Scuola di Architettura e società Dipartimento di Architettura e studi urbani Via Bonardi, 3 20133 Milano Corso di perfezionamento in Sistemi informativi e governo integrato del territorio VIII ciclo 2013/2014 Direzione ( prof. Pier Luigi Paolillo, [email protected]) Segreteria didattica ( dott.ssa Costanza Mangione, [email protected]) Monografia di perfezionamento Specializzando: Corrado Franzosi, matr.821479 Relatore: prof. Massimo Rossati Integrazione del Sit comunale finalizzato alla predisposizione delle analisi per la definizione del nuovo Documento di Piano, di nuovi livelli informativi per l’arricchimento della conoscenza, alla gestione territoriale e comunicazione delle informazioni Luglio 2014
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Monografia di Laboratorio · definizione del nuovo Documento di Piano, ... La Monografia è strutturata in quattro parti: nella prima l’evoluzione storica della pianificazione vigevanese,
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Scuola di Architettura e società
Dipartimento di Architettura e studi urbani Via Bonardi, 3 20133 Milano
Corso di perfezionamento in Sistemi informativi e governo integrato del territorio
VIII ciclo 2013/2014 Direzione (prof. Pier Luigi Paolillo, [email protected])
Monografia di perfezionamento Specializzando: Corrado Franzosi, matr.821479
Relatore: prof. Massimo Rossati
Integrazione del Sit comunale finalizzato alla predisposizione delle analisi per la definizione del nuovo Documento di Piano, di nuovi livelli informativi per
l’arricchimento della conoscenza, alla gestione territoriale e comunicazione delle informazioni
Parte I Evoluzione storica della pianificazione vigevanese
1. Vigevano medioevale pag. 5 2. La disciplina urbanistica del passato pag. 6 2.1. Il Prg del 1971 pag. 6 2.2. Il Prg del 1982 pag. 7 2.3. Il Prg del 2005 pag. 8 2.4. Il Pgt del 2010 pag. 10 3. Variante al Pgt del 2004 pag. 12
Parte II Il sistema informativo territoriale: normativa di riferimento e banche dati0
1. Il sistema informativo territoriale pag. 14 1.1. Legge regionale 14 giugno 1979, n. 29 pag. 14 1.2. Il codice dell’amministrazione digitale pag. 14 1.3. Legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 pag. 14 1.4. La Direttiva Europea Inspire pag. 15 2. Banche dati del comune di Vigevano pag. 16
Parte III Un caso di studio del comune di Vigevano
1. Calcolo della popolazione futura di Vigevano al 2021 pag. 19 1.1. Tavole di fecondità pag. 21 1.2. La previsione di famiglie pag. 24 1.3. Indice di anzianità pag. 24 1.4. Indice di vecchiaia pag. 25 1.5. Indice di gioventù pag. 25 2. Reti del sottosuolo pag. 26 2.1. Realizzazione di nuovi livelli informativi per l’arricchimento della conoscenza pag. 27 2.2. Editing pag. 28 2.3. La procedura di assemblaggio di molteplici banche dati per le analisi territoriali pag. 29 2.4. Traspuntare il sistema di riferimento pag. 30 2.5. Comunicare l’informazione pag. 31 3. Tavola della sensibilità paesaggistica pag. 32
Parte IV
Gestione territoriale
1. Realizzazione nuovi strati informativi pag. 34 1.1. Codice via pag. 34
1. Catasto teresiano pag. 5 2. Il Prg del 1971 pag. 7 3. Il Prg del 1982, tavola di azzonamento pag. 8 4. Il Prg del 2005, tavola uso del suolo pag. 10 5. Il Pgt del 2010, tavola uso del suolo e un legenda pag. 11 6. Piazza Ducale, Duomo vista dai portici pag. 13 7. Stradario esistente pag. 16 8. Banca dati software Archi 7 pag. 17 9. Nuovo stradario pag. 17 10. Calcolo numero residenti per fascia d’età pag. 19 11. Totale maschi e femmine per fascia d’età pag. 20 12. Probabilità media di sopravvivenza pag. 20 13. Invecchiamento della popolazione pag. 21 14. Tavole di fecondità pag. 22 15. Saldo migratorio pag. 23 16. Numero nati pag. 23 17. Calcolatore campi pag. 27 18. Tabella attributi, campo lunghezza pag. 28 19. Editing pag. 29 20. Comando Join, salva vettori pag. 29 21. Comando Join, tabella attributi pag. 30 22. Esportare layer con software DraftSigth pag. 30 23. Reti dei sottoservizi traspuntati pag. 31 24. Layout di stampa e un legenda pag. 31 25. Tavola della sensibilità paesaggistica pag. 33 26. Insegne pubblicitarie pag. 34 27. Codice via, field calculator pag. 35 28. Codice via, a sequiental Id pag. 35 29. Codice via, autoincrement pag. 35 30. Localizzazione puntuale insegne pag. 36 31. Insegne pubblicitarie, identify pag. 36 32. Street View e Bird’s eye pag. 37 33. Tabella attributi, tipologie pag. 37 34. Spatial Join pag. 38 35. Comando relate, insegne pubblicitarie pag. 38 36. Comando relate, reti del sottosuolo pag. 39
Allegati
1. Tavole di mortalità, maschi pag. 41 2. Tavole di mortalità, femmine pag. 45
3 Riferimenti bibliografici Dainelli N. et al., 2008, Cartografia Numerica, Flaccovio, Palermo (con Cd). Fantozzi P.L., 2013, Georeferenziare i dati geografici con ArcGis, Flaccovio, Palermo (con Cd). Graci G. et al., 2008, Gis e Ambiente, Flaccovio, Palermo. Guandalini B. e Salerno G., 2013, Manuale ArcGis 10, Flaccovio, Palermo (con Cd). Paolillo P.L., 2010, Sistemi informativi e costruzione del piano, Maggioli, Rimini (con Cd) . Paolillo P.L., 2012, L’urbanistica Tecnica. Costruire il piano comunale, Maggioli, Rimini (con Cd). Paolillo P.L., 2013, La tecnica paesaggistica. Stimare il valore dei paesaggi nel piano, Maggioli, Rimini (con Cd). Mastroeni A, 2013, Gis - Un mondo a portata di mano, (free).
4 0.1. Premessa La monografia tratta gli argomenti appresi durante il Corso di perfezionamento in Sistemi informativi e gover-no integrato del territorio, VIII ciclo 2013/2014. Nel frontespizio della Monografia è raffigurato il territorio di Vigevano nel modello digitale del terreno ed in aerofotogrammetria. Dal modello digitale del terreno si nota che il territorio di Vigevano è prevalentemente pianeggiante ed è strutturato su due ripiani morfologici separati tre scarpate di origine fluviale: due costitui-scono il nucleo abitato di Vigevano e l’altra è collocata nei pressi del fiume Ticino. Le scarpate sono il risultato della attività erosiva sulla coltre di depositi fluvioglaciali risalenti all’ultima gla-ciazione Wurmiana1, esercitata dal fiume Ticino nell’ambito della pianura alluvionale. I depositi emergenti ad Ovest della scarpata, posti a quote topografiche più elevate, risultano di origine fluvio-glaciale e sono attribuibili al fluvioglaciale Würm e risalenti al Pleistocene Superiore. Ad Est della scarpata principale i materiali appaiono di natura prevalentemente sabbioso-ghiaiosa, la loro origine deve essere ricon-dotta a fasi successive di alluvionamento e di erosione operate dall’azione fluviale del Ticino. Nel settore centrale del territorio comunale, che interessa gran parte del centro abitato, esiste una ulteriore scarpata, conseguente ad una locale fase wurmiana. Nel corso dei secoli, queste scarpate sono state successivamente rimodellate dalle trasformazioni antropiche connesse ad attività estrattive e di bonifica. La Monografia è strutturata in quattro parti: nella prima l’evoluzione storica della pianificazione vigevanese, composta di tre capitoli, dalla storia di Vigevano medievale, alla successione continua di piani regolatori del 1971, 1982, 2005, il Pgt del 2010 fino alla variante di oggi del 2014; la seconda parte, di due capitoli, riguarda la normativa di riferimento del sistema informativo territoriale dalla Legge Regionale n. 29/1979, al Codice dell’Amministrazione digitale, la Legge Regionale n. 12/2005, la Direttiva Europea Inspire e la bonifica delle banche dati. La terza parte, di tre capitoli, è relativa all’analisi statistica sulla popolazione futura di Vigevano al 2022 con i software ArcGis 10.2 ed Excel, le tavole di fecondità, il calcolo delle previsioni di famiglie, non-ché gli indici di anzianità, vecchiaia e di gioventù. Sempre con il software ArcGis e attraverso le banche dati del Dusaf2, ho ricavato le tavole di Sensibilità Pae-saggistica con l’individuazione delle aree di maggiore interesse e pregio paesistico ambientale. Al capitolo ter-zo ho trattato l’argomento delle reti del sottosuolo con il software QGis 1.8, dapprima con procedure di edi-ting e successivamente traspuntando le coordinate dei sistemi di riferimento delle planimetrie fornite dagli Enti in formato dwg, da Gauss Boaga a WGS84 zone 32N. La quarta ed ultima parte della monografia comprende due capitoli, nel primo ho predisposto una nuova banca dati con il software ArcGis, relativo alle insegne pubblicitarie, inserendo per ciascuna autorizzazione paesaggi-stica il file in pdf e la localizzazione dell’insegna con i comandi Street View e Bird’s eye. Ho inserito gli shapefile ricavati dal software QGis, del capitolo secondo della parte terza, le reti del sottosuolo e con il co-mando Relate è stato possibile visualizzare, per ciascun edificio, i livelli informativi in superficie e nel sotto-suolo. Nel secondo capitolo un breve commento sull’utilizzo del Gis nella Pubblica Amministrazione. Infine un commento finale del corso. Giudizio molto positivo, quanto ho appreso è andato oltre le mie aspettative. Pertanto, in virtù delle nozioni acquisite durante l’anno e per un costante aggiornamento nel lungo periodo, sa-rei favorevole ad ulteriori corsi di aggiornamento annuali, anche di breve durata, per l’utilizzo dei software: ArcGis, QGis, Addati e Addawin. 1 La glaciazione Wurmiana rappresenta l'effetto prodotto dall'ultima glaciazione su una zona specifica come le Alpi, ma per conven-zione essa viene estesa anche a livello globale come l'equivalente di ultimo periodo glaciale, il più recente periodo glaciale compreso nell'attuale era glaciale, avvenuto nel Pleistocene, iniziato circa 110.000 anni fa e terminato circa 9.600 - 9.700 a.C. Durante questo pe-riodo ci furono molti mutamenti tra l'avanzamento e l'arretramento dei ghiacciai.La massima estensione della glaciazione avvenne ap-prossimativamente 18.000 anni fa. 2Regione Lombardia ha intrapreso nel 2001 la realizzazione di uno strumento di analisi e monitoraggio dell’uso del suolo, attraverso la realizzazione di una banca dati omogenea su tutto il territorio regionale. La cartografia delle destinazioni degli usi dei suoli agricoli e forestali (DUSAF) della Regione Lombardia è un esempio di base informativa relativa all’uso del suolo.
