PENSIERO FILOSOFICO - LIBRI CONSIGLIATI Martin Heidegger - In cammino verso il linguaggio Unterwegs zur Sprache Si tratta di un'opera del secondo periodo di Heidegger, che raccoglie brevi saggi editi, conferenze, e un testo inedito. Anche se con qualche ripetizione, il libro si presenta con un carattere abbastanza unitario: non è fra i più densi di Heidegger, dal punto di vista filosofico, ed è spesso studiato dal punto di vista dell'estetica. Tuttavia i riferimenti alla propria visione filosofica sono continui, e guidano tutte le riflessioni, poetiche e non; anzi, per poter comprendere il testo è necessario avere una conoscenza previa dei capisaldi della filosofia di H., altrimenti non vi si riesce a trovare un punto fermo a cui ancorarsi. In questa recensione, a un'esposizione sommaria del contenuto dell'opera seguirà un'esposizione più dettagliata di ogni breve saggio: vi sono numerosissime citazioni perchè il linguaggio di Heidegger è assolutamente peculiare, e nella sua visione della filosofia la singola parola ha un ruolo insostituibile; non si tratta solo di precisione concettuale, ma anche di evocazione; di ciò che la parola suggerisce e lascia parlare "attraverso se stessa. Spesso H. è intraducibile, perchè crea parole nuove, piegandole all'esigenza del suo pensiero. Egli rifiuta per "principio" (diciamo così, ma c'e dietro un discorso molto lungo) il discorso fondativo; per questo si cercherà invano in quest'opera una giustificazione logico-teoretica delle affermazioni. H. cerca invece di "far vedere" una realtà difficile da contemplare, senza dare dimostrazioni: ovviamente un discorso del genere si presta ad arbitrarietà abbastanza macroscopiche. Nelle citazioni indichiamo —ove non vi siano specificazioni in contrario— la pagina della traduzione citata. Bisogna tener presente che in tedesco tutti i sostantivi hanno la lettera maiuscola per cui la traduzione di "Essere", "Dire", con le maiuscole è una scelta arbitraria del traduttore, che è rifiutata da altri studiosi di H. Martin Heidegger - In cammino verso il linguaggio http://www.parodos.it/books/pensiero filosofico/martin_heidegger1.htm 1 di 22 16/11/2015 09:59
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PENSIERO FILOSOFICO - LIBRI CONSIGLIATI
Martin Heidegger - In cammino verso il linguaggio
Unterwegs zur Sprache
Si tratta di un'opera del secondo periodo di Heidegger,
che raccoglie brevi saggi editi, conferenze, e un testo
inedito. Anche se con qualche ripetizione, il libro si
presenta con un carattere abbastanza unitario: non è fra i
più densi di Heidegger, dal punto di vista filosofico, ed è
spesso studiato dal punto di vista dell'estetica. Tuttavia i
riferimenti alla propria visione filosofica sono continui, e
guidano tutte le riflessioni, poetiche e non; anzi, per
poter comprendere il testo è necessario avere una
conoscenza previa dei capisaldi della filosofia di H.,
altrimenti non vi si riesce a trovare un punto fermo a cui
ancorarsi.
In questa recensione, a un'esposizione sommaria del
contenuto dell'opera seguirà un'esposizione più dettagliata di ogni breve
saggio: vi sono numerosissime citazioni perchè il linguaggio di Heidegger è
assolutamente peculiare, e nella sua visione della filosofia la singola parola ha
un ruolo insostituibile; non si tratta solo di precisione concettuale, ma anche di
evocazione; di ciò che la parola suggerisce e lascia parlare "attraverso se
stessa. Spesso H. è intraducibile, perchè crea parole nuove, piegandole
all'esigenza del suo pensiero. Egli rifiuta per "principio" (diciamo così, ma c'e
dietro un discorso molto lungo) il discorso fondativo; per questo si cercherà
invano in quest'opera una giustificazione logico-teoretica delle affermazioni. H.
cerca invece di "far vedere" una realtà difficile da contemplare, senza dare
dimostrazioni: ovviamente un discorso del genere si presta ad arbitrarietà
abbastanza macroscopiche.
Nelle citazioni indichiamo —ove non vi siano specificazioni in contrario— la
pagina della traduzione citata. Bisogna tener presente che in tedesco tutti i
sostantivi hanno la lettera maiuscola per cui la traduzione di "Essere", "Dire",
con le maiuscole è una scelta arbitraria del traduttore, che è rifiutata da altri
studiosi di H.
