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Modulo 4 - A. S. 2013/2014 APPRENDISTI SCRITTORI Scuola Primaria - Classi Quarta - Quinta - Martignano ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE di Calimera e Martignano Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado Con l’Europa investiamo nel vostro futuro” Esperto: Ernesto Paladini Tutor: Maria Antonia Conte Maria Domenica Maschi Venite a conoscere il nostro paese! MARTIGNANO...IMMAGINI E PAROLE
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MARTIGNANOIMMAGINI E PAROLE Venite a …Il Salento geografico corrisponde alla vecchia Terra d'Otranto, comprende tutta la provincia di Lecce con i suoi 97 paesi e 39 piccole frazioni.

Jul 24, 2020

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Page 1: MARTIGNANOIMMAGINI E PAROLE Venite a …Il Salento geografico corrisponde alla vecchia Terra d'Otranto, comprende tutta la provincia di Lecce con i suoi 97 paesi e 39 piccole frazioni.

Modulo 4 - A. S. 2013/2014

APPRENDISTI SCRITTORI Scuola Primaria - Classi Quarta - Quinta - Martignano

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE

di Calimera e Martignano Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado

“Con l’Europa investiamo nel vostro futuro”

Esperto: Ernesto Paladini

Tutor: Maria Antonia Conte

Maria Domenica Maschi

Venite a conoscere

il nostro paese!

MARTIGNANO...IMMAGINI E PAROLE

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... COSA SAPERE...

DOVE SIAMO

Pag. 4

NOTIZIE DI MARTIGNANO

Pag. 5

IL GRIKO

Pag. 6

TRADIZIONI POPOLARI

Pag. 9

MANIFESTAZIONI

Pag. 12

LA MUSICA POPOLARE

Pag. 14

27

ALUNNI

BRAY Chiara

CALO' Francesco

CRETI' Stefano

GIANNONE Gioia

GIANNUZZI Linda Maria

GRECO Marta

LINCIANO Alice

LONGO Giorgio

ROSATO Elisa

ROSATO Francesca Anna

ROSATO Giulia

Esperto: Ernesto Paladini

Tutor: Maria Antonia Conte- Maria Domenica Maschi

DIRIGENTE SCOLASTICO: Prof.ssa Piera Ligori

ELABORAZIONE GRAFICA: Tutor Maria Domenica Maschi

ROSATO Marta

SALVATI Greta

SAZIO Giulia

SERGIO Matteo

SERGIO Sara

TOMMASI Pierpaolo

CALO' Eleonora

CRETI' Luca

RIELLI Gaia

RUGGERI Mattia

BIBLIOGRAFIA

G.G. Chirizzi-A.Costatntini-V.Peluso, Guida di Martignano, Arte, cultura e territorio di

un centro della Grecìa Salentina, Congedo editore, 1999

SITOGRAFIA

www.parcopalmieri.it

www.wikipedia.org

www.comune.martignano.le.it

www.parrocchiamartignano.it

www.araknemediterranea.com

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... COSA VISITARE...

CHIESE

“Santa Maria del Martiri”

Pag. 18

“ San Giovanni Battisti”

Pag. 19

PALAZZO PALMIERI

Pag. 21

FRANTOIO SEMI-IPOGEO

Pag. 23

POZZELLE

Pag. 24

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DOVE SIAMO

MARTIGNANO e il Salento...

Il Salento geografico corrisponde alla vecchia Terra d'Otranto, comprende

tutta la provincia di Lecce con i suoi 97 paesi e 39 piccole frazioni. Tutti i

centri abitati sono immersi nel verde degli uliveti secolari, del tabacco e del-

delle vigne, con le case bianche e le strade strette e tortuose, ognuno con un

proprio dialetto e in alcuni paesi si parla ancora il greco.

Un altro aspetto peculiare del Salento è quello naturalistico, con ben 1390

specie diverse di piante da fiori.

Il Salento è un pezzo di terra ricco di storia e tradizioni, di bellezze natura-

li e architettoniche e per la sua ospitalità e la sua atmosfera magica, costi-

tuisce una meraviglia da scoprire.

