Sante Gava Piergiovanni Biffis MAREN e dintorni 2 Piccole e grandi storie di persone 2011 ________ Pagina 1
Sante GavaPiergiovanni Biffis
MARENe
dintorni
2
Piccole e grandi storiedi persone
2011________
Pagina 1
La memoria è veramente un dono prezioso
e, dov'essa si trovi in difetto,
manca all'uomo una sicura guida.
da “Senectute” di Cicerone
E' vietata la riproduzione salvo preventiva autorizzazione degli autori
Pagina 2
Un doveroso riconoscimento:
a tutti i Marenesi per la fiducia concessa nel fornirci le notizie;
a Cristina Biffis insostituibile artefice dell'uso di quell'infernale aggeggio, il computer, nell'impaginazione e nella scelta della grafica
ad Andrea Gava preciso correttore di bozze
agli amici:
Angelo “Gianni” Buffo, Nerio Padoan,Pierina Zanardo, Roberto Spinazzè,Antonio De Luca, Giocondo Zanchetta,Livio Cescon, Stefano Da Fies, Rosanna Cuna,Bernardo Lovisotto, Pierluigi Sanzovo,Maria Grazia Bertoli, Thomas Padoan,Beniamino Zanardo
per l'aiuto dato nella ricerca
e agli Alpini del Gruppo Mareno
per la collaborazione nella sistemazione deiMonumenti ai Caduti
Il miglior modo per comprendere
una cosa è costruirla.
San Tommaso
Pagina 3
Chi propone qualcosa di nuovo
possiede sempre nel fondo
una ironia che gli è indispensabile.
R. Dalisi
Pagina 4
INDICE
Prefazione Pag. 7
Presentazione Pag. 9
PARTE I Cap. I Il tempo atmosferico Pag. 15
La vite Pag. 19
Cap. II I fiumi Pag. 20
Cap. III Vita lungo la Piave Pag. 26
Le Grave Pag. 31
La Piave - Caporetto Pag. 32
Un regalo dell'Imperatore Pag. 36
PARTE II Cap. IV Piave ultima difesa Pag. 41
Cap. V Il grande fiume cambia Pag. 53
Cap. VI Dalla paura alla speranza Pag. 61
PARTE III Cap. VII Il dovere verso la Patria Pag. 80
PARTE IV Cap. VIII Coraggio e creatività Pag. 101
PARTE V Cap. IX Spensieratezza e allegria Pag. 121
Cap. X I nostri Campioni sportivi Pag. 131
PARTE VI Cap. XI Altre famiglie Pag. 155
PARTE VII Cap. XII I viaggi della speranza Pag. 173
PARTE VIII Cap. XIII Sanità Pag. 193
Pubblica amministrazione Pag. 197
PARTE IX Appendice S.Gregorio Pag. 201
Un Comune … mancato Pag. 202
I cognomi Pag. 204
I soprannomi dei Marenesi Pag. 206
I nuovi Marenesi Pag. 211
I cognomi più diffusi Pag. 213
Origine dei cognomi Pag. 215
Bibliografia Pag. 254
Considerazioni finali Pag. 256
Indice dei nomi Pag. 259
Ringraziamenti Pag. 266
Pagina 5
Il sapere ben poco può
nei confronti della necessità.
Eschilo
Pagina 6
PREFAZIONE
Il primo libro ha incontrato il favore dei Marenesi ed è stato buon profeta l'assessore Antonio Padoan quando si augurava che al primo volume di Maren e dintorni se ne aggiungesse un secondo a completamento.
Dopo lunga meditazione abbiamo deciso di riprendere il lavoro e di raccontare tante altre storie e di presentare nuovi personaggi con un secondo volume.
Lo stile è lo stesso, le notizie sono vere, la descrizione è semplice e chiara e tiene presente soprattutto di Maren e i suoi dintorni.
Abbiamo fatto il possibile per essere ascoltatori attenti e ricercatori precisi e raccontiamo ciò che ci è stato detto e potuto confermare.
Tratteremo del tempo atmosferico che ha causato e causa ancora tanti danni al nostro quotidiano.
Racconteremo dei corsi d'acqua, specialmente del Piave, fiume che ha condizionato sempre sia nel bene che nel male la vita dei nostri antenati e potrebbe condizionare la nostra anche per il futuro.
Evidenzieremo alcune Famiglie che hanno vissuto sul territorio per lungo tempo.
Presenteremo i cittadini ingegnosi, capaci e intraprendenti che hanno contribuito al benessere del paese.
Ricorderemo il dovere verso la Patria e altre storie diverse da non dimenticare.
Sono tutti argomenti interessanti che pongono al centro dell'attenzione i cittadini di Mareno.
Ci auguriamo di essere stati, anche questa volta, cronisti attenti e corretti e speriamo che anche il nuovo libro, che è il completamento del primo volume, venga accolto con lo stesso interesse.
Ci scusiamo per eventuali dimenticanze che non sono dovute alla nostra volontà.
Gli Autori
Pagina 7
Saper ricevere con piacere il passato
è vivere due volte.
Da “Epigrammi” di Marziale
Pagina 8
Pagina 9
Le rughe delle vecchiaia formano le più
belle scritture della vita, quelle sulle quali
i bambini imparano a leggere i loro sogni.
C. Gribaudi
Pagina 10
PRESENTAZIONEQuando, lo scorso anno, Sante Gava e Piergiovanni Biffis pubblicarono il
loro Maren e dintorni: piccole e grandi storie di persone, si ripromettevano di “dare un’idea di com’era Mareno e il territorio di cui faceva e fa parte”; e con un’attenta raccolta di fonti, costruirono un attendibile percorso, capace di mettere in relazione le “piccole” vicende del paese con la storia generale.
Il volume che adesso presentano è, in un certo senso, la continuazione del precedente; ma è anche – e ci sembra un aspetto di particolare interesse – qualcosa di nuovo. Prosegue lungo il sentiero già iniziato per quanto riguarda l’ampiezza della documentazione e la capacità di scavare nelle fonti alla ricerca del particolare inedito. Ma allo stesso tempo affronta la realtà della popolazione e del territorio di Mareno da un’angolazione più particolare, e lo potremmo definire una ricostruzione della vita quotidiana di un paese del Veneto nel corso del Novecento.
Così, un importante capitolo cerca di illustrare la presenza del Piave, il grande fiume entrato a far parte del nome stesso del paese. Ci sono le vicende della Grande guerra, ma anche la vita di ogni giorno lungo il corso d’acqua.
Si amplia il discorso, già iniziato nel precedente volume, sulle attività produttive; ci sono altri particolari sulle figure di combattenti; ma c’è anche molto divertimento, dallo sport agli spettacoli alla musica al ballo. Tutta una rete di attività che occupano un posto di rilievo nella vita di tutti, ma che raramente lasciano una traccia nel tempo. Gli autori hanno saputo recuperare testimonianze di vario genere e valorizzarle per lasciare un quadro vivo, capace di ridestare il ricordo di chi ha conosciuto quei momenti, ma anche la curiosità di chi è venuto dopo.
Un altro interessante argomento, che occupa un consistente spazio del volume, è l’indagine sui cognomi presenti nel paese: una traccia del passato che, attraverso l’indagine etimologica, risale a un passato remoto eppure – nella successione delle generazioni – sempre presente.
In qualche modo gli autori hanno tenuto presente l’osservazione di Francesco Guicciardini, che – riferendosi ovviamente a ben altro contesto – ricordava: “Parmi che tutti gli istorici abbino, non eccettuando alcuno, errato in questo, che hanno lasciato di scrivere molte cose che a tempo loro erano note, presupponendole come note; donde nasce che nelle istorie de’ Romani, de’ Greci e di tutti gli altri, si desidera oggi la notizia in molti capi (...) che a’ tempi di chi scrisse erano notissime, e perciò pretermesse [trascurate] da loro” (Ricordi, 143).
Il volume che avete per le mani è così allo stesso tempo indagine e fonte storica, possibilità di ricordare, accanto alle vicende che nel bene e nel male hanno segnato le epoche, un modo di vivere che, nel tumulto del cambiamento in cui siamo immersi, si sta rapidamente perdendo. Capire l’importanza di conservarlo, e sapere come farlo, è stato l’indubbio merito degli autori.
Giuliano Galletti
Pagina 11
Lo storico non è colui che sa,
è colui che cerca.
L. Febvre
Pagina 12
PARTE
I
L'approfondire:
non andar sempre fino in fondo,
c'è tanto in mezzo.
E. Canetti
Pagina 13
La legge della storia:
chi non sa che la prima legge della storia
sta nel non osar dir nulla di falso?
E quindi osar dire tutto ciò che è vero?
Cicerone
Pagina 14
Cap. I
IL TEMPO ATMOSFERICO
Iniziamo con un argomento quanto mai interessante: il territorio ed il
tempo atmosferico che ne condiziona la vita. I fenomeni ad esso collegati, sia
gravi, gravissimi o lievi, accadono continuamente. Siamo noi a catalogarli
tali dalle conseguenze che subiamo quando avvengono.
Ad ogni grandinata, ondata di caldo o di freddo, o per qualsiasi altro
evento tendiamo a pensare a ciò che di grave possa riservarci il futuro,
magari la “fine del mondo”. Dimentichiamo sempre che “al tempo non si
comanda” e che condizioni simili le abbiamo già vissute e le hanno vissute in
modo peggiore i nostri predecessori.
Abbiamo, oggi, tecniche di previsione dei fenomeni e siamo divenuti
schiavi dei servizi di previsioni radio televisivi; il
nostro comportamento poi è spesso condizionato
da ciò che ascoltiamo e che magari non si avvera.
Siamo un po' più protetti rispetto ai nostri antenati
solo perché l'eventuale perdita del raccolto
agricolo non ci porta alla fame o alla morte,
considerato che, con il mercato globale e le grandi
attuali possibilità dei trasporti, al massimo
aumentano i prezzi e non è la stessa cosa.
Alluvione
In ogni caso, pur con le nostre modernità, le “mattanze” atmosferiche
ci cadono addosso come avveniva nel tempo passato, creandoci magari più
danni e più distruzioni, visto che molto spesso abbiamo utilizzato il nostro
territorio in modo poco rispettoso della natura.
Tempo addietro non c'era possibilità di salvezza se non quella di alzare
gli occhi al cielo e sperare. Oggi invece, pur non riuscendo a proteggerci
dagli eventi quando avvengono, possiamo intervenire dopo nel superarli.
Pagina 15
Per dare un'idea veloce di ciò che è
stato, presentiamo alcuni esempi terribilmente
concreti, oltre a quelli del 1° volume, descritti
nei registri parrocchiali da chi ne ha subito le
conseguenze.
1705 – precipitarono le grandi et
eccessive stravaganze. La prima fu dell'acqua,
qual fu d'una crescenza della Piave che il 4
ottobre haverebbe portato per strada una
grande barca. L'anno seguente fu un freddo
così crudele che fece morir quasi tutte le viti e
fu così tanto da far gelare il vino nelle botti. Tempesta di polvere
Gli anni posteriori poi, per il corso di cinque in sei, furono grandini
così terribili che devastarono totalmente le campagne.
1714 – Principiò la mortalità degli animali bovini che durò circa
cinque anni che distrusse quasi tutti gli animali e le
famiglie. Altra stravaganza fu il fuoco che
s'appicava da sé ai casoni di paglia e durò sino
all'anno 1723.
Nel 1719 è stato veduto alle hore 3 della notte circa
un fuoco universale che atterrì tutta la gente.
Naturalmente a noi sono giunti descritti i casi più eclatanti, i fatti
gravissimi che lasciavano scie di morte e tremende paure non essendo la
popolazione in grado di comprendere e difendersi.
Ogni anno c'era qualcosa che non andava, ma se veniva superato con
pochi danni il fatto, seppur negativo, era considerato parte della normale
vita.
1724 – 25 gennaio – A perpetua memoria si scrive come il giorno
antedetto è stata veduta et osservata stravaganza mirabile, cioè caldo
mirabile, notoli (pipistrelli) per aria volanti, mossolini (moscerini)
festeggianti. Ciò che seguirà solo Dio lo sa!
1782 – In quell'anno stesso accadde una siccità universale e
straordinaria che durò dal 6 di giugno fino al 20 di settembre senza mai
Pagina 16
veder pioggia. Si conservarono un po' di arbori, di piantaggioni e poca uva
abbrustolita dall'eccesso di calore. La vernata susseguente fu come una
primavera continua e crebbero le erbe delle quali si servirono i villici per
satollar un poco l'orrenda fame. Piave in piena
Ma arrivarono tante piogge e
tantissimi fulmini che colpirono case e
persone. Si pensa che la causa sia
dovuta agli effluvii emanati dall'Etna
in Sicilia trasportati sino a noi da
venti continui e fortissimi che furono
furiosi specialmente il dì 12 marzo
1783 da ingombrare tutta l'atmosfera
visibilmente per tutta la state tanto da
non vedere le montagne.
Piave quasi in secca
1801 – C'è una grande carestia
dovuta ad un inverno lungo e freddo
e ad una prolungata siccità che ha
brustolito i raccolti. Situazione che
si ripete qualche anno dopo nel
1806 con una siccità tanto
prolungata da bruciare tutti i
raccolti. Nel 1812 arriva un freddo
così intenso da far morire le piante
e che continua, in alternanza alla siccità, per alcuni anni, tanto che anche
Don Domenico Biffis, cappellano a Mareno, ha lasciato scritto “1817 l'anno
della grande famme”. Non ci sono canalizzazioni per portare l'acqua nei
campi, ci sono solo pozzi per l'acqua potabile e poco profondi, così spesso si
asciugano con l'abbassamento delle vene acquifere. Insomma si era sempre
in balia della natura. Anche in tempi più vicini a noi ci sono stati gravi fatti:
come nel 1927 una grave siccità, nel 1929 un freddo terribile, nel 1936 e nel
1943 terremoti che fanno danni ma non vittime. Il 1938 inizia con un freddo
così intenso e prolungato da portare a morte molti bambini per malattie
Pagina 17
polmonari. Nel 1942 e nel 1943 un secco insistente per mesi fa perdere le
foglie alle piante in agosto provocando la morte delle piante. Il dopoguerra
inizia con una infestazione (non invasione) di cavallette che arreca gravi
danni alle colture. Nel 1954 arriva tanta di quella neve da bloccare per
parecchio tempo ogni attività.
La grande alluvione del 1966 ed il terremoto del 1976 sono ancora
nella nostra memoria.
Quanto riportato è solo un esempio di ciò che è avvenuto e si tratta
solo dei casi più gravi. In effetti ogni anno arriva qualche “stravaganza” che
superiamo come fosse una cosa naturale. La nostra mente tende a guardare
oltre, verso il futuro; cerca di dimenticare ciò che di grave è stato, soprattutto
quanto hanno subito e patito i nostri antenati. Si spera sempre che non capiti
a noi, ma la natura è libera e sempre pronta alle sorprese.
Abbiamo la fortuna di aver inventato il sistema dei pozzi d'irrigazione
direttamente nei campi per i periodi di siccità. Furono i F.lli Bellussi di Tezze
a iniziare e un'ottantina d'anni dopo sorsero i consorzi irrigui con le
canalizzazioni. Sempre i Bellussi trovano rimedio alle malattie della vite: la
fillossera e la peronospora.
Per proteggerci dalla grandine negli anni
'60 s'inventò il sistema “per rompere” le nubi,
foriere di gravi temporali, lanciando dei razzi
con prodotti a base di “nitrato d'argento”.
Tecnica che venne presto abbandonata
per i grandi costi ed i pochi risultati. Ora si usa
un metodo più moderno e più pratico, cioè:
“l'assicurazione”.
Se facciamo la conta di quanti e quali
accadimenti avvengono ogni anno ai giorni
nostri rispetto ai tempi passati, constatiamo che
nulla o quasi è cambiato. Motore ricavato da una vettura Fiat 503
A Mareno, rispetto ad altre zone, si vive meglio e subiamo meno fatti
gravi. Si dice che il territorio si trovi al centro di correnti d'aria che ci girano
intorno e spesso ci proteggono. Auguriamoci che sia sempre così.
Pagina 18
LA VITE
Fino a metà ottocento la vite è stata una fonte di reddito essenziale per gli agricoltori, anche se la produzione di uva per pianta era abbastanza contenuta.
Nel 1879 si propaga in Europa dalla Francia il “flagello della vite” cioè la peronospora, un fungo che colpisce la parte verde della pianta seccandola. In poco tempo il raccolto dell'uva si contrae sensibilmente ed i produttori sono impotenti di fronte ad una malattia che viene dall'America e che non conoscono; per cui non ci sono rimedi.
In tutta Europa iniziano le ricerche per trovare una soluzione, ma una soluzione non si trova. Fillossera
In Italia la peronospora compare verso il 1883/1885 e la sua diffusione è così rapida da provocare una grande disperazione tra i produttori di uva.
Anche due fratelli di Tezze, Girolamo e Antonio Bellussi, si dedicano a vari esperimenti e dopo molte prove fallite, per caso, scoprono la strada giusta.
Fanno un esperimento ed ottengono dei risultati spruzzando sulle viti della polvere di calcio. Quando poi dall'esperimento vogliono ampliare l'intervento e pompare la polvere sulle viti di un intero campo, i medici vietano agli operai di farlo perché respirare quella polvere può portare danni alla salute. Il lavoro lo portano a termine di persona e lo fanno di mattina presto quando la rugiada bagna ancora le foglie.
La prova non dà evidenti risultati, ma osservando le foglie si accorgono che la polvere di calcio sciolta nella rugiada si trasforma in idrato di calcio che preserva le foglie dall'ingiallirsi e cadere.L'anno successivo 1884, dopo un nuovo esperimento su più larga scala e avuta conferma dei risultati, decidono per il 1885 di adottare il sistema nei loro vigneti. Ebbero
grande successo tanto da richiamare l'attenzione del mondo agricolo che definì il procedimento “il miracolo dei Bellussi”.
Anche per la fillossera, un insetto emittero della famiglia degli afidi che colpiva la vite, arrivata dall'America, si trovò il rimedio innestando le nostre viti su ceppi di viti americane.
Il rispetto dell'ambiente: abbi cura della natura;il tuo futuro dipende da essa. [Messaggio del WWF - 1980]
Pagina 19
Cap. II
I FIUMI
Ci sono diversi corsi d'acqua sul territorio di Mareno: sono fossi di
scolo delle acque meteoriche, canali usati per l'irrigazione (come il
Piavesella lungo ben 22 km) e due fiumi veri: il Monticano ed il Piave.
IL MONTICANO
Il Monticano è un fiume corto, di
circa 50 km, nel cui letto scorre
sempre l'acqua. E' un fiume
impetuoso, stretto, con molte anse
e con argini rialzati. Per far
rallentare lo scorrimento delle
acque durante le piene e per far sì
che ci sia sempre acqua sono stati
costruiti, lungo il suo corso,
diversi bassi sbarramenti.
E' stato, nei tempi passati, un fiume pescoso, fonte di reddito e sussistenza
per molte persone rivierasche, magari pescando il pesce senza i dovuti
permessi o con metodi illegali.
Pescatori di frodo (1929) – da “Il Gazzettino”
In una delle quotidiane perlustrazioni dell'Arma venivano
sorpresi i pescatori di frodo Giovanni Dal Bo' e i figli mentre
stavano prosciugando un tratto d'acqua del Monticano presso
Villa Paoletti. In tale modo avevano già preso una certa quantità
di pesce. Il pesce fu sequestrato e i pescatori furono denunciati.
Una denuncia per furto di gelsi (1929) - da “Il Gazzettino” Nasse per la pesca
I Carabinieri sono riusciti ad identificare l'autore del furto dei gelsi in danno delle signore Perinotto
nella persona di Antonio Col di Giuseppe che venne preso e denunciato.
Pagina 20
I terreni sia a destra che a
sinistra sono sempre stati, fin
dai tempi antichi, adatti
all'agricoltura e questo ha
permesso l'insediamento di
popolazioni diverse.
Inizialmente il territorio era
occupato da fitti boschi, ma
col tempo questi si sono
ridotti man mano che il
terreno veniva disboscato per
dar spazio alle colture. Nella
zona dove il Cervada entra nel Monticano, al confine con il Comune di
Vazzola, nel Medioevo c'era il bosco detto “delle Roncade”, toponimo che si
trova ancora nelle mappe.
L'ultimo bosco rimasto, perché protetto dalle leggi della Serenissima, è
stato quello di Visnà, ampio una ottantina di km quadrati. Quando i Francesi
occuparono il territorio veneto e trevigiano, vennero meno i controlli e le
restrizioni e durante la grande carestia del 1802, dovuta al freddo
intensissimo, si incominciò a tagliare il bosco che venne completamente raso
al suolo nel giro di poco tempo. Rimasero solo alcuni alberi sparsi nelle varie
proprietà che vennero definitivamente tagliati dagli Austriaci nel 1917/18.
E' stato anche luogo
di feroci battaglie tra eser-
citi diversi al tempo del
Medioevo.
Un esempio è ciò che
è avvenuto nel 1313, perio-
do delle guerre tra i Trevi-
giani ed i Padovani contro
Can Grande della Scala ed
il Conte di Gorizia.
(da Treviso e provincia di A.Semenzi)
Pagina 21
“CANE dalla Scala vedendo abortire le pratiche del suo caminese,
favorito da Cesare, tentò aver Treviso per trattato, danneggiando il
padovano; proponendosi, ottenuta Padova, impadronirsi di Treviso: di che
istruiti rinovarono lega fra loro i Padovani ed i Trevisani per difendersi dal
Cane, le cui arti non riuscendo, si venne alle mani. Il Conte di Gorizia
alleato a Cane mosse
contro i Trevisani, e di qua
del Monticano ebbe luogo
uno scontro in cui, inferiori
di forze, i Trevisani furono
sbaragliati; ma arrestan-
dosi egli al Piave, essi fug-
girono a Treviso.”
Fu anche l'ultima linea di
difesa dell'esercito austro-
ungarico il 30 ottobre
1918.
Oggigiorno il Monticano e la sua zona sono un ricordo vivo di
com'erano le nostre campagne. E' diventato un polmone verde ed un sentiero
usato da moltissime
persone per le loro pas-
seggiate. Infatti se-
guendo i suoi argini
tortuosi, in breve tem-
po, si passa dalla città
(Conegliano) alla cam-
pagna aperta (Soffrat-
ta). Ogni anno, in
autunno e primavera, è
mèta delle greggi che
da secoli si spostano
dalla montagna alla pianura durante la transumanza e che qui trovano erba
ed acqua come da una madre generosa.
Pagina 22
Nelle giornate limpide, dal ponte “Zanardo” a Soffratta, si apre agli
occhi un paesaggio mozzafiato con all'orizzonte le nostre montagne, i paesi a
mezza costa e i castelli di Conegliano e S. Salvatore di Susegana. Un vero
scrigno di bellezza che abbiamo il dovere di tutelare ad ogni costo.
Pagina 23
IL PIAVE
Il fiume, però, per eccellenza è il Piave che
con il suo lato sinistro bagna il territorio a
Sud di Mareno, nella odierna frazione di
S.Maria del Piave.
Era un fiume impetuoso con continue piene,
preoccupanti alcune volte e disastrose altre.
E' stato silenzioso spettatore, testimone e artefice della vita della
nostra gente da sempre. Ha dato lavoro, sussistenza, gioie e dolori e le sue
acque si sono più volte tinte del rosso del sangue dei caduti in diverse epiche
battaglie tanto da guadagnarsi, dopo il 1917, l'appellativo di “fiume sacro
alla Patria”. Denominazione e sentimenti
rinforzati dopo il disastro del Vajont che
ha portato le vittime di Longarone fin giù
nel trevigiano. La sua storia è quanto mai
singolare, spesso essenziale per le persone
locali; per questo racconteremo detta-
gliatamente fatti ed avvenimenti per far
comprendere quanto il fiume abbia
condizionato la vita dei nostri avi. Tipica barca del Piave
Pagina 24
Potremo godere la vita solo quando
l'universo ci sembrerà un parco,
i fiumi e i laghi uno stagno
così che tutti possano vivere secondo natura.
Chen Pan Chiao
Pagina 25
Cap. III
VITA LUNGO LA PIAVE
Era un fiume pieno d'acqua, rigoglioso, impetuoso. Un fiume che dava
tanti pensieri alle genti locali, ma era anche fonte di vita, di commerci, di
attività varie.
Non aveva argini e le piene formidabili formavano sempre nuovi canali
che spostavano continuamente il corso delle acque. Delle volte per contenere
o deviare l'acqua si usavano delle roste in legno con possibilità di toglierle o
di spostarle.
La necessità di andare da una
riva all'altra fa pensare che
oltre al traghetto con le barche
sarebbe stato opportuno co-
struire anche qualche ponte.
Naturalmente questo è possi-
bile solo nei periodi di “ma-
gra” e sul canale principale.
Roste utilizzate a protezione
Il primo ponte, come da documenti pervenuti, venne fatto costruire nel
1226 dal Comune di Treviso a Levada di Ponte di Piave, con l'onere del
pagamento di un pedaggio. Era un ponte lungo una quarantina di metri che,
purtroppo, veniva distrutto ogni volta che il fiume era in piena. Nei decenni
successivi fu tutto un distruggere da parte del fiume ed un ricostruire e
rinforzare da parte della popolazione.
C'era anche da tener presente che il fiume cambiava spesso percorso e
questo spostava i confini territoriali così che gli isolotti e le costruzioni
passavano sotto la giurisdizione di amministrazioni diverse a seconda che si
trovassero sinistra o a destra del corso.
Pagina 26
Nel 1368 avviene il distacco del territorio dell'ospedale e dell'abbazia
di Lovadina che prima erano sotto Ceneda e poi sono passati a Treviso. Nel
1572 il corso principale si
sposta trasferendo così dei
territori e dei beni dalla
riva sinistra alla riva
destra nella zona di Ponte
di Piave.
Le continue alluvioni
rendono necessarie delle
opere di contenimento al-
meno in prossimità dei
centri abitati.
Discesa di legname lungo la Piave
Si legge che i Veneziani disposero la costruzione di un argine sulla riva
sinistra a Ponte di Piave ed “... è proibito a chiunque di poterlo in alcun
modo alterare nelle sue misure e sotto rigorose pene...”
Successivamente nel 1578 si costruiscono opere a protezione di
Spresiano e Lovadina. L'argine era alto 9 metri e largo alla base 6 metri e
quattro nella parte alta. Anche il “Provveditor sopra la Piave” Marco Magno
nel 1611 scrive da Cimadolmo al Senato della Repubblica Serenissima che
“...il fiume ripidissimo della Piave è non solo veloce, ma anche cattivo,
rapacissimo, che con le sue piene apocalittiche riusciva a invadere il letto di
un altro corso d'acqua”. Infatti quando il fiume rompeva a Nervesa, le
acque andavano giù dritte fino a
Treviso e si buttavano nel Sile.
In un altro dispaccio si legge:
“questo fiume che per piogge e
liquefazioni delle nevi si ha
ingrossato hier in tal maniera che
ha dato molto da travagliare,
poiché minacciava gran rovina...”.
Hospitale e monastero di Lovadina
Pagina 27
E' un lavoro immane e continuo tra il fare per proteggersi e la forza del
fiume che cerca i suoi spazi.
I passaggi o i guadi sono pochi. Uno dei più conosciuti e più trafficati
è quello tra Lovadina e Maren-S.Lucia. E' talmente importante che tra la
zona del Palazzon a destra e la località Talpone a sinistra (a Mareno)
passano, fin dai tempi antichi, le vie verso Vienna e verso Trento.
L'importanza è data dall'incrocio delle strade romane Postumia e
Claudia Augusta Altinate, a cui si aggiunge, in seguito, la via Ongaresca
verso nord. Passaggio del Piave di Pio VI nel 1782
Già lo storico dei Lon-
gobardi Paolo Diacono
descrive, due secoli dopo
il fatto, che nel 569 d.C. ci
fu lì un incontro tra le
avanguardie longobarde
di Alboino con il vescovo
di Treviso Felice, amico di
S.Venanzio Fortunato.
“...Alboino intanto era
arrivato al Piave, ove si recò a trovarlo Felice, vescovo della chiesa
trevigiana, per chiederli di poter conservare le sue mansioni nella chiesa
locale; e il re, non certo famoso per la sua generosità,
acconsentì alla richiesta ratificandola tra l'altro con un
decreto”.
Paolo I di Russia
Nel tempo a seguire ci fu un continuo via vai di gente e di
personaggi famosi come il Granduca Paolo Petrovich, figlio
di Caterina II e di Pietro III di Russia il 18/1/1782, Papa
Pio VI in viaggio verso l'Austria il 12/3/1782, i re italici,
Carlo V°, Enrico di Valois, ecc. Per il passaggio dei grandi
personaggi era stato costruito un ponte mobile smontabile,
in modo da essere immagazzinato e protetto dalle
intemperie e dalle piene.
Pagina 28
Per dare soccorso ai molti viaggiatori si costruì, nel 1009 circa, un
“ospitale” ed una abbazia, che si mantenevano incassando un pedaggio per
il traghetto. Pio VI
L'abbazia era retta dai monaci, ma verso la metà del
XV° secolo, non essendoci vocazioni in numero sufficiente,
tutta la proprietà, che nel frattempo per la deviazione del
fiume era passata da Ceneda a Treviso, venne data al
convento delle suore di Murano.
La giurisdizione del convento si allargava a tutte le
chiese della nostra zona, comprese quelle di Ramera, di
Cittadella, di Mareno, di Soffratta e di ciò si trova conferma
nelle iscrizioni poste sopra la porta principale di ogni Chiesa.
Scritta presente su tutte le proprietà dell'Abbazia
di Lovadina
Le alluvioni si susseguivano continue e
ogni volta venivano migliorate le opere
di difesa con argini che proteggevano i
centri abitati, ma erano sempre
insufficienti rispetto alle necessità.
Inoltre le piene lasciavano i terreni inondati per lungo tempo, che
diventavano perciò fonte di epidemie e malattie di ogni genere.
Anche negli anni 1825 – 1882 – 1891 e altri
l'invasione ed il ristagno delle acque resero sterili i
terreni costringendo migliaia di persone
all'emigrazione. L'ultimo esempio è l'alluvione
dell'anno 1966, che molti ricordano ancora oggi, a
significare che la lotta con il Piave non termina
mai. Invasione di cavallette
Oggi dell'Abbazia e dell'Ospedale non resta
più niente, solo il nome “Palazzon”, deno-
minazione rimasta a ricordo dei grandi complessi.
La distruzione iniziò nell'era napoleonica e terminò nel 1917/18,
periodo in cui venne completamente demolito anche il convento sorto tra
Pagina 29
Cimadolmo e Stabiuzzo vicino al guado della Postumia.
I territori bagnati dal Piave hanno visto tutte le
possibili calamità e gli abitanti le hanno
vissute sulla loro pelle. Alluvioni e inondazioni,
invasioni di cavallette (la più grave nel 1340),
trombe d'aria, venti fortissimi accompagnati da
polveri che oscuravano il sole, freddi intensi e
immense nevicate, tempeste terribili, caldo
all'eccesso da bruciare tutto, malattie degli
animali e degli uomini, peste, colera.
Ma tutto è stato superato con la forza e la
caparbietà di chi vuole vivere a tutti i costi e
combatte contro tutto e tutti per riuscirci.
Calata dei Lanzichenecchi nel 1633 portatori della peste
La peste nella sua cruda realtà
Il più gran bene è aver fortuna, s'intende;il secondo, non meno grande tuttavia, è avere senno.La mancanza di questa seconda doterende vana la prima.
Demostene
Pagina 30
LE GRAVE
Sono un insieme di isole, all'interno del letto del Piave, formatesi con terre golenali ed hanno una estensione di circa 750 ettari. In tempi antichi vi si fermarono popolazioni diverse ed i Romani vi insediarono un presidio militare per la sosta dei viaggiatori e delle truppe nei viaggi tra Oderzo (Opitergium), Feltre e Trento. Per questo i luoghi beneficiarono del “diritto latino”, cioè gli abitanti ebbero gli stessi privilegi dei cittadini romani.
Nel Medioevo i frati Benedettini e Cistercensi vi si stabilirono costru-endo un convento tra Cimadolmo e Stabiuzzo, dove c'era il guado sul Piave della Via Postumia. Il convento è stato completamente raso al suolo durante la I° Guerra Mondiale.I frati trovarono che il terreno era adatto alla coltivazione della vite e piantarono i preziosi vitigni
portati di nascosto dalla Francia (Borgogna e Cluny). Il territorio venne in seguito acquistato da una no-bile famiglia greca, originaria di Cor-fù, che si era stabilita a Venezia: i Papadopoli, che diedero il nome alle grave, ancor oggi usato e ricono-sciuto. In tempi più vicini a noi il ter-ritorio è stato diviso in piccole proprietà agricole poi vendute.
Ponte improvvisato
Ottima gente è quella che coltiva la terra [Aristotele]
Pagina 31
LA PIAVE - CAPORETTO
Questi fatti meritano di essere raccontati a dimostrazione della miopia degli uomini che non imparano a sufficienza, o non vogliono, dalla storia degli avvenimenti già accaduti.
Siamo nel 107 a.C. e a Roma giungono notizie allarmanti. A nord, oltre le Alpi, si sta muovendo un fiume di persone no-madi dal Centro Europa verso Ovest.La migrazione è talmen-te ampia, circa un mi-lione di individui, che se arriva in Italia il terri-torio e Roma verrebbero spazzati via.Per contenere l'avanzata
a Sud, il Senato invia un esercito, che viene distrutto in un breve scontro in Carinzia (Austria). Però il fiume umano devia verso le terre germaniche e le pianure dell'Ovest.
Roma invia altri due eserciti che vengono sconfitti a Nord delle Alpi.
I popoli migranti sono i Teutoni, i Cimbri ed altre tribù minori che, l'anno successivo, si fermano nell'attuale territorio del Nord della Francia, Belgio, Olanda, Germania Ovest e sono sempre minacciosi, questa volta, verso i territori romani del Sud della Francia.
Si decide di inviare un nuovo esercito comandato da due consoli (generali) che si odiano e che dividono l'esercito in due formazioni. Quando si tratta di affrontare i “barbari” lungo il fiume Rodano in Francia, uno marcia sulla riva destra del fiume e l'altro sulla riva sinistra. L'incontro con i nemici si tramuta nel giro di un'ora in una carneficina: tutti i romani, circa centoventimila, vengono uccisi. La battaglia non fu una vera battaglia, semplicemente i
Romani furono schiacciati e superati. Invece di proseguire verso Sud i barbari a quel punto decidono inspiegabilmente di tornare indietro lasciando così ai Romani il tempo di riorganizzarsi.
A Roma c'è il panico e come ultima risorsa incaricano un generale non
Pagina 32
romano di nome Mario di costituire un nuovo esercito e partire per la Francia. Mario, soldato esperto, fa addestrare i suoi uomini fino alla nausea e prepara delle difese in più punti dove ritiene di dar battaglia, in modo da crearsi dei vantaggi e aspetta.
Quando i popoli barbari decidono di dividersi ed i Teutoni (circa 350/400.000) discendono a sud, ancora lungo il Rodano, Mario con i suoi 60.000 legionari li ferma, ne fa una strage obbligandoli a tornare indietro.A questo punto la marea umana (sempre forte di molte centinaia di migliaia di individui) si sposta in una direttrice verso Est a Nord delle Alpi. I
Teutoni scendono dalla Svizzera, i Cimbri, quasi tutti, scendono dal Brennero e i restanti Cimbri con le altre tribù entrano dal passaggio di Caporetto. Tutti si danno appuntamento nelle pianura padana per l'anno successivo.
Parte della popolazione entrata da Caporetto si stabilisce nei territori che vanno fino al Piave, gli altri si ricongiungono e affrontano nuovamente i Romani in una epica battaglia vicino ad Alessandria. Sconfitti e uccisi a centinaia di migliaia cercano di tornare
al nord, ma in Svizzera trovano le popolazioni contro cui avevano combattuto l'anno precedente che li massacrano definitivamente.Da quel momento Roma pro-teggerà il confine orientale e per i successivi 500 anni le nostre genti ebbero vita tran-quilla. Con la caduta dell' Impero Romano ricomincia-rono i guai.La porta ad est rimase incu-stodita e per i 1300 anni a seguire tutti poterono passare a piacimento, lasciando continuamente le nostre genti nell'indigenza più nera.
Pagina 33
Nel 1315 si stava preparando una grande battaglia tra Trevisani e Padovani contro Can Grande della Scala e gli eserciti stavano per varcare il Piave (sempre lungo l'asse Lovadina – Maren), quando: “... Avvenne in quel tempo che il Piave per grandi pioggie straripando, ruppe gli argini di Nervesa, disertò la villa di Mandre, e irrompendo per le campagne giunse a Treviso ove guastò molini, case ed altre fabbriche. Alla quale inondazione susseguendo crudele carestia, i Trevisani per evitare in seguito il pericolo di rimanere sprovvisti di pane, eressero il fondaco delle biade ove esistevano le case degli Ezzelini, e dove ora sorge il nuovo tribunale di giustizia ...”.
Situazione che si ripetè an-che nel 1450 e diverse altre volte nei tempi successivi.Neanche la Serenissima riuscì a fermare le inva-sioni, né l'Impero Asbur-gico, che anzi ne approfittò sempre per far passare i propri eserciti con facilità.Come nel 1505/1508 quan-do Massimiliano I° invase le nostre terre portando ancora una volta distru-zione e morte.Quando Napoleone scese in Italia utilizzò questa via
per aggredire Vienna. Consapevole dell'utilità di questo passaggio, ma anche del pericolo inverso, avvertì i suoi generali in Italia di fare particolarmente attenzione a Caporetto.Massimiliano I d'Asburgo (1459-1519)I Francesi però non si preoccuparono delle raccomandazioni e vennero presi alla
sprovvista e battuti dagli Austriaci in Friuli e cacciati oltre il Piave. Ma Napoleone batté l'esercito austriaco del Nord a Wagram in Austria e così anche l'esercito austriaco del Sud dovette ritirarsi, Oltrepassò nuovamente il Piave, sempre sulla direttrice Mareno – Lovadina, dove però venne battuto nel 1809 e perse tutti i cannoni ed i rifornimenti immagazzinati a Conegliano.
Pagina 34
E' evidente che questo continuo passaggio di truppe avanti e indietro, truppe che vivono con le risorse del territorio, sottratte alla popolazione, viene ricordato dai parroci della zona come un cataclisma di distruzione e di morte.
Dopo l'era napoleonica gli Austriaci tennero il passaggio ad Est sempre aperto per un miglior controllo sul Veneto. Il Piave venne considerato come un confine territoriale da non oltrepassare se non con autorizzazione delle Autorità.Dopo la guerra del 1848 persa dai Piemontesi, gli Austriaci, dopo aver domato le ribellioni nelle nostre terre, emisero un avviso di divieto di passare il Piave verso Nord anche a coloro che
facevano parte dell'esercito austriaco, ma che in quanto italiani si erano aggregati agli insorti veneti. Durante la 1° Guerra Mondiale fu proprio da quella parte che gli Austro-ungarici riuscirono a sfondare il fronte italiano.Si legge che conoscendo la storia del territorio, l'Alto Comando abbia disposto l' alleggerimento difensivo proprio in quel punto per invogliare il nemico ad attaccare e distruggerlo con le artiglierie. Ma il nemico adottò una tecnica nuova, inoltre si interruppero le comunicazioni per cui il Gen. Badoglio non poté dare l'ordine di sparare (che solo lui doveva dare) e perse tutta l'artiglieria con le conseguenze che sappiamo.
La cosa infernale di queste infernali imprese è che ciascuno di questicapi fa benedire le proprie bandiere e invoca solennemente Dio prima
di andare a sterminare il suo prossimo. [Voltaire]Oggi si parla della porta dell'Est come di una opportunità. I rapporti con i paesi vicini porteranno certamente dei benefici economici per il futuro. Intanto, però, è divenuta la strada da dove arrivano clandestini e non solo. Se non riusciremo a fermarli, prima o dopo ci troveremo invasi e non potremo far affidamento nuovamente sul Piave come barriera protettiva.
Pagina 35
UN REGALO DALL'IMPERATORE
L'Imperatore Francesco I° d'Austria (1768/1835) fu un acerrimo nemico di Napoleone e continuamente in guerra con i Francesi, compresa quella detta “di Lovadina” (1809) anche se combattuta principalmente sul Piave tra Maserada, Ponte della Priula, Cimadolmo, Mareno e Conegliano.Per ragioni politiche diede in sposa la figlia Maria Luigia a Napoleone e si alleò con i Francesi per la campagna di Russia del 1812.Il grave disastro subìto dei Francesi sul suolo russo fece sì che Massimiliano ridiventasse il nemico acerrimo di sempre e contribuisse alla sconfitta definitiva di Napoleone a Waterloo.Con i trattati del 1814/1815 Francesco I° tornò in possesso dei territori ceduti in precedenza ai Francesi e aggiunse al suo Regno anche il Lombardo - Veneto.La sua rigida cultura, impartitagli quale appartenente alla Casata Asburgica, aggiunta a quanto vissuto nel periodo napoleonico, ne fe-
ce un fautore intransigente dell'assolutismo monarchico. Perseguì ferocemente tutte le idee di rinnovamento instaurando un periodo di sanguinose repressioni coadiuvato dal Primo Ministro Metternich. Durante un viaggio nelle Province Venete, passando per Conegliano, incontrò i Rappresentanti dei Comuni locali. Tra costoro c'era il Sig. Bidoli Pietro fu Giobatta del Comune di Mareno che presentò la richiesta di costruire un altare nella Chiesa del Paese.
La domanda venne accolta, anzi il costo venne assunto dall'Imperatore, che così donò l'altare al paese. Venne eretto nel 1818 con due colonne in marmo nero-greco e chiamato “altare del Crocefisso” per la grande croce centrale. E' posto vicino all'attuale fonte battesimale.
______________________________________________________________
Il tempo: immagine mobile dell'eternità [Platone]
Pagina 36
Poiché la guerra comincia nell'animo degli uomini, ènell'animo degli uomini che bisogna costruire la pace.
[Statuto Unesco 1946]
Pagina 37
La ricerca è una funzione vitale e sacra,
la fonte di ogni vita superiore.
P. Teilhard de Chardin
La nostra cultura è ciò che noi siamo,
la nostra civiltà è ciò che noi usiamo.
R.M. Mc Iver
Pagina 38
PARTE
II
Per capire la storia non basta sapere
come stanno le cose, ma come sono
giunte a stare così.
F. Baas
Pagina 39
La pace produce ricchezza.
La ricchezza fa l'orgoglio.
L'orgoglio produce la guerra.
La guerra fa la povertà.
La povertà fa l'umiltà.
L'umiltà fa la pace.
Prigioniero di guerra austriaco 1915-18
citato da P. Jahier
Pagina 40
Cap. IV
PIAVE ULTIMA DIFESA
A Caporetto lo sfondamento delle linee di difesa orientali innesca uno
spaventoso disfacimento dell'Esercito Italiano.
La forza di penetrazione degli eserciti
tedesco e austroungarico è inarre-
stabile e porta all'accerchiamento di
intere divisioni e della totalità dell'
artiglieria, che non ha sparato un sol
colpo.
Dopo qualche giorno, quando i nemici
sono arrivati nelle nostre zone, il
comando italiano decide di creare la
nuova linea di difesa sul Piave. Benché
le forze italiane siano in fase di
disordinata ritirata, riescono ad
attestarsi lungo l'argine destro.
Il nemico, avanzato troppo veloce-
mente, non ha gli uomini né i mezzi
sufficienti per tentare di oltrepassare il
fiume; si accon-
tenta, per il mo-
mento, di posizio-
narsi sulla riva sini-
stra.
Inizia l'anno di inva-
sione delle nostre
terre, Mareno com-
preso, con tutti i danni, le angherie e le ruberie subite dalla nostra gente.
Pagina 41
E' il periodo più difficile di tutta la guerra,
che i nostri paesani vivono con angoscia e
rassegnazione.
Al di là del Piave il morale delle truppe
non è dei migliori, per cui Gabriele
d'Annunzio decide di scrivere l'orazione
“Alla guardia del Piave” allo scopo di
incitare i soldati a credere nella vittoria
finale. Ma non si può scrivere un'incitazione “maschia” a uomini rudi con un
nome femminile come la Piave. Qui scatta la variazione e la Piave diventa il
Piave al maschile. Adesso gli uomini possono prepararsi ad affrontare il
nemico e la vittoria.
“... Questo fiume, che è maschio
nella tradizione dei Veneti, maschio
nella venerazione di tutti gli italiani di
oggi: il Piave, questo fiume è la vena
profonda nel cuore della Patria. Se si
spezza il cuore s'arresta.”
Linea di attacco austriaca
Anche E.A. Mario (pseudonimo del maestro Giovanni Ermete Gaeta)
scrisse una canzone e la musicò chiamandola “La leggenda del Piave”
confermando definitivamente il
passaggio al maschile del fiume: Il
Piave. Nessuno si accorse allora di
una incongruenza e cioè che il 24
maggio 1915 le truppe italiane non
passarono il Piave, ma l'Isonzo. La
canzone ebbe così tanto successo tra le
truppe al fronte da veder accantonata
Caduti italiani a Caporetto ogni idea di modifica.
Si torna a credere nel Piave ed il Piave sembra ricambiare tanto amore
aiutando i nostri soldati durante l'offensiva del ”solstizio” tra il 15 maggio
ed il 30 giugno 1918. Infatti durante l'attacco austroungarico ci fu una piena
Pagina 42
che tagliò i rifornimenti alle truppe passate sul Montello permettendo una
controffensiva che ricacciò indietro il nemico. Arditi all'attacco
Si conosce da sempre che la piena del
Piave impiega 20/24 ore per arrivare a Nervesa –
Ponte Priula da quando iniziano le piogge in
montagna. Ma l'Alto Comando Italiano pianificò
l'offensiva autunnale con inizio proprio quando le
acque aumentavano di portata. Il 24 ottobre
quando iniziò la battaglia, le truppe dell'Ottava
Armata, che dovevano iniziare l'attraversamento
del fiume da Nervesa, riuscìrono a far passare
solo un migliaio di Arditi nella Piana di
Sernaglia, i quali vennero quasi tutti uccisi
perché armati solo di pugnale e bombe a mano.
Linee di difesa austriache 1918
Il passaggio fu possibile solo
un paio di giorni dopo sulle
Grave di Papadopoli e la
decima armata avanzò velo-
cemente mentre i nemici si
ritiravano in tutta fretta. La
guerra finiva qualche giorno
dopo. Il fiume Piave fu il
baluardo prima e la base di
partenza poi verso la vittoria, ma in
cambio dell'aiuto dato richiese ai due
eserciti migliaia di vittime, tanto da
arrossare le acque con il sangue
versato. Si meritò di essere denominato
“Fiume sacro alla Patria”. Sacralità
che venne confermata nel 1963 dopo i
morti della sciagura del Vajont.
Truppe inglesi sul Piave
Pagina 43
La Patria non è un territorio; la Patria èl'idea che sorge su quello. [G. Mazzini]
I CASI DELLA VITA
La vita dura, piena di difficoltà, senza possibilità di aiuti porta anche a dei casi curiosi, se non fossero dettati dalla drammaticità.
L'Italia nel 1915 entra in guerra e sulle nostre terre si riversano centinaia di migliaia di soldati provenienti da tutte le regioni. Mareno è un paese ai margini dei percorsi dei convogli militari da e verso il fronte.
La guerra come tale non si sente e non si vede, si percepisce perché gli uomini vengono richiamati alle armi, devono vestire la divisa e perché arrivano le notizie nefaste delle morti in combattimento.
Coloro che partono sono bocche da sfamare in meno, ma lo stesso la povertà e la disoc-cupazione sono impe-ranti con grande preoc-cupazione delle autorità locali e dei parroci a cui la gente si rivolge per aiuto.L'Alto Comando predi-spone, per possibili eve-nienze, delle linee di difesa con trincee, rico-veri sotterranei e opere fortificate. Per il lavoro assume personale civile e, quando si viene a sapere, i Parroci ed i
Sindaci scrivono sollecitando l'assunzione di quante più persone possibile.Nel primo periodo arrivano all'Alto Comando continue lettere insistenti
perché i lavori vengano ampliati e venga impiegata molta manodopera, ma col passare del tempo venendo molti uomini richiamati alle armi la situazione s'inverte. E' l'Alto Comando che ora sollecita insistentemente i Sindaci ad inviare manodopera offrendo la mezza paga anche ai ragazzi che non abbiano compiuto i 15 anni.
Una delle grandi opere di difesa costruite a quel tempo è la linea di trincee fortificate a protezione di Treviso e poi verso Padova. Si scava e si scava senza tener conto delle proprietà, delle stradine che portano ai campi da lavorare, dei fossi, dei canali d'acqua. Così facendo si provocano gravi danni al territorio e
Pagina 44
alla produzione agricola che cala sensibilmente e si creano attriti e risentimenti con la popolazione locale che non può andare nei campi a lavorare e per i fossi che si seccano.
Con i lavori di trinceramento si presentano anche altri problemi.
Di giorno si lavora per la posa di travi di sostegno del terreno e la messa in opera di tavole per i camminamenti ed i ricoveri, poi di notte c'è chi ruba le tavole ed i tronchi rovinando il lavoro diurno.
L'Esercito deve emettere un comunicato che avverte i guastatori sorpresi a rubare che saranno giudicati dalle Corti militari, che si tratta di sabotaggio in zona di guerra con conseguente fucilazione.
Dopo Caporetto, chi fu in grado di partire attraversò il Piave come profugo e venne inviato nelle regioni del Centro Sud.
I profughi veneti non furono sempre ben accolti nei posti dove erano mandati e, benché lo Stato contribuisse al loro mantenimento, spesso le amministrazioni locali, attraverso le quali arrivavano gli aiuti, non facevano avere loro il necessario.
Quando tornarono raccontarono di essere stati trattati da persone di seconda e terza serie e di aver vissuto un periodo difficile, forse più di coloro che erano rimasti. L'amaro in bocca restò per molto tempo e parecchi non dimenticarono mai.
LA TRINCEA
La trincea è stata la drammatica testimonianza della Prima Guerra Mondiale. La vita in trincea, con tutto il suo orrore e ribrezzo, è stata fedelmente descritta dalle testimonianze degli ufficiali che sono riportate di seguito:
"Trincea! Abominevole carnaio di putredine e di feci, che la terra si rifiuta di assorbire, che l'aria infuocata non riesce a dissolvere. Il tanfo di cadavere lo ingoiamo col caffè, col pane, col brodo"
e "Il fango impasta uomini e cose assieme. Nel camminamento basso i soldati devono rimanere accovacciati nel fango per non offrire bersaglio: i bordi ineguali del riparo radono appena le teste. Non ci si può muovere. Questa fossa in cui siamo è ingombra di corpi pigiati, di gambe ritratte, di fucili, di cassette di
Pagina 45
munizioni che s'affastellano, di immondizie dilaganti. Tutto è conflitto nel fango tenace come un vischio rosso". In questi luoghi il soldato italiano, dopo la tragedia di Caporetto, fermò prima e sconfisse poi l'esercito dell'impero austro-ungarico. La trincea creò le premesse per saldare definitivamente i primi abbozzi di solidarietà nazionale: mai come allora le genti italiane si trovarono a combattere e morire contro gli invasori con un solo sentire e per un unico ideale, la Patria. Ma come veniva realizzata una trincea? Il comandante di compagnia e i comandanti di plotone ne stabilivano il tracciato, le opere di fiancheggiamento e gli ostacoli, il profilo dei ripari, la distanza e il numero delle traverse e altre opere complementari. La trincea doveva adattarsi al terreno, seguendo un andamento irregolare. Le sporgenze lungo il percorso della trincea erano postazioni per le mitragliatrici o piccoli mortai.
La larghezza della trincea doveva permettere ai soldati in completo assetto di passare senza difficoltà e la sua profondità era di circa due metri. Ogni 20-30 metri veniva scavata nella parete una nicchia ove i soldati potevano scansarsi per non intralciare il trasporto dei feriti e a volte venivano realizzati dei bunker in cemento armato.
