NARRAZIONI INTORNO A FILIPPO RE a cura di Gabriella Bonini e Antonio Canovi STATI DI LUOGO DIABASIS Filippo Re (1763-1817) dopo aver conseguito il diploma in scienze matematiche iniziò a dedicarsi interamente agli studi botanici e all’agricoltura. Divenuto titolare della cattedra di agraria presso il Liceo reggiano, Filippo Re inziò a lavorare a saggi e ricerche che contribuirono al radicale rinnovamento dell'agricoltura italiana. Dopo essere stato per breve tempo capitano della Guardia civica, presidente della Municipalità e mem- bro della commissione di Polizia nel periodo rivoluzio- nario e giacobino (1796-1799), lo scienziato abban- donò Reggio e percorse a lungo l'Appennino reggiano, dove ebbe la possibilità di approfondire le sue cogni- zioni con studi e ricerche sulle condizioni economiche e sociali della montagna reggiana; poco prima era stato in Toscana (a testimonianza del viaggio rimango- no un interessante Diario e le Lettere spedite alla cognata Caterina Busetti). Nel 1803 Filippo Re venne chiamato da Napoleone a ricoprire la cattedra di Agraria dell'Università di Bologna, di cui divenne anche rettore nel 1805-1806. Dopo poco lanciò gli Annali dell’agricoltura del Regno d’Italia (1809-1814). Con la Restaurazione, nel 1814, Filippo Re fu sospeso dall'insegnamento e rientrò a Modena come docente universitario di Agraria e Botanica e Intendente ai Reali Giardini. L’intento di questo libro (con annesso CD) è quello di restituire il senso di un percorso pluridisciplinare e didattico condotto assieme a una fitta rete di inter- locutori e consulenti: segnatamente i docenti e gli studenti di alcune scuole superiori nella provincia di Reggio Emilia, e le università di Modena e Reggio Emilia e Bologna, intorno al poliedrico studioso. Le suggestioni a “mettersi in viaggio” con Flipàz – come Filippo Re veniva talvolta chiamato in tono canzonatorio in famiglia – costituiscono una precisa indicazione di lavoro. Lo “scrittore scienziato”, a due secoli di distanza, colpisce particolarmente per lo sguardo olistico che rivolge al paesaggio agrario italiano. In quel suo obliquo incedere dall’eternità dei testi classici al particulare delle consuetudini locali, si ritrova una posizione originale, meritoria di essere ricordata e trasmessa. Queste narrazioni intorno a Filippo Re nascono con l’intento dichiarato di restituirne il ritratto non tanto al suo, quanto al nostro tempo. STATI DI LUOGO DIABASIS € 1 8,00 NARRAZIONI INTORNO A FILIPPO RE Ritratto poliedrico di uno scrittore scienziato a cura di Gabriella Bonini e Antonio Canovi Cop Filippo Re OK Bosio:Cop Filippo Re OK Bosio 2-05-2012 17:47 Pagina 1
Agronomo, letterato, esploratore, tecnologo... Filippo Re è stato scienziato e studioso a 360°, una figura di rilievo nel panorama del riformismo illuminista del secondo Settecento. Attraverso i preziosi e inediti contributi contenuti nel volume, di alto livello scientifico (Ezio Raimondi, Franco Farinelli), il lettore può mettersi sulle tracce di una figura poliedrica e decisiva per la storia delle scienze e delle arti. A questa prima serie di interventi, ne seguono altri interdisciplinari – come quelli di Farinelli e Raimondi – e una parte didattica e di progetto.
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Filippo Re (1763-1817) dopo aver conseguito il diplomain scienze matematiche iniziò a dedicarsi interamenteagli studi botanici e all’agricoltura.Divenuto titolare della cattedra di agraria presso ilLiceo reggiano, Filippo Re inziò a lavorare a saggi ericerche che contribuirono al radicale rinnovamentodell'agricoltura italiana. Dopo essere stato per breve tempo capitano dellaGuardia civica, presidente della Municipalità e mem-bro della commissione di Polizia nel periodo rivoluzio-nario e giacobino (1796-1799), lo scienziato abban-donò Reggio e percorse a lungo l'Appennino reggiano,dove ebbe la possibilità di approfondire le sue cogni-zioni con studi e ricerche sulle condizioni economichee sociali della montagna reggiana; poco prima erastato in Toscana (a testimonianza del viaggio rimango-no un interessante Diario e le Lettere spedite allacognata Caterina Busetti). Nel 1803 Filippo Re venne chiamato da Napoleone aricoprire la cattedra di Agraria dell'Università diBologna, di cui divenne anche rettore nel 1805-1806.Dopo poco lanciò gli Annali dell’agricoltura del Regnod’Italia (1809-1814).Con la Restaurazione, nel 1814, Filippo Re fu sospesodall'insegnamento e rientrò a Modena come docenteuniversitario di Agraria e Botanica e Intendente ai RealiGiardini.
L’intento di questo libro (con annesso CD) è quellodi restituire il senso di un percorso pluridisciplinaree didattico condotto assieme a una fitta rete di inter-locutori e consulenti: segnatamente i docenti e glistudenti di alcune scuole superiori nella provincia diReggio Emilia, e le università di Modena e ReggioEmilia e Bologna, intorno al poliedrico studioso. Le suggestioni a “mettersi in viaggio” con Flipàz –come Filippo Re veniva talvolta chiamato in tonocanzonatorio in famiglia – costituiscono una precisaindicazione di lavoro. Lo “scrittore scienziato”, adue secoli di distanza, colpisce particolarmente perlo sguardo olistico che rivolge al paesaggio agrarioitaliano. In quel suo obliquo incedere dall’eternitàdei testi classici al particulare delle consuetudinilocali, si ritrova una posizione originale, meritoria diessere ricordata e trasmessa. Queste narrazioni intorno a Filippo Re nascono conl’intento dichiarato di restituirne il ritratto non tantoal suo, quanto al nostro tempo.