Il suo sole caldo, il suo cielo blu, il suo mare cristallino, la sua costa da sogno

sono i suoi punti di forza.

Il Salento è una regione peninsu-lare della Puglia sud-orientale che

forma il tacco dello stivale ed è

inserito tra due splendidi mari: lo

Ionio (a Ovest) e l'Adriatico (a

Est).

Fu terra di conquista con il pas-

saggio di greci, bizantini, pirati

barbareschi.

I primi abitanti del Salento furo-

no i Messapi, famosi allevatori di

cavalli, che arrivavano dalle coste

dell' Illiria.

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PALAZZO PALMIERI

Dott. Leo Rielli direttore del Parco turistico Giuseppe Palmieri.

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Le pozzelle (in griko ta fréata) sono un raggruppamento di pic-

coli serbatoi per la raccolta dell'acqua. Le pozzelle, scavate nel-

la roccia friabile in una naturale depressione del terreno, veni-

vano rivestite con pietre di calcare permeabile in modo tale da

permettere alle acque piovane di filtrare.

Hanno una profondità variabile dai quattro ai sei metri e una

forma ad imbuto capovolto. Alla sommità presentano un grosso

blocco lapideo, forato al centro, da cui si prelevava l'acqua.

Le pozzelle di Marti-

gnano, chiamate anche

pozzi di San Pantaleo,

sono situate nella par-

te più bassa del paese,

dove le acque piovane,

per la particolare com-

posizione del suolo,

permangono a lungo

prima di scomparire

nella falda.

Le pozzelle

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NOTIZIE di MARTIGNANO

Martignano si trova nel Salento, a 55 km da Brindisi, a 15

da Lecce, a 20 da Otranto, a 38 da Gallipoli, a 50 da S.M.

di Leuca, a 15 da Torre dell'Orso, a 38 da Porto Cesareo.

Martignano è il più piccolo paese della Grecìa Salentina, posto a 95 metri sul

livello del mare, su serre ricche di ulivi. Conta una popolazione di 1700 abi-

tanti circa e fa parte, insieme ad altri 10 comuni, dell'Unione dei Comuni del-

la Grecìa Salentina. Il suo territorio, situato a sud est di Lecce, è caratte-

rizzato da un comune patrimonio storico-linguistico testimonianza di popola-

zioni greco-bizantine. Segno più tangibile di tale tradizione è il "griko", un

greco antico che ancora oggi gli anziani usano parlare.

Martignano può contare su un ambiente ricco di iniziative culturali, ammini-

strative, imprenditoriali. La Festa di San Pantaleo, poatrono del paese. il

Carnevale Martignanese e della Grecìa Salentina, la "Morte te lu Paulinu", la

Sagra dell'Insalata Grika e della Salsiccia, le rassegne culturali del Parco

Turistico Palmieri riversano nella piccola cittadina migliaia di persone.

Di recente, è stato valorizzato il patrimonio culturale e artistico. E’ stata

creata la zona artigianale, un Parco Turistico Culturale ed è stato rinforzato

il legame con il mondo del volontariato e dell'associazionismo. Aria pulita, una

campagna verde, numerosi spazi pubblici, ricchi contenitori culturali ed innu-

merevoli manifestazioni fanno di Martignano un ambiente vivace ed acco-

gliente.

La sua posizione all'interno del Salento garantisce una facile comunicazione

con i centri di maggiore interesse e ne fa un punto anch'esso di riferimento.

Costituisce senza dubbio l'approdo ideale da cui ripartire ogni giorno verso i

luoghi e i sapori della Grecìa e del Salento.

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IL GRIKO

INTERVISTA ALL’ ESPERTA

IN GRIKO

Dott.ssa Lina Pascali

Perché a Martignano si parla la lingua grika?

A Martignano si parla il griko, una lingua che deriva dal greco,

perché ci troviamo in un’area del Salento, la Grecìa Salentina,

dove anticamente si stanziarono delle popolazioni provenien-

ti dalla Grecia.

Studiosi italiani e stranieri si sono occupati dell’origine di

questa colonia. Sono state formulate diverse ipotesi.

