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MARIO RIDOLFI LA POETICA DEL DETTAGLIO a cura di Francesco Moschini e Luciana Rattazzi con: Fabrizio Da Col, Giovanni Gardenghi Ricerca condotta dagli studenti dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia e dell'Istituto Europeo di Design di Roma Istituto Universitario di Architettura di Venezia ricerca iconografica e bibliografica: Fabrizio Da Col, Silvia Dalla Costa, Matteo Franceschin, Raffaella Gennari, Lorenzo Truant con: Fabio Longhi, Bruno Mariotti Istituto Europeo di Design di Roma ricerca iconografica: Giovanni Gardenghi, Valentina Onnis modelli: Silvia Capoccia, Andrea Leccese.Tiziana Turano fotografie : Fabrizio Fioravanti e Saverio Lombardi Vallauri con gli allievi del Dipartimento di Fotografia: Mariagrazia Boccardo,Gioacchino Citeroni, Valerio Del Moro, Simona Di Giorgio, Michele Giuliani, Francesca Festuccia, Massimo lafisco, Rossano Lotfreda, Melissa Marchetti, Mario Notarangelo, Riccardo Poggi, Wibke Reinman A.A.M. ARCHITETTURA ARTE MODERNA ROMA EDIZIONI KAPPA
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Mario Ridolfi. L'iterata ossessione del particolare architettonico

Apr 08, 2023

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Page 1: Mario Ridolfi. L'iterata ossessione del particolare architettonico

MARIO RIDOLFI LA POETICA DEL DETTAGLIO

a cura di Francesco Moschini e Luciana Rattazzi con: Fabrizio Da Col, Giovanni Gardenghi

Ricerca condotta dagli studenti dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia

e dell 'Istituto Europeo di Design di Roma

Istituto Universitario di Architettura di Venezia

ricerca iconografica e bibliografica: Fabrizio Da Col, Silvia Dalla Costa, Matteo Franceschin, Raffaella Gennari, Lorenzo Truant

con: Fabio Longhi, Bruno Mariotti

Istituto Europeo di Design di Roma

ricerca iconografica: Giovanni Gardenghi, Valentina Onnis modelli: Silvia Capoccia, Andrea Leccese.Tiziana Turano

fotografie : Fabrizio Fioravanti e Saverio Lombardi Vallauri con gli allievi del Dipartimento di Fotografia:

Mariagrazia Boccardo,Gioacchino Citeroni, Valerio Del Moro, Simona Di Giorgio, Michele Giuliani , Francesca Festuccia,

Massimo lafisco, Rossano Lotfreda, Melissa Marchetti, Mario Notarangelo, Riccardo Poggi, Wibke Reinman

~ A.A.M.

ARCHITETTURA ARTE MODERNA ROMA

EDIZIONI KAPPA

Page 2: Mario Ridolfi. L'iterata ossessione del particolare architettonico

coordinamento editoria/e Luciana Rattazzi Riccardo Tretene

ufficio stampa Giovann i Gardenghi

progetto grafico Yael Braha Francesca Cutri

fotografie

IL CATALOGO

a cura del Dipartimento di Fotografia Istituto Europeo di Design di Roma

stampe in bianco e nero: Fabrizio Fioravanti Michele Giuliani Saverio Lombardi Vallauri Adhya Ranadireksa (Istituto Europeo di Design di Roma)

L'ESPOSIZIONE

Aula Magna Istituto Universitario di Architettura di Venezia, Tolentini - Venezia Febbraio 1997

Bibliomediateca - Centro Multimediale, Terni Marzo 1998

si ringraziano: Aldo Tarquini per l'indispensabile apporto alla realizzazione del progetto editoriale ed espositivo.

Massimo Ridolfi per la sua preziosa ed inedita testimon ianza; Domenico Malagricci per la disponibilità dimostrata e il prezioso materiale messo a disposizione; Enzo Chitarrini, Pietro De Bonis, Sandro Fontana, Sandro Giani, Francesco Lana, Franco Maroni, Mario Lupattelli, per la collaborazione fornita durante la ricerca e le testimonianze rese.

in copertina Particolare della scala di Casa Lupattelli Foto di Fabrizio Fioravanti

QUESTA PUBBLICAZIONE È STATA RESA POSSIBILE GRAZIE AL PREZIOSO CONTRIBUTO DEL

COMUNE DI TERNI E DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TERNI E NARNI.

