Modulo 4 - A. S. 2013/2014 APPRENDISTI SCRITTORI Scuola Primaria - Classi Quarta - Quinta - Martignano ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE di Calimera e Martignano Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado “Con l’Europa investiamo nel vostro futuro” Esperto: Ernesto Paladini Tutor: Maria Antonia Conte Maria Domenica Maschi Venite a conoscere il nostro paese! MARTIGNANO...IMMAGINI E PAROLE
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MARTIGNANOIMMAGINI E PAROLE Venite a …Il Salento geografico corrisponde alla vecchia Terra d'Otranto, comprende tutta la provincia di Lecce con i suoi 97 paesi e 39 piccole frazioni.
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Gli affreschi, databili tra il quinto e il sesto decennio del Sei-
cento, furono commissionati dal capitolo parrocchiale che li fe-
ce realizzare impiegandovi parte delle somme in denaro ricevute
in eredità da Petronilla Giannuzzo. Probabilmente furono ese-
guiti in due fasi diverse, a breve distanza una dall'altra e da
pittori diversi.
L'altare, il terzo ad essere stato realizzato nella cappella, è
ottocentesco e conserva una tela seicentesca che rappresenta
San Giovanni Battista nell'atto di battezzare Gesù; ai lati dello
stesso gli affreschi (successivi al 1726) con l'Annunciazione,
sdoppiata in due riquadri, in uno dei quali, ai piedi della Madon-
na, sono raffigurati i due committenti in preghiera.
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Quali sono le più importanti tradizioni della Grecìa e in
particolare di Martignano?
Nella Grecìa Salentina sono vivi ancora oggi Tradizioni e Riti
che conservano i caratteri e i segni dell’antica civiltà greca.
- L’anno si apre con il canto della Strina (la strenna). I cantori
girano per i centri storici (una volta giravano per le masserie)
e, alternandosi nel porgere le strofe, offrono un lungo canto
augurale e coinvolgono i presenti che a fine rappresentazione
offrono qualche spicciolo (una volta prodotti della masseria).
- Per i bambini, la notte di capodanno si preparava una sacchet-
ta (punghedda) con dentro qualche spicciolo. Il giorno dopo il
bambino girava per le case di parenti e amici e, recitando brevi
versi, attendeva il compenso.
- Febbraio è soprattutto il mese del Carnevale che, da decenni,
si celebra in maniera spettacolare a Martignano (quest’anno si è
svolta la 28° edizione) e si conclude con la “Morte de lu Pauli-
nu” (il Carnevale), una commedia che prende in giro i personaggi
noti e meno noti del paese e i fatti più importanti che sono ac-
caduti nel corso dell’anno.
- Per i bambini, il Carnevale un tempo si concludeva con il
“cannarutu” (goloso): un uovo sodo sgusciato, legato ad un filo
veniva fatto oscillare da un adulto ed i bambini a turno, con le
mani dietro la schiena, dovevano cercare di addentarlo.
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- Tra le tradizioni legate al periodo di Pasqua, un posto di rilievo
spetta alla “Quaremma” sia per la vastissima diffusione che
questa ha avuto fino a qualche decennio fa in tutto il Salento,
sia per la somma di significati che ad essa venivano attribuiti.
La voce Quaremma è l’equivalente del termine italiano Quaresi-
ma, periodo di quaranta giorni, successivo al Carnevale, che pre-
para l’avvento della Pasqua. In griko, questo periodo è indicato
con il termine “Saracostì” e “Saracosteddha” è la Quaremma.
La Quaremma è un pupazzo raffigurante una vecchietta vestita
di nero che fila con fuso e canocchia e porta appesa alla cintola
un’arancia amara, simbolo del tempo del dolore. All’arancia sono
infilzate sette penne di gallina che vengono sfilate, una a setti-
mana, fino al Sabato Santo, quando si sfila l’ultima e cessa il
tempo del dolore.
La Quaresima serviva per ricordare ai credenti che la Chiesa
viveva un periodo di lutto, per cui le feste e i “godimenti” erano
banditi e si dovevano affrontare giorni di sacrifici e rinunce.
Era necessario astenersi, per tutta la durata della Quaresima,
dal mangiare carne, uova e formaggi, generi considerati di lusso.
Per condire la pasta fatta in casa, si usava il pangrattato fritto
in sostituzione del formaggio. Dopo tanta notorietà, la triste
Quaremma veniva bruciata nel pomeriggio di Pasqua.
-La più bella tradizione del periodo di Pasqua, nei Comuni griki,
riguarda la consuetudine, un tempo diffusissima, di ascoltare
durante la Settima Santa la storia della passione di Cristo “I
passiuna tu Cristu”.