La prima fa risalire la nascita del griko all’ VIII e al VII secolo

a.C. quando nell’Italia Meridionale fiorì la Magna Grecia; l’altra

ipotesi si ricollega all’arrivo nel Salento dei Bizantini tra il IV-V

sec d.C. (Medioevo).

Di recente, è stato ipotizzato che l’immigrazione medievale po-

trebbe aver rinforzato comunità ellenofone più antiche già

presenti.

Queste popolazioni si sono stanziate nel nostro territorio la-

sciandoci in dono la loro lingua, le loro culture e la loro religione,

creando un’isola linguistica oggi chiamata Grecìa Salentina.

Quali sono gli altri Comuni della Grecia Salentina?

Fino ad alcuni secoli fa, la Grecìa Salentina comprendeva una

vasta area del Salento che da Gallipoli ad Otranto parlava la lin-

gua grika.

23

Adiacente al palazzo è un grande frantoio semi-ipogeo.

Il frantoio, da impianto ipogeo venne ampliato fino

all'attuale struttura, passando da una lavorazione ai

torchi alla calabrese ad una alla genovese.

La macina, alla francese, presenta un'ampia vasca con

due macine in pietra. Visibili all'interno la stalla, le va-

sche di raccolta dell'olio, le stanze di deposito (le

sciave) e lu ciucciu, organo verticale utilizzato per

moltiplicare la forza di pressione sull'impasto delle oli-

ve.

Frantoio

semi

ipogeo

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L'imponente portale d'ingresso del Palazzo venne costruito ne-

gli anni settanta del Settecento. Nello scudo coronato, colloca-

to sull'arco, è presente lo stemma dei Granafei, un leone con

tre spighe di grano.

Il Palazzo presenta due piani fuori terra, un cortile centrale pa-

vimentato con conci di pietra dura dal quale, a destra e a sini-

stra, si sale ai piani superiori. Pregevole è l'elegante terrazza

che si apre in alto a destra del prospetto.

A Palazzo Palmieri ha sede il Parco Turistico Culturale Palmieri,

Centro servizi al Turismo ed alla Cultura, gestito dall'Associa-

zione Turistica Culturale Salento Griko in convenzione con il Co-

mune di Martignano, proprietario dell'immobile. All'interno sono

presenti i servizi gratuiti di front office turistico, mediateca e

biblioteca. Durante l'intero anno sono numerosi gli appuntamen-

ti culturali (concerti, dibattiti, presentazioni libri, mostre, visi-

te, ecc.) che vi si svolgono.

7

Oggi, parlando di Grecìa Salentina, facciamo riferimento ad

un’area formata da 9 paesi (Calimera, Castrignano dei Greci, Co-

rigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto,

Sternatia e Zollino) dove però il griko è parlato solo da persone

che hanno una certa età, mentre è compreso da una fascia di

persone molto più ampia.

A partire dal 1990, il termine Grecìa è stato snaturato del

suo significato originario diventando l’espressione di un Con-

sorzio di Comuni che si è trasformato successivamente

nell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina. Nel 2007, ai nove

Comuni originari si sono aggiunti altri due non ellenofoni

(Carpignano Salentino e Cutrofiano) che sono entrati a far par-

te degli undici Comuni dell’Unione.

I Comuni dell’Unione condividono non solo la cultura e la lingua,

ma anche una serie di servizi.

Il Parlamento Italiano con la legge 482/’99 ha riconosciuto la

comunità greca del Salento come “Minoranza linguistica greca

dell’etnia grico-salentina” ed ha permesso l’introduzione dello

studio della lingua e cultura grika anche nelle scuole.

Che differenza c’è tra griko e greco moderno?

Il griko e il neogreco discendono senza dubbio dal greco classi-

co. Così come in Grecia, il “greco” si è evoluto e modificato nei

secoli, nella Grecìa Salentina il “griko” si è, a sua volta, evoluto e

modificato ed ha seguito un percorso diverso dalla lingua ma-

dre. Oggi il griko è una forma di dialetto rispetto alla lingua

greca ufficiale.