Per ripararsi dalla pioggia, dal vento e dalla neve, si adoperavano tavole rivestite di carta catramata, poi ricoperte di terra e sistemate in modo da poterle togliere con rapidità. Ad ogni tratto di 10 metri coperto, doveva seguirne uno di 20 metri scoperto. Il fondo delle trincee era coperto con tavole per evitare il formarsi di fango dovuto al passaggio dei soldati ed alle piogge. Inoltre per tenere asciutta la trincea, si provvedeva
allo sfogo dell'acqua con piccoli canali in lieve pendenza. La scarpata interna della trincea, che doveva essere molto ripida, era rivestita con tavole, graticci, reti metalliche e pali. A 30 metri dalla trincea venivano posti i reticolati ed i cavalli di Frisia per ostacolare un eventuale attacco nemico. Il lavoro di costruzione delle trincee veniva fatto alternando operai con la zappa a quelli col badile posizionati ad una distanza di circa un metro e mezzo l'uno dall'altro; a
seconda della situazione si lavorava sia di giorno che di notte.La trincea non conosceva ostacoli e distruggeva tutto quello che si trovava
lungo il suo percorso. In questo modo venne stravolto il territorio, deviando o interrando fossi, distruggendo campi e coltivazioni, abbattendo alberi.
Nel nostro territorio rimangono solo alcuni resti di trincee come quella presso la casa Doimo o quella al Borgo Malanotte.
Pagina 46
MEMORIE DELL'ALTRA PARTE
Riportiamo alcuni concetti, pensieri e avvenimenti lasciati scritti dal Gen. Otto Von Berndt, comandante della 29a Div. Fanteria Boema e poi sostituto comandante del 16° C.d.A. schierato a Mareno-Vazzola-Visnà e il Piave.
“… prendo il comando il 31 luglio 1918 della 29 divisione e subito dopo vengo nominato comandante facente funzioni del 16 C.d.A. il cui comandante è partito per Vienna ...”Il comando che è a Villa Varda (la divisione è ac-quartierata a Gaiarine) viene poi trasferito a Cimetta, men-tre il comando della brigata Landsturm è posto a Borgo Villa a Mareno ...
A Campagna (Campagnola) – Bocca di strada – S.Fior c'è la 51° divisione Honved. A sinistra verso Vazzola – Visnà c'è la divisione Schutzen. Il 121° Rgt. Fanteria è di riserva a Soffratta dove c'è un ponte e il gruppo palloni frenati con il centro comunicazioni.
Quando arrivo faccio un giro d'ispezione e constato che la linea di difesa sul Monticano, “La linea del Re”, lo è solo di nome e devo provvedere alla sua costituzione. La situazione generale non è sufficiente alle necessità. Il gruppo palloni frenati a Soffratta è composto da un solo pallone. Le truppe di riserva sono lontane dal fronte.
I soldati in genere sono preparati all'attacco, ma non per la difesa, che abbisogna di una preparazione diversa.
I viveri scarseggiano ed il ricambio di vestiario non è possibile. Inoltre i ponti sul Monticano sono insufficienti al transito di un intenso traffico militare.
Pagina 47
Pur avendo trattato la popo-lazione con accondiscendenza, la-sciandola nelle proprie case, gli abitanti sono inaffidabili perché favoriscono la trasmissione di noti-zie al nemico...
E' un lungo lavoro per pre-parare le difese, trovare i viveri e proteggersi da coloro che creano scompiglio nella truppa diffondendo idee disfattiste. Primi trinceramenti al Ponte della Priula
Faccio domanda al magazzino legnami di Fontanelle di materiale necessario alla costruzione di alcuni ponti e passerelle sul Monticano, ma la
risposta è negativa. Il legname deve essere utilizzato solo per la costruzione di ponti sul Piave durante la prossima offensiva.Quando il 24 ottobre inizia l'attacco del nemico ordino alle riserve di avanzare verso il fronte, ma il 68 Rgt. di fanteria si rifiuta di marciare e viene disarmato e inviato dietro le linee del Monticano...Resistenti dietro le linee austriache
Tra alterne vicende il fronte si sposta con i nemici che attaccano continuamente e raggiungono prima la linea di B.go Malanotte e poi quella di Campagna (Campagnola) – Calle di Mareno.
… La 29° Divisione si pone a Campagna verso Tron, ma quando il nemico arriva a Soffratta dò l'ordine a tutti i reparti di ritirarsi dietro il Monticano. Con
un ultimo attacco il nemico passa oltre “La linea del Re” provocando una breccia di un paio di kilometri ...”Sono giorni in cui a Mareno c'è grande traffico con migliaia di uomini e molti mezzi che attraversano il territorio, per ritirarsi gli austriaci e per avanzare i nostri, usando i soli due ponti di Ramera e Soffratta e qualche passerella poco adatta come quella presso Villa Balbi (oggi Paoletti).Battaglia d'arresto sul Piave
Dal punto di vista militare la testimonianza del Generale è quanto mai indicativa dello stato e delle posizioni delle truppe austroungariche sul nostro territorio, nonché dei movimenti di ritiro e difesa. Non fa cenno, però, alla vita
Pagina 48
impossibile imposta ai nostri paesani, che riferiscono di essere stati spogliati, armi alla mano, di tutto, ma proprio di tutto: viveri, vestiario, legname, mobili, ecc., lasciando loro l'alternativa se morire di fame subito o lentamente.Meno male che è durata un solo anno. Un anno maledetto!
Foto a sinistra: Le nostre truppe oltrepassano il PiaveFoto a destra: Pattuglia di Bersaglieri con mitragliatrice raffreddata ad acqua
Foto sotto: Monete di occupazione austriache
ALDILA' DEL PIAVEe i casi di barbarie – Gazzettino
1/11/1918Zona di guerra del 30 Ottobre
“Stamane alle ore 5 mi recai oltre il Piave. Confermo la desolazione dei luoghi rioccupati.Susegana è completamente di-strutta. Il castello dei conti Collalto è danneggiatissimo; la scuola italiana dei bombardieri è apparentemente intatta, ma dentro
Pagina 49
i baraccamenti sono semi distrutti.Conegliano ha subito gravi danni prodotti nel passato inverno dalle truppe germaniche.Ieri mentre ferveva il combattimento per le vie di Conegliano e mentre i battaglioni d'assalto ag-giravano e annientavano i mitraglieri austriaci che resistevano sopra la piaz-za, la comparsa improv-visa del tricolore sopra la fontana nel Nettuno decideva gli Austriaci alla ritirata.
La popolazione che è festante per l'arrivo degli Italiani è in condizioni tristissime, affamata, misera.Oggi a Soffratta di Mareno di Piave nostre piccole pattuglie hanno trovato un unico borghese, che vi era restato e che immediatamente volle partire e passare sulla sponda destra del Piave. Egli è Sante Roma negoziante di coloniali, sali e tabacchi.Incurante del cannoneggiamento e della
battaglia volle assolutamente passare il Piave alla sponda destra.Si segnalano casi di barbarie degli austriaci. Sopra l'argine sinistro del
Piave si trovò il cadavere di un ardito straziato. Seguiranno altri particolari.(E.M. Zaroni)
1918 – MORTE A TRON
Il bambino si chiama Tonino, ha 10 anni e abita in centro a Mareno. Non sa che la guerra sta finendo, che gli austroungarici si stanno ritirando, che gli inglesi e gli italiani stanno avanzando.
La mattina del 29 ottobre 1918, insieme alla sorella di qualche anno più anziana, partono a piedi per andare a S. Maria a trovare il cugino Beniamino dall'Armellina. Lungo il percorso incontra soldati che vanno non sa dove, altri che passano in senso inverso; sente anche spari provenienti da non molto lontano. Nel pomeriggio, dopo aver giocato e corso con Beniamino, ripartono per rientrare a casa, decidendo di cambiare strada.
Pagina 50
Fanno delle viuzze secondarie e sbucano sulla via distrettuale vicino a Villa Donà delle Rose e pensano di procedere verso Tron, asilo Pio X° e fino a casa. A differenza della mattina trovano che tutto è calmo, non sentono spari e non ci sono soldati. Perciò è con grande sorpresa che si trovano davanti ad un fatto irreale, pauroso per dei bambini.
All'altezza della Villa nel fossato che costeggia il muro di cinta vedono una lun-ga fila di soldati austriaci morti, messi in fila come stessero riposando.
La sorpresa, la paura e l'emozione fa-ranno sì che non se ne dimenticherà mai per tutta vita. Quando, più avanti negli anni, verrà chiamato al servizio militare partirà e farà il proprio dovere, ma avrà sempre un rifiuto innato per la guerra e le sue conseguenze.
UN CASO DRAMMATICO DEL 1918
A Ramera, nell'attuale via Balbi che corre alla base dell'argine sinistro del Monticano c'è una abitazione (tutt'ora esistente) in cui nel lontano 1918 abitava la famiglia Sanson.Uno dei figli di nome Francesco, ma conosciuto e chiamato Piero, aveva sposato Natalina Giuseppina De Pasqualin di Refrontolo e aveva avuto 6 figli: cinque maschi e una femmina.Scoppiata la 1° Guerra Mondiale nel 1915
Francesco-Piero ed il figlio più anziano erano stati richiamati alle armi e nel 1918 si trovavano con le truppe nella zona del Piave.
Con l'armistizio, entrato in vigore il 4 novembre alle ore 15, la guerra era terminata. In ogni caso le truppe combattenti erano già lontane in Friuli e in Venezia Giulia, anche se sul territorio si aggiravano sbandati, disertori e finti partigiani. La vita sembrava sorridere dopo tutte le difficoltà e le angherie vissute e subìte durante l'invasione e la gente festeggiava benché con l'ansia e la
Pagina 51
speranza di aver notizie e veder tornare a casa salvi i propri cari.Quel giorno, l'8 Novembre, Giuseppina
Natalina era in cucina a casa. La stanza era posta sul retro dell'abitazione, rivolta verso nord, dove oltre la stradina c'era un piccolo vigneto ed un prato con una mucca al pascolo.
A pensarci è strano che dopo tutte le rapine austriache ci fosse ancora una mucca al pascolo. Ma, come ha lasciato scritto Don Amerigo Garbuio parroco di S.Michele di Piave e alloggiato profugo presso la canonica di Vazzola “... si lasciò in tutte le famiglie soltanto una vacca, con l'onere tassativo, di fornire il latte ogni mattina ai sigg. ufficiali germanici...”. Questa disposizione però era stata in seguito superata da nuove regole essendo venuta meno la disponibilità di carne per le truppe.
In ogni caso la mucca c'era e pascolava poco distante dalla casa.Natalina Giuseppina era seduta in cucina vicino alla finestra e stava
coccolando il figlio di 5 anni che teneva in braccio e magari stava sognando il ritorno dei suoi famigliari sani a salvi.
Persa nel gioco e nei suoi sogni non si accorse di morire e le sue speranze e i suoi desideri forse continuarono nella sua mente anche nella nuova dimensione.
Era successo che qualcuno dalla zona dei S. Fritz aveva sparato un colpo di fucile. Il proiettile aveva colpito di striscio la mucca e deviando la traiettoria era entrato attraverso il telaio della finestra e colpito Natalina alla tempia uccidendola all'istante. Giovanni
Il figlio Giovanni non più trattenuto cadeva pesantemente a terra riportando una ferita alla fronte la cui cicatrice si vedrà per sempre.
Il marito ed il figlio maggiore, raggiunti dalla notizia, poterono rientrare solo a funerali celebrati. Non restò loro che piangere sulla sua tomba. Ironia della sorte: i guerrieri tornano dalla guerra salvi e a casa trovano morta la persona cara che era rimasta ad attenderli.
Non si è mai saputo chi ha sparato né perché.
La vita? Coloro che vengono non sanno nulla della venuta, coloro che se
ne vanno non sanno nulla della loro partenza. E allora cos'è? [Lieh-Tze]
Pagina 52
Cap. V
IL GRANDE FIUME CAMBIA
La guerra finisce e restano i danni da riparare. Anche gli argini del
Piave devono essere rifatti o riaggiustati. Inizialmente si impiegano i
prigionieri di guerra, poi anche le truppe alpine.
La vita sul fiume, tornato tranquillo,
riprende con il solito traffico di barche,
con i traghetti, con la rivitalizzazione dei
porti di approdo per le persone e per le
merci. Dura poco però la ritrovata lenta
vita fluviale. Nuove esigenze sul
territorio sfruttano in modo esasperato
ciò che il Piave può dare: l'acqua.
Si iniziano a costruire dighe e centrali
elettriche; alla fine se ne conteranno
più di cento che utilizzano gran parte
dell'acqua e poi l'agricoltura che con le
nuove canalizzazioni, ben 37, si beve il
resto. La vita delle persone scorre nella
quotidianità. Anche i fatti di cronaca, i
furti, gli incidenti e quant'altro, si
susseguono continuamente ben riportati
nella sezione cronaca dei giornali. Più
avanti presentiamo alcuni esempi.
E' anche il periodo in cui si scava per recuperare le salme dei caduti
che ancora vi si trovano sepolti e si lavora per bonificare il greto dal
materiale bellico abbandonato. E' un lavoro pietoso che rinnova
continuamente il sentimento di rispetto e di sacralità dei luoghi, anche se
molti se ne dimenticheranno.
Pagina 53
Negli anni 1943/1945 vi si nascosero i “partigiani” quelli veri e quelli
dell'ultimo minuto e purtroppo qualcuno dimenticò che i luoghi meritavano
rispetto. Non è stato un bel periodo. Troppi aguzzini e morti inutili.
Troppo sangue versato in nome di una appartenenza sociale e politica.
Il “fiume sacro alla Patria” è stato vilipeso e dissacrato ed i fatti sono
rimasti indissolubilmente impressi nella memoria delle persone.
Dissacrazione che continua anche ai
giorni nostri con comportamenti poco
consoni messi in atto da individui e da
gruppi con nessuna sensibilità. Il letto
del fiume deve essere rispettato in
memoria di tutti i caduti per la giusta
causa, alcuni dei quali probabilmente vi
sono ancora sepolti.
Dopo il prelievo di tutta la sua acqua il Piave si può considerare morto
come fiume, che vive solo nella mente delle genti rivierasche.
E' certamente un fiume generoso
che favorisce la produzione di diversi
prodotti agricoli e ci dà elettricità in
abbondanza, In effetti fa di tutto e bene
tranne che fare il fiume. Non scorre,
non si gonfia, esonda raramente, è stato
addomesticato e imbrigliato e non
mormora più. Porto sul Piave
Ma è proprio vero?
Non è che il Piave così storpiato, quasi
cancellato, ci riservi per il futuro, magari
prossimo, delle sorprese? Non è che
amareggiato vorrà farci vedere che è ancora
attivo e può far danni come nel 1966?
Museo ritrovamenti del Porto di Lovadina
Ne è convinto il presidente del Comitato Imprenditori Veneti “Piave
2000” Diotisalvi Perin, che durante una conferenza-dibattito tenutasi a
Pagina 54
Susegana il 14 maggio 2010 l'ha spiegato, supportato da valenti tecnici e
specialisti e immagini filmate.
Lo stato d'incuria del greto del fiume “...intasato da una fitta
boscaglia e da importanti depositi alluvionali che ne diminuiscono
sensibilmente la portata d'acqua potrebbe innescare un grande disastro se
si verificasse una piena tipo 1966”. Ancora fluviale
Man mano che diminuisce la capacità di
portata tanto più aumenta “il rischio di
un'ineluttabile disastro per i comuni rivieraschi”.
Quando il 4/11/66 le acque
scavalcarono la diga e
allagarono la piazza di
Nervesa, le Autorità decisero di minare l'argine
sinistro tra Colfosco e Ponte Priula per salvare
Treviso da una alluvione. Per fortuna la portata
diminuì e l'argine
venne sminato.
Qualche anno fa
venne presentato ai
Comuni della zona
tra Ponte Priula e Cimadolmo, un piano per
la realizzazione di grandi “casse di
espansione” da costruirsi sopra il livello del
terreno con argini alti 10/12 metri. Si può
solo immaginare cosa succederebbe al
nostro territorio se un argine per qualsiasi
motivo cedesse (vedi quanto successo in
Ungheria ai giorni nostri). Per fortuna da un
po' di tempo non se ne parla più. Il Piave è il
nostro fiume e ci auguriamo e speriamo che
la disattenzione con la quale lo trattiamo
non ci venga rinfacciata un giorno né se ne
paghino le conseguenze.
Pagina 55
Riportiamo alcuni fatti letti su “L'Azione” e su “Il Gazzettino” degli anni '20 e '30 per far conoscere uno spaccato di cronaca locale di quei tempi.
Anche allora, come ai nostri giorni, succedeva di tutto.
NOTIZIE DA “L'AZIONE”
Anno 1914Vengono eseguiti i lavori sull'argine del fiume Monticano a San Michele di Ramera.L'impresa è la ditta Bettini di Padova che occupa 300 operai di Mareno e dei comuni limitrofi.I lavori sono stati caldeggiati e sostenuti dal sindaco cav. Mantese e hanno dato pane a molti indigenti.
Anno 1920- Durante la festa di tutti i Santi viene inaugurato il Monumento ai Caduti di Mareno di Piave su disegno del prof. arch. Luigi Candiani di Vazzola e realizzato dallo scultore Giuseppe Zanette di Vittorio Veneto.- I ladri entrano nella canonica di Ramera dove asportano oggetti per un valore di poco superiore alle 3000 lire.- In occasione della visita pastorale del Vescovo, vennero consacrate le nuove campane della chiesa di Mareno, fuse dalla rinomata ditta De Poli di Vittorio.
Anno 1921- Domenica 6 marzo vi fu l'adunata di tutte le socie del Circolo Femminile e si tenne per l'occasione una conferenza sulla stampa buona.- Nella parrocchia di Ramera si raccoglie tra le famiglie il denaro per la costruzione del Monumento ai caduti. Il Comitato venne presieduto dal mutilato e valoroso Capitano Olindo Celotti. In pochi giorni si raccolgono 17.000 lire ed il lavoro venne affidato al valente artista Vittorio Celotti di Conegliano.- Il giorno sacro a Maria Assunta in cielo, vennero inaugurate le campane della chiesa di Ramera, lavoro eseguito dalla premiata fonderia De Poli.- A Soffratta il 30 ottobre è stato inaugurato il grandioso Monumento ai Caduti opera geniale dell'arch. Candiani. Presenziano il Vescovo, il Sindaco di Mareno di Piave Avv. Polacco, l'architetto Candiani, il parroco Don A. Sartori e molti altri.
Anno 1922- Venne compiuto un furto nella chiesa di Ramera. Si asportarono parecchi oggetti sacri e si scassinò una cassetta con l'offerta dei fedeli. In sacrestia vennero rubate posate, biancheria, masserie e un orologio a pendolo.- Lutto profondo a Mareno di Piave per la scomparsa di suor Concetta, al secolo Angela Miazzo, Superiora dell'Asilo.
Pagina 56
NOTIZIE DA “IL GAZZETTINO”
Contro il padre spara 4 colpi di rivoltella (1926)Verso le quattro del pomeriggio di ieri a mezzo dell'auto del Sig. Peccolo veniva
trasportato al nostro Ospedale certo Marion Pietro, di anni 60, il quale presentava parecchie ferite da arma da fuoco. Venuti a conoscenza del fatto ci siamo recati all'ospedale e dal Marion stesso abbiamo ricevuto il seguente racconto: “Me ne venivo da Conegliano dove ero stato al mercato quando giunto nei pressi della tenuta Wiel in località Campagnola di Mareno di Piave sentii dire di una sciagura successa al Ponte della Crevada. Mi voltai per ritornare sui miei passi e mi vidi di fronte mio figlio Paolo di anni 24, che senza dubbio doveva seguirmi. Paratomi dinanzi mi disse che aveva bisogno di parlarmi. Cosa vustu, gli chiesi; al che mi sentii rispondere: Voio schei. Gli feci notare che non aveva nessun diritto di chiedermi denaro, che egli aveva già avuta la sua parte. Mio figlio senza profferir parola estrasse di tasca una rivoltella e mi sparò contro 4 colpi. (due pallottole hanno colpito di striscio la spalla ed un fianco, le altre due sono penetrate nella regione auricolare e nel collo senza che si riscontri fuoruscita dei proiettili). Appena compiuto il delittuoso atto il Paolo Marion si presentava alle carceri giudiziarie dicendo al capoguardia: vegno dentro, go copà me pare.
Un nuovo fabbricato ed un nuovo ponte (1929)Dopo lunghe ad attive pratiche con il Ministero competente, svolte per opera solerte del nostro Podestà, vennero iniziati i lavori di un fabbricato scolastico alla località Sega, affidati all'impresario sig. Giovanni Giacinto Granzotto di S.Lucia di Piave, nonché del ponte sul Monticano in Soffratta (ponte
Zanardo) sotto l'impresa dell'Ing. Aldo Albini di Venezia. Venne così occupata la maggior parte degli operai disoccupati del Comune.
Auto contro una carretta (1929)Nel tragitto dal nostro paese verso Tezze nella curva Camatta, il Sig. Aldino
Serafini urtava con la propria auto la carretta dei F.lli Zanella di Vazzola. La carretta finì nel fosso laterale riportando vari danni mentre le persone rimasero completamente incolumi. L'auto ebbe diverse avarie e la moglie del Sig. Serafini, che era a bordo, riportò leggere abrasioni al viso.
Due arresti (1929)L'Arma procedeva l'altro ieri all'arresto di Olinto Zambenetti traducendolo a
Conegliano per scontare la pena relativa ad un vecchio furto di frutta pel quale non aveva ancora saldato il conto con la giustizia. Poi arrestava anche Umberto Garlant perché inadempiente all'ammenda inflittagli per contravvenzione ai regolamenti di pulizia stradale.
Pagina 57
Si ribalta colla moto (1929)Il commerciante Antonio Pillon di anni 28 di Mareno di Piave se ne veniva in
motocicletta da S.Vendemiano quando giunto nei pressi di Fossamerlo si vide attraversare la strada da un uomo. Il Pillon per evitare di investirlo si ribaltava riportando nella caduta ferite varie alla regione orbitale destra. A mezzo di un'auto venne trasportato all'Ospedale dove riceveva pronte cure dal Dr. Fabbris che lo giudicò guaribile in una settimana.
Era senza porto d'armi (1929)Mentre il maresciallo Valentini con il milite Cestaro erano in servizio verso la
località Campagna la loro attenzione venne attratta dallo sparo di alcune fucilate in un campo vicino. Corsi sul posto scorsero un cacciatore che alla loro vista tentava di darsi alla fuga. Fu preso, fermato e identificato per il contadino Marcon Giuseppe fu Luigi al quale venne sequestrata l'arma ed inoltrata la denuncia al Pretore perché sprovvisto di porto d'armi.
Il contadino vigile (1929)Un colpo mal riuscito può dirsi quello tentato da Agostino Da Re fu Cesare di
Cappella Maggiore che cautamente si era avvicinato all'abitazione del contadino Lovisotto di Ramera per appropriarsi di una bella tacchina. Il Lovisotto per un po' lasciò fare ma quando vide l'altro tentare di svignarsela con la preda, lo rincorse e lo raggiunse per consegnarlo alla Benemerita di Conegliano.
Morsicata da un cane (1929)Purtroppo persiste la cattiva abitudine di lasciare vagare i cani senza museruola
ed anche l'altro giorno veniva morsicata Vaccari Vittoria in Cettolin. Del fatto se ne è subito occupato la Benemerita che ha elevato contavvenzione a carico del proprietario del cane il Sig. Alessandro Dotta
Arresti per multe (1930)In seguito a mandato dell'Autorità giudiziaria la Benemerita traduceva a
Conegliano Giobatta Maccari di Luigi, Marina Gandin fu Angelo e Giustina Cenedese fu Giobatta inadempienti al pagamento delle multe di L.1600, 416, 416 rispettivamente, applicate agli stessi per inosservanza alla legge sulla fabbricazione degli spiriti (grappa) ed ora tramutate nella corrispondente detenzione.
Solidarietà sociale: per quanto riguarda la caritàse è giusto che, caduto, un uomo debba trovare una mano
amica che lo sorregga, è altrettanto giusto che nessunuomo debba essere portato in braccio eternamente.
[Th. Roosevelt]
Pagina 58
UN IMPRENDITORE ANOMALO
Siamo nel giugno del 1934. E' il periodo in cui si sistemano i monumenti ai caduti in guerra e si costruiscono “i Parchi della Rimembranza”. Anche a Mareno si decide di costruirne uno. Le idee sono tante, alcune grandiose, ma la disponibilità finanziaria limitata, per cui bisogna trovare delle soluzioni compatibili. Si pensa di costruire il Parco nello spiazzo vicino alla chiesa, così si può sistemare anche il terreno pieno di buche ed erbacce e creare una piazza che Mareno non ha mai avuto.
Fatto e approvato il progetto dell'Ing. Emilio Ziliotto viene emanato il bando per l'assegnazione dei lavori. Il Podestà aprendo le buste delle offerte le considera troppo onerose. Perciò s'inventa una soluzione alternativa.In paese ci sono molti braccianti poveri che non riescono a mettere insieme un pasto giornaliero decente e per dimenticare bevono e sprecano
anche quel poco che guadagnano mettendo le famiglie in gravissime difficoltà.Il Podestà chiama un suo conoscente, aiutante muratore, Maccari Paolo
detto “Calca”e gli propone di formare una forza lavoro con i disoccupati del paese. A capo della squadra mette un muratore capace incaricato dal Comune e assicura loro una paga minima, due pasti al giorno e buoni per la spesa per le famiglie, così ci sarà da mangiare anche per le mogli e i figli.
La squadra di lavoratori si chiamerà “Impresa Calca” ed il lavoro verrà portato a termine con una spesa inferiore alle offerte pervenute in municipio. Ma soprattutto con i soldi pubblici (parecchi anche di privati compresi quelli dell'ex Podestà) si aiuta la gente povera dando lavoro e cibo. Dopo la II° Guerra Mondiale “Calca” Maccari si perde nell'alcool e farà il barbone girovago chiedendo l'elemosina. A casa del Podestà, memore della vecchia amicizia, si fa vedere qualche volta sempre accolto con un pasto caldo e con rispetto. “Calca” accetta il cibo, ma chiede di fare qualche lavoretto in cambio. Per questo in un angolo del cortile ci sono sempre dei pezzi di legno che lui taglia pronti per la cucina economica.
Ognuno sapeva che era un gioco, ma era salva la dignità.Un giorno, verso la fine degli anni 50, “Calca” si addormentò sui binari
del treno a Conegliano; fortuna vuole che il treno si fermasse in tempo procurandogli solo un taglio sul naso.
Dal caso nacque la diceria che “Calca” aveva fermato il treno con il naso.Non se ne rese mai conto. Morì in solitudine il 4 agosto 1962.
Pagina 59
La fame: è una cosa umiliante, orribile,è una necessità vergognosa lottare per vivere.
Soltanto per vivere. [Curzio Malaparte]
Pagina 60
Cap. VI
DALLA PAURA ALLA SPERANZA
La guerra finisce ufficialmente con il mese di Aprile 1945; Mareno, che è
liberata dalla Brigata Piave, conta quattro caduti partigiani: i due f.lli Conti
Agosti Giuseppe “Claudio” e Luigi “Tiberio” caduti
a Refrontolo il 4/10/1944, Marco Stival “Mario”
caduto a Gorgo il 19/4/1945 e Barro Attilio “Ardito”
caduto a Monfalcone il 12/4/1944. Ufficiosamente
però continua perché ci sono troppi rancori,
vendette, conti in sospeso da regolare e gli
ammazzamenti continuano ancora per un po' di
tempo. Inoltre è difficile calmare gli animi e molti
approfittano della situazione d'impunità per rubare,
rapinare, uccidere. Tessere annonarie
Anche il C.L.N. (Comitato Liberazione
Nazionale) emana un ordine del giorno “preoccupato dell'aumento del
banditismo fa voti perché non solo sia aumentata la sorveglianza della
Forza Pubblica, ma perché i colpevoli catturati siano sollecitamente ed
esplicitamente puniti”. In una relazione si legge: “Carabinieri, Polizia e
Guardia di Finanza svolsero con
graduale efficacia continue azioni
per trovare armi. Non vennero sco-
vati nascosti cannoni e carri armati
come accadde in alcuni fienili dell'
Emilia e Romagna, ma anche nella
nostra provincia vennero rastrellati:
mitragliatrici, mortai, armi anti-
carro, fucili, pistole, bombe e grandi
quantità di esplosivi”. Battitura del grano
Pagina 61
La fame regna sovrana soprattutto nelle città, meno nelle campagne.
Per fortuna arrivano derrate alimentari dall'Argentina e dagli U.S.A.
Mareno, paese di campagna, vive una situazione abbastanza
tranquilla. Nelle scuole si distribuiscono gratuitamente la cioccolata ed il
latte in polvere donati dagli U.S.A., mentre a casa si cerca di far produrre
ogni fazzoletto di terra per incrementare la
disponibilità di cibo.
Le viti coltivate col sistema “alla bellussera”
(sistema messo a punto dai Bellussi di Tezze molti
anni prima) producono quantità, anche se di
scarsa qualità. Inoltre sono sostenute dai “morer”
(gelsi) le cui foglie vengono usate per allevare i
“cavalieri” (bachi da seta), che sono un'altra fonte
di reddito. Tra i filari si semina di tutto: grano,
granoturco, patate, fagioli, orzo, avena e tante
zucche da mangiare e da dare ai maiali.
Trebbiatura Si fa anche un po' di rotazione delle colture, ma la
coltivazione è sempre troppo intensiva ed i terreni si impoveriscono. Dato che
non ci sono ancora i concimi chimici si usa esclusivamente il letame, che non
sempre è sufficiente perché le stalle sono ancora abbastanza vuote.
Nell'insieme però a Mareno non va
troppo male. Le autorità nazionali e lo-
cali, che devono pensare a dar da man-
giare a tutti, per disporre di derrate suf-
ficienti creano degli ammassi obbligatori
dove i produttori agricoli devono far
confluire i beni prodotti che vengono
pagati a prezzo calmierato.
E qui s'innesta una vera e propria guerra tra i produttori che
nascondono i prodotti e le autorità che li cercano e li sequestrano. La stessa
cosa avviene per i distillatori abusivi (quasi tutti in campagna) e i “dazieri”
che, seguendo gli odori pungenti emessi dalla grappa, trovano facilmente i
nascondigli e i depositi.
Pagina 62
Anche il Prefetto invia una circolare ai Sindaci: “ … Siano controllati
i ristoranti, pasticcerie e bar, i negozi alimentari, centri nevralgici della
borsa nera; si proceda a visita improvvisa alle stalle e ai granai, per
verificare l'esattezza delle denunce e si chieda l'ausilio della forza pubblica
ogni volta sia necessario ...”
Per dar la possibilità a tutti di sopravvivere, vengono emesse le tessere
annonarie, cioè tessere composte da tagliandi staccabili in cui c'è scritta la
quantità e il tipo di merce acquistabile in un determinato periodo.
Viene anche indirizzato un appello
dal CLN provinciale: “Agricoltori,
dai dati in nostro possesso risulta
che solo pochissimi fra di voi
hanno provveduto a portare il
frumento ai granai del popolo e
che molti non hanno ancora
denunciato il raccolto effettuato. Non possiamo pensare che dopo la
liberazione voi vogliate sabotare il regime democratico liberamente voluto
dal popolo. Voi sapete bene che noi abbiamo precise notizie sulla quantità
di grano prodotta e su quella che deve affluire ai granai del popolo ...”
Inoltre manca il denaro
contante per i pagamenti. Gli alleati
emettono allora una moneta
provvisoria chiamata AM-Lire,
mentre alcune banche emettono dei
piccoli assegni circolari da utilizzare
come moneta spicciola. Questo
sistema verrà utilizzato anche negli
anni 70 quando verrà meno, per
qualche anno, la disponibilità delle
monete metalliche.
E' emessa anche una sottoscrizione di Buoni del Tesoro quinquennali al
5%. Alla chiusura dei termini risultano sottoscritti nella provincia di Treviso
più di settecento milioni di lire.
Pagina 63
Giorgio Cedolin, che fu in seguito Direttore Generale di Cassamarca,
contribuisce all'opera di propaganda con diversi sonetti, tra cui questo:
I DOVERI DE ANCUO
Tornar a costruir su le rovine,semenar par i campi el novo gran, Butar mitra e pistole nei canali,verzar da novo fabriche e oficine, par no rifar monae che s'ha za fatoserar in cheba qualche fiol d'un can! e n'à portà tanti dolori e mali!
Molarghe con le ciacole cretinein un sforzo comun darse la man Ofrir a tuti libertà e lavoromostrar al mondo che, fra tante spine, a giutar le finanze de lo Statorifiorisse l'Italia de doman! sotoscrivendo ai “Boni del Tesoro”!
E' anche il periodo in cui gli uomini tornati dalla guerra trovano i
posti di lavoro occupati dalle donne. Iniziano le proteste e le contestazioni
davanti agli uffici pubblici perché le donne vengano licenziate e diano il
lavoro agli uomini. Ma l'U.D.I. (Unione
Donne Italiane), che aveva appena
ottenuto che le donne potessero votare
per la prima volta nella storia, si
oppone energicamente dichiarando che
la parità tra uomo e donna era stata
conquistata e guai a chi la modificava o
tentava di farlo. Sfilata della Brigata Piave
Lentamente si riparte, ci sono difficoltà, c'è da ricostruire un tessuto
sociale, da distribuire in modo più equo la ricchezza. Ma lentamente si
riparte. Con la fine della guerra e l'occupazione alleata arrivano anche da
noi nuove idee sulla vita, si scopre che ci sono mondi e modi di vivere diversi
e soprattutto ci sono tante novità e possibilità da cogliere, basta avere
coraggio ed iniziativa. I nostri giovani si svegliano dal torpore di una
tradizione immobile con coraggio e molta iniziativa entrano nel nuovo mondo
con una creatività mai supposta in precedenza. Sono bravi, volonterosi e con
una frenesia del fare che porterà in pochi anni cambiamenti radicali e
ricchezza per tutti.
Pagina 64
BOMBE A MARENO
La notte del 28 febbraio del 1944 all'improvviso si sentono scoppi di bombe che cadono lungo la strada Conegliano-Vazzola.
Svegliate di soprassalto, ma già attente per la paura delle conseguenze, le persone si affacciano alle finestre delle case per vedere cosa succede, pregando in cuor loro per la salvezza.
Il frastuono dura poco, poi tutto tace. Il resto della notte è passato in chiacchiere e ad auto convincersi della fortuna avuta, cercando di indovinare cosa mai sarà successo di grave e a chi.La domanda principale che ognuno si pone è: perché? Che c'era da bombardare su questa strada dove non passa mai nessuno
straniero? Non avendo risposte esaurienti, si accetta l'idea che qualcuno avesse segnalato il passaggio di una colonna di tedeschi. Ma non era vero.
Chi ha rischiato la vita di molti con una notizia fasulla? Non si è mai saputo.Il giorno dopo gli adulti si af-fannano a cercare risposte da adulti, mentre i bambini si riu-niscono e partono in esplorazione delle buche provocate dalle bombe cadute nei campi a lato della strada tra il Centro e Vazzola.Viene spontaneo ai ragazzini il gioco della guerra saltando da una buca all'altra e nella ricerca delle
schegge metalliche. All'ora di pranzo sono tutti a casa contenti di aver vissuto un'avventura.
A Campagnola invece cadono 9 bombe in mezzo ad un gruppo di case provocando danni a parecchie abitazioni, ma non vittime. Una addirittura, ritenuta scoppiata, esplode più tardi, mentre un'altra cade nella stalla della Famiglia Padoan Giuseppe tra le 18 mucche, per fortuna senza esplodere salvando così la vita delle 22 persone presenti e degli animali. A ricordo dello scampato pericolo il giorno 28 gennaio di ogni anno ci si trova e si prega presso il rinnovato capitello posto al centro del borgo.
Pagina 65
… E A TREVISO
E' il Venerdì Santo del 1944. Sono le tre del pomeriggio e gli adulti riposano mentre i bambini, che non volevano andare a letto neanche a forzarli, stanno giocando senza far rumore per non essere sgridati. All'improvviso vengono scossi da un forte e continuo rumore e dal tintinnio dei vetri delle finestre. Spaventati corrono a svegliare gli adulti superando la paura di prendere magari qualche ceffone. Invece vedono facce preoccupate e allarmate e sentono parlare di aerei, di bombardamenti, di pericolo. Quando il rumore finisce e cala un silenzio irreale, tutti escono ad incontrare le persone del vicinato, a parlare, a chiedersi dove può essere avvenuto e con quali conseguenze. Sono ore di grande tensione in attesa dell'arrivo di notizie certe e cioè che il bombardamento, un grande e disastroso bombardamento aveva colpito Treviso.
Un rifugio antiaereo colpito Si saprà poi che la città era stata distrutta e c'erano circa dove sono morte 80 persone 2000 morti.
Tutto è avvenuto perché l'aviazione americana voleva distruggere il deposito merci della stazione ferroviaria ma ha colpito il centro della città.
NOMINATIVI PER RAPPRESAGLIE
E' stata trovata la copia di un documento rintracciato presso gli uffici dell'ex Comando tedesco a Treviso (l'originale si trova a Padova presso l'Istituto Veneto per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia). L'elenco comprende una serie di nominativi di diversi comuni da prelevare quali ostaggi per ritorsione agli attacchi partigiani.
Non porta la data, ma è presumibile sia dell'agosto 1944, considerato che è citata una persona impiccata il 12 settembre.
Nella lunga lista dei paesi e delle persone c'è anche il Comune di Mareno di Piave e due nominativi: 1° Don Venier Lopatto, 2° Dr. Signori (il nostro medico condotto).
L'elenco presenta parecchi errori per cui si pensa che l'iscrizione di don Venier Lopatto, che a Mareno non è mai stato e non è conosciuto, sia un errore o dell'informatore o di chi ha materialmente scritto il nome.
Pagina 66
TEDESCO A PRANZO
Siamo ai primi di Aprile del 1945.I tedeschi si stanno ritirando in gruppi compatti, in colonne armate, ma ci sono
anche singoli che cercano di unirsi ai camerati delle unità più numerose.La casa di Angela è chiusa per paura degli sbandati armati e dei malandrini che
approfittano del momento per rubare e rapinare. Dentro ci sono solo le donne che si impauriscono tremendamente quando si presenta davanti alla porta un soldato tedesco pesantemente armato.
Costrette ad aprire la porta restano in attesa silenziose, quando il tedesco ordina da mangiare, pretendendo una tavola apparecchiata con tovaglia e tutto il resto.
La tavola viene preparata e servito quel po' di cibo che c'era. Il tedesco, appoggiata la mitragliatrice sul tavolo, inizia a mangiare. Una delle donne gli versa un bicchiere di vino rosso e una goccia cade sulla tovaglia. Il tedesco si fa buio in faccia e smette di mangiare come colpito da una folgorazione e avvicina la mano alla fondina della pistola. La donna più anziana, la signora Giuseppina, interviene per smorzare la tensione che si era improvvisamente creata, dicendo “evviva, è segno di buona fortuna”.
Al che il tedesco s'incupisce ancor di più e arrabbiato risponde: ”Nein, nein evviva. Nein fortuna, cambiare subito tovaglia!”
Cambiata la tovaglia e finito di mangiare il tedesco in silenzio si alza, prende le sue armi e se ne va tra il sollievo delle donne, che solo allora percepiscono appieno di essere state vicino alla morte per una macchia di vino rosso sulla tovaglia. Che brutti tempi!
MORTE SUL CARRETTO
Una sera di luglio 1944 all'imbrunire un gruppo di bambini si sta attardando a giocare nella “baorchetta” in via Molino quando all'improvviso, come in un film dell'orrore, dall'oscurità della stradina che arriva da Soffratta spunta un carretto trainato da una persona con la schiena curva. Avanza lentamente, con fatica e si avvicina sempre più. La vista di questa figura è tanto surreale da impressionare i bambini che si portano vicino al muro, dove c'è un affresco della Madonna, cercando istintivamente un po' di sicurezza.
Quando il carretto passa i bambini vedono che sopra è distesa una persona morta ed un brivido corre lungo le loro schiene. Sguardi impauriti e poi, passato il carretto, via di corsa ognuno a casa propria a raccontare.
Hanno saputo poi che si trattava di Piacentin Guerrino, morto per esalazioni di gas in un pozzo in costruzione dov'era sceso per salvare un amico.
Nel 1948 gli sarà concessa la Medaglia d'Argento al Valor Civile.Per i bambini era passata la morte. Che paura!
Pagina 67
DRAMMATICO IMPREVISTO
13 gennaio 1946. In un campo adiacente via Roma vicino alla casa della famiglia Buffo, quattro o cinque persone stavano sudando molto nel compiere un lavoro duro e snervante. Dopo aver tagliato un grande albero, si stavano cimentando nel togliere il ceppo (la zhocca). Pala e “sapon” (piccone) e tanta fatica.Durante il lavoro passa e si ferma un giovanotto conosciuto e considerato un ex partigiano di nome Scudeller Desiderato di Giovanni
e Speranza Rosa di anni 22, ma chiamato Pilato, che prospetta di completare il lavoro con facilità usando dell'esplosivo. Pensando a tutto il lavoro faticoso risparmiato l'idea viene accolta favorevolmente. Preparato lo spazio e messa la mina Pilato si accorge di avere solo miccia a lenta combustione, il che significava perdere tempo.
Un altro ragazzo presente si offre di fornire della miccia “rapida” e corre a casa a prenderla. Come facesse ad averla è sempre rimasto un mistero.
Completato il lavoro viene dato il grido “tutti al riparo” e Pilato accende la miccia pronto ad allontanarsi. La miccia è però talmente rapida da provocare lo scoppio immediato della mina uccidendo Pilato sul colpo e ferendo altre persone presenti. Un ragazzino di nome Dino sente il botto e dopo un po' si convince di andare a vedere cosa è successo, ma fatti pochi metri da casa in Borgo Molino, incrocia un carretto, con un giovane morto sopra, in viaggio verso il cimitero e momentaneamente fermo nel cortile di casa Meneghin. Il trauma lo ha accompagnato per tutta la vita. Vedere la morte in diretta è stato un grande dolore per i presenti, ma anche per tutto il circondario.
FIORI E FUMO
Il bambino Giacomino quella sera del 1948 è felice: papà è tornato presto dal lavoro e può dedicargli un po' più di tempo per giocare.
Ma papà ha una cosa urgente da fare e va in giardino e toglie tutti i fiori a campanelle. Il bambino sorpreso gli chiede come mai rovina i fiori così belli e la risposta è: “ho saputo che con le foglie di questi fiori si può fare un'erba da fumare e la Guardia di Finanza è in giro alla ricerca di queste piante. Meglio togliere tutto e mettere fiori diversi”. Il bambino pensa un po' e poi sbotta tra sé e sé: averlo saputo
prima non avrei usato per fumare quelle orrende e disgustose foglie di fico arrotolate nella carta gialla a buchi usata per i cavalieri (bachi da seta). Si verrà a sapere in seguito che quelle non erano piante incriminate, ma solo delle ”belle di
notte” belle e innocue. Non si finisce mai di imparare!
Pagina 68
ERNESTO RACCONTA ...
E' una piccola storia ma ancora vivida nella mente di chi la racconta, anche dopo tanti anni.
“Un giorno dell'anno 1948 stavo nel campo, in via Ungaresca Sud, con i miei genitori ed altre persone per dei lavori, quando nel campo vicino di proprietà della Parrocchia di Ramera giungeva un grosso trattore con le ruote di ferro. Ero bambino e vedere un trattore e così grande era una novità che mi emozionò moltissimo.
Arare la terra con l'aratro a mano trainato dai buoi era faticoso e la terra smossa era abbastanza superficiale, mentre con il trattore era possibile girare la terra più in profondità.
Stavo a guardare meravigliato quando dal suolo spuntarono delle ossa umane e lo scheletro di una mano con un grande anello d'oro. Il lavoro si fermò immediatamente ed il trattorista De Stefani (conosciuto da tutti come Zhitera) chiamò il mezzadro Armellin che a sua volta avvertì il parroco di Ramera.
C'era parecchia gente e tutti a discutere ammirando l'anello fino quando arrivò un rappresentante della Curia che prese la decisione di far proseguire l'aratura. Alla fine del lavoro diverse ossa affiorarono dal terreno e parecchi anelli d'oro vennero recuperati.
Si disse che il campo era stato un vecchissimo cimitero della locale comunità dipendente dall'Abbazia di Lovadina, ma sull'avvenimento calò il silenzio. E gli anelli?; li ho visti e poi non se ne parlò più.
E le ossa? Il giorno dopo non c'era più niente ...”
EL MORER DEE ANIME
El “Morer dee anime” era il mitico e storico albero che fu impiantato in mezzo al bivio tra la via 4 Novembre e la via verso il Monticano e la villa Paoletti detta proprio Via Morer delle Anime.
In mezzo al fogliame era stato posto un piccolo capitello dedicato a S. Antonio. L'albero era vecchio, ma con un folto fogliame, punto carat-teristico e amato dai paesani.
Purtroppo nel 1966 è stato abbattuto e con esso è morta un po' di storia locale.
Pagina 69
UNA LUNGA STORIA …. I ponti di Soffratta
Si può far risalire l'inizio di questa lunga storia al 1900, anno più anno meno, quando una bambina scivola nel Monticano e muore annegata.
Zanardo Mansueto 1914 – Artiglieria da montagnaTamburini Maddalena vedova Zanardo, nonna di Pierina, e alcu-ne amiche piantano un albero di “Carpen” sul luogo dell'incidente e vi pongono un piccolo capitello,
dedicato alla Beata Vergine, in memoria della bimba morta e a protezione di coloro che vivono lungo le rive del fiume.
L'albero, esistente ancor oggi, è segnato nella cartografia come “Punto Mappale”, mentre l'icona religiosa, purtroppo, negli ultimi anni è fatta segno di continui atti di vandalismo.
In questo punto c'è un guado ed una passerella utilizzati da sempre dagli abitanti della riva Nord del Monticano e un'altra passerella ed un altro guado sono posizionati un po' più a sud alla fine della via “dei Camilli”. Sono passaggi importanti per gli abitanti del luogo che vengono rinforzati e utilizzati anche dagli Austro-ungarici per il passaggio delle truppe verso il fronte del Piave.
Nel 1918 vengono distrutti per proteggere la ritirata lungo la “Linea del Re”.
Finita la guerra i guadi e le passerelle sono nuovamente ricostruiti e usati fino al 1929 quando si costruisce il ponte (Zanardo) in mu-ratura, dopo un lungo conflitto di competenze e di diritti, veri o presunti, durato diversi anni.
Via del ChiloProprietario dei terreni, attorno alla zona dove dovrà sorgere il ponte, è Paoletti
Giacomo il cui figlio è anche Segretario locale del partito al governo. Paoletti Giacomo aveva già fatto costruire una strada alla base dell'argine del Monticano su terreno suo (strada a cui è dato il nome di “via del Chilo” perché gli operai che l'avevano costruita erano stati pagati con un chilogrammo di farina per ogni giornata di lavoro) e voleva che il ponte fosse costruito sulla sua proprietà per poter incassare un pedaggio dai fruitori del ponte stesso.
I fratelli Mansueto e Guerrino Zanardo
Pagina 70
La situazione è grave perché i poteri contro cui ci si batte sono forti e determinati. Ma i due fratelli Zanardo Mansueto e Guerrino sono persone volitive e, con
l'aiuto dei vicinanti, ingaggiano una strenua difesa nel non voler pagare un pedaggio iniquo.
Trovano un alleato altrettanto forte e volitivo nel Podestà che interviene facendo spostare il ponte di pochi metri al di qua dell'albero di “Carpen”, fuori dalla proprietà Paoletti, e fa in modo che la via “del Chilo” diventi pubblica. Il ponte finalmente viene realizzato ed è tanto solido da resistere alle cariche di esplosivo messe dai partigiani nel 1945 ed a tutte le piene impressionanti degli anni a seguire.Anche dall'altra parte della via “dei Camilli” sono ripristinati il guado e la passerella, poi viene costruito un ponte in legno con il contributo degli abitanti della zona, che verrà chiamato il “pont dall'Ava” per il maggior contributo dato da questa famiglia. Nel 1962/1963 il ponte in legno è sostituito da quello attuale in muratura.Nel 1970 (delibera del 24/2) si dà mandato per la realizzazione di un nuovo ponte da posizionarsi tra i due esistenti, che dovrebbero essere
Uno dei progetti del nuovo ponte distrutti. I progetti sono diversi e ce n'è uno che prevede anche la modifica del letto del Monticano togliendo due curve. Questa volta a guardia del fiume c'è Pierina la figlia di Zanardo Mansueto, che sfoderando la grinta del padre e dello zio si oppone tanto energicamente, coadiu-vata dagli uffici preposti come il Genio Civile, il Magi-strato alle acque ecc, che il progetto viene definitivamente abbandonato. La questione dei ponti sarà finalmente finita?
Pagina 71
Classe 1942/43 della scuola di taglio e cucito presso l'Asilo di Mareno di Piavecon l'insegnante Suor Adalgisa
1947/48: classi terza e quarta elementare a Tron in via Distrettualecon la maestra Francesca Da Fies.
L'edificio è stato venduto quando venne costruita la nuova scuola elementare di Campagnola
Pagina 72
1939 – classe quinta scuola elementare capoluogo con il maestro Giulietto Donato
Pagina 73
Particolare mappa territorio trevigiano edita da Pieter Mortier, Amsterdam 1704
Pagina 74
PARTE
III
Tu sei sempre oltre il mio pensiero,
cosa posso dire di te?
M. Bedil
Pagina 75
Il perfetto storico è colui nella cui opera
sono mostrati in miniatura il carattere e
lo spirito di un'epoca.
Th. Macaulay
Pagina 76
Cap. VII
Pagina 77
Pagina 78
Il 55° Reggimento Fanteria, il 7° Reggimento Alpini, l'8° Reggimento
Alpini e il Battaglione Artiglieria Alpina “Conegliano” sono i reparti dove è
confluita la maggior parte dei giovani militari del nostro territorio.
Pagina 79
IL DOVERE VERSO LA PATRIAAlcuni esempi conosciuti:
ZANARDO CARMELO
Richiamato in guerra nel 1943, viene mandato in Jugoslavia a
Pola con il 74° Rgt. Fanteria e poi trasferito a Zara nel 291°
Rgt. Fanteria. Il 10/09/1943 viene preso prigioniero dai tedeschi e inviato a
Bigac in Croazia, poi a Spalato e quindi a Crimin in Croazia, sempre a
piedi con lunghe marce di centinaia di chilometri. Le scarpe non adatte e
consunte gli procureranno ferite e menomazioni che gli renderanno la vita
difficile. Inviato al lavoro coatto dai tedeschi, durante il brillamento di
mine per lavori stradali si rovina un piede. La mancanza di medicinali e
l'impossibilità di cure adeguate fanno sì che le ferite s'infettano. Pensa di
dover morire, ma un amico lo aiuta a tenere le ferite pulite e lavate e dopo
parecchio tempo supera la crisi. Appena si sente abbastanza bene in salute
fugge dal campo tedesco e si rifugia presso i partigiani jugoslavi, che lo
inviano in Serbia presso un campo di raccolta a Cralievo. Preso in
consegna dagli Alleati rientrerà a casa nel novembre del 1946. Gli verrà
concessa la Croce per Meriti di guerra.
SALVADOR VITTORIO
Richiamato per la seconda volta è assegnato al 7° Rgt.
Alpini della Cadore. Per necessità contingenti viene inviato
in zona di guerra col 3° Rgt. Alpini e poi in seguito è assegnato al 5° Rgt.
Alpini in Val Camonica. Parteciperà a tutte le battaglie sostenute dal
Reggimento fino alla fine della guerra. Gli verranno conferite la Medaglia
d'Oro e la Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto.
Pagina 80
BIFFIS ANTONIO
Richiamato in servizio nel 1939 è assegnato all'VIII
Reggimento Genio Trasmissioni. Nel 1941, promosso
Sergente Maggiore, viene mandato in zona di guerra.
L'anno successivo è aggregato alla spedizione italiana in territorio russo
A.R.M.I.R. e parte per il fronte. Gli viene conferita la Croce per Meriti di
Guerra e mandato nelle retrovie per un periodo di
riposo. La fatica, il freddo e le privazioni ne minano il
fisico ed è ricoverato in un ospedale da campo prima e
poi inviato all'ospedale militare di Leopoli in Ucraina.
