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Corso di Storia dell'Arte il museo del Prado Prof.ssa Emanuela Pulvirenti Il museo del Prado una delle più ricche pinacoteche del mondo
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MUSEO DEL PRADO - Prof.ssa Emanuela Pulvirenti

Feb 24, 2023

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Corso di Storia dell'Arte il museo del Prado Prof.ssa Emanuela Pulvirenti

Il museo del Prado

una delle più ricche

pinacoteche del mondo

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LA STORIA

In spagnolo "Prado" significa "prato" e nel contesto di Madrid di riferiva originariamente ad una passeggiata alberata ("el Paseo del Prado") nella parte orientale della città, luogo di svago a partire dal XVI secolo.Nel 1774 accanto alla passeggiata venne creato un giardino botanico, completato poco tempo dopo, per volere del re Carlo III, da un edificio destinato ad accogliere vari istituti scientifici ed un museo di storia naturale. L'edificio fu completato in vent’anni ma, appena terminato, e prima che venisse inaugurato, venne saccheggiato dall'esercito francese che invase la Spagna nel 1808.Due anni dopo il re decise di far riparare l'edificio ed adibirlo all'esposizione di parte della ricca collezione reale di dipinti. Venne aperto al pubblico nel 1819, anche se era previsto che restasse chiuso "nei giorni di pioggia e quando c’è troppo fango".All'inizio ospitava 311 dipinti, tutti di artisti spagnoli: una minima parte di quelli di proprietà della famiglia reale spagnola, che ne possedeva oltre 5000 distribuiti nei vari palazzi. Parte di questi venne aggiunta alla collezione del Prado nel giro di pochi anni e nel 1821 vennero inclusi per la prima volta i pittori italiani con 195 opere che comprendevano capolavori di Raffaello e Tiziano.Nel 1843 vennero esposti i dipinti dei grandi maestri fiamminghi.Nel 1868 il Prado divenne di proprietà della nazione mentre la pinacoteca si ampliò grazie ad acquisti, lasciti e al trasferimento di dipinti da altri enti.

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LE COLLEZIONI

La particolarità della collezione del Prado è quella di possedere “ capolavori su misura” perchè buona parte delle opere esposte fu eseguita su commissione per i grandi re di Spagna. Il Prado rappresenta dunque lo splendido mecenatismo di un tempo. Le raccolte delle tele di Velàsquez, Tiziano e Rubens, espressamente dipinte per la famiglia reale, non hanno eguali in nessun altro museo del mondo. Le stesse ragioni spiegano perchè la pittura inglese e olandese siano così scarsamente rappresentate: per l'ostilità della Spagna nei confronti di quei paesi nei secoli XVI e XVII.Il Prado è uno dei più grandi musei del mondo: attualmente sono esposti circa 2000 dipinti. Nei depositi all'interno del museo se ne conservano altri 2500 e altri 3500 stanno nei depositi esterni. In totale, il catalogo del Prado contiene circa 7500 opere .

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RAFFAELLO – sala 2

Ritratto di cardinale - 1509L'opera rappresenta un cardinale della corte di papa Giulio II la cui identità, nonostante numerose identificazioni possibili, è rimasta sino ad oggi sconosciuta. Tre sono i caratteri determinantio di questo ritratto: l'acutezza dell'esplorazione psicologica del personaggio (sguardo altero, labbra serrate, portamento spavaldo), l'interesse geometrico per i volumi che caratterizza tutta la produzione ritrattistica di Raffaello e la maestria nel rendere la tessitura dell'abito e la mozzetta del religioso, il cui rosso si staglia con nettezza sul nero indifferenziato dello sfondo.

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BOTTICELLI – sala 3

Nastagio degli Onesti - 1483La tavola fa parte, assieme ad altre tre, della decorazione di un serie di cassoni nuziali commissionate dai Pucci e i Bini. La vicenda è tratta dal Decamerone di Boccaccio: Nastagio, appena respinto dalla donna amata, vede un cavaliere inseguire una fanciulla, ucciderla e dare il suo cuore in pasto ai cani. Dopo il banchetto la donna amata da Nastagio accetta le sue profferte per paura della profezia.