5 Parte I
Evoluzione storica della pianificazione vigevanese 1. Vigevano medievale Vigevano nasce in periodo medioevale in un promontorio sulla costa del Ticino e si sviluppa come una rocca-forte difensiva nella pianura Lomellina, con un’economia strettamente legata alla città di Milano che dal 1100 comincia a rivivere una nuova apertura economica legata ai rapporti economici con le Repubbliche Marinare di Venezia e Genova. Nel X secolo la città si compone del castello comunale e dalle sue mura che riescono fa-cilmente a contenere i maggiori edifici pubblici, le residenze della nobiltà, del volgo e degli spazi commerciali. Il primo borgo medioevale cresce fino ad espandere le proprie funzioni dal castello alla nuova piazza pubblica sorta a nord dello stesso, che comincia dal tardo medioevo ad assumere il ruolo di centro cittadino che tutt’ora mantiene. Durante il periodo medievale, la città di Vigevano può essere definita secondo uno schema focaliz-zato a sviluppo avvolgente caratterizzato dalla crescita intorno al fulcro del castello. Il castello si pone sulla cima dell’altura su cui la città si sviluppa e da questo si diramano le strade radiali con andamento curvilineo sulle quali si innestano, con il classico schema a lisca di pesce, i primi insediamenti medievali. Questi, assieme alla piazza e al castello, costituiscono il nocciolo storico di Vigevano. La costruzione della ferrovia coincide con l’inizio della storia contemporanea della città: lo sviluppo di Vigevano come simbolo del settore calzatu-riero italiano, l’industrializzazione, l’aumento di popolazione, l’espansione della seconda metà del secolo scor-so, ed il declino dagli anni Novanta. La seconda Guerra mondiale e i cambiamenti amministrativi hanno osta-colato l’approvazione di Piani che avrebbero potuto gestire meglio l’espansione del dopoguerra. La grande crescita industriale attrae numerose persone dalle campagne in città, facendo registrare un ingente incremento demografico. La popolazione aumenta da 17.000 abitanti registrati nel 1861 ai 38.000 del 1936. Nemmeno la prima Guerra mondiale riesce ad arrestare lo sviluppo demografico. L’espansione urbana è il tema su cui ruota il Piano Regolatore e di Ampliamento di Vigevano del 1935. Il progetto “Chiarezza, Volontà, Azione XIII” di Emilio Basletta, Aldo Putelli e Paolo Chiolini prevede una nuova circonvallazione con la quale delimitare l’espansione a raggiera della città e diffondere il nuovo sistema fognario. Il disegno dell’assetto viario e fognario è il punto di forza del Piano “Chiarezza, Volontà, Azione XIII” mentre è stato tralasciato il disegno espansivo dello spazio.
Fig. 1. Catasto teresiano
6 2. La disciplina urbanistica del passato Tutti i fattori che hanno condizionato lo sviluppo di Vigevano hanno determinato un assetto del territorio ur-banizzato frantumato, incoerente, caotico. La costante mancanza di un ruolo politico amministrativo, ha fatto si che il Castello e la piazza Ducale rima-nessero nel tempo le uniche grandi realizzazioni dell’architettura civile, attorno alle quali si è formato un tessu-to urbano interessante ed omogeneo. Dal concorso di idee per il piano regolatore del 1934 prende spunto il primo piano regolatore del 1938 che si insabbierà. Nel dopoguerra, il primo tentativo di formazione del Prg, sulla base della Legge Urbanistica 17 agosto 1942, n. 1150, si protrarrò tra successive rielaborazioni e adozione per sette anni, dal 1951 al 1958, fino al fallimento. Stessa sorte per i due strumenti urbanistici del Programma di Fabbricazione (Pdf)3 e del Peep4, inoltrati nel 1967 al Ministero che li rinvia con richiesta di modificazione. L’intera fase storica della crescita industriale e demografìca si compie senza che uno strumento urbanistico abbai mai potuto completare il proprio iter di formazione. L’unico piano urbanistico che riuscì a completare il proprio iter burocratico fu il Prg adottato nel 1971 e ap-provato nel 1974, giunto in assoluto ritardo, alla fine del periodo di sviluppo. 2.1. Il Prg del 1971 La crescita economica ebbe inizio nel dopoguerra e fino alla metà degli anni settanta dovuta principalmente all’industria calzaturiera che attrae verso la città migliaia di nuovi abitanti. La popolazione della città arriva a 42.768 abitanti nel 1950, 54.422 abitanti nel 1960 fino 68.306 abitanti nel 1974. In questo periodo entra in vigore il Piano Regolatore Generale redatto dall’architetto Ezio Cerutti, adottato nel 1971 e approvato nel 1974 ma che purtroppo giunse in ritardo alla fine del periodo di sviluppo. Il Piano deli-mita la città tra diversi grandi assi viari in grado di permettere un facile attraversamento del territorio da nord a sud e da est a ovest. Il disegno della viabilità è completato dalla totale saturazione degli spazi interstiziali tra strade e spazi urbani già costruiti. Anche in questo caso è l’assetto viabilistico ad incidere in maniera determi-nante sullo sviluppo futuro della città, mentre si sono rivelate sovradimensionate le previsioni di crescita quan-titativa della città, a seguito dello sviluppo impetuoso della popolazione degli anni cinquanta. Infatti dal 1975 e fino al 1977 l’andamento demografico entra in fase negativa con perdita di popolazione. I dati relativi alle atti-vità produttive e industriali registrano questa riduzione di popolazione. Questo Piano rimane in essere fino al 1979 quando gli Architetti Giovanni Astengo, Giuseppe Campos Venuti, Giuseppe Boatti, Eugenio, Corsico Piccolini progettarono il Piano Regolatore Generale del 1982. Questo piano è risultato inadeguato. La rete del-la viabilità risultava troppo onerosa per i tracciati troppo estesi e con il piano sovradimensionato in tutti i setto-ri; residenza, industria e terziario. L’edificazione avveniva mediante Piani particolareggiati disciplinati dall’art. 13 la Legge urbanistica 17 agosto 1942 n. 1150. Il Piano particolareggiato era un piano attuativo, aveva lo scopo di fornire prescrizioni di dettaglio per l’esecuzione delle direttive contenute nel piano regolatore genera-le. L’obiettivo del Piano particolareggiato era di precisare in dettaglio l’assetto definitivo delle sistemazioni delle singole zone, determinando: i limiti ed i vincoli che dovevano essere osservati dai privati nelle nuove co-struzioni e/o nelle trasformazioni; la delimitazione delle aree soggette ad esproprio od a vincoli per l’esecuzione delle opere pubbliche, come effetto della dichiarazione di pubblica. 3Programma di Fabbricazione, art. 34 della Legge Urbanistica 17 agosto 1942 n. 1150 . Il Pdf è previsto per tutti i comuni non obbligati a redigere il Piano Regolatore Generale. 4Peep, legge 18 aprile 1962, n. 167 ("Disposizioni per favorire l'acquisizione di aree ... per l'edilizia economica e popolare"). Lo scopo era quello di fornire all'ente pubblico gli strumenti concreti per programmare gli interventi nel settore della casa, e per incidere tramite questi sull'assetto del territorio urbano contrastando la speculazione fondiaria e indirizzando lo sviluppo edilizio all'edilizia economica e popolare.
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Fig. 2. Il Prg del 1971
2.2. Il Prg del 1982 Il Piano Regolatore redatto dagli Architetti Giovanni Astengo, Giuseppe Boatti, Giuseppe Campos Venuti e Eugenio Corsico Piccolini era stato approvato dalla Giunta Regionale con delibera n. 111/20119 del 7 settem-bre 1982. Il Piano Regolatore del 1971 aveva determinato un assetto del territorio urbanizzato estremamente frantumato, incoerente e caotico. Era necessario intervenire urgentemente sul territorio. Il meccanismo attuati-vo prevedeva la demolizione e ricostruzione nelle zone del centro storico, per aree degradate, ove si intendeva garantire il mantenimento del tessuto sociale esistente si prevedeva di operare mediante Peep Per tali aree era prevista anche la possibilità di attuazione diretta mediante concessione edilizia a costruire interventi conven-zionati ai sensi degli artt. 7 e 8 della Legge n. 10/1977. Riorganizzazione delle strutture produttive esistenti, mantenimento delle aziende, escludendo ipotesi di sviluppo che risulterebbero in contrasto con le disposizioni delle Legge Regionale n. 51/75, confermando nella tavola di azzonamento del Prg tutte le localizzazioni indu-striali presenti nel tessuto. Il territorio extra urbano prevedeva l’estensione della zona a bosco oltre i limiti della zona di riserva integrale, da attuarsi mediante interventi di riforestazione. La normativa di riferimento era la Legge n. 10/1977, la Legge n. 475/78. A livello ambientale il Decreto Galasso Legge n. 431/1985, il Dpcm n. 377/88 e il Dpcm 27 XI 1988 sulla Valutazione di Impatto Ambientale e la costituzione del Ministero dell’Ambiente. L’edificazione era disciplinata dalla Legge 28 gennaio 1977, n. 10, “Norme per l’edificabilità dei suoli” ora abrogata dalla Legge Regionale n. 12/2005. La concessione, onerosa dura tre anni e può essere prorogata se non viene completata l'opera entro tale limite il richiedente deve richiederne un'altra e quindi pa-gare nuovamente gli oneri legati al suo rilascio. Gli introiti ottenuti dal rilascio delle concessioni sono utilizzati dall'amministrazione pubblica per opere di urbanizzazione della città.
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Fig. 3. Il Prg del 1982, tavola di azzonamento e un legenda
2.3. Il Prg del 2005 La necessita di elaborare un nuovo piano perché ormai e quello approvato nel 1982 era ormai obsoleto, l’Amministrazione Comunale aveva incaricato l’Arch. Benevolo ed il Prof. Tintori per la stesura del nuovo piano. L’elaborazione durò otto anni, ma senza produrre risultato. Pertanto si era provveduto all’elaborazione dei Programmi Integrati di Intervento (Pii)5. La scelta è stata quella di elaborare un nuovo piano che contri-buisse al rilancio in una città in crisi produttiva. I tempi di redazione del nuovo piano furono rapidissimi, meri-to al materiale disponibile prodotto dal piano mai adottato. L’approvazione definitiva avvenne nel novembre dello stesso anno. Il Piano di governo del territorio, il nuovo strumento urbanistico introdotto nella Regione della Lombardia dal-la nuova Legge Regionale 11 marzo 2005, n. 126 che ha sostituito il Piano regolatore generale come strumento di pianificazione urbanistica a livello comunale e ha lo scopo di definire l'assetto dell'intero territorio comuna-le. I temi generali affrontati dal Prg 2005 sono prevalentemente tre: il nuovo dimensionamento del Piano, co-stituito dalla quantità di nuovi insediamenti proposti e dall’obiettivo generale delle dotazioni pubbliche; il nuo-vo modello attuativo, rappresentato dall’organizzazione della città in “tessuti” sottoposti ad intervento diretto e in “Aree di Trasformazione” sottoposte a piano attuativo e perequazione urbanistica e il rapporto integrato tra Prg. e Pii. Il nuovo piano urbanistico comunale, approvato nella seduta del 9/12/2002, denominato “Docu-mento di Indirizzi” contiene le principali scelte di metodo e di contenuto del nuovo strumento urbanistico: i) il dimensionamento del nuovo piano; Il dimensionamento del piano si pone in termini di offerta. L’offerta proposta la residenza pari a circa il 10% delle dimensioni complessive del patrimonio edilizio, mentre per quanto riguarda i nuovi insediamenti produt-tivi e commerciali, il Documento esclude nuove strutture alimentari di grande dimensione. Il Documento ave- 5 Progetti parziali approvati in Variante al Prg sulla base di un Documento d’inquadramento. I Pii previsti dal’art. 16 della Legge n. 179 del 1992, organizzavano complessi interventi insediativi attraverso la cooperazione tra risorse pubbliche e private per la realizzazione di opere di urbanizzazione e per la riqualificazione degli interventi già realizzati. 6 Legge Regionale 11 marzo 2005, n. 12. Il l piano di governo del territorio, di seguito denominato Pgt, definisce l’assetto dell’intero territorio comunale ed è articolato in Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole. Il documento di piano definisce il quadro generale della programmazione urbanistica anche in base a proposte pervenute da cittadini o da associazioni di cittadini. Il do-cumento di piano è il primo atto nella stesura del Pgt e deve anche prevedere un lavoro di analisi del territorio comunale da tutti i punti di vista, inclusi quello geologico, ambientale, urbanistico, viabilistico, infrastrutturale, economico, sociale e culturale. Il documento di piano ha anche lo scopo di definire e pianificare lo sviluppo della popolazione residente nel comune.