Dopo un periodo di cure riparte per il fronte e durante
il viaggio viene raggiunto dall'ordine di ritirata. Con
difficoltà riesce a rientrare in Italia e menomato
dell'udito da un orecchio. Torna a casa, ma la gravità
dello stato di salute lo fa ricoverare subito dopo presso
l'ospedale di Persiceto (BO) per le cure adeguate.
L'8 settembre 1943 lo coglie di sorpresa, In Ucraina verso il fronte russo
ma scappa dall'ospedale, si rifugia in montagna e si aggrega alle forze
partigiane locali. Dal 1944 al 1945 farà parte della Brigata “Martiri della
Libertà” di Mirano nel veneziano. Finita la guerra riprende il lavoro
presso la Banca Cattolica senza mai dimenticare le persone da aiutare.
Per la sua opera riceverà diverse onorificenze.
POLACCO VINCENZO
Assegnato al 71° Rgt. Fanteria (62a centuria) viene poi
trasferito nell' 80° Rgt. Fanteria della 1° Brigata Speciale al
di là dell'Adriatico con la nave “Verona” che viene affondata l'11 Maggio
1918. Considerato disperso è proposto per la medaglia al valore.
Pagina 81
BIFFIS GINO GIUSEPPE
Nel 1937 parte volontario e frequenta la Scuola Allievi
Sottufficiali di Rieti. Promosso Sergente Maggiore nel 1940
viene inviato alla Scuola centrale del Genio di
Civitavecchia per il corso guastatori ed è poi assegnato al 5° Battaglione
Guastatori. E' inviato in zona di guerra in Jugoslavia e poi in Albania dove
si guadagna la Croce al Merito di Guerra. L'8 settembre 1943 si sottrae
alla cattura da parte dei tedeschi e si aggrega ad un comando italiano
operando in clandestinità. Alla fine del conflitto resta nell'Esercito e viene
assegnato a vari reparti. Nel 1947/49 fa parte della Delegazione Italiana
per la delimitazione del confine con la Jugoslavia. In seguito verrà
mobilitato durante la grave crisi sul confine Orientale e mandato con le
truppe d'arresto in prima linea. La crisi con Tito si sgonfia per l'intervento
degli alleati e le truppe possono rientrare nelle caserme. Continuerà la
carriera militare fino alla pensione.
CARPENE' FERRUCCIO
Nasce a Revine Lago nel 1920 e arriva a Mareno di Piave
nel 1938. Quando è richiamato il 9/3/40 viene aggregato al
58° Rgt. Fanteria della divisione Piave. E' inviato in zona di
guerra a Cattaro in Montenegro, poi, dopo essere stato assegnato alla 285°
Compagnia, è trasferito il 19/4/42 a Podgorizza. Il 10/9/43, a seguito
dell'armistizio, entra in clandestinità e passa con i partigiani montenegrini
contro i tedeschi. Preso prigioniero è internato nel campo di prigionia di
Scutari e trasferito poi al campo di Tirana in Albania. Evade il 30/8/1944 e
si aggrega ai partigiani albanesi fino alla fine della guerra. Rientra in
Italia il 15/1/1945 ed è alloggiato presso il campo Tuher a Brindisi prima
di essere congedato il 25/8/1945, quando può finalmente tornare a casa.
Pagina 82
BENVENUTI POMPEO
Nato il 27 giugno 1920 è richiamato l'1 febbraio 1940,
assegnato al 5° Rgt. Artiglieria contraerea e subito dopo
inviato in zona di guerra a Durazzo in Albania. Il 14
maggio 1941 parte per la Russia con il Corpo di spedizione italiano e
aggregato al 19° gruppo artiglieria contraerea 75/46. Al momento della
ritirata il reparto riesce a sganciarsi dalla linea del fronte e Pompeo
ripercorre il tragitto inverso rispetto a quello di diversi mesi prima, con
grandi difficoltà ed un po' di fortuna. Finalmente torna a casa salvo benché
con i due piedi mezzi congelati; menomazione che si porterà
per tutta la vita. Durante il periodo buio del 1944/45 si vede,
un giorno, piombare a casa alcuni scalmanati delle camicie
nere, forse di Conegliano, che gli chiedono notizie di suo
cugino Foscan Egidio.
Egidio era da tempo passato con i partigiani e Pompeo
certamente non sapeva dove fosse. Ma gli sgherri non gli
credono e cominciano a bastonarlo incuranti del suo stato
di menomazione fisica. Non avranno risposte perché
risposte non ce n'erano e Pompeo, dopo aver vissuto il
periodo tremendo della Russia, si ritrova quasi ucciso di
bastonate da gente che avrebbe dovuto rispettarlo.
Foscan Egidio
ZAMBENEDETTI DOMENICO
Arruolato nel 31° Reggimento Fanteria viene mandato subito
nel 1921 in Slesia. Durante un aspro combattimento il giorno 11 Maggio
1921 viene ferito gravemente e congedato per le gravi ferite che lo rendono
invalido per tutta la vita.
Pagina 83
TEO GIUSEPPE
Classe 1917, viene arruolato nel 7° Reggimento Alpini della
Brigata “Cadore”. Allo scoppio della II° Guerra Mondiale
è inviato al confine francese per tutto il periodo della
“campagna”. Apertosi il nuovo fronte nei Balcani è mandato con tutta la
Brigata in Albania e poi in Montenegro. Durante tutto il conflitto seguirà le
sorti della Brigata Cadore e sarà congedato nel settembre del 1945.
Riceverà due Croci al Merito di Guerra (Regio Decreto 1729 del
14/12/1942). Nel 1957 si trasferisce da S.Pietro
di Feletto a Mareno presso i suoceri dopo che,
qualche mese prima, erano morti i suoi due
giovani cognati Francesco e Antonio Fedato in
un gravissimo incidente stradale. Fatalità volle
che, scendendo per la strada Corbanese –
Conegliano con la loro motocicletta, in una
serata buia e molto nebbiosa i due fratelli andassero a sbattere contro un
motorino incidentato poco prima e lasciato per terra in mezzo alla
carreggiata stradale. Non ci sono parole per descrivere il dolore causato
ai famigliari e ai paesani. Erano alpini anche loro come da tradizione di
famiglia.
PIACENTIN GIUSEPPE
All'apertura delle ostilità della I° G.M. viene richiamato ed
inquadrato nell'80° Rgt. Fanteria. Per questioni di
riorganizzazione passerà poi al 16° Rgt. Fanteria l'8/10/15.
Il 23/10/15 durante un furioso combattimento è ferito gravemente. Porterà
per sempre i segni delle ferite. Dichiarato inabile verrà congedato con
onore e sarà autorizzato a fregiarsi del d'istintivo d'onore. (D.M. 1917).
Pagina 84
DAL CIN ANGELO
Nel 1915 all'inizio del conflitto viene inquadrato nel 7°
Reggimento Alpini, Divisione Cadore. Mandato al fronte sul
Monte Antelao, combatte con il 7° tutte le battaglie
sostenute dal Reggimento. Il 10 Settembre, durante una
furiosa battaglia a Lentiai, viene preso prigioniero ed
inviato in Austria. E' spostato in diversi campi di prigionia tra continue
privazioni e sofferenze e finalmente rientra in Italia il 13 Gennaio 1919.
Appena rimessosi in salute riprende il servizio presso il deposito del
7° a Tai di Cadore prima di essere congedato. Gli verrà concessa la
Medaglia d'Oro e la Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto.
VENDRAME ELIO
Nato il 18/11/1915 viene arruolato nel Rgt. Sanità della
Divisione Sassari e poi richiamato il 22/5/1940. Dopo breve
preparazione è inviato in Jugoslavia e nel 1942 parte verso
il fronte russo prima nel 151° Rgt. Fanteria Tagliamento,
poi è inquadrato nel 163° Rgt. e infine nella nuova 63° Bgt.
A.A. Fanteria, reparto sanità. Purtroppo mancano i
trasporti e così il reparto viene fatto viaggiare su camion con le insegne
delle Camicie Nere e quindi additato per quello che non era. Durante la
ritirata dal Don e a seguito di un fatto d'arme avvenuto tra Getrude e
Ischerwiowo il 22/12/1942 viene dato per disperso.
Notizie giunte in Italia successivamente riportano che sia stato preso
prigioniero e che sia morto 8/8/1943 di denutrizione e malattia in un
campo di prigionia russo. Si presume non essendoci dati ufficiali certi.
Pagina 85
GAIOT SEBASTIANO
E' richiamato in servizio il 19 Maggio 1943 e assegnato al
12° Reggimento Bersaglieri a Reggio Emilia. Segue i corsi
di addestramento prima di essere inviato oltremare, quando
la notte tra l'8 ed il 9 di settembre 1943 la caserma viene
circondata da truppe tedesche bene armate ed equipaggiate.
Tutto il reparto viene disarmato e deportato in Germania dopo alcuni
giorni durante i quali tutti i soldati vengono ammassati a Mantova senza
mangiare nè bere.
In Germania presso lo stalag XI°B a Witzendorf
e poi ad Hannover è qualificato I.M.I. (Italiani
Militari Internati) e viene mandato al lavoro coatto
sempre in regime di scarsità di cibo e di mancanza di
medicine.
Sollecitato ad entrare nel costituito nuovo
esercito della R.S.I. non accetterà mai e le sue
condizioni di vita verranno peggiorate ancora di più.
Liberato dagli americani il 10 di Aprile del 1945 sarà rimpatriato
solo il 3 settembre 1945. Mandato in licenza pagata per due mesi rientra al
reparto presso il Distretto Militare di Treviso il 3 di Novembre e posto in
congedo illimitato il 15 Novembre successivo.
Riceve la Croce al Merito di Guerra (Regio Decreto n.1729 del 1942
e Decreto n.571 del 1951), ed è altresì autorizzato (Legge n.907 del 1977 –
brevetto n.1307) a fregiarsi del Distintivo d'Onore di Volontario della
Libertà.
Il 23 Novembre 2010, dopo tanti anni, gli viene conferita una nuova
Medaglia d'Onore in base alla nuova Legge 296 del 2006, medaglia
consegnata dal Prefetto di Treviso alla presenza delle Autorità preposte, del
Sindaco di Mareno Tocchet Eugenio e dell'Assessore Battistella Attilio.
Si completa così una vita militare sofferta, ma vissuta con la ferma
volontà di mantenere fede “con onore” alla scelta fatta: essere coerente.
Pagina 86
MORAS ANGELO
Nel 1934 è assegnato al 3° Reggimento Artiglieria Alpina,
Gruppo Conegliano, nella 15° Batteria. Quando nel 1939 è
richiamato in servizio è inviato a Durazzo in Albania. La
vita è dura perché in pratica manca tutto. Armi adeguate, vestiario contro il
freddo, cibo sufficiente. Quando rientra in Italia il 25 Luglio 1940, viene
assegnato al Gruppo Val Tagliamento e poi al Centro truppa di Osoppo.
Altri due fratelli vengono richiamati e così Angelo, in base a disposizioni di
legge, viene congedato il 6 marzo 1942. Dai suoi ricordi:
“Ero partito con altri due fratelli. Nani, che faceva il cuoco negli
zappatori, è stato poi deportato in Germania come prigioniero, dove riuscì
a conquistarsi la fiducia delle donne del paese che gli procuravano il
vestiario per i nostri prigionieri. Io avevo una mula, sulla quale caricavo
gli attrezzi del mestiere e sempre davanti a tutti, insieme ai commilitoni
preparavamo le strade ed i passaggi per l'esercito.
Eravamo i primi ad essere mandati in prima linea ma non eravamo
attrezzati per il freddo, nei magazzini non c'era niente, nè scarpe nè
vestiario. Avevamo in dotazione l'obice 75/13, uno Skoda austroungarico,
preda bellica della prima Grande Guerra, che veniva scomposto in 7 parti
e trasportato dai muli e dagli artiglieri alpini. Anche le munizioni erano
trasportate a soma ed ogni mulo portava quattro cassette.
E' stato un periodo duro e sofferto.
BALDISSIN ANTONIO
Il 31/05/41 è richiamato in servizio come allievo della Terza
Legione della Guardia di Finanza e inviato in zona di guerra
a Osilnica in Jugoslavia. Il 4/06/42, durante un attacco alla sua caserma
da parte di irregolari titini, viene ferito gravemente e muore poco dopo.
Pagina 87
DAL CIN GUERRINO
Arruolato il primo di febbraio del 1940 viene inviato in
Croazia con il Reggimento Cavalleria Saluzzo della 1°
Divisione Celere. L'8 settembre 1943 è preso
prigioniero dal Tedeschi a Fiume e dopo una lunga
marcia fino a Trieste è internato in Germania.
Liberato dagli Inglesi passa nel settore americano
dove viene curato e quindi rimpatriato e congedato il 27/09/45.
DAL POS SANTE
E' richiamato in servizio il 6 Gennaio 1943 e assegnato
prima al 72° Rgt. di Fanteria, poi al 71° Rgt. Fanteria e
quindi al Gruppo Artiglieria Divisionale. Il 15 Aprile 1943
parte per la zona di guerra in Serbia, dove l'8 Settembre 1943 è fatto
prigioniero dai tedeschi ed internato in Germania, prima a Bonn poi nel
campo n. 6c a Dusseldorf. Liberato dalle truppe inglesi verrà rimpatriato il
16 settembre 1945. Otterrà la Croce d'Oro al Merito interalleato e il
Diploma d'Onore al combattente per la libertà d'Italia 43/45, firmato dal
Presidente Sandro Pertini.
La qualità dell'eroe:credo che ciò che fa eroi gli eroi sia la loro eccezionale capacità di amare e di devozione a qualcosa.Solo chi sa fare grandi sacrifici sa amare davvero.
Chou Chuan
Pagina 88
Altri caduti di Mareno di PiaveGUERRA 1915 – 1918
AMBROSSO NATALE di Luigi; soldato del 55° reggimento fanteria, nato a Santa Lucia di Piave il 25/12/1891, morto il 3/11/1915 nell'ospedaletto da campo n° 110 per ferite riportate in combattimento sul monte Sabotino, sepolto a Oslavia (GO) – sacrario militare.
BARRO LUIGI di Carlo; soldato 13° reggimento bersaglieri, nato il 24/2/1888 a Mareno di Piave, morto il 5/4/1918 in prigionia per malattia a Zabenicca (Srebrenica – Bosnia).
BARRO MARIO; sottotenente, morto a Trieste il 26/11/1918.
BASSO MARIO; soldato, morto sul monte San Michele il 2/11/1915.
BENEDET GIOVANNI di Pietro; soldato 7° fanteria nato il 4/10/1896 a Codognè, morto il 21/9/1918 in prigionia per malattia, sepolto a Innsbruck nel cimitero militare “AMRAS”.
BONAS ARTURO GIROLAMO di Antonio; caporale 85° reggimento fanteria, nato il 21/8/1893 a Mareno di Piave, morto il 24/5/1916 in Vallarsa per ferite riportate in combattimento.
BORNIA LUIGI di Pietro, soldato 18° fanteria, nato il 25/10/1893 a Mareno di Piave, morto il 30/12/1915 nell'ospedale da campo n° 14 per malattia a Chieti.
BOTTECCHIA PIETRO di Benedetto; soldato 5° reggimento Genio, nato 11/9/1896 a Mareno di Piave, morto il 17/8/1917 nell'ospedale da campo n° 0105 per infortunio per fatto di guerra.
BOZZETTO FIORAVANTE di Pietro, MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE, soldato 115° reggimento fanteria, nato 29/1/1891 a Mareno di Piave, disperso il 10/10/1916 sul medio Isonzo.
BUFFO ANTONIO di Nicolò; soldato 261° reggimento fanteria, nato il 30/07/1893 a Mareno di Piave, morto il 17/11/1918 nell'ospedale da campo 204 per malattia.
BUFFO LUIGI di Giacinto; soldato 160° regg fanteria nato il 28/2/1898 a Mareno di Piave, morto il 18/8/1917 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento.
BACCICHETTO PIETRO di Ernesto; soldato 275° fanteria, nato l'8/2/1886 a Mareno di Piave, morto il 12/1/1918 in prigionia per malattia. Sepolto a Monaco nel cimitero militare d'onore.
CANCIAN ANGELO di Antonio, sergente del deposito mitraglieri nato il 25/12/1889 a Conegliano, morto a Brescia il 15/9/1918 per malattia, sepolto a Brescia – sacrario militare.
CAPRA AGOSTINO di giovanni Battista; soldato 57° reggimento fanteria nato il 13/6/1893 a Mareno di Piave, morto il 12/10/18 sull'altopiano di Asiago per infortunio per fatto di guerra.
CASAGRANDE CANDIDO di Domenico; soldato 212° reggimento fanteria nato il 26/5/1895 a Mareno di Piave morto il 28/8/1917 sull'Altipiano della Bainsizza per ferite riportate in combattimento.
CASAGRANDE GIORDANO di Fiorin Antonio; soldato 37° reggimento fanteria nato il 6/5/1884 a Mareno di Piave, morto l'11/4/1917 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento.
CATTELAN ENRICO di Ferdinando, soldato 266° reggimento fanteria, nato il 21/5/1896 a Mareno di Piave, morto il 22/9/1918 in prigionia per malattia.
Pagina 89
CESCHIN ANGELO di Pietro, soldato 68° reggimento fanteria nato il 9/12/1892 a San Vendemiano, disperso il 25/5/1917 sul monte Santo in combattimento.
DAL BO' GIUSEPPE di Pietro, soldato 19° reggimento bersaglieri, nato il 15/3/1889 a Mareno di Piave, morto il 18/9/1917 in Valsugana per ferite riportate in combattimento
DALL'ARMELLINA ANTONIO di Giobatta; soldato 6° reggimento artiglieria pesante campale nato il 2/9/1884 a Mareno di Piave, scomparso in prigionia.
DALL'ARMELLINA CLEMENTE di Stefano; caporale 2° reggimento granatieri nato il 24/1/1890 a Mareno di Piave, morto il 30/5/1916 sull'altopiano di Asiago per ferite riportate in combattimento.
DALL'ARMELLINA FERDINANDO; soldato, morto il 20/11/1915 sul monte Sabotino.
DALL'ARMELLINA LUIGI di Giuseppe; caporal maggiore della 647° compagnia mitraglieri, nato il 23/9/1883 a Mareno di Piave, morto il 2/9/1917 sull'altipiano della Bainsizza per ferite riportate in combattimento.
DASSIE' DOMENICO di Giovanni; soldato 9° reggimento artiglieria da fortezza nato l'8/11/1897 a Mareno di Piave, morto il 10/09/1918 sul monte Grappa per ferite riportate in combattimento.
DAL CIN ANGELO di Filippo, caporale 41° reggimento artiglieria da campagna, nato il 15/12/1895 a Mareno di Piave, morto il 2/6/1917 sul Carso per fatto di guerra.
DA ROS GIOBATTA; soldato, morto a Mira il 5/12/1918
DE NADAI GIOVANNI BATTISTA di Domenico; soldato 26° reggimento fanteria nato il 15/5/1891 a Mareno di Piave, morto il 30/10/1915 nel settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento.
DE RONCHI PAOLO; soldato, morto l'8/9/1917 sul Monte Santo.
FOSCAN GIUSEPPE di Luigi; soldato 158° reggimento fanteria, nato il 27/6/1888 a Mareno di Piave, morto il 2/9/1917 sul monte Corno per ferite riportate in combattimento.
FURLAN CARLO di Antonio; soldato 71° reggimento fanteria, nato l'8/4/1895 a Mareno di Piave, morto il 21/11/1918 a Trieste per malattia.
FURLAN EMILIO di Antonio, soldato 71° reggimento fanteria, nato il 29/11/1896 a Mareno di Piave, morto il 21/10/1916 a Roma per ferite riportate in combattimento, sepolto a Roma nel sacrario militare del Verano.
GAIOT GIOVANNI; soldato, morto in val Posina il 15/7/1916
LORENZET ERNESTO; soldato, morto il 23/10/1915.
MANENTE BORTOLO di Agostino; caporal maggiore 115° reggimento fanteria nato il 10/1/1891 a Santa Lucia di Piave, morto il 16/12/1916 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento.
MARCON ANGELO; soldato, morto ad Asiago il 24/8/1915.
MARCON ANTONIO di Giovanni, soldato 8° reggimento bersaglieri, nato il 22/7/1897 a Mareno di Piave, morto il 20/5/1918 in prigionia per malattia. Sepolto a Bucarest nel cimitero militare italiano “GHENCEA”.
Pagina 90
MENEGHIN GIOVANNI di Antonio; soldato 116° reggimento fanteria, nato il 2/4/1887 a Vazzola, morto il 18/12/1917 in prigionia per malattia. Sepolto a Monaco nel cimitero militare italiano d'onore.
NARDO AUGUSTO di Paolo; soldato 8° reggimento cavalleggeri, nato il 25/3/1897 a Mareno di Piave, morto il 16/5/1918 a Torino per malattia, sepolto nel sacrario Gran Madre di Dio.
PADOAN GIACOMO; soldato, morto a Parma il 18/11/1918.
PASE GIUSEPPE di Antonio; caporale del 55° reggimento fanteria nato il 20/9/1890 a Mareno di Piave, scomparso im mare l'8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania).
PELLIZZON GIOVANNI di Eugenio; capitano 55° reggimento fanteria nato il 6/2/1890 a Mareno di Piave, scomparso l'8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania).
SALVADOR DOMENICO; soldato, morto a Nervesa l' 8/10/1917.
SALVADOR PAOLO; soldato, morto in prigionia il 24/11/1918.
SERAFINI FRANCESCO di Giuseppe, soldato 79° reggimento fanteria nato il 28/4/1896 a Mareno di Piave, morto il 7/7/1916 nell'ospedale di guerra n° 55 per ferite riportate in combattimento.
SERAFINI UGO; soldato del 2° reggimento genio, nato il 28/9/1885 a Mareno di Piave, morto il 9/9/1915 nell'ospedale da campo n° 231 per malattia.
SCUDELLER DOMENICO di Francesco; soldato 2° reggimento granatieri, nato il 28/7/1891 a Mareno di Piave, scomparso in prigionia.
TOMASELLA ANTONIO di Tiziano; soldato 69° reggimento fanteria nato il 13/8/1889 a Mareno di Piave, morto il 21/12/1915 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento.
TONINI GIOVANNI di Angelo; soldato 27° reggimento artigleria da campagna, nato il 20/8/1879 a Mareno di Piave, morto il 20/4/1918 in prigionia per malattia.
TONON LUIGI; soldato morto l'11/10/1916
VALERI ERMINIO; soldato, morto a Mareno di Piave il 16/8/1916
ZANCHETTA LUIGI; caporal maggiore 159° reggimento fanteria, nato il 30/11/1890 a Mareno di Piave, morto il 16/6/1916 sull'altopiano di Asiago per ferite riportate in combattimento.
ZAIA GIOVANNI di Luigi; soldato 7° reggimento alpini nato il 4/8/1882 a Cordignano, morto il 24/11/1918 a Barletta per malattia.
ZANETTI BRUNO di Giuseppe; soldato 7° reggimento alpini, nato il 29/7/1898 a Mareno di Piave, morto il 18/1/1919 a Mantova per ferite riportate in combattimento.
GUERRA 1940 – 1945
CAPRA EGIFRIDO; guastatore di marina; morto in Corsica il 23/11/1943.
DAL CIN ANGELO, morto in Grecia il 2/1/1941.
FANTUZ ARZIERO; soldato, morto in Germania il 17/1/1945
LOT BENVENUTO; soldato, nato a Mareno il 16/4/1914, morto a Saarburg il 15/9/1944.
MOMI AUGUSTO, morto il 15/4/1941 a Mesalitres.
Pagina 91
PADOAN ARGENTINO; nato il 10/12/1912 a Mareno di Piave, morto il 31/03/1945 a Morsciansk (Russia), campo 64, sepolto a Morsciansk.
DISPERSI IN RUSSIA
ALGEO FORTUNATO; nato a Mareno di Piave il 3/11/1921, disperso in Russia il 15/8/1943
ANTONIAZZI ATTILIO;fante, nato a Mareno di Piave il 6/1/1913, disperso in Russia il 17/12/1942
BARDIN GIOVANNI; fante, nato a Susegana il 21/9/1922, disperso in Russia il 17/12/1942
BOS EMILIO; nato a San Vendemiano il 26/9/1921, disperso in Russia il 31/1/1943
BOZZETTO MARIO; nato a Mareno di Piave l'11/4/1921, disperso in Russia il 31/1/1943
CAMATTA GERVASIO; bersagliere, nato a Mareno di Piave l'11/8/1922, morto il 20/2/1943 nell'ospedale n° 1691 a Volsk (Russia), sepolto a Volsk (Russia).
CAPRA GUERRINO, alpino, nato a Mareno di Piave l' 8/1/1920, disperso in Russia il 31/1/1943
CELOTTO GINO; autotrasportatore, nato a Mareno di Piave l' 1/1/1922, disperso in Russia il 2/2/1943
DAL BIANCO ANTONIO, artigliere alpino, nato a Mareno di Piave il 10/9/1922, morto il 4/4/1943 a Kirsanov (Russia), ospedale 5951, sepolto a Kirsanov (Russia).
DA RE FRANCESCO, alpino, nato a Mareno di Piave il 5/2/1915, disperso in Russia il 31/1/1943.
DA RE GIUSEPPE, artigliere, nato a Mareno di Piave il 31/3/1917.
FRARE AURELIO; bersagliere, nato a Mareno di Piave il 13/2/1914, disperso in Russia il 19/12/1942.
LOVISOTTO ERMINIO; fante, nato a Mareno di Piave il 26/11/1921, disperso in Russia il 23/1/1943.
MOSCHETTA LODI; artigliere alpino, nato a Mareno di Piave il 10/3/1922, morto l'11/3/1943, sepolto a Viasnik (Russia).
PERUCH GIOVANNI, fante, nato a Mareno di Piave il 27/6/1920, disperso in Russia il 22/12/1942.
PERUZZA MASSIMO; fante, nato a Mareno di Piave il 16/8/1922, disperso in Russia nel Gennaio 1943.
PIACENTINI GIOVANNI, bersagliere, nato a Mareno di Piave il 27/11/1921.
PIAI BRUNO; artgliere alpino, nato a Mareno di Piave il 3/12/1919, disperso in Russia il 31/1/1943.
PADOVAN ARGENTINO; fante, nato a Mareno di Piave il 10/12/1912.
PASE PIETRO, artigliere, nato a Mareno di Piave il 18/1/1914, disperso in Russia il 16/1/1943.
PECCOLO AUGUSTO, aviatore, nato a Mareno di Piave nel 1918.
POLESE ENRICO; artigliere, nato a Cimadolmo il 17/3/1921, morto il 26/12/1943 a Uciostoie (Russia), campo 56, sepolto a Ucistoie (Russia).
SACCON GIACOMO, alpino, nato a Mareno di Piave il 2/12/1922, disperso in Russia il 26/1/1943.
SOLDERA LUIGI, bersagliere, nato a Mareno di Piave il 19/9/1913, disperso in Russia il 9/12/1942.
Pagina 92
TOMASELLA AGOSTINO; artigliere, nato a Mareno di Piave il 20/1/1914, disperso in Russia il 12/1/1943
TOMASELLA RINO; fante, nato a Mareno di Piave il 18/11/1915, disperso in Russia il 31/1/1943
I seguenti nominativi, pur essendo inseriti nella lapide in ricordo dei dispersi in Russia, risultano dagli archivi del ministero della difesa essere sepolti in Italia:
DA ROS EMANUELE; alpino, nato a Mareno di Piave il 4/11/1919, morto il 24/12/1942, sepolto a Santa Giustina (BL) cimitero comunale.
DA ROS ANTONIO; alpino, nato a Mareno di Piave il 26/11/1921, morto il 24/12/1942, sepolto a Cargnacco (UD) – sacrario militare.
... di San Michele di RameraGUERRA 1915 – 1918
ALGEO LUCIANO di Davide; soldato del 22° reggimento fanteria nato il 27/01/1884 a Mareno di Piave, distretto militare di Treviso, morto il 9/1/1916 a Muscoli, frazione di Cervignano del Friuli (UD) nell'ospedaletto da campo n° 67 per malattia, sepolto presso il sacrario di Redipuglia (GO).
BET MARIANO di Vittorio; soldato 748° compagnia mitraglieri, nato l'8/9/1897 a Mareno di Piave, morto il 20/05/1917 sul monte Vodice per ferite riportate in combattimento.
BIN ANGELO; soldato 94° reggimento fanteria, nato l'8/6/1881 a Mareno di Piave, disperso il 15/8/1917 sul campo di battaglia.
BAZZO NATALE di Pietro ; soldato 36° reggimento fanteria, nato l'1/6/1887 a Santa Lucia di Piave, morto il 25/7/1916 in Val d'Assa per ferite riportate in combattimento.
CALIMAN PIETRO di Antonio; soldato 116° reggimento fanteria, nato il 10/09/1896 a Mareno di Piave, morto il 15/3/1918 in prigionia per malattia.
GARLANT ROCCO di Giovanni; soldato 2° reggimento granatieri, nato il 1/6/1894 a Santa Lucia di Piave, morto il 28/6/1916 sul Monte Sabotino per ferite riportate in combattimento.
DAL CIN GIUSEPPE di Domenico, caporale 117° reggimento fanteria, nato il 27/8/1898 a Mareno di Piave, morto il 4/11/1917 sul Piave per ferite riportate in combattimento.
FIORIN GIOVANNI fu Abramo; morto il 16/3/1916 a San Dona' di Piave (VE), sepolto nel sacrario militare di Fagare'.
GARDENAL ANTONIO fu Bartolomeo; soldato 29° reggimento fanteria nato il 25/5/1883 a Mareno di Piave, morto il 17/4/1916 sul monte San Michele per ferite riportate in combattimento.
MARCON LUIGI di Giuseppe; soldato 84° reggimento fanteria, nato il 20/10/1893 a Mareno di Piave, disperso il 10/7/1915 in Libia in combattimento.
PAPA GIOVANNI di Domenico; soldato 80° batteria bombardieri, nato il 26/2/1897 a San Vendemiano, morto il 30/3/1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Pagina 93
PANDIN GIOVANNI BATTISTA di Pietro; soldato 27° reggimento fanteria nato il 23/6/1886 a Santa Lucia di Piave, morto il 6/1/1919 a Brescia per malattia.
PALADIN DOMENICO di Giovanni; nato nel 1892 a Mareno di Piave morto il 23/9/1918, sepolto a Pinerolo nel cimitero comunale.
POLO ANTONIO fu Giuseppe; caporal-maggiore del 48° reggimento fanteria nato il 26/12/1891 a Santa Lucia di Piave, morto il 25/5/1917 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
POSSAMAI AUGUSTO di Giobatta; soldato 98° reggimento fanteria nato il 21/8/1888 a Cison di Valmarino morto il 13/6/1918 in prigionia per malattia, sepolto a Colonia nel cimitero militare italiano d'onore.
SCOTTA' GIOVANNI di Antonio; soldato 2° reggimento artiglieria da Campagna, nato il 24/01/1898 a Mareno di Piave, morto il 31/12/1918 all'Aquila per infortunio
SCOTTA' LINO di Antonio; soldato 25° reggimento fanteria nato l' 1/5/1899 a Mareno di Piave, morto il 4/2/1919 sulla nave “Presidente Wilson” per infortunio.
ZANARDO ANGELO fu Giovanni; soldato 12° reggimento fanteria nato il 17/11/1887 a Mareno di Piave, morto il 18/10/1918 a Cento (FE).
ZANARDO VITTORIO fu Giovanni; nato il 13/5/1893 a Mareno di Piave, morto il 7/3/1918 in prigionia. Sepolto a Berlino nel cimitero militare d'onore “Stahndorf”.
ZANARDO LUIGI di Giuseppe; soldato del 26° reggimento fanteria nato il 28/11/1890 a Susegana, morto il 21/10/1915 nel settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento.
ZANARDO FRANCESCO di Giovanni; soldato 115° reggimento fanteria nato il 14/5/1889 a Mareno di Piave, morto il 25/8/1915 sull'altopiano di Asiago per ferite riportate in combattimento.
GUERRA 1940 - 1945
PERUCH LINO di Andrea; soldato, nato a Mareno di Piave il 23/11/1921, morto il 27/7/1942, sepolto a Bari nel sacrario militare dei caduti di “Oltremare”.
… di Santa Maria del PiaveGUERRA 1915 – 1918
AMADIO GIUSEPPE di Angelo; soldato 15° reggimento fanteria, nato il 5/7/1883 a Conegliano, morto il 2/11/1918 a Pasian di Prata (PN) per infortunio per fatto di guerra.
CAIS PIETRO di Luigi; soldato 19° reggimento fanteria, nato l'11/10/1886 a Santa Lucia di Piave, disperso il 18/11/1915 sul monte San Michele in combattimento.
CALIMAN PIETRO, soldato del 116° reggimento fanteria, nato il 10/9/1896 a Mareno di Piave, morto il 15/3/1918 in prigionia per malattia.
Pagina 94
CANCIAN PIETRO di Antonio; caporal maggiore 19° fanteria nato il 6/7/1881 a Conegliano, morto il 4/2/1916 nell'ospedaletto da campo n°79 per ferite riportate in combattimento.
CATTELAN ENRICO di Ferdinando; soldato del 266° reggimento fanteria, nato il 21/5/1896 a Mareno di Piave, morto il 22/9/1918 in prigionia.
DALL'ARMELLINA PIETRO di Vittorio, soldato 16° batteria bombardieri, nato il 10/2/1898 a Mareno di Piave, morto il 15/9/1917 nell'ospedaletto da campo n° 0123 per malattia.
MOMI ERNESTO di Angelo; soldato 115° reggimento fanteria, nato l'8/1/1890 a Fontanelle, distretto di Treviso, morto il 16/8/1916 sul monte San Marco per ferite riportate in combattimento.
PADOVAN GIUSEPPE di Vittorio; soldato 7° reggimento fanteria, nato il 28/3/1895 a Mareno di Piave, morto il 23/4/1918 in prigionia per malattia.
PALADIN DOMENICO di Giovanni, nato a Mareno di Piave nel 1892, morto il 23/9/1918, sepolto nel cimitero comunale di Pinerolo.
PRIZZON ANGELO di Pietro; caporale 115° reggimento fanteria, nato il 29/11/1890 a Mareno di Piave, morto il 19/1/1916 nell'ospedale da campo n° 044 per malattia.
PRIZZON GIUSEPPE di Pietro; soldato 55° reggimento fanteria nato il 30/9/1889 a Mareno di Piave, scomparso in mare l'8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania).
RONCHI PAOLO di Angelo Michele; soldato 214° fanteria nato il 26/2/1898 a Mareno di Piave, disperso il 4/9/1917 sul monte San Gabriele in combattimento.
VENDRAME PIETRO di Antonio; caporal maggiore 115° fanteria nato il 23/6/1890 a Cimadolmo, morto il 16/6/1917 sul medio isonzo per ferite riportate in combattimento.
ZANARDO ANGELO di Giovanni; soldato 12° reggimento fanteria nato il 17/11/1887 a Mareno di Piave, morto il 20/9/1918 a Cento (FE) per malattia, sepolto a Casale Monferrato – sacrario militare -
ZANARDO VITTORIO; nato il 13/5/1893 a Mareno, morto il 7/3/1918 in prigionia, sepolto nel cimitero militare italiano d'onore “ STANDHORF”.
GUERRA 1940 – 1945
CASONATO LUIGI; nato a San Polo di Piave il 29/11/1920, morto il 24/6/1942, sepolto in Italia.
FORNASIER ANGELO; nato a Mareno di Piave il 16/7/1911, morto l'1/11/1944, sepolto a Francoforte nel cimitero italiano d'Onore.
MOMI ERNESTO; nato il 27/9/1917 a Oderzo, morto il 15/4/1941 a Giormi (Africa). Sepolto a Bari nel sacrario militare dei caduti d'Oltremare.
PIAI GUIDO; nato a Mareno il 31/3/1920, morto il 25/4/1944, sepolto ad Amburgo nel cimitero militare italiano d'Onore.
DISPERSI IN RUSSIA
BORIN GIUSEPPE; nato a Vazzola il 18/2/1922, morto il 31/3/1943 in prigionia a Uciostoie (Russia), sepolto a Uciostoie (Russia).
Pagina 95
BOS EMILIO; nato il 26/9/1921 a San Vendemiano, disperso in Russia il 31/3/1943
PIAI BRUNO; nato a Mareno di Piave il 31/12/1919, disperso in Russia il 31/1/1943
POLESE ENRICO; nato a Cimadolmo il 17/3/1921, morto in prigionia a Uciostoie (Russia) il 26/12/1943, sepolto a Uciostoie.
… di SoffrattaGUERRA 1915 - 1918
BORNIA GIOVANNI di Giuseppe; soldato 115° reggimento fanteria nato il 24/02/1890 a Mareno di Piave, morto il 19/9/1916 nell'ospedaletto da campo n° 121 per ferite riportate in combattimento. Sepolto nel sacrario militare di Oslavia (GO).
BIN GIUSEPPE di Giovanni; soldato 26° regg fanteria nato 9/6/1891 a Susegana, disperso il 30/11/1915 nel settore di Tolmino in combattimento.
BOSCARIOL GIOVANNI di Pietro; soldato 55° reggimento fanteria nato il 15/1/1890 a Mareno di Piave, scomparso l'8/671916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania).
CAMATTA ANGELO di Francesco; sergente 160° compagnia mitraglieri, nato il 22/7/1885 a Vazzola, morto l'8/7/1919 a Padova per malattia, sepolto a Padova nel tempio della Pace.
CAMATTA ANTONIO di Gioacchino; soldato 49° reggimento fanteria, nato il 14/11/1894 a Mareno di Piave, morto 2/10/1918 nell'ospedaletto da campo n° 12 per malattia.
CAMATTA DAVIDE di Angelo; soldato 2° reggimento fanteria nato 15/11/1898 a Mareno di Piave, morto il 13/4/1917 ad Udine per malattia.
CAMEROTTO ANTONIO di Giuseppe; soldato 19° reggimento bersaglieri nato il 19/2/1897 a Mareno di Piave, morto il 23/9/1918 in Val Raccolana per ferite riportate in combattimento.
CARNIELLI LUIGI; morto il 29/12/1916, sepolto nel sacrario militare di Oslavia.
COROCHER GIACOMO di Luigi; soldato 5° compagnia sussistenza, nato il 16/2/1891 a Mareno di Piave, morto il 2/6/1917 a Verona per malattia.
DE GIUSTI PIETRO; morto 28/5/1916 sepolto a Santo Stefano di Cadore cimitero militare.
DE GIUSTI LUIGI; nato il 22/2/1882 a San Vendemiano, morto a Milovice il 7/2/1918, sepolto nel cimitero militare italiano di Milovice
DE STEFANI FIORAVANTE di Giovanni; soldato del 115° reggimento fanteria, nato il 31/10/1890 a Cimadolmo, morto il 13/8/1916 nell'ospedaletto da campo n° 125 a Vipulzano per ferite riportate in combattimento, sepolto nel sacrario militare di Oslavia.
FRARE FRANCESCO di Luigi; soldato 72° fanteria nato il 7/3/1896 a Mareno di Piave, disperso il 19/11/1916 sul Monte Pasubio in combattimento.
GARBET OSVALDO; morto il 10/03/1916, sepolto a Milano, sacrario militare di S. Ambrogio.
LOVATELLO FRANCESCO; soldato 55° reggimento fanteria nato il 9/2/1887 a Cimadolmo, scomparso in mare l'8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania).
Pagina 96
MAZZER GIOVANNI di Pietro; soldato 6° reggimento bersaglieri, nato il 18/4/1893 a Mareno di Piave, morto il 22/11/1915 ad Oslavia per ferite riportate in combattimento.
MILANESE GIUSEPPE di Luigi; caporal maggiore 2° reggimento granatieri, nato il 6/9/1885 a San Polo di Piave, morto il 13/11/1917 sul Piave per ferite riportate in combattimento. Sepolto nel sacrario militare di Fagarè.
MILANESE LUIGI di Luigi; soldato 36° reggimento fanteria nato il 7/7/1887 a San Polo di Piave, morto il 22/7/1918 un prigionia per malattia. Sepolto a Bucarest cimitero militare “GHENCEA”.
POLACCO ANTONIO di Bonaventura; sottotenente di complemento 244° compagnia mitraglieri, nato il 30/6/1883 a Mareno di Piave, morto il 20/8/1917 in prigionia per ferite riportate in combattimento.
SCHINCARIOL LUIGI di Antonino; sergente 31° reggimento artiglieria da campagna, nato il 21/2/1894 a Conegliano, morto il 24/1/1916 sul Medio Isonzo per ferite riportate in combattimento.
SPERANZA PIETRO di Isidoro; soldato 2° reggimento fanteria nato il 16/8/1897 a Mareno di Piave, morto il 4/1/1918 in prigionia per malattia.
SPINAZZE' FRANCESCO di Pietro; soldato 43° reggimento fanteria, nato il 26/2/1883 a Vazzola, morto il 13/11/1915 nell'ambulanza da montagna n° 59 per ferite riportate in combattimento.
SPINAZZE' LUIGI di Lorenzo; soldato 254° reggimento fanteria, nato il 15/8/1890 a Fontanelle, scomparso in prigionia.
TARZARIOL ANTONIO di Innocente; soldato 5° reggimento fanteria, nato il 10/10/1895 a Conegliano, morto il 26/1/1917 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
VENDRAME LUIGI MICHELE di Cesare; soldato 27° reggimento fanteria nato il 4/7/1898 a Mareno di Piave, morto il 21/6/1918 a Casa Nuova per ferite riportate in combattimento.
VETTOREL GIUSEPPE di Giosuè; caporal maggiore 55° fanteria, nato l'11/4/1891 a Mareno di Piave, scomparso l' 8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania).
GUERRA 1940 – 1945
LOVATELLO GIOVANNI; soldato nato il 25/6/1923 a Mareno di Piave, morto il 19/4/1944, sepolto a Francoforte nel cimitero militare italiano d'onore.
STELLA PAOLINO; soldato, nato il 25/1/1912 a Susegana, morto il 20/3/1943 in Croazia.
ZANCHETTA LORENZO; soldato, nato il 28/7/1917 a Mareno di Piave, morto il 24/5/1944 a Orbke (Germania), sepolto ad amburgo nel cimitero militare italiano d'Onore.
ZAVA GUERRINO; sergente maggiore, nato a Vazzola il 1/2/1913, morto il 12/12/1941, sepolto a Bari nel sacrario Militare dei caduti d'Oltremare.
L'onore è la stima che gli altri hanno di noi, è la stima che noi abbiamo di noi stessi con la percezione della nostra dignità. E' la forza che hanno i veri uomini nel non aver paura. Come scriveva Tacito: “Honesta mors turpi vita patior” – Una morte onorevole è migliore di una vita di vergogna.
Pagina 97
Eroismo:
al figlio che si lamentava di avere una
spada troppo corta, la madre spartana
rispose: e tu avanza di un passo.
Plutarco
Se vuoi la pace:
sia ben chiaro che qualsiasi tipo di pace
la diplomazia riesca a raggiungere
si fonda sulla forza che deve essere
sempre pronta e disponibile.
R. Nixon
Pagina 98
PARTE
IV
Né oggi né mai la ricchezza basta a
conferire classe ad un uomo;
ma oggi più che mai la povertà lo declassa.
Ch. Mauras
Pagina 99
L'ambito dei mutamenti spontanei
dei bisogni è generalmente ristretto […]
E' un produttore che di regola inizia il
mutamento economico e i consumatori,
se necessario, sono da lui educati.
S.A. Schumpeter
Pagina 100
Cap. VIII
CORAGGIO E CREATIVITA'
Anche a Mareno migliorano le condizioni di vita dei paesani.
Lentamente ma in modo progressivo aumentano i beni disponibili e le
capacità finanziarie della gente. Di pari passo anche le esigenze aumentano e
si cercano beni e servizi di ogni genere anche quelli che
a Mareno non ci sono. Da qui inizia la grande
avventura di coloro che cogliendo le nuove opportunità
date dalle richieste della gente si prestano a soddisfarle.
Dal Cin Giuseppe Dall'Armellina Guerrino
Sono aperte attività di ogni genere comprese quelle del trasporto, essenziale
per far circolare le merci prodotte o richieste. La
conseguenza è che i servizi si moltiplicano e con essi il
benessere. Gaiotto Dino e Fernando
Inizia quello che è comunemente chiamato il “boom
economico” che ha stravolto, in
meglio, la vita di tutti noi, portando un giro d'affari
sempre più intenso che ha dato ricchezza al
paese intero.
Scottà Antonio e Dino Spinazzè Aldo
Dopo i primi autotrasportatori che aprono il mercato e si
ingrandiscono assumendo personale e autisti, altri di nuovi se ne
aggiungono. Tarzariol Angelo
Autisti che lavoravano come dipendenti si mettevano “in proprio”
acquistando il camion e gestendo il trasporto merci come
“padroncini”. Alcuni di loro sono: Dall'Armellina Guerrino
“Rino” nel 1954, Antonio Scottà nel 1954, Aldo Spinazzè nel 1963,
Scottà Bernardino “Dino” nel 1968, Tarzariol Angelo “Gino” nel 1970,
Gaiotto Dino nel 1971 ed il fratello Ferdinando “Nando” nel 1972, Dal Cin
Giuseppe “Pejo” nel 1972.
Pagina 101
A cui si aggiungono, alle esistenti, nuove
officine meccaniche, come quelle dei
fratelli Comin Bruno e Arduino nel '68 e
di Cecchetto Giovanni e poi Denis nel '85.
F.lli Comin Cecchetto Giovanni e Denis
Zanette Renato
Nel 1964 apre un nuovo negozio di parrucchiere:
Zanette Renato, prima in via Conti Agosti e poi in via
Verri nell'attuale sede, ma anche le donne hanno dei
desideri, venuti magari guardando le dive del cinema o le signore
della città.
Brugnera Orsolina Scardanzan Scudeller Maria
Sono desideri dell'apparire, del somigliare, del pro-
porsi o del sentirsi diverse.
Ecco allora il successo delle parrucchiere come:
Brugnera Orsolina Scardanzan (forse la prima),
Scudeller Maria dal 1948, Dotta Giuliana dal 1959 e diverse altre.
Dotta Giuliana
In casa, anzi in quasi tutte le case, ci sono i giardini con i fiori e
sono fiori diversi per tutte le stagioni. Quando Vendrame
Giuseppina apre un negozio di fioreria a Mareno nel 1958 tutti i
suoi amici le dicono che la decisione è sbagliata.
Vendrame Giuseppina Chi comprerà fiori a Mareno di quei
tempi? Invece, passato un primo momento difficile, anche la
fioreria funziona e vende. Nel 1982 cederà il negozio a Breda
Annamaria. Ongaro Breda Annamaria
Si aggiungeranno, anni dopo, le sorelle
Fagaraz Lia, Cristina, Carla e di seguito nel
1987 Buffo Vanda e Maria
Paola.
Fagaraz Lia, Cristina e Carla Buffo Vanda e Maria Paola
Pagina 102
E le abitazioni? La gente che sta un po' meglio e ha più disponibilità
finanziarie tende a fare migliorie anche nelle abitazioni o a costruirne di
nuove. Aumentando il lavoro nell'edilizia aumentano anche gli addetti ai
servizi, come gli idraulici: Dalla Libera Angelo dal 1956, Dal Col Luigi dal
1961, Campagnolo Gino dal 1963, Tomasin Roberto dal 1966, Ottavian
Luciano dal 1981 e altri. Sotto: Dal Col Luigi e Dalla Libera Angelo
A sinistra:
Campagnolo Gino,
Tomasin Roberto,
Ottavian Luciano
Qualche attività chiude per anzianità dei titolari o
mancanza di ricambi: il negozio di coloniali di Zanin
Angelo di via Calmessa o la falegnameria dei F.lli Dal
Bianco Pietro e Giuseppe specialisti costruttori di botti
e mastelli (unici a Mareno). Coloniali Zanin
Ma molte altre aprono, sembra un fiume in piena.
Ogni idea è buona e ogni operatore, desideroso di
inserirsi nel giro d'affari, si specializza nella
produzione o nella vendita di prodotti utili.
Bottificio Dal Bianco
Prende vita un mercato
ampio e con scelte, le più fantasiose, dai
pavimenti in gomma, alla galvanica dei F.lli
Bottecchia, ad una nuova edicola di Marcon e
poi di Nadal e Fantuzzi a Bocca di Strada e altri
ancora. Galvanica Bottecchia
Quando affrontate un problemaper quanto complicato possa sembrare,convincetevi semplicemente che siete in grado di risolverlo. J. Moscovich
Pagina 103
NEGRONI GUGLIELMO
Si narra che nei primi anni venti il Conte Camillo Negroni di Firenze, raffinato gustatore, avesse l'abitudine di chiedere al barman del Caffè Casoni, il “solito” e cioè un cocktail fatto da un Americano con l'aggiunta di gin. Nacque così l'aperitivo Negroni.Negli stessi anni il giovane Guglielmo Negroni, grazie agli studi conseguiti a Brescia e poi alla Scuola Enologica di Alba, fonda nel 1919 l'industria Liquori Negroni a Treviso, poi trasferita ed ingrandita a Villorba. L'Azienda, che dirige per quarant'anni, si amplia continuamente inserendo nella propria produzione
altri distillati di grande qualità, come l'aperitivo OLD 1919 rimasto un pezzo storico.
Nel 1967 a Mareno viene aperta la Distilleria Negroni e a Villorba restano l'imbottigliamento e la commercializzazione.
La trasformazione porta poi l'azienda nel 1993 alla Venegazzù Spa di proprietà della Famiglia Palla, che l'ha rilanciata sul mercato con un notevole progetto originale di ampie dimensioni valorizzando tutti i prodotti storici della distilleria.
DALL'ARMELLINA ETTORE
Ettore, conosciuto dagli amici come “Bacco”, si diploma in enologia a Conegliano nel 1968. Inizia la sua esperienza nel ramo vinicolo in Emilia Romagna per un anno e poi per cinque anni all'Astoria di Polegato.Apre un piccola attività di imbottigliamento artigianale a Mareno in Via Liberazione, assumendo un cantiniere e producendo vini rossi e bianchi del territorio. Aggiunge poi anche i vini frizzanti e spumanti.
Il mercato è favorevole e diverse aziende produttrici richiedono l'imbottigliamento. Incrementa così la capacità di stoccaggio e assume altro personale anche per la parte amministrativa.Amante dell'innovazione coglie il momento favorevole ed esporta in molti paesi del mondo compresi la Cina, gli Stati Uniti, l'Argentina e molti altri, ma soprattutto in
Germania dove va, oggi, gran parte del prodotto finito.Ha la fortuna di avere accanto a sé la moglie Gloria, che lavora in
azienda, ed è aiutato da una decina di dipendenti per una produzione annua di 15.000 ettolitri di vino con una commercializzazione di circa 30.000 ettolitri per circa 6 milioni di bottiglie.
L'azienda si trasforma e prende il nome di Vinicola CIDE (Centro Imbottigliamento Dall'Armellina Ettore). Da un paio d'anni la direzione tecnica passa nelle mani di un altro giovane marenese, l'enologo Bruno Cecchetto.
Pagina 104
POSSAMAI RENZO
Da ragazzi era il più maturo ed il più saggio di tutti così da prendersi, da subito, responsabilità tanto in politica quanto nella Latteria di Mareno.Fa esperienza iniziando a lavorare nel 1960 come dipendente amministrativo presso la ditta Ceschelli di Susegana, ma già nel 1971 è parte del progetto GICO nato da un'idea di Luigi Ongaro.Nel 1981 collabora alla costituzione della ESSE4 e l'anno successivo, lasciata la GICO, si dedica
alla LASA, sempre come amministratore, fino al 1987, quando, insieme a Francescon Amedeo ed altri soci, fonda la MACH con sede a Ramera, che si trasferirà poi per motivi di spazio a Conegliano.
Nel frattempo è sorta a S. Vendemiano la LOTUS insieme a Dal Pos Giorgio e a Francescon Amedeo.