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Nell'esposizione dell'opera e nella scelta delle citazioni, abbiamo privilegiato
quei passi che meglio chiariscono la posizione complessiva di H., e che
espongono il suo "metodo" filosofico, esponendo invece per sommi capi le
analisi filologiche o ermeneutiche sulle poesie, che pure potrebbero aver avuto
un certo interesse.
ESPOSIZIONE D'INSIEME
L'indice dell'opera è il seguente:
I. Il linguaggio . . . . . . . . . . p.27
II. Il linguaggio della poesia. Il luogo del poema di Georg Trakl. p.45
III. Da un colloquio nell'ascolto del linguaggio . . p.83
IV. L'essenza del linguaggio . . . . p.127
V. La parola . . . . . . . . . . . . p.173
VI. I1 cammino verso il linguaggio . . p.189
Nota al testo . . . . . . . . . . . . p. 215
Heidegger riprende la sua tesi fondamentale secondo cui tutta la storia della
metafisica, dai Greci fino a lui, è una storia dell'oblio dell'essere; la metafisica
ha parlato degli enti, e ha ridotto Dio a un ente, ma ha ignorato l'essere (con la
E maiuscola o meno, non si sa), riducendo il pensare a un pensare "calcolante",
che ha la sua compiuta realizzazione nella tecnica moderna, come espressione
ultima della volontà di potenza (o "volontà di volontà") che è anche all'origine
della metafisica. Le consuete categorie, e il principio di causalità valgono per gli
enti, ma non per l'essere: l'essere quindi può essere colto solo in un pensare
"radicale", che non cerca dimostrazioni, "fondazioni", ma cerca nel linguaggio di
un'epoca le tracce dell'essere e del suo modo di rapportarsi all'uomo, e
—attraverso l'uomo, che è "esser-ci"— al mondo delle cose.
Questo pensiero è quindi un pensiero "rammemorante", che si avvale delle
ricerche filologiche ed ermeneutiche, ed è vicino alla poesia, anche se se ne
differenzia. L'essere non si rivela mai pienamente; mentre si dà si ritrae e
rimane velato. La verità è dis-velamento (a-lètheia), è presenza dell'essere,
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che mentre si dà (es-gibt: c'è) nell'ente, si ritrae. L'essere si dà nella parola: il
linguaggio è un luogo privilegiato di manifestazione dell'essere. E' prima
dell'uomo perchè gli è dato, ed è sopra l'uomo. Non è —propriamente— l'uomo
che parla, ma è il linguaggio che parla nell'uomo. Per questo bisogna
"ascoltare", porsi in un atteggiamento di ricezione e di ascolto, di accettazione
del messaggio dell'essere, senza voler dominare, misurare, calcolare. Bisogna
ascoltare, specialmente il linguaggio poetico.
Si avvicina una nuova epoca in cui la metafisica sarà superata (a questo allude
il cap.II); ma H. non dice se in quest'epoca l'essere si manifesterà, o vi sarà un
nuovo modo di "nascondimento" dell'essere, dopo quello dell'epoca della
metafisica. Del resto l'uomo non può fare molto per anticipare questa nuova
epoca: solo porsi in un atteggiamento di disponibilità e di ascolto. Nelle ultime
opere, e nell'ultimo capitolo di questa, H. parla molto dell'Ereignis (l'evento,
come appropriazione-espropriazione), che sarebbe più originario e più ricco
dell'essere, e a cui bisogna risalire per cogliere l'essenza più profonda del
linguaggio. Come si vede, quindi, la riflessione sul linguaggio è riflessione
sull'essenza stessa della realtà e dell'uomo.
Un' ultima precisazione: quando H. parla di "sacro", di "dei" o "divini", non si
deve intendere una prospettiva religiosa o teologica: si tratta di una "sacralità"
di tipo totalmente profano, e totalmente "al di qua" di un avvicinamento a Dio.
ESPOSIZIONE ANALITICA
Il linguaggio
Si tratta di una riflessione sul linguaggio svolta "dall'interno". "E' al linguaggio
che va lasciata la parola"(28). La nostra riflessione è un prendere dimora
presso il linguaggio.
"Considerare il linguaggio come espressione significa vederlo nella sua
esteriorità"(29). "In realtà nessuno dovrebbe dichiarare inesatte le definizioni
del linguaggio come espressione fonica di moti interiori dell'animo, come
attività umana, come rappresentazione figurativo-concettuale o rifiutarle come
inutili". Quello che però sfugge è il carattere "più antico" del linguaggio,
peculiare. Per coglierlo bisogna esaminare la "parola pura", la poesia. H.
esamina la poesia Una sera d'inverno, di Georg Trakl e svolge le sue
considerazioni mentre la illustra. La poesia è a p.31 del testo.
