. A ciò si aggiunge il
problema causato dall‘attacco dei virus informatici. Per evitare che questi si propaghino e
diventino serio ostacolo al lavoro, la recente esperienza dimostra quanto sia essenziale una
maggiore consapevolezza degli utenti. Ed essa non è certo favorita dall‘involontaria
incomunicabilità esistente tra il personale del centro di calcolo e alcuni utenti letterati1.
Possibile soluzione
Un mediatore tra le due realtà – con le competenze tecniche e comunicative necessarie a
organizzare momenti di approfondimento dell‘uso di macchine e applicativi – permetterebbe di
evitare di assaggiare l‘amaro sapore della disapprovazione per il disservizio. Una risposta in
questo senso non sarebbe solo tecnica – non si tratta, infatti, di un problema solo tecnico – ma
anche cognitiva: essere affiancati in un tirocinio che abbia come obiettivo l‘autonomia personale
non rinvia ad un terzo l‘onere di capire, e quindi di imparare ad affrontare gli imprevisti. Penso
a una figura che sia di stimolo all‘acquisizione di competenze e non a cui, per ruolo, siano
demandate facoltà di cui è auspicabile essere depositari.
Rischi conseguenti la prima problematica
L‘approccio alle macchine ormai indispensabile a tutti seleziona, in senso darwiniano, solo chi
ha una forma mentis a esse orientata. Avvicinare in modo gradevole le persone alle macchine,
senza che ne sentano la distanza e senza che per avvicinarsi debbano perdere il piacere della
relazione – qualcosa di prossimo all‘amore che lega il musicista al proprio strumento – è, a mio
avviso, indispensabile.
Seconda problematica
D‘altra parte è necessaria sensibilità verso esigenze e desiderata dell‘utenza che pare non siano
state considerate rilevanti nell‘ elaborazione delle soluzioni tecniche. Ad esempio non è
essenziale la mancata perdita di dati per l‘attacco dei virus, quando spesso il fattore essenziale è
il tempo di consegna del lavoro ed è prioritario il reperimento di quei dati. La legittimazione
implicita che gli attacchi dei virus giustifichino deficit operativi o drastiche limitazioni
all‘utilizzo della rete cade clamorosamente di fronte all‘evidenza dell‘ultimo periodo. Le
limitazioni non sono state sufficienti a evitare i recenti problemi e ciò impone che venga
ripensato il modello organizzativo creando un equilibrio tra esigenze di sicurezza e utilizzo
degli strumenti nei termini che la particolare utenza della Scuola richiede.
1 La comunicazione non si realizza soltanto aprendo canali che però non vengono usati. Quando ognuno ritiene
esclusiva la personale articolazione del codice, ovvero intende abitare lo spazio di interlocuzione secondo il proprio
stile e proietta sull‘interlocutore il proprio modello di interazione, il risultato è l‘incomprensione.
Oreste M. G. Debernardi
Brahestr. 9A, 10589 Berlin
Cultural Projects Advisor
Possibile soluzione
Affiancare i responsabili del centro di calcolo nel cercare una riorganizzazione del sistema per
ridurre le ragioni dei disservizi. Lo schema operativo prevede un‘immersione nel sistema e il
calibrare interventi all‘interno di esso, elaborando modelli organizzativi specifici.
L‘approccio consulenziale che prevede l‘applicazione di modelli già testati in altre realtà si
rivelano perdenti in partenza perché inapplicabili alla situazione assolutamente originale della
Scuola, trascurando il momento essenziale: gli utilizzatori, come pensano, cosa intendono fare e
diventare.