Sembra che tutto sia tranquillo, invece le attività fervono, i capannoni ingrandiscono, gli spazi aumentano, come pure aumentano le maestranze, segno della vitalità e capacità degli amministratori.
SOLIGON ADRIANO e SPAZIANO ANNA
Sono giovani, hanno una licenza di ambulanti e tante idee per la testa. Perciò, quando si presenta l'occasione nel 1964 di aprire un negozio a Bibione, lo fanno sperando di riuscire a farcela.
Diverse concomitanze favorevoli ed il duro lavoro dei due giovani, uno sempre in giro per mercati e l'altra sempre in negozio, permettono di guardare avanti con spe-ranza. Dopo 20 anni rientrano a Mareno dove costruiscono e aprono nel 1984 un negozio di pelletterie e valigerie e borse che dà loro molte soddisfazioni.
Pagina 105
CELEBRIN GIORGIO e CAMAROTTO VITTORIA
Quando Celebrin Giorgio e Camarotto Vittoria nel 1978 si trasferiscono da Musile di Piave a Mareno è per costruire e aprire un bar e pizzeria-ristorante, un posto di ristoro denominato “La Villa”.Dopo tre anni di intenso lavoro e raggiunto un buon avviamento, decidono di affittare il locale e tornare al proprio paese per aprire una nuova attività. Nel 1991 riprendono in mano il ristorante, che nel frattempo aveva perso parecchia clientela, cambiano il nome in “Number One” e ripartono a lavorare sodo. Ricostruiscono la fiducia dei clienti, che tornano numerosi ed il locale ridiventa il punto di riferimento delle famiglie. Nel 1997 l'attività passa
al figlio Lino che cambia nuovamente nome al locale, chiamandolo “Capsicum”.
VIEZZER GIOVANNI e GINO
Giovanni, dopo varie esperienze di lavoro, si mette in proprio a Bocca di Strada con un lavoro artigianale abbastanza nuovo per quei tempi, il 1967: la posa di pavimenti in legno, moquettes e linoleum. Data la novità è un
azzardo investire in questo settore, ma la costanza premia e quando nel 1982 si trasferisce da Bocca di Strada a Ramera nella nuova zona industriale, può ben farlo con una nuova società insieme al fratello Gino. La situazione attuale premia la costante volontà e la professionalità.
DAL BIANCO FERDINANDO
I genitori sono Ferdinando e Peruch Augusta ed hanno sette figli: 6 maschi e una femmina. Tutti insieme lavorano la terra in parte di proprietà ed in parte di altri proprietari. Dopo la II° Guerra Mondiale, negli anni 50, alcuni dei figli arrotondano le entrate, come tanti altri giovani, andando a segare l'erba in montagna. Un po' alla volta portano dei prodotti agricoli, che producono, e li vendono nei paesi di montagna dove trascorrono parte dei mesi estivi. Il commercio si allarga nel tempo tanto che si rende necessario un magazzino che aprono a Cittadella nel 1950. L'attività si sviluppa lentamente e ormai occupa tutto il loro tempo allargando la zona dal Bellunese al Cadore. Nel 1956 si trasferiscono nell'attuale sede in via Conti Agosti a Campagnola, dove realizzano anche le loro abitazioni e nuovi magazzini.
Pagina 106
TONON FRANCESCO
Sono in arrivo le novità e all'osteria si trovano aranciate, cedrate e la gassosa in bottigliette con un tappo a palla.Francesco intuisce che anche le famiglie potrebbero bere bibite se portante a casa e nel 1954 apre una rivendita che copre tutte le esigenze: dall'osteria, al bar, alle famiglie.All'inizio non è facile; bisogna che le famiglie accettino la novità: bere a casa quello che si trova all'osteria o al bar.
Ma i tempi stanno velocemnte cambiando e così anche questa nuova attività commerciale trova il suo spazio. Il primo deposito si trovava dove c'era la carrozzeria Vendrame (a fianco della rivendita di giornali Fagaraz) che si era trasferita a Calle di Mareno.
Quando Carmelo Da Re nel 1970 sposta la sua officina dall'altra parte della strada, Francesco vi trasferisce il deposito ed il negozio.
L'attività passa poi alla figlia Franca ed al marito Pedà Vincenzo e nel 1988 cambia nuovamente la sede quando viene acquistata la distilleria Vendrame a Soffratta.
GIACOMIN EGIDIO e PATRIZIO
Egidio inizia il lavoro edile di impresario in proprio a Mareno nel 1963 e dopo qualche anno costruisce un magazzino-deposito per i materiali di lavoro in via S. Lorenzo.
E' un uomo gentile e volonteroso e si dedica anche all'associazionismo interessandosi di volontariato aiutando gli altri nel limite del possibile.
Quando va in pensione, il figlio Patrizio, non volendo seguire le orme paterne, fonda la Edilgi Company e inizia nel 1989 un tipo di lavoro nuovo: stampaggio di materie plastiche.
Ristruttura il vecchio magaz-zino e amplia di anno in anno il
giro d'affari che continua ancor oggi con soddisfazione.
Pagina 107
COLLET E PASE
Tentano la via dell'America e partono per Caracas in Venezuela dove trovano altri italiani tra cui Giuseppe (Beppino) dalla Cia, anche lui di Mareno. Dalla Cia G.Il primo a partire è Elio Pase nel 1954, seguono poi nel 1956 Domenico e Giovanni (Gianni) Collet.
Non sono soddisfatti della vita all'estero e decidono di rientrare in Italia: Elio nel 1961, Domenico e Gianni nel 1964. Cercano di mettere a frutto quanto imparato ed aprono tutti insieme una carrozzeria specializzata nella riparazione di camion, che verrà definita “La carrozzeria dell'autotreno”.
E' essenziale la collaborazione di ottimi diversi operai, quali: Ronchi, Padoan, Marcon, Dal Cin, Tomasi, Dall'Armellina.
Oggi la carrozzeria, completamente ristrutturata, ripara quasi esclusivamente autovetture. I soci fondatori non ci sono più, ma i figli di Elio, Sergio e Candido, portano avanti l'attività con competenza e affidabilità, mentre il fratello Walter segue la sua strada in Polizia.
Collet Domenico Collet Giovanni Pase Elio
DE MARTIN ILVO
Arriva da Gaiarine e apre un negozio di ottico in via Conti Agosti a Calle di Mareno nel 1974 e si trasferisce poi in Piazza Municipio nel 1990.Nel 2005 va in pensione e lascia l'attività al figlio Elvis.
Pagina 108
ZORGNO MARIO
Apre una carrozzeria a S. Maria del Piave nel 1976 e dopo qualche anno si trasferisce a Ramera nella zona industriale chiamandola “La perfetta”.Ama lo sport e s'interessa soprattutto di ciclismo. Dopo la morte nel 2000 di Gino Bartali prende contatti con la moglie Adriana ed il figlio Andrea e fonda con alcuni amici la società “Unione ciclistica
Ramera Gino Bartali, che comprende ragazzini esordienti dai 7 ai 12/13 anni. Andrea Bartali e la mamma AdrianaDiversi atleti, passata l'età, sono confluiti in altre squadre maggiori.
Andrea Bartali resterà sempre vicino alla Società, che lo iscrive come socio onorario, e verrà spesso a Ramera agli incontri societari e agli incontri con gli atleti.
Pagina 109
BASEI GIUSEPPE-ANTONIO
C'è da inventarsi un mestiere in un periodo difficile e Giuseppe inizia a vendere formaggi. L'idea è di portare la merce direttamente presso il compratore sperando che la vendita possa essere soddisfacente. E' il periodo (il 1935) in cui la gente si sposta poco e la vita sociale si svolge prevalentemente nelle aie e nei borghi.
Viaggia in bicicletta con ampi portabagagli carichi di pezze di formaggio e piano piano si fa conoscere. E' aiutato dalla moglie Zava Carlotta e quando inizierà ad aprire un banco presso i mercati di Vazzola e poi di Conegliano e Pieve di Soligo ci sarà anche la giovanissima figlia Gioconda.
Passata la guerra riprende l'attività con un furgone e l'aiuto anche dei figli Agostino e Giuseppe che nel 1947 subentre-ranno nel commercio continuan-do una tradizione ormai ampia-mente radicata.
Ampliano l'at-tività con il commer-cio all'ingrosso for-nendo formaggi di ogni tipo.
Giuseppe Gioconda e Agostino al banco
Sono conosciuti dappertutto tanto che si è creato un modo di dire: “dire Basei significa dire formaggio”.
Anche i nipoti Renzo, Antonio, Gian Marco e Roberto seguono dal 1970 il lavoro dei genitori e dei nonni e per vederli all'opera basta andare al mercato di Conegliano dove hanno un banco in via Settembre ed uno in Piazza Calvi.
Banco a Vazzola - 1986
I nipoti Renzo, Antonio, Gianmarco, Roberto
Pagina 110
SOSSAI GILDO e ALDOPiù di una storia.....pare una favola
Paolino Sossai e Assunta Marcon, i genitori di Gildo, Aldo, Carla e Ida, si trasferiscono nel 1957 da S. Lucia di Piave a Mareno, tra disagi e notevoli sforzi economici, come mezzadri della famiglia Camerotto proprietaria di un negozio di tessuti,Gildo, il più anziano dei figli, inizia a lavorare ed imparare il mestiere presso Luciano Mazzer di S. Vendemiano, che gli insegna le tecniche di
lavorazione ed assemblaggio dei metalli e gli trasmette i segreti di una vita di lavoro sui metalli. E' un inventore Gildo ed il lavoro di routine gli sta stretto. Così accetta
la richiesta di un amico di fare dei serramenti in metallo, anziché in legno, per la sua nuova casa. Gli mette a disposizione uno spazio in garage e le attrezzature necessarie. Da qui nasce l'attività dei Sossai, prima in modo artigianale e poi in forma industriale ponendo in essere le continue ed innovative idee di Gildo. Il fratello Aldo, che dopo il militare è entrato in Polizia, alla scadenza della ferma non rinnova il contratto decidendo di aiutare il fratello nella nuova avventura.L'anno in cui inizia la trasformazione del lavoro dei F.lli Sossai è il 1978. Ai serramenti si aggiungono la costruzione di macchine pulitrici per pannelli per l'edilizia e un sistema di serramento perfettamente isolante usando un prodotto della Alusuisse.Net Center – Padova
L'azienda si ampia con la realizzazione di vetro facciate (il primo lavoro è il municipio di S.Vendemiano nel 1986), comple-tando con tecniche d'avanguardia ed invenzioni innovative una produ-zione serramentistica che viene esportata in decine di paesi in tutto il mondo dalla Russia all'Australia.
SUN PrincessNel 1994 entrano nel primo
progetto nel settore navale, quello per la realizzazione degli involucri di vetro della
Pagina 111
“SUN Princess” la più grande nave passeggeri dell'epoca. Seguono poi una serie di altre grandi navi costruite a Monfalcone e a Nagasaki in Giappone.
Le attività che in un primo momento erano divise: Somec, Solal, Soglass, Soframe, Sotrade vengono raggruppate sotto il marchio Sossai Group nel 2003 con quartiere generale a S. Vendemiano in un'area di 35.000 Mq di cui 16.000 coperti.
Il motto è rimasto immutato : “E' e resta sempre lo stesso”.Un giorno Aldo viene a sapere che un vescovo proveniente dal Brasile sta
cercando presso le parrocchie di Sarano e S. Lucia di Piave dati sulle origini della mamma nata Sossai.
Dopo l'incontro con il prelato gli nasce l'idea di approfondire la situazione e conoscere quanti Sossai sono partiti negli anni come emigranti.
Costituisce un gruppo di lavoro che per una decina d'anni con molto zelo e molta pazienza, raccoglie dati e contatta persone soprattutto nel Lazio ed in Brasile dove sono andati la maggioranza dei Sossai.
Finalmente riesce ad organizzare un incontro tra le varie famiglie e nell'ultima settimana di luglio 2010 le fa arrivare (circa 500 persone) a S. Lucia e a Mareno per una festa del “ricordo”.
Dopo viaggi, incontri pubblici con autorità varie e assaggi dei prodotti locali la festa, perché è una vera festa, si conclude sabato sera 31 luglio presso L'Oasi a Mareno ed il giorno dopo a S. Lucia di Piave presso la Filanda con una cena ed un pranzo di addio tra canti, abbracci, e tanta commozione. Un incontro veramente festoso e molto, molto struggente.
Jewel Tower - Dubai
Dal Negro – Treviso ENI – Roma
Pagina 112
Sapphire & Diamond Princess – Cruise Ship Giappone
TONON BENITO
Dopo aver lavorato per parecchi anni in diverse aziende Benito decide nel 1972 di mettersi “in proprio” nel campo della maglieria con l'aiuto della moglie.
Nel ramo ci sono già diversi produttori e tutti ben inseriti nel mercato, ma decide lo stesso di tentare la sorte.
Apre un laboratorio di maglieria come “terzi-sta” pro-
ducendo prima per diverse aziende locali e poi anche per stilisti ben conosciuti nel mondo intero.
Al giungere dell'età pensionistica liquida l'azienda e cede l'uso del capannone al nipote Angelo che vi installa una produzione di minuterie metalliche. Una decina di anni dopo la produzione verrà trasferita in via Roma.
Pagina 113
I CUGINI BACCICHETTO
Natale Baccichetto figlio di Narciso e di Zanardo Catterina e Giuseppe Baccichetto figlio di Giovanni e Dotta Scolastica sono cugini e originari di Calle di Mareno. Non amano la vita contadina della famiglia e decidono di cambiare mestiere.
Natale (1899/1966) apre un'osteria ed un negozio di alimentari (un casoin) lungo la via Distrettuale a Mareno, che è una zona lontana dal centro del paese e verrà denominata “Località Baccichetto”. Tanto l'osteria quanto il negozio sono gli unici della zona e si sviluppano in modo soddisfacente così da divenire un buon punto di
incontro per gli abitanti locali. Sarà anche consigliere comunale dal 1964 fino alla morte nel 1966. Alla sua morte le attività passeranno attraverso diverse proprietà e oggi sono chiuse. Natale e Giuseppe
Giuseppe (Bepi) invece apre nel 1905 un'osteria ed un negozio di alimentari (un altro casoin) a Ramera nel Borgo Bet. In seguito trasferirà i negozi nelle case Dalto sempre partendo in bicicletta da Calle di Mareno dove abitava, in attesa di trasferirsi nuovamente anche con l'abitazione nel 1928 in un edificio che sta costruendo di fronte alla Chiesa sempre a Ramera.
Gli imponenti funerali di NarcisoDiventa un riferimento rinomato in quanto in osteria si serve anche da mangiare e le ricette del “Baccalà” e “dell'Agnello Pasquale” diventano famose in tutto il circondario. L'attività viene ceduta nel 1956, alla morte di “Bepi”, prima a Salvador Eugenio e poi venduta a Dotta Sergio.Bepi e la moglie Fanny Pinarello hanno sei figli tra cui Pietro (sua figlia Flavia sarà Sindaco a Mareno nel periodo 1990/1994) e
Narciso che nel 1945 entrerà come dipendente in Municipio diventando, insieme a Mario Celotti e Alfonso Rech, uno degli artefici della ricostruzione dell'anagrafe comunale bruciata nel 1944 nel rogo del Municipio. Segue anche le attività dell'Asilo e sarà sempre punto di riferimento per i più deboli.
Narciso muore all'improvviso a cinquant'anni nel 1961 lasciando nello sconforto non solo la famiglia, ma anche tante altre persone.
Pagina 114
I paesani addolorati se-guiranno numerosi le sue ese-quie con sentito e commosso affetto.Sua figlia Pia vincerà un concorso e sarà assunta in Municipio nel 1961, dove resterà fino alla pensione nel 1992.
“Casoini” e osterie a Mareno loc. Baccichetto e Ramera ora chiusiPia sposerà un giovane di Cimadolmo di nome Walter Donadello, un ragazzo
cresciuto senza la mamma, morta prematuramente, ma di carattere socievole e disponibile. Nella sua vita giovanile ha saputo crearsi simpatie e consenso, tanto che, divenuto adulto, è stato eletto Sindaco di Cimadolmo dal 1964 al 1970.
Tra le persone che l'hanno seguito da giovanetto ed apprezzato da adulto c'è un personaggio, Giulio Savoini, che merita di essere ricordato.
SAVOINI GIULIO
E' stato un personaggio a Cimadolmo. Possessore di un molino e di una attigua segheria era conosciuto da tutti per le sue doti di umanità e di uomo moralmente retto ed è nominato Podestà proprio nel periodo peggiore della nostra storia, cioè durante il 2° conflitto mondiale e la guerra partigiana.In paese c'erano i tedeschi e l'organizzazione “Todt” mentre a qualche centinaia di metri entro il Piave si muovevano gruppi di partigiani
irrequieti e spesso inaffidabili. In mezzo la popolazione inerme ed il Podestà, cioè Savoini Giulio, a creare equidistanze e difficili equilibri per evitare sanguinose ritorsioni da una parte o dall'altra verso la popolazione.
Tra i partigiani operavano persone di nazionalità russa e slava poco inclini al compromesso. Spesso di notte uscivano dalla zona del Piave e, uno in particolare, si presentava a casa Savoini armato di mitragliatore e bombe a mano minacciando di morte i famigliari e obbligando Giulio a consegnare ogni volta (spesso) viveri e denaro disponibili.
Partigiano russo operante nel Piave – foto del 1945Gli sforzi di Giulio non sono sempre andati a buon fine e purtroppo ci sono stati
dei fatti deprecabili e delle uccisioni che non ha potuto evitare.A fine guerra, però, gli abitanti gli riconobbero gli sforzi fatti, nel limite della
sua difficile posizione, per tenere il paese fuori dai guai anche rischiando la vita e non perse mai la loro riconoscenza ed il loro rispetto.
Pagina 115
TONON GIANFRANCO E EVARISTO
Verso la fine degli anni '60, Gianfranco Tonon inizia l'attività di lavorazione del ferro e dopo pochi anni coinvolge nell'impresa anche il fratello Evaristo. Come tutte le attività che nacquero in quegli anni, la loro sede si trovava presso la propria abitazione in via Traversa a S.Maria del Piave.
Gianfranco e EvaristoDato il poco spazio a disposizione, agli inizi si occupano di produzione di carpenteria leggera e di piccoli manufatti. Poi agli inizi degli anni '70, la loro attività si amplia a seguito del coinvolgimento nel progetto di costruzione di un nuovo villaggio nell'Alpago ideato dal Geom. Candiani di Vazzola. L'attività è ormai avviata e nel tempo si ingrandisce. La sede presso la loro abitazione diventa insufficiente e quindi agli inizi degli anni '80 viene costruito un
nuovo e più grande capannone a Mareno di Piave a fianco del campo sportivo dove l'attività si trasferisce.Dopo circa un ventennio, Gianfranco ed Evaristo dividono la ditta e così nascono la Steel & Service di Tonon Michele e la CMT di Tonon Christian.Entrambe le nuove società si trasferiscono in nuovi e più capienti capannoni nella zona artigianale di Ramera e sono ora guidate dai figli Michele e Christian. La Steel & Service oltre alla carpenteria metallica si occupa di lavorazione dei metalli con macchinari ad alta tecnologia come il taglio di precisione ad acqua mentre la CMT continua nella produzione di carpenteria con l'ausilio di modernimacchinari come l'isola robotizzata per la saldatura dei metalli.
Una costruzione del progetto nuovo villaggio nell'Alpago
RIVENDITE GIORNALI
A Bocca di Strada la rivendita di Marcon Angelina aperta nel 1968 e ceduta a Nadal Maddalena e Fantuzzi Silvestro passa nel 2008 a Zanin Reginetta.
In via Tariosa Valentini Caterina nel 2006 cede la gestione del negozio a Vettori Pietro.In centro Fagaraz Danilo, subentrato alla madre Sanson Maria nel 1983, muore e lascia la gestione ai fratelli che hanno l'aiuto di Zanchettin Ivana.
Pagina 116
PIBIGAS
A Mareno nel 1954 avvengono due fatti che hanno entusiasmato i cittadini. Il primo è l'arrivo della televisione che permette di vedere i campionati del mondo di calcio. Non era mai successo prima.
La novità ha tenuto la gente con gli occhi incollati al televisore dell'osteria “dalla Tina” nella sua vecchia sede per settimane. Tanto interesse forse dipendeva più dalla novità che dal calcio.
Autogiro anno 1860 circa Il secondo fatto è la venuta di un elicottero dell'ENI che è sceso nello spiazzo accanto al municipio (ancora libero). Che emozione! Centinaia di persone a vedere un elicottero che non si sapeva cosa fosse e come facesse a stare fermo in aria.
Faceva pubblicità al gas “Pibigas” da usarsi, con delle bombole, quale nuovo combustibile pulito per cucinare in casa. Era la rivoluzionaria trovata per sostituire la cucina a legna con dei fornelli più piccoli e maneggevoli.
E' stata anche la grande occasione delle industrie Zoppas per aggiornare la produzione con i nuovi elettrodomestici: prima il fornello a gas, poi il frigo e quindi la lavatrice e altro ancora.
Era iniziata l'era del consumismo.
BUON CUORE E MODESTIA
E' un giorno d'estate degli anni '60 verso sera e un ragazzo, nel fare un giro in bicicletta per le strade del paese, si trova davanti ad un incidente stradale. Il luogo è all'incirca di fronte all'attuale negozio di mobili Bof e l'incidente è accaduto ad una persona anziana che è caduta da un motorino.
Si avvicinano diverse persone volonterose di aiutare e tutte discutono per capire cosa è successo e per tranquillizzare il ferito disteso a terra che continua a lamentare dolori in diverse parti del corpo e specialmente a una gamba.
Tutti hanno qualcosa da dire e proposte da fare, ma in effetti nessuno sa
Pagina 117
cosa fare. Si consiglia di portare la persona presso qualche abitazione vicina per fargli bere qualcosa che “lo tiri su”, finché una voce si alza tra tutte consigliando il ricovero in ospedale a Conegliano.
Non si è ancora abituati agli incidenti stradali considerato che i mezzi motorizzati erano pochi; non c'era neanche la mentalità dell'andare all'ospedale, posto pensato solo per casi terminali. In ogni caso l'idea piace e dopo un attimo di silenzio sono tutti convinti di far portare il ferito al Pronto Soccorso (solo nominarlo faceva pensare alla morte certa).
Finalmente la decisione è presa e i presenti tirano un sospiro di sollievo perché finalmente sanno cosa fare di concreto. A questo punto si pone un altro problema: come fare per il trasporto? Il 118 non c'era, l'ambulanza non c'era, il Pronto Soccorso stesso è qualcosa di lontano, conosciuto per sentito dire. Non fa parte della vita quotidiana, ma solo dell'immaginario.
Finalmente una persona prende la bici e va a chiamare un conoscente possessore di una autovettura che finalmente dopo una mezz'ora arriva, mentre il ferito a terra continua con insistenza a lamentare dolori. Nel frattempo si è fermata altra gente e tutti hanno qualcosa da chiedere o da dire creando una grande confusione.
Arrivata la vettura il proprietario mette in chiaro che andare a Conegliano e tornare è un costo che non intende accettare e non acconsente a che il ferito venga caricato. La gente comincia a guardarsi in faccia ma nessuno si offre di pagare il viaggio ed intanto il ferito continua a stare per terra e a lamentarsi dei dolori.
Il ragazzetto vedendo tutto questo, impressionato dal sangue, dai lamenti, dalla confusione e dall'incertezza generale trova il coraggio di dire a voce alta “cosa state aspettando, che muoia?” Probabilmente non viene neanche sentito.
Dopo altro tempo d'attesa senza saper cosa fare si avvicina una persona con fare deciso. Alcuni lo conoscono e lo informano dell'accaduto. Poi valutata la situazione chiama il proprietario della macchina e con fare perentorio gli dice: “trasporta il ferito immediatamente all'ospedale e quando torni vieni da me che ti pagherò le spese”. Così fu fatto e la persona generosa, si seppe dopo, si chiamava Feltrin Ugo.
Il giovanetto non si dimenticò mai l'accaduto né la persona generosa e rimase molto amareggiato quando, qualche giorno dopo, lesse l'epigrafe della morte del ferito dell'incidente.
Parecchi anni dopo il giovanetto, diventato adulto, ebbe modo di incontrare il sig. Ugo Feltrin e, venendogli in mente l'episodio vissuto tanti anni prima, gliene accennò. La risposta è stata “è passato tanto tempo ed i ricordi si sono sbiaditi, in ogni caso è stata una decisione doverosa”. Si capiva però che il ricordo era ancora vivo nella sua mente, ma non amava parlarne.
E' stata una doppia lezione di vita, di generosità e di modestia che non sono mai state dimenticate.
Pagina 118
PARTE
V
E' mio convincimento che non sia possibile
trattare delle cose più serie del mondo
se non si apprezzano le più divertenti.
W. Churchill
Pagina 119
Non furono la politica né l'economia
a produrre le prime unioni di gruppi
distanti e disparati,
ma la festa sportiva.
J.Ortega y Gasset
Pagina 120
Cap. IX
SPENSIERATEZZA E ALLEGRIA
Il periodo difficile non è ancora finito e ci sono grandi difficoltà a
ripristinare la normalità. Il cibo scarseggia e le autorità tentano di
controllare il mercato delle derrate alimentari, magari operando con
requisizioni. Il mercato nero fiorisce e prospera dato che i produttori agricoli
consegnano ai consorzi obbligatori solo la metà circa delle produzioni.
Lentamente però, pur con tutte le difficoltà, si costruisce una vita più
accettabile. In campagna è migliore che in città. D'altra parte anche alla fine
della Grande Guerra e nel periodo della ricostruzione si è cercato di
costruire la vita tentando di dimenticarne, almeno per qualche momento, le
difficoltà con feste da ballo e proiezioni cinematografiche.
Dal “Il Gazzettino” del 1930 si apprende:
“Spettacoli Benefici. Stasera sabato, alle ore 8, sarà qui dato un grande spettacolo
cinematografico all'aperto, accompagnato da scelta orchestra, a favore dell'Opera
Nazionale Ballila. A beneficio dello stesso Ente domani domenica saranno dati vari
spettacoli cinematografici continuati, dalle ore 16 in poi, nel cine Italia. Pure alle ore 16
e sempre a favore del Dopolavoro, nella sala Gualuppa s'inizierà un grande festival le
cui danze saranno ritmate da scelta musica. Nel corso del ballo sarà disputata una gara
di valtzer, dotata di ricchi premi. Funzionerà un servizio buffet.”
A Mareno non c'era la sala cinematografica, ma giravano dei cinema
itineranti, accompagnati da orchestrina, che funzionavano all'aperto.
Quando la guerra finisce si pensa a dare una mano a chi ha meno.
Per aiutare i bambini poveri di Conegliano le parrocchie organizzano
degli incontri tra questi e le famiglie dei paese vicini, Mareno compreso.
Nelle domeniche i bambini, fatti giungere in corriera, vengono ospitati
dalle famiglie per tutto il giorno in modo che possano mangiare a sazietà.
Le persone, poi, venuto meno il pericolo della guerra, tendono a
Pagina 121
ricercare la gioia di vivere organizzando posti per ballare, sagre paesane in
nome dei Santi protettori, feste di borgata e familiari. E' un modo per uscire
dagli schemi della dura vita giornaliera.
A Soffratta nella zona “Valdoni” d'inverno si allagano dei terreni con
lo scopo di
prendere le anitre
selvatiche di pas-
saggio, poi si è
scoperto che quan-
do ghiacciava era
possibile pattinare
o meglio “slitto-
lar” perché i patti-
ni non c'erano e si
usavano zoccoli di legno con delle grosse brocche metalliche sotto la suola.
Era molto divertente e la cosa è durata fino agli anni 60.
Ernesto Da Fies nel “mastel” nel Crevada
D'inverno si ripristina la tradizione del
“Panevin”. E' l'occasione per bruciare le sterpa-
glie ed i rovi, ma è anche un'altra occasione per
stare insieme e cantare, mangiare “pinza” e bere
“vin brulè”.
A un certo
punto tanta
frenesia allar-
ma le autorità,
che considerano questo comportamento
generale irriguardoso verso coloro che
non se lo possono permettere e sono tanti.
Inoltre pensano non sia adatto al mo-
mento in cui stanno rientrando i prigio-
nieri di guerra bisognosi di tutto, dai vestiti alle cure mediche. Quelli che
arrivano dalla Germania e dalla Russia sono in condizioni pietose e il loro
Pagina 122
reinserimento nella vita sociale è più difficile,
In un primo momento le Autorità d'occupazione vietano i permessi.
“...Malgrado la fame si ballava quasi ovunque, in città (dove funzionavano
diversi ritrovi) ed i campagna, sebbene i Comitati di Liberazione fossero
contrari a tanta baldoria. Anche perché la maggior parte della popolazione,
passato il primo momento di euforia, aveva ben poca voglia di divertimenti,
che erano quindi esclusivi di chi non aveva subìto lutti, di chi aveva
disponibilità finanziaria e dei soldati alleati che di preoccupazioni non ne
avevano. Dopo alcuni mesi le concessioni dei permessi per organizzare feste
e balli vennero revocate dal comando militare alleato”.
Ma col tempo tutto si aggiusta e malgrado i sacrifici la ripresa
prosegue per il coraggio e la volontà di molti. La gioia di vivere non si può
fermare e finalmente la gente è libera di ridere. Si riorganizzano le vecchie
sagre o se ne organizzano di nuove : In piazza a Mareno, a S. Maria del
Piave, al Borgo Carnielli, a Ramera, a Bocca di Strada, a Borgo Cittadella, a
Soffratta, in via Biffis. Musica, balli, giostre, giochi, incontri culinari; un
grande passo in avanti verso un futuro migliore.
MUSICA MAESTRO ...
La banda di Mareno ha radici negli anni 20, anche se il primo
gruppetto di suonatori si riunì tra gli anni 1910 e 1912 sotto la direzione di
Serafini Ugo, che moriva durante la Grande Guerra. Dopo il primo conflitto
mondiale i superstiti del gruppo anteguerra (tra cui Dall'Armellina
Beniamino, Foscan Cesare, Foscan Battista, Perencin Francesco e altri) si
ritrovarono e ripresero a suonare nelle feste, nelle cerimonie e
nelle sale da ballo fino agli anni trenta. Di questa attività
abbiamo trovato notizie ne “Il Gazzettino” del tempo.
Peruzza Vittorio
La Banda rinasce il 1° Aprile 1950 su iniziativa di Perencin Francesco
e di Peruzza Vittorio (1913/1950), eletto Presidente del gruppo, con la
partecipazione di alcuni vecchi suonatori della vecchia banda ed il Maestro
Gobbo Guerrino.
Pagina 123
Sospende nuovamente l'attività nel 1963 dopo le presidenze di
Dall'Armellina Beniamino, Foscan Ferdinando, Lot Antonio, Maestro
Dario Ernesto. Banda a Redipuglia
Dall'Armellina Beniamino
Riprende a suonare con la
denominazione di Corpo Musicale
di Mareno nel 1972 per iniziativa
di alcuni appassionati tra cui Dotta
Giannino. Presidente viene eletto il
suonatore tra suonatori Frassinelli Renzo,
che nel 1987, andato in pensione il Maestro Gobbo, si affida al nuovo
Maestro Pavan Vittorino, il
quale introdurrà uno stile di
musica più consono ai tempi.
Inoltre aprirà nel 1989, con la
collaborazione del Comune, le
porte alla nuova Scuola di
Musica.
1952 il Presidente Foscan Ferdinando
Altri presidenti si susseguono:
Gasparini Roberto, Carnielli Natalina, Dalla Cia Carlo; oggi il
Corpo Musicale continua a suonare con il Maestro Trivillin
Dario ed il Presidente De Luca Antonio.
Il Presidente Frassinelli Renzo
Il Corpo Musicale nel 25° anniversario dalla costituzione (1997)
Pagina 124
Gasparini
Roberto
Corpo Bandistico anni '80
Carnielli
Natalina
Corpo Musicale anni '90
Dalla Cia
Carlo
De Luca Antonio Corpo Musicale 2010
Pagina 125
NOVITA' MUSICALE
Un giovane cantautore, diciottenne o poco più, di Mareno di nome
Stefano Dall'Armellina, si presenta al festival voci nuove “Città
di Vittorio Veneto” vincendo il premio della critica per l'anno 1989. E' l'inizio
di una carriera musicale fitta di
soddisfazioni e di premi vinti che lo porta a
suonare e cantare anche in grandi
manifestazioni quali Castrocaro e Sanremo
Famosi. Di successo in successo, dieci anni
dopo nel 1999, vince il premio “Città di
Recanati” con un brano “FIATO CORTO”
che diventerà, in seguito, un album molto
apprezzato. Collabora con grandi artisti e
professionisti compreso Roberto Vecchioni
che presta la sua voce in un brano.
Concerto a Conegliano
Seguiranno collaborazioni importanti ed
ulteriori premi e nuovi album che
proiettano Stefano nel mondo professio-
nistico della musica a pieno titolo.
Pagina 126
DINAMIK … CHE SORPRESA!
Alcuni giovani attivisti della parrocchia di S.Maria del Piave nel 1962
s'inventano un giornalino che porta nelle case gli avvenimenti locali. Il nome
della pubblicazione è tutto un programma dato che si riferisce al particolare
campanile della chiesa, infatti si chiama “El Mezo Campanil”.
A questa iniziativa si aggiunge poi la collaborazione per far rinascere
la sagra paesana che era stata sospesa tempo prima benché fosse una
tradizione di vecchia data. Non contenti ed infervorati dalla
voglia del fare, alcuni anni dopo, nel 1971, costituiscono una
società “La Dinamik” con lo scopo di porsi al centro delle
attività ludiche-sportive del paese. Canzian Giannantonio
Al primo presidente Canzian Giannantonio si susseguono
altri responsabili tra cui Dassiè Ennio, Zanchetta Giocondo ed
ora Pasin Marco. Ennio Dassiè
Con tanto lavoro e tantissima dedizione riescono a
costituire un gruppo sportivo, una squadra di tennis e una
squadra di karate, contribuendo anche all'organizzazione di
molti incontri sportivi, tra cui gare
ciclistiche e incontri di boxe, nonché
mostre di vino molto apprezzate
nell'ambito della rinnovata sagra
paesana. Sono ancora in attività con
nuovi giovani e nuova grinta. Zanchetta Giocondo
Pagina 127
Pesca a premi e mostra del vino
TRA I DUE CAPITELLI DI VIA BIFFIS
Iniziata a metà degli anni '80, non è una sagra ma una festa
di borgata pensata e sempre organizzata da Renzo Dalla Colletta
con la collaborazione di molti amici che coinvolgono tutte le
famiglie della borgata. Ogni famiglia prepara dolci e panini che
vengono disposti su una lunga tavolata allestita lungo la via.
Lotteria e musica allietano la serata.
Pagina 128
SAGRA DI MARENO
Non è dato sapere quando è nata la “sagra” in piazza a Mareno. I
ricordi sono che nel secondo dopoguerra si è cominciato con poche giostre e
delle bancherelle di dolci, per arrivare, alcuni anni dopo, ad avere una
“sagra” ampia e rinomata che riempiva tutta la piazza di gente e richiamava
qualche migliaio di persone. Alcuni ragazzi del bar “soto el castagner” in gita
Era ed è sempre stata una
tipica “sagra” di paese con giostre
e bancarelle che finiva con i fuochi
d'artificio. All'inizio e per diversi
anni gruppi di giovani preparavano
e gestivano uno o due bar sotto una
tenda con tavoli piantati per terra.
Con i soldi guadagnati vendendo
bibite i giovani organizzavano gite per tutti i volontari che partecipavano alla
gestione del servizio. I bar del centro del paese poi si organizzavano per
offrire da mangiare,fagio-
li freschi e giovani polletti,
per la gioia di molti
commensali. In seguito si è
costituita un'associazione
per i festeggiamenti, ma il
periodo d'oro era passato
ed ora è rimasta una sagra
contenuta.
Sagra anno 1954 con in prima fila la signora “Tina” in Zandonadi
Pagina 129
Quando mi capita di ridere,
di scherzare, di giocare,
allora mi sento uomo
Plinio il Giovane
Chi non ama le donne,
il vino e il canto,
pazzo è davvero e degno di compianto.
attribuito a Martin Lutero
Pagina 130
Cap. X
I NOSTRI CAMPIONI SPORTIVI
Nel periodo del ventennio lo sport era considerato un'attività
essenziale per far crescere i giovani sani e disciplinati con lo scopo di
avviarli poi alla vita militare. Era un obbligo indirizzare i giovani alle
attività sportive, soprattutto quelle più adatte alla preparazione
“premilitare”. A Mareno, benché la propaganda del partito fosse costante, i
giovani avevano poco entusiasmo a partecipare creando malumore negli
organi politici. Per evitare che venissero prese delle sanzioni, pericolose a
quel tempo, intervenne il Podestà a risolvere la questione.
Fece preparare il “campo sola-
re”, cioè il terreno a fianco dell'Asilo,
installò un sistema di illuminazione a
spese proprie e convocò i giovani del
paese. Trovò con loro una soluzione che
rese soddisfatti un po' tutti prendendo in
mano la gestione sportiva e tacitando
con la sua autorità i componenti del
partito. Campo solare poi divenuto campo sportivo
Il campo solare l'anno successivo venne trasformato in un vero campo
sportivo con una baracca palestra attrezzata per l'atletica.
Baracca adibita a palestra
Il sabato pomeriggio i ragazzi andavano a marciare per un po',
poi si dedicavano all'atletica preparandosi per gli incontri
intercomunali e mandamentali. Oltre alle gare di atletica c'era
chi si dilettava a correre in bici e chi a giocare a bocce in gare
competitive a premi. Era un modo per uscire dai borghi e dalle
case per incontrarsi e conoscersi e parlare; l'unica possibilità di passare un
po' di tempo in modo diverso.
Pagina 131
Arrivo delle manifestazioni ciclistiche nel circuito di Marenoe il grande interesse dei paesani (1983)
Superga 1949 La fine del“Grande Torino”
Pagina 132
Campo sportivo (da “Il Gazzettino” - 1930)
Siamo lieti di pubblicare una lettera scritta al sig. Antonio Biffis, nostro Podestà: Ill.mo Sig. Podestà di Mareno di Piave, l'Ente sportivo di Treviso dà notizia delle disposizioni da Lei prese per dotare codesto campo sportivo degli impianti e degli attrezzi indispensabili per l'atletica leggera. Per quanto Lei ha fatto Le esprimo il mio vivo e cordiale compiacimento. Saluti, Il Segretario.
Inaugurazione del campo sportivo (da “Il Gazzettino” - 1930)
Coll'intervento delle maggiori autorità sportive della Provincia e fra l'entusiasmo di una enorme folla Mareno ha domenica solennemente inaugurato il suo campo sportivo. Alle 11, accolte al loro arrivo dal Sig. Antonio Biffis, dal segretario politico sig. Paoletti, arrivarono le molte autorità.
Dopo che la Banda di Mareno ebbe eseguiti gli inni della Patria, le Autorità si recarono a visitare il campo. Esso sorge su un'area ceduta gratuitamente per 6 anni dal conte Giovanni delle Rose. E' delle dimensioni di metri 130 per 45 ed è dotato di una palestra coperta riccamente fornita di materiale atletico, di un magnifico rettilineo in terra battuta per i 100 metri, di due pedane per i lanci, di tre per i salti e di un completo impianto elettrico di illuminazione. Tutto il campo è cintato.
Dopo un vermut d'onore in Municipio le Autorità si riunirono in casa del Podestà per un pranzo, che questi volle signorilmente offrire a spese proprie.
Le gare, tutte magistralmente combattute, furono : Corsa 100 mt., 200 mt., 400 mt. e 1000 mt., salto in lungo, getto del peso, giavellotto, salto in alto, sollevamento pesi, tiro alla fune.
Alle gare parteciparono il Dopolavoro di Treviso (ferrovieri) e il Dopolavoro di Mareno di Piave. La brillante manifestazione si concluse con la premiazione dei vincitori e con alcune parole di ringraziamento del sig. Paoletti.
Lo sport a Mareno, dopo il periodo bellico, arriva nelle case a mezzo
della radio. Il ciclismo soprattutto per le appassionanti imprese di Bartali e
Coppi. Anche il calcio è vissuto con emozione specie dopo la tragedia di
Superga, dove muoiono tutti i campioni del Grande Torino in uno spaventoso
incidente aereo. A dire il vero anche le radio erano poche, ma il passa parola
era sufficiente per ritrovarsi il pomeriggio attorno alla radio a casa di chi
l'aveva per ascoltare l'arrivo dei giri d'Italia e di Francia muniti di quaderno
per segnare arrivi e classifiche e per ascoltare le radiocronache delle partite
di calcio. Era emozionante, molto emozionante. L'avvento della televisione
nel 1954 poi portò a tener incollati estasiati ai pochissimi schermi i tifosi
sempre in numero maggiore.
Pagina 133
Poi qualcuno pensa di portare il ciclismo ed il calcio anche a Mareno e
coinvolgere i giovani in attività concrete correndo sul campo.
Sono stati dei buoni profeti e se oggi in Paese abbiamo diverse società
rappresentanti delle molteplici discipline sportive, lo dobbiamo a coloro che
hanno iniziato, creduto e operato intensamente per raggiungere brillanti
risultati. Un grazie a tutti.
SPORT ANTICO E POPOLARE: LE BOCCE
Gara di bocce (da “Il Gazzettino” - 1929)“L'Unione Magistrale dopolavoro, ha indetto per domenica prossima alle
ore 15 presso l'Osteria Peruzza in località Borgo Chiesa, una gara di bocce,
a terne, con ricchi premi in denaro. In caso di cattivo tempo sarà rimandata
alla domenica
successiva.”
Anno 1972
Vittoria al Trofeo
“Carpenè Malvolti”
presentazione coppa al
bar sede con Dal Cin
Aristide
La Società Bocciofila Serena nasce nel 1959 per volontà di alcuni
appassionati, con sede presso il bar “da Aristide”. Nei primi anni 70 il
bocciodromo viene ammodernato e coperto e la Società prende il nome
definitivo di Unione Bocciofila Marenese; da questo momento l'attività
agonistica si allarga a tutti i livelli: locali, nazionali e internazionali, per
merito principale dei propri giocatori e di presidenti volonterosi.
Pagina 134
Nel 1999 la sede viene trasferita nella struttura privata del bar “Dalla
Vedova”, mentre per le gare più importanti è usato il bocciodromo di
Cordignano. Solo nel 2009 potrà prendere possesso della nuova realtà
realizzata nello spazio del Palazzetto dello Sport. In tutto questo lungo
periodo sono aumentati i soci giocatori, si
sono alternati diversi presidenti, si sono
formati dei campioni che hanno raggiunto
traguardi agonistici di grande rispetto.
Anno 2006 - Esibizione maglia iridata e medaglia d'oro al
rientro dai Campionati Mondiali di Wenzhou (Cina)
insieme al Presidente Giuseppe Garbet e al Presidente
Provinciale Paolo Tortato
I Presidenti che tanto hanno dato per il successo societario:• 1959-1967 Foscan Natale Totale anni 9
• 1968-1974 Marcon Silvano Totale anni 7
• 1976- 1982 Zanchetta Franco Totale anni 7
• 1983-1988 Marcon Silvano Totale anni 6
• 1989-1990 Pasqualetto Mario Totale anni 2
• 1991-1993 Zanchetta Franco Totale anni 2
• 1994 Antoniazzi Graziano Totale anni 1
• 1995 Da Ros Renzo Totale anni 1
• 1996 Dario Pietro Totale anni 1
• 1997-2010 Giuseppe Garbet Totale anni 14
2009 – Campionati Mondiali femminili
con Chiara Soligon e Ilenia Pasin e la
responsabile nazionale Italiana Iosella
Lombardi e il Presidente G. Garbet
Squadra vice campione d'Italia categoria A:
Zanchetta Mauro - Soligon Franco
Trevisanato Giancarlo - Gava Flavio
Pagina 135
Tra i campioni Ilenia Pasin nata a Conegliano nel 1978. Nel 2001
entra a far parte del gruppo della Bocciofila Marenese e con i suoi
movimenti eleganti ha conquistato dirigenti e tecnici della Federazione che
l'hanno battezzata la “libellula del volo”. Il palmares invidiabile:- 8 titoli Italiani nelle varie specialità- 1995 miglior giocatrice alla rassegna Umbria Giovani- 1995 debutto in serie A con la Società Pievigina- 1996 premio Marche miglior giocatrice d’Italia- 1996 debutta in Nazionale con la Francia- 1997 prima classificata ai World Games formazione a coppie in Finlandia- 1998 prima ai campionati mondiali a coppie- 1998 seconda ai campionati mondiali di Tiro progressivo - 2000 seconda ai campionati mondiali di Tiro progressivo- 2001 seconda ai World Games di Tiro progressivo - 2002 prima ai Campionati Mondiali in Tiro progressivo- 2002 stabilisce il nuovo record mondiale nel tiro progressivo (42/45)- 2004 prima ai Campionati Mondiali in Tiro progressivo a Duisburg (Germania)- 2005 prima ai World Games di Tiro progressivo- 2006 prima ai Campionati Mondiali di Wenzhou Cina nel Tiro progressivo- 2006 terza ai Campionati Mondiali di Wenzhou Cina nel Tiro in staffetta con C. Soligon- 2008 stabilisce il nuovo record Mondiale nella specialità di tiro in staffetta con
Chiara Soligon (Chivasso - TO)- 2009 seconda classificata ai mondiali di tiro progressivo disputati a Bevagna (PG) - 2009 terza classificata ai mondiali di Tiro in staffetta con C. Soligon a Bevagna (PG)
Altra campionessa è Chiara Soligon nata a Conegliano nel 1989.
Definita l'erede di Ilenia Pasin, è dal 2006 punta di forza della Nazionale
Italiana. I suoi successi:– 2004 Titolo Italiano nella specialità Individuale Femminile (Saluzzo CN)– 2005 seconda classificata ai campionati Italiani specialità combinato (Pinerolo CN)– 2005 seconda classificata ai campionati Italiani Individuali Femminili (Pinerolo CN)– 2006 terza ai campionati mondiali di Wenzhou Cina nel Tiro in staffetta con I. Pasin– 2008 Stabilisce il nuovo record Mondiale nella specialità di Tiro in staffetta con Ilenia
Pasin (Chivasso TO)– 2009 terza ai Campionati
Mondiali di Bevagna (PG) nel Tiro in staffetta con Ilenia Pasin
Terna Campione d'Italia categoria B con Roberto Magnan, Mario
Pasqualetto e Walter Olivato con il Consigliere Federale Giorgio Marian
e le campionesse Ilenia Pasin e Chiara Soligon
Pagina 136
E VIA COL VENTO … IN BICICLETTA
La corsa ciclistica (da “Il Gazzettino” - 1927)“Domenica 4, organizzata da questo circolo sportivo, si effettuerà
un'importante corsa ciclistica sul percorso Mareno-Vazzola-Conegliano da
ripetersi 3 volte per un totale di 60 kilometri. La corsa è per corridori di V°
categoria, ma è pure libera a tutti i non tesserati, che potranno ritirare il
patentino all'atto della partenza. Ricchi premi sono in palio”.
L'attività agonistica riprende negli
anni '50 con delle corse a premi sul
circuito in centro a Mareno orga-
nizzate dal gruppo sportivo Juve-
sport (nome derivato dal latino
“gioventù sportiva”) 1952 Gino con Toni Bevilacqua
Gino in fuga
al Giro del Piave sotto l'occhio vigile di “Nino
Pasqualin” e Giannino Dotta
Si mette in mostra un giovane corridore
Salvadoretti Domenico (detto Gino) che
corre per circa quattro anni con le maglie
di diverse squadre tra cui “U.C.
Trevigiani” e la “Stella Veneta”, vincendo parecchie corse tra cui, nel 1953,
il Campionato Veneto-Coppa Italia a cronometro (medaglia d'oro) in
squadra con Vanzella Giuseppe, Favero Vito, Visentin Ezio.
1957 – Mariotto della U.C.T. vincitore circuito Juve Sport
1952 – Toni Bevilacqua campione
del mondo incontra gli amici di Mareno
Pagina 137
Ma la più grande corsa fu organizzata il 19 marzo 1961 da un gruppo
di giovani che si formò per l'occasione. Fu una gara, per la categoria
professionisti (un criterium degli assi), vinta dallo spagnolo Miguel Poblet.
1961 – Circuito degli “Assi”: arrivo
Il gruppo si costituì in società e
continuò la sua attività fino al 1982
quando passò l'onere e l'orga-
nizzazione della Kermesse di
S.Giuseppe il 19 Marzo al Gruppo
Sportivo Pedale Marenese meglio organizzato.
Nel tempo a seguire non si contano le gare vinte, le manifestazioni
organizzate e le partecipazioni sportive. E' un lavoro continuo, professionale
che porta alla Società moltissimi iscritti. Nel tempo cambia denominazione,
cambiano anche i presidenti, ma la volontà resta intatta ed i risultati
arrivano copiosi.
La Società G.S. Pedale Marenese viene fondata il
17/10/1973 e primo presidente è Da Re Avellino. Diventa G.S.
Pedale Marenese Tenuta S.Anna nel 1978 con primo presidente
Padoan Nerio. Si modifica poi nel 1983 in G.S. Pedale Marenese
mobili Dall'Armellina. Padoan Nerio
Allievi – Tenuta Sant'Anna
Alcuni avvenimenti importanti e
successi riportati sono:
1986 - Categoria Allievi – vinto il
“Titolo Italiano” a cronometro a
squadre. In squadra c'era Silvestrin
Flavio.
1988 - Durante una gara per allievi
vinta da Zanella Mauro muore in un
incidente Marchet Giuliano socio e moto staffetta.
1991 - Arrivo e partenza di una tappa del giro d'Italia; la Marina Romea-
Mareno-Agordo.
Pagina 138
1999 - La società colleziona il maggior numero di vittorie: ben 82 nelle
varie categorie.
2000 - Vinto il Campionato Regionale Veneto Esordienti su
strada con Modolo Sacha. Modolo Sacha, professionista dal 2009
2003 - Modolo Sacha vince il Campionato Prov. Allievi.
2004 - La società vince il Campionato Veneto per squadre
giovanili. Gandin Stefano
2010 - Vince il Campionato Provinciale Gandin
Stefano e Casagrande Ezio vince il Campionato
Italiano su strada per dilettanti.
Casagrande Ezio
L'attività e l'impegno profusi dai dirigenti e dagli atleti vengono premiati:
1987 - la Stella di Bronzo ricevuta dal
CONI e consegnata all'ex presidente
Padoan Nerio.
1994 - Benemerenza di
Bronzo dalla F.C.I.
2008 - Stella di Bronzo dal
CONI.
2009 - Benemerenza d'Ar-
gento dalla F.C.I.
Ciclismo amatoriale 1973 Mirko Lorenzetto, professionista dal 2005
Pagina 139
UNA NOVITA' … VOLLEY MARENO
Il Volley Mareno nasce nel 1988 e subito
annovera tra le sue file una ventina di
atleti in due sezioni maschile e femminile.
E' diretto dall'ideatore Peruzza Antonio
primo Presidente e in carica ancora ai giorni nostri.
Oggi la Società, a
seguito del grande, continuo e
competente lavoro svolto dai
dirigenti tutti, vanta un'impor-
tante numero di atleti suddi-
visi nei vari campionati di:
Mini Volley, Under 12-13-14-
16-18, Campionati di 3° divi-
sione e serie C.
I traguardi raggiunti
sono ragguardevoli e le sod-
disfazioni immense.
Quest'anno 2010 la squadra della 3° divisione femminile è stata
promossa alla 2° divi-
sione, mentre la squadra
della serie C femminile è
stata promossa in B2.
E' un buon auspicio
per le squadre dei più
giovani e del minivolley
che avranno modo di
ispirarsi ai bravi e alle
brave atlete maggiori.
La squadra con l'allenatore
Fabio Berardi
Pagina 140
Squadra con l'allenatore
Antonio Prizzon
Squadra con l'allenatore Antonio
Toniolo
I Mini con l'allenatrice Alessia
Muffato
Pagina 141
UN'ALTRA NOVITA' … IL PATTINAGGIO A ROTELLE
Lo Skating Club Don Bosco di Mareno nasce come attività
ricreativa nel 1991 grazie all'impegno di una ex atleta Marika
Zanella, ancor oggi allenatrice della società. Tutto si consolida
poco dopo quando il papà Loris Zanella diventa il primo
presidente e resta in carica fino al 2000.
