segue a pag. 4 L’OSPITE D’ONORE IL COMANDANTE LOGISTICO - GENERALE DI SQUADRA AEREA GABRIELE SALVESTRONI L ’autunno ormai ben avviato ci accompagna nell’ulmo trimestre di questo 2015. Forse è ancora presto per un bilancio definivo però possiamo sicuramente affermare che la porzio- ne di anno che ci siamo già lascia alle spalle è stata caraerizzata da mol avvenimen non solamente di caraere operavo. Certo, il primo pensiero va al notevole contribu- to del 3° Stormo alla più grande esercitazione organizzata dalla NATO negli ulmi trent’anni, la Trident Juncture 2015, evento addestravo che, peraltro, ha con- sento la cosiddea “cerficazione NRF 2016” dell’ITA-JFAC, ov- vero di quella compo- nente operava messa a disposizione dall ’Italia qualora chiamata a ge- sre una campagna ae- rea in caso di crisi. Sen- za dimencare, poi, il supporto all’organizza- zione del 55° anniversa- rio della PAN sull’aero- porto di Rivolto e l’im- plementazione di squa- dre a contao nei teatri operavi per consenre, ad esempio, il trasferi- mento in tempi rapidis- simi degli asse AM dall’aeroporto di Al Ba- teen alla base aerea di LE STELLETTE SOTTO LA PELLE LA PAGINA DEL DIRETTORE A pro questa mia rubrica con una pro- vocazione che parte da una licenza poeca della storica frase del Presidente americano J.F. Kennedy: “Non chieder cosa può fare il 3° Stormo per Te, ma cosa Tu puoi fare per il 3° Stormo”. L’afferma- zione è direa a TUT- TO il personale in ser- vizio ed a coloro che io in maniera convinta segue a pag. 3
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Transcript
segue a pag. 4
L’OSPITE D’ONORE IL COMANDANTE LOGISTICO - GENERALE DI SQUADRA AEREA GABRIELE SALVESTRONI
L ’autunno ormai
ben avviato ci
accompagna
nell’ultimo trimestre di
questo 2015. Forse è
ancora presto per un
bilancio definitivo però
possiamo sicuramente
affermare che la porzio-
ne di anno che ci siamo
già lasciati alle spalle è
stata caratterizzata da
molti avvenimenti non
solamente di carattere
operativo.
Certo, il primo pensiero
va al notevole contribu-
to del 3° Stormo alla più
grande esercitazione
organizzata dalla NATO
negli ultimi trent’anni, la
Trident Juncture 2015,
evento addestrativo
che, peraltro, ha con-
sentito la cosiddetta
“certificazione NRF
2016” dell’ITA-JFAC, ov-
vero di quella compo-
nente operativa messa a
disposizione dall’Italia
qualora chiamata a ge-
stire una campagna ae-
rea in caso di crisi. Sen-
za dimenticare, poi, il
supporto all’organizza-
zione del 55° anniversa-
rio della PAN sull’aero-
porto di Rivolto e l’im-
plementazione di squa-
dre a contatto nei teatri
operativi per consentire,
ad esempio, il trasferi-
mento in tempi rapidis-
simi degli assetti AM
dall’aeroporto di Al Ba-
teen alla base aerea di
LE STELLETTE SOTTO LA PELLE LA PAGINA DEL DIRETTORE
A pro questa
mia rubrica
con una pro-
vocazione che parte da
una licenza poetica
della storica frase del
Presidente americano
J.F. Kennedy: “Non
chiederti cosa può fare
il 3° Stormo per Te, ma
cosa Tu puoi fare per il
3° Stormo”. L’afferma-
zione è diretta a TUT-
TO il personale in ser-
vizio ed a coloro che io
in maniera convinta
segue a pag. 3
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Direttore editoriale: Col. Massimo CICERONE
Capo Redattore: T.Col. Fulvio FRANZINELLI
Redattori: T.Col. Carlo LEMMA Ten. Carmen ZAPPAVIGNA S.Ten. Daniele POLIMENO P.M. LGT Mauro TRULLI P.M. Lorenzo DI GIORGIO P.M. Stefano VITALE
In redazione: Gen. S.A. Alberto NOTARI Mons. Gian Paolo MANENTI Dottoressa Bianca BARBERA T.Col. Andrea ALTERIO Magg. Claudia MACCHI Cap. Michele CARNEVALE P.M. LGT Pietro BRUNI 1° ACS Alessandro MEROLA
Realizzazione Grafica e impaginazione: S.M.C. Giuseppe ROSSI
Nucleo Cinefototipografico: P.M. Nicolò W. BILEDDO P.M. Giuseppe ASCIERTO P.M. Antonio PERILLO M1 Vincenzo BIANCO M1 Gianfranco MANNATO M1 Gerardo PERNA M1 Stefano SAUTTO
LE STELLETTE SOTTO LA PELLE DI MASSIMO CICERONE
Comandante il 3° Stormo
SOMMARIO
L’OSPITE D’ONORE COMANDANTE LOGISTICO - GENERALE DI SQUADRA AEREA GABRIELE SALVESTRONI
E’ N.A.T.O. L’EVENTO DELL’ANNO: ALCUNI RETROSCENA DELL’ESERCITAZIONE “TOXIC TRIP 2015” DELLA REDAZIONE
“UNA NUOVA SFIDA: FARE MEGLIO CON MENO” DEL PRESIDENTE DEL CIRCOLO DEL TERZO - GENERALE DI SQUADRA AEREA ALBERTO NOTARI
UNA NUOVA ENCICLICA: “LAUDATO SI” DI GIAN PAOLO MANENTI
Cappellano Militare
SOTTO LA STESSA BANDIERA! DI BIANCA BARBERA
Capo Sezione Personale Civile
LEADESHIP E GIOCO DI SQUADRA DI ANDREA ALTERIO
Presidente del CO.BA.R
L’INVITO DELLA FOLLIA DI CLAUDIA MACCHI
Consulente del Comandante per la condizione femminile
“STRADA FACENDO”! VERSO IL 3° STORMO SU UN TRATTO DI STORIA ANTICA DI MICHELE CARNEVALE
Capo Calotta
“PONTI NON MURI”: L’IMPORTANZA DI APPARTENERE AD UN GRUPPO DI PIETRO BRUNI
Presidente dei Sottufficiali
LA FAMIGLIA, ELEMENTO INDISPENSABILE ANCHE PER I MILITARI DI ALESSANDRO MEROLA
Decano della Truppa
UMORISMO E SATIRA DI LORENZO RUBINO
L’ALMANACCO DELL’UFFICIO COMANDO
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definisco “Veterani”, ossia coloro
che hanno prestato servizio per
l’Aeronautica Militare e per
il 3° Stormo ed ora non so-
no più in servizio attivo. Ma
cerchiamo di capire il
“perché”.
Mai come ora Istituzioni e
cittadini guardano a noi
come ad un “ESEMPIO”, si
rivolgono a noi militari per-
ché custodi di Valori, nelle visite
delle Associazioni o delle Scuole
presso il 3° Stormo si susseguono
le domande dalle quali si com-
prende il desiderio di condivide-
re emozioni collettive. Ne è la
prova l’oceanica presenza di folla
al 55° Anniversario della PAN a
settembre e che ha visto, ancora
una volta, il personale del 3°
Stormo e la sua
unicità nella logi-
stica di proiezione
di Villafranca, pro-
tagonisti nel sup-
portare ed incre-
mentare le capaci-
tà ed i servizi
dell’aeroporto di
Udine Rivolto.
Di soddisfazioni in
questi mesi ne ho avute tante,
l’orgoglio di essere il Comandan-
te di personale militare e civile
che, in qualsiasi scenario presta
la propria opera, riscuote SEM-
PRE complimenti ed il plauso dei
colleghi e dei Superiori, nonché
delle Autorità di Vertice della
Forza Armata che non esitano a
collocare il 3° Stormo tra le pri-
me eccellenze dell’Aeronautica
Militare. Ma ora lo sforzo dob-
biamo farlo per trasmettere alla
Società, che ci ama e ci rispetta,
quei VALORI di cui SIAMO, perso-
nale in servizio e veterani, CU-
STODI. Ecco allora la necessità di
superare vecchie competizioni,
tra gli ex dei gruppi di volo, l’im-
portanza di amalgamare ciò che
è stato il 3° Stormo, con i suoi
aeroplani, e ciò che è il 3° Stor-
mo del nuovo millennio: un UNI-
CUM DUALE (utile anche alle co-
munità locali) dedito alla Logisti-
ca Aeroportuale di Proiezione.