9 va utilizzato lo standard dei 26,5 metri quadrati della Legge Regionale 15 aprile 1975, n. 51.“Disciplina urba-nistica del territorio regionale e misure di salvaguardia del patrimonio naturale e paesistico verificando la pos-sibilità di applicare la nuova normativa dello standard qualitativo”, art. 22, modificato dall’art. 7 della Legge Regionale n. 1/2001 “Disciplina dei mutamenti di destinazione d’uso di immobili e norme per la dotazione di aree per attrezzature pubbliche e di uso pubblico”, attraverso lo strumento del Piano dei Servizi. ii) il nuovo modello attuativo, rappresentato dall’organizzazione della città in tessuti sottoposto ad intervento diretto ed in aree di trasformazione sottoposte a piano attuativo e a perequazione urbanistica. Il Documento prevedeva la riorganizzazione della città in due parti: i) la città esistente articolata in tessuti urbani, parti di città omogenee sia dal punto di vista delle funzioni inse-diate sia dalle caratteristiche morfologiche, nei quali ogni attuazione del piano è stata sottoposta ad intervento diretto. ii) le nuove trasformazioni urbanistiche per insediamenti e servizi comprese nelle aree di trasformazione, la cui attuazione era subordinata ad un piano urbanistico e esecutivo alle quali era prevista la perequazione urbanisti-ca. La modalità consiste non solo nella distribuzione stessi indici di edificabilità nelle aree di trasformazione che hanno le stesse caratteristiche, ma anche nella concentrazione dell’edificabilità e nell’individuazione delle aree di cessione. Le aree da cedere erano destinate agli standard necessari per i nuovi insediamenti, al riequilibrio dei fabbisogni pregressi e al soddisfacimento dei fabbisogni sociali primari, come quello dell’edilizia residen-ziale pubblica. Un approccio di questo tipo eliminava da un lato la differenza tra destinazioni private e vincoli pubblici, causa di evidenti disparità di trattamento, sanzionata dalla Corte Costituzionale 20 maggio 1999, n. 1797, dall’altra il ricorso all’esproprio, strumento assai difficile a causa dell’elevato valore delle indennità da pagare e delle ristrettezze finanziarie in cui versano i Comuni (senza contare che i vincoli urbanistica decado-no solo dopo cinque anni dall’approvazione del piano). iii) il rapporto tra piano generale e Programmi integrati d’intervento (Pii). Il Documento riteneva che i due strumenti non dovevano essere considerati alternati l’uno all’altro ma che i P.I.I. dovevano far parte del processo di pianificazione ed essere considerati strumenti attuativi a tutti gli effetti. Tale posizione comportava nella fase transitoria di formazione e adozione al piano, una verifica di tutte le pro-poste presentate e una conseguente selezione della normativa di legge mentre dopo l’approvazione del piano determinava una revisione del “Documento di Inquadramento” di cui alla legge regionale 14 aprile 1999 n. 9. Nel sistema ambientale era prevista la realizzazione di una rete ecologica che attraversava l’intera città, con-nettendo tutte le arre a verdi esistenti e future tra di loro, le aree naturalistiche esterne alla città al fine di eleva-re il livello delle biodiversità. 7 Con la sentenza in esame la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 2, primo comma, della la leg-ge 19 novembre 1968, n. 1187 il quale dispone che: "Le indicazioni di piano regolatore generale, nella parte in cui incidono su beni determinati ed assoggettano i beni stessi a vincoli preordinati all'espropriazione od a vincoli che comportino l'inedificabilità, perdono ogni efficacia qualora entro cinque anni dalla data di approvazione del piano regolatore non siano stati approvati i relativi piani partico-lareggiati od autorizzati i piani di lottizzazione convenzionati. L'efficacia dei vincoli predetti non può essere protratta oltre il termine di attuazione dei piani particolareggiati e di lottizzazione". A seguito della sentenza della dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 5 del 1980 – la quale ha sancito che lo ius aedificandi continua ad inerire al diritto di proprietà, la previsione di un vincolo a durata inde-terminata ha conseguentemente comportato un obbligo di indennizzo anche nel caso di espropriazioni di valore. Sulla scia di quanto in precedenza previsto dalle sentenze della la Corte costituzionale n. 82 del 1982 e n. 575 del 1989, le quali già avevano affermato che la temporaneità e la indennizzabilità dei vincoli urbanistici di natura espropriativa sono tra loro alternative, per cui l'indeterminatezza temporale comporta il diritto all'indennizzo, la recente sentenza della Corte Costituzionale n. 179 del 20 maggio 1999 ha ulteriormente precisato che la reiterazione dei vincoli urbanistici scaduti non può che determinare un indennizzo in mancanza dell’effettiva espro-priazione . Quanto alla misura dell’indennizzo la Corte demanda la previsione di adeguati criteri al legislatore non necessariamente ri-sarcitori ma anche riparatori.La Corte Costituzionale ha cura di precisare che l’indennizzo spetta soltanto ai vincoli di carattere espro-priativo imposti a titolo particolare con i quali, quindi, si priva un bene dello jus aedificandi che, invece, inerisce a beni aventi analoghe caratteristiche. Non hanno, quindi, carattere espropriativo i vincoli paesistici ed ambientali i quali non sono posti a titolo particolare ma ineriscono all’intera categoria di beni con determinate caratteristiche, il cui regime giuridico è così delineato in via generale dal legisla-tore. In essi la privazione dello jus aedificandi inerisce al regime giuridico generale, previsto dalla legge, per l’intera categoria di beni con certe caratteristiche e non, quindi, a titolo particolare. Infatti i singoli provvedimenti amministrativi riguardanti specifici beni si li-mitano a riconoscere in capo ad essi le caratteristiche di appartenenza alla categoria generale con il conseguente regime giuridico. Non vi è, quindi, la privazione a titolo particolare dello jus aedificandi e per essi non si pone il problema della spettanza di un indennizzo
10 I tre temi fondamentali del piano erano: l’aumento di permeabilità naturale dei suoli, l’ambientazione delle in-frastrutture della mobilità, la mitigazione dell’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle condutture ener-getiche, dai ripetitori di radio e delle antenne di telefonia mobile. I temi generali affrontati dal PRG 2005 sono prevalentemente tre: il nuovo dimensionamento del Piano, costi-tuito dalla quantità di nuovi insediamenti proposti e dall’obiettivo generale delle dotazioni pubbliche; il nuovo modello attuativo, rappresentato dall’organizzazione della città in “tessuti” sottoposti ad intervento diretto e in “Aree di Trasformazione” sottoposte a piano attuativo e perequazione urbanistica e, infine, il rapporto integra-to tra Prg e Pii. Il Prg 2005 si configura come un “piano delle opportunità”, in cui il carattere regolativo-vincolistico, storicamente implicito in questo strumento, lascia spazio ad una visione di sviluppo meno “imbri-gliata” nelle regole di trasformazione dell’esistente e più votata alla sua riqualificazione, al miglioramento del-la qualità insediativa, del sistema dei servizi e della vivibilità complessiva. Purtroppo laddove il PRG ha lascia-to spiragli di marginalità legati alla gestione del piano gli esiti sono stati in parte disattesi.
Fig. 4. Il Prg del 2005, tavola uso del suolo
2.4. Il Pgt del 2010 Il Documento di Piano (DdP), secondo l’articolo 8 della Legge Regionale 12/2005, al comma 1 dell’art. 8 de-finisce: il quadro economico e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale anche sulla base di proposte di cittadini singoli o associati (comma 1, art. 8); il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante dalle trasformazioni avvenute, individuando i grandi sistemi territoriali; l’assetto geologico, idrogeologico e sismico. Nel Comune di Vigevano, le destinazioni d’uso prevalenti dei suoli si riferiscono a specifiche categorie: i) insediamenti: le aree prevalentemente residenziali, produttive e terziario - commerciali; ii) servizi: le aree per standard urbanistici locali e urbani, e le aree a servizi privati di uso pubblico e parchi. Il Documento di Piano, secondo l’articolo 8 della Legge Regionale 12/2005, al comma 1 dell’art. 8 viene defi-nito il quadro di riferimento per le scelte programmatiche del Documento di Piano. In esso devono essere contenuti: il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo econo-mico e sociale del Comune tenuto conto delle proposte dei cittadini e della programmazione di livello provin-ciale e regionale; il quadro conoscitivo del territorio comunale individuando i grandi sistemi territoriali, la mo-bilità, le aree a rischio, le aree di interesse archeologico e i beni d’interesse paesaggistico o storico-monumentale, le aree di rispetto, gli habitat naturali e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), la struttura so-
11 cioeconomica, il paesaggio agrario, i tessuti urbani ed i vincoli di suolo e sottosuolo; infine l’assetto geologico, idrogeologico e sismico. Pertanto il DdP si struttura nelle seguenti parti: Quadri Lontani, contiene il Quadro Ricognitivo (Qr) che interpreta e definisce il comma 1 lettera a dell’art. 8 della LR 12/2005 ovvero il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del Comune. gli Ambienti Vicini, in cui viene definito il Quadro Conoscitivo (Qc) del territorio comunale ovvero ciò che nel comma 1, lettera b) dell’art. 8 della Lr. 12/2005 viene definito con il medesimo nome e che deve contenere la documen-tazione urbanistica necessaria a supporto delle scelte programmatiche del Pgt.; gli Ambiti Strategici, che con-tiene il Quadro Programmatico (Qp). Esso intende fornire le indicazioni definite nel comma 2 dell’art. 8 della Lr. 12/2005 ovvero le azioni programmatiche per lo sviluppo comunale. L’individuazione e l’analisi della Città Storica sono nate dall’idea di modificare l’atteggiamento che fino ad ora l’urbanistica ha mantenuto nella ricognizione e gestione delle parti di città antiche. Da qui l’ipotesi di valo-rizzare sia le parti di città che tradizionalmente sono state considerate storiche (ma che principalmente si riferi-scono a epoche non successive all’Ottocento), sia quelle posteriori all’Ottocento e in particolare modo le opere architettoniche e urbanistiche del XX secolo Il cambiamento di parametri per il riconoscimento delle parti storiche della città ha quindi stimolato al ricono-scimento di due parti di città: la prima denominata Città storica dentro le mura, che sostanzialmente si riferisce al centro storico, e la seconda denominata Città storica fuori le mura. Tale distinzione introduce un riconosci-mento della Città Storica di valenza progettuale i cui effetti più importanti si hanno sull’attribuzione delle mo-dalità d’intervento definite nei tessuti della città presenti nel Pdr. I tessuti storici del Pdr costituiscono un tenta-tivo di conciliare una visione flessibile di attuazione del Piano, che eviti di dare indicazioni prescrittive a priori, ma che indichi, prima della fase operativa, una gamma di possibili interventi applicabili agli edifici. Lo studio della Città Storica e la sua applicazione attraverso il Pgt è il frutto di un lavoro che unisce l’analisi morfologica dei tessuti, lo studio dello sviluppo urbano e la raccolta di indicazioni da parte dei cittadini.