Osservazioni personali
Quando chiesi l‘autorizzazione ad accedere alla Scuola cercavo un ambiente che condividesse i
miei presupposti in ordine alla ricerca e che si accordasse con la prospettiva esistenziale che
coltivavo. Nonostante una formazione semiotica, mi sono avvicinato alla matematica e
all‘informatica tanto da non riconoscermi più nella figura del letterato. Abituato com‘ero a non
restare nei limiti di una didattica, al tempo percepita come inadeguata rispetto ai miei tempi di
apprendimento e agli obiettivi che mi ero dato, non ho accettato la divisione disciplinare o
l‘assunzione di ruoli che limitassero il mio desiderio di interpretare in modo originale il
percorso cognitivo. Ho posto attenzione soprattutto a conseguire competenze, piuttosto che alla
loro certificazione e in quest‘ottica l‘ambiente umano si è rivelato prezioso stimolo alla crescita
intellettuale.
Proposte
Poiché l‘atmosfera che circonda chi è sotto impegno determina inevitabilmente la qualità dei
suoi risultati, ho deciso di sottoporLe alcune soluzioni che considero implementabili
separatamente.
1) Le offro di organizzare momenti di incontro (seminari, corsi, tutore) con gli utenti del Cluster
Windows che ne sentano la necessità – senza attendere che il disagio venga percepito come
inettitudine oppure limite dello strumento o del personale tecnico – al fine di trasferire il know-
how necessario a una soddisfazione nell‘utilizzo più completo delle macchine e del software. Il
modello relazionale non intende necessariamente ricalcare lo stereotipo del corso e del
seminario: la libertà di elaborare il modello più congruo in base alle diverse competenze degli
interlocutori permetterà di raggiungere l‘obiettivo, la cui ricaduta in termini di efficienza del
lavoro individuale e di immagine della Scuola non sarà trascurabile.
2) Le offro di collaborare con il personale del centro di calcolo per elaborare e un progetto di
riorganizzazione delle risorse – macchine e network – nel rispetto di una gerarchia di priorità
che non trascuri quelle non meramente tecniche. Penso a un‘attività consulenziale svolta
attraverso un periodo di auditing interno, seguito da un‘elaborazione collegiale di soluzioni2.
Ciò dovrebbe evitare la percezione di perdita di potere di chi se n‘è occupato sinora.
Riflessione disincantata
Non ho ancora avuto modo di parlare con i responsabili dei settori o i consulenti di cui la Scuola
si avvale e mi riservo di farlo dopo aver sentito la Sua opinione. Sono consapevole che la
seconda offerta potrebbe costituire l‘oggetto di una costosa consulenza esterna, ma sarebbe un
interessante banco di prova per i risultati delle mie ricerche relative alla produzione e alla
trasmissione della conoscenza. Mi rendo inoltre conto che occorra adeguata ―entratura‖, se mi
perdona il termine, per poter sperare venga anche solo esaminata tale offerta. Non basterà certo
l‘apparente hybris che trapela dal proporla a convincerLa della sua opportunità. Se fosse
interessato a prenderla in considerazione stabiliremmo condizioni che non si tradurrebbero in
uno sterile consumo di risorse, poiché strettamente correlate ai risultati.
Nel ringraziarLa per la Sua attenzione Le chiedo l‘autorizzazione a continuare la collaborazione
con il responsabile della rete, che ha per obiettivo prevenire attacchi alla sicurezza di rete3. La
2 L‘idea di fondo è di porre attenzione su ciò che ancora non sappiamo – e non riproporre ciò che abbiamo già
abbondantemente testato. In quest‘ottica la capacità di mettere in discussione le mete raggiunte diventa essenziale,
come prediligere risorse umane che non abbiano necessariamente al loro attivo esperienza nel settore – poiché non
potrebbero che limitarsi ad esportarla – ma a chi ha sufficienti strumenti cognitivi per creare categorie interpretative
specifiche per formulare i problemi in termini più consoni alle soluzioni auspicate. 3 Dalla continuazione della collaborazione nascerebbe un confronto tra il mondo di chi struttura la rete e quello di chi
la usa. Da tale sinergia potranno scaturire soluzioni non meramente passive sia di utilizzo, che di sicurezza.