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La cappella di San Giovanni Battista, situata sul lato ovest di
Piazza Palmieri, porta inciso sull'architrave della porta d'in-
gresso la committenza e la data di costruzione: Con gratitudine Giannuzzo dedicò questo altare con la cappella, a Te precursore di Cristo 1621. Fu edificata dall'arcidiacono Giovanni Giannuzzo,
come cappella privata, poco prima della morte avvenuta nel
1628. Da Giovanni l'edificio passò alla nipote Petronilla la quale,
senza eredi, la lasciò, insieme ad altri cospicui beni, al Capitolo
parrocchiale di Martignano.
Costituita da un solo vano, presenta una copertura con volta a
botte. L'interno è completamente affrescato. Le immagini sono
divise su due cicli pittorici orizzontali: quello inferiore mostra
le immagini di Cristo con gli Apostoli e Santi; quello superiore è
diviso a sua volta in undici riquadri che illustrano la Vita di San
Giovanni Battista, sottolineando la funzione didattica verso un
popolo analfabeta.
Cappella di San
Giovanni Battista
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COSA VISITARE
Chiesa di Santa
Maria dei Martiri
La chiesa madre di Santa Maria dei Martiri risale alla prima me-
tà del XVI secolo. Presenta una facciata molto semplice sor-
montata da una cuspide triangolare e impreziosita da archetti
pensili a forma di conchiglia, tipicamente cinquecenteschi, che
definiscono il contorno della chiesa anche sui lati. Sull'architra-
ve della porta maggiore è inciso un motto in latino con la data
1541. L'interno si presenta molto ricco, soprattutto se confron-
tato alla sobrietà esterna. Ospita alcuni altari barocchi, dei
quali il maggiore e i laterali della Madonna del Rosario e di San
Pantaleone che furono scolpiti dall'artista leccese Giuseppe Ci-
no. Numerose sono le tele di pittori salentini come la Madonna
del Rosario, sull'omonimo altare, dipinta tra il 1788 e il 1789 da
Oronzo Tiso. Di particolare pregio artistico è la statua argente-
a di San Pantaleone, protettore del paese, festeggiato il 27 lu-
glio. Il pavimento musivo fu realizzato nel 1876.
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Si tratta di un canto religioso tramandato oralmente da padre
in figlio, redatto in lingua greco-salentina, molto conosciuto e
amato.
Rito caratteristico della Settimana Santa è la visita ai Sepolcri “Sabburki”. I fedeli allestiscono, a mezzanotte del Giovedì San-
to, il Santo Sepolcro per commemorare la sepoltura di Gesù Cri-
sto.
Si tratta di un’usanza di origine pagana. I sepolcri venivano a-
dornati con drappi di seta, fiori, candele e piatti di grano ger-
mogliato detti coppe de lu sabburku. In mezzo a questi orna-
menti deponevano il crocifisso.
Le coppe de lu sabburku si preparavano circa un mese prima del-
la Pasqua. Erano piatti di graminacee o legumi fatti crescere al
buio in ciotole inumidite, così da presentarsi come un fitto stra-
to di steli bianchi e delicati che venivano, e vengono ancora oggi,
posti ad ornamento della statua del Cristo morto il venerdì San-
to (Mali Prassei).
Le uova che erano state risparmiate nel periodo della Quaresi-
ma ricomparivano durante la Settimana Santa nella preparazio-
ne dei dolci pasquali.
Tra questi il più diffuso era la “Cuddhura”, un grosso pane di
forma circolare con incorporate molte uova sode col guscio che
le giovani donne regalavano ai fidanzati il giorno di Pasqua.
Oltre alle cuddhure, di forma circolare, se ne preparavano altre
più piccole, destinate ai ragazzi: lu campanaru con un uovo sodo
all’interno, la pupa sulla pancia e persino lu gaddhuzzu aveva il
suo uovo sodo.
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- Il lunedì di Pasqua i fedeli martignanesi si recano in preghiera
presso la piccola cappella della Madonna delle Grazie, detta del-
la “Kuneddha”, dove viene celebrata una Messa.
- Con l’estate giunge il tempo delle feste patronali, degli incon-
tri con i concittadini lontani ma è anche il tempo delle sagre.
A Martignano, da alcuni anni, si svolge la “Sagra della salsiccia e
dell’insalata grika ”.
- La cittadina viene alla ribalta soprattutto per la festa patro-
nale di San Pantaleo che ricorre il 27 luglio. Il culto per il Santo
medico è molto sentito e molti fedeli giungono sia dai paesi vi-
cini, a piedi, sia da lontano.
Nella tradizione popolare il Santo ha protetto i suoi fedeli sal-
vandoli dalla furia della natura.
Per questo motivo nel mese di novembre si svolge la “Festa
dell’uragano” con l’accensione, il giorno precedente, della
“Focara dell’uragano”, simbolo del fuoco purificatore.