Fig. 5. Il Pgt del 2010, tavola uso del suolo e un legenda
L’obbiettivo prefissato da tale innovazione culturale intende favorire il riconoscimento della Città Storica co-me una struttura urbana mutevole che rifiuta una lettura statica delle sue componenti a favore di un rapporto evolutivo in grado di includere elementi che, pur non essendo stati creati in epoche antiche, sono portatori di valori e di memoria e contribuiscono costantemente a ridefinire il rapporto tra “la città vecchia” e “la città nuova”. È il rapporto dialettico tra le due entità urbane che intende favorire il processo di riqualificazione della città esistente. La volontà di abbattere la “barriera invalicabile” tra ciò che comunemente viene definito di qua-lità, ovvero il riconoscibile centro storico, rispetto al resto, ovvero la periferia, rappresenta un tentativo legato
12 alla cultura disciplinare di tutela e valorizzazione dell’esistente che non è storico in quanto “del passato” ma storico in quanto rappresenta una specifica intenzionalità urbanistica. 3. Variante al Pgt del 2014 Con delibera G.C. 128 del 24.5.2012 è stato approvato il Documento di Indirizzi per la variante al Pgt, nella quale vengono indicati gli obiettivi della variante, l’impostazione metodologica e le scelte urbanistiche che con la variante si intendono effettuare. Non è previsto ulteriore consumo di suolo e né aumento del carico insedia-tivi del Pgt. In questa prima fase di revisione del Pgt viene affrontata buona parte dei temi richiamati nel Do-cumento, a cui si sono aggiunti ulteriori interventi ritenuti opportuni: predisposizione di una nuova disciplina per le funzioni commerciali al fine di favorire e rilanciare lo sviluppo del settore unitamente al settore produttivo e terziario; va-riazione alla conformazione degli Ambiti di trasformazione, che il Documento di Piano subordina all’approvazione di un unico Piano attuativo, al fine di renderne più agevole l’attuazione; recupero delle aree non residenziali dismesse con apposita disciplina urbanistica; modifiche al disegno della viabilità finalizzate all’aggiornamento degli assetti definitivi previsti; negli elaborati grafici del Pgt, sono evidenziate le aree com-prese nel Piano di Edilizia Economica Popolare (Peep) e del Piano degli Insediamenti Produttivi (Pip) con convenzioni vigenti; predisposizione della tavola di sensibilità paesaggistica dei luoghi; individuazione di edifici rurali dismessi; proposta per una revisione del perimetro di Iniziativa Comunale del Piano Territoriale di Coordinamento del Parco del Ticino; modifiche alla Relazione del documento di piano e alle Norme Tecniche, ritenute opportune in seguito alla esperienza di gestione del Pgt. In seguito all’avvio del procedimento della variante (il primo in data 30.6.2011 poi rinnovato il 12.9.2011, il 29.12.2011 ed il 7.6.2012) sono pervenute 407 istanze che sono state valutate nel rispetto degli obiettivi della variante e dei criteri. Parte integrante della variante sono il Rapporto ambientale e lo Studio d’Incidenza: L’art. 4 della Legge Regionale n. 12/05 “Valutazione ambientale dei piani” dispone che al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente gli enti locali, nell’ambito dei procedimenti di elaborazione ed approvazione dei piani e programmi, provvedono alla valutazione am-bientale degli effetti derivanti dall’attuazione dei predetti piani e programmi. Sono sottoposti alla valutazione, il documento di piano nonché le varianti allo stesso. La valutazione ambientale è effettuata durante la fase pre-paratoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all’avvio della relativa procedura di approvazione. Le varianti al piano dei servizi, e al piano delle regole sono soggette a verifica di assoggettabili-tà a VAS. La valutazione individua le alternative assunte nella elaborazione del piano o programma, gli impat-ti potenziali, nonché le misure di mitigazione o di compensazione, anche agro-ambientali, che devono essere recepite nel piano stesso. La VAS è composta dal Rapporto Ambientale e dalla Sintesi non tecnica che forma-no parte integrante della variante. I comuni nel cui territorio ricadono siti della rete Natura 2000 sono inoltre tenuti ad effettuare uno studio per individuare e valutare i principali effetti che il piano può avere sui siti stessi Natura 2000 è una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione Europea, istituita ai sensi della diretti-va 92/43/CEE “Habitat”, per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. Dopo l’Adozione da parte del Consiglio Comunale della varante parziale al Pgt vigente (Delibera n. 13 del 16.04.2014), gli atti relativi alla varante parziale al Pgt vigente, sono stati depositati in visione al pubblico per la durata di 30 giorni consecutivi e precisamente: dal 7 maggio 2014 al 6 giugno 2014. Le osservazioni do-vranno pervenire entro il sessantesimo giorno dalla pubblicazione. Le novità introdotte nella vigente disciplina sono relative a: i) tessuto per attività produttive, possibilità di insediamento di medie strutture di vendita fino a 500 mq di su-perficie di vendita alimentari e non alimentari, che amplia le possibilità di insediamento di attività commercia-li, ii) tessuto per attività commerciali eliminazione del limite di 800 mq di superficie di vendita per le medie strutture non alimentari; iii) Zone speciali ad alta densità attribuito, in aggiunta alle funzioni previste per il tessuto chiuso ad alta densi-tà di cui all’art. 31, la realizzazione di nuove medie strutture, alle condizioni già illustrate in precedenza; iv) Predisposizione della carta della sensibilità paesaggistica individua gli elementi e i sistemi a maggiore o minore sensibilità/vulnerabilità dal punto di vista paesaggistico. Questo elaborato è necessario per poter effet-tuare l’esame paesistico dei progetti nelle aree non sottoposte ad autorizzazione paesaggistica. I contenuti della
13 carta sono coerenti con quanto disposto dalla D.G.R.. 29.12.2005 n. 8/1681 “Modalità per la pianificazione comunale e dalla D.G.R. 8.11.2002 n. 7/11045 “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti”. v) revisione del perimetro di iniziativa comunale del P.T.C. del Parco del Ticino. Gli strumenti urbanistici comunali recepiscono il perimetro di Iniziativa Comunale (Ic) individuato nel Piano Territoriale di Coordinamento (Ptc) del Parco del Ticino. Tale perimetro divide il territorio discipli-nato direttamente dal Pgt dal territorio in cui il PGT deve recepire le prescrizioni contenute nel Ptc del Parco.
Fig. 6. Piazza Ducale, Duomo vista dai portici
14 Parte II
Il Sistema informativo Territoriale: normativa di riferimento e banche dati8 1. Il Sistema informativo territoriale Il Sistema Informativo Territoriale nasce con lo scopo di gestire, elaborare e diffondere informazioni georeferenziate relative al territorio, secondo un determinato sistema di riferimento. Lo sviluppo tec-nologico degli ultimi anni ha aumentato le potenzialità di impiego dei dati e oggi rappresenta uno strumento essenziale per tutta la pubblica amministrazione, per il perseguimento dei propri fini istitu-zionali. La normativa di riferimento è la Legge Regionale 4 giugno 1979 n. 29, il Decreto Legislativo 7 marzo 2005 n. 82, la Legge Regionale 11 marzo 2005, n. 12; la Direttiva Europea INSPIRE. 1.1. Legge Regionale 4 giugno 1979, n. 29 La Regione Lombardia già nel 1979 con Legge n. 29 del 04 giugno 1979, pubblicata sul BURL n. 23, 1º suppl. ord. del 08 Giugno 1979 “Norme per la realizzazione di un sistema di informazioni territo-riali e della cartografia regionale” disponeva all’art. 1 che la Regione Lombardia, in coordinamento con gli enti locali, la realizzazione di un sistema di informazioni territoriali, al fine di disporre di elementi conoscitivi necessari alle scelte di programmazione generale e settoriale e di pianificazione del territorio mentre l’art. 2 disponeva che la Giunta regionale provvedeva a definire capitolati tipo, simbologie e norme di inquadramento unificati per l’acquisizione e l’elaborazione di informazioni territoriali. 1.2. Il Codice dell’Amministrazione digitale Il “Codice dell’Amministrazione Digitale”, Decreto legislativo n. 82 del 7 marzo 2005 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16 maggio 2005 n. 112, aggiornato dal Decreto Legislativo n. 159 del 4 aprile 2006 pubblicato sulla Gazzette Ufficiale del 29 aprile 2006, n. 99, rappresenta il dialogo tra cit-tadino e Pubblica Amministrazione, individua le reti telematiche ed i siti web pubblici per la disponi-bilità di dati ed informazioni digitali , la posta elettronica certificata per lo scambio di atti e documen-ti amministrativi informatici. Con l’art. 59 del Codice è stato istituito il Comitato per le regole tecniche sui dati territoriali delle pubbliche amministrazioni, istituito dall’art. 176 del D.lgs 30 giugno 2003 n. 196. Ai sensi del d.lgs. 1º dicembre 2009, n. 177 "Riorganizzazione del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione, a norma dell'articolo 24 della legge 18 giugno 2009, n. 69" ha cambiato nome in DigitPa. Con Dpcm 10 agosto 2010 venne emanato il regolamento di funzionamento dell'organo. secondo quanto disposto dal D.L. 22 giugno 2012, n. 83 "Misure urgenti per la crescita del Paese" (convertito con Legge 7 agosto 2012, n. 134), DigitPa è stato soppresso e istituito , al pari dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione e del Dipartimento per la Digitaliz-zazione e Innovazione tecnologica; il medesimo decreto legge n. 83/12 ha istituito l'Agenzia per L’Italia digitale a cui sono state trasferite le funzioni di tali enti, mentre le attività amministrative e contrattuali di DigitPa sono state affidate a Consip. 1.3. Legge Regionale 11 marzo 2005, n. 12 La “Legge Regionale per il Governo del Territorio” 11 marzo 2005, n. 12 stabilì all’art. 3 “Strumenti per il coordinamento e l’integrazione delle informazioni”, ovvero costituisce lo strumento con il qua-le tutti i soggetti che partecipano alla sua realizzazione condivideranno i propri dati territoriali in forma digitale, mantenendo oli aggiornati in modo che tutti possano elaborarli secondo le proprie esi-genze. I principi guida sono dichiarati nella proposta Direttiva Inspire. 8 Documento di Piano del Piano di governo del territorio di Como
15 La Legge Regionale si basa su principi di sussidiarietà, responsabilità, trasparenza e partecipazione diretta ai processi decisionali da parte dei cittadini. La regione Lombardia ha definito le Specifiche Tecniche per la realizzazione dei database topografi-ci: i) specifiche tecniche e di contenuto e schema fisico di contenuto dei database topografico, marzo 2009 e relativo allegato A; ii) specifiche tecniche e di contenuto e schema fisico di contenuto dei database topografico, marzo 2009 e relativo allegato A; iii) schema fisico degli shape file di consegna; iv) specifiche di rappresentazione, abaco simbologie in scala 1: 2000; v) specifiche tecniche aerofotogrammetriche per la realizzazione del Data base topografico alle scale 1 : 1.000 e 1 : 2.000; vi) specifiche tecniche aerofotogrammetriche per la realizzazione del Data base topografico alle scale 1 : 5.000 e 1 : 10.000. Con il Geoportale della Regione Lombardia i soggetti partecipanti all'IIT regionale possono pubblica-re le informazioni relative a propri dati e servizi geografici messi a disposizione da altri Enti. Il Geoportale mette a disposizione servizi operativi finalizzati a: i) pubblicazione e visualizzazione di cartografie; ii) elaborazione di dati geografici (ad es. conversione di sistema di riferimento); iii) localizzazione; iv) download di strati informativi. v) un visualizzatore di informazioni geografiche che consente la composizione di mappe sovrappo-nendo differenti livelli informativi vi) un catalogo dei dati e dei servizi geografici realizzati in Lombardia vii) un servizio di download attraverso il quale scaricare gratuitamente alcune banche dati 1.4. La Direttiva Europea Inspire Inspire è una Direttiva Europea 2007/2/EC del 14 marzo 2007 , entrata in vigore il 15 maggio 2007con l'obiettivo di essere un supporto alla stesura di politiche che possono avere un impatto diret-to o indiretto sull'ambiente. Inspire si basa sulla interoperabilità delle infrastrutture dei dati spaziali creati dagli stai membri. In Italia è stata recepita con il D.Lgs. 32/2010 recante "Attuazione della di-rettiva 2007/2/CE, che istituisce un'infrastruttura per l'informazione territoriale nella Comunità euro-pea “Inspire". Per interoperabilità9 si intende la garanzia che i sistemi, le procedure, le tecnologie e la cultura di un’organizzazione siano gestiti in modo da massimizzare le possibilità di scambio e riutilizzo dell’informazione. I principi guida della Direttiva Inspire sono: i) i dati vanno raccolti una sola volta e gestiti in maniera efficiente; ii) combinare i dati provenienti da differenti fonti e condividerli tra più utenti ed applicazioni; iii) condivisione di informazioni raccolte a differenti livelli; iv) l’informazione geografica e territoriale deve essere ampiamente accessibile; v) individuare quale informazione geografica è disponibile; vi) i dati geografici devono essere facili da comprendere ed interpretare. Il D.G.R. n. XVIII/1562 del 22 dicembre 2005 è stato approvato l’atto di indirizzo e coordinamento tecnico per l’attuazione dell’art. 3 della Legge Regionale 11 marzo 2005, n. 12 Legge per il governo del territorio “Modalità di coordinamento ed integrazione delle informazioni per lo sviluppo del Si-stema informativo territoriale integrato” con il quale la Regione si impegna ad attivare la produzione di una base geografica in riferimento del Sit integrato. 9 (Convegno Monza 16 ottobre 2013, Interoperabilità Sit e strumenti di gestione integrata del territorio (Git))
16 2. Banca dati del Comune di Vigevano Il sistema informativo territoriale è un insieme di strumenti per la raccolta, l’archiviazione, la ricerca, la trasformazione e la rappresentazione di dati spaziali provenienti dal mondo reale. Uno degli aspetti più critici dell’intero percorso coincide con il momento della raccolta dati e dell’inserimento delle basi informatiche nel sistema di riferimento. Ad oggi non esiste una banca dati condivisa tra i vari uffici, attraverso la quale relazionare i dati de-gli uffici comunali e svolgere controlli in tempo reale. Ogni Settore dispone di una propria banca dati con toponimi diversi. La banca dati dell’Anagrafe di Vigevano è gestita dal Git Gestione Integrata del Territorio. Attraverso lo stradario del Git è possibile individuare i residenti con il codice ecografi-co, quest’ultimo non presente negli uffici comunali, perché ogni ufficio dispone di una propria banca dati differente. La consultazione della banca dati per catasto terreni, fabbricati, unità immobiliari, Docfa e Pregeo, avviene tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate Sister con password di accesso alla sezione Ser-vizi per Comuni/Enti alla quale è possibile reperire i seguenti flussi di interesse per il Git. Importante è la gestione dello stradario comunale secondo le disposizioni stabilite dall’Istat. Lo stradario del Settore Territorio si presenta in questo modo:
Fig. 7. Stradario esistente
Come è possibile notare, lo stradario non è completo, manca la numerazione civica e la colonna “TP_STR_NOM”contiene, il toponimo associato alla tipologia della strada. Con lo stradario strutturatoin questo modo, la consultazione della banca dati con il comando Select By Attribute, risulta caotica perché contiene cimque indici (via, viale, traversa, strada, vicolo). Analizzando anche i dati del Servizi Edilizia Privata è possibile notare che gli stessi risultano incompleti, senza uno stradario digitale a consultazione delle banche dati e strutturato con il programma “Archi7”, rappresentato nella figura sottostante.