Tanto il Presidente Pierantonio Miotto, succeduto a Loris Zanella dal
2000 al 2006, quanto l'attuale presidente Pippo Nasisi hanno con vigore e
concretezza creato, coadiuvati dai consiglieri societari e dalle allenatrici,
una organizzazione di primaria importanza che continua a portare ampi
consensi ed eccellenti risultati.
Nel 1999, per attirare un maggiore numero di atleti e coinvolgere un
più ampio seguito di spettatori, la disciplina del pattinaggio viene
rivoluzionata con l'introduzione del
pattinaggio artistico e con la nascita dei
gruppi di spettacolo. Luana e Marika Zanella
A Marika Zanella, si aggiunge la
sorella Luana che a soli 19 anni sarà la più
giovane allenatrice federale e porterà a
vittorie impensate le giovani allieve del Club.
Pagina 142
Le vittorie alle competizioni sono molte e tutte di grande prestigio:
2007 Titolo Italiano FIHP vinto dal quartetto promozionale composto da:
Elena e Nicole Dalle Crode, Michela Perin, Valentina Rubino.
2008 Campionato Europeo di pattinaggio artistico medaglia d'oro vinta ad
Hanau (Germania) dal quartetto cadetto composto da: Giulia Barel, Maria
Elena Nasisi, Silvia Scardanzan, Samuela Tomasella.
2009 Campionato Europeo di pattinaggio artistico medaglia
d'oro vinta dal quartetto cadetto: Marta Piccin, Giulia Barel,
Maria Elena Nasisi, Samuela Tomasella. L'allenatrice è Luana
Zanella. ”Pippo” Nasisi
2009 Vinto il primo premio alle Zecchiniadi di Monza.
2009 Campionato Italiano atleti singoli A.I.C.S. con 4 medaglie d'oro, una
d'argento e una di bronzo.
2010 Campionato Italiano, medaglia di Bronzo
del quartetto divisione na-
zionale.
2010 Campionato Euro-
peo a Nantes in Francia
vinta la medaglia di Bronzo
dal Gruppo Cadetto.
←Hanau Germania – Campionato
Europeo Pattinaggio Artistico '08
Reggio E. – Campionato Europeo
Pattinaggio Artistico '09 →
Pagina 143
ED UN' ALTRA ANCORA ... ONLY DANCE
E' un'idea, nata nel
1980, di Cuna Rosanna
quella di aprire una
scuola di danza classica
e moderna a Mareno. All'inizio
sembrava un azzardo parlare qui di un'attività pensata e vista come
prerogativa di una certa classe sociale delle grandi città, invece l'idea ha
funzionato. Con tanta costanza e tanta passione delle dirigenti, della
allenatrice e di tutte le giovani allieve si è
proceduto con un lavoro capillare e determinato
che ha permesso di raggiungere
risultati interessanti ed inaspettati.
La maestra e attuale Presidente Battistuzzi D.
Dopo Cuna Rosanna la presidenza
è passata a Battistuzzi Daniela, già insegnante qualificata, che
ha continuato nel doppio ruolo di
presidente ed allenatrice meritandosi
prestigiosi riconoscimenti.
Qualche esempio del ricco
carnet di premi vinti:
1997 - 1°premio concorso interna-
zionale “Non solo jazz” a Roma.
1998 - 1°premio rassegna danza
classica “Agon” a Torino. Giada Dall'Antonia - Arianna Maronese - Cinzia Perencin
1998 - 1° premio con il balletto “Keep the faith” a Roma.
Gruppo propedeutico Pulcini 3-5 anni
2001 - 1° premio per la coreografia “Matrix”
e 1° premio per la coreografia “The time” al
concorso internazionale di Praga, 2° premio
con il balletto “Matrix” al concorso inter-
Pagina 144
nazionale di Rimini, 3° premio concorso internazionale “Non solo Jazz” a
Roma, coreografia “Matrix”.
2002 - 2° premio con il balletto “The Moviment” concorso “Agon” a Torino.
2004 - Riconoscimento prestigioso alla maestra Battistuzzi D. a Bruxelles.
2004 - 2° posto al concorso internazionale “Città di Palmanova” per gruppi
Jazz under 18, coreografia “Oriental”, 3° posto. coreografia “Matrix”, 2°
posto danza classica, coreografia “Banditen-Galop”, 2° posto per Eleonora
Cescon sezione solisti Jazz over 16, coreografia “Il mio pensiero”, 3° posto
per Giada Dall'Antonia con la coreografia “Hello”. Giada Dall'Antonia
2007 – 3° premio concorso internazionale
“Dance gran prix” a Barcellona, 1°
premio al concorso nazionale “Cup
Athleta”, coreografia “Rondò-Mozart”, 3°
premio danza moderna coreografia
“Matrix Reloaded”, 1° posto a Giada
Dall'Antonia coreografia “Hello” sez.
solisti, 2° posto ad Arianna Maronese sez.
solisti, coreografia “Tarantola d'Africa”.
Olto Aurora
2008 - 2° premio per Aurora Olto come
solista al 26° Trofeo internazionale di
danza a Lignano, 1° premio “Csen Veneto
al concorso Funk/hip.hop, 2° premio
concorso dance contest funk.
Nei diversi
anni di
attività le
atlete
hanno vinto
parecchie
borse di
studio.
Pagina 145
MARIO GAVA … TENNISTAVOLO (Ping Pong)
Club G.A.R. Ramera
La Parrocchia è sempre stata il centro della vita religiosa e sociale di
Ramera ed in occasione del patrono San Michele Arcangelo oppure di altre
importanti festività religiose, la comunità si ritrovava ad organizzare
momenti di vita in comune.
Prima del 1969 non esisteva
un'associazione vera e propria che si
occupasse delle attività ricreative; solo
in quell'anno nasce il Club G.A.R. -
giovani attivisti rameresi.
Festa di primavera
Già da subito la vitalità dei
giovani rameresi diede vita a tutta una
serie di attività che si sono via via
sviluppate nel corso degli anni. Si
realizzarono così la raccolta del ferro
vecchio, gare di pesca sportiva nel
fiume Monticano, gare podistiche, gite
e poi dal 1986 anche il Grest.
1975 - Inaugurazione 1° Mostra vino rosso
Ma la manifestazione più importante era la sagra
del Patrono che si teneva e si tiene tutt'ora nel
mese di Settembre. Nel piazzale della chiesa
arrivavano le giostre, si montava il palo della
cuccagna, si organizzavano giochi vari e nel 1975
venne inaugurata la 1° edizione della Mostra del
Vino Rosso. I giovani sempre portatori di nuove
idee e smaniosi di nuove realizzazioni costruirono
un campo da tennis che venne inaugurato nel '77.
La cuccagna
Pagina 146
Agli inizi degli anni '70 il Club G.A.R.
promuove la pratica dello sport del tennistavolo,
più comunemente noto col nome di ping pong.
L'animatore è Giuseppe Bet, prematu-
ramente scomparso a pochi giorni dalle nozze a
seguito di un incidente stradale. La sede dove si
svolgono le gare è presso la vecchia chiesa di
Ramera, ormai in disuso da anni, in cui vennero
installati alcuni tavoli e realizzato un impianto di
illuminazione.
Tra gli atleti che ormai partecipavano ai
vari tornei in provincia e anche fuori, ce n'era uno di promettente, Mario
Gava che venne notato da un allenatore della società trevigiana Duomo-
folgore, Giancarlo Furlanetto.
Così Mario Gava continuò la
sua attività sportiva in questa
Società che nel mese di aprile
1976 partecipò ai Campionati
Italiani che si tenevano a
Rimini.
1971 - Torneo di tennistavolo all'interno
della vecchia chiesa
Mario Gava in coppia con Stefano Dotto vinse il titolo italiano del
doppio nella categoria Allievi.
1976 – Mario Gava e Giuseppe Bet con la
targa dell'Amministrazione Comunale
come miglior sportivo dell'anno
L'attività del Club G.A.R è
continuata fino al 2001; molti degli
ex iscritti al G.A.R. sono entrati a
far parte dell'Associazione Noi Ora-
torio di San Michele di Ramera che
ha ripreso l'organizzazione di eventi ricreativi.
Pagina 147
BEPI ROS …. LA ROCCIA DEL PIAVE
Bepi Ros nato a S. Maria del Piave nel
1942 è stato uno dei più grandi pesi
massimi nella storia della boxe italiana.
Primo classificato nei campionati mondiali
militari nel 1963 e 1964, è medaglia di bronzo alle
Olimpiadi di Tokio sempre nel 1964. Le vittorie si
susseguono di continuo e così conquista i primi posti
nei campionati italiani dei pesi massimi fino al 1973
quando finalmente viene indicato quale sfidante per il
titolo europeo. 1936 – Incontro di box a Conegliano con arbitro Primo Carnera
Purtroppo erano tempi in cui
dettavano legge nel mondo della
boxe europea le organizzazioni
inglese, tedesca e spagnola ed un
italiano non aveva spazio per
emergere. Se poi era Bepi Ros,
già inviso anche al nostro mondo
giornalistico sportivo (vedi il
giornalista
Rai Paolo Rosi) non c'era via di
scampo. Non vinse l'europeo ma
conquistò lo stesso tanto affetto e
popolarità.
Bepi col fratello Ernesto
che diventerà Campione
Italiano dei Pesi Medi.
Primo Carnera –
campione del mondo
1933/34
Quando si ritirò dalla competizione agonistica tornò
nel suo bar a Susegana sempre ricordato da tanti suoi fans.
Pagina 148
IL CALCIO … CHE PASSIONE!
Squadra Lega Giovanile di Conegliano con diversi giocatori di Mareno, il Presidente Luigi Bertoli e l'accompagnatore Beniamino Zanardo - 1949/50
Il Calcio è sempre stato uno sport molto seguito e praticato. Anche a Mareno
erano tanti coloro che seguivano dai giornali e dalle radio le notizie
riguardanti le grandi squadre, poi passavano il tempo libero magari
calciando in campetti improvvisati tra i
campi. Luigi Buffo, Luigi Bertoli, Franco Bozzetto
Beniamino Zanardo che con altri amici hanno
costituito la A.C. Marenese a Mareno nel 1964
Solo negli anni '50 qualcuno pensò di
costruire una realtà che desse ai giovani
delle opportunità concrete. S'iniziò
inserendo giocatori promettenti in
squadre esistenti nelle cittadine più
grandi come a Conegliano o a Vittorio Veneto. Poi ci fu chi pensò di costruire
una organizzazione anche a Mareno al seguito dei successi ottenuti già nel
ciclismo. Il progetto sostenuto da parecchi appassionati venne realizzato nel
1964 con la costituzione della A.C. Marenese e con l'elezione del primo
Presidente Bozzetto Franco.
Pagina 149
Squadra anno 1970 con allenatore Nadal Sergio e Presidente Buffo Luigi
A.C. Marenese - primi anni '70
La Società, negli anni
successivi, si trasformò
diverse volte e si susse-
guirono parecchi Presi-
denti e molti appassionati
amministratori che porta-
rono la squadra a ben fi-
gurare. Purtroppo gli an-
ni sono passati e le perso-
ne interessate non ci sono più e il materiale trovato, per presentare in modo
adeguato lo sport che ha fatto sognare tanti giovani Marenesi, è poco.
Pubblichiamo quello che ci è pervenuto.
BET ALDOBet Aldo nasce a Mareno di Piave il 26/3/1949 ed inizia la sua
avventura calcistica entrando giovanissimo nelle squadre
giovanili dell'Inter nel 1967 per passare poi alla Roma allenata
da Helenio Herrera nel ruolo di “Stopper”. Con la Roma vince la Coppa
Italia nel 1968/69, quindi passa al Verona ed infine al Milan, dove resta per
Pagina 150
quattro stagioni vincendo la Coppa Italia nel 1976/77 ed il Campionato
Italiano 1978/79. Gioca anche con la Nazionale Under 21 nel 1969/70 ed in
quella maggiore nel 1971. Chiude la carriera nei primi anni 80.
CASAGRANDE FRANCESCO
Nasce a Mareno di Piave il 2/7/1953 e la carriera di calciatore,
nel ruolo di centrocampista, inizia a Vittorio Veneto nel 1970.
Nel 1972 passa al Clodia Sottomarina e, dopo tre campionati, va
al Monza dove vince il Campionato C1 nel 1975/76 e la Coppa
Anglo Italiana nel 1976. Con il Cagliari, dove gioca per quattro stagioni,
conquista la serie A. Sarà anche con la Fiorentina e la Sampdoria, dove
vince la Coppa Italia nel 1984/85, e poi con altre squadre minori fino al ritiro
nel 1989.
Sopra: 1983 - La
Marenese con
l'allenatore Nadal
Sergio e il
Presidente Buffo
Angelo “Gianni”
A destra: Squadra ai giorni nostri
Pagina 151
ANCHE … IL CALCIO A 5
Tonon Angelo Prima Quadra
Era chiamato “calcetto” perché considerato uno sport minore
per pochi amatori. Sono state sufficienti però poche persone e
tanta passione per renderlo uno sport di pari dignità degli altri.
A Mareno s'inizia a parlare di Calcio A5 quando
nel 2003 alcuni amici capeggiati da Tonon Angelo decidono di fondare una
Società e di inserirsi nelle gare ufficiali. E' uno sport nuovo, ma i consensi
arrivano quasi subito.
Under 21 Giovanissimi
Il “Mareno Calcio A5” si trova a competere, da subito, con una
formazione di Conegliano “Il Gruppo Fassina Calcio A5”, dando vita a delle
entusiasmanti partite finché i Presidenti delle due Società nel 2005 non
decidono di unire i loro sforzi per creare una unica Società ben organizzata e
Pagina 152
diretta: “Società Gruppo Fassina calcio A5” con presidente TONON
ANGELO e Vice Presidente ZANETTE GIOVANNI.
I risultati sono eccellenti e si vedono subito:
2005/2006 - 3° posto Campionato Nazionale - Serie B - Girone B
2006/2007 vincono il Campionato Nazionale e vanno in Serie A2
2008/2009 arrivano al 4° posto in classifica
2009/2010 arrivano al 5° posto in classifica e vincono la
COPPA ITALIA di Serie A2
La nuova Società crea al suo interno vari settori:
- La Prima squadra A5 denominata “Gruppo Fassina Calcio A5”
- La Squadra Amatoriale maschile “Atletico Mareno”
- La Squadra Amatoriale femminile “Futsal Woman Mareno”
- Il Settore Giovanile con un numeroso gruppo di giovanissimi appassionati e
vivaio, si spera, di futuri campioni.
Sotto : squadra dei Pulcini
Il corpo è la casa e la corazza dell'anima.
Esso va perciò temprato e indurito
come l'acciaio. Jean Paul
Pagina 153
La Squadra Amatoriale Femminile e quella Maschile
I piccoli Amici con l'allenatore Silvio Rocca
Nell'esercizio dello sport sono posti in germe i
principi che costituiscono la base ed il punto di
partenza di ogni ordinamento razionale.
P. de Coubertin
Pagina 154
Cap. XI
ALTRE FAMIGLIE
“ DIGNITAS ”da un pensiero di Varrone – A.D. 71 a.C.
(Marco Terenzio Varrone – 116/27 a.C. - Biografo di Pompeo Magno)
E' un sentimento intensamente personale ed estremamente privato, pur estendendosi a tutti i parametri della vita di un uomo.
E’ il grado di onorabilità di un singolo essere umano; riassume l’essenza di un uomo in quanto individuo.
E’ il totale del suo orgoglio, della sua integrità, la sua parola data, il suo sapere, il suo valore di essere umano.
E’ la vittoria di un uomo sull’estinzione del suo essere fisico.
E’ l’unico modo che un uomo ha per vivere al di là della morte.
Se un uomo dice di fare delle cose…deve farle, in caso contrario la sua “dignitas” verrà meno. Perciò deve trovare dentro di sé la forza per tener fede alla parola data.
La forza di essere uomo.
Pagina 155
Discendenza nobiliare: “Per me ognuno discende dale scale di casa sua” E. Petrolini
Pagina 156
FAMIGLIA CONCINI
Il libro “Famiglia Concini”, autorizzato dal Curatore
Concini generale Guido, riporta che “ Al 1240 risale
l'inizio della stirpe e la descrizione è stata limitata
all'anno in cui è stato possibile documentare la storia
della Famiglia attraverso l'esame di infiniti documenti
conservati negli archivi in Toscana. Resti comunque ai
posteri della Famiglia l'esempio di rettitudine, dignità,
decoro, operosità ed amor di patria dei progenitori”.
Le Signorie di Toscana sono state: Castello della Penna, Terranova,
Talla, Catenaja, Montegiovi, Baghena. Tutte queste famiglie si sono estinte;
l'ultima nel 1640. Della Linea Toscana molti componenti arrivarono ad
ottenere prestigiosi incarichi in Firenze nella conduzione della vita
cittadina, come senatori della Repubblica Fiorentina e nell'esercito come
generali. Tra i più importanti fu certamente Concino Concini, che merita
una nota a parte per la particolarità della sua vita e della sua morte.
Della linea originaria era però partito nel 1365 Giovanni Battista che
prese dimora prima a Milano e poi nel Trentino,
dando origine alla Linea Trentina e al ramo
Trentino ancor oggi esistente con alcuni
componenti. Anche qui vari componenti
assursero ad importanti incarichi, come
Corrado che nel 1414 fu Consigliere personale
dell'Imperatore Massimiliano I°. Abitarono in
diversi castelli e località e diedero origine a
diversi rami: a Casez, S.Zenone, Romeno, Tajo,
Tuenno, Calliano, Bergamo e Friuli, Austria,
Germania, Lavis e Conegliano. Casa Concini a Conegliano
Acquisiscono nobiltà anche in Trentino che trasmetteranno al ramo
veneto.
Pagina 157
Il primo Concini che giunse nel Veneto dal Trentino fu Nob. Giovanni
di Carlo che, completati gli studi giuridici, si trasferì come notaio presso la
famiglia dei Conti di Collalto a Susegana nel 1702.
Il figlio Nob. Giovanni Andrea, dopo la laurea in Legge presso
l'Università di Padova, si trasferì a Conegliano dove ebbe incarichi nel
governo della città e fu rappresentante per la Serenissima Repubblica
Veneta a Crema, Brescia, Padova e Udine.
Villa Tiepolo a Vazzola
Il figlio nob. Francesco Carlo fu deputato
presso la Serenissima e poi deputato nominato
dal governo austriaco per la Provincia di
Treviso.
Fu anche direttore delle Opere Pie e del Monte
di Pietà di Conegliano. Sposò la nobildonna
Camilla dei Malanotti e andarono ad abitare
nella loro villa a Tezze di
Vazzola.
Erano anche proprietari della Villa Tiepolo in centro a
Vazzola che vendettero a Don Agostino Polacco di
Soffratta nel 1836. Morì nel 1864 lasciando la moglie
in “confusione mentale” tanto che in pochi anni
dissipò tutto il patrimonio di case e di 900 campi di
terra organizzando feste dispendiose. Si dice che le
carrozze in attesa di entrare in villa Malanotti
facessero la coda fino a S.
Maria. Capitello Madonna della Salute a Soffratta
Camilla visse gli ultimi anni in povertà presso il
nipote Don Firmino Concini parroco a Soffratta.
Il loro figlio Nob. Giovanni Domenico fu
diplomatico a Madrid e decorato da Re Ottone I°
di Grecia. Rientrato a Conegliano fu sindaco per 5
anni e poi eletto deputato a Roma per tre
legislature.
Pagina 158
Lo zio Nob. Antonio, ingegnere laureato a Padova, andò a vivere a
Vazzola per poi ritornare a Conegliano dove morì nel 1867.
Ebbe 14 figli tra cui Don Firmino Concini che fu Parroco a Soffratta
dove costruì la chiesa, il capitello della Madonna della Salute e la casa
(ora locanda del cavaliere) dove fondò il centro studi astronomici.
Due sorelle di Don Firmino si accasarono a
Mareno: Nob. Carolina sposò Bonaventura Polacco
di Soffratta e Nob. Luigia sposò Giovanni Biffis di
Mareno.
Nel libro di famiglia sta scritto che “nei
matrimoni veniva ricercato non tanto il benessere e
il denaro, quanto l'onore delle famiglie con cui i
Concini o le Concini s'imparentavano.
Infatti il motto di Famiglia recita “Per la
Famiglia Concini un solo sistema di vita vigeva: era
quello dell'onore!”
Casate imparentate con i Concini
Pagina 159
UN DRAMMA PARIGINO
CONCINO CONCINI (1569-1617)
Primo Ministro di Stato – Gentiluomo di Corte –
Favorito della Regina – Marchese d'Ancre –
Maresciallo di Francia – Governatore di fatto della
Nazione durante l'infanzia di Luigi XIII Re di
Francia
Concino Concini nasce nel 1569 a Firenze. Ha studiato all'Università di Pisa ed è considerato uno dei più celebri esponenti della Linea Toscana della Famiglia Concini.
Quando Maria de' Medici sposò Enrico IV, Re di Francia, Concino si trasferì a Parigi e dopo aver sposato una amica della Regina di Francia fu nominato Primo Scudiere della Regina e poi ottenne la carica di Primo Gentiluomo di Camera ed il Governatorato di Amiens.
Nel 1613 fu nominato Maresciallo di Francia e la conquistata potenza e di conseguenza la ricchezza gli portarono anche l'invidia di parecchi cortigiani, compresa quella del Principe di Condè cugino del re e una rabbia feroce di altri che volevano le sue ricchezze.
Nella ricerca di un alleato che potesse aiutarlo si adoperò perché fosse nominato Primo Segretario di Stato il Vescovo Richelieu (1585-1642 - è il periodo in cui Alessandro Dumas colloca le avventure di d'Artagnan e i 3 moschettieri). Ma il vescovo, che sarebbe diventato Cardinale, si guardò bene dallo schierarsi, considerato che il Re stava morendo, che il figlio sarebbe diventato il nuovo re alla maggiore età di 16 anni, poco tempo dopo, che il giovane era debole e influenzato dai consiglieri interessati e contrari al Concini. Si trattava di attendere un po'.
Infatti quando Luigi XIII salì al trono cedette alle insistenze dei consiglieri a lui vicini e acconsentì a che il Concini venisse ucciso. Cardinale Richelieu
Il mattino del 24 aprile del 1617 Concino Concini verrà atteso fuori casa e ucciso e tutte le cospicue sostanze sequestrate e distribuite tra i congiurati. Il cardinale di Richelieu ha lasciato scritto:
“Il corpo venne tumulato nella chiesa di S. Germain l'Auxerrois sotto l'organo. Ma il giorno dopo il corpo fu tratto dal sepolcro e trascinato per le strade di Parigi, mentre un forsennato gli strappava il cuore dal petto lo arrostiva e se lo mangiava. Il corpo venne poi portato sul Pont-Neuf e appeso per i piedi a una forca. Gli recisero il naso, le orecchie e le parti genitali, gettarono le budella nel fiume. In quel momento io passavo di lì e vidi”.
Poi lo tolsero dalla forca e lo trascinarono ancora per le strade di Parigi e alla fine lo bruciarono. Ripresero poi quanto restava e lo riportarono sul Ponte dove lo bruciarono ancora prima di buttare le ossa nella Senna. La famiglia venne completamente distrutta. Cosa può fare l'odio e l'interesse.
Pagina 160
FAMIGLIA BIFFIS
E' un periodo di guerre continue tra la Serenissima, la Spagna, la
Francia e l'Impero Asburgico. In più ci si mettono i Turchi che dall'Istria
ogni tanto vengono a far razzie e distruggere i territori fino al Livenza e
oltre. Famiglia Biffis fu Giovanni – foto del 1920
Siamo nel 1490 circa (anno più o
anno meno) quando un giovanotto di nome
Pietro Biffis arriva a Mareno da Bergamo,
territorio della Serenissima e vi si stabilisce.
Come e perché non è dato di sapere, ma è
certo che diventa proprietario, nel tempo, di
diversi appezzamenti di terreno anche a Ceneda e a Colle Umberto.
I figli che conosciamo con certezza sono Antonio e Gerolamo. Antonio
è tanto ben introdotto nella vita locale da essere chiamato nel 1568 a
testimone e garante, insieme alla moglie Bona, al battesimo di due gemelli
di una famiglia altolocata. Il fratello Gerolamo e i suoi figli invece si
sentono abbastanza forti da entrare in causa nel 1562 con una potente
famiglia di S.Cassian (vicino Cordignano) di parroci e notai. La causa
passerà in appello nel 1565 e poi nel 1568 presso la Corte della
Serenissima a Venezia. Abitazione – foto del 1901
La vita della famiglia poi rientra nella
normalità. La terra non è sufficiente per dar
da vivere decentemente a tutti e così i più
intraprendenti si danno alla vita ecclesiastica
o intraprendono altre attività e se ne vanno in
altri paesi. La famiglia originale è sempre la
stessa, quella di Mareno, ed il cognome resta immutato perché nel
frattempo le parrocchie si sono dotate di anagrafe e tutto resta scritto. In
Lombardia, nei periodi precedenti, le anagrafi, i dialetti o le storture nello
trascrivere a mano gli atti pubblici fanno sì che alcuni rami perdano la “S”
finale, così che oggi li ritroviamo come “Biffi”.
Pagina 161
La filanda di metà '800
A Mareno viene costruito pezzo per pezzo il
borgo della famiglia.
Tra la metà e la fine del settecento un ramo si
trasferisce prima a Conegliano poi a Treviso
dove acquista dei mulini nella attuale zona della
pescheria. L'attività va bene tanto che nel 1825 il proprietario chiede alle
autorità il permesso di ampliare la costruzione. Oggi i mulini non ci sono
più. Un figlio parteciperà alle guerre d'indipendenza nelle file dell'Esercito
sabaudo. A Mareno si cerca di ampliare le entrate di famiglia creando una
filanda. Altra filanda viene aperta a Susegana. Nel 1827, rientrando da un
giro d'affari a Pieve di Soligo, il titolare della filanda Pietro Antonio ed il
figlio Angelo vengono uccisi nella zona di Colfosco e buttati nel fiume
Lierza. Planimetria dei mulini Biffis a Treviso datata 1825
Un discendente diventerà pro-
fessore di matematica, capostipite di
un ramo di laureati. La vita è difficile
e qualcuno non ce la fa a so-
pravvivere. Un componente di nome
Santo, ammalato di “pellagra”, si
uccide. Suo fratello Giovanni invece
vende il suo pezzo di terra e di casa e
parte per l'Argentina con la sua
famiglia nel 1889. Si saprà della loro
esistenza solo nel 2004. L'incontro
con un nipote, l'Ing. Fernando, è stato
molto commovente. Ha così scoperto dopo tanto tempo di avere una storia
centenaria alle spalle alla quale far riferimento.
Ognuno cerca una propria vita, chi nella Chiesa:
Don Domenico – cappellano a Mareno, erige il primo Albero
Genealogico dei Biffis.
Don Andrea – parroco a Costa di Conegliano, scultore, ha regalato le
due statue di S. Pietro e S. Paolo alla chiesa di Mareno che si trovano sulla
Pagina 162
facciata principale. Inoltre ha donato la chiesetta dell'asilo Pio X° e la
statua che si trova sul tetto, e altre sculture.
Suor Bertilla – Madre generale economa
dell'Ordine delle Giuseppine.
e altri religiosi meno conosciuti.
Chi studia s'inserisce nel mondo del
lavoro e dell'insegnamento, qualche esempio:
Prof. Pietro – matematico e autore di
libri sull'argomento.
Dott. Andrea – rinomato oculista
Prof. Girolamo – professore di arti matematiche.
Ing. Silvio – esperto in elettricità. Progetta e realizza l'illuminazione
di Venezia per la visita del Re, che gli regalerà un orologio d'oro con
dedica.
Ing. Ferdinando – laureatosi a Zurigo a 20 anni – esperto in
idraulica. Progetta e costruisce per la S.A.D.E. un canale lungo una
cinquantina di chilometri tra Ala di Trento e Verona per portare l'acqua
alle centrali di Chievo e Bussolengo. E' conosciuto ancor oggi come
Canale Biffis. Dirigerà poi le filovie di Mestre.
Mel (BL) 1929 – La maestra Marina
Biffis con la classe del mattino.
Nel pomeriggio insegnava alle donne
del paese e la sera agli uomini
Chi continuerà a vivere
con i proventi della terra,
altri prenderanno altre
strade e si dedicheranno ad
altre professioni. Partendo
hanno tutti lasciato il Borgo
di Mareno che è rimasto, nel tardo ottocento, proprietà del ramo di
Giovanni, da cui discendono il Prof. On. Pietro, primario urologo
dell'Ospedale di Treviso e parlamentare a Roma, e Antonio che è stato
Podestà a Mareno per oltre 10 anni.
Pagina 163
Un altro ramo, quello di Giuseppe, acquista casa, a metà ottocento, a
un centinaio di metri dal borgo. Una sua figlia Marina insegnante sposerà
Antonio, il Podestà, unendo i due rami.
La famiglia ha sempre avuto un credo: Dignità e rispetto con onore.
FAMIGLIA DE COLLE
Il Capofamiglia è Giuseppe nato a Zovello in
Friuli nel 1876. Arriva a Mareno nel 1911 quale
insegnante delle Scuole Elementari trasferito da
Paularo Carnico (UD).
L'abitudine di insegnare sempre alle quarte
classi elementari lo fa conoscere da tutti come
“il Maestro di quarta”. Andrà in pensione nel
1952. Sposa la Sig.ra Maddalena De Crignis,
che avendo seguito dei corsi di medicina a
Padova, inizia ad esercitare la professione di
Levatrice come libera professionista. Acquistato un
terreno lungo la
via Roma co-
struiscono una
abitazione che
oggi è di pro-
prietà della fa-
miglia Scottà. Una delle figlie, Maria,
farà l'insegnante per lunghi anni
sempre a Mareno, mentre il figlio
Antonio sposerà Candida Vendrame (per gli amici Dida) figlia di Antonio
Vendrame titolare della omonima distilleria, ora chiusa.
Pagina 164
FAMIGLIA POLACCO
Famiglie Polacco e
Botteri - anno 1922
Il primo rappre-
sentante conosciu-
to della famiglia è
Giovanni Battista
Scaciot (Scaczot)
che ha preso di-
mora a Pordenone
verso la metà del
1500. Proviene dalla Polonia e così verrà
soprannominato “il Polacco”. Il primo
dato certo risale alla nascita di Giovanni
Maria nel 1632 sul cui documento è scritto
per la prima volta il cognome “Polacco”,
che resterà ai discendenti. Muore nel 1708.
Diploma di laurea in Giurisprudenza 1870
Giovanni Maria si trasferisce a Vazzola ed
un suo figlio, il quinto di dieci,di nome
Alvise Filippo, emigra a Venezia.
Alvise Filippo, nato nel 1674,
torna a Vazzola dove sposa nel
1700 in prime nozze la nobile
Apollonia Biadene e poi, rimasto
vedovo, sposa Anna Maria
Marchi. Un suo discendente
Alessandro nato nel 1801 e suo
figlio Agostino (diventerà sacer-
dote) acquistano casa Tiepolo a Vazzola dai Nob. Malanotti-Concini; così il
palazzo prenderà il nome “Palazzo Tiepolo-Malanotti-Polacco”.
Pagina 165
Dopo vari passaggi per eredità il palazzo verrà venduto all'Istituto delle
Suore di Carità e alla Parrocchia che ne faranno un asilo, l'attuale asilo.
Prima elementare scuola di
Soffratta - 1929
Un altro figlio di Giovanni
Maria chiamato Bonaven-
tura si stabilisce a Soffratta
dove nascono ben 15 figli.
Tra questi Giovanni Batti-
sta (1808-1888) che diven-
terà Assessore del Comune
di Mareno di Piave. Giovanni Battista ha 6 figli tra cui Bonaventura
(1844/1901) che si laurea a Padova e diventa Notaio. Sposa la nobildonna
Carolina Concini (avranno ben 16 figli) sorella di Don Firmino Concini,
abate a Soffratta, e sorella della nobildonna Luigia Concini che è sposa di
Giovanni Biffis di Mareno di Piave. Esercita la professione di notaio prima
a Cencenighe nel bellunese e poi ad Agordo, infine a Conegliano.
Casa Polacco a Soffratta
La maestra Amalia nel centenario
Uno dei figli Luigi diventerà un
eroe di guerra, meritandosi
diverse onorificenze al valore e morirà nel 1949 con il
grado di Ten. Colonnello del glorioso 7° Rgt. Alpini. Un
altro figlio Antonio diventerà Ufficiale dell'Esercito e
cadrà combattendo sull'Hermada l' 8/7/1917.
Diverse figlie diventeranno maestre e
due di loro Lucia (1884/1974) e
Amalia (1891/1996) saranno maestre
insegnanti conosciute, apprezzate e
indimenticate per molti decenni a
Mareno di Piave.
Pagina 166
FAMIGLIA MESIRCA
Per introdurre la Famiglia Mesirca è
necessario ricordare la Famiglia Mantese.
Giuseppe Mantese Mesirca Antonio
Mantese Giuseppe
nasce a Col San
Martino nel Comune di Farra il
14/10/1848.
Sposa Maria Scrizzi di Vittorio
Veneto, mentre suo fratello
Girolamo sposa la sorella della
cognata Giuseppina Scrizzi.
Famiglie Mantese e Mesirca
Acquistano villa Lavezzari ed altre proprietà a Mareno e vengono a
stabilirvisi nel 1877. Mantese Giuseppe, che diventerà Sindaco di Mareno
dal 1899 al 1916, ha quattro figlie:
Eufemia che sposa il Dr. Corradini
Giovanni.
Clelia che sposa il Conte Mario Agosti
ed i cui figli Giuseppe e Luigi verranno
uccisi nel 1944. Villa Mesirca
Angolo confine con la proprietà Mesirca
dov'era il vecchio Municipio bruciato
Angelina che sposa il Prof.
Piero Brisotto, il cui figlio dr.
Giuseppe, medico a Mareno con
studio nella Villa Mantese a Tron,
morirà in un incidente stradale con
la moto vicino a Roma nel 1982.
Eleonora che sposa il dr. Antonio Mesirca nel 1920 venendo ad
Pagina 167
abitare a Mareno nella villa in Centro di fronte all'attuale Municipio.
Hanno 4 figli Domenico 1921/1979, Luigi 1923/1937, Maria 1926 e
Giuseppe 1930.
Nel 1945 il dr. Mesirca diventa amministratore della tenuta del Conte
Rambaldo di Collalto di Susegana e si stabilisce stabilmente a Mareno fino
al 1964, quando, nominato Presidente del Consorzio Lattecaseario della
Provincia di Treviso, va ad abitare in città fino alla morte nel 1970.
La villa Mesirca è stata venduta al Dr. Bonotto Luigi di Tezze di
Vazzola ed ora è abitata dalla figlia e dalla sua famiglia.
FAMIGLIA SERAFINI
Serafini Domenico Serafini Guglielmo
Arriva a Mareno, probabilmente da Conegliano,
nel tardo 1700 Gregorio figlio di Girolamo e nipote
di Angelo. Girolamo è padre di 10 figli tra cui Gregorio a sua volta padre
di 7 figli. Dati precisi si sono trovati sull'annotazione di nascita, presso i
registri parrocchiali di Mareno, dei figli di Gregorio tra cui Luigi nato nel
1814 e deceduto nel 1878. Palladino Carlo
Casa Serafini
Venendo a Mareno Gregorio
acquista la casa (che si trova
sulla curva di via Liberazione)
che ancor oggi appartiene alla famiglia.
Si suppone, da ritrovamenti fatti durante
dei restauri, che la casa fosse parte di un
complesso monacale più ampio che
arrivava fino a Borgo Villa non più
esistente da qualche secolo. Ha anche proprietà terriere che gli permette di
vivere agiatamente e gli permette di far studiare qualcuno dei figli. Luigi è
Pagina 168
padre di 6 figli tra cui Domenico (1849/1931) che a sua volta ha 8 figli e
tra questi Guglielmo (1876/1949) che, completati gli studi, trova
occupazione presso il Tribunale di Treviso, diventando Cancelliere.
La figlia Maria sposerà Palladino Carlo (1915/2000) che sarà prima
Direttore della Ragioneria di Stato di
Treviso e poi Ispettore Generale
sempre della Ragioneria Generale di
Roma. Guglielmo ha un cugino
Francesco che aprirà una officina-
carrozzeria a Calle di Mareno; attività
seguita anche dai figli prima di
chiudere e trasferirsi altrove.
WIEL (ora VIEL)
Dalla cartografia (la Kriegskarte di Von Zach 1798/1805) del
catasto veneziano disegnata per scopi militari da Anton Von Zach risulta
che la proprietà (l'attuale villa Viel) era di proprietà dei Martignoni
(famiglia tipica delle province venete, ma con diramazioni nel milanese e
nel comasco, dove si trova un documento certo del 1600 di Camillo
Martignone; le denominazioni Martignon,
Martignoni e Martignone sono derivazioni dia-
lettali del cognome Martinus).
Particolare di villa Viel
In seguito, verso la metà dell'800, in un ap-
punto si trova scritto “villa Wiel” a dimo-
strazione che era passata da un proprietario all'altro. Si diceva che la
famiglia Wiel provenisse dall'Austria. Almeno un ramo dei Wiel è
originario di Modena, famiglia nobile dotata di stemma. Altre Ville
appartennero ai nobili Wiel: a Meduna di Livenza, a Oderzo e a Negrisia.
Pagina 169
Già dopo la Prima Guerra Mondiale la denominazione si era
trasformata in “Villa Viel”, nome che ha mantenuto fin ai giorni nostri,
anche se la proprietà è stata trasferita più volte ed ora è della famiglia
Dall'Armellina Bruno e Armando.
La villa e le pertinenze sono state utilizzate diverse volte come sedi
militari: dai Francesi, dagli Austriaci, anche nella Prima Grande Guerra
come sede di un battaglione, e nella Seconda Guerra Mondiale da un
reparto autieri della X Mas.
Particolare della carta topografica militare austriaca di A. Von Zach (1798/1805)
Pagina 170
PARTE
VII
Due strade si aprivano nel bosco
e io presi la meno frequentata;
fu questo che cambiò tutto.
R. Frost
Pagina 171
La fatica di vivere:
cosa devo fare
cosa si può fare
in questo mondo?
Voltare le spalle avvilisce
adattarvisi è duro.
Izumi Shikibu
Emigrazione:
nei processi di mobilità internazionali,
che assimilano il lavoratore alla merce,
il paese esportatore di manodopera,
mentre sul breve tempo guadagna,
alla lunga perde.
F. Dassetto
Pagina 172
Cap. XII
I VIAGGI DELLA SPERANZA
E' il capitolo in cui abbiamo raccolto
le notizie dei nostri concittadini che
sono emigrati in America a simbolo e
ricordo anche di tutti quelli che sono
andati in giro per il resto del mondo.
Data la vastità dell'argomento e la
scarsità di dati certi, ci siamo limitati a
tre grandi paesi: l'Argentina, il Brasile
e gli Stati Uniti d'America. Anche se in
Australia ci sono diversi
Marenesi tra cui Fantuz
Vittorio partito negli anni
'60.
Una considerazione va fatta sulle
cause e sulle motivazioni per le quali
questi nostri emigranti lasciarono l'Italia.
Sicuramente erano persone molto motivate e che volevano cambiare
radicalmente la loro vita lasciandosi alle spalle una società povera e senza
prospettive. Inoltre avevano un minimo di disponibilità economica sufficiente
per potersi permettere il costo del viaggio, dei documenti necessari ed il
sostentamento durante il primo periodo di permanenza in un paese dalla
lingua e dai modi di vita completamente diversi.
La loro speranza era quella di poter essere finalmente padroni della
propria vita. Tutte le loro terribili fatiche e le difficoltà che hanno superato,
hanno portato benessere nel nuovo paese dove si sono insediati e poi con le
rimesse anche all'Italia. Si sono anche integrati bene visto che sono diventati
cittadini laboriosi e capaci tanto da divenire parte integrante dei nuovi Stati.
A loro dobbiamo un grande riconoscenza.
Pagina 173
VERSO L'ARGENTINA
L'Argentina è stata un'importante
mèta per l'emigrazione dall'Europa fin
dagli inizi dell'800. Il primo flusso degli
italiani ebbe inizio intorno agli anni '30
dell'800 e fu caratterizzato dall'arrivo di
emigranti provenienti soprattutto dalle
regioni del nord Italia, Liguria, Piemonte,
Lombardia e interessati al traffico
commerciale. Poi arrivarono anche gli
esuli politici sopratutto dopo il 1848;
primo fra tutti Giuseppe Garibaldi.
A partire dal 1853 quando l'Argentina
divenne una repubblica federale, il
Governo iniziò un imponente progetto
statale di colonizzazione agricola che attirò una moltitudine di europei con
la prospettiva di poter acquistare i lotti fondiari messi a disposizione.
Ma fu una legge del 1876 che dava
in assegnazione a titolo gratuito
oppure a costo molto contenuto
nuove terre che dette lo spunto a
partire in cerca di fortuna a
moltissimi italiani in particolare
dal sud Italia. L'unico obbligo che
avevano era quello di risiedervi e di
coltivare la terra.
Buenos Aires anno 1885: primo Hotel de Inmigrantes
Per i nostri migranti si poteva così avverare il sogno di essere
proprietari, decidere del proprio futuro e non essere più considerati servi.
La ragione che spinse i migranti a partire, oltre alla prospettiva
appena citata, fu senza dubbio il peggioramento delle condizioni di vita in
Pagina 174
Italia che si può sintetizzare in questa frase che Edmondo De Amicis
raccolse dalla voce di un emigrante:
“Di peggio di come stavo non mi può capitare. Tutt’al più mi toccherà
di far la fame laggiù come la pativo a casa”.
E questa situazione sarebbe diventata ancora più grave se la
pressione demografica non avesse trovato sfogo nell’emigrazione.
Il viaggio era un’esperienza traumatizzante e non solo per quei
contadini che non avevano mai visto il mare. Nel 1888 sul piroscafo
“Matteo Bruzzo”, partito da Genova per il Brasile, morirono 18 emigranti
per mancanza di viveri mentre altri 27 morirono per asfissia nel 1889 sul
“Frisca”. Nello stesso anno, un giovane medico, Teodoro Ansermini, che
prestava servizio sulla nave “Giava”, in viaggio per Buenos Aires, rilevò
l’assenza di pulizia, l’affollamento dei malati in uno spazio troppo ristretto,
la mancanza di acqua e aria. Durante la navigazione, vi furono ammalati
di tifo, di vaiolo, di difterite.
Tutte queste storie vennero
portate all'attenzione generale
della pubblica opinione nel 1889
da Edmondo de Amicis, con la
sua opera “Sull’oceano”.
Anche cittadini marenesi vi
andarono, ma ci sono dati certi
solo di Giovanni Biffis partito da
Genova il 10/02/1889 con il
piroscafo “Matteo Bruzzo”. Sbarco di migranti
Tutto passò nel dimenticatoio fino al 2004, quando un discendente
di Giovanni, l'Ing. Fernando, contattava lo scrivente incuriosito
dallo stesso cognome trovato in Internet. La sua venuta a Mareno
è stata fonte di grandi emozioni e lacrime di gioia. Solo in questa
occasione infatti ha potuto conoscere le origini della Famiglia e la sua
lunga storia. I numerosi migranti che regolarmente ed in numero sempre
crescente arrivavano in Argentina, costrinsero il Governo dello Stato di
Buenos Aires ad istituire nel 1854 un'apposita Commissione per
Pagina 175
l'emigrazione e poi nel 1857 a costruire un primo centro di accoglienza.
Verso la fine dell'800, la crisi economica frenò i nuovi arrivi e così nel
1891 arrivarono in Argentina circa 16.000 migranti mentre ne tornarono in
Italia quasi 60.000.
Agli inizi del '900 questa tendenza cambiò nuovamente ma il numero
maggiore di italiani proveniva adesso dalle campagne della Calabria e
della Sicilia. Nel 1906 venne costruita una vera e propria cittadella distinta
dal resto di Buenos Aires destinata a ricevere i migranti.
In questo complesso si trovava il desembarcadero l'imbarcadero,
l'Oficina de trabajo l'Ufficio del lavoro, l'Hospital l'ospedale, la Direzione
amministrativa ed infine l'Hotel de Inmigrantes, la casa dove i migranti
venivano alloggiati.
Hotel de Inmigrantes - Dormitorio
In Argentina, a differenza
di altri paesi, l'emigrante
veniva sottoposto ai con-
trolli burocratici e sanitari
direttamente a bordo della
nave appena giunta dal-
l'Europa.
Subito dopo l'arrivo, una
Commissione medica visi-
tava i passeggeri per verificare l'assenza di malattie contagiose o
invalidanti e ne controllava i documenti.
Una volta adempiute le formalità, l’emigrante poteva trovare una
sistemazione temporanea presso l’hotel degli emigranti che costruito con
criteri moderni per i tempi poteva alloggiare quasi 4000 persone
contemporaneamente. Il periodo massimo era di cinque giorni, ma poteva
aumentare in caso di malattia o di mancanza di opportunità di lavoro.
Nel centro le donne erano divise dagli uomini, sbrigavano i consueti
lavori domestici e si prendevano cura dei bambini.
Gli uomini invece si recavano all’Oficina de trabajo, l'Ufficio del
lavoro per cercare e valutare le eventuali proposte di lavoro.
Pagina 176
L’Oficina de trabajo forniva agli emigranti una formazione
professionale, le indicazioni sulla reale disponibilità di posti di lavoro e
quelle necessarie per
raggiungere la nuova
destinazione.
A partire dal 1913 l’Ufficio
del lavoro creò un’esposi-
zione con le nuove macchine
agricole disponibili sul mer-
cato.
Hotel de Inmigrantes – le cucine
Hotel de Inmigrantes – sala esposizione
macchine agricole anno 1915
Nello stesso periodo fu allestito
anche un ufficio di collocamento
per le donne che si occupò di
organizzare corsi di economia
domestica.
L’Hotel de Inmigrante,
l'Hotel per gli emigranti rimase in
funzione fino agli anni 50 del '900 e negli anni successivi alla sua chiusura
si iniziò a pensare di creare un museo dedicato all’epopea
dell’emigrazione.
Nel 1990 il complesso fu dichiarato
Monumento storico di interesse na-
zionale e il grande edificio dell’hotel
divenne la sede definitiva del Museo,
Archivo y Biblioteca de la Inmi-
gración - Museo, Archivio e Biblio-
teca dell'Immigrazione.
Famiglia di emigranti
Pagina 177
VERSO IL BRASILE
La prima emigrazione dei Veneti
verso il Brasile risale al 1875 e si stanziò
negli stati di Rio Grande do Sul, Santa
Catarina, Paranà, Espirito Santo e
soprattutto nella cosiddetta “zona di
colonizzazione italiana” ubicata nel nord
est di Rio Grande do Sul.
Com’è noto, le cause principali del
fenomeno migratorio furono la miseria, la
fame e l’emarginazione delle classi rurali
dell’epoca, assieme al sogno di poter
diventare proprietari della terra, anche se
probabilmente bisogna mettere in conto lo
spirito di avventura, quell’attrazione
verso il nuovo e il lontano che da sempre ha agito sull’umanità.
La traversata atlantica nel fondo delle stive delle navi, nella famosa
“terza classe”, è diventata una epopea ancora oggi presente nella memoria
collettiva e che si tramanda in episodi struggenti nei ricordi dei vecchi e
nella copiosa letteratura popolare.
Allo stesso modo rimangono nella storia le inenarrabili condizioni
all'arrivo in Brasile, l'insediamento nelle terre assegnate e le lotte della
prima generazione dei nostri emigranti per disboscare a braccia la
montagna, per difendersi dagli animali feroci, dai serpenti, dagli indios,
dalle malattie e per costruire dal nulla strade e abitazioni.
Si può solo immaginare cosa significò per quelle persone l'aver
tagliato i ponti dietro di sé, vendendo le loro povere cose prima di partire
dall’Italia. Le tracce di questi primi arrivi si trovano ancora oggi nei nomi
di molte località, come Nova Milano, Garibaldi, Nova Bassano, Nova
Brescia, Nova Treviso, Nova Venezia, Nova Padua, Monteberico etc. mentre
in periodi caratterizzati dalla xenofobia, altri paesi come Nova Vicenza e
Pagina 178
Nova Trento hanno cambiato i loro nomi originari in quelli brasiliani di
Farroupilha e Flores da Cunha.
Tale xenofobia del governo centrale arrivò al punto che, negli anni
della Seconda Guerra Mondiale, fu proibito, pena l’arresto, di parlare la
lingua veneta. La stragrande maggioranza dei primi migranti, era
composta da contadini che portarono nel
nuovo territorio le colture e i metodi agricoli
tipici delle loro zone di provenienza.
Si impose su tutte la coltura della vite che
ancor oggi rappresenta la maggior fonte di
ricchezza dello Stato brasiliano del Rio
Grande do Sul. A Nova Padua, nei pressi di
Caxias, il monumento all’immigrante, è
rappresentato da una vera e propria “caliera
de la poenta”, come si vede nella foto a lato.
Andando per le campagne si trovano ancora
antichi strumenti dell'800 che da noi sono quasi scomparsi.
Ancora al giorno d'oggi, l’alimentazione nelle campagne è sostanzialmente
quella tradizionale veneta
a cui si è aggiunto il
“churrasco”, sorta di car-
ne alla brace. La religione
è intensamente sentita,
perché il clero cattolico e
le organizzazioni religiose
hanno accompagnato, fin
dal primo momento, le
sorti degli emigranti.
Famiglia sul piroscafo in partenza
In anni recenti, nei villaggi dove non vi era un parroco stabile, si
poteva assistere alla riunione delle famiglie in un capannone che fungeva
da chiesa, dove si celebravano i riti religiosi sotto la guida di quello che
viene chiamato il “prete laico”.
Pagina 179
Solo da qualche decennio, da quando sono ripresi i contatti effettivi
con l’Italia, si sta risvegliando nei discendenti di quei nostri antenati la
ricerca delle proprie origini.
Il fenomeno che più
colpisce in queste comunità
veneto - brasiliane è quello
del mantenimento a tutti i
livelli, anche dopo un
secolo, della propria lingua
di origine, il veneto, spesso
con una vitalità maggiore di
quella esistente nella nostra
regione. Viaggio in nave
Questo fatto ci consente di ricostruire dopo tre o quattro o anche più
generazioni, la lingua dei nostri nonni e bisnonni, soprattutto per gli
aspetti orali non documentati come la pronuncia e l’intonazione, o per
l’uso di certi proverbi, modi di dire, canti dell’epoca.
Le prime generazioni affrontarono sacrifici enormi, abbandonate
nelle foreste e costrette a sopravvivere in condizioni drammatiche, hanno
resistito a denti stretti con dignità e coraggio malgrado le umilianti e
brucianti condizioni di inferiorità dando un contributo di progresso al
paese che li ha accolti.
Essi hanno conservato nel cuore il ricordo ed il mito della madre
patria e questo li ha aiutati moralmente a vivere ed a sopravvivere.
In alcuni paesi si trovano i simboli veneti come la già citata ”caliera”
della polenta, la carriola, la gondola veneziana o il leone di S. Marco che
nel simbolo del Municipio di Octavio Rocha, nel Rio Grande do Sul, tiene
stretto nella zampa il grappolo d’uva al posto del libro
tradizionale. Quelle persone, fin dal secolo scorso hanno alleviato la
nostra pressione demografica, reso un servizio storico all’Italia e dopo la
Seconda Guerra Mondiale, con le loro rimesse hanno aiutato l’economia
del nostro paese.
Pagina 180
Sono insomma nostri
parenti, gente che ha
sofferto moralmente e
materialmente l’emar-
ginazione secolare e
dalla quale abbiamo
anche qualcosa da
imparare o da reim-
parare: quei valori
che oggi in gran parte
si vanno dimentican-
do.
Per tutti questi motivi
noi dobbiamo onora-
re questo debito seco-
lare, storico, morale e
politico con i discen-
denti dei nostri emi-
granti.