Dobbiamo essere UNA
SQUADRA SOLA, una comu-
nità al SERVIZIO dello Stor-
mo, del prossimo e del Pae-
se, uomini che hanno scel-
to di amare l’Aeronautica
per convinzione e che le
stellette non le portano
solo sul bavero dell’unifor-
me ma stampate sulla propria
pelle. Freud ci ha insegnato che
noi vediamo negli altri la proie-
zione dei nostri sentimenti, se
amiamo ci sentiremo amati, se
siamo indifferenti ci sentiremo
non calcolati. Ed allora chiedo a
tutti coloro che sono di buona
volontà di aiutare il 3° Stormo,
nella quotidianità, nei progetti
più grandi, vi chiedo
di essere infaticabili
sognatori, inventori
di progetti, per con-
tagiare gli altri ed
esportare l’esempio
anche fuori nel so-
ciale, nel meraviglio-
so territorio veneto.
Non sono cieco, né
incosciente, sono
conscio che ci possono essere
difficoltà, a volte ostacoli talvolta
insolubili, che su dieci iniziative
nove potrebbero non andare a
buon fine. Ma con il coinvolgi-
mento di TUTTI, soprattutto dei
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Al Minhad; infine l’esercitazione
Toxic Trip 2015, che ha visto le
capacità di Forza Armata nel
settore CBRN e “bio-
contenimento” a confronto con
quelle di altri 13 Paesi, in siner-
gia con l’industria na-
zionale di settore.
E mi fermo qui perché,
come dicevo in apertu-
ra, non è ancora tem-
po di bilanci ufficiali
per il 3° Stormo.
Piuttosto vorrei appro-
fittare di questa op-
portunità per condivi-
dere con Voi qualche
riflessione.
Questi ultimi mesi dell’anno sa-
ranno particolarmente intensi e
cruciali, soprattutto, per la rior-
ganizzazione della logistica della
nostra Forza Armata. Mi riferisco
all’implementazione della diretti-
va ministeriale, meglio nota co-
me Libro Bianco, di cui tutti or-
mai avete sentito parlare.
Mentre questo numero va in
stampa il Comitato Guida ed i
gruppi di lavoro istituiti in ambi-
to SMD, stanno operando alacre-
mente per tradurre i principi e gli
orientamenti generali enunciati
nel documento in proposte tec-
niche concrete da sottoporre
all’autorità politica entro la fine
di quest’anno.
Come molti di Voi sapranno la
citata direttiva ministeriale pre-
vede, tra le altre cose, la costitu-
zione di un “Comando Logistico
della Difesa”, che di fatto vedrà
cambiare la fisionomia e, quindi,
l’attuale assetto del
Comando Logistico AM
in chiave interforze;
stessa sorte toccherà
ai comandi omologhi
delle altre Forze Arma-
te.
Il Consiglio Supremo di
Difesa, convocato ad
ottobre per discutere i
preoccupanti temi di
sicurezza derivanti dall’attuale
scenario internazionale, ha dato
un’ulteriore spinta in tal senso,
rimarcando che per far fronte
alle nuove sfide occorre che lo
strumento militare si riorganizzi
e, pertanto, “la riorganizzazione
Veterani, del Circolo del Terzo, ci
si deve rinnovare, cercando con-
tinuamente strade, sentieri alter-
nativi, creando possibilità di far
integrare e interagire la nostra
cultura con la Società, perché c’è
tanto bisogno di VALORI solidi e
sani. Da uomo prima e poi da
Comandante, so che l’uomo è
debole, so che non si possono
accontentare tutti, accetto che ci
siano delle meschinità ed in que-
sto anche io ho subito delle delu-
sioni. Però ho deciso di contare
sul BENE, su coloro che quelle
stellette le portano nel cuore co-
me me, di puntare su coloro che
hanno dimostrato di essere più
propositivi e più generosi, in ser-
vizio come in “pensione”, di co-
loro che li circondano.
La speranza è quella di contribui-
re a far germogliare un seme per
una Società migliore, credere,
aver fede sono VALORI, darsi agli
altri, senza essere avari, con
slancio, con ottimismo, in modo
generoso, aiutando così il cam-
biamento in atto del 3° Stormo è
per questo che la gente con le
stellette sulla pelle deve chieder-
si: “Non chiederti cosa può fare il
3° Stormo per Te, ma cosa Tu
puoi fare per il 3° Stormo”.
segue da pag. 1
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delle Forze Armate riveste gran-
de importanza e urgenza per il
nostro Paese”.
Ne consegue che per la fine
dell’anno sono attesi già i primi
provvedimenti, cui dovranno poi
seguire eventuali adeguamenti
normativi.
Se da un lato si condivide appie-
no la necessità di poter contare
su uno strumento militare più
snello, flessibile e professionale,
viste le ormai strutturali carenze
di risorse per il Comparto Difesa,
dall’altro non si può nascondere
qualche “legittimo” timore, che
va ben al di là della consueta ri-
trosia con cui si assiste ai grandi
cambiamenti ordinativi.
In questi ultimi anni la logistica
dell’Aeronautica Militare ha visto
crescere, consolidare e ricono-
scere il proprio ruolo nel com-
plesso scenario delle operazioni
fuori dai confini nazionali e, dun-
que, “dal centro” stiamo contri-
buendo fattivamente ai vari ta-
voli tecnici con quelle che rite-
niamo essere delle proposte in-
tellettualmente oneste, tese a
sostenere e salvaguardare quelle
specificità aeronautiche che non
possono essere innestate sic et
sempliciter in un contesto joint e
che evidentemente non possono
e non devono andare disperse,
vanificando così anni di studi,
investimenti ed esperienze.
In tale ambito le idee che doves-
sero arrivare anche “dalla perife-
ria” saranno sempre ben accette
ed i Vostri contributi di pensiero
potranno essere utili per cercare
di negoziare la soluzione miglio-
re tra le poche opzioni disponibi-
li.
Insomma, ancora una volta ci
sarà da rimboccarsi le maniche, a
tutti i livelli, per affrontare con
piena consapevolezza e ampia
condivisione un cambiamento
che non ha precedenti per porta-
ta e magnitudo. Buon lavoro a
tutti.
E’ N.A.T.O. L’EVENTO
DELL’ANNO: ALCUNI
RETROSCENA
DELL’ESERCITAZIONE
“TOXIC TRIP 2015” DELLA REDAZIONE
I n occasione della 22^ edi-
zione dell’esercitazione
NATO “Toxic Trip” il 3°
Stormo ha ospitato circa 400 mi-
litari in rappresentanza di Belgio,
Canada, Emirati Arabi Uniti,
Francia, Germania,
Gran Bretagna, Nuo-
va Zelanda, Olanda,
Portogallo, Turchia,
Slovenia, Stati Uniti
e Svezia, nonché di
organizzazioni quali
la “NATO School” di
Oberammergau
(Germania), il “JCBRN Defence
CoE” di Vyskov (Repubblica Ceca)
ed il “Joint Air Power Competen-
ce Center” di Kalkar (Germania).
Diverse settimane di preparazio-
ne e predisposizioni varie hanno
dato il via a questa seconda
esperienza “Toxic” su Villafranca,
quale seguito del successo già
riscosso nel 2013 quando per la
prima volta l’Unità CBRN
(Chimica Biologica Radiologica e
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Nucleare) dello Stormo conse-
guiva la certificazione NATO,
affermandosi quale eccellenza
dell’Aeronautica Militare Italiana
a livello multinazionale.
In sostanza, “Air CBRN” è una
capacità di difesa CBRN specifica
per contesti aeroportuali che
consente la prosecuzione delle
attività aeronautiche anche in
ambienti contaminati. Esprime,
inoltre, caratteristiche duali poi-
ché idonea anche alla gestione di
emergenze non militari, come ad
esempio per la trattazione in si-
curezza del trasporto in alto bio-
contenimento impegnato nei
casi italiani di Ebola.
Nei giorni di addestramento, le
13 Nazioni partecipanti hanno
potuto lavorare insieme per te-
stare materiali e procedure, co-
noscere a vicenda i punti di forza
e le debolezze e
“allenarsi” (addestrarsi) all’im-
piego di tecnologie al servizio di
militari e civili. Insomma, il tutto
si è sviluppato nell’ottica della
“dualità d’impiego”, per mostra-
re oltre alla tecnologia pretta-
mente militare anche quella che
c’è fuori. In tale ottica,
“l’Industry Day” ha sicuramente
rappresentato un importante
successo, vista la partecipazione
di ben 35 aziende nazionali e
straniere operanti nel settore
CBRN che con l’occasione hanno
presentato mezzi, attrezzature e
materiali d’interesse per il setto-
re. L’evento, sviluppatosi in due
giorni, si è concluso con il “Visit
To Training Day”, volto a pro-
muoverne un’apertura a 360 gra-
di, nei confronti delle numerose
Autorità civili e militari e dei me-
dia intervenuti, nonché dell’im-
prenditoria presente.