STATI DI LUOGO DIABASIS€ 1 8,00
NARRAZIONI INTORNO A FILIPPO RERitratto poliedrico di uno scrittore scienziato
a cura di Gabriella Bonini e Antonio Canovi
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In copertina Foglio dall’Erbario di Filippo Re, specie diverse di farro. (particolare)
Musei Civici, Reggio Emilia
Progetto grafico e copertinaBosioAssociati, Savigliano (CN)
Si ringraziano la Fondazione Pietro Manodori e la Provincia di Reggio Emilia
per avere reso possibile la pubblicazione del volume,la Biblioteca Panizzi e i Musei Civici di Reggio Emilia per il corredo iconografico
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D I A B A S I S
Narrazioni intorno a Filippo ReIl ritratto poliedrico di uno scrittore scienziato
a cura di
Gabriella Bonini e Antonio Canovi
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Luigi Rados, Conte Filippo Re, [Milano], p. Gio. Silvestri, [1820],incisione su carta non vergata, maniera a punti e puntasecca.Biblioteca Panizzi, Gabinetto delle stampe “Angelo Davoli”
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PRESENTAZIONI
Antonella SpaggiariGianluca Chierici
Paola CapanniLuigi GrasselliMaurizio Festanti
INTRODUZIONE
Progettare con Filippo Re, Gabriella Bonini e Antonio Canovi
PRIMA SEZIONE
IN VIAGGIO CON FILIPPO RE
Prolusione a Filippo Re, Ezio Raimondi
Il fondo “Famiglia Re” presso la Biblioteca Panizzi di Reggio EmiliaRoberto Marcuccio
L’Emilia ai tempi di Filippo re tra geografia e natura, Franco Farinelli
Filippo Re nella cultura agraria del primo Ottocento, Antonio Saltini
Filippo Re, ovvero la creazione di una lingua agrariaFrancesca Prampolini
Filippo Re e il suo tempo: una svolta di civiltà, Franco Boiardi
Archivi e bonifiche tra fine Settecento e inizio OttocentoGino Badini, Alessandra Bondavalli
L’agricoltura in Appennino: dal “viaggio agronomico” di Filippo Re al turismo rurale. Evoluzione storica e prospettive, Emiro Endrighi
SECONDA SEZIONE
LA RESTITUZIONE DIDATTICA
Il progetto didattico, Alberto Ferraboschi
L’oggetto educativo. L’inferenza storia-memoria e presente come metodologia didattica in un modulo di storia localeGabriella Bonini e Antonio Canovi
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L’Istituto Motti e il viaggio con Filippo RePaola Bacci e Paola Spadaccini
Filippo Re: il superamento dell’agricoltura empirica, Aldo Rinaldi
Filippo Re a Bologna, Marco Bortolotti
Lineamenti per una biografia di Filippo Re, Ugo Pellini
L’Appennino reggiano ai tempi di Filippo Re, Ugo Pellini
L’erbario e i documenti di Filippo Re ai Musei Civici di Reggio EmiliaSilvia Chicchi
Il museo della civiltà contadina a S. Bartolomeo di Villa MinozzoDeanna Zanni
Formandosi con Filippo Re: le buone prassi di un progetto didattico-culturale fortemente innovativo, Maria Nella Casali
TERZA SEZIONEATTUALITÀ DI FILIPPO RE
Continuità colturali e culturali nelle pratiche agricole condotte dall’azienda Ferrarini nei terreni che appartennero alla famiglia Re Giuliano Cervi
Di nuovo in viaggio, con Filippo Re, Clementina Santi, Giuseppe Vignali
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Il progetto ideato e proposto dai docenti di quattro istituti reggiani ha, sulsuo cammino, raccolto numerose adesioni, coinvolgendo soggetti diversi edaggregando competenze specifiche.
È un viaggio per esplorare un territorio che è il nostro, per conoscere at-traverso discipline distinte momenti di straordinaria importanza per la sto-ria della provincia di Reggio Emilia.
La Fondazione Manodori ha affiancato volentieri le scuole e le istituzioniculturali che hanno condiviso le esperienze culturali e didattiche stimolatedalla figura e dagli studi di Filippo Re. Il percorso, iniziato tre anni fa, si èconcluso con questo volume che raccoglie gli atti di un convegno dedicato al-lo scienziato, letterato, agronomo reggiano che nella seconda metà del Set-tecento scandagliò con una visione critica molti aspetti della natura e dellarealtà sociale del tempo. Ci è sembrata un’occasione per rileggere anche lacontemporaneità con un occhio più attento, seguendo le orme di un acutoosservatore, mosso da un profondo interesse per il mondo in cui viveva.
La curiosità, questo ci auguriamo venga stimolato nelle nuove generazio-ni, negli studenti a cui il progetto è rivolto e in tutti gli appassionati, studio-si, cittadini che vivono in questo territorio.
Antonella SpaggiariPresidente Fondazione Manodori
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Villa “Il più bello”, residenza della famiglia Re a Quattro Castella, foto Stanislao Farri, 1981.
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Il sostegno all’articolato progetto incentrato attorno alla poliedrica figu-ra di Filippo Re ha rappresentato per la Provincia di Reggio Emilia una pre-ziosa opportunità per sperimentare fattivamente le potenzialità insite nellacreazione del nuovo modello di sistema formativo – scaturito dal nuovo sce-nario dell’autonomia scolastica e dal progressivo trasferimento di compe-tenze alle autonomie locali – fondato sul pluralismo e la specificità delle com-ponenti che vi operano, sulla valorizzazione dell’autonomia dei vari sogget-ti (istituzioni educative e culturali), sul rafforzamento delle relazioni tra diloro, con il territorio e con gli enti locali.