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Fig. 8.Banca dati, software Archi 7
Per la bonifica dello stradario e ho ripreso la banca dati reperita dall’ufficio, riordinata secondo le di-sposizioni Istat10: Secondo il Regolamento anagrafico ogni area di circolazione deve avere una propria numerazione ci-vica, ordinata secondo la successione naturale dei numeri o secondo il sistema metrico. Nella colonna COD_VIA ho inserito il codice via con numerazione progressiva, nella colonna ACT-PAC ho inserito la tipologia della strada e nella colonna ACDVAC ho inserito solo il toponimo con un unico indice.
Fig. 9. Nuovo stradario
La piattaforma informativa di base, sulla quale verrà strutturata, inserendo nel software tutte le ban-che dati che sono a disposizione dell’Amministrazione Comunale. I dati devono essere tratti in modo accuratezza, consistenza logica, completezza ed aggiornamento del dato. Innanzitutto occorre avere una base cartografica dentro al quale deve necessariamente contenere i campi: codice via, tipologia strada, nome strada, civici, il campo IDJ. Quest’ultimo campo dovrebbe essere presente in tutte le banche dati comunali perché in un solo campo comprendente: codice via, tipologia strada, nome strada e civici. A quest’ultimi inserirei la banca dati. 10 (Regolamento Istat, 2014)
18 Tutte le banche dati dovranno avere in campo univoco per poter eseguire analisi demografiche e sta-tistiche. i) base cartografica; ii) Toponomastica; iii) stradario comunale deve contenere: codice via, tipologia strada, nome strada, civici, (quest’ultimo campo deve necessariamente essere presente in tutte le banche dati comunali per effettuare analisi con lo stesso campo comune); iv) anagrafe: ad ogni civico risulta identificato il nucleo familiare, la data di nascita (necessaria per il calcolo della popolazione futura), stato civile, data di immigrazione, comune, provincia e regione di immigrazione, anno di emigrazione; v) catasto fabbricati e terreni organizzato per: foglio, mappale, subalterno, categoria, classe, consi-stenza, superficie catastale, tipologie fabbricati, abitazione principale, indirizzo. Controlli versamenti Ici e Tarsu; vi) edilizia privata: codice Idj, tipologia interventi, classificazione degli interventi, oneri, inizio e file lavori, certificato di agibilità; vii) Pgt comprensivo di Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole; viii) licenze commerciali di tutte le attività produttive suddivise per tipologia, superficie commercia-le, orridi esercizio. Informazioni utili per il Piano del Commercio e verifiche pratiche Cosap (Canone di Occupazione Spazi ed Aree Pubbliche); ix) trasporti e mense scolastiche. Il personale del Comando di Polizia Municipale, dotato di Ipad, potrà effettuare operazioni di con-trollo quali: verificare in tempo reale le autorizzazioni relative alle insegne pubblicitarie, i permessi di costruire, le autorizzazioni paesaggistiche e fare fotografie georeferenziate. Le Pubbliche Amministrazioni dovranno dotarsi di WebGis pubblicando i dati all’esterno e consen-tendo l’informazione per Pgt, stradario, dai catastali, punti quotati, esportazione di shape file, le reti del sottosuolo con evidenziate le strade attraversate da reti tecnologiche dei sottoservizi, mentre le al-tre informazioni topologiche (relative a dati sensibili) devono essere nascoste ed utilizzate solamente da personale autorizzato interno all’Ente.
19 Parte III
Un caso di studio del Comune di Vigevano
1. Calcolo della popolazione futura al 2021
Per la stima della popolazione futura di Vigevano nel 2021, ho utilizzato il metodo per coorti di so-pravvivenza. Questa procedura è necessaria per stabilire se per il dimensionamento del PGT, è necessario definire nuove aree di trasformazione. Considero i dati della popolazione di Vigevano alla soglia del 31 dicembre 2012 (dati Istat). Calcolo la popolazione per fasce di età e sesso al 2021. Carico lo shape file 2012 denominato “Pop” (popolazione) che comprende i campi: OID, sesso, data di nascita, età, via, civico e numero residenti per civico. Suddivido per età e data di nascita, ogni 5 anni, la popolazione maschile e femminile, facendo delle query con Select By Attribute per fasce d’età, ovvero: sesso= “M” AND Età > = 0 AND Età < = 4, ok – risultato 1510. Creo la nuova sele-zione e ripeto l’operazione presedente ma con le femmine e ottengo come risultato1340. Ripeto la stessa procedura per le atre fasce d’età: 9, 14 ,19, 24, 29, 34, 39, 44, 49, 54, 59, 64, 69, 74, 79, 84, 89, 94, 99, 104, 109. Eseguo il totale delle colonne maschi e femmine e nella colonna percentuale calcolo la stessa per fasce d’età dividendo ciascun valore ottenuto per fasce d’età con il totale di colonna , il cui totale sarà 100%.
Fig. 10. Calcolo numero residenti per fascia d’età
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Fig. 11.Totali maschi e femmine per fascia d’età
Calcolo la media di sopravvivenza della popolazione, secondo le tabelle di mortalità inserite nell’allegato, per fasce d’età su base quinquennale.
classi di età Prob. maschi Prob. femm.
da 0 a 4 0,999753 0,9998719da 5 a 9 0,999889 0,9998487da 10 a 14 0,99969 0,9998437da 15 a 19 0,999367 0,9997962da 20 a 24 0,999317 0,9996893da 25 a 29 0,999535 0,9997954da 30 a 34 0,999519 0,9996211da 35 a 39 0,999137 0,9994245da 40 a 44 0,998543 0,9990438da 45 a 49 0,997696 0,9986841da 50 a 54 0,996614 0,9980672da 55 a 59 0,995139 0,9960821da 60 a 64 0,989888 0,9944425da 65 a 69 0,982531 0,9926211da 70 a 74 0,971288 0,9852016da 75 a 79 0,951976 0,9732735da 80 a 84 0,906767 0,9473807da 85 a 89 0,857429 0,8956074da 90 a 94 0,779442 0,8205019da 95 a 99 0,6227816 0,6967828da 100 a 104 0,4703648 0,5442469da 105 a 109 0,3204 0,388128
Fig. 12. Probabilità media di sopravvivenza e calcolo l’invecchiamento della popolazione moltiplicando la sua entità reale per la corrispondente probabilità di sopravvivenza media e ottengo la popolazione dopo 5 anni. La classe 0 - 4 finirà nella classe da 5 a 9. Faccio invecchiare la popolazione.
21 Stessa procedura per (x +10) = (x +5) maschi per la probabilità di sopravvivenza dei maschi per la classe corrispondente alla fascia di età 5 - 9, la moltiplico per la rispettiva probabilità di sopravvi-venza da 5 – 9, ottengo i bambini che sopravvivono a 10 anni. Eseguo la stessa procedura per le femmine.
Maschi Femmine Prob. ma-
schi Prob. femm. x +5 maschi x+5 femm. x +10 maschi x +10 femm.
da 0 a 4 1510 1340 0,999753 0,9998719 950,56 913,28 845,74 812,57 da 5 a 9 1509 1460 0,999889 0,9998487 1509,63 1339,83 950,33 913,17 da 10 a 14 1383 1334 0,99969 0,9998437 1508,83 1459,78 1509,46 1339,63 da 15 a 19 1322 1280 0,999367 0,9997962 1382,57 1382,57 1508,36 1459,55 da 20 a 24 1444 1334 0,999317 0,9996893 1321,16 1321,16 1381,70 1382,29 da 25 a 29 1551 1586 0,999535 0,9997954 1443,01 1443,01 1320,26 1320,75 da 30 a 34 1814 1846 0,999519 0,9996211 1550,28 1550,28 1442,34 1442,72 da 35 a 39 2386 2180 0,999137 0,9994245 1813,13 1813,13 1549,53 1549,69 da 40 a 44 2690 2568 0,998543 0,9990438 2383,94 2383,94 1811,56 1812,08 da 45 a 49 2691 2542 0,997696 0,9986841 2686,08 2686,08 2380,47 2381,66 da 50 a 54 2374 2425 0,996614 0,9980672 2684,80 2684,80 2679,89 2682,55 da 55 a 59 1988 2092 0,995139 0,9960821 2365,96 2365,96 2675,71 2679,61 da 60 a 64 1777 1885 0,989888 0,9944425 1978,34 1978,34 2354,46 2356,69 da 65 a 69 1693 2099 0,982531 0,9926211 1759,03 1759,03 1958,33 1967,34 da 70 a 74 1638 1955 0,971288 0,9852016 1663,42 1663,42 1728,30 1746,05 da 75 a 79 1367 1902 0,951976 0,9732735 1590,97 1590,97 1615,66 1638,81 da 80 a 84 953 1606 0,906767 0,9473807 1301,35 1301,35 1514,57 1548,45 da 85 a 89 439 910 0,857429 0,8956074 864,15 864,15 1180,02 1232,88 da 90 a 94 151 436 0,779442 0,8205019 376,41 376,41 740,95 773,94 da 95 a 99 11 76 0,6227816 0,6967828 117,70 117,70 293,39 308,85 da 100 a 104 2 17 0,4703648 0,5442469 6,85 6,85 73,30 82,01 da 105 a 109 0 0 0,3204 0,388128 0,94 0,94 3,22 3,73 30.693 32.873 31.259,12 31.002,99 31.517,55 31.435,01 Popolazione totale 62.953 (al solo saldo naturale) =
Fig. 13. Invecchiamento della popolazione
1.1. Tavole di fecondità Per stimare i bambini che nascono, devo fare riferimento alla tabella relativa al quoziente di fecondi-tà. Si considera l’età feconda a partire dal quindicesimo anno di età e dovendo considerare l’invecchiamento della popolazione femminile è necessario considerare i soggetti a partire da 10 an-ni. Moltiplicando il numero delle donne per la corrispondente probabilità di sopravvivenza si ottiene la popolazione stimata. Per calcolare la popolazione media femminile per stimare il numero dei nati, occorre prendere il va-lore iniziale e il valore finale della fascia di età, sommarli e fare la media. Questa è la popolazione media che mi serve per il calcolo.
