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Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

Jan 29, 2023

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Sergio Cascella

Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce):

considerazioni preliminari *sullo scavo del cosiddetto Aerarium

PREMESSA

1L’antica colonia latina di Suessa (fig. 1), fondata nel 313 a.C. tra i massicci

calcarei dei Monti Aurunci a nord, del Monte Massico a sud e del complesso

vulcanico di Roccamonfina (l’antico Mons Mefineis) a est, rappresentò per questa

parte della Campania settentrionale, il perno dell’intero processo di romanizzazio-

ne, completato nel 296 a.C. con la fondazione delle colonie marittime di Minturnae

e Sinuessa e con la realizzazione, dopo questa data, del tratto di Via Appia che le

attraversava.

Si tratta di un comprensorio archeologico ricchissimo, la cui integrità è stata

negli ultimi decenni del XX secolo messa a dura prova da un disordinato sviluppo

urbanistico e pseudoturistico che, prevalentemente lungo la fascia costiera, ha

determinato la scomparsa di numerosi siti. Tale situazione ha naturalmente

impegnato dapprima la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta e

oggi la Soprintendenza di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, in una capillare

azione istituzionale di tutela e ricerca che, nel corso dell’ultimo quindicennio, si è

concretizzata nello scavo e nel restauro di complessi archeologici di notevole

interesse tra cui il cosiddetto Aerarium oggetto nell’estate del 2012 di uno scavo

sistematico.

Lo scavo dell’Aerarium, di cui in questa sede si dà una prima presentazione di

carattere assolutamente preliminare, ha rivelato un monumento che per

l’imponenza e lo stato di conservazione ottimale, rappresenta verosimilmente

un’altra testimonianza dello straordinario potere politico ed economico che

Matidia Minore esercitò nell’ultima parte della sua vita nella città di Suessa, scelta

Ringrazio la Dott.ssa Maria Grazia Ruggi d’Aragona, Funzionario responsabile dell’Ufficio *Scavi di Mondragone e Sessa Aurunca, che ha rilasciato i permessi necessari. Ringrazio, inoltre, l’Arch. Giuseppe Bruno che ha curato i rilievi.

1 Liv. IX 38, 7.

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come fulcro della sua azione evergetica in Campania. Siamo, infatti, convinti che le

strutture ipogee disseppellite siano parte di un più vasto complesso monumentale in

cui, forse, è possibile identificare la celebre Bibliotheca Matidiana, citata da

un’iscrizione datata all’anno 193 d.C.

LA RICERCA ARCHEOLOGICA A SUESSA AURUNCA

2

Il centro storico di Sessa Aurunca convive da sempre con l’antico . Ovunque si

guardi, tronconi di colonne, capitelli, fregi o iscrizioni compaiono come paracarri

agli angoli dei palazzi, oppure in bella mostra a nobilitare facciate e portoni degli

edifici storici. Allo stesso modo quasi tutti i cantinati e i seminterrati di questi stessi

fabbricati hanno intercettato o nascondono strutture di epoca romana imperiale. Si

tratta, però, di evidenze monumentali difficilmente analizzabili sia per il rifiuto dei

timorosi proprietari, che per la marcata parcellizzazione e il degrado in cui versano.

Ciò nonostante, proprio questo fenomeno di recupero ha consentito, nel centro

storico, la fossilizzazione del tessuto urbano antico laddove, invece, nelle aree

prossimali alla città, la convivenza con l’antico ha inevitabilmente portato alla 3

dispersione di moltissimi reperti sia per opera di privati cittadini , che degli 4

scavatori clandestini .

Nonostante queste problematicità, dalla seconda metà del Settecento sin alle 5

soglie del Novecento, la presenza a Sessa Aurunca di un florido ambiente culturale

ha fatto sì che le antichità sessane fossero studiate e in qualche modo divulgate da 6 7

autori come Tommaso de Masi o Giuseppe Tommasino . Ciò nonostante, bisogne-

rà attendere il 1926 perché Amedeo Maiuri inizi il primo scavo archeologico

2 Se si eccettuano le poche notizie date da qualche ricercatore locale, la città e l’intero comprensorio sono ancora poco conosciuti dal punto di vista archeologico. Ciò è conseguenza dello scarso interesse che gli archeologi e le autorità preposte hanno riservato a questa parte della Campania antica nella prima metà del Novecento quando, l’attenzione era prevalentemente indirizzata verso Pompei e i centri distrutti dal Vesuvio nel 79 d.C. Cfr. Villucci 1980a; Villucci 1980b. 3 Tommasino 1925, p. 294. Nella foto alla tav. XXIV s’intravedono alcuni frammenti marmorei provenienti dal teatro e anfore recuperate nella vicina villa suburbana.

4 Generazioni di tombaroli hanno, purtroppo, saccheggiato i sepolcreti che circondano il paese, in specialmodo nell’area di “Ponte Ronaco”, dove erano i resti degli abitati e delle necropoli arcaiche. In quest’area fu, infatti, individuato un vasto sepolcreto, in gran parte distrutto dallo scavo dei clandestini e dall’apertura di una cava di pozzolana. Dei materiali fu recuperato il corredo di una tomba, databile alla fine del VII sec. a.C., composto da dieci vasi di impasto, di cui otto grezzi, uno a superficie rossa e uno a decorazione geometrica sovradipinta, cfr. Johannowsky 1983, pp. 209-212. Dell’abitato arcaico, invece, si individuarono solo pochi resti di una capanna. Cfr. Talamo 1987.

5 Sull’ambiente e le personalità che animarono la cultura sessana nella seconda metà del ’700 cfr. Di Marco 2000, VII.

6 De Masi 2000.7 Tommasino 1925.

148 SERGIO CASCELLA

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8regolare all’interno del Criptoportico repubblicano , un monumento noto fin dalla

9metà del Seicento che, nel suo genere, è uno dei meglio conservati del mondo

romano. In quell’occasione non fu solo riportato completamente in luce l’intero

complesso, ma furono scoperti molti frammenti di sculture che confluirono nella

collezione archeologica del locale Museo Civico, ricca di moltissimi reperti, oggi

in gran parte dispersi in seguito agli eventi bellici del secondo conflitto mondiale.

Tuttavia, il dissotterramento del criptoportico restò solo un episodio poiché, la

mancanza di scavi regolari si protrasse sino agli anni ’50 del Novecento quando,

durante la costruzione del complesso scolastico “C. Lucilio”, sito all’incrocio tra 10

Viale Trieste e la strada Sessa-Fasani, il compianto Werner Johannowsky portò in

luce due tratti delle mura del IV sec. a.C. e i resti della porta sud-occidentale della 11

città . Purtroppo, di questi rinvenimenti non esiste alcuna documentazione, infatti,

sembra che i grafici e le fotografie eseguite in quell’occasione, siano stati conse-

gnati al comune di Sessa Aurunca dove, oggi, non sono più reperibili.

Fig. 1. Inquadramento geografico e principali siti archeologici. Rielaborazione da Arthur 1991.

8 Maiuri 1961, pp. 55-62.; Johannowsky 1973, pp. 143-165.9 Tommasino 1925, p. 278. Nella foto alla tav. VII-XI si possono apprezzare le condizioni del

monumento prima dello scavo del 1926.10 Pratica Archivio - Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta S8/8-1.11 Johannowsky 1975, p. 15; Villucci 1995, p. 23.

149MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Alle occasioni mancate dell’archeologia sessana dobbiamo purtroppo annove-

rare anche i rinvenimenti effettuati nel 1972 poco lontano dal citato istituto

scolastico, durante i lavori di rifacimento dell’impianto fognario sottoposto alla

Strada Sessa-Fasani. In quest’area, immediatamente a ovest della porta sud-12

occidentale della città, si trovò il tratto iniziale dell’antica via per Minturnae , di

cui emergono ancora cospicui avanzi del lastricato poco oltre il bivio per Fasani, la

facciata in opera laterizia di un mausoleo e un vasto sepolcreto con oggetti cerami-

ci, in gran parte dispersi, databili tra il I sec. a.C. e il II sec. d.C. 13

Altri reperti, recuperati dal Marcello Villucci in quella stessa occasione, ma

durante i contemporanei lavori di rifacimento di un capannone utilizzato come

autorimessa, sono invece riconducibili a un santuario extraurbano, databile forse al

III-II sec. a.C. Si tratta di frammenti di coroplastica votiva in terracotta di tipo

laziale di cui, disgraziatamente, si riuscirono a salvare solo pochi esemplari.

Ancora lungo il Viale Trieste, nel tratto compreso tra la porta urbica individuata

da Johannowsky e il moderno Ponte Aurunco, iniziava il percorso della via che

collegava Suessa a Sinuessa e all’Appia, il cui basolato è ancora mirabilmente

conservato per molte centinaia di metri poco dopo il suddetto ponte. Lungo questo

tratto, la via Suessanis era fiancheggiata da una necropoli di epoca imperiale

costituita da singoli monumenti di un certo impegno architettonico e da gruppi di

tombe alla cappuccina disposte intorno ad un grande mausoleo a basamento 14

circolare, conservato per 2,50 m di altezza . La pratica S8/13 dell’archivio della

Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, attesta che un notevole numero

di queste sepolture fu scavato nei primi anni ’50 durante la costruzione delle case

popolari del rione che, proprio dal mausoleo prese l’esemplificativo nome “Semi-

cerchio”. Purtroppo, ancora una volta dobbiamo amaramente costatare che di tutto

questo non solo non esiste alcuna documentazione, ma nemmeno si conosce, dove

siano finiti i reperti recuperati, tra cui pare vi fossero anche numerose iscrizioni di

marmo, e che fine abbia fatto il citato mausoleo di cui oggi non è più visibile nulla.

Ciò nonostante, negli anni ’80, uno di questi monumenti funerari, sito tra

l’edificio dell’Enel e la Masseria Buonamano, è stato oggetto da parte della

Soprintendenza di uno scavo sistematico, purtroppo ancora inedito. Si tratta del

classico recinto in forma di tempietto, databile alla prima metà del II sec. d.C.,

costruito in mattoni e bipedali, allettati con una malta molto depurata e stesa in letti

di piccolo spessore, che formano spartiti architettonici di grande eleganza.

12 Su quest’asse viario, cfr. De Masi 2000, pp. 163-173.; Valletrisco 1978, pp. 62-63; Colletta 1989, pp. 43 ss.; Villucci 1980a, pp. 156-162; Villucci 1995, pp. 11.

13 Villucci 1980a, p. 160.14 Villucci 1980a, pp. 153-155.

150 SERGIO CASCELLA

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Ancora agli anni ’80 risale lo scavo di un tratto della strada che collegava Suessa

a Teanum e Cales. Questa via prendeva le mosse dalla località S. Sevile, lungo il

percorso meridionale delle mura della città, dove pare si aprisse un’altra porta 15 16

urbica . La via, più volte ripavimentata nel corso dei secoli , discendeva lungo la

scarpata costeggiando la mole dell’anfiteatro, tuttora inesplorato, per poi risalire

poco oltre il moderno Ponte Aurunco. Da questo punto in poi la strada, coincidendo

solo per una piccola parte con l’attuale percorso della SS7 Appia, risaliva sino al

passo posto presso l’abitato di Cascano, per raccordarsi alla viabilità dei territori di

Cales e Teanum. Nel 1981, in proprietà Puglisi, Nunzio Allegro riportò in luce un

tratto di circa 30 m lineari del basolato di questa via che, sul versante nord, era

fiancheggiata da diversi monumenti funerari di cui alcuni furono oggetto di scavo.

Si tratta di recinti databili alla seconda metà del I sec. a.C., a pianta quadrango-

lare, contenenti urne in terracotta seminterrate all’interno del piano di calpestio. La

funzione del recinto non è soltanto quella di racchiudere e isolare il campo di urne,

verosimilmente appartenenti tutte a una sola famiglia, ma è il segnacolo stesso

delle sepolture che, nel nostro caso, assume una certa dignità architettonica,

avvalendosi di cornici scolpite in pietra tufacea o calcarea, che ne costituiscono la

decorazione architettonica.

Finalmente, alla fine degli anni ’90 inizia per Sessa Aurunca una florida

stagione di rinascita culturale stimolata dall’allora Soprintendenza Archeologica di

Napoli e Caserta che, con fondi regionali europei (Pop/Fesr-Cipe), intraprese un

vasto programma di ricerca e restauro che riportò alla luce quasi contemporanea-

mente le vestigia di tre eccezionali teatri antichi ubicati presso Sessa Aurunca,

Teano e Calvi Risorta. Dalla primavera del 1999 sino a quella del 2005, tre campa-17

gne di scavo successive, portarono alla luce il Teatro Romano che si rivelò come

uno degli edifici pubblici per spettacoli di epoca imperiale più grandiosi della

Campania antica.

La completa esplorazione del monumento consentì il recupero di circa 35000

frammenti marmorei che, associati all’analisi della stratigrafia verticale e orizzon-

15 De Masi 2000, p. 197; Johannowsky 1975, p. 15; Valletrisco 1978, p. 63; Fiorito - Villucci 1980, pp. 33-37; Villucci 1980a, pp. 170-174.

16 A tal proposito segnaliamo un miliarum databile a epoca augustea da riferire alla via Suessa-Teanum, cfr. Pagano - Villucci 1986, pp. 56-63.

17 Il primo finanziamento P.O.F.E.S.R., annualità 1997, prog. 142, risale al 1999 e con esso si portò in luce quasi l’intero edificio mentre, il secondo, fu attuato con D.M. del 23.03.2001 - Legge n. 662/96, art. 3, comma 83 - Capitolo di spesa 7753 - Piano triennale Lotto 2001/2003, con il quale si terminò l’esplorazione della porticus post scaenam e si scavò parte della villa suburbana. Sul Teatro Romano di Sessa Aurunca, cfr. Cascella 2002; Cascella 2006, pp. 79-107; Pensabene 2005, pp. 91-99; Cascella 2007, pp. 45-54.; Cascella 2009, pp. 99-123.; Cascella 2012a, pp. 62-84.; Cascella - Ruggi 2012, pp. 48-54; pp. 71-84.

151MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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tale, permisero un primo tentativo di ricostruzione sia dell’aspetto del teatro nel suo

massimo fulgore, che delle fasi di uso, ampliamento e abbandono del monumento.

Inoltre, il ritrovamento di oltre un centinaio di frammenti scultorei, di ben tre statue

integre, di altre cinque, quasi complete e di due teste ritratto della galleria celebrati-

va della famiglia di Adriano, ha di colpo arricchito il panorama della ritrattistica

imperiale d’età Antonina.

Lo scavo ha rivelato che il fulcro del programma figurativo della scena era

costituito dalla statua bicroma di Matidia Minore che si fece rappresentare al centro

della frons scaenae come una munifica divinità salvatrice (Aura), con le vesti

gonfiate dal vento. Per la qualità dei marmi adoperati e la raffinatezza 18

dell’esecuzione, opera di maestranze avvezze a lavorare per la casa imperiale ,

quest’eccezionale scultura formata da marmi colorati giustapposti, non solo 19

costituisce la prima testimonianza certa dell’iconografia di Matidia Minore , 20

sorellastra di Vibia Sabina , moglie di Adriano, ma ci ha restituito la vera persona-

lità di questa ricchissima donna che era desiderosa di affrancarsi dalla condizione

di marginalità in cui l’avevano relegata per gran parte della sua vita la sorellastra e

l’augusto cognato e che trovò nel nuovo imperatore Antonino Pio e nella città di 21

Suessa, il terreno fertile per riscattarsi .