In questa prospettiva, il supporto al progetto «In viaggio con Filippo Re»,oltre a testimoniare l’interesse delle istituzioni a sostenere le esperienze dieccellenza, ha attestato l’impegno della Provincia a rafforzare la qualità delsistema scolastico all’interno di una logica di rete e di un approccio collabo-rativo. In effetti, attraverso un’innovativa progettualità didattica interdisci-plinare e uno stretto legame tra scuola e territorio, ha preso forma un’ambi-ziosa iniziativa ad alta valenza culturale che, grazie a questa pubblicazione,trova ora un importante e prestigioso sbocco editoriale.
Peraltro, la Provincia guarda con particolare interesse a questa iniziativa,non soltanto per le metodologie organizzativo-didattiche del progetto, maanche per le implicazioni scientifico-culturali e la progettualità a esse corre-late; infatti, questo contributo si pone in piena sintonia con alcune fonda-mentali linee strategiche che delineano l’azione della Provincia nelle propriepolitiche di governo locale nei confronti del territorio. In particolare, tra idieci ambiti strategici che caratterizzano l’impegno della Provincia dei pros-simi anni rientra anche il cruciale tema della “memoria e identità”, visto co-me fattore di crescita culturale, rivolto sia alla valorizzazione del patrimoniodocumentario che all’analisi di prospettiva storica. In tale quadro di riferi-mento il tema della memoria si pone come fonte riconosciuta per la produ-zione di modelli identitari collettivi, nella consapevolezza che l’interazionetra memoria e identità rappresenta un aspetto fondamentale per l’elabora-zione e il consolidamento del senso di appartenenza alla comunità locale; nel
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contempo, allo stesso tema, si collega la funzione della memoria come risor-sa strategica da giocare nella politica di sviluppo e promozione del territorioattraverso una progettualità ambientale e culturale legata a siti e a particola-ri eventi della vicenda storica della comunità locale.
All’interno di questa prospettiva, l’iniziativa di recupero e attualizzazionedella figura di Filippo Re attraverso la rivisitazione del territorio di riferi-mento non rappresenta soltanto un doveroso tributo al ruolo svolto da unapersonalità di rilievo nel panorama del riformismo illuminista del secondoSettecento, ma diventa anche una preziosa opportunità per riscoprire un pa-trimonio storico e una tradizione di studi scientifico-agronomici destinati aconnotare il profilo identitario e la “vocazione” della comunità reggiana del-l’età contemporanea; nel contempo la progettazione integrata, così come larealizzazione di attività didattico-laboratoriali sui luoghi della “memoria”che videro Filippo Re a più riprese in viaggio nella nostra provincia alla finedel Settecento, testimoniano le potenzialità di una progettualità culturale ca-pace di riconoscere nelle istituzioni educative e culturali degli interlocutoriprivilegiati per la promozione di politiche di sviluppo e valorizzazione cul-turale del territorio. È dunque anche attraverso esperienze di eccellenza co-me quella dedicata all’illustre scienziato reggiano, dotate di un forte radica-mento nel territorio di riferimento e capaci di far convergere diverse com-petenze culturali e volontà politico-istituzionali, che sarà possibile riscoprirel’identità storica e culturale del territorio reggiano operando nel contempoper una sua piena valorizzazione in chiave socio-economica e ambientale.
Gianluca ChiericiAssessore all’Istruzione Provincia di Reggio Emilia
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La nostra società postmoderna, in quanto da società della produzione si ètrasformata in società dei consumi, è caratterizzata dalla mondializzazionedegli scambi economici e delle informazioni e da una rinnovata esigenzaidentitaria delle diverse culture.
Assistiamo spesso alla dissociazione fra l’universo delle tecnologie e deimercati e quello delle culture locali; nel multiculturalismo è elevato il rischioche ogni cultura si chiuda in se stessa e non comunichi.
È solo impegnandoci alla riflessione e alla consapevolezza che possiamosuperare l’isolamento e la separazione e partecipare da protagonisti al pen-siero democratico, che ci conduce a una visione planetaria dei problemi e alsuperamento della separatezza tra globalizzazione e localizzazione.
La realtà antropologica è un’unità multidimensionale e ci attende un vi-aggio comune, attraverso la molteplicità dei percorsi, per riuscire a vivere in-sieme uguali e diversi.
È per riflettere che abbiamo pubblicato gli Atti del «Viaggio con FilippoRe», colpiti dalla povertà degli abiti, dagli atteggiamenti asciutti e dignitosidelle donne e degli uomini del nostro Appennino e della nostra Pianura, col-piti dalla povertà dei boschi e del paesaggio d’allora: la necessità costringe-va a utilizzare tutto il bosco e il verde (rami e tronchi, fogliame verde e sec-co), prezioso e raro anche il letame trasportato in sacchi o con ceste.
Più diretto, ma certamente difficile anche allora il nostro rapporto con lanatura.
È per riflettere che abbiamo intrapreso questo viaggio, per appropriarci diuna forte umanità attraverso l’estensione della memoria e dell’immagi-nazione.
Paola CapanniDirigente scolastico
Istituto professionale “Filippo Re“
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Filippo Re, Nuovi elementi di agricoltura, 3a edizione, Milano, per Giovanni Silvestri, 1837, volume primo.
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La composita iniziativa «In viaggio con Filippo Re», realizzata in occasio-ne del 240° anniversario della nascita del grande studioso reggiano, è innan-zitutto un doveroso e opportuno riconoscimento all’importanza e al ruolodi Filippo Re nell’ambito scientifico-culturale del suo tempo.