22 Età della madreQuoz. tot (1995) Pop. stim.(1) Pop. med. fem. Numero nati Pop stim. (2) Pop. med. Fem. Numero nati
da 5 a 9da 10 a 14 1509,23 257
E t à da 15 a 19 206 1445,70 252 51,912 1509,23 257 43,942
F E R da 20 a 24 214 1381,86 254 54,356 1445,70 252 53,928da 25 a 29 173 1382,08 313 54,149 1381,86 254 43,942da 30 a 34 149 1496,64 372 55,428 1382,08 313 46,637da 35 a 39 126 1861,70 428 53,928 1496,64 372 46,872da 40 a 44 107 2098,53 468 50,076 1861,70 428 45,796da 45 a 49 108 2535,01 490 52,92 2098,53 468 50,544
2535,01 490
372,769 331,661 Fig. 14. Tavola di fecondità
Nati nel quinquennio 2012 – 2017 372,769 x 5 = 1.863,845 1.863,845 x 0,51 = 950,56 numero maschi 1.863,845 x 0,49 = 913,28 numero maschi Nati nel quinquennio 2017 – 2021 331,661 x 5 = 1.658,305 1.658,305 x 0,51 = 845,74 numero maschi 1.658,305 x 0,49 = 812,57 numero femmine Per calcolare il saldo migratorio, si fa riferimento all’effettiva popolazione migrante del lustro 2008 – 2012, proiettando i dati al 2020 mediante la funzione statistica di tendenza.
23
Fig. 15. Saldo migratorio
Età della madreQuoz. tot (1995) Pop. stim.(1) Pop. med. fem. Numero natida 5 a 9
da 10 a 14 1509,15 188
Et
à da 15 a 19 206 1445,60 240 49,44
F E R da 20 a 24 214 1351,86 300 64,2da 25 a 29 173 1382,05 364 62,972da 30 a 34 149 1496,34 420 62,58da 35 a 39 126 1681,27 400 50,4da 40 a 44 107 2098,65 380 40,66da 45 a 49 108 2533,51 360 38,88
369,132 Fig. 16. Numero nati
24 Nati nel quinquennio 2008 – 2012 369,132 x 5 = 1.846 1.846 x 0,51 = 941 numero maschi 1.846 x 0,49 = 904 numero femmine (popolazione reale 2010 – popolazione stimata 2010) = saldo migratorio= 680 unità il calcolo del saldo migratorio è stato eseguito su base quinquennale, quindi 680 x 2 = 1.360 unità La popolazione totale è: 63.566 + 1.360 = 64.926 unità Quindi, la popolazione nel prossimo decennio sarà in aumento dei residenti, pertanto sarà necessario localizzare nuove aree di trasformazione residenziale e di conseguenza dimensionare nuove aree a servizio del territorio comunale. 1.2. La previsione di famiglie Per il calcolo delle famiglie future applico il metodo di tendenza. Si ipotizza un indice chiamato F che è dato dal rapporto tra il numero di famiglie e la popolazione da 15 a 64 anni di differenti anni (2012 – 2022). Quindi applico la seguente formula: {1 – (1 –ft – n) * [(1 - ft) /(1 – ft - n)]}{[(t + x) - (t - n)]}/n}
dove: t – n = anno, t = anno [x + n (10]], n = [t - (t – n) = 10], x = periodo di previsione in anni, [t + n = anno (x + n) +x] = anno di previsione, ottenuto il valore di f per l’anno desiderato, il numero di famiglie si calcola moltiplicando la popolazione prevista all’anno (x + n) in età (16 ->64) per il valore di F:
Ft + x = Pt + x (15 - >64) * f t + x Anno 2002 Anno 2012 Numero di famiglie: 26.302 numero di famiglie: 29.258 Popolazione residente (15 ->64): 37.420 Popolazione residente (15 ->64): 40.510 Quindi applico la formula: {1 – (1 – parametro 2012) x (1 – parametro 2021) / (1 – parametro 2012)} (2012) - (2022) / 10 = f2002 = 26.302 / 37.420 = 0,7029 f2012 = 29.258 / 40.510 = 0,7222 di conseguenza, il numero di famiglie al 2022 è: {1 – (1 – 0,7029) x (1 – parametro 0,7222) / (1 – 0,7029)} (2012) - (2022) / 10 = 0,7403 Questo valore lo moltiplico della popolazione aumentata del saldo migratorio: 0,7403 x 43.600 = 32.277
1.3. Indice di anzianità Con il calcolo dell’indice di anzianità s’intende valutare l’incidenza, per isolato, della popolazione anziana – statisticamente identificata sulla base della soglia dei 65 anni – sul totale della popolazione residente, indivi-duando in tal modo isolati a maggiore problematicità, i quali possono richiedere particolari tipologie di inter-vento soprattutto nell’ambito socio-assistenziale. L’indicatore identifica quegli ambiti ove l’invecchiamento
25 della popolazione rappresenta un fenomeno sociale più marcato determinando così una serie di possibili con-seguenze relative alla composizione delle forze lavoro e della relativa dinamicità economica locale. Per il calcolo di questo indicatore si è utilizzata al seguente formula:
Select By Attribute, SESSO = “M” AND Età > 65, Select By Attribute SESSO = “F” AND Età > 65 Popolazione > 65 = 6.254 (maschi) + 9.001 (femmine) = 15.255 Popolazione totale = 63.566 I anz =15.255 / 63.566 = 0,23998 1.4. Indice di vecchiaia Con l’indice di vecchiaia ed il successivo indice di gioventù è possibile rilevare le differenze di composizione della popolazione per età, valutando così il grado di ricambio generazionale. Dalle due classi di popolazione più estreme (giovani e anziani) si può eseguire una prima analisi della tendenza della struttura demografica nel medio - lungo periodo. Valori elevati di questo indicatore segnaleranno un processo di senilizzazione della po-polazione, mentre valori bassi segnaleranno l’esistenza di una positiva dinamica di crescita demografica (alti tassi di natalità o trasferimenti in loco di famiglie giovani). Per il calcolo di questo indicatore si è utilizzata al seguente formula:
Select By Attribute, SESSO = “M” AND Età > 65; Select By Attribute SESSO = “F” AND Età > 65 Select By Attribute, SESSO = “M” AND Età < 15, Select By Attribute SESSO = “F” AND Età < 15 15.255= P>65; P<15 = 4.378 (femmine) + 4.672 (maschi) = 9.050 Iv = 15.255 / 9.050 = 1,6856 1.5. Indice di gioventù Specularmente al precedente indicatore, con l’indice di gioventù sarà possibile valutare il ricambio generazio-nale. Per il calcolo di questo indicatore si è utilizzata al seguente formula:
Select By Attribute, SESSO = “M” AND Età > 65; Select By Attribute SESSO = “F” AND Età > 65 Select By Attribute, SESSO = “M” AND Età < 15, Select By Attribute SESSO = “F” AND Età < 15 15.255= P>65; Iv = 9.050 / 15.255 = 0,59324
26 2. Reti del sottosuolo11 Con questo programma inserisco le reti del sottosuolo12del Comune di Vigevano. Come noto il R.R. 16 Febbraio 2010 n. 6, ai sensi dell’art. 9 “cartografia e gestione dei dati” gli ope-ratori erano tenuti a fornire ai Comuni i dati relativi agli impianti esistenti, sia in fase di mappatura sia in fase di aggiornamento delle reti di sottoservizi almeno con scadenza annuale. I dati devono essere conformi alle indicazioni dell’allegato 2, che indica le specifiche tecniche per la mappatura delle reti dei sottoservizi contenenti delle classi (approvvigionamento idrico, fognatura, rete elettrica, rete teleriscaldamento, oleodotto, rete telecomunicazione e cablaggi), strutturazione del dato (strato, tema, classe, cod. classe, nome della classe) e geometria delle classi. La mappatura delle infrastrutture e delle reti dei servizi è strumento propedeutico per la redazione e l’aggiornamento dei P.U.G.S.S. e dei piani provinciali e per la programmazione dei nuovi interventi e costituisce parte integrante del Sit (Legge Regionale 12/2005, art. 3). La Legge Regionale 18 aprile 2012 n. 7 “Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione”, art. 42 “Catasto del sottosuolo”: “Per agevolare l'istituzione e l'aggiornamento del catasto del sottosuolo, tut-ti i soggetti che gestiscono infrastrutture presenti nel sottosuolo, entro il 30 giugno 2012, presentano ai competenti uffici comunali la documentazione cartografica, su supporto informatico, dell'infra-struttura gestita, con l'indicazione dell'ubicazione e delle dimensioni della stessa. (comma 4): L'inosservanza degli obblighi di cui al comma 3 comporta l'applicazione (comma 4): L’inosservanza degli obblighi di cui al comma 3 comporta l’applicazione della sanzione minima di euro 5 e massima di euro 15 per ogni metro lineare di infrastruttura. (comma 5): Entro due anni tutti i documenti del catasto del sottosuolo sono informatizzati ed integrati al Sistema informativo territoriale regionale. Al comune di Vigevano non sono ancora state digitalizzate le reti tecnologiche di acqua, gas, telecon-trollo, fognatura, Telecom ed Enel. Nello scorso mese di febbraio c.a. è stato possibile reperire i dati in formato dwg con lettera13 inviata dall’autore della presente Monografia di Perfezionamento su in-dicazione del Docente del corso. L’entrata in vigore della legge regionale 7/2012 non fa altro che ribadire i concetti presenti nella normativa precedentemente prodotta sull’argomento. L’accento viene posto sull’importanza strategi-ca della conoscenza dello stato delle reti tecnologiche del sottosuolo e dalla costituzione di un archi-vio informatizzato su base cartografica comune dove i dati relativi alle reti vengano raccolti e costan-temente aggiornati, tutto per migliorare il coordinamento dei soggetti che a diverso titolo vi operano al fine di potenziare l’efficienza delle reti e diminuire i disservizi ed i relativi costi economici e socia-li. La novità è quindi rappresentata dall’istituzione del “Catasto del sottosuolo” ai sensi dell’art 42 della presente legge. Sono parte integrante del Catasto del sottosuolo: i) la cartografia georeferenziata dei tracciati dei servizi a rete e delle infrastrutture sotterranee con an-nesse caratteristiche, secondo quanto previsto dall’art. 15 comma 5 d.p.c.m.3/3/1999 e dall’Allegato 2 del Regolamento Regionale n° 6/2010. 11 Docente Prof. Antonio Mastroeni.