Contemporaneamente ai lavori di restauro e ripristino del complesso archeolo-

gico del Teatro Romano, nel corso del 2006, ebbe iniziò lo scavo della villa 22

suburbana le cui strutture, databili tra il II sec. a.C. e la metà del II sec. d.C., sono

disposte a terrazze lungo la scarpata che da Viale Trieste discende sino all’area della

porticus post scaenam. La villa, solo parzialmente indagata, si compone di una

pars rustica, di cui si sono individuati il torcular vinario e gli ergastula, mentre

della pars urbana, sono stati portati in luce il triclinio, un’alcova, il larario e parte

del portico con colonne in Granito Troadense, tutti ambienti decorati con pregevoli

18 L’alta qualità della decorazione scultoria ha fatto ipotizzare l’impiego di botteghe che lavorava-no esclusivamente per la casa imperiale, cfr. Cascella 2002, pp. 67 ss.; Valeri - Zevi 2004, pp. 128 ss., così come la raffinatezza di esecuzione degli elementi architettonici suggerisce l’utilizzo di maestran-ze specializzate nella lavorazione di marmi e graniti colorati per i fusti delle colonne e marmi bianchi (principalmente Proconnesio) per i capitelli, le basi e le trabeazioni: cfr. Cascella 2002, pp. 53-63; Pensabene 2005, p. 97; Demma 2007, p. 218; p. 341; Cascella 2009a, pp. 19-43; Cascella 2012a, p. 73; Cascella - Ruggi 2012, pp. 50-54.; pp. 72-76.

19 Sulla statua e sull’iconografia di Matidia Minore, cfr. Cascella 2002, pp. 71-73; Ruggi D’Aragona 2002, p. 325; Valeri - Zevi 2004, pp. 128-133; Cascella - Ruggi 2012, pp. 85-87.

20 Sulle donne della famiglia Antonina, cfr. Mari 2004, pp. 15 ss.; Chausson 2006.21 Le ragioni politiche che spinsero questo importante personaggio della famiglia imperiale d’età

Adrianeo-Antonina a profondere tante forze economiche nel rifacimento di quest’edificio, sono state ampiamente evidenziate, cfr. Cascella 2002, p. 86; Cascella 2009, pp. 40-41; Cascella - Ruggi 2012, pp. 57-59.

22 Cascella 2009b, pp. 99-122.; Cascella 2011, pp. 165-177.; Cascella 2012b , pp. 217-250.

152 SERGIO CASCELLA

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pavimenti a mosaico a tessere bianche e nere e inserti di marmi colorati e decorazio-

ni pittoriche in III e IV stile.

Tra il 2006 e il 2012 l’attività di scavo e ricerca ha segnato di nuovo il passo.

Pochissimi sono stati gli interventi nell’ambito cittadino tra i quali si possono

annoverare un saggio esplorativo, compiuto nel cortile interno del Castello Ducale,

durante i lavori di restauro e ripristino del complesso medioevale e i lavori di

restauro eseguiti al Ponte Ronaco, grandioso, quanto mai sconosciuto, esempio di

architettura romana della prima metà del II sec. d.C.

Ciò nonostante lo scavo eseguito nell’area del Castello Ducale ha rivestito una

rilevante importanza poiché ha portato alla luce le fondazioni di un grande edificio

di epoca romana posto sulla sommità dell’altura un tempo occupata dall’Arx e che

potrebbe essere identificato con il rifacimento d’età imperiale del principale 23

tempio della colonia latina .

Infine, l’ultimo intervento di scavo archeologico in ordine di tempo risale

all’autunno del 2012 e ha riguardato il complesso ipogeo dell’Aerarium, che

costituisce l’oggetto di questo studio e che, per grandiosità dei resti e stato di

conservazione delle strutture, è entrato di diritto nel novero dei monumenti più

visitati di Sessa Aurunca.

IL FORO DI SUESSA

24Gli studiosi che si sono occupati dell’urbanistica antica di Sessa Aurunca

ritengono che il Foro della città romana corrisponda allo spazio oggi occupato dalla

Villa Comunale e dalle Piazze Tiberio Massimo e S. Giovanni a Villa (fig. 2).

Effettivamente, nell’area posta immediatamente a nord-ovest dell’incrocio tra il

decumano massimo (Via Roma-Via Mozart) e il cardo massimo (Corso Lucilio)

emergono le imponenti strutture murarie di terrazzamenti e edifici a carattere

pubblico e monumentale, che delimitano una superficie rettangolare lunga 130 m. e

larga 60 m. (7800 mq. ca.), apparentemente libera da costruzioni.

1. Epoca tardo-repubblicana

Purtroppo, c’è da notare che degli edifici affacciati sul Foro, non conosciamo

nulla. Infatti, come già accennato, le scoperte archeologiche effettuate in

23 Cascella - Ruggi 2012, pp. 23-29.24 Valletrisco 1978, p. 59; Valletrisco 1980, p. 39-40; Gizzi 1994, p. 172

153MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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quest’area si limitano al solo sterro del Criptoportico repubblicano. Ciò nonostan-

te, basandoci su una serie di considerazioni di ordine topografico e sui resti

archeologici esistenti, è possibile sostenere l’ipotesi che il lato meridionale della

piazza coincidesse con una parte del percorso del Cardus Maximus (Corso Lucilio)

il quale, costituendo l’asse viario portante di tutta la città, con ogni probabilità 25

attraversava questo lato del Foro da est a ovest .

Se tale sistemazione rispondesse al vero, il lastricato della piazza avrebbe

dovuto essere in qualche modo separato dalla strada, ed è altresì evidente che, su

questo stesso lato, dovevano ergersi uno o più edifici pubblici di cui, malaugurata-

mente, non sappiamo nulla. Infatti, le costruzioni che lungo il Corso Lucilio

fronteggiano l’area antistante Piazza Tiberio Massimo, non sembrano inglobare

alcun resto antico, né si hanno notizie di rinvenimenti.

È possibile, invece, che, lungo il settore più meridionale del lato ovest del Foro,

la serie di fabbricati posti all’angolo tra Via Roma (decumano massimo) e Piazza

Tiberio Massimo, tra cui spicca la Chiesa di S. Anna, risalente al XV secolo,

Fig. 2. Sessa Aurunca: veduta aerea dell’area del Foro di Suessa.

25 Alla monumentalizzazione di una parte di questo percorso è forse da riferire l’iscrizione d’età imperiale, oggi reimpiegata nella facciata della chiesa di S. Matteo, relativa al rifacimento adrianeo della Via Suessanis (CIL X 4756, 122 d.C.) che, oltrepassata la citata porta urbica sud-occidentale, costituiva il naturale prolungamento extra moenia del cardus maximus.

154 SERGIO CASCELLA

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26potrebbe, aver occupato lo spazio di uno o più edifici tanto più che, nel prospettare

l’attuale piazza, la facciata della Chiesa descrive un allineamento perfettamente

concorde con quello del lato orientale del criptoportico.

Il Criptoportico

Durante lo scontro tra Mario e Silla, Suessa si schierò a favore del dittatore,

ricavandone sostanziosi benefici poiché, come sembrerebbe attestare un’epigrafe

oggi conservata a Capua (CIL X 4751), Silla aveva cospicui interessi in quest’area

tanto da lasciarne traccia nell’onomastica locale. Infatti, un certo A. Opimius C. f.

Sulla porta il suo cognomen fatto, questo, che probabilmente attesta la presenza di 27

proprietà fondiarie forse direttamente riconducibili al dittatore .

In ogni caso, il secondo venticinquennio del I sec. a.C. dovette essere un periodo

di rilevante crescita economica e culturale per la città, certamente stimolata anche

dalla conquista dell’Oriente mediterraneo. Questa circostanza, infatti, convogliò

verso la Campania ricchezze materiali, idee e manodopera schiavile specializzata,

contribuendo a ellenizzare definitivamente la società romano-campana trasfor-

mandola completamente. Qui, come in altre città, questo contesto economico e

culturale si tradusse in un sostanzioso rinnovamento dell’edilizia pubblica, ispirato

direttamente ai canoni urbanistici ed architettonici delle città dell’oriente greco. A

questo periodo, che in Campania è magnificamente testimoniato dalla fase tardo-28

ellenistica (II-I sec. a.C.) di Pompei , risale la costruzione del Criptoportico sul

lato nord-occidentale del Foro (fig. 2.1).

Questo versante della piazza forense degradava per una decina di metri verso il

ciglio tattico della collina su cui fu fondata la colonia e su cui correva la cinta

muraria in blocchi di tufo risalente al 313 a.C. Lo sbalzo altimetrico fu sistemato

creando un terrazzamento artificiale occupato dal Criptoportico che, con il suo lato

lungo, fungeva da sostruzione a questo lato della platea del Foro. Il Criptoportico

ha una pianta a “U” costituita da tre bracci di cui quello centrale, est-ovest è lungo

quasi 76 m. mentre dei bracci minori, l’orientale, con andamento nord-sud, è lungo

40,70 m, e l’occidentale, divergente rispetto all’altro, è ancora quasi completamen-

te interrato poiché giace al disotto di una casa colonica. Ogni navata è divisa in due

gallerie adiacenti, larghe 3,25 m, coperte con volte a botte e poggianti sui muri

26 De Masi 2000, p. 194: «…ed alcuni ruderi di quell’altre sì fatte fabbriche, tutti o di mattoni o di grossissime pietre, sopra i quali ora si appoggiano le mura così del giardino del Monistero di S. Anna».

27 Arthur 1991, p. 55.28 Muscettola 1991, pp. 75-114.

155MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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perimetrali, realizzati in opus incertum di tufo locale e sopra una fila centrale di

pilastri costruiti con blocchi di tufo raccordati da archi a tutto sesto (fig. 3).

I criptoportici a tre bracci di Allifae e di Capua, anch’essi localizzati nell’area

forense, hanno la parte aperta rivolta proprio verso il foro ed è quindi logico pensare

che essi sostruissero l’area da essi circoscritta che doveva essere direttamente

funzionale alla piazza del Foro. Il Criptoportico di Sessa mostrando, invece, la

parte aperta rivolta verso il teatro fa presumere che esso potesse essere collegato a 29

qualche edificio, presumibilmente un tempio , forse in qualche modo connesso al

Foro.

In ogni caso, a tutt’oggi, nessun passaggio tra il Criptoportico, l’area forense e il

teatro è visibile all’interno del monumento. Infatti, l’accidentata morfologia del

fianco sud-est del declivio che dal Foro si estende verso il Teatro, rese probabil-

mente impossibile ogni collegamento diretto tra la piazza e il Criptoportico e tra

questo lato del monumento e l’area del teatro. Quest’ipotesi è confortata dal fatto

che l’attuale ingresso al monumento avviene attraverso la volta crollata del braccio

meridionale che, però, in antico era probabilmente cieco. Infatti, le strutture

Fig. 3. Sessa Aurunca: criptoportico repubblicano.

29 Johannowsky 1973, p. 152.

156 SERGIO CASCELLA

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murarie in opera incerta che lo delimitano furono costruite contro il terrapieno

contenuto dal muro di fortificazione del IV sec. a.C., nel quale apparentemente non

sembra essere ricavato alcun passaggio.

Pertanto, il transito tra Foro e Criptoportico era probabilmente possibile

dall’area oggi occupata dal terrapieno, nel lato posto a valle del braccio settentrio-

nale, ove il pendio, digradando dolcemente, consentiva la sistemazione di una

rampa di collegamento tra il Teatro, il Criptoportico e il Foro. Purtroppo, solo

future ricerche potranno chiarire cosa nasconde il rialzo oggi occupato dal giardino

annesso al convento di S. Giovanni a Villa che, in epoca medievale, si è impiantato

sul monumento ed è ugualmente impossibile verificare l’esistenza di un ingresso

antico all’estremità del braccio settentrionale del monumento poiché esso è ancora

interrato.

Si è molto discusso sulla destinazione d’uso della parte ipogea del Criptoporti-

co. La presenza di un’elegante decorazione in stucco, riferibile però al successivo

periodo augusteo, dimostra che il suo scopo non poteva essere solo quello di

contenimento del terreno, ma è molto probabile che esso svolgesse anche una

funzione pubblica. Il rinvenimento sull’intonaco di disegni e graffiti riecheggianti

acclamazioni gladiatorie ed esercitazioni in lingua latina e greca, fa supporre che,

almeno nella fase d’età imperiale, una parte dell’edificio fosse utilizzata anche 30

come scuola . Questi elementi testimoniano inequivocabilmente che le gallerie

dovevano essere percorribili e ben illuminate dai trenta lucernai a gola di lupo, posti

sulla parete occidentale, quella aperta verso il Teatro e l’ipotetico tempio.

La costruzione del Criptoportico e in seguito del Teatro d’età augustea,

configurò una struttura urbanistica dal grande impatto scenografico e monumenta-

le costituita da edifici disposti su terrazze susseguenti e digradanti l’una all’altra

che ricordano molto da vicino le soluzioni urbanistiche adottate nelle città

dell’oriente ellenistico, in specialmodo la disposizione tra il santuario di Athena 31

Nikephoros e il teatro di Pergamo e, non ultimi, i prospetti dei santuari campano-32

laziali di epoca tardo repubblicana .

Accesso al settore occidentale del Foro

Gli studiosi che si sono occupati della topografia dell’antica Suessa interpreta-

no i resti dell’imponente struttura muraria parzialmente sepolta sotto Via 4

Novembre e visibile lungo il versante meridionale del Teatro Romano (fig. 2.2) per

30 Della Corte 1939, pp. 189-204.31 Greco - Torelli 1983, p. 329; Winter 2006, p. 186.32 Coarelli 1983, pp. 217-240.; Calio 2005, pp. 49-130.

157MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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oltre 10 m di altezza e per circa 50 m di lunghezza, con un rifacimento delle 33

fortificazioni del 313 a.C., databile a epoca sillana .

In effetti, la muratura mostra un paramento in opus quasi reticulatum (fig. 4),

con testate angolari realizzate in opus vittatum mixtum (una fila di blocchetti in tufo

alternata a tre file di mattoni), eseguita da maestranze in cui forse operarono due

squadre con una diversa esperienza di lavoro com’è evidente dalla pezzatura e dal

taglio dei conci di tufo ocra, che variano dai 9 ai 12 cm di lato. Naturalmente, queste

differenze si riflettono anche nella tessitura del paramento che mostra aree mag-

giormente regolari, poiché eseguite con cubilia più squadrati e zone in cui tufelli,

quasi romboidali o trapezoidali, formano giunti irregolari.

La datazione di questa struttura è quantomeno problematica poiché è basata

esclusivamente sull’aspetto e sulla tecnica di costruzione del paramento. Per questa

parte della Campania, infatti, non esiste una campionatura attendibile delle

tecniche edilizie adoperate negli edifici pubblici e privati di epoca romana basata su

dati stratigrafici, quindi è se non altro rischioso azzardare una datazione basandosi

esclusivamente su criteri tipologici e cronologici elaborati per altri contesti.