La “Toxic Trip 2015” per il 3°
Stormo ha significato un mo-
mento di concentrazione degli
sforzi: ogni singola articolazione
interna è stata chiamata a colla-
borare energicamente alla realiz-
zazione dell’evento - dall’ap-
prontamento delle aree, al po-
tenziamento della capacità di
“Real Life Support”, fino alla si-
mulazione di complessi scenari
addestrativi. Per tutta la durata
dell’esercitazione, una “Host Na-
tion Support Cell” ha coordinato
e filtrato le richieste di supporto
logistico pervenute da parte del-
le varie Nazioni e, solo grazie a
un vero e proprio “gioco di squa-
dra”, a ogni singola attività adde-
strativa ha fatto seguito un’attivi-
tà “social” finalizzata alla crea-
zione di un amalgama efficace
tra tutti i partecipanti. Questi
sono solo esempi delle iniziative
realizzate nella “Toxic Trip 2015”
….. non solo una seconda edizio-
ne, ma soprattutto un secondo e
importante banco di prova volto
a valorizzare a livello NATO l’o-
perato quotidiano dello Stormo,
chiamato nella sua interezza a
esprimere tutta l’esperienza ma-
turata negli anni, per mettersi in
gioco e continuare a essere sem-
pre presente!
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“UNA NUOVA SFIDA: FARE MEGLIO CON MENO” DEL PRESIDENTE DEL CIRCOLO DEL TERZO - GENERALE DI SQUADRA AEREA ALBERTO NOTARI
Ho avuto recentemente il privile-
gio di assistere ad una cerimonia,
molto semplice, breve, ma non
per questo meno solenne di altre
che, in varie occasioni, inten-
dono valorizzare eventi e ri-
correnze significativi per la
vita dei nostri Reparti. Mi rife-
risco all’attribuzione di un
encomio solenne collettivo al
Terzo Stormo per l’attività
svolta nei vari teatri in cui il
personale del Reparto ha opera-
to nell’assolvimento dei compiti
assegnati. Mentre il testo
dell’encomio veniva letto al per-
sonale schierato alla presenza
del Comandante Logistico, Gene-
rale di S.A. Gabriele Salvestroni,
ho ripercorso velocemente il pe-
riodo trascorso presso gli
istituti di formazione ove
ho avuto modo di com-
prendere che esistono
atti che intendono dare
valore all’impegno ed al
sacrificio che l’uomo in
uniforme compie solo per
tener fede alla parola da-
ta. Purtroppo la vita quo-
tidiana, ora come allora, ci mo-
stra come convenienza ed op-
portunismo siano molto più co-
modi e facili da praticare; eppure
c’è stata gente che non ha cedu-
to, e continua a non cedere, alla
tentazione della via facile. Ho
quindi imparato ad apprezzare
quanto importante sia non dare
per scontato che senso del dove-
re, correttezza, lealtà e disponi-
bilità verso la comunità siano
valori del tutto normali che
ognuno di noi possiede “di de-
fault”. Detti valori devono essere
coltivati, insegnati ed interioriz-
zati e praticati, talvolta con sacri-
ficio; per fare ciò gli istituti di for-
mazione impiegano tempo e ri-
sorse che, alla prova dei fatti,
risultano un ottimo investimen-
to. Cosa c’è quindi di meglio
dell’esempio quotidiano che i
nostri uomini e donne ci offrono
silenziosamente? Sarebbe illogi-
co non valorizzarlo e lasciarlo
passare sotto silenzio. Ecco quin-
di che una pacca sulla spalla ed
un “ben fatto” servono a dimo-
strare che il lavoro non passa
inosservato, soprattutto se di
qualità. Ecco quindi cosa è suc-
cesso sul piazzale del coman-
do di stormo. Un evento cui
ho assistito con la presunzio-
ne e l’intima soddisfazione di
avere, in qualche modo, con-
tribuito anche io. Non vi sem-
bri un pensiero folle, ma co-
me abbiamo detto altre volte,
vedo nei giovani uomini e donne
del Terzo Stormo di oggi, coloro
che assolvono al compito che,
qualche anno fa ormai, era il mio
e dei miei colleghi. Anche noi
abbiamo cercato di essere all’al-
tezza di chi ci aveva preceduto in
tempi anche molto difficili, ed
anche noi abbiamo avuto
il riconoscimento di un
lavoro ben fatto. Certo
l’impiego era diverso ma
l’impegno identico, il no-
stro riconoscimento era il
titolo di “combat ready”
che ogni anno ci veniva
attribuito, sotto forma di
attestato, dopo una serie
di prove che concludevano tutto
un anno di esercitazioni, rischie-
ramenti e missioni cosiddette
Pagina 8
UNA NUOVA ENCICLICA: “LAUDATO SI” DI GIAN PAOLO MANENTI
I l 18 giugno 2015 è stata
pubblicata la nuova Encicli-
ca di Papa Francesco,
“Laudato sì”, 190 pagine suddivi-
se in sei capitoli dedicati alla cu-
ra del creato. Non c’è dubbio, da
un Francesco, quello di Assisi, a
un altro, quello di Roma. Chiaro
ed esplicito il titolo, un rimando
netto a San Francesco e alla sua
visione della natura e dell’essere
umano. “Laudato sì mi Signore”,
cantava San Francesco d’Assisi e
ci ricordava in questo cantico
delle creature che la nostra casa
comune, la terra, è anche madre
e sorella.
Per la prima volta nella storia
della Chiesa un’enciclica è intito-
lata con le parole di San France-
sco, ed è anche la prima enciclica
totalmente dedicata al problema
dell’ambiente e alla crisi ecologi-
ca che minaccia l’intero pianeta.
L’enciclica mette in risalto que-
“reali”. Quel semplice attestato
che riportava la formula
“Combat Ready Status” per l’an-
no x non era una pura formalità
ma una vera e propria analisi di
quanto e come era stato fatto; si
trattava di una dettagliata disa-
mina, talvolta impietosa, dei
risultati ottenuti, commentati
alla presenza di tutti e pubblicati
in appositi documenti. Questi
costituivano la base sulla quale
veniva preparato il compito per
l’anno successivo in quanto oc-
correva migliorare quei punti
che erano stati valutati
come meritevoli di
attenzione. Come si
può vedere sono cam-
biati i tempi ed i compiti,
ma l'impegno richiesto è
rimasto immutato; que-
sta è una considerazione
che mi sta molto a cuore dal
momento che l’Aeronautica Mi-
litare ha subito un significativo
cambiamento ed una sostanzia-
le riduzione: ha perso alcuni ae-
roporti, ha posto alcuni gruppi
di volo in posizione quadro, ha
diminuito il numero del perso-
nale ma non ha mutato l’entità
dell’impegno, anzi, sotto certi
profili lo ha addirittura aumen-
tato per corrispondere alle
aspettative del nostro sistema
Paese che ci ha posto di fronte
ad una nuova sfida: fare meglio
con meno. Ebbene, i nostri gio-
vani colleghi in uniforme stanno
dimostrando che questa ultima
è una sfida che si può vincere,
soprattutto se ben organizzati e
ben diretti e se si dispone di un
solido patrimonio di tradizioni
costruite nel tempo con impe-
gno e sacrificio. Esso rappresen-
ta la nostra eredità morale, ci
conforta essere testimoni dei
risultati che il Reparto continua
ad annoverare e ci rende orgo-
gliosi essere stati lontani artefici
dei successi del nostro
Terzo Stormo, molto ben
sintetizzati dall’espressio-
ne con cui il Gen. Salve-
stroni ha voluto chiudere
il suo intervento dopo
aver consegnato nelle
mani del Comandante la
motivazione dell’encomio solen-
ne attribuito al personale: Terzo
Stormo, la squadra che vince.
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stioni importanti, che se non
vengono banalizzate o sminuite,
confondendole con un ecologi-
smo da salotto, sono destinate a
dare un orientamento chiaro e
preciso per il cammino
dell’umanità. Un orienta-
mento spirituale e dottri-
nale che coinvolge l’a-
spetto antropologico e so-
ciale della nostra umanità.