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INDICE

pag. 4 L'ostinazione sotto il segno della continuità Studenti dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia

pag. 5 Percorsi paralleli: tra il disegno e la costruzione Studenti dell'Istituto Europeo di Design di Roma

pag. 6 Sulla mostra 'Mario Ridolfi, la poetica del dettaglio' Claudio D'Amato

pag. 8 L'iterata ossessione del particolare architettonico Francesco Moschini

pag. 12 Mario Ridolfi Gian Franco Ciaurro

pag. 13 Fotografie

pag. 33 Disegni

pag. 53 Racconti Enzo Chitarrini, Pietra De Bonis, Sandro Giani, Francesco Lana, Domenico Malagricci, Massimo Ridolfi.

pag. 58 Architetture schede

pag. 60 Bibliografia

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L'iterata ossessione del particolare architettonico

Gli aspetti più specifici di una particolare ricerca architettonica si evidenziano quando l'attenzione di chi la vuole decifrare si circoscrive nella prospettiva di uno sguardo mirato; l'unicità di questo punto di vista non stà tanto in una presunta e singolare patente di originalità, ma piuttosto nella determinata ostinazione di escludere dal campo visivo tutto quello che possa essere di fraintendimento alle ragioni di una scelta. Questo delineare con precisione i limiti del proprio spazio d'indagine serve ad

Francesco Moschini

operare una selezione che, att raverso l'analisi minuziosa di certi particolari, diventa la sintesi di un pensiero in essere; attraverso questa particolare metodologia di approccio a tematiche architettoniche ben più complesse e contradittorie, si ricercano soprattutto le ragioni di un insegnamento utile per il futuro.

È con questo spirito che gli studenti dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia e gli studenti

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dell'Istituto Europeo di Design di Roma, si sono avvicinati alle tematiche dell'architettura ridolfiana, individuando nell'approccio alle tematiche del disegno architetton ico e della scala del dettaglio la chiave di una linea di ricerca specifica e circoscritta. Si è venuta così delineando la comprensione più ampia di quella passione del fare che sottintende alla creatività e alla professionalità progettuale, mettendo in luce il valore dell'artigianaità, la cura e l'amore per il particolare architettonico, sino a studiarne la minima variazione, la ripetuta volontà di un lavoro progettuale che traduce la sua fase ideativa nell'adattabilità del linguaggio della costruzione e del cantiere. L'iterata proposizione tematica del dettaglio assume, nell'architettura ridolfiana, un valore simbolico che invece l'intero progetto tende ad eludere, la stratificazione del segno diventa essa stessa il senso sofferto di un operare che vuole ricondurre l'idea progettuale al suo essere concreta risposta di bisogni reali. Per questo motivo i disegni che sono stati selezionati in

questa ricerca sono mappe di sovrapposti tracciati, là dove scompaiono i riferimenti canonici della descrizione progettuale, che si declina nelle planimetrie, nelle piante e nei prospetti, per lasciare il posto ai framment i sovradimensionati della sua architettura, mentre la lucida visione delle immagini fotografiche rielabora il dettaglio architettonico all' interno di una diversa ed inusuale astrazione formale, bloccandolo in una finalmente conquistata dimensione temporale. In questo senso il lavoro svolto dagli studenti ha individuato, all'interno della numerosa e complessa produzione teorica e pratica di Ridolfi, il nodo centrale di una poetica che, all'interno del suo itinerario progettuale, si è andata delineando nell'immediato secondo dopoguerra, quasi come una vera e propria ideologia architettonica. Non a caso ri troviamo, come apertura della sezione dei "Disegni", una pagina di studio per "Il manuale dell'architetto" (1946) redatto con Calcaprima, Cardarelli e Fiorentino per conto del C.N.R. e

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dell'I.S.I.S.; è proprio quel manuale ad esaltare l'architettura come mestiere e la professione come artigianato, seppure inteso nella sua espressione più alta, oltre che segnare una tappa fondamentale di un percorso architettonico che progressivamente si andava indirizzando sui propri aspetti più specifici, sino a concentrarsi all'interno di un'ossessiva variazione sul tema. Il periodo della ricostruzione di un paese sconvolto dalla guerra vede Ridolfi, insieme ad altri architetti della sua generazione, impegnato nella rifondazione di una pratica architettonica strettamente legata al ruolo che l'edilizia doveva svolgere come principale motore di una ripresa economica che non fosse esclusivamente inquadrata all'interno di un'ottica di speculazione selvaggia e indifferenziata. Il quartiere del nburtino, progettato con Quaroni ed una nutrita schiera di giovani architetti, che diventeranno, più tard i, i protagonisti dell'architettura italiana (come C. Aymonino, M. Fiorentino,