Oreste M. G. Debernardi
Brahestr. 9A, 10589 Berlin
Cultural Projects Advisor
collaborazione è cominciata partendo dalla configurazione dell‘elemento più importante: il
router di frontiera. L‘intesa con il responsabile è stata immediata grazie alla sua disponibilità e
avevo pensato che la mia mancanza di ruolo in quel contesto avrebbe evitato le consuete
dinamiche di potere, ma purtroppo si è materializzato un problema ulteriore. La recente
effrazione ha modificato l‘approccio alla sicurezza globale, costringendo il Sig. Mario, a
chiedermi di formalizzare il mio ruolo con la Scuola. Cordialmente.
From: Oreste To: Direttore del CED
Sent: Wednesday, April 10, 2002 9:29 AM
Gent.mo Professore, se desidera delucidazioni in merito al mail che le ho inviato ieri mi trovo in
sala utenti del centro di calcolo. Sarò ben lieto di incontrarla in giornata impegnandoLa lo
stretto necessario a chiarirLe la proposta. Cordialità.
From: Direttore del CED To: Oreste
Sent: Wednesday, April 10, 2002 11:19 AM
Caro Oreste, sarei molto contento di capire meglio il senso del tuo mail. Puoi passare dal mio
studio stamattina? Io sono qui fino all‘una.
From: Oreste To: Direttore del CED
Sent: Tuesday, April 09, 2002 5:50 PM
Caro Professore, conoscerLa è stato per me entusiasmante. Ha superato ogni positiva
descrizione che possono avermi fatto di Lei. Le preannuncio che dalle conversazioni che sto
intrattenendo con il personale del CED, e con alcuni ragazzi e docenti ottengo reazioni assai
positive al progetto la cui bozza sto redigendo. Le conversazioni sono necessarie a redigerla.
Volevo anche scusarmi per aver parlato con lei a una velocità eccessiva, ma pensavo che mi
avrebbe offerto solo pochi minuti. In ogni caso sono stato contento che dopo l‘ora trascorsa
insieme lei era ancora sorridente come all‘inizio e la sua stretta di mano sicura quanto all‘inizio.
Quanto all‘imbarazzante domanda che mi ha fatto: ―quanto vuoi‖, Le dirò che mi sta
costringendo ad un interessante dilemma.
Oscillo tra la necessità di fare una richiesta accettabile dalla Scuola ed una che riconosca il
valore del progetto in cui mi sto impegnando.
Nel prendere informazioni ho scoperto quanto la Normale retribuisce i cantanti. Ne ha un‘idea?
Ma sarò serio: non porrò come logo nelle slide che presenterò la scritta: ―Sigh, perché non ho
fatto l‘artista da grande?‖
A presto.
Consegno la bozza al Direttore del CED.
Oreste M. G. Debernardi
Brahestr. 9A, 10589 Berlin
Cultural Projects Advisor
PROGETTO SPERIMENTALE
COMUNICAZIONE – EMPATIA – CONOSCENZA
nel contesto della relazione con sistemi informatici
Focus: qualità emotiva nella relazione di apprendimento.
Obiettivo di lungo termine:
migliorare la qualità emotiva della relazione con la rete e con le macchine.
Obiettivo intermedio:
elaborare un modello di gestione e di utilizzo delle risorse informatiche che rispetti le
priorità formative della specifica utenza con focus sulla qualità emotiva.
Obiettivo a breve termine con gli utenti:
· recuperare la qualità della percezione dell‘ambiente di lavoro attraverso interventi
oggettivi e soggettivi;
· favorire un approccio emotivamente positivo all‘uso delle risorse informatiche;
· fornire gli strumenti cognitivi necessari ad un autoapprendimento delle modalità di
installazione e di configurazione di sistemi operativi e di software applicativi, passando
dall‘adattamento passivo allo strumento, alla configurazione autonoma dei sistemi;
· massimizzare l‘utilizzo dei sistemi e ridurre le perdite di tempo, i tempi di
apprendimento, i disservizi per incapacità di utilizzo;
· fare esperienza di hacking controllato, al fine di imparare a difendere la sicurezza dei
propri sistemi.