La lingua grika scritta in caratteri latini, presenta punti in co-

mune con il greco, scritto con i caratteri dell’alfabeto greco, e

nel frattempo arricchita da vocaboli che sono frutto di evidenti

influenze del dialetto leccese e della lingua italiana.

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Centinaia di vocaboli, specialmente quelli inerenti alla vita fami-

liare, affettiva, al mondo agricolo-pastorale sono identici.

In gran parte sono uguali la grammatica e la sintassi.

Il griko non dispone però di vocaboli corrispondenti ad oggetti

e fenomeni nuovi, di un lessico aggiornato alle esigenze di un

mondo contemporaneo.

E’ diventato così un misto di parole greche e parole italiane gre-

cizzate che serve quasi da “ codice segreto” per non farsi capi-

re da tutti coloro che questa lingua non conoscono e che, forse

con un po’ di invidia, parlando della popolazione grecanica dico-

no:

Gente cu doi lingue, gente cu doi facce! Gente cu doi lingue, gente cu doi cori!

Perché è importante che il griko continui a vivere?

Il griko è stata la lingua delle generazioni che ci hanno precedu-

to e che l’hanno amata fino al punto da farne un uso prioritario

nella comunicazione accanto al dialetto. Purtroppo in nome del

progresso è stato sostituito con l’italiano.

Oggi, sono pochi quelli che comprendono il griko e ancora meno

quelli che lo parlano. Se non è scomparso del tutto è merito di

un territorio attento alle proprie tradizioni linguistiche.

È necessario un rilancio della lingua grika e di tutto il suo patri-

monio culturale perché rappresenta le radici profonde del no-

stro territorio e ci consente di sapere chi siamo stati nel passa-

to e perché oggi abbiamo certe abitudini, certe usanze.

Purtroppo è una lingua che, come un fuoco che sta per spegner-

si, è destinata a scomparire ed è un nostro dovere riaccendere

quella scintilla che lo ha generato. 21

Palazzo

Palmieri

Palazzo Palmieri, di impianto cinquecentesco, venne costruito con

funzioni residenziali e difensive ed ampliato fino al XVIII seco-

lo. Diede i natali al più illustre cittadino martignanese, Giuseppe Palmieri nato il 5 maggio 1721.

Sulla facciata, scarsamente riconoscibili, sono rimaste due trac-

ce dell'uso difensivo: una feritoia rettangolare ed un'apertura

sferica per la volata di una colubrina. Molto indicativo è il trisce-le (dal greco triskeles, “tre gambe) sull'architrave della raffina-

ta (murata) porta a sinistra del portale d'ingresso, motivo icono-

grafico di origine orientale, frequente nella monetazione greca e

romana, composto da bracci curvilinei che girano nella stessa di-

rezione, associati al dinamismo, al torcere, al ruotare.

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Gli affreschi, databili tra il quinto e il sesto decennio del Sei-

cento, furono commissionati dal capitolo parrocchiale che li fe-

ce realizzare impiegandovi parte delle somme in denaro ricevute

in eredità da Petronilla Giannuzzo. Probabilmente furono ese-

guiti in due fasi diverse, a breve distanza una dall'altra e da

pittori diversi.

L'altare, il terzo ad essere stato realizzato nella cappella, è

ottocentesco e conserva una tela seicentesca che rappresenta

San Giovanni Battista nell'atto di battezzare Gesù; ai lati dello

stesso gli affreschi (successivi al 1726) con l'Annunciazione,

sdoppiata in due riquadri, in uno dei quali, ai piedi della Madon-

na, sono raffigurati i due committenti in preghiera.

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Quali sono le più importanti tradizioni della Grecìa e in

particolare di Martignano?

Nella Grecìa Salentina sono vivi ancora oggi Tradizioni e Riti

che conservano i caratteri e i segni dell’antica civiltà greca.

- L’anno si apre con il canto della Strina (la strenna). I cantori

girano per i centri storici (una volta giravano per le masserie)

e, alternandosi nel porgere le strofe, offrono un lungo canto

augurale e coinvolgono i presenti che a fine rappresentazione

offrono qualche spicciolo (una volta prodotti della masseria).