Anche da Mareno di
Piave molte famiglie
partirono verso il Brasile; interi gruppi familiari, spesso con figli in tenera
età, come ad esempio le tre famiglie Lovat da Ramera (in totale 21
persone) che vi arrivarono nel dicembre del 1888.
Rintracciare i nomi di chi è partito non è facile anche perché
l'archivio comunale è andato distrutto con l'incendio della sede municipale
avvenuto alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Le fonti sono state allora le varie associazioni di emigranti che si
sono costituite nel tempo e che hanno creato degli archivi utilizzando le
liste dei passeggeri delle navi.
I dati non sono sicuramente completi ma danno l'idea del fenomeno e
delle sue caratteristiche. I nominativi che è stato possibile trovare in questi
archivi sono elencati nella tabella che si trova nella pagina seguente.
Pagina 181
Pagina 182
Generalità anni data/posto arrivo/nave
BORNIA Vincenzo S.Paolo – 01/11/1888
BREDA Maria
BORNIA Luigi 9
BORNIA Angelo 7
BORNIA Adelaide 6
BORNIA Ernesto 4
BORNIA Elisa 3
BORNIA Vittorio 2
BORNIA Abele 1
BORNIA Antonio 35 Espirito Santo – 24/03/1888
MARCON Angela
BORNIA Fedele 1
BORNIA Luigi 2
BORNIA Desiderio 5
BORNIA Matilde o Maddalena 6
BORTOLETTO Antonio S.Paolo – 19/04/1888
BORTOLETTO o BORTOLET Giovanni 6
BORTOLETTO Angela
BORTOLETTO Francesco
BORTOLETTO Maria
BORTOLETTO Pierina
BORTOLUZZI Giuseppe Rio Grande do Sul
CIA Antonia detta Codolo
CALIMAN Agostino
BARIVIERA Elisabetta
CALIMAN Osvaldo 51 Vitoria – 1888
DA RE Maria 52
CALIMAN Luigi Amadio 18
CALIMAN Domenico 21
CIMOLARI Anna 80
CAMATTA Luigi detto Garbet 59 Vitoria – 06/02/1895
LONGO Regina 53 Nave Rosario
CAMATTA Antonio 20
CAMATTA Carolina 12
CAMATTA Giuseppe 27
CAMATTA Teodoro 17
CAMATTA Pietro 16
CAMATTA Domenico 25 Vitoria – 06/02/1895
PIN Maria 21
CAMATTA Luigi 1
CARNIEL Pietro Sconosciuto
CENDRET Maria Luigia
CARNIELLI Francesco 51 Espirito Santo - 28/02/1888
CARNIELLI Giovanni 21 Nave Mayrink
CARNIELLI Domenico 19
CARNIELLI Angelo 16
CARNIELLI Giuseppe 12
CARNIELLI Luigi Eugenio 10
CATTELAN o CATELLAN Michele 44 S.Caterina – 12/02/1878
DAL BO' Antonia o Anna Rio Grande do Sul
CATTELAN Luigi 13
CATTELAN Maria Maddalena 15
CATTELAN Giocondo 6
CATTELAN Giuseppina
CISERA Angelo Giuseppe Sconosciuto
Generalità anni data/posto arrivo/nave
COLOMBERA Pietro 29 S.Paolo – 28/01/1895
ZAGO Antonia 25
COLOMBERA Angelo Giuseppe 7
COLOMBERA Giovanni 9
COLOMBERA Celeste
COLOMBERA Maria
DAL BIANCO Giovanni S.Paolo – 21/05/1892
BASEGGIO Paola 43
DAL BIANCO Angelo 18
DAL BIANCO Antonia 1
DAL BIANCO Irene 4
DAL BIANCO Luigi 6
DAL BIANCO Linda 8
DAL BIANCO Giovanni 10
DAL BIANCO Dante Luigi 12
DAL BIANCO Guglielmina 14
DAL BIANCO Giulia Catterina 16
DAL BIANCO Paolo Rio Grande do Sul
CETTOLIN Maria
DAL BIANCO Giuseppe
PERUZZA Catterina Marina
DAL BIANCO Paolo
DAL BIANCO Giovanni
DAL BIANCO Regina
DAL BIANCO Angela
DAL BIANCO Graziosa
DAL BIANCO Arcangela
DAL BIANCO Maria
FOSSALUZZA Appolonia Angela
DALL'ARMELLINA Giovanni detto Pagot 28 Espirito Santo - 29/11/1891
FALCHETTO o FALCHET Agnese 24 Nave Mayrink
DALL'ARMELLINA Angela Oliva 2
DALL'ARMELLINA Andrea detto Pagot 59 Vitoria – 20/03/1888
BIASI Regina 59 Nave Mayrink
DALL'ARMELLINA Antonia Maria 29
DALL'ARMELLINA Luigi 29
DE NARDI Antonio detto Vedovot Sconosciuto
DONADELLO Giuseppe 35 Rio de Janeiro – 25/12/1888
SARTORI Anna 34 Nave Canton
DORIGHET Francesco detto Lovat Sconosciuto
DORIGHET Agostino detto Lovat
FALCHETTO Angelo 31 Vitoria – 25/09/1891
FURLAN Arcangela o Angela 25 Nave Brasil
FALCHETTO Regina 3
FALCHETTO Beniamino 0
FALCHETTO Luigia 21
CANCIAN o CANZIAN Regina 57
FALCHETTO Giuseppe 28 Vitoria – 25/09/1891
BUFFO Luigia 24 Nave Brasil
FALCHETTO Giovanni Angelo 3
GAIOTTO Pietro Sconosciuto
BOSCARIOL Teresa Maria detta Brao
FURLAN Costante Sconosciuto
Pagina 183
Generalità anni data/posto arrivo/nave
LOVAT Francesco detto Dorigo 51 Rio de Janeiro - 13/12/1888
MASET Luigia detta Zambon 46 Nave Frisia
LOVAT Teresa 17
LOVAT Regina 14
LOVAT Marco Mario 7
LOVAT Agostino Luigi 5
LOVAT Giacomo detto Dorigo 47 Rio de Janeiro - 13/12/1888
CELOT Modesta 40 Nave Frisia
LOVAT Angelo 13
LOVAT Giovanni 11
LOVAT Oliva 9
LOVAT Emilia Antonia 5
LOVAT Giuseppe Bortolo 1
LOVAT o LOVATTO Luigi detto Dorigo 45 Rio de Janeiro - 13/12/1888
SARTORI Regina 42 Nave Frisia
LOVAT Maria 21
LOVAT Luigia 19
LOVAT o DORIGHETTO Giovanni 15
LOVAT Angelo 13
LOVAT Natale 11
LOVAT Pietro Paolo 7
LOVAT Costante 3
LOVISOTTO Arcangelo Sconosciuto
SPERANZA Marianna 22
MARCON Vincenzo detto Vidot Sconosciuto
MARCON Luigi detto Vidot
MARCON Maria
MASET Ferdinando Sconosciuto
MINET Giovanni 47 Espirito Santo – 24/03/1888
BASEI Cristina Angela 41
MINET Lucia 12
MINET Luigia Maria 11
MINET Teresa 9
MINET Pietro Antonio 8
MINET Anna Carla 7
MINET Elisabetta 4
PELLIZZON Gioacchino Sconosciuto
MENEGHINI Filomena Giuseppina Vittoria
PERIN Angelo 36 Dicembre 1882
CALIMAN Anna 32
PERIN Luigi 8
PERIN Domenico 4
PERIN Pasqua 3
PERIN Giovanni 2
PERIN Pietro 42 Espirito Santo – 27/12/1888
SCOTTA' Maria Luigia 40 Nave Adria
PERIN Domenica 12
PERIN Antonia Pasqua 8
PERIN Giuseppe 6
PERIN Giacomo 2
PERIN Vittoria 0
Generalità anni data/posto arrivo/nave
PERIN Nicolò o Nicola 40 Espirito Santo – 27/12/1888
TONON Caterina 33 Nave Adria
PERIN Antonio Giuseppe 9
PERIN Agostino 7
PERIN Eugenio 6
PERIN Angelo 4
PERIN Luigi Simone 3
PERIN Giovanni 1
PIASENTIN o PIACENTIN Sante 24 S.Paolo – 08/10/1887
PIASENTIN Giacomo 20
PIASENTIN Pietro Giovanni 19
MODOLO Pasqua 55
PICCIN Amedeo Adamo S.Paolo
PICCIN Gio Batta
PICCIN Zaccaria
SCUDELLER Antonio Sconosciuto
SCUDELLER Giovanni detto Checchino Sconosciuto
TOLDO Giuseppe Sconosciuto
TOMASELLA Costante S.Paolo
TOMASELLA Giacomo
TOMASELLA Giovanni
TOMASELLA Giuseppe
TON Giovanni Sconosciuto
LORENZON Maria
TON Giuseppe 30 Espirito Santo - 31/10/1892
BRESSAN Celeste Nave Mayrink
TON Carmela 3
TON Giovanni 1
ZANCHETIN Angelo Rio de Janeiro - 12/03/1891
CATTELAN Lucia Nave Florio
ZANCHETIN Giovanni
ZANCHETIN Maria
ZANCHETIN Ferdinando
ZANCHETIN Giuseppe 27
ZANCHETIN Pietro 26
ZANCHETTA Silvestro Michele Sconosciuto
ZAMBENEDETTI Giuseppe detto Zaccariot Sconosciuto
BARRO Catterina Angelina
ZAMBENEDETTI Elisabetta
ZAMBENEDETTI Sebastiano Pietro
ZANARDO Marco 27 S.Paolo – 30/03/1892
BASSET Regina 22
ZANARDO Teresa
Alla fine di queste pagine dedicate all'emigrazione, è bene
parlare anche di cosa è avvenuto dopo l'insediamento dei
marenesi in Brasile. La prima generazione si è guadagnata
faticosamente da vivere giorno per giorno disboscando e
lavorando la terra che gli era stata concessa.
Gerson Camatta
I loro figli e nipoti hanno
migliorato il proprio benes-
sere e raggiunto posizioni
importanti e di prestigio nel-
la società brasiliana.
Un esempio per tutti è
quello di Gerson Camatta
nipote di Antonio Camatta
che partito da Soffratta è arrivato a Vitoria nel mese di febbraio 1895.
Gerson Camatta ha iniziato la sua attività come giornalista e poi si è
dedicato alla politica; è stato Governatore dello Stato di Espirito Santo ed è
tutt'ora Senatore. Il forte legame che lo unisce
con Mareno di Piave, lo ha portato a
ritornarvi più volte e nell'agosto del 1992 ha
inaugurato la sede municipale appena
ristrutturata assieme all'allora Sindaco
Antonio Cancian.
Un'ultima considerazione viene sponta-
nea osservando la fotografia di Beniamino
Falchetto: con la sua famiglia originaria di
Ramera è arrivato in Brasile nel 1891 quando
aveva pochi mesi di vita ed è vissuto fino
all'età di quasi 98 anni. Beniamino Falchetto
In questa immagine carica di significati
sono presenti tre secoli: il 1800 quando è nato, il 1900 quando è vissuto ed il
2000 che per noi lettori deve essere ricordo e memoria del giusto valore che
dobbiamo dare al nostro tempo.
Pagina 184
VERSO GLI STATI UNITI D'AMERICA
Dal 1892 al 1954 oltre dodici milioni di immigrati sono entrati negli
Stati Uniti attraverso Ellis Island, una piccola isola situata nel porto di
New York che nel 1890 il presidente Benjamin Harrison designò come sede
della prima stazione di immigrazione.
Prima del 1890, i singoli stati e non il governo federale,
regolamentavano l'immigrazione. Dal 1855 al 1890 la stazione di ingresso
per gli immigrati nello Stato di New York era Castle Garden e in quel
periodo entrarono circa otto milioni di persone, soprattutto dall'Europa
settentrionale e occidentale.
Questi prime persone provenienti da nazioni come l'Inghilterra,
Irlanda, Germania e paesi scandinavi, costituirono la prima ondata di
immigrati che si insediarono negli Stati Uniti.
Durante tutto l'800 ma specialmente nella seconda metà del secolo,
l'instabilità politica, le leggi restrittive religiose ed il peggioramento delle
condizioni economiche in Europa alimentarono la più grande migrazione
umana nella storia del
mondo e così ben presto
divenne evidente che Castle
Garden non era attrezzato
per gestire il numero
crescente di immigrati in
arrivo ogni anno. Il governo
federale intervenne allora
costruendo una nuova
stazione di immigrazione a
Ellis Island che venne
aperta il 1 gennaio 1892. Lo sbarco degli immigrati ad Ellis Island
La prima persona che transitò ad Ellis Island il 2 gennaio 1892 fu
Annie Moore, una ragazza di 15 anni, irlandese, accompagnata dai suoi
due fratelli.
Pagina 185
La sera del 14 giugno 1897 un incendio distrusse i fabbricati di legno
ad Ellis Island; nel giro di tre anni furono ricostruiti in muratura a prova di
fuoco ed aperti il 17 Dicembre 1900.
I passeggeri che arrivavano nel porto
di New York non appena sbarcati
venivano trasportati ad Ellis Island,
dove sarebbero stati sottoposti ad una
visita medica e giuridica. Se i docu-
menti erano in ordine e lo stato di
salute ragionevolmente buono, l'ispe-
zione durava relativamente poco.
Agli immigrati veniva assegnata una
Inspection Card con un numero e poi
si passava nella Sala di Registrazione
dove bisognava aspettare il proprio
turno per essere interrogati dal Fun-
zionario.
Operazioni di controllo sanitario sui nuovi
arrivati
I medici esaminavano ciascun migrante e marcavano sulla schiena
con del gesso coloro per i quali occorreva un ulteriore esame per
accertarne le condizioni di salute che poi venivano portati nell'ospedale
dell'isola. Per queste persone si apriva un lungo periodo di quarantena che
spesso finiva con il ritorno
nel proprio paese.
Un altro esame che
veniva fatto era quello
legale: i Funzionari ameri-
cani controllavano la na-
zionalità e cercavano di
capire gli orientamenti poli-
tici dell'immigrato.
Sala di registrazione
Pagina 186
Dalle statistiche ufficiali risulta che praticamente quasi tutti gli
immigrati si poterono stanziare negli Stati Uniti; solo il due per cento fu
respinto per motivi sanitari o giuridici.
Durante i primi anni del 1900, i funzionari dell'immigrazione
pensarono erroneamente che l'onda di picco di immigrazione fosse già
passata ma in realtà questa continuò ad aumentare toccando il numero di
1,25 milioni di arrivi nel 1907. Questi massicci arrivi resero evidente che
gli edifici erano insufficienti per tutte le necessità e pertanto ne vennero
costruiti di nuovi e furono ampliati quelli esistenti.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e con l'entrata nel
conflitto degli Stati Uniti, l'immigrazione diminuì fortemente. In quel
periodo e fino al 1920, Ellis Island divenne un luogo di custodia per gli
stranieri sospettati di attività antiamericana. Dopo tale data Ellis Island
tornò ad essere la stazione di ingresso per gli immigrati.
Le conseguenze dell'arrivo nel Paese di questa enorme massa di
stranieri, fu la nascita nella società e nella politica statunitense di posizioni
che cercarono di limitare questi ingressi con leggi restrittive come la
Chinese Exclusion Act
oppure come quella che
prevedeva l'obbligatorietà
di un contratto di lavoro per
entrare nel paese e una
prova di alfabetizzazione.
Poi negli anni 1921 – 1924
venne emanata una norma
che prevedeva delle quote di
ingresso in base alla
nazionalità.
Refettorio
Dopo la Prima Guerra Mondiale, gli Stati Uniti cominciarono ad
emergere come una potenza mondiale e le ambasciate presenti in tutto il
mondo rilasciavano il visto di ingresso nei rispettivi paesi di origine. La
documentazione necessaria veniva completata presso l'ambasciata o il
Pagina 187
consolato così come la visita medica, rendendo di fatto inutile la struttura
di Ellis Island.
Dopo il 1924, le uniche persone presenti ad Ellis Island erano quelle
che vi lavoravano e i rifugiati di guerra o gli sfollati. Ellis Island è rimasta
aperta fino a novembre del 1954 quando venne ufficialmente chiusa.
Nel 1965 il presidente
Lyndon Johnson dichiarò
Ellis Island Monumento
Nazionale al pari della
Statua della Libertà.
Nel 1984, Ellis Island
ha subito un importante
restauro che l'ha trasformata
in un Museo con quasi 2
milioni di visitatori l'anno.
Ellis Island come si presenta al giorno d'oggi
Per Ellis Island sono passati anche diversi marenesi e tra questi
troviamo alcuni personaggi che sono già stati trattati nel libro “Maren e
dintorni”: Barro Giuseppe e Dotta Eugenio.
Barro Giuseppe arriva a New York il 18 agosto 1913 ma subito dopo,
allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ritorna in Italia per arruolarsi
nel Corpo degli Alpini e muore in un'azione bellica l'11 settembre 1916 sul
monte Cristallo. Gli venne conferita la medaglia di bronzo alla memoria.
Dotta Eugenio arriva a New York il 15 settembre 1914 e dopo la fine
della Prima Guerra Mondiale ritorna in Italia dove si sposa ed inizia la
sua attività di commerciante e di esercente di un'osteria.
Finita la seconda guerra mondiale, nel 1946, viene nominato Sindaco
dal Governo Militare Alleato fino alle prime libere elezioni che si sono
tenute il 20 ottobre 1946 e sicuramente la sua esperienza americana e la
conoscenza della lingua inglese hanno contato per la sua designazione.
Il Museo di Ellis Island ha registrato i nominativi delle persone che
sono arrivate e li ha resi disponibili sul suo sito internet.
In questo archivio sono stati trovati i nomi dei marenesi che sono
Pagina 188
arrivati negli Stati Uniti d'America e che riportiamo nelle pagine seguenti.
Guardando questo elenco, una considerazione viene spontanea
riguardo alle vicende della famiglia di Zanardo Vincenzo e di sua moglie
Biffis Elisa; vicende che sicuramente hanno vissuto molte altre famiglie che
sono arrivate negli Stati Uniti.
Zanardo Vincenzo arriva a New York il 21 dicembre 1903 mentre sua
moglie con quattro figli in tenera età, Pietro di anni 9, Caterina di 7, Oliva
di 5 e Palmira di 2, lo raggiunge quattro anni dopo il 21 gennaio 1907.
La nave che li ha trasportati negli Stati Uniti partì dal porto di Le
Havre in Francia. Fanno riflettere le dure condizioni di un viaggio di quasi
due mesi e delle novità che investirono questa donna e i suoi figli
trasportandola, non solo fisicamente, in un mondo nuovo e completamente
diverso dalla società contadina in cui aveva vissuto fino ad allora.
Sette anni più tardi ritroviamo ancora Biffis Elisa, che dopo essere
rimpatriata, affronta di nuovo il viaggio verso gli Stati Uniti con al seguito
i suoi figli a quali nel frattempo se ne erano aggiunti altri due, Bernardo di
4 anni e Augusto di 3.
Ellis Island nel tardo '800
Pagina 189
Marenesipartiti per gli Stati Uniti
Pagina 190
Generalità età anni data arrivo nave porto di partenza
BACCICHETTO Giovanni 24 23/10/1920
BARRO Giuseppe 23 18/08/1913 America Genova
CATTELAN Domenico 22 19/05/1921 Giuseppe Verdi Genova
COLLET Giovanni 33 09/05/1905COLLET Angela 24 09/05/1905
DALL'OGLIO Giovanni 27 29/12/1904 Città di Torino Napoli
DOTTA Silvio 23 16/04/1911
DOTTA Antonio 31 01/06/1912
DOTTA Eugenio 18 15/09/1914 Re d'Italia Genova
MARCHESIN Lorenzo 19 12/05/1912
TONON Pietro 31 09/05/1905
ZANARDO Vincenzo 31 21/12/1903 Città di Milano GenovaZANARDO 31 21/01/1907ZANARDO Pietro 9 21/01/1907ZANARDO Caterina 7 21/01/1907ZANARDO Oliva 5 21/01/1907ZANARDO Palmira 2 21/01/1907
ZANARDO Antonio 28 25/05/1894
ZANARDO Pietro 16 01/06/1912
ZANARDO Bernardo 18 15/11/1913ZANARDO Girolamo 16 15/11/1913
ZANARDO 38 15/09/1914 Re d'Italia GenovaZANARDO Caterina 14 15/09/1914 Re d'Italia GenovaZANARDO Oliva 13 15/09/1914 Re d'Italia GenovaZANARDO Palmira 9 15/09/1914 Re d'Italia GenovaZANARDO Bernardo 4 15/09/1914 Re d'Italia GenovaZANARDO Augusto 3 15/09/1914 Re d'Italia Genova
ZANCHETTA Pietro 24 12/11/1920 Belvedere Trieste
Rochambeu Havre
L.Aquitaine HavreL.Aquitaine Havre
La Touraine Havre
La Provence Havre
La Savoie Havre
L.Aquitaine Havre
Elisa nata Biffis La Gascoigne HavreLa Gascoigne HavreLa Gascoigne HavreLa Gascoigne HavreLa Gascoigne Havre
Dania Havre
Le Provence Havre
Saint Louis SouthamptonSaint Louis Southampton
Elisa nata Biffis
PARTE
VIII
Il sapere è un mutar d'ignoranza,
è passar ad un altro stato di
ignoranza uguale.
Lord Byron
Pagina 191
La cultura è quel che resta all'uomo
del suo passato,
ancora operante nel presente,
per modellare il futuro.
S. Myres
Pagina 192
Cap. XIII
SANITA' …
Si è raccontato…
Arriva a Mareno nel 1890 il nuovo medico condotto: il dr. Cavarzerani, Trova casa presso la famiglia Biffis, apre lo studio e sposa la figlia più grande. I marenesi, persone semplici abituate a parlare sempre in dialetto, hanno qualche difficoltà di comprensione quando qualcuno parla usando una terminologia più sofisticata. Si ricorda da tanto tempo che durante il primo
periodo di esercizio medico andò dal dottore Bepi:
Il dottore - Dimmi Bepi cosa succede?Bepi - Sior dottor ho un gran mal de panzaIl dottore - Cosa hai mangiato?Bepi - Le soite robe, un poco de poenta e fasioi, dea ua e poche nespoe
ciote dall'alberoIl dottore - Credo sia una grossa costipazione, predi un'oncia di olio di ricino
e domani vieni a trovarmi per dirmi se va meglioIl giorno dopo Bepi torna dal dottore.Il dottore - Allora Bepi come va oggi? Hai evacuato?Bepi ci pensa un po' e risponde:
- No sior dottorIl dottore, preoccupato e non trovando altra soluzione dice:
- La cosa è seria, prendi un'altra oncia di olio di ricino e domani torna da me
Bepi va a casa e la mattina successiva torna dal dottore:Il dottore non si perde in chiacchiere e chiede subito:
- Allora hai evacuato?Bepi ci pensa su un momento poi farfuglia vergognoso:
- No sior dottorIl dottore sempre più preoccupato gli dice:
- Prendi un'altra oncia di olio di ricino e se non funziona ancora provvederò diversamenteBepi ascoltando il dottore si rannuvola, pensa per un po' all'olio di ricino e poi chiede titubante al dottore:
- Sior dottor cossa vol dir evacuare?Il dottore - Ah! sei andato al cesso?Bepi sorride un poco vergognoso per aver capito e sbotta:
- Ah sior dottor ho c—à anca l'anima.
Pagina 193
MEDICI DI MARENO
Dott. Peruzza Sergio dal 1984(oggi Primario geriatria Osp. Conegliano)
Dott. Bressan Loredana dal '92(Medicina complementare–alternativa)
Dott. Maset Sara dal 1987(Neuro psichiatria infantile Ospedale di Belluno)
Dott. Buffo Marika dal 2006(Pediatria Ospedale di Treviso)
Dott. Bet Elisa dal 2008 (Ginecologia Ospedale di Pordenone)
MEDICI U.S.S.L.
Dott. Scatolini Antonio dal 1982
Dott. Cal Giuseppino dal 1984
Dott. Patera Carlo dal 1994
Dott. Forest Mirella dal 1994
Dott. Panucci Aldo dal 1994
Dott. La Rocca Mario dal 1997
Dott. Berardino Loredana dal 2002
Visita medica: l'impotenza della medicinaavanzava vestita di bianco. [Th. Bernhard]
Pagina 194
VETERINARI
Dott. Musi Luigi dal 1938 al 2001
Dott. Falzoni Carlo dal 1968
Dott. Brino Antonio dal 1979
Dott. Mangiameli Giuseppe dal 2002 al 2006
Dott. Garziera Mascia dal 2008
MEDICI ODONTOIATRI
Dott. Sanfiorenzo Fiorenzo da 1978 per alcuni anni
Dott. Barra Augusto dal 1978
Dott. Furlan Remo dal 1988
Dott. Targa Fabio dal 1994
Potere medico:l'ordine ha smesso di dare ordini;
emana ricette. [Bruckner / Finkielkraut]
Pagina 195
ODONTOTECNICI
Prizzon Giuseppe dal 1987
Dentalab snc di L'Abbate Alessandroe Peccolo Roberto dal1988
NUOVA FARMACIA
Dott. Vigilanti Cama Clementina dal 1986
vecchia sede sede attuale
LEVATRICI
De Crignis Maddalena
Breda Angela
Perissinottto Augusta dal 1949 al 1959
Serafini Nazzarena dal 1950 al 1961
Patella Alessandra dal 1959 fino alla chiusura della condottae trasferimento del servizio all'ospedale
Un medico veramente abile cura i disturbi quandonon vi è alcun segno di malattia;
in questa maniera le malattie non compaiono mai[Huai Nan Zi, testo cinese, 200 a.C.]
Pagina 196
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Celotti Favero Mario Luisa
Rech De Nadai Alfonso Graziella
Baccichetto Marcon Narciso Giuseppe
Zandonadi De Zotti Pasquale Bruno
Baccichetto Sonego Cingolani Corrocher Maria Pia Leonida Francesco Dino
Pagina 197
Capra Elvio
Corte PatriziaDe Giusti Pietro
De Piccoli Maria
Freschi Luciana
Luca Giuseppe
Moro Emanuela
Armellin LinoAttorbo RobertoBonancin AmeliaBorelli RobertoBortolotto Antonio
Cojutti Michela
De March Mara
Facchin GiuseppeFagnol Anna CarlaFavaro Fabrizia
Gaiotto EddaLovat ValterLuca Anibale
Marcon LuigiMarcuzzo AnnaMattiuzzo MiriamMeneghel StellaMeneghin M. TeresaMenegon EmanuelaMilani StefanoMischis IsabellaMontesel Maria
Pin RosaSpinazzè LinoZamuner DoloresZanin Noemi
I ceppi dell'umanità tormentata sono fatti di carta bollataF. Kafka
Sartor Favero Zanardo Paolo Marcello Rosalia
Ciprian Piccin Dall'Armellina Antonietta Silvia Antonio
Gava Bozzetto Capraro Sante Luigina Mauro
La burocrazia è la cristallizzazione del personale dirigente, che esercita il potere coercitivo e che a un certo punto diventa casta.
A. Gramsci
Peruzza Francesco
Inizia nel 1931 come agente Imposte di Consumo (dazio), succes-sivamente passa all'Ufficio di Collocamento. Entrambi gli uffici erano situati all'interno del Municipio. Va in pensione nel 1972.
Il burocrate fa parte di una organizzazione che non può correggere il proprio comportamento imparando dai propri
errori.M. Crozier
Pagina 198
Bianco Serena
Longo Sara
Borean EgidioCarnielli LauraCasagrande AmpelioCeotto RitaFabris NadaFantuz Chiara
Merz LorenaNadal LidiaPavan DanieleTomasella ElisabettaZaia Maria LuisaZanardo EnnioZanardo Luigi
PARTE
IX
APPENDICE
e
CURIOSITÀ VARIE
La stagnazione è morte.
Occorre progredire, progredire sempre.
H. Ford
Pagina 199
La nostra cultura è la somma che
include il sapere, le credenze, l'arte,
la morale, le leggi, i costumi
ed ogni altra capacità ed abitudine
acquisite da un uomo come membro
della nostra società.
E.B. Tylor
Pagina 200
S. GREGORIO
S. Gregorio è il Santo il cui corpo fu donato dal Papa Alessandro VII nel 1666 al Sig. Gregorio Lavezzari fu Giovanni-Paolo di Venezia, “Segretario della Repubblica Veneta con molte aderenze a Roma” (come lasciò scritto nelle memorie don Francesco Graziani parroco di Mareno).Il sig. Lavezzari portò le spoglie a Mareno presso la sua villa e le pose in una teca nell'oratorio pubblico fatto costruire nella sua proprietà, dedicato a S. Carlo Borromeo.Quando morì nel 1685 lasciò un testamento, ancora conservato nell'Archivio di Stato, in cui disponeva che per onorare il Santo si dovevano celebrare delle messe tutti i sabati e le feste di precetto.
Capitello in Villa LavezzariQualora nel tempo ciò non fosse
avvenuto, le spoglie sarebbero dovute andare presso la chiesa di Tezze e poste in un altare per la venerazione dei fedeli.
Tutto funzionò per 176 anni anche se la villa passò prima alla famiglia Da Fre di Conegliano e poi alla Famiglia Mantese (oggi di proprietà della famiglia di Aldo Dall'Armellina).
Nel lungo periodo la celebrazione delle messe venne meno e così il 9 agosto 1834 i fedeli di Tezze chiesero che il testamento venisse onorato. Dopo aver ottenuto tutti i permessi necessari, il 29 aprile del 1861 il corpo del Santo venne traslato a Tezze con una processione solenne.
E lì è tutt'ora. Chiesa di Tezze
L'uomo e l'ambiente: ciò che ci unisce all'ambiente è un'identità. Un'identità non originaria né esclusiva, pure un'identità che non
possiamo lasciar perdere per non scomparire a nostra volta. [V. Mathieu]
Pagina 201
UN COMUNE … MANCATO
In questi ultimi anni si è assistito ad un fenomeno che via via è cresciuto preoccupando le istituzioni: la richiesta dei comuni confinanti col Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige di cambiare regione.
Questo cambio porterebbe notevoli vantaggi economici in quanto le regioni a statuto speciale hanno dei consistenti benefici fiscali che consentono di avere molte più risorse finanziare di quelle a statuto ordinario come il Veneto.
Tezze – Borgo Bellussi anni '30Per dirla con lo storico napoletano Giambattista Vico (1668/1744), la storia si ripete e infatti un caso analogo è successo attorno agli anni '50 anche a Mareno di Piave.In quell'anno per iniziativa dei possidenti Ing. Antonio Bonotto, Dott. Gino Bonotto, i fratelli Bellussi e il sig. Camerotto di Tezze di Piave assieme al sig. Vendrame di S.Lucia di Piave, si tentò di
costituire un nuovo comune che avrebbe dovuto comprendere il territorio di Tezze (comune di Vazzola), S.Maria del Piave (Comune di Mareno di Piave) e la zona delle grave in comune di S.Lucia di Piave (si diceva che avrebbe aderito in seguito anche San Michele di Piave). Il nuovo comune doveva avere almeno 3.000 abitanti così come prevedeva l'art. 33 del T.U. Legge comunale e provinciale del 1934.
I fautori dell'iniziativa promettevano che la nuova sede municipale sarebbe sorta a spese dei privati, tra Tezze e S.Maria del Piave, lungo la via Colonna.
Inoltre agli abitanti di S.Maria del Piave sarebbe stato assegnato il Vice sindaco e una congrua rappresentanza consilia-re. Per rendere mag-giormente allettante la proposta, essendo il terri-torio ricco e abitato da persone benestanti, si andava dicendo che le imposte e le tasse sareb-bero state fortemente ri-dotte in quanto non vi sarebbero stati poveri da sostentare.
Pagina 202
L'operazione presentava tutti i caratteri della convenienza economica per le famiglie della nuova entità comunale.
Questa situazione preoc-cupò molto il Sindaco di Mareno di Piave, Giuseppe Manfrenuzzi, il quale nella riunione del Consiglio comu-nale del 28/05/1950 precisò che la proposta doveva essere rivolta a tutte le famiglie di Mareno di Piave in quanto non esisteva legalmente la frazione di S.Maria del Piave e che la stessa rientrava come località del territorio di Mareno di Piave.
Inoltre, a suo dire, la grande maggioranza degli abitanti di Mareno di Piave era contraria allo smembramento del territorio comunale.
Tutte queste considerazioni vennero trasmesse al Prefetto di Treviso e alla fine l'iniziativa non venne portata a termine.
Paesaggio delle grave del Piave
Pagina 203
I COGNOMIOgnuno di noi è conosciuto col suo nome e cognome ma mentre il nome
rappresenta la nostra parte più personale, il cognome è la nostra “carta
d'identità” nei rapporti con gli altri. Queste due parole sono intimamente legate
alla nostra personalità fin dalla nostra nascita ed il loro suono ci accompagna
quotidianamente.
Il nome è il risultato della scelta dei nostri genitori, scelta che nella
maggioranza dei casi è dettata dalla tradizione o dal particolare momento
culturale in cui siamo nati. Basti pensare che solo qualche decennio fa era
consuetudine dare il nome del nonno paterno al nipote, oppure il caso dei nomi
di persone, luoghi o paesi famosi.
Per il cognome la cosa invece cambia perché ce lo portiamo dietro
generazione dopo generazione magari senza sapere la sua origine e quale sia il
suo significato. Oggigiorno ai nostri cognomi e nomi se ne sono aggiunti tanti
altri: quelli delle famiglie che da diverse parti del mondo sono emigrate a
Mareno di Piave.
Al tempo dei Romani i componenti delle famiglie patrizie venivano chiamati
utilizzando il prenomen, il nomen ed il cognomen. Il prenomen veniva scelto tra
una ventina di forme come Caio, Cesare, Lucio, Tiberio, il nomen indicava la
gens, quel gruppo di famiglie che avevano discendenti comuni mentre il
cognomen indicava concretamente le caratteristiche della famiglia di
appartenenza sottolineandone le qualità morali, le caratteristiche fisiche oppure
l'attività svolta. Il resto dei cittadini romani e degli schiavi si accontentava del
nome datogli alla nascita accompagnato dal patronimico ad esempio Lucio di
Tiberio = Lucio figlio di Tiberio.
La caduta dell'Impero Romano portò ad un drastico cambiamento perché i
popoli germanici usavano solo il nome personale e questo rendeva molto difficile
inquadrare il singolo individuo nella sua etnia.
Dopo l'anno mille, le nuove condizioni sociali ed economiche cambiarono
le cose e per meglio identificare le persone si usò il cognome che indicava
l'appartenenza alla famiglia. Questa modalità divenne definitivamente prassi
ufficiale col Concilio di Trento (1545 – 1563) in cui fu stabilito che nelle
Pagina 204
parrocchie dovevano essere tenuti i registri delle nascite, delle morti, dei
battezzati, dei matrimoni e successivamente anche quello dei cresimati.
La disciplina che studia tutte le molteplici sfaccettature linguistiche,
patrimonio della nostra cultura formatosi nei secoli, si chiama onomastica.
Il cognome a volte è frutto di un soprannome nato da una caratteristica
fisica (Barbon = persona con barba e baffi), da un particolare luogo di
provenienza (Padovan proveniente da Padova) oppure da un mestiere (Sartor =
sarto), ma le origini sono sicuramente molte altre. Gli studiosi hanno inquadrato
i cognomi in categorie che si rifanno alla tradizione. La tradizione classica fa
riferimento a quei cognomi derivati da nomi latini ad esempio Cesaro o Cesar da
Cesare; per quanto riguarda i cognomi veneti, è scarsamente rappresentata.
La tradizione religiosa, al contrario di quella classica, è un filone piuttosto
consistente; infatti sono diffusissimi i cognomi derivati dai nomi di Santi come
Andrea, Antonio, Giovanni, Marco, Michele, Pietro.
La tradizione letteraria medievale dei cicli epici e cavallereschi, come
quelli che narrano le gesta di Carlomagno e dei suoi paladini, fa nascere
cognomi come Paladin e Galiazzo. I nomi germanici sono una parte consistente
dei cognomi veneti come Berto, Girardi, Mazzon, Vendrame.
Altra categoria è quella dei toponimi e degli etnici e in questo caso la
storia dei cognomi assume la doppia valenza di indicare i luoghi di provenienza
italiani, con cognomi come Trevisan, Visentin, Veronese, Bressan, Carnielli ed
esteri come Albanese, Cattelan. Rari invece sono quelli composti da imperativi,
che invece erano di uso comune e popolare nel Medioevo come Amadio che
significa amare Dio.
I cognomi derivati da mestieri come Sartor, Bottan, Favero, Segato o
cariche come Conte, Contin, Frare sono invece molti.
Altra categoria è quella dei cognomi che prendono il nome da piante e da
animali come Fava, Ceolin, Cagnin, Gallon.
Per concludere ci sono i cognomi che fanno riferimento a qualità fisiche e
morali come Grando, Magro, Battaglia, Martorel.
Nelle pagine seguenti c'è una serie di dati e di curiosità con la speranza che
una sempre maggiore conoscenza serva a far crescere la nostra comunità.
Pagina 205
I SOPRANNOMI DEI MARENESI
Nella comunità marenese, almeno fino alla generazione precedente alla
nostra, il soprannome era comunemente usato da tutti per distinguere le famiglie
che avevano lo stesso cognome.
Molto spesso il soprannome era più conosciuto del cognome “ufficiale” e
nel 1800 era frequente trovarlo nei registri della parrocchia e del comune.
Il soprannome aveva origine da particolari caratteristiche fisiche
(Giacomazzi detto gambalonga, persona longilinea), caratteriali (Zanchetta detto
martorel, persona irrequieta, rapida) oppure da mestieri o attività (Sossai detto
pegorer, conduttore di pecore). Spesso indicava anche il luogo di provenienza
come la famiglia Dall'Armellina detta Pagot che significa originario dell'Alpago
(BL).
Di seguito sono elencati i soprannomi che venivano usati per distinguere le
famiglie marenesi: alcune come i Dorigo non sono più presenti a Mareno di
Piave, altre invece sono arrivate.
• Baldessin detto Polet, deriva dal nome personale Polo • Barri detto Mussa, deriva dal termine dialettale mùs, mussa = asino, asina • Basso detto Marcon, deriva dal nome personale Marco• Bazzo detto Vigo, soprannome che è anche un cognome presente nel nord Italia • Benedet detto Zaja, deriva dal termine slavo zajc = lepre• Bon detto Ghea• Boscariol detto Brao, deriva dal termine dialettale brào = furbo• Brait detto Molo • Breda detto Bredariol, diminutivo del cognome ad indicare un fisico piccolo e
minuto, deriva dal nome di località come Breda di Piave (TV) detto Michelin, deriva dal nome personale Michele
• Caliman detto Zan, deriva dal nome personale Zan = Giovanni• Camatta o Camata detto Camatel, diminutivo del cognome ad indicare una
persona piccola, minuta detto Garbet, deriva dal termine dialettale garbeto = brusco di carattere detto Perin, deriva dal nome personale Pero = Pietro detto Pittan o Pitan, soprannome che è anche un cognome presente in provincia di Treviso
• Capra detto Rui, deriva dal termine dialettale rui = rivo, rivolo, canaletto • Carbonier detto Lot, deriva dal nome personale medievale Lotto
Pagina 206
• Casagrande detto Barbier e Barbieri, soprannome che deriva dal mestiere svolto, il barbiere
detto Biasi, deriva dal nome personale Biagio detto Fiorin, deriva dal nome personale Fiore detto Nadalet, diminutivo del cognome, deriva dal termine dialettale Nadal = Natale detto Tiberio, deriva dal nome personale Tiberio
• Cenedese detto Fora, dal termine dialettale fòra = forestiero, venuto da fuori• Ceschin detto Zottin, dal termine dialettale zòt = zoppo, claudicante• Checchino detto Saccon, deriva dal nome di località come Saccon di
S.Vendemiano (TV)• Cia detto Codolo• Colla detto Sartori, è un soprannome che indica il mestiere di sarto• Colombera detto Perin, deriva dal nome personale Pero = Pietro • Corbanese detto Nascimben, deriva dal nome personale Nascimbene• Cozzi detto Stagnin, deriva dal termine dialettale stàgnin = stagnino• Da Re detto Bisteca, dal termine dialettale bìsteca = bistecca
detto Titoea e detto Imbrosia• Dal Bianco detto Fior, deriva dal nome personale Fiore
detto Masteler, deriva dall'attività di costruzione di botti, tini e mastelli• Dal Cin detto Agnolet, deriva dal nome personale Agnolo forma dialettale di
Angelo• Dal Col detto Geromel• Dall'Anese detto Zima, deriva dal termine dialettale zìma = cima• Dall'Antonia detto Cabarlon, potrebbe derivare dal cognome Caberlon diffuso
nel comune di Foza (VI) • Dall'Armellina detto Battaglia, indica una persona dal carattere combattivo
detto Pagot, indica la provenienza dalla località dell'Alpago (BL) detto Penacio, deriva dal termine dialettale penàcio = pennacchio
• Dall'Ava detto Marson, deriva dal termine dialettale marsòn = ghiozzo, pesce d'acqua dolce
• Dalla Vedova detto Battistuz, deriva dal nome personale Battista• Dal Mas detto Scalot• Dal Pos detto Poser, soprannome che è anche un cognome veneto• De Giusti detto Castaldin, deriva dal termine castaldo = amministratore dei beni
del padrone, signore • De Lorenzi detto Peziot, potrebbe derivare dal termine dialettale pèza, pezòt =
pezza• De Luca detto Roman, indica la provenienza dalla città di Roma• De Nardi detto Vedovot, deriva dal termine vedovo• De Nardo detti Camillo e Camio, deriva dal nome personale Camillo • De Stefani detto Zitera, potrebbe derivare dal termine zìtera = musica della Val
Resia in Friuli• De Zotti detto Saeze e Salezze, deriva dal termine dialettale saèz = salice
Pagina 207
• Dorigo e Dorighet detto Lovat, deriva dal termine dialettale lovàt o lovato = lupo, lupacchiotto
• Dorighetto detto Moret, dal termine dialettale mòro = scuro • Facchin detto Sasset, deriva dal termine dialettale sassèt, = sassolino, piccola
pietra• Falchetto detto Biot • Fagaraz detto Cop, deriva dal termine dialettale còp = tegola, coppo • Foltran detto Baldissar• Foscan detto Foscanet, diminutivo del cognome ad indicare una persona piccola,
minuta, deriva dal termine latino fuscus = scuro di capelli o carnagione• Franceschet detto Faè, deriva dal nome dell'omonima località di Oderzo (TV)• Furlan detto Neno, deriva dal nome personale Eugenio• Gandin detto Casagrande e detto Sartor, in questo caso i soprannomi sono
addirittura due: il primo Casagrande evidentemente non era sufficiente ad individuare la famiglia e quindi se ne è aggiunto un secondo Sartor derivato dal mestiere di sarto
• Garbet detto Ciabarin• Gava detto Badet, soprannome che deriva dal cognome Bazzet • Giacomazzi detto Gambalonga, soprannome per indicare una persona
longilinea, alta• Giacomelli detto Burelo • Lorenzon detto Carbonera, deriva dal termine carbone e riferito al mestiere di
carbonaio oppure di venditore di carbone• Lot detto Carbonier e Carbonico, soprannome per indicare il mestiere di
carbonaio detto Sgriz
• Lovat detto Dorigo, deriva dal nome personale Odorico• Marchesin detto Moro, deriva dal termine dialettale moro = scuro di capelli • Marcon detto Bozzon, deriva dal nome germanico Bozo oppure dal termine
dialettale bozon = bottiglia grande detto Vidot, deriva dal nome personale Vido = Vito detto Basso, deriva dal termine dialettale bàs = basso, piccolo di statura detto Patria detto Sabolin
• Maset detto Zambon, deriva dal nome personale Zan = Giovanni e bòn = buono• Mazzariol detto Tottolo• Mazzer detto Galet, deriva dal termine dialettale galèt = galletto • Mazzon detto Basset, deriva dal termine dialettale bàs = basso, piccolo di statura• Meneghin detto Bozzui
detto Parussolo, deriva dal termine parussòl = cinciallegra, piccolo uccello• Mescolotto detto Polpa• Michielon detto Marcon, deriva dal nome personale Marco• Modolo detto Zanchetta, deriva dal termine dialettale zànco = mancino• Momo detto Bottan, deriva dal nome dell'attività di riparazione e vendita delle
botti
Pagina 208
• Nadal detto Olivo detto Nadalon, deriva dal termine dialettale Nadàl = Natale
• Pasqualot detto Salatin, deriva dal termine saladino• Pellizzon detto Sonador, deriva dal termine dialettale sonadòr = suonatore• Peruzzetto detto Urban, deriva dal nome personale Urbano• Pillon detto Barel, deriva dal nome personale medievale Barella• Ponas detto Portan• Saccon detto Cinto• Salvador detto Tiraca, dal termine dialettale tiràca = bretella• Salvadoretti detto Zanin, deriva dal nome personale Giovanni• Sartor e Sartori detto Tizianel, deriva dal nome personale Tiziano• Schincariol detto Ros, deriva dal termine dialettale ròs = rosso• Scottà detto Pagos, soprannome che è anche un cognome presente in provincia di
Treviso detto Pase, deriva dal termine latino pax, pacis = pace
• Scudeller detto Checchino, deriva dal nome personale Francesco detto Zuel, deriva dal nome di località come Zuel in comune di Cison di Valmarino (TV) oppure Zuel di Cortina d'Ampezzo (BL)
• Soldera detto Bozzon, deriva dal nome germanico Bozo oppure dal termine dialettale bozòn = bottiglia grande
• Sossai detto Gallozza, potrebbe derivare dal termine gallo oppure dal dialettale galòssa = galoscia
detto Pegorer, Pegoreron, Pegoreret, deriva dal termine dialettale pegorèr = conduttore di pecore
• Tonon detto Tononet, diminutivo del cognome ad indicare una persona di corporatura piccola
• Vaccher detto Zambon, deriva dal nome personale Zan = Giovanni e bòn = buono
• Zago detto Meneguz, deriva dal nome personale Domenico• Zambenedetti detto Zaccariot, deriva dal nome personale Zaccaria• Zambon detto Perinot, deriva dal nome personale Pero = Pietro
detto Panegasser, dal termine dialettale panegàsa = passero• Zanardo detto Boer, deriva dal nome dialettale boèr = conduttore di buoi
detto Cabarlon, potrebbe derivare dal cognome Caberlon diffuso nel comune di Foza (VI)
• Zanchetta detto Fossa, deriva probabilmente da nomi di località detto Martorel, deriva dal termine dialettale martorèl = donnola ad indicare una persona dal carattere irrequieto o rapida detto Murer, deriva dal termine dialettale murèr = muratore detto Zancheton, accrescitivo del cognome, deriva dal termine dialettale zanchèta o zànco = mancino
• Zandonadi detto Marmin detto Pasqualin, deriva dal nome personale Pasquale
• Zanette detto Badulin• Zuccon detto Biot.
Pagina 209
Come si può notare molti soprannomi sono anche dei cognomi che a
volte si scambiano tra loro come nel caso di Carbonier / Lot e Lovat / Dorigo.
Questa usanza ormai è praticamente scomparsa ma restano nella
memoria tutti gli appellativi che nel passato identificavano con precisione
ogni singolo individuo che in questo modo veniva reso unico rispetto agli altri
componenti della famiglia e della comunità.
Non vi è peggior morte che perdere il centro della propria vita,quello, cioè, che fa di noiciò che veramente siamo.
[E. Hemingway]
Pagina 210
I NUOVI MARENESI
A partire dagli anni ottanta, dopo secoli di sola economia rurale, le nuove
prospettive economiche cambiano radicalmente la struttura della comunità
marenese. Questi cambiamenti non hanno interessato solo le nostre abitudini di
vita ma hanno portato tra noi anche molti cittadini stranieri, manodopera
necessaria per questa nuova economia. Il grafico mostra sinteticamente la
suddivisione dei cittadini stranieri alla data del 1 luglio 2010.
unità espresse in centinaia
Pagina 211
ALBANIA
CINA
INDIA
MACEDONIA
BOSNIA ERZEGOVINA
GHANA
BANGLADESH
BRASILE
POLONIA
COLOMBIA
ECUADOR
PORTOGALLO
GAMBIA
CUBA
REP. CECA
INGHILTERRA
TUNISIA
BELGIO
SVIZZERA
ETIOPIA
MAURITANIA
THAILANDIA
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
Col passare degli anni, alcuni stranieri hanno maturato i requisiti per
diventare cittadini italiani come previsto dalla legislazione. La tabella riportata
qui sotto, ci mostra i “nuovi marenesi” divisi per nazione di nascita.
Unità espresse in decine
Nel solco della tradizione secolare della Repubblica di Venezia che ha
sempre accolto genti di paesi diversi per cultura e religione, anche queste nuove
famiglie sono benvenute nella nostra comunità a condizione però che
condividano i valori portanti della convivenza civile.
L'integrazione non è cosa facile né sarà possibile a breve termine ma deve
essere fortemente sostenuta da tutti a cominciare dalla scuola.
Le prossime generazioni di vecchi e nuovi marenesi porteranno nuovo
sviluppo e benessere solo se avranno saputo conoscersi, rispettarsi ma sopratutto
avere ideali comuni.