Obiettivi a breve termine con il personale del centro di calcolo:
· stabilire un nuovo canale comunicativo tra personale del centro di calcolo e utenti;
· concordare la documentazione on line necessaria alla transizione al nuovo sistema
operativo e alle modalità di configurazione del software;
· stimolare l‘emergere di desideri di crescita personale, di autorealizzazione,
individuando l‘identità vocazionale e fornendo indicazioni che aumentino la
consapevolezza di sé al fine di effettuare autonomamente una pianificazione esistenziale
e professionale.
Metodologia: elaborare, applicare, verificare, correggere o ridefinire una
strategia di intervento differenziata e calibrata sui diversi livelli di consapevolezza e di
sensibilità emotiva. La ridefinizione delle prassi in itinere avverrà qualora si rivelino in
contrasto con gli obiettivi. Flessibilità e autonomia operativa durante la sperimentazione
permetterà di ridefinire gli obiettivi parziali nel rispetto dell‘obiettivo generale.
Relazioni aggiornate dell‘attività svolta consultabile via web interno. La verifica
dei risultati avverrà attraverso un sistema di verifica da elaborare.
Occasione di sperimentazione: passaggio al nuovo sistema operativo. Ciò
richiederà adattamenti che è importante vengano gestiti tenendo conto della dimensione
emotiva.
Soggetti coinvolti nel progetto: utenti dei sistemi (docenti e allievi), personale
del centro di calcolo (in quanto gestori delle risorse di rete).
Target della sperimentazione: docenti, allievi iscritti al corso ordinario e
perfezionandi.
Condizioni operative: completa autonomia decisionale ed operativa, senza
obblighi di orario che non siano stati concordati con gli interlocutori.
Referenti diretti: il Direttore del centro di calcolo e il Direttore della Scuola.
Risorse necessarie al progetto:
a) affidamento di un notebook per il periodo della sperimentazione;
Oreste M. G. Debernardi
Brahestr. 9A, 10589 Berlin
Cultural Projects Advisor
b) disponibilità di un ufficio (anche per poche ore al giorno) ove ricevere gli utenti;
c) disponibilità saltuaria dell‘aula Fermi fornita di proiettore video;
d) spazio macchina su server della Scuola interrogabile dal web;
e) autorizzazione a conoscere ogni problematica connessa a rete e sistemi al fine di non
intralciare il lavoro del centro di calcolo e rendere più semplice la trasmissione di ogni
conoscenza;
f) esplicita richiesta da parte del Direttore ai dipendenti e agli allievi di favorire
l‘iniziativa;
g) autorizzazione a far effettuare piccoli cambiamenti senza costi nelle due sale;
h) autorizzazione all‘uso della mensa al costo per i dipendenti;
i) se disponibile, alloggio in una camera della Scuola.
Tempi: cinque mesi per organizzare, applicare, verificare e correggere i risultati
sperimentali.