Tuttavia, se è vero che il principale obiettivo del progetto è quello di faremergere, attraverso un percorso che si articola e si snoda in numerose tap-pe ed eventi, la poliedricità di questo “scrittore scienziato”, ritengo impor-tante sottolineare alcuni aspetti dell’iniziativa che presentano caratteristichedi assoluta originalità.
In primo luogo, l’aspetto compiutamente interdisciplinare, certo favoritodalle molteplici dimensioni del personaggio, si estrinseca attraverso diret-trici differenti per tipologie di intervento, soggetti promotori e destinatari: siva da un intenso lavoro didattico in rete tra Istituti secondari a un concorsofotografico e grafico-pittorico, dal viaggio agronomico nell’Appennino Reg-giano a visite guidate, esposizioni e cicli di seminari, per terminare con unaimportante giornata di studi, ricca di rilevanti conferenze e testimonianze,che il nostro Ateneo, l’Università di Modena e Reggio Emilia, attraverso lasua facoltà di Agraria, ha promosso in modo fattivo e convinto.
Ritengo poi ricco di significato il fatto che il progetto sia stato ideato e ge-stito da un insieme composito di istituzioni e soggetti territoriali diversi tra lo-ro per natura e funzioni, ma potenzialmente complementari rispetto alla ca-pacità di elaborazione culturale. Il coinvolgimento di una variegata realtà dicompetenze, ricondotte a un medesimo percorso organico di ricerca e ri-flessione, credo sia il vero valore aggiunto di questo “Viaggio”.
Il presente volume, nel raccogliere gli atti della giornata di studi «Narra-zioni intorno a Filippo Re» che, come detto, ha costituito solo una parte,benché importante, dell’intera iniziativa, è anche segno tangibile della pos-sibilità e della necessità di sviluppare, nel prossimo futuro, significative azio-ni di progettazione integrata di itinerari didattico-culturali, tesi a promuo-vere una più completa conoscenza della nostra identità territoriale.
Luigi Grasselligià Pro Rettore Università degli Studi di Modena e Reggio
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Filippo Re, Saggio sopra la storia dell'agricoltura reggiana, Milano, dalla tipografia degli«Annali dell'Agricoltura del Regno d'Italia», 1809.
Filippo Re, Memoria sull'agricoltura del piano e piano-colle del Dipartimento del Crostolo,Milano, dalla tipografia di Giovanni Silvestri, 1805.
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Al nome di Filippo Re sono legate importanti testimonianze conservatepresso le istituzioni culturali della nostra città. In primo luogo, il fondo ma-noscritto intitolato alla Famiglia dei Conti Re che tra Otto e Novecento è af-fluito in vari momenti e con provenienze diverse nei depositi della Bibliote-ca Panizzi. Si tratta, come spiega Roberto Marcuccio nel suo contributo, dicirca 200 manoscritti e 150 fascicoli di corrispondenza che, seppure legatianche ad altri membri di questa importante famiglia dalle lontane originilombarde, costituiscono una fondamentale documentazione a più voci sul-la vita e sull’opera del grande agronomo reggiano. Gli autografi delle operedi agricoltura e di “economia campestre”, i documenti del periodo bolo-gnese, le quasi cento lettere inviate alla cognata Caterina Busetti che costi-tuiscono una vera e propria “autobiografia epistolare”, gli studi e le ricerchesulla poesia didascalica georgica, le indagini sullo stato dell’agricoltura nelterritorio reggiano, infine la corrispon denza con botanici, scienziati, intel-lettuali, non solo italiani, ci forniscono un ritratto di uomo di scienza ed edu-catore profondamente partecipe delle vicende del proprio tempo, che fa diFilippo Re una figura di rilievo nel panorama del riformismo illuminista eu-ropeo del secondo Settecento.
Un’altra importante testimonianza della passione scientifica di Filippo Reè costituita dall’er bario, da lui raccolto probabilmente in età giovanile, checomprende circa 8.000 esemplari di oltre 5.500 specie vegetali, applicati sufogli e oggi conservati presso le collezioni naturalistiche dei nostri Musei Ci-vici. Quello di Filippo Re non è che uno dei preziosi erbari conservati pres-so i Musei Reggiani che ne possono vantare una folta serie, a partire dallaraccolta del Convento di S. Spirito dei Minori Osservanti (sec. XVII) per ar-rivare all’erbario di Antonio Cremona Casoli (sec. XX). Caratteristica del-l’erbario di Filippo Re, frutto, come spesso avveniva, dello scambio con altriscienziati e naturalisti, è la presenza di fogli con l’antica classificazione poli-nominale delle specie vegetali, accanto ad altri che riportano quella più re-cente elaborata dallo svedese Carlo Linneo, fornendo così allo studioso in-teressanti elementi di storia delle classificazioni botaniche.
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Un’iniziativa come «Narrazioni intorno a Filippo Re», la Giornata di stu-di di cui oggi si pubblicano gli atti, ha senz’altro rappresentato, insieme allamostra documentaria Filippo Re: agronomo, educatore, viaggiatore, allestitaparallelamente presso la Biblioteca Panizzi, un mezzo privilegiato per la co-noscenza e la valorizzazione di questo importante patrimonio. Le numeroseistituzioni che hanno dato vita all’articolato progetto su Filippo Re hannocosì promosso un’ampia e feconda rete di contatti e di collaborazioni, alloscopo di offrire al mondo della scuola nuovi stimoli di approfondimento enuove occasioni di ricerca.