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C. Melograni ecc.), diventerà il manifesto architettonico di quel clima culturale. La riproposizione di un linguaggio architettonico vernacolare e populista era stettamente legata alla volontà della ricerca di un un linguaggio della memoria che tendesse a rimarginare le laceranti ferite della distruzione; in questo senso la sua forte valenza ideologica tendeva a ricondurre l'architettura nell'alveo della tradizione, come strumento di rifondazione culturale di un diverso mestiere e di una nuova pratica progettuale. Per questi motivi non può certamente essere visto come una involuzione o regressione tecnica e architettonica rispetto alla produzione ridolfiana degli anni '30 e '40; dal pacato espressionsimo al corposo razionalismo classicheggiante che ha portato ad opere che sono diventate capisaldi nello sviluppo dell'architettura italiana, come le Poste di Piazza Bologna del 1933, inizia infatti l'evoluzione di un itinerario architettonico, percorso insieme a W. Frankl, che si

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concentra sempre più nella virtuosistica risoluzione tecnica della complicazione formale, trovando la sua più completa espressione nella tipologia delle palazzine romane, sino all'unità formale e progettuale degli interventi a Terni e agli ultimi progetti elaborati nell'isolamento delle Marmore.

È significativo che dei giovani architetti e fotografi si siano soffermati su questo aspetto, ricercandolo solamente in alcune sue opere ternane e ritrovandolo non tanto, e non solo, nell'eccezionalità di certi episodi urban i. Se la Scuola Media Leonardo da Vinci, nella sua nodosa asciuttezza, stempera la rigidità delle partiture architettoniche nella policromia festosa delle ceramiche colorate, e il complesso polifunzionale dei Fratelli Fontana declina la sua volumetria in un'attenzione al particolare architettonico che mette in evidenza le sue possibilità di mutazione, è nelle case di abitazione, nei luoghi intimi, che la poetica ridolfiana ritrova

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il terreno per riflessioni più personali e sofferte. Casa Luccioni, Casa Lana, Casa Lupattelli, Casa Chitarrini, Casa De Bonis diventano campo di sperimentazioni e di riflessioni progettuali che t rovano nella cura e nell'amore per il dettaglio il senso della professione con il suo farsi; il rapporto con il capocantiere e gli operai, con l'artigiano e con il committente. Ed è proprio questa figura di ospite, di chi poi andrà realmente a vivere in quello spazio, che sembra porsi sempre come il primo interlocutore ideale all'architettura di Ridolfi. Non a caso, che si tratti di ville lussuose o di palazzine a più piani, queste costruzioni vengono chiamate sempre case; per ricondurre al suo significato primario il senso dell'abitare, che non è soltanto il risultato di un'idea astratta o, ancor peggio, imposta, ma è l'intrecciarsi di diverse esperienze, molteplici esigenze e contrastanti sensibil ità .

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QUADERNI DI FOTOGRAFIA DELL'ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN DI ROMA SERIE DIRETTA DA FRANCESCO MOSCHINI

nella stessa serie

NAPOLI SAN MARTINO Concorso nazionale 1989

INTERIORS La riconfigurazione dello spazio espositivo della Galleria A.A.M. di Roma

ASTRAZIONE OSSESSIONE E SIMBOLO Riflessioni sul mobile orientale

LUOGHI DEL CONSUMO CULTURALE Progetti per la Galleria Regina Margherita di Roma

THEATRE: A PLACE FOR ALL Concorso Internazionale 1990

SULLA PIETRA DI ROMA Lapis tiburtinus. l"icona pietrificata, graffiti della memoria

MOBILI DI PALAZZO Volume primo Il recupero degli arredi nel palazzo degli uffici dell'E.U.R.