Dopo l‘approvazione del progetto, ovvero la sua autorizzazione, partirà la prima
fase organizzativa della quale si ipotizzano i seguenti momenti (indicazioni di
massima):
· disbrigo delle pratiche amministrative necessarie;
· consegna del portatile ed installazione dei software necessari;
· stesura del piano di lavoro del progetto e relativa immediata applicazione;
· riunioni preliminari con il personale del centro di calcolo per concertare i tempi di
collaborazione e gli obiettivi tecnici;
· preparazione della fase pubblicitaria del progetto;
· comunicazione da parte della Direzione dell‘iniziativa in corso;
· istituzione degli orari a disposizione dell‘utenza non appena disponibile l‘ufficio;
· raccolta di punti di vista dell‘utenza tramite contatto personale e via mail;
· ideazione del piano di lavoro tenendo conto di ogni elemento emerso a quel momento;
· istituzione dei corsi-laboratorio e pubblicizzazione dei seminari;
· affiancamento al personale del centro di calcolo in relazione alla creazione del disco
immagine con il software che verrà installato nel passaggio al nuovo sistema operativo;
· redazione della documentazione on-line relativa;
· partecipazione alle riunioni del centro di calcolo il cui impatto decisionale riguardi la
rete e le condizioni di utilizzo dei sistemi;
· verifica del grado di accoglienza da parte dell‘utenza e dei risultati sul piano cognitivo;
· preparazione dell‘elaborato finale.
Un successivo periodo, la cui durata verrà valutata in base ai risultati
sperimentali, permetterebbe l‘applicazione dei risultati su scala maggiore. Sarebbe
interessante poter iniziare con l‘arrivo dei nuovi iscritti.
Sarebbe opportuno far transitare ritualmente dall‘istituendo ufficio i nuovi
utilizzatori. Oltre a consegnare i dati relativi all‘account, sarebbe possibile fare una
valutazione di massima delle competenze informatiche dell‘utente e pubblicizzare
l‘iniziativa in corso.
Perché proprio io?
Quando chiesi l‘autorizzazione ad utilizzare gli strumenti di cui la Scuola dispone
cercavo un ambiente umano che condividesse i miei presupposti in ordine alla ricerca e
che si accordasse con la prospettiva esistenziale che coltivavo.
Frequentare la Scuola mi ha permesso non solo di coltivare i miei interessi di
ricerca, ma mi ha consentito di essere in relazione empatica con la comunità che
accoglie. Il progetto mi darebbe la possibilità da una parte di sottoporre a verifica i
risultati delle mie ricerche sui meccanismi che regolano le attività cognitive e dall‘altra
di mettere a frutto la mia competenza in comunicazione empatica.
Oreste M. G. Debernardi
Brahestr. 9A, 10589 Berlin
Cultural Projects Advisor
Presentazione grafica dello schema di interazione con i soggetti (diagramma di Pert)
Progetto sperimentale
COMUNICAZIONE — EMPATIA — CONOSCENZA
From: Oreste To: Direttore del CED
Sent: Friday, April 12, 2002 1:24 PM
Subject: dimenticavo…
Gent.mo Professore, ho dimenticato di dirLe che il frontespizio, l‘introduzione e l‘indice che
trova nel documento sono esemplificazione di quello che potrebbe essere l‘elaborato finale. Le
altre quattro pagine con obiettivi, metodologia, ragioni della scelta personale, richiesta
economica sono la bozza della proposta che discuteremo la prossima settimana quando vorrà
incontrarmi. Buon fine settimana.
Continuo a rivedere la bozza del progetto rendendomi conto di quanto la prima fosse
lacunosa. Nuove riflessioni che hanno per oggetto il nuovo impegno si susseguono senza posa.
In effetti, tutto ciò è normale in un processo di natura sperimentale.
Dopo aver sentito che il Direttore del CED parlerà al Direttore della Scuola, consegno
alla segreteria della direzione la bozza del progetto.
Al Direttore della Scuola Normale Superiore
Al Vice Direttore della Scuola Normale Superiore
e Direttore del Centro di Elaborazione, Informazione e Calcolo
Oggetto: richiesta di approvazione del progetto sperimentale “qualità emotiva nella relazione di
apprendimento‖
Gent.mi Professori, dopo profonda riflessione e lunghe discussioni con le persone che
potrebbero esservi coinvolte, presento la bozza del progetto di sperimentazione alla Vostra
valutazione.
Il documento intende dare un‘idea di massima del progetto. Trattandosi di operazione a stretto
contatto con una molteplicità di soggetti, saranno possibili continue revisioni in itinere. Mi
attendo anche da Voi contributi e indicazioni che sarò ben lieto di seguire.