Nonostante in ambiti geografici contigui, sia possibile riscontrare fenomeni di

attardamento o di precocità nell’uso di alcune tecniche edilizie, nonché l’utilizzo

contemporaneo di tecniche e materiali differenti da parte di maestranze diverse, se

accettassimo tout court la datazione a epoca sillana proposta per tale muratura, non

potremmo fare a meno di costatare che nello stesso luogo e nello stesso torno di

tempo, le strutture del Criptoportico sono state realizzate in opus incertum di tufo

grigio-verdognolo, cavato presso Roccamonfina mentre, il suddetto muraglione, è

stato costruito in opus quasi reticulatum di tufo ocra.

Basandoci sui pochi dati cronologici provenienti da scavi controllati scientifica-

mente, saremmo più propensi a spostare la datazione del muraglione al secondo

venticinquennio del I sec. a.C. Infatti, per rimanere nell’ambito aurunco, si riscontra

l’uso di almeno due tipi di opus quasi reticulatum: il primo è magnificamente

testimoniato dai paramenti adoperati a Cales per i setti murari che reggono la cavea 34

del Teatro Romano e per le strutture delle Terme . Si tratta di murature, solitamente 35

datate alla metà del I sec. a.C. , eseguite con conci di tufo grigio di modulo medio-

piccolo. Il secondo tipo, rappresentato dal muraglione di Sessa Aurunca, mostra

caratteristiche tecnico-realizzative affini alle murature in opera quasi reticolata della 36

fase 3, scoperte nella villa suburbana sita presso il Teatro Romano . Queste strutture,

che presentano anch’esse, cubilia di tufo grigio o ocra, molto grandi (circa 11 cm di

33 Valletrisco 1978, p. 64. 34 Johannowsky 1961, p. 20.35 De Caro 2012, p. 117.36 Cascella 2009b.

158 SERGIO CASCELLA

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lato) e testate angolari realizzate in

blocchetti di tufo grigio o in opus

vittatum mixtum, sono state datate

su base stratigrafica, proprio al

secondo venticinquennio del I sec.

a.C. Inoltre, in questo sito, i muri

realizzati con questa tecnica sono

sicuramente succedanei ai muri in

opera incerta della fase 2, che

invece trovano somiglianze

tecnico-costruttive con quelli del

Criptoportico repubblicano e

quindi dovrebbero datarsi almeno

al primo venticinquennio del I sec.

a.C.

Ancora a Sessa aurunca,

strutture realizzate con gli stessi

materiali e con un’uguale tecnica

edilizia, sono conservate in

proprietà Sasso, nel punto in cui

via A. Moro sbocca nella Piazza

S. Giovanni a Villa, per molti

metri di lunghezza e circa 4 m di altezza. Altre strutture del tutto simili sono

utilizzate nei muri che delimitano la via gradinata che in età tardo-repubblicana

permetteva di raggiungere un quartiere di abitazioni, che trasbordando dai limiti

imposti dalle fortificazioni del 313 a.C., digradava dal cardus maximus sino

all’area poi occupata dalla porticus post scaenam del Teatro e di cui è stata parzial-37

mente scavata la suddetta villa suburbana .

Infine, strutture similari si riscontrano anche nella villa di S. Rocco a Francoli-

se, situata nell’ager calenus, dove i muri in opera incerta di calcare o tufo sono stati 38

datati tra il 120 e l’80 a.C. mentre, quelle in opera quasi reticolata del periodo Ia, 39

sono genericamente attribuite al periodo tardo sillano .

Anche riguardo alla funzione di questa imponente struttura si rileva qualche

perplessità. Infatti, il muro anziché riprendere l’andamento della fortificazione più

antica, come sarebbe stato logico nel caso si fosse trattato di un restauro, fu

Fig. 4. Sessa Aurunca: muraglione d’età tardo-repubblicana nell’area del Teatro Romano.

37 Cascella 2002, pp. 92-94.; Cascella 2006, pp. 89-93; Cascella 2012, pp. 93-94. 38 Cotton - Metreaux 1985, p. 12.39 Cotton - Metreaux 1985, p. 27

159MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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appoggiato perpendicolarmente a essa, riprendendo l’allineamento determinato

dal braccio nord-sud del Criptoportico.

Pertanto, gli elementi disponibili fanno pensare, più che un organico program-

ma di restauro del muro di cinta del 313 a.C., alla creazione di un muraglione di

contenimento che doveva forse sostruire un percorso alternativo e parallelo al

cardo massimo che, nella parte a valle, si collegava alla suddetta via gradonata e al

quartiere meridionale della città mentre, nella parte sommitale, all’area forense. Se

questa ricostruzione rispondesse al vero, dovremmo immaginare l’apertura di una

porta d’accesso all’area forense nel tratto di mura di IV secolo sepolte sotto

l’attuale via 4 Novembre, di cui forse una traccia è costituita da uno stipite in

blocchi di tufo conservato per circa 4 m di altezza, posto lungo il lato esterno sud-

orientale del criptoportico.

Infine, in età proto-augustea, la parte sud-occidentale di questa presunta strada

fu riconnessa all’area del teatro tramite un’altra rampa di gradoni che fece da trait 40

d’union con il suddetto tratto di via gradonata d’età tardo-repubblicana (fig. 2.3).

2. Il periodo augusteo e giulio-claudio

Dopo molti decenni in cui Roma e l’Italia furono lacerate da guerre civili e da

lotte intestine, l’inaugurazione della Pax Augusta produsse le condizioni ideali per

un diffuso benessere economico che ebbe i suoi effetti anche a Suessa, ove fu 41 42

dedotta una colonia di veterani col titolo di Colonia Iulia Felix Classica Suessa

tra il 30 e il 28 a.C., come confermerebbe la mancanza dell’epiteto Augusta. È

probabile che in quest’occasione gran parte degli edifici pubblici della città siano

stati rimaneggiati per opera di evergeti locali che, animati dall’imitatio Augusti, ne

finanziarono il restauro, adeguandoli ai nuovi standard decorativi e funzionali in

voga a Roma. Altri monumenti pubblici, invece, furono probabilmente costruiti ex

novo, forse col contributo diretto dell’imperatore.

A tal proposito, sebbene è innegabile che la stretta relazione topografica

esistente tra il Criptoportico e il Teatro possa suggerire l’esistenza di un’analoga

correlazione cronologica tra questi due edifici, allo stato attuale della ricerca, non

esiste nessun indizio archeologico che possa giustificare l’esistenza di una fase

40 Cascella 2002, pp. 92-93; Cascella 2006 pp. 89-93. È importante sottolineare, però, che i recenti scavi compiuti nell’area del teatro, non hanno fatto chiarezza su come il muro in opera quasi reticolata, che piega ad angolo retto, così come l’attuale muraglione di contenimento del belvedere che si affaccia sul teatro, sia stato attraversato dalla suddetta viabilità.

41 Lo stesso Augusto nelle Res Gestae ricorda di aver fatto ampio ricorso alla pratica della colonizzazione fondando ben ventotto colonie che gli permisero di stanziare nei territori delle città italiche un enorme numero di reduci, cfr. R.G. 28.1; Suet. Aug. 46.

42 CIL X 4832.

160 SERGIO CASCELLA

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43costruttiva d’età tardo-repubblicana del Teatro come, del resto, conferma sia la

tecnica delle strutture murarie, che la planimetria stessa del monumento. Pertanto,

tra gli edifici innalzati in epoca augustea, includiamo anche il Teatro, adagiato a

valle del Foro e del Criptoportico repubblicano (fig. 5).

Fig. 5. Sessa Aurunca: planimetria dell’area del Teatro-Criptoportico romano.

43 Cascella 2000, p. 27.

161MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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D’altronde, una simile sistemazione topografica, risponde pienamente ai

dettami dell’urbanistica augustea, tesa a mettere in relazione le imponenti architet-

ture marmoree dei teatri e degli edifici pubblici che circondano i Fori, cui fu 44

delegato il ruolo di palcoscenici ove celebrare il potere imperiale .

Per la costruzione dei setti murari che reggevano la cavea del Teatro, che aveva

un diametro di circa 90 m e degli altri corpi di fabbrica annessi, furono realizzate

imponenti strutture in opus reticulatum e quadratum. Per l’edificio scenico, invece,

lungo quasi 40 m e alto almeno 25 m, s’innalzarono tre ordini di ottantaquattro

colonne scolpite in marmo colorato, tra cui sono riconoscibili, la Breccia di

Settebassi, il Giallo Antico, il Portasanta, il Pavonazzetto, il Fior di Pesco e il Greco

Scritto mentre, le trabeazioni, i capitelli e le basi, erano probabilmente in marmo

Lunense.

Il caso del teatro di Sessa Aurunca non può, però, essere risolto solo in una

generica elargizione imperiale di materiali provenienti dalle cave statali utilizzati

da maestranze locali che si rifacevano ai modelli urbani, come ad esempio accadde

per taluni marmi pompeiani (ad esempio le cornici e i capitelli del Tempio della

Fortuna Augusta).

Infatti, anche se non abbiamo alcun riscontro epigrafico, l’uso enfatizzato di un

così alto numero di colonne di marmo colorato quali, simbolo di lusso e ricchezza,

l’enorme sforzo organizzativo che fu messo in atto per l’approvvigionamento e il

trasporto di questi materiali e l’impiego di costose maestranze specializzate sia

nell’esecuzione delle strutture murarie, che delle decorazioni architettoniche e

scultorie, implica necessariamente un intervento diretto dell’imperatore o di uno

dei suoi familiari nella costruzione del Teatro anche se, non si può escludere che

all’azione del princeps si sia affiancata anche quella di qualche ricco esponente

dell’élite locale.

La pavimentazione del Foro

La pratica d’archivio S9/23 della Soprintendenza Archeologica di Napoli e

Caserta, attesta che il 15 maggio del 1930, tra l’attuale Piazza Tiberio Massimo e il

Corso Lucilio, fu trovata una pavimentazione in lastre rettangolari di calcare a una

profondità di m 1.90, conservata per 9 m di lunghezza e 1 m circa di larghezza. È

evidente che ciò che si rinvenne costituiva una parte del lastricato del Foro rispar-

miato dalla spoliazione medioevale del XII secolo ed è altresì verosimile che, una

parte di questi materiali sia stata reimpiegata per la costruzione dei muri perimetrali

del Duomo.

44 Cascella - Ruggi 2012, p. 49. Cfr. bibliografia su questi argomenti a nota 13.

162 SERGIO CASCELLA

Page 19: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

45È importante rilevare che alcune delle lastre riutilizzate rechino i solchi e gli

46alloggiamenti per lettere di bronzo da riferirsi a un’iscrizione , databile forse

all’età augustea, che arricchiva il selciato del Foro di Suessa, analogamente a quelle 47

presenti in molte città italiche .

Sulla base delle misure e del verso in cui è redatta l’iscrizione, i blocchi reimpie-

gati nel Duomo, possono suddividersi in due tipi: la prima serie (dim: 2,11m x

0,82.5 m) riporta da una a tre lettere (alt. 0,23.5 m), incise seguendo il lato breve

delle lastre (fig. 6). La composizione delle lettere, che è solitamente centrale, 48

suggerisce che queste lastre dovevano essere giustapposte per il lato lungo . Su

questo tipo, nel caso compaia una sequenza di tre caratteri, la prima o l’ultima

lettera, è stata scolpita parzialmente poiché, per ragioni di spazio, il lapicida ha

intagliato la restante parte sulla lastra adiacente. È dunque evidente che l’iscrizione

Fig. 6. Sessa Aurunca: facciata ovest del Duomo.

45 Sfortunatamente, è molto difficile individuare lo spessore e la lavorazione della parte retrostante dei blocchi reimpiegati per cui non siamo in grado di poter dire se effettivamente si tratti di lastre o di blocchi architettonici anche se, la dimensione e la forma e il modo con cui è stata scritta l’epigrafe, suggeriscono l’ipotesi che si possa effettivamente trattare di lastre pavimentali.

46 Villucci et al. 1983, pp. 10-11.47 Cfr. Pompei: Sogliano 1925, pp. 253-263; Atena Lucana: Della Corte 1926, p. 255; p. 456;

Terracina: Coppola 1984, pp. 325-277.48 Questa disposizione ricorda quella presente nell’iscrizione pavimentale del Foro di Terracina (CIL

X 6306) sebbene, in quest’ultimo caso, i caratteri siano alti circa 29 cm.

163MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

Page 20: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

è stata compilata dopo la messa in opera delle lastre e che il o i lapicidi, nel calcolare

gli spazi e la centratura dell’iscrizione, non hanno potuto tener conto della tessitura

dei blocchi che formavano la pavimentazione.

La seconda serie di lastre, tra cui quelle con il nome del probabile dedicante,

sono leggermente più piccole (dim: 1,17-1,88 m x 0,72-0,80 m circa) e riportano le

lettere (alt. 0,23.5 m) redatte per il lato lungo, di conseguenza, i blocchi, dovevano 49

essere accostati per il lato breve . Ovviamente, avendo un maggiore spazio, si

composero sequenze di lettere lunghe sino a cinque caratteri che, però, non sempre

sono collocate al centro delle lastre, ma piuttosto verso uno dei margini superiore o

inferiore, fatto, questo che avvalorerebbe l’ipotesi che non si tratti di blocchi

architettonici, bensì di lastre pavimentali.

Le parole, inoltre, sembrano essere separate da segni diacritici di forma

triangolare, forse con il vertice verso l’alto e leggermente inclinato verso destra,

non sempre riconoscibili poiché, durante le operazioni di scalpellamento cui

furono soggetti i blocchi nel ’700, questi segni d’interpunzione sono scomparsi o 50

non sono più chiaramente leggibili .

Nella tabella seguente riportiamo l’elenco delle lastre iscritte redatto da Villucci 51

nel 1983 a cui è stato aggiunto al n. 13, una lastra comparsa successivamente,

durante lavori di ripulitura.

49 Nella realizzazione del selciato, una minima differenza nelle misure delle lastre e l’uso di metterle in opera sia per il lato lungo, che per quello breve è un fatto abbastanza consueto, osservabile anche nel lastricato del Foro di Terracina, specialmente in prossimità delle superfici occupate da are o monumenti onorari dove, la tessitura dell’impiantito, varia per meglio adattarsi all’ingombro stesso dei monumenti. Cfr. Coppola 1984, p. 354, figg. 13-14.

50 Gran parte dei blocchi e delle lastre reimpiegate nella parte interna del Duomo fu scalpellata dal Caracciolo per far meglio aderire gli stucchi e i dipinti della decorazione settecentesca. Purtroppo, però, molte delle lettere presenti su queste lastre non furono trascritte, cfr. Villucci et al. 1983 p. 10.

51 Villucci et al. 1983, p. 11

164 SERGIO CASCELLA

Page 21: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

Benché le lastre su cui sono incise le lettere siano diciassette, il testo

dell’epigrafe è difficilmente ricostruibile. Ciò nonostante, sommando i blocchi 52

visti e riportati dal De Masi da lui ripresi in seguito dal Mommsen nel CIL X al n.

4743 e quelli che sono stati evidenziati e registrati in un secondo tempo, è forse

possibile ricostruire il nome e il patronimico di |M. MAEC|IVS. Q.|F. 53

AEM|[i]|LIANVS| .