A Roma, appena agli inizi degli anni 70, la robusta e vivace risposta giovanile all'offerta di formazione proposta dall'Istituto Europeo di Design ha anticipato quella che, in tempi più recenti, si è dimostrata una sorprendente linea di tendenza: cioè l'interesse al terziario avanzato manifestato da una città che certi stereotipi dell'immaginario nazionale ritenevano assorta nell'esercizio sterile della burocrazia. Invece, una fascia cospicua dei ventenni si è andata orientan­do verso soluzioni meno convenzionali del problema lavoro, raggiungibili attraverso le professioni della comunicazione visi­va, del design e della moda. L'Istituto, sul piano dell'organizzazione del metodo, ha fornito sin dall 'origine una risposta attendibile a questa esigenza sin­golarmente nuova per il centrosud, di dare piena dignità di professioni ad attività di derivazione artistica o appartenenti alla cultura anglosassone. E' indubbia la rilevanza che l'Istituto ha avuto non solo nella gestione e nello sviluppo del fenomeno, ma addirittura nell'in­durlo. I giovani neoprofessionisti del design "laureati" dall 'Istituto sono diventati competenti diffusori di stili, di linguaggi, di tecni­che e perciò resi esperti di una maniera più strutturata di intendere i molti mestieri della creatività. E' emersa così una maturità in pr_ogresso, che appare benve­nuta per sostenere professionalmente la crescita, nel territorio sud, di tutto il comparto dei servizi per l'immagine: dove lavo­rano grafici, stilisti, illustratori, fotografi, architetti, insomma i designers. D'altra parte il consumo di beni e servizi, dilatatosi oltre lepre­visioni, deve alimentarsi con l'invenzione/produzione di forme, colori, simboli e la creatività viene estesa fino a sofisticare le tecniche per competere sui mercati. La comunicazione visiva è diventata dunque una categoria di pensiero, una filosofia di vita e, nella prassi quotidiana che uti­lizza intensamente immagini e sistemi simbolici, modo e modi di relazionarsi agli altri durante il lavoro, nel tempo libero, nella politica, nei consumi di una società in movimento. Ciò significa, in termini occupazionali, dinamiche opportunità di lavoro per quanti pensano di avere attitudine a coniugare il metodo con la fantasia.

Francesco Moschini

EDIZIONI KAPPA

LE UMANE DEBOLEZZE DELL'INOSSIDABILE DESIGN Rilettura fotografica degli oggetti della collezione Alessi

TRANSIZIONI Sei comuni di Calabria tra mito, quotidianità e progetto

in preparazione

MOBILI DI PALAZZO Volume secondo

STANZE Tra produzione e didattica

ARCHITECTURE PATISSIERE Omaggio a Careme

STORIE DI CASE Itinerario progettuale nell'edilizia residenziale romana

Con il supporto consapevole della "memoria storica" che deri­va dall 'operare in una città come Roma, luogo unico al mondo per la compresenza e la sovrapposizione di diverse culture, in un paesaggio urbano che si apre alla nostra ricerca come uno sterminato archivio, la didattica del Dipartimento di Fotografia dell'Istituto Europeo di Design si articola come una somma di esperienze progettuali, disciplinate e sostenute dagli strumenti e dalle tecniche professionali. Il percorso formativo, curando analogamente il supporto culturale, tiene conto delle dinami­che del mercato,. con una metodologia d'insegnamento che innesta gli elementi creativi su un'adeguata preparazione scientifica. Il nuovo e personale atto creativo si concretizza come un ulteriore avanzamento che va ad innestarsi in un dibattito culturale più ampio, che immette la Fotografia all 'in­terno del più complesso panorama dell a Comunicazione Visiva, diventando strumento d'indagine e di espressione della contemporaneità. La serie "Quaderni di Fotografia" propone quindi delle vere e proprie occasioni di dibattito, luoghi di confronto che, ben lon­tani da essere pure esercitazioni accademiche, si pongono come obbiettivo la stratificazione documentaria della speri­mentazione didattica del Dipartimento, in rapporto con un "esterno" che la compenetra e da cui trae i riferimenti per la propria ricerca. La convinzione dell'impossibilità di operare secondo logiche settoriali ha portato alla creazione di occasio­ni nello stesso tempo critiche e progettuali. Il momento qualifi­cante di questa collana va rintracciato nella consapevolezza che la formazione del sapere non è una progressione lineare e cumulativa di tecniche conoscitive, ma piuttosto una raccolta di strumenti, di ambiti concettuali, di modelli comportamentali. La serie riunifica in sè occasioni apparentemente eterogenee, mirate ognuna, nella specificità del proprio tema, ad allargare l'accezione del termine Fotografia, ed ha la capacità di resti­tuirsi essa stessa come strumento didattico. La pubblicistica legata alla didattica deve tener conto di queste polarità e nello stesso tempo deve essere capace di radicarsi nel contesto in cui opera, perchè un'apertura a livello internazionale non debba diventare uno svilimento della propria identità culturale, ma una nuova prospettiva di crescita all'interno di ogni perso­nale e collettiva memoria storica.

ISBN 88-7890-283-7 Luciana Rattazzi