Qualora non riteniate opportuno approvare la richiesta economica indicata, chiedo che almeno
autorizziate l‘iniziativa, permettendomi ugualmente di procedere nei termini descritti. Dalla
sperimentazione alcuni vantaggi deriverebbero comunque alla Scuola in quanto verrebbe
qualificata la relazione empatica con gli strumenti da parte del gruppo di allievi a cui mi
rivolgerò. Anche il personale del centro di calcolo, grazie all‘inevitabile riflessione che scaturirà
dagli affiancamenti e dalla collaborazione, ne trarrà certo beneficio in termini di motivazione al
lavoro.
Grazie per l‘attenzione. Con stima.
Oreste M. G. Debernardi
Brahestr. 9A, 10589 Berlin
Cultural Projects Advisor
La prossimità teorica tra il progetto e i risultati delle ricerche del Prof. Damasio, invitato
a tenere le lezioni fermiane, dà un‘ulteriore spinta all‘iniziativa. Mi ribello all‘attesa e comincio
i contatti via e-mail e personali.
From: Oreste To: Direttore del CED
Sent: Monday, April 15, 2002 12:38 PM
Gent.mo Professore, ho consegnato alla Segreteria del Direttore, Prof. Settis, il documento che
trova allegato privo della 3° e 4° pagina (descrizione dei tempi e dei costi del progetto) poiché
attendo di rivederle insieme a Lei. PoterLa incontrare ancora forse aiuterebbe Lei a superare
dubbi e naturali resistenze, e a me a formalizzare meglio la direzione di marcia. In questi giorni
seguirò gli incontri con Damasio. A presto.
From: Oreste To: Direttore del CED
Sent: Monday, April 22, 2002 12:59 PM
Subject: richiesta lumi
Gent.mo Professore, potrebbe essere così gentile da informarmi in merito alla Sua decisione
relativa al progetto? Mille grazie.
From: Direttore del CED To: Oreste
Sent: Wednesday, April 24, 2002 1:23 PM
Subject: RE: richiesta lumi
Stiamo andando bene, ti saprò dire meglio venerdì. Fiorenzo
Sono ancora in attesa del placet dei Direttori.
Una struttura rileva le istanze poste in modo rituale e a patto che siano contemplate tra
quelle previste. Il progetto esorbita la consuetudine, eccede gli schemi e perciò verrà
probabilmente assimilato a categorie preesistenti al fine di essere concettualizzato. Il rischio di
rifiuto è alto.
L‘attesa mi snerva. Mi sono calato ancora una volta in uno stato di dipendenza
logorante. L‘emotività è regina anche dei tempi.
Attendere la decisione pone problematiche di vario ordine. Mi accorgo che il tempo è
elemento essenziale nel dinamismo emotivo. Ma cos‘è il tempo in questa prospettiva?
L‘aspettativa ne stabilisce la qualità. Lo dilata o lo comprime a seconda dell‘orientamento
emotivo del momento. Dovrei controllare l‘idea del tempo: se ciclico è rassicurante, se infinito o
progressivo è ansiogeno. Restare intrappolato in questo schema ha troppe ricadute. Devo
uscirne.
Lunedì 29 aprile 2002, ore 22:00, intermezzo del concerto di Mariko Sano al Teatro
Verdi di Pisa. Fiorenzo si avvicina. Gli presento per scherzo la mia accompagnatrice che ben
conosce. Mi dice: ―In poche parole: sì‖. E poi aggiunge: ―Cominciamo con cinquanta.‖
Continuo a scherzare dicendo che era l‘obiettivo che mi ero posto. Ribadisce che non sa come
fare. Gli chiedo di ristringerci le mani.