- Nel mese di dicembre, un rito che si ripete è quello della
“Pucceddha”, per la vigilia dell’Immacolata. Legata al digiuno, la
tradizione prevede la consumazione di pucce ripiene di tonno.
- È ovviamente il Natale l’occasione in cui rivisitare le tradizio-
ni più sentite del presepe e preparare i prodotti gastronomici
della tradizione locale come pittule, porceddhuzzi, calangi.
In lingua grìka viene cantata la “Ninna nanna” a Gesù Bambino:
“Ninna Nanna Bambinuddhi”.
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La pizzica è ballata oltre i confini del Salento?
La pizzica appartiene al genere delle tarantelle che sono ballate
in altri luoghi, a Taranto si balla quella di Alfredo Maiorano. So-
no famose le tarantelle ballate nel Gargano e a Montemarano in
provincia di Avellino. In Campania si balla la Tamburriata, in A-
bruzzo il Santariello, gli stornelli a Roma. Ogni anno, nel mese di
dicembre, molte compagnie specializzate nelle danze folk si
danno appuntamento a S.Agata di Puglia per una grande manife-
stazione folkloristica.
Ci sono nuovi canti composti in lingua grìka?
Si, esistono nuove composizioni in lingua grìka grazie all’impegno
di alcune famiglie come la famiglia De Santis a Sternatia e la
famiglia Montinaro a Calimera. Martignano nei suoi testi non ha
molta grammatica in lingua grika, è la ragione per la quale si sta
tentando di trasmettere alle nuove generazioni le canzoni in
griko, è una soluzione per continuare a far vivere la lingua.
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La Quaremma Lu Paulinu
Carnevale 2014
Arakne Mediterranea e Cantori di Martignano e Calimera - festival Canti della Passione - Alcune
strofe sono state eseguite dagli alunni dell’Istituto
Comprensivo di Calimera.
Processione in onore a San Pantaleo
Festa patronale 26-27 luglio
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LA MUSICA POPOLARE
INTERVISTA A IMMA GIAN-
NUZZI ESPERTA IN MUSICA
POPOLARE E DIRETTORE AR-
TISTICO DELLA COMPAGNIA
ARAKNE MEDITERRANEA
Arakne Mediterranea è un gruppo di musica popolare impegnato
nella riscoperta e diffusione delle tradizioni, delle danze, dei
canti, degli usi e costumi delle varie espressioni popolari salen-
tine, come ad esempio la lingua grika. La compagnia Arakne Me-
diterranea nasce nel 1993 a Martignano da un'idea di Giorgio Di
Lecce e Imma Giannuzzi.
Il gruppo deve il suo nome ad una giovane principessa greca -
Aracne appunto - che fu trasformata dalla dea Atena in ragno
(secondo il mito descritto da Ovidio nella Metamorfosi). Il ra-
gno, o meglio la taranta, è oggi il simbolo per eccellenza della
pizzica salentina.
Come è nata la sua passione per la “pizzica”?
La passione per la pizzica mi è stata trasmessa dai nonni, dai
cantori popolari.
Perché il ballo si chiama pizzica?
Per il “pizzico” del ragno, per l’associazione al pizzico delle cor-
de degli strumenti musicali utilizzati o per il primo movimento
dei piedi compiuto nella danza.
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Quali sono le origini della pizzica?
L’origine della pizzica risale al XIV sec., la tradizione orale al
XIX sec. La danza aveva una funzione terapeutica. Secondo la
credenza popolare le persone che lavoravano in campagna e ve-
nivano pizzicate dal ragno (latrodectus, “vedova nera”) credeva-
no di guarire con la danza che provocava sudorazione e perciò
l’espulsione di tossine e veleni iniettati con il morso del ragno.
Ora non si balla più per ragioni terapeutiche ma per mantenere
la tradizione e la propria identità culturale. La pizzica si danza
in occasione delle feste popolari.
L’invenzione è perciò da attribuire al popolo che la utilizzava
per manifestare un disagio fisico. In epoca moderna, è diventa-
ta spettacolo e gioia. La danza si è evoluta nel tempo, da danza
per la guarigione, a danza per il corteggiamento, a danza per la
festa.
In quali luoghi si balla la pizzica? Per quali eventi?
La pizzica si balla nelle piazze del Salento in occasione delle fe-
ste popolari e non più in campagna nello svolgimento dell’attività
quotidiana.
Fra gli eventi da ricordare: “Il Canto della Strinna” per portare
la buona novella durante il Natale e il “Canto della Passione” nei
paesi della Grecìa salentina, in altri comuni il “Canto de lu Santu
Lazzaru”.
Quali strumenti musicali sono utilizzati per accompagnare la
danza?
Il tamburello, il violino, la chitarra classica, l’organetto e il flau-