- Per i bambini, la notte di capodanno si preparava una sacchet-

ta (punghedda) con dentro qualche spicciolo. Il giorno dopo il

bambino girava per le case di parenti e amici e, recitando brevi

versi, attendeva il compenso.

- Febbraio è soprattutto il mese del Carnevale che, da decenni,

si celebra in maniera spettacolare a Martignano (quest’anno si è

svolta la 28° edizione) e si conclude con la “Morte de lu Pauli-

nu” (il Carnevale), una commedia che prende in giro i personaggi

noti e meno noti del paese e i fatti più importanti che sono ac-

caduti nel corso dell’anno.

- Per i bambini, il Carnevale un tempo si concludeva con il

“cannarutu” (goloso): un uovo sodo sgusciato, legato ad un filo

veniva fatto oscillare da un adulto ed i bambini a turno, con le

mani dietro la schiena, dovevano cercare di addentarlo.

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- Tra le tradizioni legate al periodo di Pasqua, un posto di rilievo

spetta alla “Quaremma” sia per la vastissima diffusione che

questa ha avuto fino a qualche decennio fa in tutto il Salento,

sia per la somma di significati che ad essa venivano attribuiti.

La voce Quaremma è l’equivalente del termine italiano Quaresi-

ma, periodo di quaranta giorni, successivo al Carnevale, che pre-

para l’avvento della Pasqua. In griko, questo periodo è indicato

con il termine “Saracostì” e “Saracosteddha” è la Quaremma.

La Quaremma è un pupazzo raffigurante una vecchietta vestita

di nero che fila con fuso e canocchia e porta appesa alla cintola

un’arancia amara, simbolo del tempo del dolore. All’arancia sono

infilzate sette penne di gallina che vengono sfilate, una a setti-

mana, fino al Sabato Santo, quando si sfila l’ultima e cessa il

tempo del dolore.

La Quaresima serviva per ricordare ai credenti che la Chiesa

viveva un periodo di lutto, per cui le feste e i “godimenti” erano

banditi e si dovevano affrontare giorni di sacrifici e rinunce.

Era necessario astenersi, per tutta la durata della Quaresima,

dal mangiare carne, uova e formaggi, generi considerati di lusso.

Per condire la pasta fatta in casa, si usava il pangrattato fritto

in sostituzione del formaggio. Dopo tanta notorietà, la triste

Quaremma veniva bruciata nel pomeriggio di Pasqua.

-La più bella tradizione del periodo di Pasqua, nei Comuni griki,

riguarda la consuetudine, un tempo diffusissima, di ascoltare

durante la Settima Santa la storia della passione di Cristo “I

passiuna tu Cristu”.

19

La cappella di San Giovanni Battista, situata sul lato ovest di

Piazza Palmieri, porta inciso sull'architrave della porta d'in-

gresso la committenza e la data di costruzione: Con gratitudine Giannuzzo dedicò questo altare con la cappella, a Te precursore di Cristo 1621. Fu edificata dall'arcidiacono Giovanni Giannuzzo,

come cappella privata, poco prima della morte avvenuta nel

1628. Da Giovanni l'edificio passò alla nipote Petronilla la quale,

senza eredi, la lasciò, insieme ad altri cospicui beni, al Capitolo

parrocchiale di Martignano.

Costituita da un solo vano, presenta una copertura con volta a

botte. L'interno è completamente affrescato. Le immagini sono

divise su due cicli pittorici orizzontali: quello inferiore mostra

le immagini di Cristo con gli Apostoli e Santi; quello superiore è

diviso a sua volta in undici riquadri che illustrano la Vita di San

Giovanni Battista, sottolineando la funzione didattica verso un

popolo analfabeta.