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TIZIANO – sala 8

La sepoltura di Cristo - 1559Di quest'opera il famoso storico dell'arte tedesco George Gronau disse: “Giammai il dolore umano è stato espresso in maniera più semplice e autenticamente artistica” .La tela fu commissionata da Filippo II al pittore nel 1559 e venne compiuta entro quell'anno. L'opera appartiene all'ultimo periodo di Tiziano, caratterizzato da una pennellata larga che stempera la nitidezza dei contorni delle figure. La luce illumina la scena a bagliori e crea un contrasto violento tra i chiari e gli scuri. La composizione si basa sulla piramide che formano le figure intorno al sepolcro, definita sul lato sinistro da Giuseppe d'Arimatea, in cui si è voluto riconoscere un autoritratto dell'artista, e sul lato destro da Nicodemo, che regge i piedi di Cristo, e dalla Maddalena. Ogni figura è caratterizzata con una forte enfasi espressiva. Due elementi in questo senso dominano sugli altri: il braccio destro del Cristo morto e il gesto tragico, a braccia aperte, della Maddalena dalla veste bianca e agitata.

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TIZIANO – sala 9

L'imperatore Carlo V a Muhlberg - 1548Il ritratto commemora la vittoria di Carlo V contro i portestanti tedeschi a Muhlberg. Il tipo a cui si rifà Tiziano è quello antico del ritratto equestre tuttavia, nel suo genere, questo ritratto è uno dei più rappresentativi della storia della pittura, per l'acutezza con la quale Tiziano descrive la situazione emotiva dell'imperatore. Carlo V è ritratto in armi con espressione determinata, ma al tempo stesso stanca e malata. L'ombra malinconica è accentuata dalla luce fosca del paesaggio e dalla mole scura del cavallo, quasi volesse alludere al presagio del tramonto dell'impero.

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EL GRECO – sala 9

Battesimo di Cristo - 1596Adorazione dei pastori - 1612Due sono i caratteri tipici del linguaggio pittorico dei Greco: un uso nervoso e suggestivo della luce, che esaspera le ricerche di Tintoretto, e un allungamento delle forme che giunge al limite della deformazione. L'irrealtà dell'atmosfera è rafforzata da una gamma cromatica singolarissima, quasi visionaria, basata su contrappunto violento dei toni olivastri, rossi e azzurri.

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VELASQUEZ – sala 12

Las Meninas - 1656Quest'opera è il quadro più famoso di Velàsquez del Prado e uno dei più grandi capolavori di tutta l'arte occidentale. La figura centrale è l'lnfanta Margherita in visita nello studio del pittore, circondata dalle dame di corte, da una governante, un sorvegliante, una nana e un cane. Sulle scale in fondo, compare il cortigiano Jose Nieto. Il momento raffigurato è quello in cui gli astanti si accorgono dell'entrata dei sovrani, verso i quali rivolgono lo sguardo. Con questo artifizio, che ha il suo archetipo nel ritratto dei coniugi Arnolfini di Van Eyck, l'artista trasforma l'osservatore in partecipante alla scena. Lo specchio potrebbe essere in realtà uno specchio-spia, da cui si può osservare senza essere osservati. I due sovrani erano nascosti dietro questo specchio, quando José Nieto, in fondo sulle scale, sposta la tenda, facendo entrare la luce dietro lo specchio-spia, illuminando così i due sovrani che fino a quel momento erano invisibili.

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MURILLO – sala 16

La Sacra Famiglia “dell'uccellino” - 1650Quest'opera della prima maturità di Murillo, artista estremamente popolare, rappresenta la Sacra Famiglia in un modo che oggi, tra i suoi contemporanei, si definirebbe borghese, domestico(con notevoli brani di natura morta) e privo di caratteri scopertamente religiosi. Una descrizione di vita familiare, in cui il Bambino gioca con un cane e un uccellino. Include un'insolita raffigurazione di San Giuseppe, dipinto in modo vitale e virile, nel fiore degli anni, a differenza delle più consuete iconografie che invece lo rappresentano già anziano e canuto. Egli assiste ai primi passi del figlio, mentre Maria contempla con discrezione, in secondo piano, amorevolmente, la scena, affaccendata in lavori domestici.

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ZURBARAN – sala 17

Natura morta - 1632-42Considerato, sin dal tempo in cui visse, il pittore per eccellenza dei monaci e dei martiri, Zurbaran fu anche autore di alcune nature morte, rare, ma di straordinaria qualità. In questo genere, il pittore raggiunge esiti prodigiosi nella resa della tessitura della materia dei diversi oggetti. In questa tela, la composizione è serena e solenne: i quattro elementi, disposti uno accanto all'altro, posseggono una forte identità propria, simile a quella che Zurbaràn conferiva alle figure umane da lui dipinte. Col Barocco il mondo degli oggetti assume una nuova dignità e la natura morta si configura sempre più come un genere autonomo.