Se per l’opera di Filippo Re è lecito parlare di modernità, ciò è possibile nelsenso di un’attività infaticabile di conoscenza e di analisi dei dati storici escientifici, al fine di meglio edificare la “città dell’uomo”, con uno sguardoprivilegiato alle attività economiche primarie, come l’agricoltura, e con il sen-timento pacato di quella pietas virgiliana tanto cara all’illustre agronomo reg-giano. Farsi portatrici di questi valori vuole dire, per le istituzioni culturalicomunali – Biblioteca Panizzi e Musei Civici – celebrare in modo non for-male un nostro grande concittadino e cercare di essere all’altezza dell’ere-dità culturale che egli ha voluto affidarci.
Maurizio FestantiDirigente Istituzioni culturali Comune di Reggio Emilia
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IntroduzioneProgettare con Filippo ReGabriella Bonini e Antonio Canovi
Alle origini del progetto
Chi è Filippo Re?È uno studioso e scienziato a tutto tondo, figlio dell’età dei Lumi:
agrimensore, letterato, esploratore, tecnologo esperimenta in primapersona i propri convincimenti scientifici.
È lo scienziato che si racconta attraverso le lettere. È il letterato che si confronta culturalmente con l’esperienza an-
tropologica del viaggio.È l’esploratore che osserva le tradizioni locali e cataloga le bio-di-
versità.È il riformatore che descrive i modi di produzione locali mosso
dall’intento di rinnovarli.È una figura della modernità, espressione del capitalismo mercantile.La vicenda dell’agronomo reggiano (nasce a Reggio Emilia nel
1763 e vi fa ritorno per morire nel 1817), come si comprenderà scor-rendo i saggi e gli interventi qui raccolti, racchiude questi e altri ca-ratteri ancora. Lo “scrittore scienziato” ci si è rivelato personaggio“poliedrico”, tale da suscitare – a due secoli di distanza – interessi einterrogativi che stanno vicini alla nostra sensibilità.
Queste Narrazioni intorno a Filippo Re nascono con l’intento di-chiarato di restituirne il “ritratto” non tanto al suo ma al nostro tem-po. A muoverci, ancorché vaga, fu sul primo istante una suggestione diquesto tenore: in che modo un Istituto Professionale per il Commercioe il Turismo, cui a suo tempo era capitato di intitolarsi a Filippo Re,può raccordare le proprie attività curricolari a questa figura storica?
Domande del genere ne circolano continuamente nella scuola ita-liana, e per la verità già nel 1993 la dirigenza scolastica dell’epoca,per i 230 anni tondi della nascita, aveva concepito un opuscolo in ar-
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gomento. In questa occasione, qui sta la novità, non ci siamo limitatia rispolverare la formula dell’omaggio rituale; non avevamo propriovoglia di prendere per buone e perenni le proposizioni pronunciatein occasioni precedenti. Che cosa significa – è la domanda che ab-biamo formulato - riattualizzare un nome, quindi rinominare per ri-porre nel tempo presente?
Il progetto complessivo nasce dalla convinzione che non si possadare evento memoriale senza adeguato “lavoro della memoria”, il chenon significa avvicinare genericamente al nostro tempo un determi-nato oggetto del passato ma reinterrogarlo in qualità di testimone.Diversamente, per dirlo in metafora, Filippo Re sarebbe stato con-dannato – alla stregua di un reperto provvisoriamente riesumato – arimanere nel proprio sepolcro. La suggestione a “mettersi in viaggio”con Flipàz – come il Re veniva talvolta chiamato, con epiteto sardo-nico, in famiglia – ha costituito in tal senso una precisa indicazione dilavoro. I suoi scritti ce li siamo presi sotto braccio per camminare neltempo e nello spazio, confrontando paesaggi agrari e tecniche di col-tivazione. Abbiamo così messo mano nella sua biografia trattenendo-ne, come postura originale e meritoria di trasmissione ereditaria, quelsuo obliquo incedere dall’eternità dei testi classici al particulare delleconsuetudini locali.
Il Viaggio agronomico per la montagna reggiana, in modo partico-lare, ha suggerito l’idea di transumare in buona compagnia – studen-ti, docenti, accompagnatori esperti a vario titolo coinvolti – su alcunidegli itinerari citati, per fare esperienza di eventi e territori altrimen-ti destinati a vivere la vita effimera della citazione letteraria. Il “no-stro” Filippo Re, per come l’abbiamo saputo ritrovare e riabitare neisuoi propri topos letterari e geostorici, è divenuto “luogo della me-moria”, come tale passibile di una traduzione esperienziale per le ge-nerazioni a venire.
La strumentazione didatticaL’articolazione del lavoro didattico ha dato seguito alla curvatura
degli obiettivi progettuali. Si trattava di lavorare con scuole superio-ri tra loro differenziate: l’Istituto promotore “Filippo Re”, con benquattro classi, tre quarte nell’indirizzo commerciale e una per il turi-smo; due classi a indirizzo agro-ambientale dell’istituto professionaleper l’agricoltura “A. Motti” (una quarta e una quinta, nella sede di-staccata di Castelnuovo ne’ Monti, cui si sono affiancate, in occasio-
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Prima sezione
IN VIAGGIO CON FILIPPO RE
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Pianta dell’Orto botanico della Regia Università di Bologna, da Filippo Re, Rapporto a Sua Eccellenza il Sig. Ministro dell'Interno sullo stato del-l'Orto agrario della R. Università di Bologna, Milano, per Giovanni Silvestri, 1812.