12 Lezione del 18 Gennaio 2014, Arch. Francesca Di Maria.
13 Come noto il R.R.L. 15 Febbraio 2010 n. 6 «Criteri guida per la redazione dei PUGSS e la mappatura delle infrastrutture» stabiliva che gli operatori erano tenuti a fornire ai comuni i dati relativi agli impianti esistenti, sia in fase di mappatura sia in fase di aggiornamento delle reti di sottoservizi alme-no con cadenza annuale. La mappatura delle infrastrutture e delle reti dei servizi è strumento propedeutico per la redazione e l’aggiornamento del Piano Urbano Generale dei Servizi nel Sottosuolo (P.U.G.S.S.) e dei piani provinciali e per la programmazione di nuovi interventi e costituisce parte integran-te del Sistema Informativo Territoriale (L.R. n. 12/2005, art. 3). Inoltre, l’art. 42 della L.R. 18 Aprile 2012 –– n° 77 «Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione» chiedeva che tutti i soggetti erano tenuti a presentare agli uffici comunali, entro il 30 giugno 2012, la documentazione cartografica, su supporto informatico, dell'infrastruttura gestita presente nel sottosuolo, con l'indicazione dell'ubicazione e delle dimensioni della stessa.
27 ii) la mappa dei lavori in corso di esecuzione, completa del tipo di lavoro, delle caratteristiche tecni-che dello stesso, dei responsabili, della durata delle attività e degli eventuali ritardi iii) il quadro degli interventi approvati è in fase di attivazione, con i relativi tempi14.
Pertanto ho proceduto ad inserire i dati con il programma QGis. Ho caricato gli shapefile del comune di vigevano e ho provveduto alla classificazione degli shapefile secondo le specifiche di contenuto dei Db topografici della Regione Lombardia – ottobre 2010. Rilevato che gli shapefiles non contengono numeri civici, su indicazione del docente del corso di Perfezionamento è stato possibile inserire anche lo shapefile dei civici, secondo la procedura adottata dal docente. Questa procedura si è resa necessaria perché il file in dwg ha dimensioni troppo grandi (17.150 KB) e per poter eseguire questa operazione occorre disporre di un pc con capacità elevate. La procedura consiste in: i) estrapolare i layer dal programma DraftSight e creare il file civico.dxf ; ìì) caricare in qgis con dxf2shp; iii) creare come punto e spuntare anche l'opzione esporta etichette di testo; iv) nella Toc si è caricato Text layer e Data layer; v) rimuovere Data layer e salvare Text layer con un nuovo nome (civiciv) e SR wgs84-utm32N; vi) eliminare tutte le colonne di “civiciv” tranne la colonna text; vii) per ogni civico esiste un gruppo di tre etichette (attributi) originarie del dxf: la prima è NULL, la seconda rappresenta il civico, la terza il codice viario; viii) creare una nuova colonna chiamata ID e popolarla inserendo nell'area Espressione la stringa di Record: $id ix) creare un'altra colonna chiamata ID_gruppo dove nell'area Espressione ho inserisco: abs("ID" /3)x) in questo modo i record hanno un ID raggruppato a tre a tre; xi) creare i campi delle coordinate con Vettore-Strumenti di Geometrie-Estrai/Aggiungi coordinate; xii) raggruppare i dati della tabella utilizzando Access per poter fare delle query puntuali. 2.1. Realizzazione di nuovi livelli informativi per l’arricchimento della conoscenza Dopo aver generato lo shapefile civici, installo tutti gli shapefile del Comune ed apro il programma Qgis, creo un nuovo shapefile: Rete_Idr, creo nuove colonne, quali: Id, Codice Istat, Codice Via, ACTPAC, ACDVAC, specifiche. Inizio a tracciare le linee nel strade e al termine di ciascuna strada compare la tabella con le colonne da compilare per Codice Istat, Codice Via, ACTPAC, ACDVAC, specifiche. Dopo aver tracciato tutte le linee nelle strade ed aver ottenuto le geometrie, calcolo la lunghezza della rete di ciascuna strada, nel seguente modo:
Fig. 17. Calcolatore campi
14 Convegno R3 Gis, Lonate Pozzolo 12 giugno 2014
28 apro il calcolatore campi;
i) creo un nuovo campo con il nome: “LUNGHEZZA”, numero decimale, larghezza campo 15, precisione 4; ii) spunto Geometria – Slength, doppio clic del mouse in modo da far comparire il termine Slength nel riquadro espressione – ok;
iii)nella nuova colonna “LUNGHEZZA” otterrò i valori NULL; iv) quindi: esco e riapro la tabella attributi e in questo modo compare la colonna lunghezza con le
misure; v) salvo ed esco dalla modalità di modifica.
Riapro l’editor con i valori del campo lunghezza
Fig. 18. Tabella attributi, campo lunghezza
ripeto la stessa procedura per i file: fognatura, VigeVano_INFR_RELAZ e Vigeva-no_CAVI_TR_RELAZ. 2.2. Editing Questa modalità consente di selezionare il tool che permette di aggiungere i poligoni, creare il poli-gono disegnando tutti i vertici e aggiornare i valori dei dati associati. Per continuare la sessione di editing, occorre aggiungere nuove geometrie. Ripeto la stessa procedura per il file Rete Idrica.
29
Fig. 19. Editing
2.3. La procedura di assemblaggio di molteplici banche dati per le analisi territoriali Questo comando collega i dati di una tabella a quelli di una seconda tabella, sulla base di un medesi-mo valore di attributo, uguale all’interno delle due tabelle. Condizione necessaria per il collegamento è che le due tabelle abbiano il medesimo valore di attributo in un campo al loro interno. Alle colonne della prima tabella vengono accostate quelle della seconda tabella. Il risultato dell’operazione è una tabella unica che contiene gli attributi presenti sulle due tabelle. Le due tabelle collegate non modificano la loro struttura. Quindi procedo con il Join partendo dal file: Rete_Idrica – proprietà – join – aggiungi vettore tasto destro sullo shapefile fognatura – salva con nome
Fig. 20. Comando Join, salva vettori
e ottengo il file Rete_Idrica_JT_Fognat
30
Fig. 21. Comando Join, tabella attributi
2.4. Traspuntare il sistema di riferimento Traspuntare i files in formato .dwg dal sistema ri riferimento Gauss Boaga a WGs84 32N con la seguente procedura: Con il programma DraftSight, apro il file Rete idrica.dwg, seleziono i layer dal primo all’ultimo, congelo e blocca tutti i layer del .dwg.
Fig. 22. Esportare layers con software DraftSigt
selezioniamo tutti i layer e li congelo. Dal menu file, esporto il disegno tramite Esporta – Esporta di-segno, seleziono tutti gli oggetti e invio, da sfoglia scelgo il formato R2000-2002 ASCII *.dxf , apro il gestore layer e scongelo solo i layer che intendo eportare. Attivo il traspunto: i) come dato ingresso, sul lato sinistro, spunto: Sistema-Datum = Gauss-Boaga-Roma 40 Fuso = 32-ovest Coordinate = Piane
31 ii) come dato di uscita: Sistema-Datum = UTM-WGS84 Fuso = 32-ovest Coordinate = Piane Questa procedura l’ho eseguita per tutti i files dwg relativi a: Azienda servizi municipalizzati, Enel e Fastweb.
Fig. 23. Reti dei sottoservizi traspuntati 2.5.Comunicare l’informazione File, nuova composizione di stampa e nella scheda Composizione, imposto le dimensioni della pagina di stampa, l’orientamento e la qualità di stampa. Aggiungo la mappa, cliccando in un angolo del foglio bianco trascino il cursore nell’angolo opposto costruendo una cornice entro la quale comparirà la mappa visualizzata nell’area di visualizzazione di QGIS ed infine inserisco il legenda. Inoltre, attivo il Plugin Google Satellite.
Fig. 24. Layout di stampa e un legenda
32 3. Tavola della sensibilità paesaggistica La classificazione in classi di sensibilità paesaggistica comporta l’individuazione delle aree di mag-giore interesse e pregio paesistico e ambientale, rispetto alle quali formulare specifici indirizzi di tu-tela e di sviluppo territoriale, che dovranno essere sottoposte a particolare attenzione nel processo di costruzione del Piano. Nella D.G.R. n. 7/11045 del 8 novembre 2002 “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti”, ri-prese nella citata DGR 1681 del 29 dicembre 2005, nella seguente D.G.R. n. 8/2121 del 15/03/2006 nonché nella D.G.R. n. 9/2727 del 22.12.2011 “Criteri e procedure per l’esercizio delle funzioni am-ministrative in materia di beni paesaggistici in attuazione della L.R. 11 marzo 2005, n. 12 – Conte-stuale revoca della D.G.R. 2121/2006”, sono identificati tre modi di valutazione. La definizione delle classi di sensibilità paesistica si realizza attribuendo valori massimi (in questo caso classe 4) a quegli ambiti in grado di restituire l’effettiva struttura morfologica del territorio e il complessivo pregio ambientale. Ci si riferisce ad esempio agli ambiti dei versanti e delle montagne, caratterizzati da un elevato grado di naturalità e dalla presenza di elementi peculiari anche di valore simbolico o percettivo. i) La classe di sensibilità molto alta è stata attribuita: Alle aree esterne al perimetro IC, ricadenti all’interno del Parco Lombardo della Valle del Ticino (tranne le zone G2); ii) La classe di sensibilità alta è stata attribuita: - Alle aree esterne al perimetro IC, ricadenti all’interno del Parco Lombardo della Valle del Ticino identificate dalla normativa del Parco come Zone G2; iii) La classe di sensibilità media è stata attribuita: - Agli ambiti di trasformazione non ancora attuati più interni alla città o a quelli in corso di attuazio-ne; - Ad alcune zone della città diffusa o consolidata per le quali è più difficile riconoscere un carattere identitario od una appartenenza al sistema agricolo; - Ai maggiori parchi pubblici, agli impianti sportivi o a quelle zone (Cascame, Istituto De Rodolfi, etc.) che conservano tracce storico-insediative e per le quali è simbologicamente riconosciuta una certa valenza. La classe di sensibilità bassa è stata attribuita: - Ai tessuti della città consolidata e a quelli nelle immediate prossimità per i quali i continui interven-ti aggiuntivi nel corso hanno mutato le originarie percezioni del paesaggio circostante; La classe di sensibilità molto bassa è stata attribuita: - Alle zone prevalentemente produttive o paesaggisticamente totalmente compromesse.. La banca dati è costituita dagli shape file: Comuni_2013_poligon, Dusaf, Gai. Aggiungo alla Toc lo shape file Comuni_2013_poligon, apro la tabella, seleziono il comune di Vige-vano, chiudo lo shape, mi posiziono con il mouse sullo shape nella Toc, tasto destro. data esport data e lo chiamo Vigevano, tolgo la vestizione interna e tengo solo il perimetro. Sposto il Comune di Vi-gevano in cima alla visualizzazione Inserisco nella Toc lo shape Uso del suolo Gai Poligon. Costruisco la matrice con ETGeowizards, griglia 20 x 20, cancello le celle che non intersecano il Comune di Vigevano, quindi Select By Location, Griglia 20_Vigevano che interseca Vigevano, ok. Tasto destro, Edit Features, Start Editing, apro la tabella, Swicth Selection, cancello le celle, chiudo la tabella, salvo e stop editing. Trasformo i poligoni in punti: ETGeowizards, Convert, Poligon to Point, seleziono il poligono da tra-sformare in punti e lo chiamo: Grid20_Vigevano; PT_Grid20_Vigevano, Center, Finish. Ho creato un nuovo confine comunale e su questo eseguo due Clip e la Griglia. Il Clip permette di tagliare uno strato cartografico utilizzandone un altro. ArcToolbox, Analyst Tool, Extract, Clip; Imput Featuree: Gai; Clip Features: Vigevano_Buffer; Output Features Class: Clip_Gai_Buffer, ok.