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GOYA – sala 36

La Maja desnuda - 1796Si pensa che la coppia di dipinti fossero montati in una doppia cornice e che un meccanismo consentirre di far scomparire la Maja vestida svelando la sottostante Maja desnuda. Il secondo dipinto scatenò l'ira del tribunale dell'Inquisizione, perchè si trattava del primo quadro di nudo femminile importante della pittura spagnola, motivo espressamente vietato all'epoca. Caratteristica peculiare della Maja desnuda è l' illuminazione fredda e quasi irreale che rischiara le forme del corpo. La Maja vestida appare più provocante. Il suo sguardo è più penetrante e allusivo, il volto assume un colorito più caldo grazie anche ai riflessi delle preziose stoffe di cui è vestita.

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GOYA – sala 39

3 maggio 1808 - 1814Quest'opera, assieme al 2 maggio 1808, fu dipinta da Goya su incarico del governo spagnolo per perpetuare la memoria dell'eroica resistenza del popolo di Madrid contro le forze napoleoniche.L'apparente spontaneità dei gesti è frutto di un attento studio che si manifesta, per esempio, nella lampada che illumina la camicia bianca della figura con le braccia alzate nel gesto della crocefissione , un bianco simbolo della piurezza del martire.Una ricchissima gamma di emozion i è dipinta nelle espressioni dei volti ei condannati: chi con rabbia, chi con terrore, chi con rassegnazione, in un'atmosfera resa agghiacciante dal sangue che si sparge al suolo sino a lambire i piedi dei carnefici, ognuno affronta il proprio terribile destino.

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GOYA

La famiglia di Carlo IV - 1800Il quadro raffigura la famiglia reale spagnola , dipinta l'anno dopo la nomina di primo Pittore di Camera di Goya. Al centro vi è la regina Maria Luisa con la figlia ed il figlio più piccolo, il re è alla sua destra. Il resto della famiglia è diviso in due gruppi: il primo gruppo è ritratto di fianco alla regina e l’altro dietro il re. Partendo da sinistra troviamo Carlo Maria che mette la mano alla vita del fratello più grande, il principe Ferdinando. La sorella del re con il volto emaciato e con un'imperfezione scura sulla tempia che le sfigura il volto; di fianco a lei una donna girata dalla parte opposta dell’osservatore è identificata come la fidanzata ancora sconosciuta del principe Ferdinando. Di fianco al re suo fratello Antonio Pascual guarda sopra la spalla de re. L'ultima donna è l'Infanta Maria Luisa che culla il suo bambino. La composizione comprende anche lo stesso Goya, l'uomo a sinistra davanti al cavalletto. Bisogna notare anche la venatura satirica del dipinto: Goya ritrae infatti i membri della famiglia reale deformandoli con espressioni svanite, creando quindi delle figure fortemente grottesche .

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GOYA – sala 67

Saturno divora suo figlio - 1820Questa rappresentazione di un tema mitologico fa parte della famosa serie di “pitture nere” della Quinta del Sordo , così chiamate per la predominanza dei toni tenebrosi. L'artista, settantaquattrenne, è ormai quasi completamente sordo, solo, sfiduciato per la piega che hanno preso le vicende politiche europee e spagnole in particolare, ed è preda del tormento e dell'angoscia di cui è testimonianza gran parte della produzione della sua vecchiaia.Goya, in questa terribile raffigurazione fa riferimento a un tema medievale dipingendolo con inedita crudezza.L'opera potrebbe simboleggiare il tiranno che divora i suoi sudditi, un'allusione di Goya a Ferdinando VII. L'atmosfera allucinata e la potenza fantastica della scena si manifestano nel concentrare la rappresentazione su pochi elementi, mediante un uso fortemente suggestivo della luce, che fa emergere dal fondo scuro la figura mostruosa, trattata con toni ocra e grigiastri, sui quali spicca, nota raccapricciante, il rosso del sangue del corpo dilaniato del figlio.La modernità nell'uso dei mezzi pittorici mette quest'opera tra i principali precedenti dell'espressionismo .