Cappella di San

Giovanni Battista

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COSA VISITARE

Chiesa di Santa

Maria dei Martiri

La chiesa madre di Santa Maria dei Martiri risale alla prima me-

tà del XVI secolo. Presenta una facciata molto semplice sor-

montata da una cuspide triangolare e impreziosita da archetti

pensili a forma di conchiglia, tipicamente cinquecenteschi, che

definiscono il contorno della chiesa anche sui lati. Sull'architra-

ve della porta maggiore è inciso un motto in latino con la data

1541. L'interno si presenta molto ricco, soprattutto se confron-

tato alla sobrietà esterna. Ospita alcuni altari barocchi, dei

quali il maggiore e i laterali della Madonna del Rosario e di San

Pantaleone che furono scolpiti dall'artista leccese Giuseppe Ci-

no. Numerose sono le tele di pittori salentini come la Madonna

del Rosario, sull'omonimo altare, dipinta tra il 1788 e il 1789 da

Oronzo Tiso. Di particolare pregio artistico è la statua argente-

a di San Pantaleone, protettore del paese, festeggiato il 27 lu-

glio. Il pavimento musivo fu realizzato nel 1876.

11

Si tratta di un canto religioso tramandato oralmente da padre

in figlio, redatto in lingua greco-salentina, molto conosciuto e

amato.

Rito caratteristico della Settimana Santa è la visita ai Sepolcri “Sabburki”. I fedeli allestiscono, a mezzanotte del Giovedì San-

to, il Santo Sepolcro per commemorare la sepoltura di Gesù Cri-

sto.

Si tratta di un’usanza di origine pagana. I sepolcri venivano a-

dornati con drappi di seta, fiori, candele e piatti di grano ger-

mogliato detti coppe de lu sabburku. In mezzo a questi orna-

menti deponevano il crocifisso.

Le coppe de lu sabburku si preparavano circa un mese prima del-

la Pasqua. Erano piatti di graminacee o legumi fatti crescere al

buio in ciotole inumidite, così da presentarsi come un fitto stra-

to di steli bianchi e delicati che venivano, e vengono ancora oggi,

posti ad ornamento della statua del Cristo morto il venerdì San-

to (Mali Prassei).

Le uova che erano state risparmiate nel periodo della Quaresi-

ma ricomparivano durante la Settimana Santa nella preparazio-

ne dei dolci pasquali.

Tra questi il più diffuso era la “Cuddhura”, un grosso pane di

forma circolare con incorporate molte uova sode col guscio che

le giovani donne regalavano ai fidanzati il giorno di Pasqua.

Oltre alle cuddhure, di forma circolare, se ne preparavano altre

più piccole, destinate ai ragazzi: lu campanaru con un uovo sodo

all’interno, la pupa sulla pancia e persino lu gaddhuzzu aveva il

suo uovo sodo.

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- Il lunedì di Pasqua i fedeli martignanesi si recano in preghiera

presso la piccola cappella della Madonna delle Grazie, detta del-

la “Kuneddha”, dove viene celebrata una Messa.

- Con l’estate giunge il tempo delle feste patronali, degli incon-

tri con i concittadini lontani ma è anche il tempo delle sagre.

A Martignano, da alcuni anni, si svolge la “Sagra della salsiccia e

dell’insalata grika ”.

- La cittadina viene alla ribalta soprattutto per la festa patro-

nale di San Pantaleo che ricorre il 27 luglio. Il culto per il Santo

medico è molto sentito e molti fedeli giungono sia dai paesi vi-

cini, a piedi, sia da lontano.

Nella tradizione popolare il Santo ha protetto i suoi fedeli sal-

vandoli dalla furia della natura.

Per questo motivo nel mese di novembre si svolge la “Festa

dell’uragano” con l’accensione, il giorno precedente, della

“Focara dell’uragano”, simbolo del fuoco purificatore.

- Nel mese di dicembre, un rito che si ripete è quello della

“Pucceddha”, per la vigilia dell’Immacolata. Legata al digiuno, la

tradizione prevede la consumazione di pucce ripiene di tonno.

- È ovviamente il Natale l’occasione in cui rivisitare le tradizio-

ni più sentite del presepe e preparare i prodotti gastronomici

della tradizione locale come pittule, porceddhuzzi, calangi.

In lingua grìka viene cantata la “Ninna nanna” a Gesù Bambino:

“Ninna Nanna Bambinuddhi”.

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La pizzica è ballata oltre i confini del Salento?