L’idea che l’essere umano
si collochi al di sopra di
tutto e possa disporre del
pianeta terra a suo piacimento
non ci deve far sentire autoriz-
zati a saccheggiarlo delle sue
risorse. La violenza inaudita di
tale atteggiamento, dice Papa
Francesco, nel testo dell’Encicli-
ca, “si manifesta nei sintomi di
malattia che avvertiamo nel suo-
lo, nell’acqua, nell’aria e negli
esseri viventi”.
Troppo spesso l’essere umano,
creatura, si contrappone o vuole
sostituirsi al Creatore, dimenti-
candosi che pure lui, l’essere
umano, è parte integrante sep-
pur privilegiata della creazione.
Il salto di qualità che siamo invi-
tati a fare è prima di tutto a li-
vello antropologico, l’uomo non
deve più considerarsi “padrone”
dell’universo, ma semplicemen-
te custode delle sue bellezze e
ricchezze. In una visione più spi-
rituale potremmo dire che attra-
verso l’esperienza della contem-
plazione del creato possiamo
arrivare al Creatore e amare il
Creatore, non può non farci am-
mirare, gustare e amare ciò che
non è opera delle nostre mani
né tantomeno della nostra co-
noscenza-scienza. Ripensando al
Cantico delle Creature di San
Francesco, conosciuto anche
come il Cantico di Frate Sole e
Sorella Luna, testo poetico lette-
rario, ma soprattutto preghiera,
siamo nel 1225 in una società
chiusa, quasi succube degli
eventi della natura, il cantico è
un’esplosione di vita, una vita
che va vissuta con gioia, in un
rapporto costantemente positi-
vo tra l’uomo e il creato perché
il creato è immagine
dell’“Altissimu, onnipotente bon
Signore”. Il Cantico delle Creatu-
re né tantomeno l’Enciclica non
sono un trattato di ambientali-
smo, ma seppur con modalità
diverse, un richiamo alla respon-
sabilità degli uomini e delle don-
ne di fronte al creato. Un richia-
mo al rispetto nei tempi e nei
modi verso un mondo che sem-
bra sfuggirci di mano. Direbbe
San Francesco: “Nostra
madre Terra ne sustenta
e governa, e produce di-
versi frutti con colori fiori
et herba”. Il frutto della
terra mediante il lavoro
dell’uomo, il libero ac-
cesso all’acqua, sono un
diritto per tutto il genere
umano, un diritto inalienabile, e
non prerogativa di pochi. Papa
Francesco con un messaggio
universale, forte e chiaro, dai
toni precisi che non lasciano
spazio ad ambiguità o a interessi
di parte, rivolto non solo ai cri-
stiani, afferma che la cura
dell’ambiente, non deve essere
preoccupazione di pochi, ma un
dovere di tutti, ecco allora il sen-
Pagina 10
SOTTO LA STESSA
BANDIERA! DI BIANCA BARBERA
I n poche righe non è impre-
sa facile presentarvi il mon-
do civile. Vorrei raccontarvi
e “fotografarvi” la componente
civile in forza allo Stormo; tratta-
si di una quarantina di colleghi
che da sempre offre la propria
professionalità al servizio della
Forza Armata, al fianco del per-
sonale militare, “sotto la stessa
bandiera”, per l’appunto.
Senza divisa, all’apparenza diver-
si, certamente regolamentati da
contratti di lavoro e normative
diverse, i dipendenti civili, di
fatto, condividono nell’anima e
nello spirito quel senso di appar-
tenenza che contraddistingue
tutto il personale di Villafranca.
Numericamente siamo ridotti
(rispetto a una componente mili-
tare certamente superiore) e
questo lascerebbe immaginare
che di noi non resti traccia o ad-
dirittura che il nostro operato si
“disperda offuscato” dalla visibi-
lità delle stellette ….. invece
spesso è proprio il nostro contri-
buto a far la differenza!
Siamo presenti in modo diffuso e
capillare all’interno del Reparto,
impiegati, nel rispetto dei profili
professionali di appartenenza, in
tutte le tre macroaree di attività
lavorativa: dall’area uffici, a quel-
la più tecnica delle lavorazioni,
passando per l’area logistica e
dei servizi generali (telefonia,
ristorazione, gestione materiali).
Ebbene, in ognuno di questi
settori contiamo una buona rap-
presentanza che opera, in alcuni
casi, anche ricoprendo posizioni
di responsabilità a Capo di Nuclei
so dell’Enciclica. Attualizzare il
messaggio dell’Enciclica, ci spro-
na a cogliere non solo i sintomi
ma anche le cause più profonde
della situazione
attuale. L’attività
umana, ormai è chia-
ro, è uno dei fattori
principali che stanno
generando cambia-
menti climatici, ne
consegue una grave
responsabilità morale e sociale
in particolar modo verso quella
parte di mondo più povera. Un
serio esame di coscienza andreb-
be fatto sul versante economico,
politico, imprenditoriale, nelle
diverse culture di appartenenza.
Viene, però, da chiedersi: quale
coscienza sta alla base di tutto
questo? L’obiettivo sembra rima-
nere il maggior profitto, lo
sfruttamento insensato delle ri-
sorse pensandole infinite e an-
che l’essere umano, nonostante
la sua continua evoluzione, da
sempre considerato materia di
sfruttamento. Non possiamo di-
menticare le schiavitù di ieri, la
tratta degli schiavi e
quelle di oggi, l’immi-
grazione forzata, ca-
poralato e lavoro ne-
ro. Non e mai troppo
tardi per recuperare
un’armonia che sem-
bra essersi perduta,
un equilibrio tra essere umano e
creato, una priorità assoluta se
vogliamo garantire un futuro so-
stenibile per le prossime genera-
zioni.
Pagina 11
o Sezioni, del tutto alla pari del
restante personale militare uffi-
ciale.
Escludendo, per ovvie ragioni, la
Sezione Personale Civile, di cui
sono Responsabile, merita una
prima citazione il nostro Funzio-
nario Tecnico per la meccanica e
la motoristica Paolo Marzellotta,
recentemente nominato Capo
Nucleo Prevenzione e Protezione
Enti Coubicati del locale Servizio
Locale Comprenso-
riale Prevenzione e
Protezione, proprio
per l’alta specializ-
zazione conseguita
e la competenza
dimostrata nel cor-
so dei trenta anni
di onorato servizio.
E’, infatti, il consu-
lente privilegiato
della Dirigenza nel
settore delicato e in continua
evoluzione della sicurezza e salu-
te sul posto di lavoro. Coordina e
svolge personalmente attività di
formazione/informazione a tutto
il personale del Reparto, riceven-
do stima e apprezzamento da
parte di tutti i corsisti, anche
esterni.
Altrettanto significativo del ruolo
direttivo ricoperto dal personale
civile è l’incarico attribuito al
Funzionario Amministrativo Dott.
Giampaolo Pellegrino, Capo Se-
zione Formazione Avanzata pres-
so il Gruppo Addestramento
Operativo.
Nominato dal Comandante re-
sponsabile dei progetti di colla-
borazione fra Stormo, Università
e altri Enti di Formazione Avan-
zata esterni alla Forza Armata, ha
contribuito alla sottoscrizione
della Convenzione stipulata fra
l’Aeronautica Militare 3° Stormo
e l’Università di Verona per l’av-
vio del corso di Laurea Magistra-
le in Governance dell’Emergenza.
Cura, inoltre, lo studio di fattibili-
tà dei progetti di ricerca tecnolo-
gica in gestazione fra 3° Stormo e
Università, fornendo al Coman-
dante il supporto di staff neces-
sario per il raggiungimento degli
scopi prefissati e fornendo il ne-
cessario coordinamento fra le
diverse Istituzioni interessate.
Sempre in area amministrativa,
ancorché in posizioni non apicali,
molti colleghi, fianco a fianco,
condividendo la quotidianetà col
personale militare; si pensi ai
contabili inseriti nel Nucleo Asse-
gni, agli addetti alla contabilità e
gestione dei materiali, agli assi-
stenti impiegati in varie attività
di segreteria. Questi, a differenza
del personale militare maggior-
mente soggetto a missioni o a
trasferimenti, garantiscono nelle
Sezioni di appartenenza quella
continuità lavorativa e quel fon-
damentale passag-
gio di sapere tra
risorse, il cosid-
detto “know-
how”.