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Prolusione a Filippo ReEzio Raimondi
Le Narrazioni intorno a Filippo Re alle quali ci invita questo con-vegno indicano un interesse e una partecipazione che sembrano ri-muovere in anticipo un pericolo connesso agli anniversari e alle com-memorazioni, ossia quello di registrare, come diceva Virginia Woolf,che colui di cui si deve parlare è ormai un “fantasma in via di dimi-nuzione”. Occorre soltanto riprendere con fiducia un viaggio attra-verso il mondo di Filippo Re e ricostituire, entrando direttamente neitesti, un universo di cui abbiamo in parte perduto i tratti, perché, seè vero che Re ha già una sua posizione nell’ambito degli studi tecni-ci di agronomia, non altrettanto si può dire per quanto riguarda lastoria della cultura italiana, all’interno della quale è forse giunto ilmomento di rivendicare la sua presenza, nel momento burrascoso edrammatico di passaggio dall’ancien régime all’era napoleonica e del-la Restaurazione, attraverso la grande ventata rivoluzionaria. Soltantocosì si potrà recuperare un personaggio a tutto tondo, approfittandodel fatto che egli stesso ci ha fornito una serie di elementi per entra-re non solo nel suo laboratorio di scienziato ma nella sua intimità,quasi si direbbe nella sua vita privata.
Vi sono anzitutto gli epistolari, che ancora attendono di essereesplorati: lettere straordinarie dirette alla cognata, la moglie del fra-tello primogenito Antonio (ma in casa veniva chiamato Robespierre),nel corso del viaggio che, nel 1795, il trentenne Filippo compie a Fi-renze, dove arriva come un “povero lombardo”, così si definisce, sot-toposto ai vezzi, alla malizia corrosiva dei fiorentini. E nel tempo lelettere diventano una sorta di gazzetta privata indirizzata alla cogna-ta contessa, che rimarrà la confidente di tutta la vita, anche nel mo-mento in cui Re assumerà responsabilità politiche a Reggio, al tempodella Repubblica Cisalpina, per ritrovarsi alla fine un intellettuale de-luso desideroso di tornare, dice, «ai suoi letami». Sono lettere che
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fanno pensare a certe pagine di Ippolito Nievo, nella prima partedelle Confessioni di un Italiano, attraverso le quali si ricostruisce ununiverso misto di pettegolezzo e di verità, di concetti e di osservazio-ni pungenti, con un gusto della commedia, per il quale Filippo Re hauna straordinaria inclinazione. Non per niente quando comincia ilsuo viaggio verso la Toscana si descrive come Arlecchino, e cita unacommedia del Goldoni nella quale aveva conosciuto per la prima vol-ta i paesi che si trovava ad attraversare. Questo gusto del comico, inun’epoca in cui la sensibilità si muove invece verso nuove forme dipathos tra sublime e malinconia, è un carattere principale di FilippoRe, un momento della sua intelligenza pacata, della modestia amabi-le e riflessiva che egli stesso riconosce come il proprio umorismo“lombardo”: ed è già, si capisce, una dimostrazione di senso critico,un modo per vedersi a distanza e quasi sdoppiarsi in un’autocarica-tura (“Flipazz…”). La lettera tende poi a diventare anche scritturasaggistica, quasi da giornale nel senso settecentesco, con un gustodell’osservazione diretta, non disgiunto da certe risonanze letterarie,che restituisce il senso di un mondo domestico, delle piccole cosedella vita quotidiana: ed è straordinariamente interessante seguirlo aFirenze, dove visita i musei e gli orti botanici, frequenta collezioni elibrerie, osservando che mancano volumi inglesi, francesi e tedeschiche invece leggeva a Reggio Emilia; acquista libri ma deve fare i con-ti con le sue disponibilità finanziarie; quando poi si trova di fronte al-la Venere medicea non ne resta colpito, mentre lo impressionano iquadri fiamminghi, a testimonianza di un’inclinazione al realismo,nel momento in cui trionfa come stile ufficiale il Neoclassico; a tea-tro segue il melodramma, assiste a qualche commedia, una sera vededi lontano Alfieri, ma non aggiunge commenti. E vi sarebbero anco-ra tanti elementi su cui fermarsi: i colloqui, i ricevimenti, le discus-sioni sulle mode, gli incontri femminili, una qualche galanteria: os-serva però che le donne fiorentine sono “bruttine”, sudice in casa elinde solo quando escono. E poi il racconto delle locande, degli in-contri, l’annotazione scrupolosa anche delle spese: una volta, mentresi trova in una osteria, ironizza persino sulla dissenteria di cui è vitti-ma, descrivendola, quasi in latino maccheronico, con un “propter ca-carellam”... Anche se lo aveva già colpito il disordine di Firenze, unagrande città rispetto alla sua Reggio, a Genova scopre poi una gran-de metropoli: dalla finestra dell’albergo contempla l’ampio golfo e lodescrive con un gusto analitico tutto settecentesco. È, insomma, un
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Seconda sezione
LA RESTITUZIONE DIDATTICA
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Il progetto didattico
Alberto Ferraboschi
Questa iniziativa, come è stato ricordato, costituisce l’appuntamen-to centrale di un ambizioso progetto realizzato con il concorso e la fat-tiva collaborazione di diversi soggetti, tra cui la Provincia, rivolto amettere in rete l’offerta formativa di quattro diversi istituti scolasticid’istruzione superiore intorno alla figura paradigmatica di Filippo Re.
Il progetto infatti ha promosso la ricerca e la riflessione scientificaattorno alle problematiche della storia e dell’economia agraria, dellabiodiversità e dell’educazione ambientale; al tempo stesso l’iniziativaha aggregato gli studenti delle diverse scuole attraverso attività didat-tiche e di scambio culturale, attivando canali di divulgazione cultura-le e scientifica, grazie alla collaborazione di diversi enti del territoriocome l’Università, i Musei, i Comuni, il Parco del Gigante, ecc.