La pizzica appartiene al genere delle tarantelle che sono ballate

in altri luoghi, a Taranto si balla quella di Alfredo Maiorano. So-

no famose le tarantelle ballate nel Gargano e a Montemarano in

provincia di Avellino. In Campania si balla la Tamburriata, in A-

bruzzo il Santariello, gli stornelli a Roma. Ogni anno, nel mese di

dicembre, molte compagnie specializzate nelle danze folk si

danno appuntamento a S.Agata di Puglia per una grande manife-

stazione folkloristica.

Ci sono nuovi canti composti in lingua grìka?

Si, esistono nuove composizioni in lingua grìka grazie all’impegno

di alcune famiglie come la famiglia De Santis a Sternatia e la

famiglia Montinaro a Calimera. Martignano nei suoi testi non ha

molta grammatica in lingua grika, è la ragione per la quale si sta

tentando di trasmettere alle nuove generazioni le canzoni in

griko, è una soluzione per continuare a far vivere la lingua.

13

La Quaremma Lu Paulinu

Carnevale 2014

Arakne Mediterranea e Cantori di Martignano e Calimera - festival Canti della Passione - Alcune

strofe sono state eseguite dagli alunni dell’Istituto

Comprensivo di Calimera.

Processione in onore a San Pantaleo

Festa patronale 26-27 luglio

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LA MUSICA POPOLARE

INTERVISTA A IMMA GIAN-

NUZZI ESPERTA IN MUSICA

POPOLARE E DIRETTORE AR-

TISTICO DELLA COMPAGNIA

ARAKNE MEDITERRANEA

Arakne Mediterranea è un gruppo di musica popolare impegnato

nella riscoperta e diffusione delle tradizioni, delle danze, dei

canti, degli usi e costumi delle varie espressioni popolari salen-

tine, come ad esempio la lingua grika. La compagnia Arakne Me-

diterranea nasce nel 1993 a Martignano da un'idea di Giorgio Di

Lecce e Imma Giannuzzi.

Il gruppo deve il suo nome ad una giovane principessa greca -

Aracne appunto - che fu trasformata dalla dea Atena in ragno

(secondo il mito descritto da Ovidio nella Metamorfosi). Il ra-

gno, o meglio la taranta, è oggi il simbolo per eccellenza della

pizzica salentina.

Come è nata la sua passione per la “pizzica”?

La passione per la pizzica mi è stata trasmessa dai nonni, dai

cantori popolari.

Perché il ballo si chiama pizzica?

Per il “pizzico” del ragno, per l’associazione al pizzico delle cor-

de degli strumenti musicali utilizzati o per il primo movimento

dei piedi compiuto nella danza.

15

Quali sono le origini della pizzica?

L’origine della pizzica risale al XIV sec., la tradizione orale al

XIX sec. La danza aveva una funzione terapeutica. Secondo la

credenza popolare le persone che lavoravano in campagna e ve-

nivano pizzicate dal ragno (latrodectus, “vedova nera”) credeva-

no di guarire con la danza che provocava sudorazione e perciò

l’espulsione di tossine e veleni iniettati con il morso del ragno.

Ora non si balla più per ragioni terapeutiche ma per mantenere

la tradizione e la propria identità culturale. La pizzica si danza

in occasione delle feste popolari.

L’invenzione è perciò da attribuire al popolo che la utilizzava

per manifestare un disagio fisico. In epoca moderna, è diventa-

ta spettacolo e gioia. La danza si è evoluta nel tempo, da danza

per la guarigione, a danza per il corteggiamento, a danza per la

festa.

In quali luoghi si balla la pizzica? Per quali eventi?

La pizzica si balla nelle piazze del Salento in occasione delle fe-

ste popolari e non più in campagna nello svolgimento dell’attività

quotidiana.

Fra gli eventi da ricordare: “Il Canto della Strinna” per portare

la buona novella durante il Natale e il “Canto della Passione” nei

paesi della Grecìa salentina, in altri comuni il “Canto de lu Santu

Lazzaru”.

Quali strumenti musicali sono utilizzati per accompagnare la

danza?

Il tamburello, il violino, la chitarra classica, l’organetto e il flau-

to costituiscono l’orchestra tradizionale.