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DURER – sala 54

Autoritratto - 1498“1498, l'ho dipinto secondo le mie sembianze, avevo ventisei anni”, con questa iscrizione posta sul muro sottostante il davanzale della finestra, l'artista sigla il suo autoritratto giovanile.Si tratta di una delle sue opere più famose, oltre che per la qualità pittorica altissima , per il messaggio che intende trasmettere. L'artista si rappresenta vestito di panni elegantissimi, sicuro di sè e del suo ruolo sociale per affermare decisamente il trapasso della sua condizione di pittore da artigiano a intellettuale, in una società sociale quale quella tedesca che sin lì non ne riconosceva lo status.Su questo tema insisterà in tutta la serie dei suoi autoritratti.

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BRUEGEL IL VECCHIO – sala 54

Il trionfo della morte - 1562Questa terrificante rappresentazione fa riferimento al tema medievale del trionfo della morte sulla vita terrena. In un paese da apocalisse, brullo, rinsecchito e fumante di incendi, colonizzato da falangi di scheletri, cavalca al centro la figura della morte che falcia esseri umani di qualsiasi e condizione sociale.La massa di uomini è spinta verso una trappola mortale, circondata da altri scheletri che usano come scudo coperchi di feretri. In questo quadro straziante non si salva nessuno, nemmeno il sovrano, rappresentato con corona, scettro e stola di ermellino nell'angolo in basso a sinistra. I soli che sembrano non accorgersi della terribilità di quanto accade sono i due innamorati in basso a destra. In realtà la morte suona anche per loro.Alcuni interpretano il dipinto in chiave politica collegandolo alle stragi spagnole perpetrate nelle Fiandre.

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BOSCH – sala 57

Il giardino delle delizie - 1500Esistono due interpretazioni di questo trittico che rappresenta il prodotto più alto della tarda maturità dell'artista. La prima spiega la rappresentazione con le dottrine della setta eretica degli Adamiti, di cui Bosch esalterebbe il credo che invitava all'esercizio sfrenato dell'amore fisico . La seconda, più verosimile, vuole che questo dipinto sia una condanna moralizzante della lussuria . Nell'anta di sinistra è raffigurata la creazione di Eva, intesa come l'origine del peccato. La porzione centrale rappresenta l'umanità prigioniera dei vizi. L'anta di destra illustra l'inferno come punizione per i peccati della carne.Elemento ricorrente nel dipinto è la fragola, simbolo della lussuria. È verosimile, anche se non accertato, che il volto che compare sotto la cornamusa, nel paesaggio infernale, sia un autoritratto di Bosch.

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RUBENS – sala 61

Le tre grazie - 1636In questa famosa composizione, eseguita da Rubens nell'ultimo periodo della sua attività, l'artista riprende un tema caro agli antichi e ai pittori del Rinascimento . I tre nudi femminili ben rappresentano il tipo di bellezza muliebre perpetuato da Rubens: donne opulente, dalle anche forti, dal seno piccolo e dall'incarnato diafano, le Tre Grazie sono inserite in un paesaggio agreste, allacciate in un lento ritmo di danza che riprende quello già suggerito in alto, dalle festonature dei fiori e del drappo.

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REMBRANDT – sala 64

Artemisia - 1634Opera della prima maturità di Rembrandt questa tela rappresenta Artemisia mentre si accinge a bere le ceneri del marito Mausolo oppure Sofonisba che preferisce avvelenarsi piuttosto che cadere in mano a Scipione, giurando fedeltà al marito prigioniero.Malgrado il riferimento all'antichitàl'opera è profondamente anti-classica, come si riscontra dall'assenza di idealizzazione della donna. La composizione rivela lo stile dell'autore nel far emergere le figure da uno sfondo buio mediante un uso attento della luce di taglio. Mirabile è il profilo della fanciulla a sinistra, illuminata dai riflessi dei broccati delle vesti regali. L'opera probabilmente nasconde un significato privato che si riferisce alla vita dell'artista che in quell'anno sposò Saskia. La tela dunque potrebbe simbolizzare un amore coniugale eterno.

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CARAVAGGIO

Davide e Golia - 1597Rappresenta Davide quasi bambino alla prese con i capelli di Golia intento a costruire il suo trofeo con la testa mozzata. In angolo a sinistra si vede il pugno di Golia ancora stretto. Il volto di Golia è un autoritratto del pittore.La luce proviene dall'alto e fa emergere dal buio la figura del ragazzino chino sulle spoglie del gigante.

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