Una sera d'inverno
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Quando la neve cade alla finestra,
A lungo risuona la campana della sera,
Per molti la tavola è pronta
E la casa è tutta in ordine.
Alcuni nel loro errare
Giungono alla porta per oscuri sentieri.
Aureo fiorisce l'albero delle grazie
Dalla fresca linfa della terra.
Silenzioso entra il viandante;
Il dolore ha pietrificato la soglia.
Là risplende in pura luce
Sopra la tavola pane e vino.
"Il linguaggio nella sua essenza non è né espressione né attività dell'uomo. Il
linguaggio parla. Noi ricerchiamo ora il parlare del linguaggio nella poesia. Ciò
che si cerca è, pertanto, racchiuso nella poeticità della parola"(33). Il parlare
nomina. "Il nominare (...) non applica parole, bensì chiama entro la parola. Il
nominare chiama. Il chiamare avvicina ciò che chiama (..). Il luogo dell'arrivo
che è con-chiamato nella chiamata è una presenza serbata intatta nella sua
natura di assenza (...). Il chiamare è un invitare. E' un invito alle cose a essere
veramente tali per gli uomini" (34-35).
Le cose che la poesia nomina adunano "il quadrato" (Geviert). Esse sono
chiamate nella loro essenza. "Il terzo e il quarto verso della seconda strofa (...)
dicono al mondo di venire" (36), e facendo ciò, additano al mondo le cose. "Il
mondo concede alle cose la loro essenza. Le cose fanno essere il mondo. Il
mondo consente le cose" (37). Mondo e cose sono realtà che si compenetrano,
e passano attraverso una linea mediana che è la loro intimità e li rende uniti.
"L'intimità di mondo e cosa è nello stacco (Schied) del frammezzo, e nella
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dif-ferenza (Unter-Schied). (...) La dif-ferenza di cui qui si parla esiste solo
come quest'una. E' unica. (...) La differenza in quanto linea mediana, media il
realizzarsi del mondo e delle cose nella loro propria essenza, cioè stabilisce il
loro essere l'uno per l'altro, di questo fondando e compiendo l'unità"(37). La
differenza non è nè distinzione, nè relazione: "è semmai la dimensione del
mondo e delle cose" (38). Nella poesia la differenza a individuata nella"soglia"
(v.10), e "il dolore è ciò che congiunge nello spezzettamento che divide e
aduna" (39).
H. stesso, alla fine della conferenza, ne riassume il percorso: "Il linguaggio
parla. Il suo parlare chiama la dif-ferenza, la quale porta mondo e cose nella
semplicità della loro intimità, consentendo loro d'essere se stesse.
(...) L'uomo parla in quanto corrisponde al linguaggio. Il corrispondere è
ascoltare. L'ascoltare è possibile solo in quanto legato alla Chiamata della
quiete da un vincolo di appartenenza. (...) Quel che solo conta è imparare a
dimorare nel parlare del linguaggio" (43).
Il linguaggio nella poesia. Il luogo del poema di Georg Trakl
Una lunga ricognizione su testi poetici di Trakl, per scoprire il "luogo" (Ort: quel
che riunisce a sé, penetrando di sé tutto il resto; in origine "la punta della
lancia") del poema di Trakl. Poichè ogni vero poeta scrive a partire da un
poema, che non viene mai completamente esplicitato. Si tratta di una
Erörterung (lett. "trattazione", "commento", ma qui nel senso anche di "situarsi
nel luogo di") che aiuta all'ascolto di un problema.
Un verso di T. molto commentato è:
E' l'anima straniera sulla terra
Straniera non nel senso platonico. In realtà cerca la terra, non la sfugge.
Compare spesso l'"azzurro": "L'azzurro stesso è —grazie alla sua profondità che
raccoglie (il disperso), e che splende solo nell'occultamento— il Sacro"(51).
"Fiera azzurra" è l'uomo, animale che non ha ancora fissato il suo vero essere e
sul quale "il Sacro riflette la sua luce". Un'altra figura ricorrente è lo straniero.
La stirpe umana (das Geschlecht) è stata colpita da maledizione: la
"dilacerante discordia dei sessi" (55). Essa porta alla dualità e alla
individualizzazione egoistica. La dualità deve trapassare "nella mitezza di una
duplicità che è insieme semplicità o unità"; questo avviene per la stirpe che
segue lo straniero che conduce "nell'azzurro della sua notte". "Lo straniero è
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l'altro rispetto agli altri, cioè alla stirpe in disfacimento"(55). Lo straniero
peregrinante si chiama der Abgeschiedene (il dipartito). Poichè è il motivo
centrale di Trakl, "noi chiameremo il luogo della sua poesia la dipartenza (die