Costui, ricoprendo una carica pubblica, come farebbe ipotizzare la lastra n. 10

visibile sulla facciata della Chiesa e riportante le lettere [II]|VIR| (fig. 7), si rese

benemerito alla comunità cittadina rifacendo verosimilmente la pavimentazione

della piazza. Quest’atto munifico fu probabilmente compiuto ex pecunia sua, come

forse potrebbero far intendere, le lettere |EX| e |P.S| incise su blocchi n. 5 e 9 visibili

all’interno della Cattedrale.

Tuttavia, Tommaso De Masi, sul finire del ’700, vide altre tre lastre o blocchi su 54

cui si leggeva |MERC|, |SACR| e |ARAL| . Disgraziatamente, questi blocchi oggi

non sono più individuabili sebbene, durante recenti lavori di ripulitura e restauro,

accostata alla lastra n.12, ne sia apparsa un’altra che abbiamo catalogato con il n.

Fig. 7. Sessa Aurunca: facciata nord del Duomo.

52 1-SACR; 2-FAEM; 3-MERC; 4-IVSQ; 5-MMAEC; 6-ARAL. Cfr. De Masi 2000, p. 285.53 I Maecii sono un gruppo gentilizio, probabilmente di origine sannitica, ben attestato in

Campania, cfr. Index, CIL X, p. 1044. Un L. Maecius Pollius è attestato anche a Suessa, cfr. CIL X, 4754.

54 De Masi 2000, p. 285.

165MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Fig. 8. Sessa Aurunca: facciata est del Duomo.

13. Pur nella consapevolezza dell’audacia dell’ipotesi, è possibile che le due lastre

siano state accostate anche in antico poiché la M sembra effettivamente stata

iscritta a cavallo delle due lastre (fig. 8) che tuttora appaiono combaciare. Se così

fosse si potrebbe trattare delle lastre con l’iscrizione MERC viste da De Masi

benché, oggi, le due lettere seguenti la E, non sono chiaramente leggibili. La

penultima, infatti, potrebbe essere una R, ma certo l’ultima non sembra poter essere

una C o altra lettera tonda, ma una rettilinea.

Infine, Mommsen, che non vide queste iscrizioni all’epoca nascoste

dall’intonaco, corresse l’ultimo frammento, che il De Masi aveva letto ARAL, e per

congettura ne propose una nuova versione: |ARAT|, sospettando il cognomen di

Maecius: Arat(or). Malgrado ciò, ci chiediamo se il De Masi possa aver dato una

trascrizione errata di questo testo che forse poteva esser letto |ARAM|.

Dunque, se la lettura di questi tre frammenti fu corretta, si dovrebbe supporre

che M. Maecius Aemilianus o chi per lui, abbia restaurato o costruito ex novo un’ara

o un sacello sacro a Mercurio quantunque, tutto ciò, non si addica al contenuto delle

iscrizioni forensi.

Concludendo, il fatto che le lastre riportanti il nome del dedicante siano 55

duplicate (fig. 9) potrebbe essere indizio della presenza di due diverse iscrizioni,

forse riferibili al rifacimento di due diverse parti del Foro per opera dello stesso

personaggio.

55 Villucci et al. 1983, p. 11.

166 SERGIO CASCELLA

Page 23: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

Fig. 9. Sessa Aurunca: navata est del Duomo.

Il rinnovamento augusteo degli edifici del Foro e gruppi scultorei

Viceversa, per quel che riguarda gli edifici del Foro, purtroppo, l’assoluta

mancanza d’indagini archeologiche, non ci consente di conoscere nulla di quali

fossero e di come apparissero le costruzioni che si dovevano affacciare sulla piazza

del periodo augusteo.

Di sicuro, però, sappiamo che le pareti del Criptoportico d’età sillana furono

rivestite con un nuovo apparato decorativo in terzo stile, costituito da riquadri in

stucco bianco (fig. 10) scanditi da lesene sormontate da capitelli a palmette e 56

volute ed è altresì credibile che, per tutto il periodo giulio-claudio, il centro

monumentale della città, dovesse sicuramente riempirsi di monumenti e statue dei

membri della casa imperiale.

Al principato di Caligola o ai primi anni di quello di Claudio, risale un nucleo di

sculture di grandi proporzioni scoperte immediatamente a valle del Foro, tra le

56 Johannowsky 1973, p. 155.

167MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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57rovine del sacello in summa cavea del Teatro . Questo gruppo statuario, che è

l’unico sopravvissuto al restauro di epoca Antonina, comprendeva quattro impo-

nenti sculture (alt. circa 3.50 m) in marmo bianco, probabilmente greco, rappresen-

tate assise in trono: due maschili, di cui abbiamo solo alcuni frammenti e due

femminili di cui, invece, restano le due teste ritratto e grossi frammenti della parte

inferiore dei corpi panneggiati.

La prima testa riproduce i lineamenti di Livia Augusta (qlt. 0,80 m.; n. inv.

287037) rappresentata con un volto austero e idealizzato, evidenziato da labbra

sottili, dal naso dritto e dai grandi occhi senza pupille (fig. 11) che fa propendere per 58

un ritratto post-mortem risalente al periodo claudio, forse del tipo Kiel/Salus . La

seconda statua (alt. 0, 80 m.; n. inv. 297039), dovrebbe invece rappresentare Giulia

Drusilla, sorella di Caligola morta e divinizzata nel 38 d.C. (fig. 12). Dopo la morte

di Giulia e dopo quella di Caligola, il ruolo politico della principessa decadde quasi

subito, così come l’uso di copiare le sue immagini, fatto, questo, che potrebbe

restringere la datazione di questo gruppo di sculture e quindi anche quella del

Sacellum in Summa Cavea, alla parte finale degli anni ’30 del I sec. d.C., anche se

Fig. 10. Sessa Aurunca: criptoportico, decorazione a stucco d’età augusteo-tiberiana.

57 Cascella 2012, p. 53 con bibliografia precedente.58 Bartman 1999, p. 145, fig. 116.

168 SERGIO CASCELLA

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Fig. 11. Sessa Aurunca. Teatro Romano, sacello in summa cavea: testa di Livia.

Fig. 12. Sessa Aurunca. Teatro Romano, sacello in summa cavea: testa di Giulia Drusilla.

169MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

Page 26: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

alcuni ritratti di Giulia pare siano

presenti ancora nei primi anni del 59

principato di Claudio .

Sono, invece, da riferirsi agli edifici

del foro o almeno all’area circoscritta

dal criptoportico, i frammenti di alcune

sculture onorarie recuperate dal Maiuri

durante gli scavi del 1926 e pubblicate

per la prima volta da Alfonso De 60

Franciscis . Tra queste spiccano un

torso di marmo bianco, appartenente a

una scultura virile in nudità eroica del

tipo Huftmantel-Typus, databile al

periodo caligoliano (fig. 13) che,

probabilmente, doveva rappresentare

un imperatore o un membro della casa

imperiale, raffigurato stante, col

braccio destro sollevato a reggere

un’asta. Gli altri frammenti appartengono a una statua acefala di togato e a un altro 61

frammento di togato, di cui si conserva la base con la cista .

Accanto a questi reperti, che De Franciscis datò al periodo dei Flavi, ma che 62

forse sono da retrodatare almeno all’impero di Claudio , furono recuperate anche

quattro teste (fig. 14). Il primo ritratto, (fig. 14.A) appartenente ad una statua a

figura intera, rappresenta un notabile locale d’età triumvirale, raffigurato nudo, con 63

il mantello avvolto attorno al braccio sinistro mentre, la seconda testa, fa parte di 64

un busto raffigurante Germanico , figlio di Druso Maggiore e fratello di Tiberio

(fig. 14.C). La terza e quarta testa, più grandi del normale (Alt. 0,32.5 m) dovevano

far parte di due statue alte non meno di 2,5 m che, al pari del suddetto busto di

Germanico, rappresentano altri due personaggi della famiglia di Augusto cioè 65 66

Tiberio (fig. 14.B) e suo figlio Druso Minore (fig. 14.D).

Questi frammenti e soprattutto le ultime tre teste, erano indubbiamente parte di

un gruppo scultorio rappresentante la famiglia di Tiberio che doveva essere

collocato in un importante edificio pubblico o una costruzione dedicata al culto 59 Wood 1995, p. 465.60 De Franciscis 1979, pp. 17-25. 61 Scarpati 2011, pp. 345-368.62 Scarpati 2011, p. 354.63 Scarpati 2011, p. 355.64 Scarpati 2011, p. 364.65 Scarpati 2011, pp. 360-364.66 Scarpati 2011, p. 365.

Fig. 13. Sessa Aurunca, deposito Curia Arcivescovile: torso virile in nudità eroica, inv. 248690.

170 SERGIO CASCELLA

Page 27: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

Fig. 14. Sessa Aurunca: teste ritratto. Archivio fotografico Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, neg. A 119, A 11732.

imperiale, forse proprio l’ipotetico tempio circoscritto

dal Criptoportico che, come detto, proprio in questo

periodo, fu ristrutturato con una nuova decorazione

parietale.

Malauguratamente le teste-ritratto furono trafugate

durante la Seconda Guerra Mondiale dalle truppe

alleate che avanzavano verso nord e per questo sono

state considerate perse per oltre sessanta anni. Ciò

nonostante, recentemente, quella attribuita a Tiberio è

ricomparsa in una collezione privata americana ed è 67

stata esaminata dal Pollini (fig. 15) che, non cono-

scendo la bibliografia precedente e l’effettiva prove-

nienza del reperto, la ritiene proveniente dall’Africa

settentrionale e la attribuisce al tipo VI della sua tipologia, datandola all’ultimo

periodo del successore di Augusto.

3. L’età imperiale

Le sostruzioni settentrionali del Foro

Le sostruzioni settentrionali del foro sono venute in luce in seguito ad uno scavo

di emergenza eseguito nel 2005 da parte della Soprintendenza Archeologica di

Napoli e Caserta nella Proprietà Pietosi. Lo scavo, che ha raggiunto la profondità

massima di 5 m dal piano di calpestio attuale, mostrava una stratigrafia, disturbata

Fig. 15. Sessa Aurunca: ritratto di Tiberio (da Pollini 2005).

67 Pollini 2005, pp. 55-72.

171MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

Page 28: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

da profondi movimenti di terra effettuati nei decenni passati, costituita da un

deposito della potenza di 2,80 m, formato da macerie edilizie antiche e moderne

miste a scarsi frammenti ceramici rimescolati.

Lo scavo di questo strato di accumulo ha evidenziato almeno tre fasi cronologi-

che: la prima, più antica, è costituita da una parte del muro di cinta del IV sec. a.C.,

realizzato con blocchi di tufo del tutto simili a quelli visibili in altri tratti noti della

cortina muraria. La struttura in blocchi di tufo (lungh. 4 m; alt. 2 m) è disposta

secondo l’asse nord-sud, quindi perpendicolarmente all’andamento del pendio che

è invece est-ovest, giustificando l’ipotesi che essa possa essere parte di un avancor-

po.

La seconda è testimoniata dalla presenza, nel settore sud-est, di un lungo muro

con andamento est-ovest (lungh. 10 m ca; alt. 1 m; spess. 0, 40 m), realizzato in

opus incertum, databile alla fine del II sec. a.C. o al primo venticinquennio del I sec.

a.C. la cui funzione è di difficile comprensione.

Le tracce più consistenti riguardano l’ultima fase, databile alla prima metà del II

sec. d.C. In quest’epoca l’area fu occupata da una costruzione con funzione

sostruttiva e di contenimento realizzata in opus mixtum di reticolato e laterizio

(lungh. 5,10 m ca; alt. 4 m; spess. 2 m) che, lungo il tratto rettilineo, mostra un

paramento in opus vittatum, composto di due specchiature di 1,30 m circa di

altezza, realizzate in blocchetti di tufo (dim. 8 x 20 cm), sovrapposte e intervallate

Fig. 16. Sessa Aurunca: proprietà Pietosi, sostruzioni.

172 SERGIO CASCELLA

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da un ricorso di sei mattoni (lateres: lungh. 29 cm; spess. 3 cm) su cui poggia una

fila di bipedales che funge da marcapiano. Un secondo ricorso, uguale al preceden-

te, divide questa zona dalla sovrastante specchiatura in opus reticulatum, realizzata

con cubilia troncopiramidali, ben squadrati, di 7x7 cm, perfettamente messi in

opera mentre, la testata d’angolo, lungo il lato est, è realizzata con ammorsature e

denti di tre blocchetti di tufo.

La struttura, che è costruita contro terra e ha un andamento rettilineo est-ovest, è

probabilmente interrotta da una sequenza di absidi, di cui se n’è portata in luce

soltanto una (largh. 4 m, alt. 5 m, prof. 1,50 m) che, forse doveva formare un prospetto

architettonico di un certo rilievo, visibile anche dalla vallata sottostante (fig. 16).

CONSIDERAZIONI PRELIMINARI SULLO SCAVO DEL COSIDDETTO AERARIUM

I resti del presunto Erario sono visibili nella facciata di Palazzo Tiberio, sito

sull’omonima piazza oggi corrispondente al lato orientale dell’area forense.

Riutilizzati come fondazioni di costruzioni medievali, le strutture di questo

monumento furono prima riconosciute come parte di un complesso termale da 68 69

Tommaso De Masi e da Giuseppe Tommasino e, in seguito, da Mario Pagano ,

come parte dell’Aerarium.

Fig. 17. Sessa Aurunca: Palazzo Tiberio, strutture dell’Aarearium.

68 De Masi 2000, p. 195; Tommasino 1925, pp. 297-322.69 Pagano 1994, appendice 122.

173MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

Page 30: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

L’edificio era articolato in due parti di cui, quella inferiore, ipogea, è molto ben

conservata a differenza di quella superiore di cui, invece, non conosciamo quasi

nulla. Infatti, all’infuori dei resti incorporati nel suddetto Palazzo Tiberio (fig. 17),

questa parte è sepolta e conglobata nelle costruzioni che delimitano questo lato

della piazza almeno sino alla torre medievale di Transo.

L’analisi che segue avvalora l’ipotesi che i resti al momento visibili possano

essere identificati con un enorme basamento per un edificio o una serie di

costruzioni, ora sepolti sotto i suddetti fabbricati e il piazzale che si apre alle spalle

del Palazzo Tiberio cui si accede da vico S. Benedetto e via Castelluccio.

1. Cenni sulla stratigrafia e sulla dinamica e cronologia dell’interro

Sebbene parzialmente interrato da detriti antichi e moderni, il complesso

archeologico noto come Aerarium è stato visitabile sino a non pochi anni or sono.

Nello specifico, l’ambiente A era stato sgomberato dai sedimenti forse già nel ’700

per cui era interamente praticabile mentre, lo erano solo parzialmente gli ambienti

B e C. Ciò nonostante, al fine di definirne più adeguatamente la funzione e la

cronologia e approfittando dei lavori di sistemazione e valorizzazione della Piazza

Tiberio eseguiti dall’amministrazione comunale nel 2012, s’è deciso di provvedere

allo scavo e alla pulizia completa del monumento.