Pagina 212
MAROCCO
CROAZIA
REP. DOMINICANA
ROMANIA
ALBANIA
BRASILE
POLONIA
RUSSIA
YUGOSLAVIA
BOSNIA
THAILANDIA
ARGENTINA
COLOMBIA
GERMANIA
GRAN BRETAGNA
LETTONIA
MOLDAVIA
PERÙ
SENEGAL
SPAGNA
SVIZZERA
UNGHERIA
USA
0 1 2 3 4 5 6 7 8
I cognomi più diffusi:
Pagina 213
148 31125 30119 2993 2780 2780 2778 2673 Dario 2671 2667 2565 2564 2563 Dall'Antonia 24
Dal Bianco 63 2462 2354 De Luca 2352 2348 2346 2343 2342 Sanson 2341 2341 2340 Capra 2239 22
Salvador 39 2238 2238 2238 2236 2236 22
Cal 35 22Pin 35 Bet 21
34 2134 Dal Bo 2133 De Nardo 21
Lot 32 2132 21
32 2132 21
Zanardo Vendrame Zanchetta Piai Marcon D'Altoè Dall'Armellina Antoniazzi Casagrande Bornia Tonon Fornasier Lovisotto Bof Modolo Dal Cin Fantuz Brugnera Facchin Dalla Cia FranceschetBozzetto SalamonCattelan
Gava Da Ros Casonato Padoan Furlan DoimoSaccon Giacomin Cescon Modolo Schincariol Padovan Battistella Tomasella Sartor Zanin Zago Zanella Pase Feltrin
Foltran Basei Lovat Nadal MarcuzzoSossai Ongaro Breda PossamaiCanzian Venturin
Zava
Da Re Cancian Dal Pos Montesel
Nardin Mazzer Perin
Santin RosSpinazzè Zandonadi
Pagina 214
21 1420 1420 14
Dall'Ava 20 14Fontana 20 14Milanese 20 Basso 13
19 1319 Brino 1318 1318 Campagnolo 1318 1318 De Giusti 1318 De Martin 1318 1318 1318 1318 Rossetto 1317 1317 1217 Barro 1217 1216 Buffo 12
Basset 16 1216 Colombi 1216 1216 Dalla Torre 1216 Dalle Vedove 1216 1216 1216 Del Pio Luogo 1216 1215 1215 Luca 12
Bassetto 15 1215 12
Dal Borgo 15 Amadio 1115 1115 Bottega 11
15 1115 Dotta 1115 1115 1115 1114 1114 Piccoli 11
Dal Col 14 1114 Rossi 11
Zanette GarlantCapraro LorenzettoCecchetto Samogin
VazzolerVidotto
Fagaraz BonScottàCamatta CamerinCorrocherMasier ChinazziMoretPiccinPrizzon OltoScudeller Manfrenuzzi Tomasi MiottoTrentinMarson SperandioMaset ArmellinPerencin Peruzzetto BoscariolAlgeo
CastagnerBazzoCarnielli Da DaltCollodelFelettiLorenzet De NadaiMazzariol De StefaniPasqualettoZanetti GallonettoAntiga GhirardiBaccichetto
MariottoCattai Zambon
Gandin BernardiGiacomazzi
Peruzza CeottoRizzottoRoveda GarbetTarzariol GardenalZanchettin GranzieraBortoluzzi MaccariBottecchia
PradalDassie
ORIGINE DEI COGNOMI MARENESI
Adamocognome presente in sud Italia, deriva dal nome personale Adamo col significato di terra da cui è nato l'uomoAgabitocognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale medievale AgabitoAgnoletto, Agnoletcognome veneto, deriva dal nome personale Agnolo = Angelo che significa messaggero di DioAlbanesecognome presente in sud Italia, indica una provenienza dall'AlbaniaAlbasinicognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine albasia = bonaccia ad indicare una persona bonaccionaAlberghetti, Alberghinicognome presente in Emilia Romagna, potrebbe derivare dal nome longobardo Aliberg composto dai termini alia = straniero e bergo = riparoAlbriziocognome presente in Puglia, potrebbe derivare dal nome medioevale Alberigus o AlbritiusAlfonso, Alfonsetticognome comune in tutta l'Italia, deriva dal nome spagnolo Alfonso che significa nobile, valorosoAlgeocognome veneto, deriva dal nome personale AlceoAllinicognome presente in centro e nord Italia, deriva dal nome personale AllinoAlpagocognome veneto, deriva dal nome dell'omonima località del bellunese Altiniercognome veneto, deriva probabilmente dal nome della città di Altino (VE)Amadiocognome veneto, ispirato dalla devozione cristiana col significato “che ama Dio”Amaticognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Amato che significa protetto da DioAmbrozzocognome veneto, deriva dal nome personale Ambrogio che significa immortaleAmetranocognome campano, deriva probabilmente da nomi di località come Mitrano (BR)Ancideicognome marchigiano, di significato ignoto
Andiderocognome presente in sud Italia, di significato ignotoAndreetta, Andreatta, Andreazza, Andreello, Andreoncognome veneto, deriva dal nome personale Andrea che significa uomo Angelinocognome presente in Piemonte, Campania e Puglia, deriva dal termine latino angelus = messaggeroAntecognome pugliese, di significato ignotoAntigacognome veneto, potrebbe derivare dal termine antico oppure dal nome della località di Antiga in comune di San Pietro di Feletto (TV)Antonel, Antoniol, Antoniolli, Antoniazzicognome veneto, deriva dal nome personale AntonioApigallicognome presente in Toscana, Veneto e Friuli, di significato ignoto Aratanocognome presente in Liguria, Piemonte e Veneto, di significato ignotoArcangelicognome presente nel centro Italia, deriva dal nome personale medioevale Arcangelus che significa capo supremo degli angeliArgentacognome presente in centro Italia, potrebbe derivare dal termine argento, dal nome personale medievale Argento oppure dal nome di località come Argenta (FE)Arghittucognome sardo, potrebbe derivare dal termine agretto = aspro, acidulo oppure da arga = birbanteArmancognome veneto, deriva dal nome personale germanico Hariman o Hardman = Armanno o Ermanno che significa uomo liberoArmellin, Armellino cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Armelinus, dal termine dialettale armelin = albicocca oppure dal termine latino armilla = braccialetto Artelesacognome presente in Lombardia e Veneto, di significato ignotoArticocognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome personale germanico HartoAstolfoni cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome germanico Astolfo che significa lupo forte, valorosoAvanzicognome presente nel centro e nord Italia, potrebbe derivare dal nome personale medioevale Avanzio che significa guadagno o accrescimento
Pagina 215
Babolincognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale veneziano babuin = persona che non mantiene le promesseBaccaricognome presente nel Lazio, potrebbe derivare dal nome medioevale italiano BaccarioBaccichetto, Baccichet, Bazzichettocognome veneto, potrebbe derivare dal nome slavo Bacich registrato a Pirano fin dal 1500 Badanaicognome presente nel nord Italia, deriva dal termine dialettale badanai = frastuono, rumoreBagarolocognome veneto, deriva dal termine dialettale baghero o bagaro = monetina venetaBagatincognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale arcaico bagatin = moneta corrispondente ad un dodicesimo di soldo venetoBaggiocognome presente in Veneto e Lombardia, deriva dall'omonima località di MilanoBagnicognome presente in centro Italia, potrebbe derivare dal nome di località contenente la parola bagno o bagni come Bagno a Ripoli (FI) o Bagno a Vignoni (SI)Balbinotcognome veneto, potrebbe derivare dal termine latino balbus = balbuzienteBaldancognome veneto, potrebbe derivare dal nome di origine longobarda Baldus oppure da nomi medioevali di origine germanica come Ubaldo o TeobaldoBaldassar, Baldasso, Balzarini cognome veneto, deriva dal nome medioevale BaldassarreBaldissin, Baldocognome presente nel nord Italia, deriva dal termine longobardo baldo che significa coraggiosoBallianacognome veneto, potrebbe derivare dal terminedialettale bajar per indicare un modo di parlare forte Ballinicognome veneto, deriva dal termine dialettale bàla = palla, ballaBallottocognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine gallico ballot da cui il vocabolo balo = tormento, capace di provare odio oppure derivare da soprannomi legati al vocabolo ballo Balsadonnacognome veneto, di significato ignotoBalzancognome presente in Veneto e Lombardia, potrebbe
derivare dal nome medioevale Balzanus oppure dal termine balzano = stravagante, bizzarroBarattincognome veneto, potrebbe derivare dal nome dell'attività di commercio o baratto svolta dai mercantiBarazzacognome veneto, deriva dal termine friulano baràz = zolle erbose, cespugli, rovoBarbacettocognome presente in Veneto e Friuli, deriva dal termine friulano barbacèit = terreno incoltoBarbati, Barbato, Barban, Barbares, Barbaresch, Barbaressocognome presente in tutta l'Italia, potrebbe derivare dal termine latino barbatus = barbuto oppure dal termine dialettale veneto di origine longobarda, barba = zioBarbera, Barbieri, Barbiero, Barbirato, Barbirottocognome presente in tutta l'Italia, deriva dal mestiere di barbiere che nell'antichità era una specie di medico Barboncognome veneto, dal termine dialettale barbòn = persona con barba e baffiBardincognome veneto, diminutivo del nome personale di origine germanica BardoBarelcognome veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale Barellus o BarellaBarianicognome presente nel nord Italia, deriva dal nome di località come Bariano (BG), Bariana di Garbagnate Milanese (MI) o Castelnovo Bariano (RO) Bariviera, Barrivieracognome veneto, deriva dall'antico termine dialettale baroèro = soldato a piedi, ribaldo, sbirroBarracognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal termine barra, sbarraBarrancacognome presente in Sardegna, Lazio, Calabria, Sicilia e Piemonte, deriva dal nome di località come Barranca in comune di Acquedolci (ME)Baronecognome presente in tutta l'Italia, deriva dal termine germanico baro = uomo libero e guerriero valorosoBarro, Barri, Baro cognome veneto, deriva probabilmente dal nome personale di origine germanica BaroBarrocucognome presente in Sardegna, deriva probabilmente dal termine dialettale barroccu = pantanoBarzottocognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Barzo
Pagina 216
Palazzo PellizzonBasei, Baseottocognome veneto, deriva dal nome Basilio in greco basileios = regaleBasso, Bassetto, Bassetcognome veneto, deriva dal termine basso = persona di bassa statura Bassan, Bassanicognome presente nel centro-nord Italia, dovrebbe derivare dal nome di località come Bassano (AN), Bassano Bresciano (BS), Bassano del Grappa (VI), Bassano Romano (RM)Bastianellocognome veneto, deriva dal nome Bastiano, diminutivo di Sebastiano che significa venerabile Battagliacognome presente in tutta l'Italia, deriva dal termine battaglia per indicare una persona con spirito combattivo o che aveva partecipato a fatti d'armeBattistin, Battiston, Battistella, Battistuz, Battistuzzicognome veneto, deriva dal nome personale Battista abbreviazione di Giovambattista che significa Dio ha avuto misericordiaBattel, Battellocognome presente in Veneto, deriva probabilmente dal nome personale Giobatta contrazione di Giovambattista che significa Dio ha avuto misericordiaBazzaccocognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome personale di origine germanica Badizo
Bazzo cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale bazo = colore baio oppure da barza = vascello da carico venezianoBeccarocognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale beccàro, bechèr = macellaioBechevolocognome veneto, di significato ignoto Beghettocognome veneto, deriva dal termine bega = alterco oppure dal nome personale BegaBellandi, Bellantoni, Belli, Bellè, Bellena, Bellese, Bellobuono, Bellottocognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente dal termine belloBelluncognome veneto, potrebbe indicare la provenienza dalla città di BellunoBeltrame, Beltraminicognome veneto, deriva probabilmente dal nome medievale germanico Beltrame o Beltramo che significa corvo risplendenteBenedet, Benedetti cognome veneto, deriva dal nome personale Benedetto che significa consacrato, protetto, benedettoBenedoscognome veneto, deriva dal termine ben-ne-duce = ci guida bene, probabilmente dato ai capi milizia o di partitoBenincàcognome veneto, deriva dal nome personale medioevale Benencasa o Benincasa Benvenuticognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome medioevale Benvenutus che significa venuto a propositoBergamo, Bergamaschicognome presente nel nord Italia, potrebbe indicare una persona nata o proveniente da Bergamo oppure derivare dal termine bergamino = mandrianoBermanicognome piemontese e lombardo, potrebbe derivare dal nome Abramo oppure dal termine bramare = desiderareBernabe'cognome presente in centro e nord Italia, deriva dal nome personale Bernabè o Bernabeo variante di BarnabaBernardi, Bernardel cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale germanico Bernardo che significa forte come un orsoBerno cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale Bernus o Berno. Dal termine germanico bern = orso
Pagina 217
Bertacco, Bertazzoncognome presente nel nord Italia, deriva da nomi come Roberto, Alberto o UmbertoBerti, Berto, Berton, Bertoni, Bertucci, Bertuolcognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome medioevale Berto col significato di illustre, famoso oppure da nomi come Adalberto, Giselberto Bertoli cognome presente nel nord Italia, deriva dal nomemedioevale Bartolus, Bertolus o Bortolus = BartolomeoBertuolcognome veneto, deriva dal nome Bertoldo che significa illustre e potenteBessegatocognome veneto, deriva dal nome della località di Bessica in comune di Loria (TV)Betcognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Betto oppure dal termine dialettale bet = pettirossoBetto, Bettiol, Bettolicognome veneto, deriva dal nome personale di origine germanica Betto oppure la contrazione di Benedetto che significa consacrato, protetto, benedettoBianco, Bianchi, Bianchin, Dal Bianco, De Bianchicognome presente in tutt'Italia, indica una persona con capelli, barba o pelle chiaraBiasi, Biasetto, Biasini, Biasiato, Biasuzzi, De Biasi, De Blasicognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Biasi = Biagio che significa balbuzienteBigongialicognome toscano, deriva dal termine dialettale bigone = bigoncia, vaso di legno utilizzato durante la vendemmiaBiffiscognome veneto, potrebbe derivare dal termine longobardo biffa = segno di confineBigarancognome veneto, potrebbe derivare dal termine veneziano arcaico bigaran = pane di grande qualità Bignùcognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale bignucolo = bernoccolo, foruncolo, bubboneBin, De Bincognome veneto, deriva dall'accorciamento di nomi come Albino, BernardinoBincolettocognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale BicoBiolghinicognome presente in Lazio, deriva dal termine italiano antico biolca = misura di superficieBiondo
cognome presente in Veneto e Sicilia, deriva dasoprannomi originati dal fatto di avere i capelli biondi e la carnagione chiaraBirillicognome presente in Lazio, deriva dal nome personale BeroBiscaro cognome veneto, potrebbe derivare dal termine bischero o biscaro oppure dal nome germanico WiscardBisernicognome presente in Toscana ed Emilia Romagna, deriva dal nome della località di Biserna in comune di S.Sofia (FO)Bisolcognome veneto, deriva dal termine dialettale biso = grigioBisotticognome lombardo, deriva dal termine dialettale biso = grigioBisson, Bissonicognome veneto, deriva dal termine dialettale bìssa = biscia, serpente Bitcognome veneto, di significato ignotoBizcognome presente in Veneto, potrebbe derivare dal nome germanico BizzoBlangiforticognome siciliano, potrebbe derivare dal termine dialettale branci forti = mani forti oppure dal nome francese BlanchefortBoccatocognome presente nel nord Italia, potrebbe essere legato alla parola bocca, come caratteristica fisica o uso oppure come provenienza da un luogo posto allo sbocco o alla bocca di un fiume, valle Boemcognome veneto, ad indicare una persona proveniente dalla BoemiaBof, Boffocognome veneto, deriva dal nome medievale Boffus oppure dal termine boffo = gonfio usato nella ValsuganaBoldo, Boldrincognome veneto, deriva da nomi come Uboldus o Ramboldus che significa pronto, ardito d'ingegnoBolognacognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome dell'omonima cittàBolzancognome veneto, deriva dal nome di località come Bolzano, Bolzano Vicentino (VI) o Bolzano di Belluno (BL)Bombini cognome presente in Puglia, deriva dal nome dialettale bommìne = bambini
Pagina 218
Bon, Bonacin, Bonotto, Bonuttocognome veneto, deriva dal nome medioevale Bono oppure dal termine dialettale bon entrambi col significato di persona buona Bonaldocognome veneto, deriva dal nome medievale Bonaldus che significa buono, di buon carattereBonanni cognome presente in centro Italia, potrebbe derivare dal nome augurale Bonusannus = buon annoBonatocognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale BonatusBonicellicognome presente nel nord Italia, deriva dal nome latino BonusBonifaciocognome presente in tutta l'Italia, deriva dal nome medievale Bonifatius = buona fortunaBoniventocognome veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale BoneventoBorangacognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale borànga = buco, cavernaBordonarocognome siciliano, deriva dal termine dialettale burdunaru = mulattiereBoreancognome presente in Veneto e in Friuli, potrebbe derivare dal nome della località di Boreana in comune di S.Vito al Tagliamento (PN)Borgacognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine borgo = villaggio oppure dal nome di località come Borga località di Recoaro Terme (VI)Borin, Burincognome veneto, deriva dal nome medioevale Borinus. Dal termine tardo latino borinus = settentrionale, che proviene dal nord Borniacognome veneto, potrebbe derivare dal termineitaliano antico bornia = fandoniaBorrasso cognome presente in Campania, potrebbe derivare dal nome normanno Bourachot oppure dal nome arabo BourachBorro, Borocognome presente in Piemonte, Liguria e Lazio, potrebbe derivare dal nome medioevale Borro, Borronis oppure dal termine borro = grande fossatoBorsatocognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale borso = sporgente oppure da borsa per indicare un fabbricante di borse o un cassiereBorsoicognome veneto, potrebbe derivare dall'antico nome
Villa Mesirca
personale Bursa oppure dal nome della località di Borsoi in comune di Tambre (BL)Bortoluzzi, Bortoletti, Bortolin, Bortolon, Bortolot, Bortolotto, Bortolozzo, Bortotcognome veneto, deriva dal nome personale BortoloBos cognome presente in Lombardia e Veneto, potrebbe derivare dal nome personale BosoBoscarato, Boscaratto, Boscariol, Boscatto, Boscocognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine dialettale boscaròl = boscaiolo oppure ad indicare una persona proveniente da una zona boscosaBossi cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome personale germanico Bosso. Dal latino buxus = bossoBottacognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome medievale Bottus. Dal termine buttis = botte ad indicare una persona tozza e corpulentaBottecchia, Botteon, Bottancognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Bottus = vasetto, termine che indica una persona tozza e corpulenta oppure dal nome del mestiere di costruzione, riparazione o vendita delle bottiBottegacognome veneto, potrebbe derivare dal termine bottega = stanza aperta sulla strada dove si espongono o vendono merci
Pagina 219
Bottolocognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale botol = tutolo della pannocchia di maisBovecognome presente in Lazio, Campania e Puglia, deriva dal termine bove = bueBozzetto, Bozzi, Boz, Bozzoncognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome germanico Bozo Bozzolicognome presente nel mantovano e nelle aree limitrofe, potrebbe derivare dal nome dalla località di Bozzolo (MN)Bragacognome diffuso nel nord Italia, potrebbe derivare dal vocabolo medievale braca = calzoniBragagnolocognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale bragagna = barca e rete da pesca oppure dallo stesso termine col significato di patteggiare il prezzoBraitcognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal termine longobardo braida = pianuraBrancher cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale brancàr = prendere, catturareBravocognome presente in tutta l'Italia, potrebbe derivare dal termine bravo = mercenarioBrasolin, Brisolincognome veneto, potrebbe derivare dal terminedialettale bresòla = braciola oppure dal nome Brosolin diminutivo di AmbrogioBreda cognome veneto, potrebbe derivare dal nome diuna località come Breda di Piave (TV)Breracognome lombardo, deriva dall'omonima località in comune di Milano. Brera antico termine del dialetto milanese con origine dalla voce longobarda brayda = campo erbosoBrescacincognome veneto potrebbe derivare dal nome della località Brescanzin in comune di Vittorio Veneto (TV)Breseghellocognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località Brisighella (RA)Bresilcognome veneto, di significato ignotoBressan, Bressagliacognome veneto ad indicare persona originaria di Brescia o del suo territorioBrillantecognome campano, deriva dal termine brillante = diamante sfaccettato
Brinocognome presente in Piemonte e Veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale Brina Brisottocognome veneto, potrebbe derivare dai nomi personali Alberico o FabrizioBrizzicognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome medioevale BritiusBroggicognome presente in Lombardia, deriva dal nome AmbrogioBrollocognome veneto, potrebbe derivare dal termine broglio = territorio di caccia, territorio chiuso Brugneracognome veneto, potrebbe derivare dall'omonima località in provincia di Pordenone oppure dal termine brugna = prugnaBrun, Brunello, Brunettacognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale medievale Bruno oppure è riferito ad una persona con capelli o carnagione scuraBuchreiter cognome di origine germanica, di significato ignotoBuffocognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome personale registrato a Venezia nel 1050 oppure dall'antico verbo veneto bufàr = sbuffareBuffon, Buffonicognome presente in Veneto, deriva dal nome personale medievale Bufone Bulegatocognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Bulegato in comune di Scorzè (VE)Bunonecognome siciliano, di significato ignotoBuonocchiocognome veneto, potrebbe derivare dai termini buono e occhio ad indicare la capacità di valutare bene le coseBuoro, Buriolacognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine veneziano arcaico buora o buoro = borea, vento freddo del nordest oppure dal greco bothros = burrone, fossaBuosi, Busatto, Busocognome veneto, deriva dal nome personale germanico BosoBuscatocognome veneto, potrebbe derivare dal termine buscare = prendere, procurarsi oppure dal nome della località di Busco in comune di Oderzo (TV)Busolin, Busetto, Busetticognome veneto, deriva dal termine dialettale busolìn o busètto = piccolo buco
Pagina 220
Buzzo Contincognome doppio. Buzzo deriva dal nome latino Butius e Contin dal nome medioevale Conte o per il fatto di essere collegati ai Conti, per servizio o atteggiamentoCacciatorecognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine cacciatoreCacioppocognome siciliano, potrebbe derivare dal termine spagnolo cachopin = persona che camminando sbatte gli zoccoliCadamurocognome veneto, significa letteralmente casa di muro, cioè murataCadedducognome sardo, deriva dal termine dialettale cadeddu = cucciolo di cane, cagnolinoCagnincognome veneto, deriva dal nome medievale Cane Cagol cognome lombardo, dal termine dialettale cagòla = pallina di sterco Caiazzo cognome presente nel sud Italia, deriva daltoponimo Caiazzo (CE) oppure dal termine calabrese cajazzu = uomo spregevoleCaiscognome veneto, deriva dal termine callis = le piccole strade strette fra le case oppure una forma dialettale derivata dal nome latino CaiusCal, De Cal cognome veneto, deriva dal latino callis = calle, strada stretta. Indica anche un terreno diviso dalla centuriazione romana oppure strada
Paesaggio via Monticano
Calabretto, Calabresecognome presente nel centro sud d'Italia, deriva dall'antico nome del Salento chiamato in epoca romana Calabria o Messapia oppure dal nome della regione CalabriaCalamiacognome siciliano, deriva dal greco ta kalàmia = le canne Caldartcognome veneto, deriva dal termine Cal d'Art = sentiero e Ardo, nome di due torrenti che scorrono nella provincia di Belluno oppure dal nome della località Kaltern - Caldaro in provincia di BolzanoCalderon cognome presente nel sud Italia, è di derivazionespagnola oppure legato al mestiere di calderaio Callegari, Calleghercognome veneto, deriva dal nome di mestiere calegàro = calzolaio. Dal latino caliga = calzatura Calogerocognome presente in sud Italia, deriva dal termine greco kalogheros = bel vecchioCalonegocognome veneto, deriva dal termine dialettale calònego = canonicoCalvarusocognome siciliano, deriva dal nome dell'omonima località in provincia di MessinaCalvicognome presente in tutt'Italia, deriva dal latino calva = cranio, da soprannomi legati alla forma della testa oppure a caratteristiche fisicheCama cognome siciliano e calabrese, deriva dal termine dialettale cama = melma di paludeCamata, Camatel, Camattacognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine ca matta, casamatta = opera di fortificazione militare oppure dal nome di località come Bartelle-Camatta di S.Benedetto Po (MN) o Camatta frazione di Pavullo nel Frignano (MO)Camello cognome presente nel centro e nord Italia, potrebbe derivare dal cognome tedesco Kamel, da quello di origine celta Camelian oppure dall'arabo KamelCamerincognome veneto, potrebbe derivare dal greco kamatos = faticaCamerotto, Camarottocognome veneto, deriva dal termine dialettale veneziano camaròto = persona destinata al servizio del capitano e degli ufficiali nelle navi mercantiliCamillo, Camilottocognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Camillo Cammicognome presente nella provincia di Piacenza, potrebbe derivare dal nome latino Cammius
Pagina 221
Cammillericognome siciliano, deriva dal termine dialettale camillero = portantino o lettighieroCampagna, Campagnolocognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome delle molteplici località chiamate campagna, campagnola oppure ad indicarne la provenienzaCampana, Campanellacognome presente in tutt'Italia, deriva da un soprannome legato al mestiere di campanaro, di produttore di campane oppure dal nome di località come Campana (CS)Campeol, Campeottocognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località Campea nel comune di Miane (TV)Campodall'ortocognome veneto, potrebbe derivare dal nome di una località di provenienza. Registrato nel XVI secolo a Corbanese località di Tarzo (TV)Cancelliercognome veneto, potrebbe derivare dal nome della professione di cancelliereCandotticognome friulano, deriva dal nome personale CandidoCancian , Canziancognome veneto, deriva dal nome personale Canziano martire cristiano venerato ad AquileiaCappellazzocognome veneto, deriva dal termine dialettale capèl = cappelloCapra, Caprarocognome presente nel nord Italia, deriva dal termine capra ad indicare un allevatore dell'omonimo animale oppure persona cocciutaCaregnatocognome veneto, indica la provenienza dalla località di Caregna (TN)Carion cognome presente in Veneto ed Emilia Romagna, deriva dal nome latino CariusCarlet, Carlicognome veneto, deriva dal nome personale CarloCarnielli , Carniel, Carnio, Carneloscognome veneto, ad indicare una persona nativa o proveniente dalla CarniaCarobolantecognome veneto, potrebbe derivare da Corbolant, antico cognome di Colle Umberto (TV) documentato nel 1337 oppure da Corbola, località in provincia di Rovigo Carpenècognome veneto, deriva dal termine dialettale carpèn= carpino. Dal nome latino carpinusCarpitellacognome siciliano, potrebbe indicare la provenienza
da un luogo dove ci sono alberi di carpino, avere un fisico resistente come il legno di carpino oppure da carpita = panno ruvidoCarraro, Carrercognome veneto, deriva dal termine dialettale caràro o carèr = costruttore di carriCarusocognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine caruso = ragazzo, garzoneCasagrande cognome presente nel centro e nord Italia, indica una persona che abitava o proveniva da un edificio grande. Veniva dato ai trovatelliCasalinicognome presente nel centro e nord Italia, indica una provenienza da aree di campagnaCasarincognome veneto, deriva dal termine dialettalerelativo al mestiere di casàro = produttore di formaggioCasettacognome presente in Piemonte e Veneto, diminutivo di casa forse ad indicare una famiglia che abitava in una casa di piccole dimensioniCasonatocognome veneto, deriva dal termine dialettale casòn = tipica casa veneta col tetto ricoperto di pagliaCassaràcognome siciliano, potrebbe derivare dal nome di località come Cassaro (SI) oppure dal mestiere di costruttore di casseCassincognome veneto, deriva dal nome personale CassioCastagna, Castagnino, Castagnottocognome presente in tutt'Italia, deriva da soprannomi legati al mestiere di raccoglitore o di venditore di castagne oppure da un nome di località come Castagneto Carducci (LI)Castagnercognome veneto, deriva dal termine dialettale castagnèr = albero di castagnoCastellicognome presente in tutt'Italia, deriva dal fatto di abitare o lavorare in un castelloCasti cognome sardo, deriva dal termine dialettale casta = razza, stirpeCastiglioncognome veneto, deriva probabilmente dal nome di località come Castiglione delle Stiviere (MN)Cataldocognome presente in Sud Italia, deriva dal nome medievale CataldusCatanacognome siciliano, deriva dal nome Catana così come era chiamata anticamente Catania
Pagina 222
Cattaicognome veneto, deriva dal verbo dialettale catàr = trovare, cacciare oppure dal nome personale latino Cataius o CattaiusCattelcognome lombardo, deriva da nomi personali come Catterina o CatterinoCattelan, Catelancognome veneto, ad indicare una persona nativa o proveniente dalla Catalogna, regione della SpagnaCaucognome sardo, deriva dal termine dialettale sardo cau = gabbiano, ma anche torsoloCavallincognome veneto, deriva dalla parola cavallo. Inteso come allevatore o chi si occupa dei cavalli, cavaliere Cavazzacognome presente nel nord Italia, deriva dal nome medievale Cavatia, Cavazia oppure dal termine medievale cava = fossato, luogo basso, valleCecchetto, Ceccon, Ceschincognome veneto, dal nome medievale Cecco abbreviazione di FrancescoCelebrincognome veneto, deriva dal termine celebre = famosoCelotto, Celotti, Celot, Cellotcognome veneto, potrebbe derivare dal nome dialettale Micelot = Michele, dal latino cellarius = cantiniere oppure da nomi di località come Cella località di Ovaro (UD)Cenedesecognome veneto, ad indicare una persona nata o preveniente da Ceneda località di Vittorio Veneto (TV)Ceolin, Ceolottocognome veneto, deriva dal termine dialettale zèola = cipollaCeottocognome veneto, deriva dal termine dialettale cèo = piccolo, ragazzinoCendroncognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Cendon in comune di Silea (TV) oppure dal termine dialettale cendre = cenereCerinatocognome presente in Veneto e nelle Marche, di significato ignotoCeroncognome veneto, deriva dal termine dialettale ceron = raccoglitore di cera Cerri cognome presente nel centro e nord Italia, deriva da un soprannome dell'albero cerro, tipo di quercia oppure dal nome di una località come Cerro Maggiore (MI) Cervicognome presente nel centro e nord Italia, dovrebbe derivare dal cognomen latino Cervius
Cesaro, Cesarcognome in tutt'Italia, dovrebbe derivare dal cognomen latino Cesar = CesareCesca, Ceschin, Ceschel, Cesconcognome veneto, deriva dal nome personale Francesco o FrancescaCesco Bollacognome doppio. Deriva dal cognome veneto Cesco derivato da Francesco e Bolla derivato da nomi germanici come Bolland = terra, patria o Bolo = amicoCestercognome veneto, deriva dal termine dialettale cestèr = fabbricante di cestiCettolincognome veneto, deriva da nomi personali come Felicetto, SimoncettoChecchi, Checchinocognome presente in Toscana, Emilia Romagna e Veneto, deriva dal nome personale FrancescoChiapinottocognome veneto, potrebbe derivare dal vocabolo germanico klappa = trappola o da quello latino medioevale clapare = catturare oppure dal dialettale sciapin = schiappa, persona che fa male qualsiasi cosaChiaradiacognome veneto, deriva del nome medioevale Claradeus, = illuminato dalla Luce Divina, chiaro in DioChies cognome veneto, persona nata o proveniente da Chies d'Alpago (BL)
Casa via C.Agosti
Pagina 223
Chiesurincognome veneto, deriva dal termine dialettale chiesurin = podere recintatoChincognome presente in Veneto e Lombardia, di significato ignotoChinazzi, Chinellatocognome veneto, deriva dal nome personale FrancescoChiparocognome siciliano, di significato ignotoChizzolinicognome lombardo e veneto, potrebbe derivare dal termine lombardo arcaico chissolì o chissolin che significa chiocciolina, ma che assumeva, nel mantovano, veronese e bresciano, il significato di focaccia o schiacciatinaCibinelcognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale CherubinCicutocognome friulano, deriva dal nome personale FrancescoCigaiacognome veneto, di significato ignotoCillocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome greco Cilla oppure dall'aggettivo greco kyllos = storpio, moncoCiminatacognome presente in Sicilia e Lombardia, potrebbe derivare dall'omonimo nome di località in comune di Rossano (CS)Cimitancognome veneto, riferito alla località di Cimetta in comune di Codognè (TV)Cimolatocognome veneto e lombardo, potrebbe derivare dal termine cimare = tosare la lana, tagliare le punteCinotticognome veneto, deriva dal nome medievale CinoCiprian, Ciprianicognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Cipriano. Dal greco Kypros = CiproCiribollacognome emiliano, di significato ignotoCirillocognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale CirilloCiseracognome veneto, di significato ignotoCisottocognome veneto, deriva dall'abbreviazione di nomi come Narciso, TarcisoCitron cognome veneto, potrebbe derivare dal terminefrancese citron = limone
Coancognome veneto, potrebbe derivare dal termine latino cauda = coda Codognottocognome veneto, deriva dal termine dialettale codognòt = abitante od oriundo di Codognè (TV)Colasuonno cognome pugliese, deriva dal nome personale NicolaColla, Colet, Collet, Colletta, Coletti, Colladon, Collodel, Collodet, Collot, Dalla Colletta, Della Colletta,cognome veneto, deriva dal nome personale NicolaColle, Dal Col, De Colle cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare da uno dei tanti nomi di località con la parola colle ad indicare una zona collinare di provenienza come Colle Umberto (TV)Collatuzzocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale NicolaColmagrocognome veneto, di significato ignotoColmaorcognome veneto, deriva probabilmente dal nome dell'omonima località in comune di Tarzo (TV)Colomban, Colombo, Colombicognome veneto, deriva dal nome personale Colombanus = Colombano. Dal latino columbus = colomboColomberacognome veneto, deriva dal termine dialettale colombèra = ricovero per piccioniComellocognome friulano, potrebbe derivare dal nome personale Giacomo oppure dal nome di una località come l'area del Comelico, in friulano moderno Comieli o Cumieli Comincognome veneto, deriva dal nome personale GiacomoConcascognome sardo, deriva dal termine dialettale conca = testa Consorticognome presente in centro Italia, deriva dal termine medioevale consorte = compagno di squadra, appartenente allo stesso gruppoConte, Conti, De Conti, De Conto, Lo Conte cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome medievale conte, per il fatto di essere al servizio presso questo nobile oppure per un atteggiamento distaccato, altero. Dal latino comes = compagnoConzon cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale conzàr = aggiustareCoppolacognome campano presente in tutt'Italia, deriva dal termine dialettale coppola = berretto
Pagina 224
Asilo S.Pio X°Coralcognome veneto, deriva dal termine dialettale coràl = coralloCorazzolcognome veneto, potrebbe derivare dal termine corazzaCorbanesecognome veneto, indica il luogo di provenienza, Corbanese in comune di Tarzo (TV)Cornellocognome lombardo, deriva probabilmente dal nome della località di Camerata Cornello (BG)Corocher, Corrochercognome veneto, potrebbe derivare dal nome di località Col Rocher a Scomigo in comune di Conegliano (TV) oppure provenire dalla città di Zara in Istria dove è documentato nel secolo XII Corsocognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Corso diminutivo di Bonaccorso = buon soccorso, buon aiutoCortecognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine medioevale corte = organizzazione agraria Cosarocognome veneto, deriva dal termine tedesco kaiser = imperatoreCosmocognome veneto, deriva dal nome personale Cosimo
Cossiocognome friulano, deriva dal termine dialettale cos = gerla, cestoCostabel cognome piemontese, potrebbe derivare dal nome di località Costabella in comune di Pramollo (TO)Costacurtacognome veneto, deriva dal termine costa = terreno in pendenza e curta = corta, piccolaCostalongacognome veneto, deriva dal termine costa = terreno in pendenza e lunga = lunga, grandeCostantin, Costantinicognome veneto, deriva dal nome personale CostantinoCostarellicognome presente in centro e sud Italia, deriva dal nome di località contenente il nome costaCotticellicognome campano, deriva dal termine cotta = vestitoCovello, Cozzicognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale IacopoCovre cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale covrir = coprire oppure dal latino cuprum = rameCozzuolcognome veneto, deriva dal nome della località di Cozzuolo in comune di Vittorio Veneto (TV)Crapanzanocognome calabrese e siciliano, dovrebbe provenire dalla Catalogna, regione della Spagna Cremesinicognome veneto, di significato ignotoCremona, Cremonesecognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome della città di CremonaCrosatocognome veneto, potrebbe derivare dal termine latino crux = croce oppure dal termine dialettale crosato = panciotto Cristofolicognome friulano e veneto, deriva dal nome personale CristoforoCulotticognome siciliano, deriva dal termine medioevale francese culot = basso di staturaCunacognome pugliese, potrebbe derivare dal nome di una località oppure dal termine latino cuna = cullaCupponecognome presente in sud Italia, potrebbe derivare da nomi di località come il monte Cuppone (CS) oppure da nomi germanici come Koppon o da cognomi slavi o albanesi come Kuppen o Kuppon
Pagina 225
Cucciolcognome veneto, di significato ignotoCuchcognome veneto, deriva dal termine dialettale cuch = cuculoCurcicognome presente in sud Italia, deriva dal termine dialettale curciu = piccolo, basso di staturaCurtolocognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale cùrtolo = martello usato dai calderai oppure da curto = corto, bassoCusincognome veneto, deriva dal termine dialettale cusìn = cuginoCuzziol, Cuzzuolcognome veneto, deriva dal termine dialettale cuzàrse = accovacciarsi oppure cuzzo = cuccia per animali Da Broi, Dal Broicognome veneto, deriva dal termine brolo = area recintata vicino alle abitazioni dove si coltivavano verdure e frutti Da Fiescognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Fies in comune di Dro (TN)Da Frècognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale fre = frate oppure dal nome personale AlfredoDa Lozzocognome veneto, deriva dal nome della località di Lozzo di Cadore (BL)Da Piancognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale pian = terreno pianeggianteDa Re cognome veneto, soprannome riguardante il “re” di un mestiere, della casa o delle feste popolari. Presente a Onigo di Fregona (TV) a partire dal 1600Da Riolcognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località tedesca Riol Da Roddacognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località Rodda nel comune di Pulfero (UD)Da Ronchcognome veneto, potrebbe derivare da nomi di località come Ronco all'Adige (VR)Da Ros, Da Rios, De Roscognome veneto, indica una persona dal colorito, dai capelli o dalla barba di colore rosso. L'evoluzione del cognome Da Ros inizia con De Rubro nel XIII secolo, poi diventa Zuan Rosso nel XVI secolo, Zan Ros in quello successivo e poi Za Ros fino a Da Ros Da Ruoscognome veneto, potrebbe derivare dal termine cimbro roush = cavallo
Da Sollercognome veneto, deriva dal nome della località di Soller in comune di Cison di Valmarino. Dal latino solarium = casa ruraleDaccòcognome lombardo, potrebbe derivare dal termine dalla corte. Da cortese = a servizio presso la corte di qualche signore oppure da un nome di località come Corte (PD)D'Agostin, D'Agostini, D'Agostinocognome veneto, deriva dal latino Augustus = consacrato agli auguriDal Bellocognome veneto, deriva dal nome medievale Bellus Dal Ben, Del Ben cognome veneto, deriva dal termine dialettale bèn = bene oppure dal nome personale Bene Dal Bo' cognome vento, deriva dal nome bò = bue indica la persona che lo alleva o che ne è il proprietarioDal Borgo cognome emiliano e veneto, potrebbe derivare da nomi di località come Borgo Valsugana (TN) o quartieri di una città detti anche borghiDal Cin cognome veneto, deriva dal nome personale Cino. Potrebbe inoltre derivare dal nome D'Alcino registrato a Sarmede nel XVI secoloDal Cortivocognome veneto, deriva dal termine dialettale cortivo = cortileDal Magrocognome veneto, potrebbe derivare da una caratteristica fisica = persona magra, minutaDal Mascognome veneto, deriva dal nome personale Tommaso Dal Molincognome veneto, deriva dal termine dialettale molin = mulino Dal Piva, Pivacognome veneto, deriva dal termine dialettale piva = cornamusaDal Poscognome veneto, deriva dal termine dialettale pos = pozzoDal Puppo, Del Puppo cognome presente nel nord Italia, deriva probabilmente dal nome latino gens PupiaDal Secco, Seccocognome veneto, deriva probabilmente dal dialettale sec = secco, magro Dalessandro cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale AlessandroDalla Ciacognome veneto, deriva dal nome personale Lucia
Pagina 226
Dalla Lanacognome veneto, deriva dal termine lanaDalla Noracognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale NoraDall'Acqua cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine acquaDall'Agnol, Dall'Agnola cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome medievale Agnolus = AngeloDall'Ava cognome veneto, deriva dal termine antico ava = nonnaDalle Crodecognome veneto, deriva dal termine dialettale crode = roccia, rupeDalle Mollecognome veneto, deriva dal termine mola ad indicare probabilmente un fabbricante di ruote per arrotiniDalla Pace, De Pace, Pacecognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome medievale PaceDalla Roverecognome presente nel nord Italia, deriva dal termine rovere = querciaDalla Torre, La Torre, Torresan, Torresin, Torrisi, Turrinicognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine torre Dalla Valle, Vallecognome presente in tutt'Italia, ad indicare una persona proveniente da una valleDalla Vedova, Dalle Vedove, Vedovatocognome veneto, deriva dal termine vedovaDall'Anese cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Borgo Anese in comune di S.Pietro di Feletto (TV)Dall'Antoniacognome veneto, deriva dal nome personale AntoniaDall'Armellina cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Armelinus, dal veneto armelin = albicocca oppure dal latino armilla = braccialetto Dall'Olio cognome presente in Lombardia ed Emilia Romagna, dovrebbe derivare dal nome del fiume Oglio, che sbocca nel fiume Po nelle vicinanze di MantovaD'Altoè, Altoè, Da Dalt, Da Dalto, Dalto, Toècognome veneto, indica il luogo di provenienza Toè Basso e Toè Alto, località in comune di Vittorio Veneto. Dal termine dialettale da alt = di sopra Damian, Damiani cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Damiano
Casa via Ungheresca SudDamocognome veneto, deriva dal nome personale Damo = AdamoD'Angelocognome veneto, deriva dal nome personale AngeloDaniel, Daniotticognome veneto, deriva dal nome personale DanieleDardengocognome veneto, deriva dal nome personale ArdengoDarincognome veneto, deriva dal termine dialettale rin = torrenteDario, Dariolcognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale DarioD'Arsiè, Dassiècognome veneto, deriva dal nome della località di Arsiè (BL)Dazzicognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale Azzo oppure BaldazzoDe Bastianicognome veneto, deriva dal nome personale SebastianoDe Battistacognome presente in tutt'Italia deriva dal nome personale BattistaDe Bonacognome veneto, deriva dal nome personale medievale Bono o Bona
Pagina 227
De Bortolicognome veneto, deriva dal nome personale BortoloDe Carli, De Carlocognome veneto, deriva dal nome personale CarloDe Ceccocognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Cecco diminutivo di FrancescoDe Coppicognome veneto, deriva dal nome personale Giacobbe col significato di colui che segue DioDe Democognome veneto, deriva dal nome personale NicodemoDe Felip, De Filipcognome veneto, deriva dal nome personale FilippoDe Francesch cognome veneto, deriva dal nome personale Francesco o Francesca De Gasperin, Di Gasparocognome veneto, deriva dal nome latino Gaspar o Gasparus = GaspareDe Giorgiocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome Giorgio che significa agricoltoreDe Giusti, Giust, Giusti cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Giusto. Dal latino iustus = giustoDe Lorenzicognome presente in Lombardia e Veneto, deriva dal nome personale LorenzoDe Luca, De Lucca cognome veneto, deriva dal nome personale LucaDe March, De Marchi, De Marcocognome veneto, deriva dal nome personale MarcoDe Martin, De Martin Pinter cognome veneto, deriva dal nome personale Martin = MartinoDe Mirtocognome presente in Puglia, potrebbe indicare la provenienza dalla località di Mirto (ME)De Nadaicognome veneto, deriva dal nome personale Nadal = NataleDe Nardo, De Nardi cognome veneto, deriva dal nome personale Nardo diminutivo di Bernardo, Leonardo De Nescognome veneto, di significato ignotoDe Pecolcognome veneto, deriva dal termine dialettale pecòl = gambo, piccioloDe Piccoli, De Pizzolcognome veneto, dovrebbe derivare dal termine piccolo o pìzzol = basso di statura oppure piccolo di corporaturaDe Piero, Del Pierocognome veneto, deriva dal nome personale Piero diminutivo di Pietro
De Pincognome veneto, deriva dal nome personale PinoDe Pollocognome veneto, deriva dal nome personale Polo diminutivo di PaoloDe Ronch, Ronchese, Ronchetti, Ronchicognome veneto, deriva dal termine dialettale ronco = terreno da dissodare, sterpeto De Rosa, Della Rosa, Rosacognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale RosaDe Salvador, Salvador, Salvadoretticognome veneto, deriva dal nome personale Salvatore col significato di colui che salvaDe Santiscognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Santo che significa santo, venerato De Stefani, De Stefanocognome veneto, deriva dal nome personale StefanoDe Toffoli, Toffanello, Toffoli, Toffolon cognome veneto, deriva dal nome personale Tofolo = CristoforoDe Vecchi, Dal Vecchio, Vecchiocognome veneto, deriva dal termine vecchio De Vettori, Vettori, Vettorel cognome veneto, deriva dal nome personale Vettore. Dal latino victor = vincitoreDe Vicocognome presente nel centro e sud Italia, deriva dal termine latino vicus = borgo, villaggioDe Vidi, De Vidocognome veneto, deriva dal nome personale Vido = VitoDe Zan, De Zanetcognome veneto, deriva dal nome personale Zane = GiovanniDe Zotti, Dal Zotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale zot = zoppoDegli Effetticognome presente nel Lazio, di significato ignotoDei Negri, Negro, Nigrocognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine latino nigrum = nero ad indicare una persona scura di carnagioneDei Svaldicognome veneto, deriva dal nome personale Svaldo = OsvaldoDeiddacognome sardo, deriva dal termine dialettale idda = paese, cittàDel Frari, Frarecognome veneto, deriva dal termine dialettale frare = frateDel Longo, Longhin, Longo, Slongo cognome veneto, deriva dal termine dialettale longo = persona alta e magra
Pagina 228
Del Pio Luogo, Del Pio cognome veneto che veniva dato ad un bambino allevato in orfanotrofioDelfinocognome ligure, deriva dal nome personale Delfino Della Giustinacognome veneto, deriva dal nome personale Giustino. Dal latino justus = giustoDella Libera, Dalla Liberacognome veneto, deriva dal nome personale LiberaDella Luciacognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale LuciaDella Puttacognome veneto, deriva probabilmente dal terminedialettale puta = bambinaDelmestrecognome friulano, potrebbe derivare dal nomedella località di Mestre (VE) ad indicarne la provenienzaDelmontecognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine monte, montagna ad indicare il luogo di provenienzaDentalecognome campano, di significato ignotoD'Erricocognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome personale medievale EricusDi Carlocognome veneto, deriva dal nome personale CarloDi Crescenzocognome campano, deriva dal nome personale Crescenzo
Villa Mantese
Di Diocognome diffuso nel sud Italia, deriva probabilmente dal nome dato ai bambini abbandonatiDi Donè, Didonè, Donècognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Donà = DonatoDi Fortecognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome personale ForteDi Gaetanocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome della città di Gaeta (LT) e dal nome personale Gaetano. Dal latino Caietanus = nativo, oriunda di GaetaDi Lenardo, Lunardelli, Lunardicognome veneto, deriva dal nome personale LeonardoDi Libertocognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome personale LibertoDi Mariacognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome personale MariaDi Marzocognome pugliese, potrebbe derivare dal nome del mese di marzo dedicato al dio della guerra Marte oppure ai nati in quel mese Di Meo, Meicognome diffuso nel centro e sud Italia, deriva dal nome personale BartolomeoDi Monacocognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine monacoDi Pasquale cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nomepersonale Pasquale che significa nato il giorno di PasquaDi Pietrantonio cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Pietro che significa pietra, roccia e Antonio Di Rienzocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale LorenzoDi Somma, Sommacognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine sommo, somma = località elevata, alturaDi Terlizzicognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome della località di Terlizzi (BA)Dia cognome siciliano, di significato ignotoDiaferiacognome pugliese, di significato ignotoDionesecognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Dionisio
Pagina 229
Dissegnacognome veneto, deriva dal nome personale medievale BoninsegnaDoimocognome veneto, deriva dal termine latino dominus = signore, padroneDomenin, Dominincognome veneto, deriva dal nome personale Domenico Donadel, Donadello, Donadoncognome veneto, deriva dal nome personale DonatoDonnarumma cognome presente nel sud Italia, deriva dal latino domina o dominus = signora, padrona o signore, padrone e da Rumma = DomenicaDosecognome friulano, deriva dal termine dialettale dose = dogeDottacognome veneto, potrebbe derivare dal termine dotto = persona colta oppure dal nome femminile longobardo Otta Dottorcognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale dotòr = medico, dottoreDricognome friulano, deriva da nomi personali come Federico, Enrico od OdoricoDrusiancognome veneto, deriva dal nome personale DrusianoEliotro Palatinicognome doppio. Eliotro è di significato ignoto mentre Palatini è presente nel nord Italia e deriva dal termine palatino = soldato romanoEpifanicognome pugliese, deriva dal nome personale greco EpiphaniosErmeticicognome lombardo, deriva dal nome personale ErmeteEusebionecognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Eusebio col significato di religioso, pioEspositocognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome Expositus dato ai bambini abbandonati, esposti normalmente davanti a luoghi di carità, come sagrati delle chiese o monasteriEvangelisticognome diffuso nel nord Italia, deriva dal termine evangelista nato per indicare i quattro autori dei vangeliFabris, Fabbro, Fabbronicognome diffuso nel nord Italia, deriva dal termine latino faber = colui che ha costruitoFacchincognome veneto, deriva dal nome longobardo Facco
Fadel, Fadellicognome veneto, deriva dal nome personale Bonfa. Dal latino bonifatus = buon fato, destinoFaganellocognome veneto, dovrebbe derivare dal cognomen latino FaganusFagaraz cognome veneto, deriva dal termine dialettale faghèr = faggioFalchettocognome veneto, deriva dal nome personale medievale FalcoFalcicognome diffuso in tutt'Italia, potrebbe deriva dal termine medievale falcio = esattore Faldoncognome veneto, deriva probabilmente dal nome personale FaldoFaliero, Falliero, Fallericognome presente in Veneto, Basilicata, Toscana e Umbria, potrebbe derivare dal nome personale Faliero oppure dal termine dialettale calabrese falieru = bugiardoFamàcognome siciliano, deriva dal nome personale greco Phamias Fannicognome sardo, potrebbe derivare dal nome personale Vanni oppure dal nome latino FanniusFanti, Fantin, Fantinelcognome diffuso nel centro e nord Italia, deriva dal termine fante, fantin = ragazzo, bambinoFantuz, Fantuzzicognome veneto e friulano, deriva dal termine dialettale friulano fantuz = piccolo bambinoFaraon cognome veneto, deriva dal nome faraone riferito al re d'Egitto. Questo nome era molto conosciuto per i racconti della BibbiaFarina cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine italiano farina anche in relazione al mestiere di mugnaio, fornaioFasanellicognome pugliese, potrebbe derivare dal nome della località di Fasano (BR) Fastidiocognome presente in Basilicata, di significato ignotoFattorelcognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine fattore = amministratore di un'azienda agricolaFava, Favalessacognome veneto, riferito ad una persona che si nutriva spesso di questo ortaggioFavara, Favarel, Favaretto, Favaro, Favero, De Faveri, Del Faverocognome veneto, deriva dal termine dialettale faver o favro = fabbro
Pagina 230
Fedatocognome veneto, deriva probabilmente dall'italiano antico fedato = insozzato, sporcoFedrigo cognome veneto, deriva dal nome personalegermanico Federico o FederigoFeletti, Feletto, Felet, Felletcognome veneto, friulano ed emiliano, deriva dalnome di località come S.Pietro di Feletto (TV). Il termine feletto potrebbe derivare dal latino filices e filictum = luogo pieno di felciFellinecognome pugliese, deriva dal nome dell'omonima località oppure dal termine latino figlina = fabbrica di terrecotteFeltrincognome veneto, ad indicare una persona nativa o proveniente da Feltre (BL)Fenucognome sardo, deriva dal termine dialettale fenu = erba di paludeFericognome toscano, deriva dal nome personale FeroFerrari, Ferriericognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine dialettale ferraro = fabbro ferraioFievolicognome presente in Veneto e nelle Marche, potrebbe derivare dal termine fievole = deboleFigheracognome veneto, deriva dal termine dialettale figo = fico oppure fighera = albero di fichiFilipazzi, Filipetto, Filippin cognomi presenti nel nord Italia, deriva dal nome latino Philippus = Filippo Finocchiarocognome siciliano, deriva dal termine finocchioFinottocognome veneto, deriva da Fino accorciamento di nomi come SerafinoFioramonticognome presente in Piemonte e nel Lazio, di significato ignotoFisichellacognome siciliano, deriva dal termine latino fisicus = aiutante di un medicoFiore, Fiori, Fiorese, Fiorin, Fiorot, Fiorottocognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Fior o FioreFlaboreacognome veneto, deriva dal termine latino flabra = raffica di ventoFocardicognome toscano, deriva dal nome bizantino FocaFogliano cognome diffuso in tutt'Italia, potrebbe derivaredal nome dell'omonima località presente in varieparti d'Italia oppure dal nome latino gens Folia
Fogliettacognome diffuso in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome latino Folius o Folia oppure dal termine fogliaFolegottocognome veneto, deriva dal termine dialettale folega = folaga, uccello simile all'anatraFolgosicognome veneto, di significato sconosciutoFollinacognome veneto, deriva dal nome della località di Follina (TV)Foltrancognome veneto, indica una persona proveniente da Feltrano o Feltro antico nome di Corbanese (TV)Fontanacognome veneto, indica una persona che abita vicino ad una fontana oppure dal nome di località come Fontane di Treviso, Fontanelle (TV) Forcellinicognome lombardo, deriva dal termine forcella che sta ad indicare un passo di alta quotaForestcognome veneto, deriva dal termine dialettale forèst = straniero, forestieroForlicocognome veneto, di significato ignotoForlin cognome veneto, deriva dal nome della città di ForlìFornasier, Fornea, Forner, Fornarocognome veneto, deriva dal termine dialettale fornasièr, fornèr = fornaio