Da ultimo, ma ve-
ro motivo di vanto
per la categoria, in
un Reparto opera-
tivo come lo Stor-
mo, è la compo-
nente civile impie-
gata presso l’area tecnica e delle
lavorazioni. In tuta da lavoro,
giorno dopo giorno, i nostri
elettricisti, meccanici, elettro-
meccanici, manutentori edili,
motoristi, termoidraulici si ado-
perano per garantire la manu-
tenzione ordinaria e straordina-
ria delle Infrastrutture del Repar-
to.
Sono “ragazzi” con molti anni di
esperienza alle spalle, con una
formazione scolastica specialisti-
ca, capaci con la maestria delle
Pagina 12
LEADESHIP E GIOCO
DI SQUADRA DI ANDREA ALTERIO
O gni organizzazione
complessa ed articola-
ta, in particolare quel-
le moderne e di stampo impren-
ditoriale, fa del dinamismo e del-
la capacità di performare il pro-
prio punto di forza.
Nelle strutture organizzate di
grandi dimensioni, si tendono a
selezionare maestranze in pos-
sesso di qualità complessive nor-
mali e di abilità professionali
adeguate al settore dove le stes-
se verranno collocate. Questa
combinazione deve permettere il
raggiungimento degli obiettivi
aziendali e della missione impie-
gando, in
maniera sufficientemente bilan-
ciata, il personale di cui si dispo-
ne e che il mercato offre. Più
l’azienda l’organizzazione è viva-
ce ed ambiziosa, più insistente-
proprie abilità manuali, delle
opere più grandiose e una tra
tutte il ripristino di un velivolo,
l’RF-84F Thunderflash, uno degli
ultimi esemplari che rievoca la
gloriosa storia del 3° Stormo, re-
staurato dal grup-
po di lavoro guida-
to dall’Assistente
tecnico per le lavo-
razioni, verniciato-
re specializzato
Giovanni Marango-
ni.
Peraltro, grazie
all’impiego di que-
ste risorse, l’Ammi-
nistrazione ha po-
tuto razionalizzare i costi e con-
tenere la spesa con grande van-
taggio in termini di ottimizzazio-
ne dei costi/efficacia, soprattutto
in tempi di spending-review.
Ebbene, il Comando del Colon-
nello Cicerone ha riportato
l’attenzione sulla componente
civile segnando un bel passo sul
piano delle nuove opportunità
lavorative e della valorizzazione
delle nostre capacità.
Penso, ad esempio, alla sempre
più frequente partecipazione del
personale civile alle missioni na-
zionali, come ben testimoniato
lo scorso numero dal collega Lui-
gino Del Pozzo. Penso all’impe-
gno assunto dal Comandante
stesso nel valutare la concreta
possibilità di invio del personale
civile all’estero, nel corso delle
Operazioni Fuori dai Confini Na-
zionali, inserendo proprio dette
eccellenze all’interno delle squa-
dre a contatto.
Penso alle varie attività formati-
ve riservateci in più settori, pro-
prio nella consapevolezza che
attraverso l’aggiornamento pro-
fessionale e l’accrescimento cul-
turale si ottimizzi la professiona-
lità di ogni singola
risorsa umana.
Penso al nuovo e
imminente Servizio
di Vigilanza a cura
del personale civile
che sarà attivato
presso la Zona Re-
sidenziale del Re-
parto, proprio gra-
zie alla fiducia e
perseveranza del
nostro Dirigente.
Per tutto ciò ringrazio il Coman-
dante a nome di tutta la Forza
Civile. Questa è la nostra occa-
sione. Da cogliere “al volo” …..
giacché apparteniamo all’Aero-
nautica Militare.
Pagina 13
mente si cercano altre qualità
nel personale, come la flessibili-
tà, l’intuizione, la disponibilità e
la tenacia nel contribuire fattiva-
mente al perseguimento dei ri-
sultati attesi, dimostrando di sa-
per superare gli imprevisti e di
adeguarsi ai mutamenti degli
scenari e delle circostanze.
C’è un’altra qualità molto
richiesta e tutt’altro che ov-
via: la capacità di lavorare in
team, ossia saper fare e par-
tecipare al gioco di squadra.
Tutti noi tendiamo ad asso-
ciare la dote nel “fare grup-
po” a tutti coloro che lavora-
no in un grande gruppo,
un’impresa così come nel
settore militare quasi fosse
una qualità quasi innata.
La capacità di relazionarsi con il
prossimo – colleghi, superiori o
clienti – è assolutamente deter-
minante in molte professioni ca-
ratterizzate da un contatto di-
retto e frontale; “analogico”, po-
tremmo dire nell’era della digita-
lizzazione e dei social network.
Quando questa dote viene
espressa nel rapporto con un
singolo interlocutore, come nel
caso di un commesso, queste
attitudini sociali e comunicative
sono essenziali, ma la propensio-
ne a lavorare in team anche in
ambienti fortemente gerarchiz-
zati è un altro discorso e un ban-
co di prova diverso.
È un test per colui che è il leader
di un gruppo, di un team più o
meno ampio. Egli ha il compito di
comprendere le attitudini, i punti
di debolezza e di forza professio-
nali ed umani dei singoli compo-
nenti della propria squadra. So-
prattutto deve essere in grado di
intuirne le aspirazioni e leggerne
le peculiarità caratteriali per riu-
scire a “toccare le giuste corde”
dei propri uomini e donne: se il
leader è in possesso di questo
attributo e riesce ad esercitarlo
con equilibrio misura e tempi
giusti, ognuno dei suoi collabora-
tori potrà esprimere meglio le
proprie abilità, trovando nel
gruppo la dimensione più conge-
niale e facendo si che le fisiologi-
che frizioni tra individui siano
meno acute e dirompenti.
Se il capo squadra, il capitano,
deve sfoderare questa peculiari-
tà - generalmente non innata ma
che può essere coltivata ed ac-
cresciuta anche i componenti
della squadra, i gregari, gli
“sherpa”, debbono saper svilup-
pare la stessa abilità. Perché è
più intelligente e proficuo per
tutti creare buone relazioni ed
armonia all’interno di un team
anziché alimentare tensioni
controproducenti ed ingesti-
bili per tutti.
In ogni contesto sociale, pro-
duttivo o gerarchizzato, è
considerata una “best practi-
ce” riuscire a comprendere
ed imparare a riconoscere le
tonalità del proprio carattere
— ruvidità e dolcezze — e
quelle altrui quale punto di
partenza per condurre una
convivenza in maniera costrutti-
va, di sana competizione e non
conflittuale. Facendo parte di un
team, prescindendo dal rango
rivestito, è fondamentale com-
prenderne l’importanza, come la
Pagina 14
sommatoria potenzialmente vin-
cente delle individualità dei suoi
componenti.
Probabilmente tutti aspiriamo ad
essere “leader” ma oltre ad aver-
ne il carisma, lo spessore, le atti-
tudini, il ruolo porta con sé più
impegni e carichi che libertà e
distrazioni (“ ….. da un grande
potere derivano grandi respon-
sabilità .....” diceva lo zio a Peter
Parker, l’Uomo Ragno).
Prima di immaginare e tentare di
essere leader dobbiamo sforzarci
di essere un valido gregario, un
“portatore d’acqua” affidabile. In
una squadra nessun campione,
fenomeno o fuoriclasse, per
quanto inarrivabile vince una
competizione, raggiunge un tra-
guardo, conquista un’affermazio-
ne senza il resto del team: questi
debbono garantire quell’apporto
di continuità produttiva, di per-
formance, di compartecipazione;
qualità che rappresentano la
quintessenza di un gruppo.
La storia negli sport, nella politi-
ca, nelle arti militari, nelle scien-
ze e in ogni contesto umano è
costellata di esempi incredibili
dove è l’insieme a prevalere sul
singolo. La natura ci offre ogni
giorno esempi in tal senso: le
comunità di api e formiche, dei
grandi felini e di altri mammiferi
esaltano questo concetto. È fon-
damentale credere in se stessi,
nelle proprie peculiarità e non
considerarsi inferiori al collega o
compagno: l’apporto di ogni
componente del gruppo è l’in-
grediente irrinunciabile per rag-
giungere un obiettivo comune
senza snaturare le singole abilità
e caratteristiche.