Il riempimento di macerie e terra che ingombrava questi locali era costituito

essenzialmente da due unità stratigrafiche sovrapposte. Lo strato a contatto con i

piani di calpestio, dello spessore variabile di 30-40 cm, era costituito da un terreno

limaccioso, frutto dell’accumulo di ondate fangose consecutive che si sono

stratificate assumendo il caratteristico aspetto lamellare. Si tratta, evidentemente,

del risultato di numerosi episodi alluvionali, piuttosto traumatici, che in epoca tarda

devono aver colpito questa parte della città, forse già abbandonata e in cui

sicuramente tutte le opere idrauliche di smaltimento delle acque meteoriche non

erano più funzionanti. Scarsissimi sono i frammenti ceramici, peraltro molto

minuti e dilavati, recuperati all’interno del deposito che, indicano come orizzonte

cronologico per la formazione di questo strato, il IV-V sec. d.C.

Questo strato, che è stato intercettato anche nello scavo dei livelli di abbandono

del Teatro Romano, dimostra che durante la fase tardoantica occorse il progressivo

ridimensionamento dell’abitato che andò ammassandosi ai piedi dell’arx. È

evidente che questo fenomeno di contrazione e arroccamento dell’area urbana di

Suessa deve essere connesso a un diffuso peggioramento delle condizioni di vita

susseguente alla fine dell’Impero Romano e al relativo disgregamento della

174 SERGIO CASCELLA

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compagine sociale ed economica della città che, probabilmente, culminò con la

guerra greco-gotica, vero momento di rottura tra la tarda antichità e l’alto medio

evo.

Il risultato fu che alla fine di questo periodo, i grandi edifici pubblici della città

romana e i quartieri di abitazione sud-occidentali, non avendo più ragione di essere,

sia per motivi da riconnettere al mutato quadro economico-amministrativo della

città, che per ragioni logistiche, ed essendo esposti ai pericoli d’incursioni nemiche

provenienti dalle grandi arterie stradali che in età imperiale collegavano Suessa alle

città vicine, furono completamente abbandonati.

A questi fatti di natura per così dire storica, si associò un imponente e progressi-

vo fenomeno di deterioramento delle condizioni idrogeologiche cui sono da

riconnettere i vistosi impaludamenti conseguenti sia al disfacimento delle infra-

strutture di drenaggio delle campagne oramai incolte da alcune generazioni, che ad

eventi alluvionali violenti, forse derivanti da temporanei mutamenti delle condizio-70

ni climatiche. Sta di fatto che l’antico percorso dell’Appia , nel tratto Minturnae-71

Sinuessa-Pagus Sarclanus, divenne per questa ragione impraticabile . Ovviamen-

te, questi eventi ebbero come conseguenza che sia Minturnae, che Sinuessa

impaludarono velocemente, fatto che accelerò il processo di abbandono di queste

aree urbane che forse era già in atto.

In questi ultimi anni, la vasta portata di questi e di altri fenomeni naturali si sta

chiarendo grazie anche alla campagna tecnico-scientifica di geomorfologia e

geoarcheologia dei fondali marini effettuata dall’E.N.E.A. lungo il litorale 72

compreso tra il Rio San Limato e la Baia Azzurra nel comune di Mondragone .

In quest’area, infatti, emerge per oltre un centinaio di metri, un tronco viario di

epoca romana che si distacca dal percorso dell’Appia e puntando dritto verso la

spiaggia, improvvisamente s’insabbia sulla riva del mare. La campagna di rilievi

subacquei, che ha come obiettivo la georeferenziazione dei manufatti antropici

sommersi, ha rivelato che numerose evidenze affiorano sino a circa 250 m dalla riva.

Proprio a questa distanza è stato, infatti, trovato un troncone di strada selciata di

epoca romana che il posizionamento GPS, ha rivelato essere perfettamente allineato

con quello suddetto, ancora osservabile a terra nel complesso residenziale di Baia

Azzurra mentre, altri resti sono, invece, identificabili con le pilae di un molo.

Insomma, in un’epoca ancora imprecisata, ma certamente da circoscrivere nel

periodo tardoantico, una parte del porto di Sinuessa, della viabilità e delle strutture

70 Arthur 1991, p. 50; Zannini 2002, pp. 17 ss.71 Ricordiamo, infatti, che nella zona del canale dell’Agnena, a valle del Demanio di Calvi, alcuni

miliari dell’Appia e il relativo basolato, giacciono a circa 6 m. di profondità dall’attuale piano di campagna, cfr. Zannini 2002, p. 61.

72 Ringrazio per queste informazioni i geologi Dott. Carmine Minopoli e Alfredo Trocciola.

175MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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annesse, sprofondò a una profondità compresa tra i 3 e i 6 metri e per una lunghezza

di 250 metri al largo dell’attuale linea di costa, in seguito a fenomeni geologici di

subsidenza della piattaforma continentale regionale, ulteriormente accelerati

dall’attivazione di faglie disposte lungo il Massico, di cui si stanno definendo le

caratteristiche.

Naturalmente, tutto ciò ebbe come conseguenza che, per ‘bypassare’ l’area

pedemontana del Monte Massico, restarono in uso sino almeno al XVI secolo, le 73

vie che in epoca imperiale collegavano Minturnae a Suessa . Anzi, il tragitto

Minturno-Sessa-Capua, la cosiddetta Appia II, assunse grande importanza nell’alto

medioevo, fatto, questo, che certamente contribuì all’ininterrotta continuità di vita

di Suessa che fu inserita negli itinerari medievali del Ravennate e del geografo

Guidoni come tappa obbligata per chi da Roma intendeva raggiungere la Terra 74

Santa .

Tornando alla sequenza stratigrafica che interrava il monumento, il secondo

strato di riempimento (fig. 18) sovrapposto al suddetto livello d’abbandono, era

Fig. 18. Sessa Aurunca: Aerarium, riempimento dell’ambiente B.

73 Carafa 1989, pp. 75-84; Johannowsky 1975, p. 15.74 Anonymus Revennas 1860, p. 277; p. 481.

176 SERGIO CASCELLA

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costituito da un ammasso incoerente di

materiali edilizi, frutto della demolizione

di porzioni di murature antiche che

furono gettate all’interno degli ambienti

attraverso i lucernai, in un periodo che, in

base ai pochi frammenti ceramici

associati, forse può essere ricondotto

all’XI-XII secolo.

2. La parte superiore dell’edificio

Il settore di muratura romana ricono-75

scibile nella facciata di Palazzo Tiberio

è, infatti, composto di due pareti parallele,

divise da un’intercapedine. Il muro più

esterno (fig. 19.1), che probabilmente

costituiva la parete di fondo di una

costruzione che fronteggiava questo lato

del Foro, è poco visibile, ma ne è certa la presenza per almeno 4-5 m di profondità

rispetto all’attuale piano di calpestio (177,3 m s.l.m.), quindi sino allo spiccato posto

alla quota del lastricato del Foro (173,95 m s.l.m.), e per almeno 15 m di lunghezza.

Questa parete, su cui, alla quota di calpestio antico, si apre l’ingresso alla parte

ipogea del monumento, è molto difficilmente analizzabile giacché ne è visibile solo

una piccola parte che mostra il nucleo cementizio privo del paramento.

A circa 5 m di altezza dallo spiccato, quota che corrisponde all’attuale piano di

calpestio, la parete forma un’intercapedine a malapena visibile nella porzione

lasciata a vista sulla fronte del Palazzo Tiberio. Questo interstizio fu realizzato

sfruttando un altro muro parallelo al primo ma arretrato di circa 0,60-0,70 m (fig.

19.2) costruito in opus testaceum (lateres: lungh. 0,29 m; spess. 0,03 m), con

marcapiani in bipedales.

Tale struttura, conservata per 12 m di lunghezza e 4 m di altezza forma con la

precedente, un canale fognario rivestito di cocciopesto (fig. 20), largo all’incirca 60 76

cm e alto circa 1,20 m . Nel canale, coperto alla cappuccina, confluiscono una serie

Fig. 19. Sessa Aurunca, strutture romane di Palazzo Tiberio: fogna.

75 Sino all’inizio del Novecento, questi resti ricadevano nella proprietà Izzo. Cfr. Tommasino 1925, p. 303.

76 La pendenza del canale doveva convogliare le acque verso settentrione, forse in un collettore che sfociava a valle delle sostruzioni settentrionali del Foro.

177MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

Page 34: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

77di aperture , costituite da coppi accostati (fig. 19.1), che gettavano nella fogna le

acque drenate nella parte posteriore di questa parte della parete che, evidentemente

è costruita contro terra. Quindi, tutto ciò sembra testimoniare che questo secondo

settore del muro, almeno sino alla quota della fogna, avesse una funzione sostrutti-

va rispetto a qualcosa che lo sovrastava e che, forse, la restante parte dell’elevato,

possa essere identificata con la parte ovest del secondo piano o livello dell’edificio.

Questo distacco tra la prima parte del basamento e questa soprelevazione era

rimarcato da una sorta di gradone (fig. 19.2), visibile nella parte posta sopra la

copertura della fogna, che faceva risaltare la parte superiore del suddetto muro di

contenimento, che oggi costituisce la parte preponderante dei resti visibili nella

facciata di Palazzo Tiberio.

In sostanza, se la nostra analisi dovesse cogliere nel vero, la parte del lato

orientale del Foro oggi occupata dalla Torre di Transo, dal Palazzo Tiberio e

dall’edificio che ospita la filiale dell’Unicredit (fig. 20), doveva essere contraddi-

Fig. 20. Sessa Aurunca: planimetria dell’area del Foro di Suessa.

77 Da ciò che scrive all’inizio del ‘900, sembra di capire che questi resti siano stati interpretati da Tommasino come una vasca annessa alle presunte terme. Cfr. Tommasino 1925, p. 318. Invece, la Valletrisco e prima di lei Johannowsky, identifica questo muro come parte di una grande fontana monumentale. Cfr. Johannowsky 1973, pp. 143 ss.; Valletrisco 1990, pp. 66 ss.

178 SERGIO CASCELLA

Page 35: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

Fig

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179MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

Page 36: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

Fig

. 22.

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180 SERGIO CASCELLA

Page 37: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

stinto da un grande basamento, lungo

non meno di 50-60 m, costituito da due

blocchi sovrapposti. Il primo, che si

ergeva sul lastricato del foro, per non

meno di 4-5 m e in cui si apriva una serie

di vani ipogei e non, costituiva il fondale

di una struttura avanzata sulla piazza,

forse un portico. Il secondo blocco,

sovrapposto al primo, alto anch’esso dai

4 ai 5 m, fungeva invece da sostruzione a

un edificio o a una serie di costruzioni

variamente articolate che sovrastavano

questo versante della piazza di epoca

romana (fig. 21).

Che anche questo lato del Foro fosse

contrassegnato da edifici monumentali,

terrazzati artificialmente lungo il pendio

naturale, non stupisce, del resto, ancora

oggi, il suddetto piazzale soprastante la

facciata posteriore di Palazzo Tiberio e

gli edifici circostanti, sono posti a una

quota assai più alta (186 m s.l.m.) rispetto a quella della sottostante piazza Tiberio

(173,3 m s.l.m.). Suessa, infatti, essendo stata fondata e costruita con un preciso

intento strategico su un pianoro posto longitudinalmente alle falde del vulcano

Roccamonfina, era caratterizzata da una morfologia accidentata che generò una

viabilità distinta da forti pendenze e salti di quota, probabilmente in parte assorbiti

da insulae contenute da muraglioni raccordati da scalinate, che dové inevitabilmente

condizionare anche l’assetto dei monumenti pubblici.

3. Gli ambienti ipogei del cosiddetto Aerarium:

Corridoio di accesso

Gli ambienti ipogei (fig. 22) sono accessibili tramite una moderna rampa di

scalini che porta all’ingresso antico presumibilmente posto a livello del lastricato

del Foro che, se ciò fosse vero, sarebbe posto a quota 173,95 m s.l.m., quindi a quasi

5 m al di sotto dell’attuale piano di calpestio (177,3 m s.l.m.).

Fig. 23. Sessa Aurunca: Aerarium, corridoio d’accesso all’ambiente A.

181MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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L’entrata era costituita da un uscio quadrangolare, largo 1,55 m e alto 1,65 m,

rivestito con blocchi monolitici di pietra, rimossi in epoche successive. Da questo

piccolo vano d’ingresso si diparte un ripido corridoio a pianta rettangolare,

orientato est-ovest (largh. 1,60 m; lung. 5,00 m; largh. 1,55 m), coperto con una

volta a botte e piano di calpestio in cocciopesto (fig. 23) che, dalla quota

dell’ingresso discende con piano inclinato sino a 171,60 s.l.m. dove, tramite due

gradini, immette nell’ambiente A (fig. 24).

Nella prima parte del corridoio, sulla parete meridionale, si apre una sorta

d’ingresso, oggi murato, che forse introduceva a una scala d’accesso a un ambiente

superiore tra cui includiamo sicuramente anche la camera di manovra dell’ingresso

all’ambiente C (vedi infra).

Ambiente A

Il primo ambiente (Lungh. 4,75 m; largh. 3,70 m; alt. 3 m), orientato con l’asse

principale nord-sud, è a pianta rettangolare ed è coperto con una volta a botte (fig.

Fig. 24. Sessa Aurunca: Aerarium, particolare della sezione A-A'.

182 SERGIO CASCELLA

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25). La stanza, completamente sterrata in epoche passate, mostra il piano di

calpestio diviso in due settori: il primo, lungo la parete est, forma una sorta di

pianerottolo (largh. 1,60 m.) pavimentato con sesquipedales mentre, sul lato

occidentale, il piano di calpestio in cocciopesto (fig. 26), s’inclina di circa un metro

rispetto a quello circostante formando una piccola rampa (largh. 2,00 m; lungh.

3,20 m.) che conduce all’ingresso dell’ambiente B.

La volta è ricoperta da uno strato d’intonaco bianco molto ben conservato e

aderente al supporto che, in prossimità dell’imposta delle pareti, s’interrompe

poiché queste, pur essendo oggi prive del rivestimento, in antico dovevano essere

ricoperte di lastre di marmo come suggeriscono i resti dello strato di preparazione

presente in più punti dei muri. Le murature sono realizzate in opus mixtum di

reticolato e laterizio, con arco di scarico in bipedali in prossimità dell’ingresso

all’ambiente B (fig. 25).

Ambiente B

Il vano di accesso all’ambiente B, largo 1,30 m., e alto 2,13 m, è costituito da

blocchi monolitici di calcare (fig. 25) che costituiscono la soglia d’ingresso, con

fori per i cardini di una porta (lungh. 1,75 m.; largh. 0,75 m), i due stipiti laterali

(largh. 0,46 m; lungh. 1,00 m) e l’architrave (lungh. 1,75 m; largh 1,10 m; spess.

0,50 m).

Fig. 25. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente A.

183MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Dal vano d’ingresso si diparte un piccolo passaggio (largh. 1,50 m; lungh. 2,50

m), una sorta di anticamera che, tramite un’altra entrata i cui stipiti sono costituiti

dalle stesse murature perimetrali dell’ambiente sormontati da una piattabanda di

bipedales (fig. 27), dà accesso all’interno dell’ambiente B.