33 Stessa procedura con Dusaf1: Arctoolbox, Analyst Tools, Extract, Clip, Imput Features: Uso del su-olo_Gai_polygon, ; Clip Features: Vigevano_Buffer; Output Features Class: Dusaf1_Buffer, ok. Join spaziale partendo da: PT_Grid20_Vigevano, tasto destro, Join spaziale, Clip_Gai_Buffer; nome file: PTGrid120_JS_Gai, ok. Data Management Tools, Fields, Delete File, Imput Table: PT_Grid20_JS_Gai, cancello le colonne che non servono. Apro la banca dati: PTGrid20_JS_Gai, con Add Field creo la colonna G. Partendo dai punti PT_Grid10_JS_Gai, join spaziale con Dusaf1, importando i dati del Dusaf1 all’interno di questi punti, Join Spatial Join con Clip Dusaf1_Buffer e chiamo il file: PT20_JS_Gai_Dusaf e con Add Field creo un nuovo campo: T1. Seleziono quest’ultimo campo, tasto destro , Fiedl Calculator [GAI] & “_”& [Dusaf1] in questo modo accorpo nel campo T1 il campo co-dice e il campo Dusaf1. Parendo dallo shape: Grid20_Vigevano, riordino la colonna descrizione, apro l’editing cancello le celle vuote, tasto destro, data esport data e lo chiamo: S_P. Classifico e rinomino i laver con classi: Molto Alto, Alto, Medio, Basso e molto basso. Attribuisco una classificazione con numerazione dall’1 al 5 per le classi di sensibilità paesaggistica. Con il comando Add Fied creo un nuovo campo e lo chiamo Cl_Sens_Paes e a ciascun numero attri-buisco la classe di sensibilità paesaggistica: Molto Alto, Alto, Medio, Basso e molto basso. Imposto la modalità di rappresentazione della Carta di Sensibilità con Categories, Unique Values. Attraverso il menu a tendina Value Field scelgo il campo da utilizzare per rappresentare la mia carta e inserisco in legenda tutti i valori dell’attributo.
Fig. 25.Tavola della sensibilità paesaggistica
34 Parte IV
Gestione Territoriale
1. Realizzazione nuovi strati informativi
Per la realizzazione della banca dati occorre esaminare gli archivi individuando e censendo separata-mente i dati contenuti: i) base dati di riferimento, informazione utile a costruire un efficiente inventario degli strati infor-mativi; ii) anno di aggiornamento; iii) directory di localizzazione e nome del singolo dato, nell’ottica agevolarne le uleteriori rielabora-zioni; iv) tipologia, attraverso cui classificare il singolo strato informativo per grado di utilizzo in ambiente Gis; v) descrizione sintetica dei contenuti; vi) report dei layers e delle informazioni contenute nel singolo file; vii) link a eventuali database relazionali; vgrado di trattabilità in ambiente Gis; viii) individuazione delle componenti interessate da ogni strato informativo15 Apro il programma ArcCatalog creo un nuovo shapefile e lo chiamo insegne pubblicitarie abbreviato a Ins_Publ e creo le colonne Codice Istat, ACTPAC (codice via) ACDVAC (nome via) civico, barra-to, IDJ, PT, anno; tipologia, permesso e link.
Fig. 26. Insegne pubblicitarie
1.1. Codice via la colonna ACTPAC (codice via) é stata realizzata operando con Field Calculator. Spuntando l’opzione Show Codeblok e About Calculatig Fields e con l’help del software copio il primo riquadro di Accumulative and sequential calculations e il secondo riquadro nella seconda stringa del Fields Calculator ACDVAC 15 (Paolillo P.L., 2012, «L’organizzazione e il trattamento informativo», in L’urbanistica tecnica. Costruire il piano co-munale, pp. 344 - 352)
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Fig. 27. Codice via, field calculator
Fig. 28. Codice via, calculate a sequential Id
Fig. 29. Codicee via, Autoincrement
36 pStar = 20 pInterval = 10 (costruisco la numerazione progressiva) 1.2. Campo idj la colonna IDJ con la formula: [ACTPAC] &“_”& [civico]&”_”&[BARRATO] ho raggruppato in un'unica colonna il codice via, il numero civico ed il barrato, valori separati dal tasto “Andescor”. Per l’inserimento dei dati nello shapefile Ins_Publ, apro il file stradario_DBT , tasto destro del mou-se, open attribute table, select by attributes, ACDVAC = (Get Unique Values) like ‘%dei mille%’ (nome via), doppio clic sul nome via, compare la cartografia con evidenziata in azzurro la riga della viabilità cercata, inserisco il bollone autorizzazione o autorizzazione paesaggistica e nello shape compilo il fascicolo relativo a protocollo tecnico (PT), anno, tipologia, permesso e link (cartella dove è inserito il percorso pdf dell’autorizzazione). 1.3. Localizzazione puntuale Nella cartella di lavoro ho creato una nuova cartella nella quale ho inserito le autorizzazioni paesag-gistiche delle insegne. Apro la tabella attributi dello shape file, con Add Field nuovo campo chiamato link, nel quale inseri-co la directory del file autorizzazioni con allegata la fotografia dell’insegna.
Fig. 30. Localizzazione puntuale insegne
Fig. 31. Insegne pubblicitarie, identify
37 clicco sul link e attivo la funzione street view e bird’s eye e ottengo:
Fig. 32. Street View e Bird’s eye
Ripeto la stessa procedura per il file Edi_Priv
Fig. 33. Tabella attributi, tipologie
1.4. Spatial Join Lo Spatial Join è un meccanismo che permette di associare gli attributi delle feature presenti su una feature class alle feature di una seconda feature class. Associare ai poligoni di un layer la somma di un attributo dell’insieme di punti presenti su un secondo layer A questo punto risulta eseguo un Join spaziale tra le due tabelle: Edi_Priv e Ins_Publ. tra Edi_Priv e Ins_Publ.
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Fig. 34. Spatial Join
1.5. Comando Relate Il comando Relate definisce la relazione trai dati di due tabelle sulla base dei valori di un campo co-mune ad entrambe, allo scopo di comandare la selezione dei record sulla seconda tabella. nel caso di edilizia privata e insegne in campo comune è IDJ.
Fig. 35. Comando Relate – Insegne Pubblicitarie
nelle tabelle telecom il campo comune è “OBJECTID”
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Fig. 36. Comando relate, reti del sottosuolo
3. Conclusioni Nelle pubbliche amministrazioni, l’utilizzo del software Gis (Geographical Information System) sta avendo notevole successo a discapito del Cad (Computer Aided Design). A differenza del Cad, il Gis è uno strumento di lavoro completo è in grado di collegare oggetti grafici come linnee, punti e poligoni a tabelle realizzate con Excel, Access, gestire banche dati sull’intero territorio. I dati con i Gis sono georeferiti, infatti ogni punto della carta coincide con le coordinate geografiche di quel punto. Oggi i gis vengono utilizzati per i Pgt, per la Vas, per la salvaguardia dei beni culturali, cartografie geologiche, sismiche, di uso del suolo, monitoraggio ambientale, simulazione del traffico, gestione di pratiche catastali, analisi e pianificazione di reti tecnologiche, gestione del patrimonio edilizio, analisi demografiche. Il Cad non possiede tutte queste caratteristiche perché non supporta banche dati per le analisi, ma il vantaggio rispetto al Gis è la precisione nel disegno. I Gis offrono la possibilità di elaborare, trasformare i dati archiviati al suo interno, integrare dati di-versi per ottenere informazioni, proporre soluzioni efficaci alle problematiche attraverso la creazione di mappe tematiche. La differenza tra Gis e Sit è che il primo è la tipologia di software mentre Sit sono i prodotti finali dei Gis (sono software Gis: ArcView, MapInfo, Grass, Idrisi); sono invece Sit quelli per la gestione delle aree agricole, per i beni ambientali e per le acque reflue, per la costruzione d’uno strumento ur-banistico16. Il SIT comunale è organizzato attraverso un progetto articolato in una serie di attività e strumenti fi-nalizzati alla costituzione di una banca dati territoriale contenente tutte le informazioni geografiche e amministrative, sia cartografiche che alfanumeriche, archiviate in un sistema in grado di gestire ed elaborare entrambe le tipologie di dati. Le principali finalità del progetto possono essere sinteticamente così riassunte: 1. permettere di addivenire ad un controllo appropriato del territorio amministrato e ad una conoscen-za approfondita della consistenza/ dello stato di conservazione/ delle soglie problematiche inerenti al patrimonio naturale/ecologico/ immobiliare/ sociodemografico/ tecnologico/ infrastrutturale comuna-le; 2. costituire una banca dati unica e integrata, a cui ogni settore o servizio può riferirsi per gli adem-pimenti di competenza; 16 (Paolillo P.L., 2012, «Gli strumenti Gis per la generazione d’un Sistema informativo territoriale», in L’urbanistica tec-nica. Costruire il piano comunale, pp. 364 - 365).
40 3. migliorare il grado di interazione tra i soggetti diversamente interessati e coinvolti dalle attività comunali; 4. attivare una cooperazione esterna Provincia e Regione grazie allo sviluppo di strumenti condivisi e alla possibilità di operare scambi di informazioni e di metodologie di intervento. ArcGis Online è una piattaforma che consente di creare mappe e applicazioni interattive da condivi-dere pubblicamente o con altri utenti di un’organizzazione ed analizzare nel dettaglio i dati, in modo semplice e rapido. La potenzialità di ArcGis ondine consiste nell’aggiungere i propri dati facilmente; la collaborazione fra utenti diventa semplice; i dati possono essere conservati privatamente all’interno del proprio spa-zio o condivisi pubblicamente; i dati sono protetti ad accessi non autorizzati e con la possibilità di realizzare applicazioni personalizzate.17 Secondo la Direttiva Europea Inspire 2007/2/CE l’informazione territoriale deve essere accessibile: i) i dati geografici devono essere facili da comprendere ed interpretare; ii) l’interoperabilità: servizi mirati a favorire la circolazione, lo scambio e l’erogazione di dati e informazioni fra le Pubbliche Amministrazioni e fra queste e i cittadini18. Con il progressivo sviluppo dei Gis, l’informazione territoriale è proiettata verso gli open data, tipo-logie di dati liberamente accessibili a tutti, privi di brevetti o altre forme di controllo che ne limitino la riproduzione e le cui restrizioni di copyright eventualmente si limitano ad obbligare di citare la fonte o al rilascio delle modifiche allo stesso modo. L'open data è una dottrina in base alla quale la pubblica amministrazione dovrebbe essere aperta ai cittadini, tanto in termini di trasparenza quanto di partecipazione diretta al processo decisionale, anche attraverso il ricorso alle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Inoltre, i dati, dopo essere stati pubblicati, devono essere riutilizzabili da chiunque ne abbia interesse, senza necessità di ulteriore autorizzazione, uniformare le banche dati, renderle disponibili e interro-gabili dalla rete interna. La Pubblica Amministrazione deve deliberare un documento di indirizzo per la realizzazione del pro-getto Open Data secondo le disposizioni del D.Lgs. 27 ottobre 2009 n. 150, art. 11, consentendo all’utente la possibilità di riprodurre, distribuire, trasmettere ed adottare liberamente e gratuitamen-te i dati, anche a scopi commerciali, a condizione che venga citata la fonte. La gestione e pubblicazione dei dati da parte della Pubblica Amministrazione deve essere inteso che il dato non è da considerarsi come un elemento da conservare in un archivio, ma come un elemento da valorizzare attraverso il suo utilizzo. Anche l’utilizzo dei WebGIS sono una forma di dati aperti con specifiche finalità di comunicazione e di condivisione delle informazioni con altri utenti, con profili diversi, di accedere alla stessa base dati, con la certezza di condividere le stesse informazioni. Inoltre, consente ai diversi soggetti, tecnici comunali e gestori di reti ed infrastrutture, di dialogare su basi condivise19. 17 (Corso di Perfezionamento in Sistemi informativi e governo integrato del territorio, VIII ciclo 2013 / 2014, lezione 7 febbraio 2014, Progetto di attivazione del Sit comunale).
18 (Convegno, Monza 16 ottobre 2013, Interoperabilità Sit e strumenti di gestione integrata del territorio).
19 (Convegno R3 Gis, Lonate Pozzolo 14 giugno 2014 “Il Sit del Parco del Ticino: strumento di lavoro e marketing terri-toriale”).
41 Allegato 1
Tavole di mortalità della popolazione italiana Provincia: Pavia - Maschi - Anno: 2012