Durante la mia vita professionale
ho avuto la fortuna di essere
affiancato e guidato da veri pro-
fessionisti e militari autentici che
prima di tramandarmi le cono-
scenze e supportarmi nel mio
percorso lavorativo mi hanno
aiutato a comprendere e gestire
le varie situazioni. Lavorando e
facendo parte di un gruppo ho
appreso ancor meglio il valore
dell’impegno in prima persona,
delle quotidiane difficoltà come
professionisti e come individui,
dei traguardi raggiunti, anche di
quelli piccoli. Soprattutto il valo-
re del rispetto di coloro che fan-
no parte della tua squadra, della
condivisione delle esperienze e
delle responsabilità, degli inse-
gnamenti di chi ha intrapreso il
nostro stesso percorso ed abi-
tuarsi ad osservare le cose da più
prospettive. Essere avari verso i
colleghi più giovani nel “cedere”
un po’ del sapere cumulato oltre
che sciocco è una sterile ed inuti-
le difesa intergenerazionale: è
come possedere un oggetto di
pregio e tenerlo nascosto a chi ci
circonda. Proprio le tradizioni
militari esaltano la coesione tra
persone esternandola attraverso
gli emblemi, l’araldica ed altre
testimonianze tramandate tangi-
bilmente e oralmente: tradizioni
che ci collegano alle generazioni
passate vissute in contesti sociali
e storici sicuramente diversi ma
anche tragici e gloriosi.
Vorrei concludere questo mio
Pagina 15
L’INVITO DELLA FOLLIA DI CLAUDIA MACCHI
L ’estate è volta già al ter-
mine .…. in un baleno
siamo già arrivati a otto-
bre ….. è il tempo della vendem-
mia, di raccogliere dai succosi
frutti che il sole estivo ha matu-
rato e cresciuto il prezioso netta-
re, di fare le marmellate ….. le
conserve per l’inverno ….. per
quando servirà chiudere gli occhi
e riprendere nel corpo il
calore della terra che ci
conforta e ci dona le
energie per affrontare
l’autunno e poi l’inverno.
E di questa energia do-
vremo nutrirci per affron-
tare tutti gli impegni, le
sfide, le novità ….. con
slancio e dedizione ….. e
con l’audacia necessaria
per rischiare e per sognare …..
Ma cosa c’entra - direte voi - la
follia con il quadro di dolci, ame-
ne immagini che vi ho appena
dipinto?
Apparentemente nulla! Anzi,
probabilmente il titolo e l’incipit
non possono che aver suscitato
in voi un’ovvia perplessità, maga-
ri un pizzico di curiosità ….. spe-
ro, invece, che non siano stati
motivo per farvi credere che pro-
prio chi scrive sia improvvisa-
mente colta da insana follia!
So bene di non poter essere io a
togliervi il dubbio, visto che chi è
folle è sempre ben lontano dal
ritenere di esserlo!
Non è della follia ascrivibile alla
devastante patologia da neuro-
delirio a cui faccio riferimento.
Molto più semplicemente pensa-
vo a quella componente della
nostra emotività che ci caratte-
rizza un po’ tutti, che ci accompa-
gna nella nostra quotidianità, ma
le cui manifestazioni sono spesso
intervento con due citazioni
espresse da due uomini
che hanno compiuto per-
corsi molto diversi tra loro:
un politico e un filosofo.
“Quando assumete delle
persone più in gamba di
voi dimostrate di essere
più in gamba di loro” (R.H.
Grant, politico canadese).
“Mostrate fiducia nei vostri uo-
mini ed essi faranno in modo da
meritarsela; trattateli da profes-
sionisti seri ed essi faranno di
tutto per non deluder-
vi” (R.W. Emerson, filoso-
fo statunitense).
Pagina 16
da noi stessi inibite, razional-
mente e consapevolmente re-
presse, in omaggio all’immagine
di maturità, serietà e credibilità
che siamo tenuti a mostrare nel
nostro agire di responsabili ap-
partenenti alla società, al mondo
del lavoro, alla istituzione milita-
re, alla famiglia.
Grandi scienziati e studi scientifi-
ci sostengono che una parte di
follia sarebbe una “spezia” per
condire la nostra vita, le nostre
relazioni, le nostre
emozioni, le nostre
passioni: “il saggio è
eccessivamente
prudente, e pertan-
to non si avventura
nel mondo, ma si
accontenta di ciò
che ha; al contrario
il folle possiede l’audacia neces-
saria per rischiare e per sognare
….. ” (Erasmo).
Riprendendo l’immagine con cui
ho esordito, quella malinconica
della fine dell’estate, che ci invi-
ta a guardare al “serioso” e fati-
coso ritorno all’impegno del la-
voro, della routine, non ritenete,
forse, che quel sentimento non
sia altro che l’inevitabile con-
trappasso alla spensieratezza e
all’allegria delle vacanze?
Non è forse vero che per ognu-
no di noi molti momenti di armo-
nia siano stati spesso accompa-
gnati (magari anche generati!)
da episodi di innocente o, alme-
no, perdonabile follia?
Voglio condividere con Voi una
storia sui sentimenti e lasciarVi
(spero) uno spunto di riflessione
su ognuno di loro.
Un giorno, la Follia decise di in-
vitare i suoi amici a prendere un
caffè da lei, dopo il caffè la Follia
propose: “giochiamo a nascondi-
no?” “nascondino? che cos’è?”
domandò la Curiosità
“nascondino è un gioco, Io conto
fino a cento e voi vi nascondete;
quando avrò terminato di conta-
re, vi cercherò e il primo che tro-
verò sarà il prossimo a contare”.
Accettarono tutti ..… ad eccezio-
ne della Paura e della Pigrizia.
“Uno ….. Due ….. Tre ….. ” la Fol-
lia cominciò a contare .
La Fretta si nascose per prima,
dove le capitò.
La Timidezza, timida come sem-
pre, si nascose in un gruppo di
alberi. La Gioia corse in mezzo al
giardino.
La Tristezza cominciò a piangere,
perché non trovava un angolo
adatto a nascondersi.
L’Invidia si unì al Trionfo e si na-
scose accanto a lui dietro a un
sasso.
La Follia continuava a contare,
mentre i suoi amici si nasconde-
vano. La Disperazione era dispe-
rata, sentendo che la Follia era
già a novantanove.
“Cento! – gridò la Follia – ora
comincerò a cercare”.
La prima a essere trovata fu la
Curiosità, poiché
non aveva potuto
impedirsi di uscire
per veder chi sa-
rebbe stato il primo
ad essere scoperto.
Guardando da una
parte, la Follia vide
il Dubbio sopra un
recinto, che non sapeva da quale
lato nascondersi meglio.
E così di seguito scoprì la Gioia,
la Tristezza, la Timidezza.
Quando tutti erano riuniti, la Cu-
riosità domandò: “dov’è l’Amo-
re?” Nessuno l’aveva visto …..
La Follia cominciò a cercarlo.
Cercò in cima ad una montagna,
nei fiumi, sotto le rocce. Ma non
trovò l’Amore.
Cercando da tutte le parti, la Fol-
lia vide un rosaio, prese in mano
un pezzo di legno con cui avan-
zare in mezzo alle spine, e co-
minciò a cercare tra i rovi, finché
Pagina 17
“STRADA FACENDO”!VERSO IL 3° STORMO SU UN TRATTO DI STORIA ANTICA DI MICHELE CARNEVALE
L unedì, ore 7.40. I chilo-
metri che mi separano
dall’inizio di un’altra
settimana di intensi impegni la-
vorativi sono ormai una mancia-
ta. Il traffico avanza lento e que-
sto mi consente di perdermi per
qualche istante nel cielo terso,
effetto del temporale notturno
che ha ripulito l’aria, e nelle mille
sfumature del giallo, arancione e
rosso, colori meravigliosi che so-
lo l’autunno sa regalarci.
Jane, che col suo perfetto accen-
to londinese dà vita al mio navi-
gatore, con tono gentile e allo
stesso tempo perentorio mi dice
“at the roundabout take the se-
cond exit onto Via Postumia” e
come ogni mattina all’ascolto di
questo messaggio, suggestionato
dalle reminiscenze dei miei esa-
mi universitari in Topografia An-
tica, mi chiedo se e quante delle
persone che la percorrono sanno
che questa strada è molto più
vecchia di quanto i grossi alberi
che ne se-
gnano i
margini
possano far
credere. In
effetti, quel
tratto di
strada an-
cora oggi
identificato a Villafranca col to-
ponimo di Via Postumia è soltan-
to un piccolo frammento di quel-
la lunga arteria fatta costruire
nel 148 a.C. dal console romano
Postumio Albino nel territorio
della Gallia Cisalpina per far sì
che i due principali porti della
penisola italiana settentrionale,
Genova e Aquileia, fossero con-
nessi via terra.