Oreste M. G. Debernardi
Brahestr. 9A, 10589 Berlin
Cultural Projects Advisor
Commenti di amici alla lettera al direttore del 2016
Da Luciano M., psicoanalista
L'ho letto rapidamente. Avrei molte esitazioni io a rivolgermi a un prof. Barone per
antonomasia. Se devo giudicare il genere letterario lo riterrei un generoso tuo sforzo per
districarti dai grovigli affettivi e di senso che ti hanno visto in 'prima persona' adeso a quell'
esimio ed illustrissimo istituto. Vale la pena di frequentarlo oltre al piacere di incontrarvi
qualche lontano fantasma? Nel caso fosse invece una lettera vera sorveglierei maggiormente la
prosa andando più direttamente alla proposta ed eviterei accuratamente ogni riferimento al
traffico di Napoli che alle vicende matrimoniali di Marco ...:-)
Da: Jacob V., violinista
Impressioni su lettera al Direttore della S.N.S.
Trovo molto interessante leggere la tua lettera sia nei termini con cui ti rivolgi al destinatario sia
nei contenuti, in cui affiora quanto intenso sia stato il tuo coinvolgimento in Normale nel
passato, e anche quanto l'intero tuo percorso di formazione l'abbia dedicato ad avversare il
sistema di divisione disciplinare a cui l'università obbliga lo studente. Grazie per il rilievo che
hai dato alla nostra esperienza.
Questo tema dell'esperienza pluridisciplinare che hai condiviso con Lorenzo Foà, è stato un
motivo di riflessione anche per me, ho valutato con sempre maggiore coscienza l'importanza del
tuo discorso più volte ripetuto, quello dell'autonomia di ogni individuo proporzionale alla
coscienza e conoscenza di tutti i profili esistenziali (saper risolvere e gestire i problemi ad es.
psicologici, informatici, relazionali, logistici, materiali, in totale autonomia allontana dalla
schiavitù della moneta, e quindi dalla schiavitù del lavoro, dalla schiavitù del Sistema).
Ma il mondo della mia generazione, avendo imparato a seguire i modelli dettati dall'alto e
quindi ad ambire a una carriera brillante che potrà essere svolta soltanto in un ambito specifico,
si ostina (come anch‗io ho fatto) a seguire un percorso di iperspecializzazione, attraverso cui il
singolo può assicurarsi un successo relativamente soddisfacente (a scapito di tutti gli altri aspetti
esistenziali!) senza togliere il lato frustrante della concorrenza che spesso rende la vita
dell'uomo in carriera meno stimolante, più povera nel profilo sociale, e a volte opprimente.
L'idea dell'uomo poliedrico del Rinascimento che apprende principalmente da dati empirici di
proprie esperienze potrebbe essere una controtendenza di una prossima fase positiva.
Per adesso ho visto adottare un'idea di questa mentalità a pochi miei coetanei che hanno iniziato
il loro percorso di autonomia affittando qualche colonica abbandonata negli appennini.
L'autodescrizione messa tra le parole del Prof. Foà "tachipsichico che parla in fretta facendo
correlazioni inusitate" è molto buffa, mi ha fatto scompisciare...
Nel complesso, anche a seguito delle esperienze che ho avuto la fortuna di vivere da
protagonista, approvo tutti i punti proposti nella definizione del progetto. Mi rendo conto che la
proposta potrebbe risultare ambiziosa da concretizzarsi, soprattutto dal punto di vista di un
neodirettore di una gloriosa scuola che non ti conosce personalmente , ma conoscendoti, hai
tutte le carte per sviluppare il progetto con grande slancio. Nel mio personalissimo parere, la
proposta al destinatario potrebbe essere molto più efficace se proposta da te di persona,
cercando di stabilire un appuntamento senza troppe premesse sull'obiettivo in questione. Scrivi
bene, ma quando si tratta di convincere, nessuno ti resiste in un confronto a quattr'occhi.
Scusa son lento e sono in Polonia. Se mi viene in mente altro, lo scriverò in altra email.