L’ambiente B, che è posto a circa 1 m (170,5 m s.l.m.) più in basso rispetto al

precedente (fig. 28), mostra una pianta rettangolare (lungh. 12,30 m; alt. 4,40 m;

largh 4,80 m) orientata nord-sud, ed è coperto con una volta a botte, rivestita

d’intonaco bianco, che lungo il lato sud è squarciata da una breccia praticata in

epoca post medievale, da cui furono scaricati macerie e rifiuti di ogni genere. Altre

aperture sono invece costituite da due lucernai a gola di lupo che rischiaravano e

areavano l’ambiente in epoca antica. Il primo, più piccolo, è posto nella lunetta

della volta, lungo la parete nord mentre, il secondo, più grande, è situato nella volta,

lungo la parete ovest (fig. 29). È chiaro che il primo lucernaio doveva captare poca

luce, forse dalle suddette scale o da un ipotetico piano superiore mentre, il lucernaio

più grande si apriva sulla facciata dell’edificio rivolta sul Foro e per questo era

essenzialmente sfruttato per inondare di luce questo locale e il contiguo ambiente

C, giacché esso è collocato proprio di fronte l’ingresso di quest’ultimo ambiente.

Anche in questo caso, le murature sono realizzate in opus mixtum di

reticolato e laterizio, con arco di scarico in bipedali nell’angolo tra la parete ovest e

quella settentrionale (fig. 30).

Fig. 26. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente A. Pavimentazione.

184 SERGIO CASCELLA

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Fig. 27. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente B. Parete nord.

Fig. 28. Sessa Aurunca: Aerarium,sezione B-B'.

185MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Fig. 29. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente B. Parete ovest.

Fig. 30. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente B. Parete ovest, particolare della preparazione del rivestimento marmoreo.

186 SERGIO CASCELLA

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I rivestimenti parietali dell’ambiente B

Durante lo scavo ci si è reso subito conto che le strutture murarie dell’ambiente

conservavano ampi tratti dello strato di preparazione per un rivestimento marmo-

reo, oggi completamente scomparso. Lo strato preparatorio, spesso 3-4 cm, è

composto di un’ottima malta cementizia in cui compaiono a distanze regolari i fori

e i tasselli di marmo, utilizzati come piano di orizzontamento e per fissare le grappe 78

di bronzo che reggevano le lastre .

La disposizione dei fori delle grappe e le impronte stesse lasciate dalle lastre di

marmo, hanno permesso di capire quale fosse la sintassi decorativa di questo

rivestimento parietale (figg. 30-31). Partendo dall’alto verso il basso, la partizione

comprendeva una cornice o fascia superiore, di circa 35 cm di altezza; al disotto

erano disposte una serie di lastre rettangolari, accostate per i lati lunghi, alte circa

1,70 m e larghe 0,88 m. Tali lastre poggiavano su predella inferiore, alta circa 0,55

m; chiudeva in basso una zoccolatura alta circa 0,30 m.

Circa i tipi di marmo utilizzati, non abbiamo alcun indizio, ma è verosimile che

siano stati adoperati diversi tipi di marmi bianchi o comunque a fondo chiaro, forse

Fig. 31. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente B. Pareti ovest e nord, particolare della preparazione del rivestimento marmoreo.

78 Tali tracce sono state interpretate dal Pagano come i fori per una serie di scaffalature di legno utilizzate per la conservazione in quest’ambiente di documenti. Cfr. Pagano 1994, Appendice 122.

187MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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variamente screziati, più adatti a riflettere la luce che rischiarava gli ambienti.

Ovviamente, la suddivisione tra le varie parti doveva essere rimarcata da torelli e

lastrine di colore diverso.

La pavimentazione dell’ambiente B

È molto probabile che anche la pavimentazione fosse rivestita di lastre marmo-

ree, come si deduce dai resti dello strato preparatorio conservato negli angoli delle

pareti. Purtroppo, in questo caso, non è possibile ricostruire nemmeno quale fosse

la forma e la disposizione delle lastre poiché, posteriormente alla spoliazione,

questo strato preparatorio fu demolito completamente per accedere alla sotto

pavimentazione che era formata da sequipedales che, a loro volta, furono asportati

lasciandone solo alcuni nelle parti angolari (fig. 32).

Cronologia della spoliazione

Quando avvenne, la spoliazione dei rivestimenti parietali e pavimentali è

difficile dirlo. Certamente quando si depositò sia lo strato di abbandono, che quello

Fig. 32. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente B. Pavimentazione.

188 SERGIO CASCELLA

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medievale i rivestimenti già erano stati asportati poiché entrambi questi livelli

coprono le pareti e la pavimentazione già prive dei rivestimenti. È dunque ovvio

che la spoliazione delle decorazioni marmoree debba essere avvenuta prima

dell’abbandono dell’edificio, quindi tra il IV e il V sec. d.C.

Ambiente C

Al centro della parete est dell’ambiente B si apre l’ingresso all’ambiente C (fig.

33). Questo varco è un interessante esempio d’ingresso a saracinesca costituito da

un’apertura larga 1,10 m e alta circa 3,50 m, foderata da giganteschi stipiti monoli-

tici in pietra calcarea alti 2,50 m e larghi 1,17 m. Questi stipiti poggiavano su due

blocchi accostati al centro, spessi 0,80 m e profondi 1,17 m che costituivano la

soglia e la separazione tra i due ambienti. Sugli stipiti era infine appoggiato

l’architrave, di circa 1 m di spessore, che purtroppo non è stato rinvenuto poiché fu

divelto durante le suddette fasi di spoliazione.

Lungo tutta l’altezza degli stipiti e nella soglia d’ingresso, vi sono delle guide, o

binari, a sezione quadrangolare di 0,25 x 0,25 (fig. 34) corrispondenti a un uguale

taglio eseguito nel nucleo della volta e che quindi doveva essere presente anche nel

blocco che costituiva l’architrave. Questa fessura era adoperata per lo scorrimento

verticale di una grata o saracinesca metallica, cataracta, alta quanto l’ingresso,

Fig. 33. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente B. Veduta generale.

189MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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cioè 3,50 m. Tale saracinesca era manovrata

da un ambiente posto al piano superiore (fig.

35) che logicamente doveva avere un’altezza

almeno pari alla grata metallica, quindi 3,50

m e oltre.

L’ambiente C ha una pianta trilobata (fig.

22) con braccia di uguale larghezza, 2,95 m,

e lunghezza, 5,00 m, mentre l’altezza è di

4,40 m, lungo i bracci nord e sud e di 5,30 m,

lungo il braccio est-ovest (fig. 35). I tre

bracci dell’ambiente C terminano con delle

absidi coperte con semicupole che si

raccordano alle volte a botte che, nel punto

d’incrocio, generano una volta a semicrocie-

ra (fig. 36).

I tre bracci sono rischiarati da tre lucernai

a gola di lupo, due posti nelle semicupole

delle absidi nord e sud, mentre lungo il

braccio est-ovest, il lucernaio e collocato nel

punto d’incrocio tra le tre volte di copertura dell’ambiente C.

Infine, anche in questo caso, le murature perimetrali sono realizzate in opus

mixtum di reticolato e laterizio.

I rivestimenti parietali dell’ambiente C

Come nell’ambiente precedente le volte sono ricoperte da uno spesso

strato d’intonaco bianco che s’interrompe all’imposta delle coperture. Infatti,

anche le pareti dell’ambiente C mostrano ampi tratti dello stato preparatorio per

una decorazione in lastre di marmo che, oggi, è completamente scomparsa.

Le impronte lasciate dalle lastre divelte restituiscono però una sintassi

decorativa leggermente diversa rispetto all’ambiente precedente. Nell’abside del

braccio settentrionale lo strato di preparazione mostra le impronte di una cornice

alta non più di 18-20 cm che marca la separazione tra volte e pareti (fig. 37).

Sotto questa cornice s’impostava una doppia serie di lastre rettangolari,

sovrapposte e accostate per i lati lunghi, più piccole di quelle presenti

nell’ambiente B (largh. 0,50 m; lungh. 1 m circa), poiché dovevano adattarsi a un

ambiente caratterizzato dalle curvature delle absidi.

Fig. 34. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente B, ingresso ambiente C.

190 SERGIO CASCELLA

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Fig. 35. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente B-C. Sezione D-D'.

Come attestano le impronte conservate nell’abside meridionale, questa

partizione mediana della parete (alt. 2 m circa) poggiava su una predella (fig. 38)

formata da una serie di lastre (alt. 0,28-0,30 m circa), forse rettangolari, lungo le

parti rettilinee dell’ambiente e quadrangolari nelle porzioni curve, disposte per il

lato lungo, sotto di cui si disponeva un’alta zoccolatura formata da lastre rettango-

lari (largh. 0,30 m; alt. 1 m circa), accostate per il lato lungo, che giungevano sino

alla pavimentazione.

Evidenti sono i segni e i fori lasciati dalle grappe metalliche per il fissaggio delle

lastre alla parete, ma purtroppo anche in questo caso, non abbiamo alcun indizio per

risalire a che tipo di marmo potesse essere stato utilizzato, è però verosimile che

191MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Fig. 37. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente C. Abside nord, tracce del rivestimento marmoreo.

Fig. 36. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente C. Braccio nord-sud.

192 SERGIO CASCELLA

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Fig. 39. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente C. Pavimentazione.

Fig. 38. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente C. Abside sud, tracce del rivestimento marmoreo.

193MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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anche in quest’ambiente, per una questione di luminosità, siano stati adoperati vari

tipi di marmi bianchi o a fondo chiaro.

La pavimentazione dell’ambiente C

Come nell’ambiente precedente l’intera pavimentazione di marmo e il relativo

strato preparatorio, sono stati divelti e demoliti, così come la sotto pavimentazione

in sesquipedales e bipedales, anch’essi spoliati (fig. 39). Pertanto, sebbene

s’intuisca la presenza di una pavimentazione marmorea, non è in alcun modo

possibile ricostruirne il disegno e il tipo.

Infine, riguardo alla cronologia di spoliazione di questi rivestimenti, valgono le

osservazioni stratigrafiche e cronologiche rilevate per l’ambiente contiguo.

4. Le strutture murarie dell’Aerarium: tipologia e confronti

Osservando le pareti dell’edificio due dati subito balzano all’occhio: il primo è

che l’intera costruzione è stata realizzata in un’unica soluzione e pare non abbia

Fig. 40. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente C. Parete braccio nord-sud, particolare tecnica edilizia.

194 SERGIO CASCELLA

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avuto rifacimenti nel corso dei secoli, com’è ricavabile dal fatto che i muri non

mostrano rimaneggiamenti o rappezzi. Il secondo dato è costituito dalla grande

maestria con cui sono state costruite le strutture murarie, realizzate certamente da

maestranze di prima qualità che hanno utilizzato materiali di prima scelta. La

grande perizia nel fabbricare queste strutture, è resa ancor più evidente nella

composizione e nel taglio degli elementi costitutivi le specchiature in reticolato

poste lungo i lati curvi delle absidi nord e sud dell’ambiente C (figg. 37, 40).

La tecnica costruttiva applicata è l’opus mixtum di reticolato e laterizio (fig. 40).

Iniziando dal piano di calpestio, la tessitura del paramento, particolarmente apprez-

zabile negli ambienti B e C, mostra una prima fascia di undici mattoni (lateres: Spess.

0,03 m; lungh. 0,29 m) dal colore rosso vivo, di ottima fattura, su cui è posta una fila 79

di bipedales che funge da marcapiano . Su questa prima fascia s’impostano due

specchiature di reticolato sovrapposte, formate da cubilia (fig. 40) realizzati in tufo

cavato presso Roccamonfina, ben squadrati (modulo: 0,08 x 0,08 m) e accostati in

filari caratterizzati da giunti regolari. Le due specchiature in reticolato, alte 1 m,

mostrano ammorsature con denti e rientranze costituiti da sei mattoni (spessore e

aggetto di circa 0,30-0,34 m). La catena di mattoni che divide le due specchiature è

anch’essa formata da sei lateres posti, però, sopra una fila di bipedali che funge da

marcapiano. Infine, in entrambi gli ambienti B e C, le specchiature in reticolato sono

ampie quanto l’intera parete e non mostrano suddivisioni longitudinali (fig. 29).

Le uniche variazioni nella tessitura e nella composizione dei paramenti

murari sono riscontrabili nei punti ove l’edificio probabilmente non confinava con

altri ambienti interrati, ma con la nuda roccia e allora si è preferito usare il

paramento in laterizio a parete piena come spesso accadeva per arginare in qualche

modo la diffusione dell’umidità naturale. Quest’espediente è stato adottato nel

braccio nord-sud dell’ambiente C (fig. 41) ove le pareti sono tutte costruite in opus

testaceum. Nello specifico la tessitura di questa parte del paramento, partendo dal

basso, si compone di una fila di bipedali sulla quale stanno due moduli (alt. 1,50 m

circa), rispettivamente di ventinove e ventotto file di mattoni, con letti di malta di 80

0,01 m, interrotte da un marcapiano costituito da una fila di bipedali mentre, sette

filari di mattoni separano la sommità delle pareti dall’imposta della volta.

79 La malta adoperata per legare mattoni e tufelli, è di colore grigio chiaro, molto dura, depurata e ben lisciata in superficie. I letti di malta hanno uno spessore costante di 0,01 m, fatto, questo, che insieme al perfetto taglio di mattoni e tufelli, crea giunti continui e regolari.

80 L’uso di un ricorso di bipedali ogni 1,50 m nella composizione dei paramenti murari è un fatto che si riscontra in molti monumenti coevi o anche leggermente più tardi, come è possibile vedere nelle pilae del cosiddetto Ponte Ronaco a Sessa Aurunca e nelle murature d’età severiana del Teatro Romano di Teano, cfr. Balasco 2011, p. 79. L’interpretazione di questo dato è, invece, più difficile. Si potrebbe, infatti, ipotizzare che si possa trattare oltre che di un semplice espediente tecnico per verificare periodicamente i piani di orizzontamento, anche della traccia di un’intera giornata di lavoro che si concludeva con la posa di un marcapiano.

195MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Per quanto riguarda la datazione,

generalmente, questo tipo di opera 81

mista è usata in Campania in un

arco di tempo abbastanza ampio che

va dalla tarda età flavia sino alla

metà del II sec. d.C. Purtroppo,

anche in questo caso, valgono i limiti

imposti dalla sola analisi autoptica

per cui, attribuire una datazione

precisa alle murature antiche e

un’impresa che spesso può risultare

fallace. Sarebbe, infatti, auspicabile

il campionamento delle malte per

una datazione al radiocarbonio col

metodo Cryo2SoniC, che tende a

isolare la frazione carbonatica della

malta, applicato recentemente

durante l’indagine archeologica

effettuata nella cripta di S. Felice

Vescovo e Martire a Nola e che pare 82

abbia dato ottimi risultati . Tuttavia,

alcuni elementi certi, riscontrabili in ambito sessano, possono senza dubbio fornire

dati più precisi per circoscrivere l’ambito cronologico di questa tecnica muraria.