Tra i diversi e i numerosi aspetti qualificanti del progetto, mi li-mito ad accennare a tre caratteri identificativi che hanno indotto laProvincia a sostenere il progetto, svolgendo sia un’azione di coordi-namento sia finanziando l’iniziativa nell’ambito del piano per il dirit-to allo studio, in coerenza con gli indirizzi regionali di valorizzazionedell’autonomia scolastica.
Un primo punto riguarda la dimensione organizzativa del proget-to didattico connotato dall’utilizzo dello strumento della rete discuole. In effetti, a partire dal riconoscimento dell’autonomia delleistituzioni scolastiche, quale garanzia di libertà di insegnamento e dipluralismo culturale, la Provincia già da tempo supporta e incentivala costituzione di reti e di consorzi tra istituzioni scolastiche autono-me, favorendone le relazioni con gli enti locali. Un sostegno che na-sce dall’impegno a valorizzare la cultura dell’autonomia scolastica inuna logica di positiva collaborazione tra soggetti che operano all’in-terno di un medesimo sistema formativo, nel rispetto delle singolespecificità e vocazioni.
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Di conseguenza, nell’ambito del sostegno ai progetti di sistema in-tesi alla promozione di accordi per la messa in rete di diverse scuole,particolarmente significativo è risultato il coinvolgimento di benquattro scuole (l’Istituto “Filippo Re”, l’Istituto “Motti”, l’Istituto“Zanelli” e il Liceo Classico scientifico “Ludovico Ariosto”) nellarealizzazione di un’azione didattica comune volta a favorire la quali-ficazione dell’offerta formativa.
Un secondo punto rilevante riguarda più propriamente l’aspettoinnovativo della progettualità didattica ossia lo spiccato carattere tra-sversale e interdisciplinare. In effetti il progetto, proprio grazie al-l’approccio collaborativo del lavorare in rete, ha consentito di speri-mentare sia la trasversalità dei contenuti didattici tra i diversi ambitidi scuole (appartenenti all’istruzione professionale tecnica e liceale),sia l’interdisciplinarità (coinvolgendo discipline umanistiche, scienti-fiche, agronomiche ed economiche). Una sperimentazione che si èrealizzata attraverso percorsi di trasmissione partecipata tra ambiticulturali, saperi e memorie locali, nonché mediante l’attivazione diuna strumentazione innovativa (quali i laboratori di azione e ricerca),connotando in modo originale e positivo il progetto didattico.
Il terzo punto di forza del progetto riguarda proprio la capacità diattivare sinergie tra territorio e scuole per realizzare un progetto ad al-ta valenza culturale; attraverso forme di collaborazione interistituziona-le, l’attività delle scuole ha infatti coinvolto una variegata realtà di sog-getti territoriali (istituzioni educative, culturali, socio-economiche) ri-conducendoli a un medesimo laboratorio esplorativo. Sì è così creatoun circuito virtuoso tra scuole e territorio che ha consentito di valoriz-zare le diverse risorse (educative, formative e culturali professionali)presenti sul territorio. Una prospettiva quest’ultima, intesa a promuo-vere l’apertura delle istituzioni scolastiche alle esigenze socio-economi-che ed educativo-culturali del territorio di appartenenza, incentivandola funzione della scuola come centro di promozione culturale, sociale ecivile del territorio e implementando il processo di autonomia scolasti-ca e di qualificazione del sistema formativo.
Rinnovo l’apprezzamento per un progetto che, oltre a mobilitarenumerose e qualificate energie del mondo della scuola intorno a unainiziativa ad alta valenza culturale, ha saputo portare a sintesi delle au-tentiche esperienze di eccellenza del sistema formativo reggiano.
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Terza sezione
ATTUALITÀ DI FILIPPO RE
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Continuità colturali e culturali nelle pratiche agricolecondotte dalla azienda Ferrarini nei terreniche appartennero alla famiglia Re
Giuliano Cervi, architetto del paesaggio
Filippo Re uomo e scienziatoIl secolo XVIII ha un’importanza fondamentale nella storia delle
scienze: fu proprio in questo periodo che, nell’ambito del cosiddettoIlluminismo, si crearono i presupposti per lo spettacolare progressotecnico e scientifico che caratterizzò l’Ottocento e il Novecento.
Tra le varie discipline che furono oggetto di rinascita e approfon-dimento figurano anche le cosiddette “Scienze Agrarie”.
Il principale esponente del rinnovamento illuministico delle scien-za agrarie in Italia fu Filippo Re.
Nativo della città di Reggio Emilia, operò a cavallo tra Settecentoe Ottocento ponendo le basi per la nascita a Bologna della cattedradi agricoltura ,che costituì per tutto l’ottocento il motore delle scien-ze agrarie italiane.
Nonostante la sua rinomanza, la figura di Filippo Re è tuttavia an-cora in parte da indagare: sono noti i suoi numerosi scritti e suoi mol-teplici studi che ci ha lasciato, tuttavia rimane ancora da sondare la suacomplessa personalità, travagliata dal contrasto tra il turbinio deglieventi epocali nei quali egli si trovò ad essere proiettato e il suo deside-rio di una ordinata e ben governata società alla quale far riferimento.
Un altro aspetto che merita di essere approfondito riguarda il rap-porto tra Filippo Re e suo fratello Antonio, entrambi accomunatidall’entusiasmo per la ricerca scientifica applicata ai diversi aspettidell’economia agraria e del nascente industrialismo.