La Via Postumia è perciò parte
dell’opera più imponente e dura-
tura mai realizzata dai romani
ovvero di quel sistema viario,
frutto di una progressiva evolu-
zione che si è compiuta nell’arco
di almeno cinque secoli dal pe-
riodo regio all’età imperiale, che
si estendeva per oltre 80.000
chilometri. Nato per scopi essen-
zialmente militari soprattutto per
la necessità di far spostare le le-
gioni in maniera rapida e sicura,
questo au-
tentico si-
stema arte-
rioso
dell’impero
è diventato
man mano
lo strumen-
to che ha
consentito una sempre maggiore
circolazione di persone, merci,
costumi e culture rendendo di
fatto possibile la prima globaliz-
zazione terrestre della storia.
Qualcosa di simile era già avve-
nuto con i fenici e i greci ma limi-
tatamente ai territori prospicenti
le coste.
Il concetto che i romani avevano
delle strade, dalla progettazione,
fino alla manutenzione, è sor-
ad un tratto sentì un grido.
Era l’amore, che gridava perché
una spina gli aveva ferito un oc-
chio. La Follia non sapeva che
cosa fare …..
Si scusò, implorò l’Amore per
avere il suo perdono e finì per
promettergli di seguirlo per sem-
pre. L’Amore commosso accettò
le sue scuse.
E così da allora l’amore è cieco e
la follia l’accompagna sempre.
Pagina 18
prendentemente moderno.
Le vie erano costruite sul suolo
demaniale e sottoposte all’am-
ministrazione dello Stato. In età
repubblicana la decisione di apri-
re una strada pubblica spettava
al Senato, l’attuazione veniva
affidata ai magistrati ordinari
(consoli, censori, pretori) mentre
la costruzione vera e propria era
opera dell’esercito, soprattutto
nei territori di nuova con-
quista, dove era richiesta la
presenza delle legioni.
L’imperatore Augusto, a
partire dal 20 a.C., istituì
l’ufficio della cura viarum,
affidata a magistrati con
competenze territoriali (i
curatores viarum), molti dei qua-
li hanno legato la propria carica
ad una o più strade come l’Ap-
pia, la Cassia, la Clodia, l’Emilia,
la Flaminia e la Salaria.
Le strade erano percorse da sol-
dati, funzionari statali, commer-
cianti e privati cittadini per le più
svariate esigenze e si viaggiava a
piedi, a cavallo, su carri di diver-
so tipo, coperti o scoperti, con
mezzi propri o presi a
noleggio.
Si tenga conto che un
viaggiatore a piedi pote-
va percorrere in un gior-
no circa 20 miglia (pari a
30 chilometri), mentre
con un carro faceva solo qualche
miglio in più. Nelle fonti è citato
un viaggio compiuto a bordo di
un carro da Cicerone, intorno
alla metà del I secolo a.C., da Be-
nevento a Taranto lungo la via
Appia, che durò ben sette giorni,
con una media di 19 miglia gior-
naliere percorse nel tratto ap-
penninico e di 32 nel tratto di
pianura. I corrieri, che portavano
dispacci urgenti, potevano arri-
vare a coprire oltre 50 miglia al
giorno. Imprevisti di carattere
naturale come allagamenti e
smottamenti, o l’intral-
cio di ladri e briganti,
rappresentavano poi
elementi che rallentava-
no ulteriormente l’an-
datura.
In tempi più remoti le
strade avevano un an-
damento che assecondava la na-
tura del terreno e si adattava alla
morfologia dei rilievi, ma a parti-
re dalla fine del IV secolo a.C. si
impiegarono, per la prima
volta con la via Appia, veri e
propri interventi ingegneri-
stici (bonifiche di acquitrini,
costruzione di ponti, di argi-
ni e terrazzamenti, tagliate
rupestri, viadotti e gallerie)
che favorivano il supera-
mento degli ostacoli naturali e
agevolavano il collegamento di-
retto fra due terminali. I notevoli
investimenti necessari alla realiz-
zazione di tali opere erano parte
del prezzo che Roma doveva pa-
gare per realizzare la sua politica
di espansione.
Dalle fonti letterarie e dalle ana-
lisi dei tratti rinvenuti, si è appre-
sa la tecnica normalmente im-
piegata nella costruzione delle
strade romane. La sede stradale,
di solito larga nella parte carrabi-
le intorno ai 4,10 metri, veniva
scavata e successivamente col-
mata con quattro strati di spes-
sore variabile: lo statumen, co-
stituito da una specie di fonda-
Pagina 19
zione in blocchi di pietra; la rude-
ratio, una sorta di conglomerato
di pietre e di calce; il nucleus,
strato di ghiaia compressa; infine
il summum dorsum o pavimen-
tum che ricopriva la massicciata
stradale solitamente formato da
blocchi poligonali di pietra, ma
anche da ghiaia e pezzame lapi-
deo minuto. Il profilo convesso
della pavimentazione favoriva lo
scolo delle acque piovane ed era
di norma contenuta da due filari
di blocchi di pietra che
segnavano il limite dei
marciapiedi
(crepidines). La lastri-
catura in basalto o in
altra pietra dura, che
conferiva alla strada
un’immagine di solidi-
tà e resistenza, era
però tipica soltanto
dei centri urbani, delle aree im-
mediatamente prospicenti e del-
le zone extraurbane del Lazio e
dell’Italia centro-meridionale.
Le risorse disponibili e la qualità
dei suoli infatti potevano modifi-
care lo schema di costruzione
appena descritto. Nel caso di ter-
reni molli, ad esempio, il fondo
veniva consolidato con una pali-
ficata lignea o con anfore capo-
volte che favorivano il drenaggio.
In altre situazioni, come nella
Pianura Padana, le strade ex-
traurbane venivano realizzate
solitamente con tecniche defini-
te “leggere” che prevedevano
una massicciata di ciottoli fluviali
o di ghiaia, sovrapposta ad un
basamento di sabbia e ghiaino
molto fine, talora con presenza
di calce. Inoltre, in aree pianeg-
gianti le strade extraurbane era-
no spesso tracciate su argini, per
favorire l’attraversamento di ter-
reni umidi o comunque per ga-
rantirne la percorribilità in ogni
stagione. In ambito rurale, infine,
la viabilità locale era caratterizza-
ta dalla presenza di percorsi in
semplice terra battuta (viae ter-
renae), sempre con la garanzia di
una costante agibilità.
Al di fuori delle città le strade
erano scandite, a distanze abba-
stanza regolari, da luoghi di sosta
attrezzati per i viaggiatori. Nell’e-
tà imperiale avanzata le fonti di-
stinguono due tipi fondamentali:
la mansio e la mutatio, assimila-
bili rispettivamente ai nostri mo-
tel e stazioni di servizio. La man-
sio era una struttura per il per-
nottamento dei viaggiatori e il
ricovero degli animali ed era
spesso dotata di servizi come un
impianto termale, un santuario e
uno spaccio. Di solito era posta
alla distanza di un giorno di viag-
gio da una città o da un’altra
mansio e spesso diventava, con
l’andare del tempo, un punto di
aggregazione del popolamento
locale. La mutatio era invece,
come indica il nome, una stazio-
ne per il cambio dei cavalli e per
una rapida sosta, dislo-
cata in aperta campa-
gna ad una distanza
massima di una decina
di miglia dalle tappe
vicine. Nel tardo impero
ricorre anche il generico
termine di statio, che
assume un significato
più ampio e indica, oltre
alla stazione di sosta, anche un
presidio militare o con funzioni
fiscali.
Mentre sono perso con la mente
tra le mille strade che segnavano
il territorio dell’antica Roma, ir-
rompe Jane che pronuncia la fra-
se di rito che segna l’arrivo a de-
stinazione: “In two hundred me-
ters you’ll arrive at your destina-
tion, the Third Wing Z.O.”. Non
mi resta che tirare fuori i pass da
mostrare al personale in servizio
all’ingresso!
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“PONTI NON MURI”: L’IMPORTANZA DI APPARTENERE AD UN GRUPPO DI PIETRO BRUNI
I l 13 giugno 2015, Papa
Francesco, davanti a una
folla di giovani scout, in
Piazza San Pietro a Roma,
parla della forza evangeliz-
zatrice dello scoutismo,
esalta la capacità del dialo-
go ed esorta a costruire
ponti in una società dove
c’è l’abitudine a costruire
muri.