Le strutture dell’erario sono del tutto simili, nella tecnica e nella messa in opera

degli elementi costitutivi, a quelle sicuramente fatte costruire da Matidia Minore

nel periodo Antonino durante le ristrutturazioni del Teatro, in specialmodo per ciò

che concerne la messa in opera dell’opus testaceum e dell’opus mixtum delle due

basiliche laterali alla scaenae frons. Identica, infatti, è la disposizione dei mattoni,

dei letti di malta e il taglio dei cubilia del reticolato adoperati anche qui in specchia-

ture con ammorsature in mattoni, ampie quanto tutta la lunghezza delle pareti. Non

si riscontra nelle strutture fatte costruire da Matidia Minore l’uso di ammorsature di

tufelli rettangolari o in vittato misto che, invece, pure compaiono nelle murature del

periodo Antonino, come quelle che sono possibile vedere nello Stadio di Antonino

a Pozzuoli. Chiari riscontri nella messa in opera dell’opus testaceum si hanno

anche con i pilastri del cosiddetto Ponte Ronaco, databile allo stesso periodo

Fig. 41. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente C. Abside est.

81 Lugli 1957, pp. 521 ss.; Adam 1988, pp. 151 ss.82 Comunicazione tenutasi l’11-07-2013 Sulle datazioni radiocarboniche su murature della

Cripta di San Felice vescovo e martire e altri contesti monumentali del territorio nolano, a cura di I. Passariello et al., Convegno La Cripta di S. Felice, Vescovo e Martire, nell’Insula Episcopalis di Nola.

196 SERGIO CASCELLA

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mentre, allargando lo sguardo

all’ambito campano, le strutture

dell’Aerarium trovano dei confronti

con alcune parti del settore di Venere 83

nelle terme baiane datate, solita-

mente a età adrianea.

Contrariamente, minori aderenze

si hanno con le strutture presenti

nella cosiddetta villa di Matidia sita

nel comune di Monte Porzio Cato-84

ne , dove le strutture in opera mista

presentano ammorsature con

blocchetti di tufo che a Suessa sono

presenti nelle sostruzioni settentrio-

nali del Foro (proprietà Pietosi) e in

quelle dell’Arce visibili lungo via

XXI Luglio.

Pertanto, tenendo conto di questi

dati e considerando anche il fatto che

l’opus testaceum a parete piena fu

sistematicamente adoperata in

complessi pubblici campani datati 85

all’età Severiana, come dimostrano i rifacimenti del Teatro di Teano , tenderemmo

a datare il complesso suessano dell’erario alla tarda età Adrianea o Antonina.

5. L’impianto fognario e altre considerazioni sull’elevato dell’edificio

Una grossa breccia praticata probabilmente in età medievale nell’abside del

braccio sud dell’ambiente C, dà oggi accesso a una fogna (figg. 20;22;35), che

descrive una pianta a L ed è costituita da un condotto a sezione rettangolare (largh.

0,50 m; alt. 2,00 m), coperto da sesquipedales disposti alla cappuccina (fig. 43).

Il tratto nord-sud sembra passare sotto il lato est dell’erario, precisamente

inferiormente al piano di calpestio del braccio est-ovest dell’ambiente C. È dunque

probabile che questo scarico raccogliesse sia le acque reflue provenienti dal piano

superiore dell’erario, che quelle provenienti dalle altre pertinenze a esso connesse.

83 Lugli 1957, pp. 521-522; Adam 1988, pp. 151-156.84 Bonanno - Ghini 2003, p. 181. 85 Balasco 2011, p. 79.

Fig. 42. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente C. Particolare della volta.

197MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Superato l’ingombro dell’ambiente C

e B, la fogna, mantenendo una discreta

pendenza, piega ad angolo retto puntando

dritto in direzione ovest. Superato

l’ambiente B, il condotto, ora ostruito da

un notevole interro, mostra uno sbarra-

mento trasversale in opera laterizia e il

sottostante accesso a un altro condotto

della medesima forma, dimensione e

direttrice che, però, è posto a una quota

sensibilmente inferiore, forse oltre 1 m,

rispetto al precedente.

È evidente che quest’espediente fu

utilizzato per abbassare progressivamen-

te la pendenza dello scavo in galleria e

della fogna stessa per mezzo della

realizzazione di una struttura gradonata

che, forse, non si rifletteva in un’analoga

strutturazione della pavimentazione del

condotto. Infine, una volta superato

l’erario, è probabile che la fogna si

riconnettesse a una cloaca che intercettava le acque reflue dell’area forense.

La planimetria e l’andamento del sistema fognario, la citata camera di manovra

della porta a saracinesca posta sopra l’ambiente C, i due grossi archi di scarico

realizzati in bipedali presenti nell’ambiente A e B, sono indizi inequivocabili della

presenza di un secondo piano come, tra l’altro testimoniano le strutture conservate

fuori terra e il notevole spessore delle pareti che ammonta a circa 1,50 m negli

ambienti A e B e addirittura 2,00 m nell’ambiente C.

Oltre a tutto ciò, l’ingombro del secondo livello dell’erario si evince anche dalla

disposizione dei lucernai: come detto, il più grande di questi, posto lungo la parete

sud dell’ambiente B, prospettava direttamente sulla piazza forense. Quello sulla

parete settentrionale dello stesso ambiente affacciava, invece, sulla rampa di scale

che conduceva al piano superiore mentre, quello meridionale dava sulla facciata

sud dell’edificio.

Le due bocche di luce poste nelle absidi nord e sud dell’ambiente C davano

anch’esse all’esterno, forse lungo i fianchi dell’edificio mentre, giacché la volta del

braccio nord-sud dello stesso ambiente è leggermente più alta delle altre, il

lucernaio è posto nella lunetta ove s’incrociano le volte (fig. 42), affacciando

probabilmente nel locale ove si manovrava la cataratta metallica.

Fig. 43. Sessa Aurunca: Aerarium, ambiente C. Fogna.

198 SERGIO CASCELLA

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6. I reperti marmorei

Durante lo scavo dell’US 2 che, come detto, costituiva il riempimento con cui in

epoca medievale fu obliterata la parte ipogea del monumento, sono stati recuperati

complessivamente 330 reperti marmorei così suddivisi:

Si tratta in sostanza di schegge sfuggite all’imponente opera di spoliazione delle

decorazioni architettoniche e scultoree eseguita su ciò che ancora emergeva nel XII

secolo del livello superiore del monumento in oggetto.

Rivestimenti parietali

Per ciò che riguarda i rivestimenti sono stati recuperati duecentododici fram-

menti di lastre di rivestimento riconoscibili dal limitato spessore (in media 0,1 m),

dai segni delle grappe metalliche e dai resti di malta sulla superficie che andava a

contatto con lo strato preparatorio. A questi si devono aggiungere una grande

quantità di schegge infinitesimali che ovviamente non sono state censite. Oltre ai

consueti marmi bianchi, segnaliamo la presenza di lastre di marmo cipollino

(Marmor Caristium) e di giallo antico (Marmor Numidicum) mentre, tranne che

per un frammento di lastrina in porfido rosso egiziano (Porphyrites), mancano del

tutto le crustae dei sectilia e le lastre pertinenti ai rivestimenti pavimentali che,

evidentemente, non dovevano essere disponibili.

Decorazioni architettoniche

Riguardo alle decorazioni architettoniche, i frammenti recuperati ammontano a

ventitré. Si tratta, sostanzialmente, di alcuni pezzetti di capitelli corinzi (volute,

fiori di abaco e foglie) ridotti ai minimi termini, e per questo inquadrabili generica-

199MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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mente ai primi due secoli dell’impero e di modanature pertinenti a cornici di grosse

dimensioni, realizzate in marmo bianco Lunense, forse in Pentelico e sicuramente

in Proconnesio (Marmor Proconnesium), anch’esse ridotte a poco più di schegge.

Maggiormente conservati, invece, sono cinque frammenti di colonne di cui, quattro

riconducibili a uno stesso fusto scanalato in Giallo Antico (fig. 44) che, in base al

diametro ricavabile da uno dei frammenti pertinenti all’imo scapo (0,60 m circa),

era alto tra i 4 e i 5 m e uno a un fusto liscio di marmo Pavonazzetto (Marmor

Phrygium).

Iscrizioni

86Per quel che concerne le iscrizioni, sono stati recuperati cinque frammenti ,

molto omogenei sia per il tipo di marmo adoperato, che per la redazione del testo.

Visto il contesto di rinvenimento e il contenuto di questi frammenti epigrafici, è

molto probabile che essi siano ciò che resta di un ciclo d’iscrizioni eseguito in

onore della famiglia di Matidia Minore.

1 - Frammento di lastra di marmo bianco lunense, appartenente all’angolo

superiore sinistro di un’iscrizione di cui si legge: DIV[…]/[…]: (lungh.

0,20 m; spess. 0,1.5 m; alt. 0,11 m; alt. lettere 0,7.5 m, tranne la I che è alta,

0,9 m). Datazione: II sec. d.C. (fig. 45).

Si tratta, verosimilmente di un imperatore, Adriano (?) o Antonino Pio (?),

oppure di una principessa divinizzata della casata Antonina, ad esempio Salonia

Matidia, madre di Matidia Minore o anche Sabina.

2 - Frammento di lastra di marmo bianco lunense, ricomposta da due pezzi

combacianti, appartenente all’angolo superiore sinistro di un’iscrizione, di

cui si legge: VIB[…]: (lungh. 0,20 m circa; spess. 0,1.5 m; alt. 0,14 m; alt.

lettere 0,7.5 m). Datazione: II sec. d.C. (fig. 46).

Trattandosi di un frammento d’iscrizione onoraria, proveniente con ogni

probabilità dalla parte superiore dell’edificio che prospettava sul Foro di Suessa,

l’ipotesi più probabile è quella che tale frammento appartenga a una dedica a Vibia

Sabina, moglie di Adriano e figlia di Salonia Matidia. In tal caso, questo frammento

si dovrebbe datare ancora sotto Adriano, prima cioè che Sabina assumesse il titolo

di Augusta e prima della sua morte, avvenuta nel 137 d.C., quando Sabina divenne

86 Ringrazio Giuseppe Camodeca per tutti i consigli e le indicazioni che mi ha voluto dare.

200 SERGIO CASCELLA

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Fig. 44. Sessa Aurunca: Aerarium, frammenti di colonna in Giallo Antico.

Fig. 45. Sessa Aurunca: Aerarium, frammento epigrafico n. 1.

Fig. 45. Sessa Aurunca: Aerarium, frammento epigrafico n. 2.

201MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Diva Sabina. Non si può, però escludere che si tratti di Vibia Aurelia Sabina, figlia

dell’imperatore Marco Aurelio, nata verso il 170 d.C., che pure aveva interessi a

Suessa (CIL X, 4763) poiché, con la morte di Matidia Minore, le proprietà sessane

di questo importantissimo personaggio, confluirono nel patrimonio

dell’imperatore Marco Aurelio e di sua figlia.

3 - Frammento di lastra di marmo bianco lunense, appartenente all’angolo

superiore destro dell’iscrizione: […]NA. (Lungh. 0,16 m; spess. 0,1.5 m;

alt. 0,12 m; alt. lettere 0,7.5 m). Datazione: II sec. d.C.

4 - Frammento di lastra di marmo bianco lunense: […]M[…], (Lungh. 0,12 m;

spess. 0,1.8 m; alt. 0,14.5 m. alt. lettere 0,7.7 m). Datazione: II sec. d.C.

5 - Frammento di lastra di marmo bianco lunense. Si tratta dell’angolo inferiore

sinistro di un’iscrizione recuperata nel 1925 negli ambienti ipogei di quelle 87

che allora si credevano terme: […….]/MIN(d)[…] . (Dimensioni non

calcolabili). Datazione: II sec. d.C.

È chiaro che il personaggio di quest’ultimo frammento è un Mindius o una

Mindia della famiglia paterna di Matidia Minore. Rammentiamo, infatti, che 88

Matidia Minore nacque a Roma intorno all’80 d.C., forse dal primo matrimonio 89

che la madre Salonia Matidia ebbe con il senatore L. Mindius nel qual caso,

dovremmo parlare di Mindia Matidia. Infatti, nelle iscrizioni a lei riferibili il

gentilizio Vibia, che caratterizza la titolatura della sorella Sabina, figlia del console

Lucio Vibio Sabino, non compare mai.

Decorazioni scultoree

Circa novanta frammenti appartengono a sculture di marmo bianco che è

possibile dividere in due tipi. Due frammenti appartengono a una o più statue

onorarie, le cui proporzioni dovevano essere vicine a quelle naturali o di poco

superiori. Il primo (fig. 47) appartiene a un braccio ricoperto dal panneggio mentre,

il secondo, alla base con i resti delle dita di un piede, forse femminile (fig. 48).

87 Tommasino 1925, p. 319, tav. XXV. “Tra questi rottami … raccogliemmo moltissime qualità di marmi policromi da pavimentazione, da vasche e statue…”. L’autore riporta solo le lettere MIN…, ma dalla foto è forse possibile vedere la parte iniziale di una D.

88 Ricordiamo che il cognomen Matidia deriva da quello del nonno C. Salonius Matidius Patruinus, sposo di Marciana, sorella di Traiano e madre di Matidia Maggiore.

89 Hemelrijk 1999, p. 301, nota 100; Mari 2004, pp. 27-28; Reggiani 2007, p. 25. Sugli antenati di Matidia Minore, cfr. Chausson 2006, p. 79; p. 89.

202 SERGIO CASCELLA

Page 59: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

Fig. 47. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di scultura, braccio statua di grandi dimensioni.

Fig. 48. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di scultura, piede statua di grandi dimensioni.

Fig. 49. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di sculture, mani statue a grandezza naturale.

203MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Fig. 50. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di sculture, piedi e mani statue a grandezza naturale.

Fig. 51. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di scultura, gamba virile di statua di piccole dimensioni.

Fig. 52. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di scultura, addome virile di statua di piccole dimensioni.

204 SERGIO CASCELLA

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La maggior parte dei frammenti si riferisce, invece, a sculture di piccole

dimensioni a carattere, probabilmente decorativo, di cui, purtroppo, ci resta solo

una discreta quantità di frammenti che si riferiscono a mani, braccia, gambe (figg.

49-51) addomi, glutei e spalle (figg. 52-54). Tutti questi brandelli di sculture sono

caratterizzati dall’uso di un marmo bianco a piccoli cristalli e dalle superfici

accuratamente polite, in cui la resa pittorica delle masse muscolari è particolarmen-

te pregevole, fatto, questo che è indubbiamente espressione del lavoro di botteghe

di un certo rilievo. Tuttavia, lo stato di conservazione e frammentazione non

consente di azzardare alcuna plausibile interpretazione iconografica per questi

frammenti per i quali si propone una datazione generica ai primi due secoli

dell’impero.

Fig. 53. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di scultura, terga virili di statua di piccole dimensioni.

Fig. 54. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di scultura, spalle di torso virile di piccole dimensioni.

205MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Un ritratto frammentario di Matidia Minore?

La nostra attenzione, invece, è stata attirata da un frammento di testa femminile

(fig. 55) a grandezza naturale, contraddistinta da una capigliatura che forma una 90

fascia intorno alla testa, una sorta di turbante (Turbanfrisur) , caratterizzata da tre

fasce ondulate, che trova confronto nella testa ritratto di Matidia Minore prove-91

niente dal Teatro Romano di Sessa Aurunca (fig. 56), ma ancor di più nei ritratti di 92 93

Matidia da Villa Adriana , dal Metropolitan Museum of Art di New York e dal 94

Museo Nazionale di Varsavia .