Come ho già accennato, gli insegnamenti di Filippo Re hannoavuto grande importanza nel panorama delle scienze agrarie italianee in particolare sul contesto agricolo padano. Credo che non sia az-zardato affermare che lo stesso scenario complessivo del mondoagrario padano ed in particolare quello emiliano, rechi tutt’oggi benevidente la sua impronta:
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ne valga ad esempio un solo aspetto, quello riguardante le cosiddette “case colonichea porta morta” dette anche “reggiano-modenesi”: esse furono con chiarezza preco-nizzate da Filippo Re nelle loro caratteristiche costruttive, distributive e funzionali,già agli inizi dell’Ottocento e, da quell’epoca, cominciarono ad essere costruite dive-nendo, nel corso dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, l’elemento piùcaratterizzante del paesaggio agrario emiliano.
Nell’ambito del contesto scientifico-accademico Italiano la figuradi Filippo Re ha essenzialmente importanza in veste di storico dell’a-gricoltura, di innovatore delle pratiche colturali e di sperimentatoredi nuove tecniche.
L’importanza di Filippo Re risiede nell’aver saputo introdurre unmodello scientifico sperimentale in campo agricolo.
Egli basa i suoi studi sulla sperimentazione diretta, traendone in-dirizzi e consigli utili a migliorare tutto ciò che riguarda il mondoagricolo: dà le norme, per la coltura della vite per la regimazione deicorsi d’acqua, per la raccolta delle acque in terreni che ne sono scar-si, delinea anche le modalità migliori che gli agricoltori dovrebberoseguire per difendersi dalle frane; quest’ultimo aspetto è quanto maiattuale:alcune sue parole sono ancora oggi quanto mai attuali: «lamancata attenzione verso le frane è causa primaria di gravissimi dan-ni all’agricoltura e quanto altro».
Il contesto elettivo ove i fratelli Re ebbero modo di sperimentaree applicare le loro esperienze in campo agrario (e non solo), furonole vaste possessioni che la famiglia aveva in terra reggiana.
Nell’ambito di queste proprietà ebbe particolare importanza quel-la corrispondente a una vasta superficie di territorio situata attual-mente a confine tra Reggio Emilia, Albinea e Quattro Castella, ri-compresa nell’ampia piana alluvionale del Torrente Crostolo tra VillaRivalta ed il castello del Più Bello.
Questo territorio è ancora oggi uno dei più importanti dal puntodi vista agricolo, nel quale le moderne pratiche agricole si coniuganointimamente con un sedime storico paesaggistico di vera eccellenza.
Questa stessa zona, infatti, fu individuata dai duchi d’Este perrealizzarvi la loro splendida reggia estiva, che, com’è noto, venneeretta nei pressi di Rivalta, ergendovi altresì un corredo di altri pa-lazzi di notevole pregevolezza architettonica. Accanto alla Villa Du-cale sorse infatti il cosiddetto “casino delle delizie”, l’attuale “Vascadi Corbelli”, un ampio giardino, improntato all’architettura dei giar-dini in voga a fine Settecento e la villa Ferrarini-Corbelli, attuale se-de del Gruppo Industriale Ferrarini, quest’ultima sede ducale prima
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GLI AUTORI
PAOLA BACCI, docente di Scienze naturali, Istituto Superiore “ Motti”, Castelnovo ne’ Monti GINO BADINI, direttore Archivio di Stato di Reggio EmiliaFRANCO BOIARDI, storico, presidente Comitato Scientifico Istituto “Cervi” ALESSANDRA BONDAVALLI, studiosa, volontaria all’Archivio di Stato di Reggio EmiliaGABRIELLA BONINI, docente di Italiano e Storia, Istituto Superiore “Filippo Re”Reggio Emilia MARCO BORTOLOTTI, già responsabile Archivio Storico Università di BolognaANTONIO CANOVI, storico, Tempo Presente Reggio EmiliaPAOLA CAPANNI, dirigente scolastico, Istituto Superiore “Filippo Re” Reggio EmiliaMARIA NELLA CASALI, storica del territorio GIULIANO CERVI, architetto del paesaggioSILVIA CHICCHI, ispettore naturalista, Musei Civici Reggio EmiliaEMIRO ENDRIGHI, docente Facoltà Agraria, Università di Modena e Reggio EmiliaFRANCO FARINELLI, direttore Dipartimento Scienze della Comunicazione, Universitàdi BolognaALBERTO FERRABOSCHI, storico, Provincia di Reggio EmiliaMAURIZIO FESTANTI, direttore Biblioteca “A. Panizzi” Reggio Emilia LUIGI GRASSELLI, docente Facoltà Ingegneria, Università di Modena e Reggio Emilia
ROBERTO MARCUCCIO, responsabile sezione Manoscritti, Biblioteca “Panizzi” ReggioEmiliaUGO PELLINI, docente di Scienze naturali, Liceo scientifico “Moro” Reggio EmiliaFRANCESCA PRAMPOLINI, pubblicista e studiosaEZIO RAIMONDI, Presidente IBC Emilia RomagnaALDO RINALDI, docente di Agraria, Istituto Tecnico Agrario “Zanelli” Reggio Emilia ANTONIO SALTINI, storico dell’agricoltura e divulgatore scientificoCLEMENTINA SANTI, assessore alla Cultura e Valorizzazione del paesaggio, ComunitàMontana Appennino Reggiano, Castelnovo ne’ MontiPAOLA SPADACCINI, docente di italiano e storia, Istituto superiore “.Motti” Castelno-vo ne’ MontiGIUSEPPE VIGNALI, esperto di Scienze forestali, direttore Parco del Gigante, BusanaDEANNA ZANNI, assistente tecnico, responsabile Museo della Civiltà contadina Isti-tuto “ Motti” Castelnovo ne’ Monti.
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Le Narrazioni intorno a Filippo Revengono stampate
nel carattere Garamondsu carta Arcoprint delle cartiere Fedrigonidalla tipografia Nerocolore di Correggio
per conto di Diabasisnel maggio
duemilasei
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