Che frase potente! La sua
eco risuona nei miei pensie-
ri. Un tema così delicato e
attuale, non spetta a me
esprimere alcun giudizio,
non ne sono capace, tuttavia non
posso sottrarmi ad osservare e a
riflettere quanto questo
“pensiero” sia molto vicino, per
alcuni aspetti, con iI mio articolo
“Il senso della solidarietà”, guar-
da caso del primo numero di
questo trimestrale. Per costruire,
in senso lato, bisogna avere dei
progetti, degli ideali, creare ap-
partenenza ….. già appartenere a
un gruppo, in un trattato di psi-
cologia di Helmut Rauch c’è
scritto “appartenere ad un grup-
po è una delle esigenze base
dell’essere umano”. L’apparte-
nenza non è tanto un fatto am-
ministrativo (sono dipendente
dell’azienda X, socio del club Y,
tifoso della squadra Z) ma un
fattore emotivo e psicologico.
Certamente non si può imporre
a qualcuno di appartenere, pos-
siamo solo creare le premesse
affinché possa sentirsi apparte-
nente.
Più vivo è tale senso verso un
gruppo, più lo sentiamo nostro,
più ci diamo da fare per la sua
prosperità, più il nostro agire si
allinea alle sue esigenze.
Beh, riconosco che quando c’è
senso di appartenenza, c’è mag-
gior impegno, identificazione,
ricerca di fare meglio, soddisfa-
zione e comunicazione, presa di
responsabilità e coinvolgimento
emotivo. Si costruiscono ponti e
non si ergono muri!
Vi domanderete ….. ma “che
vuoi dire con questa prefazio-
ne?” Domanda lecita che merita
una chiarificazione.
Noi tutti, personale del 3° Stor-
mo, apparteniamo ad un
“gruppo”, una grande famiglia,
che in tante circostanze ci ha da-
to modo di esaltare questo sen-
so di appartenenza con investi-
menti emotivi, di responsabilità,
di abnegazione.
Ci sentiamo orgogliosi e
soddisfatti di poter guarda-
re al nostro appartenere ad
una così importante realtà,
quale è il 3° Stormo, fieri e
scevri da ogni egoismo ed
esibizione.
Così come lo è stato aderi-
re, nei recenti mesi alla rac-
colta di generi alimentari
per “l’Emporio della Solida-
rietà” a favore delle fami-
glie indigenti presenti sul territo-
rio, piuttosto che il contributo
solidale raccolto a favore dell’as-
sociazione “Opero silente” du-
rante un evento conviviale del 4
luglio scorso (organizzato dal Cir-
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LA FAMIGLIA, ELEMENTO
INDISPENSABILE ANCHE
PER I MILITARI.
DI ALESSANDRO MEROLA
L a vita del militare si
offre alla reciprocità e
richiede un atteggia-
mento di umiltà e servizio.
La sua famiglia comprende e
condivide la scelta professionale
nella consapevolezza che la stes-
sa, legata al proprio lavoro, è
all’origine di tutto.
Durante le missioni di
”PeaceKeeping” i
momenti di separa-
zione dai propri
cari fanno parte e
rientrano nei dove-
ri di chi vive lo
“status di militare”.
La professione mili-
tare coinvolge le famiglie in mo-
do sempre maggiore, in partico-
lar modo da quando negli organi-
ci anche le donne devono conci-
liare la professione con gli impe-
gni privati; di mogli e, so-
prattutto, di madri. Nel momen-
to in cui il militare è chiamato a
partire per missioni sul territorio
nazionale o internazionale, si vi-
vono lunghi periodi di lontanan-
za (anche oltre sei mesi) dai pro-
pri familiari, ma il legame affetti-
vo consente di superare le diffi-
coltà ed i sacrifici in contesti a
volte particolarmente impegnati-
vi e complessi.
colo del Terzo) tante altre occa-
sioni che fanno ancora eco nei
cuori di molti per la
nostra presenza,
unione e solidarietà.
Abbiamo, tutti uniti,
costruito ponti sen-
za elevare muri …..
con una sola voce,
con meno egoismo
ed in modo positivo.
Non aggiungo altro, se non un
sentito e forte apprezzamento
per tutti coloro che, attraverso le
varie attività, inclusa quella svol-
ta dal Fondo di Solidarietà del 3°
Stormo, superando ogni difficol-
tà e dando prova di grande al-
truismo, con grande umanità, in
silenzio, con umiltà,
senza distinzione di
grado, si prodigano
per portare, a chi ne
ha bisogno, la pro-
pria opera di solida-
rietà, coesi nel senso
di appartenenza che
sempre ci caratteriz-
za.
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Infatti, è proprio l’amore per la
famiglia e il ricordo dei momenti
legati al “focolare domestico”,
oltre al desiderio di incontrarsi
nuovamente, che dà quella spin-
ta in più e la forza di andare
avanti serenamente e senza al-
cuna perdita di stimoli lavorativi.
Nel passato erano le fotografie
(in bianco e nero) e le
lettere (scritte a mano)
dei propri familiari a
mantenere vivo il lega-
me e consentivano di
rivivere le meravigliose
emozioni umane.
Oggi la comunicazione è imme-
diata e avviene tramite messaggi
in rete (WhatsApp, sms, e-mail,
Skype, etc.) così le distanze si ac-
corciano e il tempo
si azzera; il distacco
fisico diventa meno
pesante nella consa-
pevolezza che quei
legami fondamentali
restano vivi in tem-
po reale.
Nel corso delle mis-
sioni non si attenua
l’impegno di seguire i propri cari,
bensì si anima dal deside-
rio di essere comunque
d’aiuto nella spesso com-
plessa organizzazione fa-
miliare e nella risoluzione
dei problemi quotidiani
dei figli: scuola, sport,
tempo libero, “cotte giovanili”.
In questo modo la sfera privata
diviene uno stimolo a proseguire
e da significato a questa profes-
sione con cui si perseguono fina-
lità di pace, solidarietà e fratel-
lanza per il bene della Nazione e
per il rispetto dei diritti umani in
tutto il mondo.
Anche nell’Arma Azzurra il mili-
tare, uomo/donna a servizio del-
la Patria e del cittadino, si assu-
me responsabilità importanti nel
compito della difesa e della sal-
vaguardia dell’interesse colletti-
vo oltre i confini della Nazione
con incondizionato impegno e
dedizione di chi crede nel valore
del servizio per il prossimo, non
a caso partendo proprio dall’arti-
colo 29 della Costituzione, ossia
che la Repubblica sanci-
sce i diritti della famiglia
come società naturale
fondata sul matrimonio,
che è ordinato sull’u-
guaglianza morale e
giuridica dei coniugi,
con i limiti stabiliti dalla
legge a garanzia dell’u-
nità familiare.
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UMORISMO E SATIRA DI LORENZO RUBINO
Artista polivalente e trasformista, ama intrattenere
grandi e piccoli con animazioni e spettacoli di magia divertenti,
calcando qualsiasi tipo di scena, dal villaggio turistico, alla
piazza, nonché il teatro.
La vignetta nasce da episodi realmente accaduti e, in particolare, a seguito della chiusura di alcuni parcheggi per consentire lo sfalcio erba.
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L’ALMANACCO DELL’UFFICIO COMANDO
Promozioni Tenente Colonnello IPPOLITO Crispino
Maggiore BOCCACCIARI Alessandro
Maggiore CAPUTO Domenico
Maggiore FERRANTE Danilo
Capitano DI GIMINIANI Livio
Aviere Capo BELTRAMI Giovanni Franco
Aviere Capo CIOCCHETTI Andrea
Aviere Capo MOCCIA Basilio Bruno Pio
Aviere Capo SANTANGELO Danilo
Congratulazioni vivissime da parte della redazione, di tutti i colleghi e dal Comandante
di Stormo.
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02/07/2015 1° maresciallo LGT RAUSSE LEOPOLD CONGEDATO
02/07/2015 Maresciallo 1^ classe TOMA GIUSEPPE CONGEDATO
06/07/2015 1° maresciallo LGT IMBRIANI ANTONIO CONGEDATO
06/07/2015 1° maresciallo LGT MELPIGNANO FRANCESCO CONGEDATO
06/07/2015 SERGENTE BOVE ITALO TRASFERITO
15/07/2015 1° maresciallo BRUNELLI LUIGI TRASFERITO
15/07/2015 Maresciallo 1^ classe CHIRIVI’ SANDRO TRASFERITO
25/08/2015 CAPITANO PANARO ANDREA TRASFERITO
31/08/2015 SERGENTE MAGGIORE SPERANZA MARCELLO CONGEDATO