Inoltre, la parte superiore della calotta cranica mostra una parte della capigliatu-

ra, composta di una crocchia che forma tre trecce (fig. 57). Si noti come le trecce dal

lato sinistro della testa s’incrociano con le trecce del lato destro appena sopra

l’orecchio destro. Questa è una caratteristica distintiva che trova anch’essa un 95

confronto preciso nei suddetti ritratti di Matidia , meno in quelli provenienti dal

Teatro Romano di Sessa Aurunca che, per quanto riguarda la parte superiore delle

teste, non sono molto dettagliati, come del resto era logico aspettarsi per sculture di

grandi dimensioni che erano inserite nella magniloquente architettura monumenta-

le della Scaenae Frons del Teatro, fatto, questo, che inevitabilmente rendeva alcuni

particolari invisibili e quindi inutili da riprodurre.

A nostro parere è chiaro ed evidente che ci troviamo di fronte al frammento di un

altro ritratto di Matidia Minore, per la precisione il settimo. La presenza di ritratti di

Matidia Minore a Suessa è testimoniata oltre che dalla magnifica statua bicolore

proveniente dal Teatro romano, anche da un altro ritratto e forse dai resti di una

seconda statua bicroma, di minori proporzioni, entrambi provenienti da questo 96

stesso monumento .

Certamente Matidia Minore non fu onorata soltanto con queste immagini

provenienti dal teatro e dall’Aerarium di Suessa; viste, infatti, le attestazioni della

sua attività evergetica a Sinuessa e a Minturnae, lo fu probabilmente anche in 97

entrambi questi due siti .

90 Per uno sguardo generale sull’evoluzione di questo tipo di capigliatura e sulla relativa bibliogra-fia, cfr. Ambrogi 2009, pp. 410-411, note 38-48.

91 Cascella 2002, pp. 71-73; Valeri, Zevi 2004, pp. 130-131.92 Reggiani 2004, pp. 104-106.93 Baratte 1984, p. 303, n. 58, fig. 5-7, nota 7 per bibliografia precedente.94 Baratte 1984, p. 301, fig. 9-11, nota 6 per bibliografia precedente.95 Reggiani 2004, p. 106; Baratte 1984 fig. 7 e 11.96 Si tratta della parte inferiore di una gamba e di parte di un panneggio, cfr. Cascella 2012, pp.

85-86.97 È indicativo del ruolo di Suessa quale sede privilegiata di Matidia in Campania, il fatto che le

dediche dei Minturnesi e dei Sinuessani siano state trovate a Suessa e non il contrario.

206 SERGIO CASCELLA

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Fig. 55. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di scultura, frammento di testa di ritratto femminile, veduta laterale.

Fig. 56. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di scultura, testa ritratto di Matidia Minore dal Teatro Romano, veduta laterale.

207MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Infatti, nel tardo XVIII secolo, il

re di Napoli commissionò a Dome-

nico Venuti di eseguire scavi

nell’area dell’anfiteatro o del teatro

di Minturno dove fu trovata «una

statua di donna panneggiata di bigio

morato con testa di marmo bianco

senza una mano, e senza l’estremità

de’ piedi, da alcuni creduta la ninfa

Marica, e da altri una Faustina

Maggiore bellissima». Considerato

gli interessi economici e le prove

riguardanti la presenza di Matidia

Minore a Minturnae, è molto

probabile che proprio questa statua

la rappresenti. Sarebbe, infatti,

davvero straordinario se potessimo

identificare la testa di questa

scultura, che se si rivelasse, essere

un ritratto di Mindia Matidia, fornirebbe una nuova prova del ruolo di primo piano

che questo personaggio assunse in tutto il comprensorio aurunco. 98

Mario Pagano , attraverso l’analisi dei documenti d’archivio, riteneva che la

scultura trovata Minturnae da Venuti, potesse essere identificata con una statua di

marmo grigio proveniente dalle Terme di Caracalla, ora nella collezione Farnese

del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (inv. n. 0685). Malauguratamente, 99

esiste un’incisione di Ulisse Aldrovandi , datata al 1585, che riproduce inequivo-

cabilmente il torso Bigio Morato che è ora visibile a Napoli. Pertanto, questa

scultura non può essere quella che sarà scoperta da Venuti nel 1700 a Minturnae e

che, per il momento, deve essere considerata dispersa.

7. Interpretazione dell’edificio

Nel mondo romano sono pochi gli Erari identificati come tali. Non esiste,

infatti, una tipologia architettonica consolidata per questo tipo di costruzione.

Generalmente si tratta di uno o più ambienti ricavati all’interno di costruzioni a

Fig. 57. Sessa Aurunca: Aerarium. Frammento di scultura, frammento di testa di ritratto femminile, veduta dall'alto.

98 Ruesch 1911, 685 (Sn); Pagano 1995; Pagano - Pisciandaro 2006, IV.56; 262, note 24.99 De Cavalieri 1585, tav. 36, n. cat. 74.2.

208 SERGIO CASCELLA

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carattere pubblico, gravitanti sull’area forense, riconosciuti come sede del tesoro

pubblico della città solo in base al contesto architettonico in cui sono inseriti.

Limitandoci alla Campania, l’Erario di Pompei, situato nel Foro, a nord del

tempio di Apollo (Pompei VII 7, 27-29), è composto di due piccoli ambienti

seminterrati, coperti con volte a botte, cui si accede dalla piazza tramite uno stretto

passaggio munito di una solida porta fiancheggiata da stipiti in blocchi di lava.

Anche l’Erario di Neapolis è costituito da piccoli locali costruiti in opera mista,

databili a epoca flavia, cui si accede tramite uno stretto passaggio fiancheggiato da 100

un architrave in calcare , sebbene, in questo caso, per la particolare disposizione a

terrazze che contraddistingue l’area forense napoletana, il presunto Erario non è

proprio collocato sulla piazza principale della città, ma nella terrazza sottostante il

Macellum.

Da ciò consegue che, se il monumento oggetto di questo studio è effettivamente

l’Aerarium della città romana di Suessa, esso, al momento, sarebbe il più grande e

meglio conservato del mondo antico, nondimeno, però, la mancanza di confronti

precisi e la natura aleatoria di questa tipologia architettonica, rendono particolar-

mente difficoltosa l’identificazione della funzionalità dei tre ambienti in cui e

suddiviso la parte ipogea di questo monumento.

La suddivisione interna dei vani sembra suggerire che l’ambiente A fosse

adibito all’alloggio di un corpo di guardia o comunque di qualcuno addetto alla

sorveglianza ed eventualmente alla registrazione, di chi e di cosa entrava dal Foro

verso gli ambienti sotterranei. In tal senso, è indicativa l’articolazione della

pavimentazione di questo primo locale. Questa è, infatti, suddivisa in un pianerot-

tolo da cui è possibile controllare sia il corridoio di accesso, che lo “scivolo”

attraverso cui si accede all’ambiente B.

Inoltre, proprio il fatto che la pavimentazione del corridoio d’accesso

all’ambiente A e lo stesso varco d’accesso all’ambiente B, sia costituito essenzial-

mente da una rampa e non da gradini, lascia ipotizzare che ciò che era trasportato

verso gli ambienti inferiori, sia stato costituito da qualcosa di pesante, che era più

facile trasportare con un carrello su un piano inclinato, piuttosto che su una

successione di gradini.

Le maggiori difficoltà nascono, invece, nel definire la funzionalità del grande

ambiente B essendo, questo, privo di caratteristiche distintive. Tuttavia, se

seguitiamo a supporre che nel monumento in questione possa essere riconosciuto

l’Aerarium di Suessa, allora l’ambiente B potrebbe essere identificato con il

Tabularium, in altre parole con l’ufficio, dove i Duoviri e i loro assistenti addetti

alla riscossione dei tributi, conservavano i decreti, le formae catastali e i registri.

100 De Simone 1985, pp. 185-196.

209MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Infine, la particolare conformazione dell’ambiente C, privo di uscite se non

l’imponente ingresso provvisto, peraltro, di una chiusura a saracinesca, presumi-

bilmente metallica e lo straordinario spessore delle pareti, spinge a identificare

questo vano con il vero e proprio tesoro della colonia o comunque con l’ambiente

più interno e riparato di tutto il complesso, dove certamente doveva essere conser-

vato qualcosa di molto prezioso.

Supposto, per il momento, che la serie di ambienti descritta sia realmente

l’Aerarium della colonia di Suessa, ci si chiede di quale edificio pubblico del II sec.

d.C. poteva aver fatto parte.

Certamente la grandiosità dei resti e il fatto che gli ambienti, seppur ipogei e di

servizio, siano stati arricchiti con un costoso rivestimento marmoreo, fanno

propendere per un personaggio di alto rango che ne ha promosso la costruzione.

Vista la presumibile datazione del monumento e la sua posizione nel centro politico

e amministrativo della città, non esitiamo a identificare questo personaggio con

Matidia Minore.

Delle dediche a Matidia Minore trovate nel territorio di Sessa Aurunca, due

iscrizioni frammentarie sono riferibili a edifici che si dovevano trovare in prossimi-101

tà del Foro. Della prima si conserva, purtroppo, solo un frammento che non

consente di sapere di quale edificio si tratti.

La seconda iscrizione (CIL X 4760), databile, invece, all’anno 193 d.C., cita la

Bibliotheca Matidiana quale sede per le riunioni del senato cittadino. Questo

monumento, intitolato a Matidia, probabilmente la Minore e quasi certamente da

lei costruito, non è stato ancora localizzato. Tuttavia, poiché le biblioteche romane,

in specialmodo quelle dei municipi e delle colonie, erano adoperate per diverse 102 103

finalità , non ultima quella di archivio di stato , non è escluso che gli ambienti

del cosiddetto Aerarium di Suessa, possano costituire la parte ipogea di questo

monumento. Pertanto, la Bibliotheca Matidiana potrebbe essere identificata

proprio con la parte superiore dell’edificio dell’Aerarium, oggi sepolto al disotto

dei fabbricati e del piazzale che sono alle spalle del Palazzo Tiberio.

Per le ragioni dette, una simile interpretazione spiegherebbe sicuramente la

sproporzionata grandiosità dei resti della parte ipogea, ma purtroppo non ci dice 104

nulla sulle strutture vere e proprie della Bibliotheca. Tuttavia, Tommasino , nel

101 Pagano - Villucci 1986, p. 53. [Matidiae] [Aug(ustae) Fil(iae)] / DI[vae Sabina] E AVG(ustae) SO[rori / Imp(eratoris) Antoni]NI AV[g(usti) Pii P(atris) P(atriae) Materterae…] / [……..].

102 La biblioteca collegata all’Atrium Libertatis, annesso al Foro di Cesare a Roma, era sicuramen-te utilizzata anche come tabularium dei censori, cfr. Gros 1995, p. 404.

103 La doppia funzionalità delle biblioteche romane è riflessa anche dall’ambiguità dello stesso termine latino bibliotheca, con cui si indicava sia l’archivio di stato che l’edificio preposto a contenere le collezioni di volumina.

104 Tommasino 1925, tav. XVI, p. 303.

210 SERGIO CASCELLA

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1925, riferisce di un locale di proprietà del sig. L. Izzo, adibito a deposito di

legname: «da un esame del luogo accertammo che quegli avanzi (si riferisce ai

locali ipogei dell’Aerarium) confinavano e comunicavano, per uno stretto passag-

gio a volta ad angolo acuto, aperto in epoca posteriore, con una stanza adibita a

stalla….di forma quasi rettangolare lunga 10,50 , larga m. 5 con volta a mezza botte

nella quale son praticate tre aperture circolari, una nel centro, due alle estremità; nel

fondo della sala, a destra della parete prospettica, si apre un retrostanzino. Lungo il

lato destro corrono 5 piccole nicchie, con bassi sedili, alti m. 0,65».

Purtroppo, allo stato attuale, non è possibile rintracciare quest’ambiente, forse

inglobato in uno dei moderni locali commerciali che si aprono su piazza Tiberio o

distrutto dalla costruzione del moderno fabbricato posto all’angolo tra Piazza

Tiberio e il Corso Lucilio, ora sede dell’agenzia dell’Unicredit. Dalla descrizione

che ne fa Tommasino ci sembra, però, di capire che tale ambiente fosse collocato 105

nella parte superiore della costruzione romana, giacché lo studioso riferisce che

attraverso un pozzo o un’apertura, posto nella pavimentazione di quest’ambiente,

forse identificabile proprio con l’ingresso murato di cui si è riferito antecedente-

mente, si potesse entrare nel corridoio di accesso ai locali ipogei del suddetto

Aerarium. Tommasino era convinto che tale struttura, per la presenza delle nicchie,

potesse essere identificata con l’apoditerio delle supposte terme. Noi, contraria-

mente, crediamo che proprio in questo locale potrebbe essere riconosciuto una

delle sale della suddetta Bibliotheca Matidiana.

Difatti, una struttura del II secolo d.C. riconosciuta come biblioteca, rinvenuta 106

nella città di Sagalassos , uno dei centri urbani più importanti della Pisidia, è del

tutto simile. Anche in questo caso, infatti, l’ambiente ha una planimetria rettangola-

re, di circa 11 metri di lunghezza, ed è aperto su una piazza per mezzo di un ingresso

monumentale, dischiuso su uno dei lati lunghi del monumento e nobilitato per

mezzo di due grandi semicolonne. Attraverso questo varco si accedeva alla parte

interna del locale sulle cui pareti si disponeva un podio che reggeva una serie di

nicchie per statue e in cui erano ricavate delle nicchiette identificabili con gli

armaria nei quali erano racchiusi i volumina.

Dunque, una disposizione che, almeno per la parte inferiore, sembra essere del

tutto simile a quella dell’ambiente romano descritto da Tommasino e che è possibi-

le vedere nell’unica foto riportata nel suo volume Dominazione degli Ausoni. È,

pertanto, probabile che almeno una parte dei frammenti marmorei di statue e

iscrizioni rinvenuti nei riempimenti che occludevano gli ambienti ipogei sottostan-

ti, compreso il supposto ritratto di Matidia, possano provenire proprio dal saccheg-

gio operato in epoca medievale in questo o in altri locali adiacenti.

105 Tommasino 1925, p. 305.106 Ferruti 1999-2000, pp. 129-154.

211MATIDIA MINORE, LA BIBLIOTHECA MATIDIANA E IL FORO DI SUESSA

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Concludendo, non siamo purtroppo in grado di poter convalidare von

certezza che il locale descritto da Tommasino sia proprio ciò che restava della

celebre biblioteca fatta costruire da Matidia, né che i locali del supposto Aerarium

siano identificabili effettivamente con la parte ipogea di questo monumento, ma se

future ricerche lo confermassero, ciò costituirebbe certamente un’ulteriore riprova

della straordinaria attività evergetica di Matidia Minore a Suessa.

212 SERGIO CASCELLA

Page 69: Matidia Minore, la Bibliotheca Matidiana e il Foro di Suessa (Sessa Aurunca - Ce): considerazioni preliminari sullo scavo del cosiddetto Aerarium

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