Chiesa di S.Maria del Piave
Pagina 231
Forni cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine forno, luogo dove si prepara e cuoce il paneFoscancognome veneto, deriva dal nome personale Fosco. Dal latino fuscus = fosco, scuro di capelli o carnagioneFossaluzzacognome veneto, di significato ignotoFracas, Fracassicognome friulano e veneto, deriva dal termine fracasso ad indicare una persona che ama far rumoreFragassocognome presente nel centro e sud Italia, deriva dal nome personale Fracasso o FracassaFranceschet, Franceschin cognome veneto, deriva dal nome personaleFrancescoFranzè, Franzincognome veneto, deriva dal termine dialettale Franza = FranciaFranzoicognome presente in Veneto e Trentino, potrebbe derivare dal nome tedesco Franz = Francesco oppure dal termine dialettale franza = FranciaFrassinelli, Frassoncognome veneto, deriva dal termine dialettale fràssen = frassinoFreddocognome presente nel nord Italia, deriva dall'accorciamento di nomi personali come Manfredo, Goffredo, AlfredoFregonas, Fregonesecognome veneto, persona nativa o proveniente da Fregona (TV) Freschi, Fresch, Freschetcognome presente nel nord Italia, deriva dal nome Fresco accorciamento di FrancescoFrisoncognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale friso = fregio, decorazione oppure per indicare la provenienza dalla regione dei Frisoni, l'attuale OlandaFullincognome veneto, deriva dal termine follare = infeltrire la lanaFuliottocognome veneto, di significato ignotoFumagallicognome lombardo, deriva dal termine dialettale fumagalli = ladro di polliFurlan, Furlanis cognome veneto, deriva dal termine dialettale furlàn = persona nativa o proveniente dal FriuliFuser cognome veneto, deriva dal mestiere chiamato fusaro o fusar. Il fusaiolo è un piccolo strumento, tondo,
bucato nel mezzo che si mette nel fusoGabanacognome presente in Lombardia, Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome della località di Gabana in comune di Abbiategrasso (MI)Gabrieli cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome medievale GabrielloGaiot, Gaiotto, Gaiotticognome veneto, deriva dal nome personale GaioGaliazzocognome veneto, deriva dal nome personale GaleazzoGalet, Gallo, Gallon, Gallonet, Gallonettocognomi presenti in tutt'Italia, deriva dal termine gallo per indicare persone che allevavano quegli animali o riferito ad un tratto della personalità anche in senso ironicoGallinarocognome veneto, deriva dal termine dialettale galinàro = venditore ambulante di gallineGambarottocognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine gamba Gancicognome siciliano, deriva dal nome di località Gangi (PA)Gandincognome veneto, deriva del nome germanico Gando Gangemicognome siciliano e calabrese, deriva dal terminearabo haggam = chirurgo, barbiereGarampellicognome lombardo, di significato ignotoGarbin, Garbetcognome veneto, deriva dal nome del vento di libeccio garbin ad indicare una persona pungente oppure dal veneto garbeto = brusco di carattere, austeroGardenalcognome veneto, deriva dal termine dialettale gardenàl = cardinale oppure persona al servizio di tale prelatoGarofalocognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome longobardo Garolf oppure dal termine dialettale garofalo = garofanoGasparini, Gasperinicognome veneto, deriva dal nome personale Gaspare uno dei tre Re MagiGattel, Gatti, Gatto cognomi presenti in tutt'Italia, deriva dal nome dell'omonimo animale con probabile riferimento allafurbizia ed astuzia tipica del gattoGaratticognome lombardo, deriva dal nome della località di Carate Brianza (MB)
Pagina 232
Mareno di Piave Centro culturaleGarau cognome sardo, potrebbe derivare dal nome personale Gherardo oppure dal termine basco garau = grano Gardimancognome veneto, deriva dal termine guardamano = manopola per proteggere la manoGarlantcognome veneto, deriva dal termine lombardo garla che corrisponde al veneto sgherla = gamba stortaGarzieracognome veneto originario di Sandrigo (VI), potrebbe derivare dal termine garzo = cardo, vegetale usato per cardare la lana oppure dal nome della località di Garziere in comune di Santorso (VI)Gaticacognome emiliano, di significato ignotoGaudenticognome presente nell'Italia settentrionale, potrebbe derivare dal nome medioevale GaudenzioGava, Gavassocognome veneto, deriva dal termine gaba o gava = torrente, canale, scolo d'acquaGavazzicognome lombardo, deriva dal termine dialettale gavazza, gavazzo = baldoriaGaviolicognome presente nel nord Italia, deriva dal nomen latino Gavius o dalla Gens GaviaGazzarincognome veneto, deriva dal termine gazzarra = grido, strepitio
Gemignanicognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale GeminianoGeniolacognome abruzzese, di significato ignoto Gentilicognome presente nel nord Italia, deriva dal nome medievale GentileGeracicognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Cirillo che significa re, signoreGerardini, Gerardocognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale germanico Gherardo o Gerardo col significato di forte, valoroso con la lanciaGerlincognome veneto, deriva dal termine dialettale zèrlo = gerlaGerottocognome veneto, deriva dal nome personale RuggeroGhizzo cognome veneto, dovrebbe derivare dal nome personale medievale Guizzo oppure GhezzoGhezzicognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome personale medievale Ghezzo oppure dal termine dialettale lombardo ghezz = ramarro ad indicare una persona scattante, veloceGhincognome presente nel nord Italia, deriva da nomi come Arrigo, FedericoGhirardi, Girardicognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Ghirardo. Dal tedesco Gherardo col significato di forte, valoroso con la lanciaGiabardocognome veneto, deriva dal nome personale tedesco GebahardGiaccacognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine giaccaGiacobbi, Giacomazzi, Giacomin, Giacomini, Giacomel, Giacometti, Giacoppo, Giacuz, Giacuzzocognomi presenti in tutt'Italia, derivano dal nome ebraico Giacobbe o Giacomo col significato di Dio è il mio protettoreGiaiottocognome friulano, probabile variante di GaiottoGiandoncognome veneto, deriva dal nome personale GianniGiangravècognome presente in Friuli, di significato ignotoGibincognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale tedesco Gibo
Pagina 233
Giottocognome presente nel centro e nord Italia, deriva daforme diminutive medievali come Ambrogiotto, AngiolottoGirolamicognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Girolamo che significa colui che ha il nome sacroGirottocognome veneto, deriva dal termine dialettale giro = ghiro Giubilatocognome veneto, deriva dal termine giubilo = esultanzaGnescognome veneto, di significato ignotoGobbato, Gobbi, Gobbocognome presente nel nord Italia, deriva dal termine gobbo Godeascognome friulano, deriva dal nome della località di Godia in comune di UdineGolfettocognome veneto, deriva dal nome personale GolfoGottardo, Gottardicognome presente in Trentino ed in Veneto, deriva dal nome personale GottardoGozzocognome veneto, dovrebbe derivare dal nome personale medievale Gozo oppure dal termine gozzo ad indicare una caratteristica fisicaGrando cognome veneto, deriva dal termine dialettalegrando = persona grande, di statura elevataGranzieracognome veneto, deriva dal termine dialettale granziero = fattore di una grangia. La grangia o granza era un'organizzazione dei monaci benedettiniGranzottocognome veneto, deriva dal termine dialettale grànzoto = abitante di una località detta GranzaGrassicognome veneto, deriva dal termine grasso = persona di corporatura robusta oppure benestanteGrattepanchecognome di significato ignotoGravacognome veneto, deriva dal termine dialettale grava = luogo ghiaiosoGrespancognome veneto, ad indicare una persona nata o proveniente da Crespano del Grappa (TV)Gricognome friulano, potrebbe derivare dal nome della località di Gris (UD) Grigiocognome veneto, potrebbe derivare dal termine
italiano grigioGrillocognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente dal nome dell'omonimo animale Groppocognome presente nel nord Italia, deriva probabilmente dal termine longobardo Krupfa = collinaGrossocognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine grosso ad indicare una persona dal fisico grosso, grandeGualuppa cognome veneto, di significato ignotoGuerrieri cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal termine guerriero = uomo d'armi, soldatoGugel cognome veneto, di significato ignotoGuseocognome presente nel nord Italia, di significato ignotoGuarnericognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome germanico GuarnerioGuarnutocognome siciliano, dovrebbe derivare dal nome medievale GuarinoGuzzo, Guzzonatocognome veneto, deriva dal nome medievale GuzzoIannellicognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Giovanni col significato di grazia del SignoreIanottocognome presente nel centro Italia ed in Sicilia, dovrebbe derivare dal nome personale GianoIgnecognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Igne oppure dal nome della località di Igne in comune di Longarone (BL). Dal latino ignis = fuocoImpiombato Andreanicognome doppio. Impiombato cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine siciliano nchiummatu = sdegnoso, altero, ubriaco mentre Andreani probabilmente dal nome personale Andrea Inferreracognome siciliano e calabrese, deriva dal termine ferrera. Dal latino ferraria = miniera di ferro o luogo dove si lavora il ferroIntrovignecognome veneto, deriva dal termine latino vinea = vigna ad indicare la provenienza da un luogo con vitiIoriocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Giorgio col significato di agricoltore
Pagina 234
Isolinicognome presente nel nord Italia, deriva dal termine isola. Dal latino insula che significa terra circondata dal mareItaliacognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome Italia Iuliocognome veneto, deriva dal nome personale GiulioIvancognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale IvanoIzzo cognome presente nel sud Italia, deriva probabilmente dal nome personale medievale Izzo oppure dal termine italiano antico izzo = egiziano, araboKunz cognome di origine germanica, di significato ignotoLa Porta cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine porta ad indicare la provenienza dalla porta di una città o di un paeseLa Roccacognome presente nel sud Italia, deriva dal termine rocca = fortificazioneLacopocognome calabrese, deriva dal nome personale IacopoLambertinicognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale germanico LambertoLambiasecognome campano, deriva dal nome della località Lampasi in comune di Zambrone (VV)Latteocognome siciliano, deriva dal termine latteLavanocognome campano, di significato ignotoLavinacognome veneto, potrebbe derivare dalla parola italiana lavina = frana di sassi o neve, dal termine latino labina = frana oppure dal nome personale Lavina Lazzaretti, Lazzarin, Lazzarotto, Lazzercognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale LazzaroLeanza Trentanovecognome doppio. Leanza è presente nel sud Italia e potrebbe derivare dal nome medievale femminile Allegranza mentre Trentanove potrebbe indicare l'appartenenza a qualche consiglio formato appunto da 39 componentiLeccacognome sardo, ad indicare probabilmente una persona golosaLemmacognome presente nel centro e sud Italia, deriva dal nome personale Guglielmo
Interno chiesa di SoffrattaLettigcognome friulano, di significato ignotoLevada cognome presente in Veneto, Trentino, Lombardia, potrebbe derivare da nomi di località presenti in comune di Ponte di Piave (TV) o in comune di Casatenovo (LC)Liessicognome veneto, deriva dal nome della località di Liessa in comune di Grimacco (UD) oppure dal nome personale AlessioLimantricognome siciliano, deriva dal termine dialettale mandra = stallaLinossi cognome friulano, deriva dal nome personale LinoLinotti cognome veneto, deriva dal nome personale LinoLisetto, Lisicognome presente nel centro e sud Italia, deriva dal nome personale AloisioLixicognome sardo, deriva probabilmente dal termine latino lix = cenere Lizzitcognome friulano, deriva dal nome personale Lizio oppure dal termine dialettale liz = liccio, parte del telaio per tessereLombardocognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale medievale Lombardo
Pagina 235
Longaricognome presente nel nord Italia, deriva dal termine lungo. Dal latino lungus = lungo, slanciato, altoLopresecognome calabrese, deriva probabilmente dal termine latino presbiter = preteLorenzon, Lorenzonetto, Lorenzet, Lorenzetto, Lorenzicognome veneto, deriva dal nome personale LorenzoLotcognome veneto, deriva dal nome personale Lotto a sua volta diminutivo di Angelotto, Michelotto e BertolottoLovat, Lovatto, Lovatellocognome veneto, deriva dal termine dialettale lovàt o lovato = lupo, lupacchiottoLovisotto, Lovisettocognome veneto, deriva dal nome personale medievale Alovisius forma arcaica di LuigiLuca, Lucchetta, Lucatocognome veneto, deriva dal nome personale LucaLucchese, Luchesecognome veneto, persona nata a Lucca o proveniente dai suoi dintorniLunardelli, Lunardicognome veneto, deriva dal nome personale Lunardo forma dialettale di Leonardo Luvisoncognome veneto, deriva dal nome personale AloisioLucianicognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale LucianoMaccaricognome presente nel centro nord Italia, deriva dal nome Macario o Maccario. Dal greco Makarios = felice, beatoMaggi cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome Maiolus, dal culto tributato ai Re Magi oppure dal nome dato ai trovatelli nati in maggio Magoga cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale magòga = gabbianoMagrocognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine magro Maguolocognome veneto, potrebbe derivare da una forma dialettale del nome personale ErmagoraMalnasicognome veneto, di significato ignotoMancacognome sardo, deriva dal termine dialettale manka = mancina, sinistra riferita all'uso della manoMancin, Mancinicognome lombardo, potrebbe derivare dal fatto di essere mancino oppure dal nome Manzino
Manentecognome veneto, deriva dal termine medievale manènte = contadino obbligato a rimanere nel fondo in cui era nato e lavoravaManfècognome veneto, deriva dal nome personale Manfredo oppure dal termine manfede = anello nuzialeManfredi, Manfredini, Manfrenuzzicognomi presenti in tutt'Italia, deriva dal nome personale germanico ManfredoMangionecognome presente in sud Italia, deriva dal termine mangiare Manierocognome veneto, deriva dal termine germanico mag = forza, potere e harja = esercito Mannacognome presente nel sud Italia, deriva dal termine Alemagna, antico nome per indicare la GermaniaMannocognome sardo, deriva dal termine dialettale mannu = grande, alto Mansotticognome veneto e friulano, deriva dal termine manzo oppure dal nome personale germanico ManzoMantesecognome veneto, deriva dal termine dialettale mantese = manticeManzatocognome veneto, deriva dal nome di origine germanica ManzoMaragacognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Marega in comune di Bevilacqua (VR) oppure dal termine mariga, meriga = capo del comune o della villa, messo comunale Maranocognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome di località omonime come Marano (UD), Marano di Napoli (NA) o Marano sul Panaro (MO)Marchese, Marchesin cognome veneto, deriva dal termine marchese = nobile feudatario Marchet, Marcon, Marcuzzo, Marcucci, Marchi, Marchini, Marchiolicognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Marco col significato di dedicato a MarteMarchionicognome veneto, deriva dal nome maschile MelchiorreMaresiocognome veneto, deriva dal nome della località di Mares in comune di Ponte delle Alpi (BL)Mariancognome veneto, deriva dal nome maschile Mariano riferito al culto di Maria Vergine
Pagina 236
Mariconticognome lombardo, deriva dal nome personale tedesco MargundisMarin, Marinicognome veneto, deriva dal nome personale Marin = MarinoMarion, Mariotto, Mariottelcognome veneto, deriva dal nome personale MarioMarlettacognome siciliano, deriva dal termine francese marlet diminutivo di merle = merloMaronesecognome veneto, ad indicare una persona proveniente dalla località di Maron in comune di Brugnera (PN)Marongiucognome sardo, deriva dal termine dialettale marra = zappaMarsoncognome veneto, deriva dal termine dialettale marsòn = ghiozzo, pesce d'acqua dolceMarsuracognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Marsure in comune di Aviano (PN) o Povolertto (UD)Martin, Martina, Martinicognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Martino Martorelcognome veneto, deriva dal termine dialettale martorèl = donnola ad indicare una persona irrequieta o rapida
Paesaggio via delle Chizze
Mascellani cognome emiliano e lombardo, potrebbe derivare dal termine mascella. Dal latino maxillaMassarotto, Massaruttocognome veneto, deriva dal termine dialettale massaro = agricoltore, mezzadroMascolocognome presente nel centro Italia, deriva dal termine dialettale mascolo col significato di virileMaschietto cognome veneto, deriva dal termine maschioMaset, Masetto cognome veneto, diminutivo dialettale di Maso a sua volta derivato da Tommaso che significa gemelloMasier, Masiero, Masinicognome veneto, deriva dal termine dialettale masièr, masièro = mezzadro, colonoMaso, Masselli, Masutcognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome del luogo di provenienza maso = podere, azienda agricola oppure dal nome Maso diminutivo di Tommaso che significa gemelloMastrociccocognome presente nel centro Italia, deriva dal termine mastro = maestro e dal nome personale Cecco derivato da FrancescoMattarollocognome veneto, deriva dal termine dialettale mataràn = giovialeMattiuz, Mattiuzzo, Mattiuzzicognome veneto, deriva dal nome personale MatteoMaurocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale MauroMazzalovocognome veneto, deriva dal termine dialettale mazza e lovo che significa ammazza lupo Mazzariol, Massariolcognome veneto, deriva dal termine dialettale mazariòl = spirito, follettoMazzer, Mazzerocognome veneto, deriva dal termine dialettale mazèr = mazziere, chi batte con una mazza oppure chi le costruisceMazzon cognome veneto, derivato dal nome germanico MazzoMazzucco cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale mazzucco = testa oppure mazzùch = zuccone, testa duraMeghinicognome presente in Veneto, Toscana e Marche, di significato ignotoMelonicognome presente in centro Italia e Sardegna, potrebbe derivare dal termine melone
Pagina 237
Menegaldo, Menegazzi, Meneghel, Meneghin, Menegon, Menegoni, Meneguzcognome veneto, deriva dal nome personale Menego a sua volta diminutivo di Domenico, col significato di servo di Dio, nome che veniva dato spesso ai bambini nati di domenicaMenia Cacciator cognome doppio. Menia di significato ignoto e Cacciator deriva dal termine cacciatoreMeninicognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale medievale Menno oppure dal nome dialettale Menin derivato da DomenicoMennellacognome campano, deriva dal termine dialettale menna = mammella oppure dal nome personale DomenicoMerantecognome calabrese, deriva dal termine italiano antico almirante = ammiraglioMerlecognome presente in Toscana e Lombardia, potrebbe derivare dal termine merloMerottocognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Imerio Merzcognome trentino, deriva dal termine tedesco märz = mese di marzoMescolottocognome veneto, deriva dal termine mescola = mestoloMestrinaro, Mestrinercognome veneto, ad indicare una persona nata o proveniente da Mestrino (PD) Metellinicognome presente in Veneto,Trentino e Friuli, deriva dal nome latino Metello. Dal termine metellus = mercenarioMiceli cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale MicheleMichelet, Michelin, Michieletto, Michielin, Michieloncognome veneto, deriva dal nome personale MicheleMiglioranzacognome veneto, deriva dal nome personale medievale MiglioreMilanese, Milani cognome veneto, persona nata a Milano o proveniente dai suoi dintorniMilillocognome pugliese, deriva dal nome della località di Melilli (SR)Milonecognome presente nel sud Italia, deriva dal nome di origine greca Milo
Minatel, Minel, Minettocognome veneto, deriva dal nome personale MinoMinolfocognome lombardo e siciliano, deriva dal nome longobardo MinulfoMinuzzocognome veneto, deriva da nomi come Firmino, GuglielminoMiotto cognome veneto, deriva dal nome personale Mio che è documentato a Padova nel XIV secoloMiravalcognome veneto, potrebbe derivare dal terminevalle oppure dal nome della località di Miravallein comune di Molinella (BO)Miròcognome presente in Toscana e nel nord Italia, di significato ignotoMiuzzocognome presente in Veneto,Trentino e Lombardia, di significato ignotoModanesecognome veneto, ad indicare una persona nata a Modena o proveniente dai suoi dintorniModolocognome veneto, potrebbe derivare dal nomelongobardo Modolf oppure dal termine dialettale mudolo = rospoMogno, Mognolcognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal termine dialettale mognòl = tutolo di granoturco per indicare una persona magra e sparuta oppure dal nome personale AmmonioMolini, Molinocognome presente in tutt'Italia, per indicare la provenienza da una località dove esisteva un mulino Molinari, Molari cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine latino molinarius = addetto al mulino, mugnaioMollicacognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal termine latino molicula = piccola quantitàMomessocognome veneto, deriva dal nome personale Momo, Momi = Gerolamo, GirolamoMomi, Momo cognome veneto, potrebbe derivare dal nome GirolamoMonacocognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine monacoMonaiacognome presente in Veneto, Lombardia e Piemonte, potrebbe derivare dal nome della località di Monaio in comune di Ravascletto (UD)Mondincognome veneto, deriva probabilmente dal nome personale Raimondo
Pagina 238
Monestiercognome veneto e trentino, potrebbe derivare dal nome della località Monastier (TV)Monosicognome pugliese, deriva dal nome greco classico MinosMontagnercognome veneto, ad indicare una persona originaria o proveniente dalla montagnaMontesel cognome veneto, deriva dal termine dialettale montesèl = piccolo monteMoras, Morassi, Moret, Morelli, Morello, Mores, Moro, Mori, Moriconi, Moretto, Moretti, Morettoncognomi presenti in tutt'Italia, derivano da moro,soprannome di una persona di carnagione e con capigliatura scura. Moras è anche un nome personale friulanoMoschet, Moschettacognome veneto, potrebbe derivare dal nome femminile Moschetta oppure essere riferito al termine mosca Mozcognome veneto, potrebbe derivare dal nome germanico Mozo, da quello friulano Moz oppure dalla forma accorciata di nomi come Giacomozzo, Adamozzo Mozzatocognome veneto, deriva dal termine mozzo = tagliatoMufatocognome veneto, potrebbe derivare dal termine muffa oppure dal verbo camuffare = mascherare, travestireMunerottocognome veneto, deriva dal termine latino molinarius = addetto al mulino, mugnaioMuolocognome pugliese, deriva dal termine dialettale muollo = molle, cedevoleMurercognome veneto, deriva dal termine dialettale murèr = muratoreMurrucognome sardo, deriva dal termine dialettale murru = grigioMuscaricognome calabrese, potrebbe derivare dal termine muscari = pianta della famiglia delle LiliaceaeNaccaricognome veneto, deriva dal nome personale germanico Nadker Nadal, Nadalin cognome veneto, deriva dal dialettale nadàl = giorno di Natale. Il nome veniva spesso dato ai bambini nati il 25 dicembre, giorno di Natale oppure nei giorni immediatamente vicini
Naibocognome veneto, deriva dal termine italiano antico naibi = carta da giuoco Nannicognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale GiovanniNardelotto, Narder, Nardese, Nardi, Nardin, Nardinicognome veneto, deriva dal nome personale Nardo, forma accorciata di Bernardo, Leonardo Nartcognome veneto, potrebbe derivare da nomi personali come Leonardo, BernardoNasatocognome veneto, deriva dal termine nasoNasisicognome siciliano, potrebbe derivare dal nome della località Naso (ME)Navecognome presente in Veneto, Trentino e Friuli, dovrebbe derivare da nomi di località come Nave di Fontanafredda (PN) o Nave S.Rocco (TN)Neghinacognome presente in Lazio, di significato ignotoNicastrocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome dell'omonima località in provincia di Catanzaro. Dal latino neo castrum = nuovo castello , fortezzaNiccolaicognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Nicola
Vigneto e mongolfiera
Pagina 239
Nierocognome veneto, deriva probabilmente dal nome personale RanieroNettocognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale nèto = pulito, a postoNoalecognome veneto, deriva dal nome della località di Noale (VE)Nobilecognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine nobile ad indicare un appartenente alla nobiltà oppure una persona nobile nei suoi comportamentiNovello cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine novello = nuovo, giovane Obicicognome presente in Emilia Romagna, potrebbe derivare dal nome della località Obici in comune di Finale Emilia (MO)Oian, Olianacognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome della località di Ogliano in comune di Conegliano (TV) oppure dal nome personale Giuliano, GiulianaOltocognome veneto, di significato ignotoOlivato, Olivotto, Livottocognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine olivaOlivieri, Olivierocognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale OlivieroOmiciuolocognome veneto, deriva dal termine omicciolo = uomo di costituzione piccolaOmodei Salècognome doppio presente in Veneto e Lombardia. Omodei deriva dal nome personale medievale Homodeus col significato di uomo dedicato a Dio mentre Salè è un cognome piemontese Ongarocognome veneto, deriva da ongaro = appartenente al popolo degli Ungheri oppure dalle caratteristiche fisiche come gli ungheresiOraziocognome presente nel centro Italia, deriva dal nome personale OrazioOrlando, Orlandinicognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale OrlandoOrrùcognome sardo, deriva dal termine dialettale orrù = rovoOselladorecognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale oselador = cacciatore di uccelli
Osellamecognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale osel = uccelloOsservanzacognome campano, di significato ignotoOttaviancognome veneto, deriva dal nome personale OttavianoPadoan, Padovan, Padoin, Pavancognome veneto, ad indicare una persona nata a Padova o proveniente dai suoi dintorniPagin Valentecognome doppio. Pagin è tipico del veneto e deriva dal latino pagus = villaggio mentre Valente è presente nel sud Italia e deriva dal cognomen latino ValensPagliaracognome presente in sud Italia, deriva dal termine pagliaPagliucacognome presente nel sud Italia, deriva dal termine dialettale pagliuca = pagliuzza probabilmente ad indicare un fisico secco, minutoPagot, Pagottocognome veneto, deriva dal termine dialettale pagòt o alpagòt = persona proveniente dall'Alpago, zona in provincia di BellunoPaiercognome veneto, deriva dal termine dialettale paièr = pagliaio Paladin, Palladinocognome presente in Veneto e nel sud Italia, deriva dal nome personale PaladinoPalermocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome dell'omonima città Palestinicognome presente nelle Marche e Abruzzo, potrebbe derivare dal termine geografico Palestina, regione del medio orientePalisicognome presente in sud Italia, potrebbe derivare dal nome della località come Pala Pirastu in comune di Alghero (SS)Palmacognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale medievale PalmaPalmanocognome friulano, potrebbe derivare dal nome personale Palma oppure dal nome di località come Palmanova (UD) Palùcognome veneto, deriva dal termine dialettale palù = palude, ristagno d'acquaPalugancognome veneto, deriva dal nome della località di Palugana in comune di Ospedaletto Euganeo (PD)
Pagina 240
Paesaggio via delle ChizzePancotcognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pan e cot = pane cotto ad indicare un fornaio, panettierePandincognome veneto, deriva dal nome germanico PandoPanizzoncognome veneto, deriva dal nome medievale personale PanizoPansolincognome veneto, deriva dal termine dialettale pansa = panciaPantanalicognome friulano, potrebbe derivare da nomi di località che fanno riferimento a terreni paludosi, pantaniPanuccicognome calabrese, deriva dal nome medievale personale PanucciusPanzarinocognome pugliese, potrebbe derivare dal termine dialettale panza = panciaPaoletti, Paolin, Paulincognome veneto, deriva dal nome personale PaoloPapacognome veneto, deriva dal termine dialettale papa = appellativo di vescovi, patriarchi e anche sacerdoti. Cognome presente dagli inizi del XVII secolo a Collalbrigo località di Conegliano (TV)Papais, Papescognome presente in Friuli e in Veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Papo
Paquolacognome veneto, di significato ignotoParadiso, Paradisicognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome personale medievale Paradiso Parpinel cognome veneto, potrebbe derivare dai nomi personali Pero = Pietro e Pinello = Pino Parussolocognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale parussol = cinciallegra, piccolo uccelloPascolocognome friulano, potrebbe derivare dal termine pascoloPascon, Pasqual, Pasqualetto, Pasquali, Pasqualin, Pasqualotti, Pasquotcognome veneto, deriva del nome personale femminile Pasqua o maschile Pasquale che veniva dato ai bambini nati nel giorno di PasquaPase, Pasincognome veneto, deriva dal nome personale Pase a sua volta derivato dal latino pax, pacis = pacePassoncognome friulano, potrebbe derivare dal termine dialettale passon = pascolo oppure dal nome della località di Passons in comune di UdinePastorecognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine pastore = conduttore di pecorePateracognome pugliese, potrebbe derivare dal termine patera = piatto usato nell'antichità per bere oppure dal greco medievale pateras = padre, pretePatri cognome presente in Liguria e Piemonte, deriva dal termine patria Patrizicognome presente nel centro Italia, deriva dal nome personale PatrizioPattoncognome trentino, potrebbe derivare dal nome della località di Patone in comune di Isera (TN)Peccolocognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pecol = piccioloPedàcognome calabrese, potrebbe derivare dal termine greco paidì = bambino Pedatacognome campano, deriva dal termine pedata = orma del piede, colpo dato col piedePeddecognome sardo, potrebbe derivare dal termine dialettale peddi = pelle Pederivacognome veneto, deriva dal termine dialettale pederiva = ai piedi della riva oppure dal nome di
Pagina 241
località come Pederiva di Biadene (TV) o Pederiva (VI)Pederzolicognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale PietroPegorarocognome veneto, deriva dal dialettale pogoraro, pegorèr = pecoraioPelàcognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine dialettale pelà = persona calva, privo di capelliPelizzotti, Pellizzar, Pellizzon cognome veneto, deriva dal termine dialettale pelìza = pelliccia Peloscognome veneto, potrebbe derivare dal nome dell'omonima località di Vigo di Cadore (BL) oppure dal termine dialettale pelòs = persona pelosaPepecognome presente in sud Italia, deriva dal nomepersonale GiuseppePerchinellicognome presente nel nord Italia, di significato ignotoPerencin, Perenzincognome veneto, deriva probabilmente dal nome veneto medievale Pero = Pietro oppure dal nomelongobardo PerinzaPerin, Perinotto, Perissinottocognome veneto, deriva dal nome dialettale personale Pero = Pietro col significato di roccia, pietraPerocco, Petris, Pierotticognome veneto, deriva dal nome personale Pietro col significato di roccia, pietraPersellocognome friulano, potrebbe derivare dal nome dellalocalità di Pers in comune di Majano (UD) Peruchcognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale perùch = erba del prato oppure dal nomepersonale PietroPestrincognome veneto e friulano, potrebbe derivare dal termine dialettale pestrinèr = lattaioPeterlecognome veneto, deriva dal nome personale cimbro Peterle = PierinoPettenòcognome veneto, deriva dal termine dialettale pètena = pettinePeruzza, Peruzzetto, Perazzettacognome veneto, deriva dal nome maschile Peruzzo Perronecognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale medievale Perone Pessot, Pessotto
cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pès = pesce oppure da spezhòt = proveniente dalle spèzhe, fondi agricoli divisi e distribuiti in lotti più piccoli dalla Repubblica di Venezia nel XVIII secoloPetralia cognome siciliano, potrebbe derivare dal nome di località come Petralia Sottana o Petralia Soprana entrambe in provincia di PalermoPezzuttocognome veneto, deriva dal nome personale friulano PezPiacentin, Piasentincognome veneto, deriva dal termine dialettale piasentìn = nato o proveniente da PiacenzaPiasercognome veneto, deriva dal termine dialettale piasèr = piacerePiai, Piaiacognome veneto, deriva dal termine dialettale piai = terreno in declivio, costa di monte Pibiricognome sardo, deriva dal termine dialettale pibiri = pepePiccamigliocognome lombardo, dovrebbe derivare dal termine dialettale pica miglio = becca il miglioPicciaucognome sardo, deriva dal termine dialettale pici = pece oppure dal nome personale Bastiano o SebastianoPiccin, Piccini, Piccinin, Pizzin, Pizzinato, Pizziolicognome veneto, deriva dal termine dialettale pizìn = piccolo, esilePiccoli, Piccolocognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome medievale Picolo o Picolotus con riferimento alla statura bassaPieroboncognome veneto, deriva dal nome personale Pietro col significato di roccia, pietra e dal termine dialettale bon = buonoPietrellacognome presente in centro Italia, deriva dal nome personale Pietro col significato di roccia, pietraPignatellicognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal termine dialettale pignatta = pentola riferito a chi le fabbrica o le vendePilancognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Pila in comune di Porto Tolle (RO) oppure dal termine pila = mortaioPilatocognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal termine pelato = calvo, privo di capelli oppure dal nome personale Pilato
Pagina 242
Pilicognome sardo, deriva dal termine dialettale pilo = capello, peloPillacognome presente nel sud Italia, deriva dal nome medievale PillaPillon, Pillonetto cognome veneto, deriva dal termine dialettale pilòn = pestello, mortaioPilosiocognome friulano, deriva dal termine pelosoPilot, Pilotto cognome veneto, potrebbe derivare dal nome maschile medievale Piloto oppure dal termine dialettale piloto = pilotaPin, Pinesecognome veneto, deriva dal nome personale Pino oppure dal nome germanico PipinoPinto cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine dialettale pinto = dipinto, coloritoPinton cognome veneto, deriva dal termine dialettale pinta = misura di capacità dei liquidiPiovesan, Piovesanacognome veneto, ad indicare una persona nativa o proveniente da Piove di Sacco (PD)Pippolocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale FilippoPiras cognome sardo, deriva dal termine dialettale pira = peraPiroddicognome sardo, dovrebbe derivare dal termine dialettale che indica un piccolo albero di perePisceddacognome sardo, deriva dal termine dialettale pischedda = forma di formaggioPisellicognome presente nel centro Italia, deriva dal termine piselloPizzaia, Pizzo, Pizzuticognome veneto, deriva dal termine dialettale pizzo = estremità, puntaPoddacognome sardo, deriva dal termine dialettale podda = farinaPol, Poletto, Polocognome veneto, deriva dal nome personale Polo, forma dialettale di PaoloPolaccocognome veneto, indica la provenienza dalla Polonia Polese, Poles, Polesel, Polesello, Pollesel cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pòlese = cardine di porte e finestreoppure potrebbe indicare la provenienza dalla città di Pola
Tramonto Pollastricognome presente nel centro e nord Italia, potrebbe derivare dal termine che indica un allevatore di polliPolonicognome lombardo e veneto, deriva dal nome personale Apollonio Pontinicognome veneto, dovrebbe derivare dal cognomen latino PontinusPopessocognome friulano, di significato ignotoPorcedda, Porcedducognome sardo, deriva dal termine dialettale porcu = maiale, porcoPortellocognome veneto, dovrebbe derivare dal nome medievale portello che veniva dato alle contradePosercognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale tedesco Poso oppure dal nome della località di Posa in comune di Castelcucco (TV)Posoccocognome veneto, deriva dal nome personale germanico Poso Possagnocognome veneto, deriva dal nome della località di Possagno (TV)Possamaicognome veneto, deriva dal termine dialettale posa-mai = riposa mai e quindi è riferito ad una persona sempre attiva
Pagina 243
Pozzoboncognome veneto, deriva dal nome di una località così chiamata per la presenza di un pozzo ricco di buona acqua potabilePradella, Pradellecognome veneto e lombardo, potrebbe derivare da nomi di località come Pradelle in comune di Caprino Bergamasco (BG)Prantlcognome presente in Trentino Alto Adige, di significato ignotoPratavieracognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Prataviera in comune di S.Stino di Livenza (VE)Prettocognome veneto, deriva dai nomi medievaligermanici Adelprecht = Adalberto e Albrecht = AlbertoPrezzaventocognome siciliano, dovrebbe derivare da unsoprannome riferito ad un marinaio bravo nel valutare correttamente i ventiPriolocognome siciliano, potrebbe derivare dal nome della località di Priolo Gargallo (SR)Priullacognome siciliano, di significato ignotoPrivato cognome veneto, deriva dal termine dialettale preve = pretePrizzoncognome veneto, deriva dal nome personale PrizioProietti Refrigericognome doppio. Proietti è presente nel centro sud Italia e deriva dal dialettale proietto = trovatello, bambino abbandonato mentre Refrigeri è un cognome presente nel LazioPrudenzanocognome pugliese, potrebbe derivare dal cognomen latino PrudentiusPudducognome sardo, deriva dal termine dialettale puddu = galloPuglisi cognome presente nel sud Italia, deriva dal nomedella regione PugliaPulitcognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pulìt = bene Putzucognome sardo, deriva dal termine dialettale putzu = pozzoQuadretticognome veneto, potrebbe derivare dal termine latino quadrum = appezzamento di terreno di forma quadrata
Quagliocognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale quàia = quagliaRadocognome veneto, deriva dal termine germanico rado = consiglioRagnicognome presente nel centro nord Italia, potrebbe derivare dal nome Ragnfred in uso presso i Franchi o dal nome normanno RagnarRagognacognome presente in Veneto e Friuli, deriva dal nome della località di Ragogna (UD)Raimondi Cominesicognome doppio. Raimondi è presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale germanico Raimondo che significa protezione divina mentre Cominesi è presente in Lombardia e potrebbe derivare dal nome personale GiacomoRamanzincognome veneto, deriva dal termine ramanzino = colui che trasporta con la slittaRangraziocognome veneto, di significato ignotoRasera cognome veneto, potrebbe derivare dalla parola rasiera = lama per piallare oppure dal termine dialettale larese = larice Rastellicognome presente in Toscana ed Emilia Romagna, deriva dal termine rastrello = attrezzo agricoloRavagnin cognome veneto, ad indicare una persona nativa o oriunda da RavennaRavi Rifici cognome doppio. Ravi è presente nel centro nord Italia e deriva dal termine rapa mentre Rifici è un cognome presente in Sicilia di significato ignotoRechcognome veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale germanico reh = capriolo Rediocognome veneto, potrebbe derivare dall'espressione Dio è il ReRefrontolottocognome veneto, deriva dal termine dialettale refrontolòt = abitante di Refrontolo (TV)Remondicognome presente in Lombardia ed Emilia Romagna, deriva dal nome medievale RemondusRenòcognome pugliese, deriva dal cognome francese RenaudReoloncognome veneto, potrebbe derivare dal termine regolo = piccolo uccello oppure dal latino regulus = piccolo re
Pagina 244
Reschitzcognome friulano, di significato ignotoRicci, Rizzo, Rizzotto, Rizzetto, Rizzi cognome veneto, deriva dal termine dialettale rizo o rìz = persona ricciuta, dai capelli ricciRiedicognome veneto, di significato ignotoRizzardo, Rizzardinicognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale RizzardoRizzardi Soraviacognome doppio. Rizzardi è presente nel nordItalia e deriva dal nome personale Rizzardo mentre Soravia è di significato ignotoRigo, Righi cognome veneto, deriva dal nome Arrigo a sua volta dal nome germanico Enrico oppure da nomi come Amerigo, Federigo, Oderigo o similiRiva, Rivetticognome presente nel nord Italia, deriva dal nome di località come Riva del Garda (TN), Riva diPinerolo (TO), Riva di Solto (BG) oppure anche dal vivere nei pressi della riva di un fiume, lagoRobazzacognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale robassa = cosa di poco valoreRoberti cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale germanico Roberto. Dai termini longobardi hroth = fama, gloria e bertha = famoso, illustreRocchi, Rocco, Rocconcognome veneto, deriva dal nome personale Rocco
Soffratta ponte “Zanardo”
Roder cognome veneto, deriva probabilmente dal terminedialettale ròda = ruota Rodighierocognome presente in Lombardia, di significato ignotoRoman cognome veneto, ad indicare una persona nata a Roma o proveniente dai suoi dintorni oppure che si è recata in pellegrinaggio in quella cittàRosada cognome veneto, deriva dal termine dialettale rosada = rugiada oppure derivato dal nome personale RosaRos, Rossi, Rossetti, Rossettocognomi presenti in tutt'Italia, derivano dal termine rosso ad indicare una persona col colore dei capelli, della barba o della carnagione rossoRosolen, Rosolincognome veneto, deriva dal nome antico Gerusalemo = GerusalemmeRotturacognome calabrese, di significato ignotoRovedacognome veneto, deriva dal latino robus = rovoRovoloncognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località Rovolon (PD)Rubbinocognome siciliano, deriva da nomi personali come CherubinoRubertcognome veneto, deriva dal nome personale germanico RobertoRubinocognome presente nel sud Italia, potrebbe derivaredal nome medioevale Rubinus. Dal termine rubino = pietra, cosa preziosaRuggierocognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome di origine longobarda Rogerius o Rugerius col significato di lancia gloriosaRuicognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale rui = rivo, rivolo, canaletto Ruosocognome veneto, deriva dal termine dialettale ruos forma arcaica di ròs = rosso oppure dal nome personale RosaRussocognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome medievale Russo ad indicare una persona con i capelli rossi Sabatino cognome presente in sud Italia, deriva dal nome medioevale Sabatus o Sabbatus oppure dal latino gens sabatina
Pagina 245
Saccon, Sacconi, Sacco, Sacchetcognome veneto, potrebbe derivare dal nome di località come Saccon di S.Vendeminano (TV) oppuredal termine dialettale saco = insenatura, via senza uscita Saccuta cognome siciliano, deriva dal nome personale sacco diminutivo di IsaccoSacilottocognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome della località di Sacile (PN)Salamoncognome veneto, deriva dal nome personale Salamone documentato a Venezia dal 1152Salatincognome veneto, deriva dal nome del sultano Saladino Salmasicognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale salma = misura di capacità e di superficieSaltalamacchiacognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal termine saltalamacchia = briganteSaltoncognome veneto, potrebbe derivare da una localitàomonima in comune di Tarzo (TV) oppure dal latino saltus = bosco o podereSalvicognome veneto, dovrebbe derivare dal nome medioevale SalvusSamassacognome veneto, deriva dal termine dialettaleveneziano samassa = tipo di salatura per conservare il pesce di mareSambugarocognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Sambugaro in comune di Nanto (VI) Samogincognome presente in provincia di Treviso di significato ignotoSandre, Sandrincognome veneto, deriva dal nome personale SandroSannacognome sardo, deriva dal termine dialettale sanna = zanna, spunzoneSansoncognome veneto, deriva dal nome personale Sansone col significato di piccolo soleSant, Santin, Santinicognome veneto, deriva dal nome personale Santo che significa sacro, veneratoSantantonio cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Santo unito con AntonioSantolincognome veneto, deriva dal termine dialettale sàntolo = padrino
Santoro cognome presente in sud Italia, deriva dal nome medioevale Santorus, a sua volta derivato da Sanctorum Omnium (Ognissanti), nome a volte dato ai bambini nati in quel giornoSarcinellicognome veneto, deriva dal termine saracino = musulmano, pagano, infedeleSaricognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale SaroSartor, Sartoricognome veneto, deriva dal termine dialettale sartòr = sartoSarzettocognome veneto, deriva dal nome della località di Sarzè in comune di S.Nazario (VI) oppure dal termine sarzì = rammendareSassocognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal termine sasso = roccia, rupe oppure dal nome personale germanico Sahso = SassoneSavian, Savianecognome vento, potrebbe derivare dal nome personale medievale Savianus oppure dall'omonima località nell'Alpago (BL) Savianocognome presente in sud Italia, potrebbe derivare dal nome della località di Saviano (NA)Savinocognome presente in sud Italia, potrebbe derivaredal termine latino sabinus (del popolo dei Sabini) o dal nome Savinus che ne è derivatoSavoldellicognome lombardo, deriva dal nome personale medievale SavoldoScalesecognome presente in sud Italia, potrebbe derivare dal nome dell'omonima località come Scalea (CS), Madonna della Scala (BA), Santa Maria la Scala (CT), Scala (SA)Scalinicognome presente in Emilia Romagna e Toscana, deriva dal termine scala ad indicare una salita ripidaScandiuzzicognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale arcaico usato per indicare una persona allegra Scaramuzzinocognome calabrese, deriva dal nome medievale ScaramucciaScarciottacognome siciliano, di significato ignotoScardanzancognome presente in Veneto e Trentino, deriva probabilmente dal termine dialettale scardenza = credenza
Pagina 246
Scarpa cognome veneto, deriva dal termine scarpa per indicare un calzolaioScarpellini cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dall'esercitare il mestiere di scarpellinoScatolinicognome presente nel Lazio ed in Umbria, deriva dal termine scatola oppure dal nome germanico ScatoSchiavoncognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale sciàvo = slavo, oriundo dalla Slavonia l'attuale CroaziaSchievenincognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Stievenin = Stefano oppure dall'omonima località del comune di Quero (BL) Schincariolcognome veneto, deriva dal termine schincare = incrinare, guastare la punta della pennaSchiosercognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale scios = lumaca Schipilliticognome presente nel sud Italia, derivaprobabilmente dal greco skopelos = scoglio oppure dall'omonima località nell'isola di Skypelos o Skopelos nell'arcipelago delle Sporadi nel mar EgeoScialdonecognome campano, deriva dal nome arabo HaldunScodrocognome veneto, deriva dal nome della località di Skodra l'attuale Scutari in AlbaniaScomparin cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale che indica una persona con corporatura esile, gracileScottàcognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale scotà = bruciato, scottatoScottoncognome veneto, potrebbe derivare dal nome Francesco oppure dal termine dialettale scòtton = colui che produce le ricotteScrassignacognome ligure, di significato ignotoScramuzzacognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale ScaramucciaScudeler, Scudellercognome veneto, deriva dal termine dialettale scudeler = persona che fabbrica scodelle o altri recipienti similiSebben, Sebenellocognome presente in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, deriva dal nome personale NascimbeneSecco, Sech
cognome veneto, deriva dal termine dialettale sech = magroSera cognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente da un nome personale medievale che finisce in -sera ad esempio BaldasseraSerantonicognome veneto, deriva dal termine medievale sere = persona di riguardo a cui è stato aggiunto un nome personale, in questo caso AntonioSerracognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine serra = catena di montagne, alturaSecolocognome veneto, deriva probabilmente dallo sloveno Sekli diminutivo di Francisek = FrancescoSegalinacognome veneto, deriva dal termine segalina = paglia di segaleSegat, Segatocognome veneto, deriva dal termine dialettale trentino segàt = segatore di legnameSeminaracognome calabrese e siciliano, deriva dal nome della località di Seminara (RC)Senigagliacognome veneto, deriva dal nome della località Senigallia (AN)Serafin, Serafinicognome veneto, forma dialettale del nome Serafino col significato di bruciare, ardereSernagiottocognome veneto, deriva dal nome della località di Sernaglia della Battaglia (TV)
Giardino
Pagina 247
Serrajottocognome veneto, di significato ignotoSessolocognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale sessola = barca veneziana a fondo piatto o attrezzo in legno per prendere la farina oppure per svuotare l'acqua dal fondo della barcaSgarlatacognome siciliano, deriva dal termine dialettale sgarlatu = colore rosso molto vivoSgobarocognome friulano, deriva dal termine gobba oppure dal verbo sgobbareSignorottocognome veneto, deriva dal termine medievale signorio = possessore di un dominioSilottocognome veneto, deriva probabilmente dal nome del fiume Sile che scorre in provincia di TrevisoSilvestrin, Silvestrini cognome veneto, deriva dal nome personale Silvestro. Dal nome latino Silvester =dei boschiSimeoni, Simeone, Simionato, Simon, Simoni cognome veneto, deriva dal nome Simion = Simone o Simeone col significato di Dio haascoltatoSmiragliacognome presente nel sud Italia, deriva dal termine miraglia = ammiragliaSoldàcognome veneto, deriva probabilmente dallatermine dialettale soldà= soldato ad indicare un passato militareSoldancognome veneto, deriva dall'italiano antico soldano = sultano ad indicare una persona riccaSolderacognome veneto, deriva dal termine latino solidum =terreno solido e compatto Soligo, Soligoncognome veneto, deriva probabilmente dal nome di località come Pieve di Soligo, Farra di Soligo oppure dal latino solivu = luogo bene esposto al soleSolimenocognome campano, deriva dal nome medievale Solimanus, versione italiana del nome ebraico Salomone = uomo di paceSomeracognome veneto, deriva probabilmente dalla località omonima nel comune di Vittorio Veneto (TV) oppure dal latino summus = sommoSommariva, Somarivacognome presente nel nord Italia, formata dalle parole somma e riva ad indicare la parte più alta di una riva o pendio Sommarocognome friulano, di significato ignoto
Sonegocognome veneto, deriva dal nome della località di Sonego in comune di Fregona (TV) Sordoncognome veneto, deriva dal termine dialettale sordo = persona che non sente bene Sorgoncognome veneto, deriva dal nome della pianta di sorgo Sorrentinocognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome di località come Sorrento, Sorrenti, SorrentiniSossaicognome veneto, potrebbe derivare dal nome dell'omonima località bellunese alle pendici del monte Nevegal oppure dal nome latino SossiusSotgiucognome sardo, deriva dal termine dialettale sotzu = fattore, capo dei bracciantiSottanacognome veneto, deriva dal termine dialettale sottano, sottana = che sta di sottoSovegnicognome veneto, di significato ignotoSpadaricognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine spada ad indicare chi fabbricava dette armi, chi le portava oppure chi era abile nel suo maneggio Spagnolo, Spagnolcognome veneto, indica probabilmente una persona proveniente o che si è recata in SpagnaSpampinatocognome presente in Veneto e Sicilia, deriva dal termine spampanato = sfogliatoSpanalattecognome siciliano, di significato ignotoSparvierocognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome dell'omonimo uccello rapace Spazianocognome campano, deriva dal nome della località laziale di Spaziano Specie cognome presente in Veneto ed Emilia Romagna , deriva dal termine latino species = bellezza. splendoreSperandiocognome veneto, deriva dal nome personale Sperandio = colui che spera in DioSperanzacognome veneto, deriva dal nome personale maschile e femminile Speranza Spessotto, Spezzottocognome veneto, deriva dal termine dialettale spessegon = frettolosoSpezzanocognome calabrese, deriva dal nome di località
Pagina 248
Paesaggio fiume Monticano
come Spezzano Albanese o Spezzano della Sila entrambe in provincia di Reggio CalabriaSpinacognome presente nel sud Italia, deriva dal termine spina = pensiero, cruccio, preoccupazioneSpinazzècognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale spinaz = buco inferiore della botte Spinella, Spinelli cognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal nome personale medievale Ospinello oppure essere un diminutivo del nome SpinaSpironellicognome presente in Veneto e Friuli, di significato ignotoSpitoni cognome presente nel centro Italia, deriva dal termine dialettale pita = gallina oppure piton = tacchinoSpricigocognome presente nella provincia di Treviso, deriva dal termine dialettale spissego = pizzicoSpolaorcognome veneto, deriva dal termine dialettale spòlar = riavvolgere la spolaStaiano cognome campano, potrebbe derivare dal nome latino Staianus
Stefanello, Stefani, Steffan cognome veneto, diminutivo del nome personale Stefano col significato di coronaStellacognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale femminile Stella Stivalcognome veneto, deriva dal termine dialettale stìval = stivaleStorercognome veneto, di significato ignotoStragàcognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale striga = strega, stregatoStrazieri cognome emiliano, deriva dal termine dialettale straz = straccio ad indicare il mestiere di straccivendolo o rigattiereStuanicognome lombardo, deriva dal termine dialettale stua = stufa, caldaia Subiacocognome laziale, potrebbe derivare dal nome della località di Subiaco (Roma)Sultatocognome veneto, di significato ignotoSumancognome veneto, deriva probabilmente dal nome del monte Summano che si trova presso Schio (VI)Surrenticognome siciliano, deriva dal nome della località di Sorrento (NA)Tabacchinicognome presente nel sud Italia, deriva probabilmente dall'arabo tabbah = cuocoTadiottocognome veneto, deriva dal nome personale TaddeoTagliamentocognome veneto, deriva dal nome del fiume Tagliamento che scorre in FriuliTaiariolcognome veneto, deriva dal termine dialettale taìaro = tiglioTallerico cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome ostrogoto Atalarico Tamaicognome veneto, potrebbe derivare dal termine medievale tam majus = grande così oppure dal nome della località di Tamai in comune di Brugnera (PN)Tardivel, Tardivocognome veneto, diminutivo dialettale dal latino tardivus = tardivoTascacognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome latino Tascus
Pagina 249
Tasincognome trentino e veneto, potrebbe derivare dalnome personale germanico Tasso o Tassone oppure dal termine dialettale tasin col doppio significato di pastore (per il trentino) e di merciaio ambulante (per il veneto)Tauriancognome friulano, potrebbe derivare dal termine latino taurus = toroTegolotticognome veneto, deriva dal termine dialettale tega = baccello oppure sberlaTennani cognome della provincia di Rovigo e di Ferrara, potrebbe derivare dal nome della città tedesca di Rotenhan oppure da Tenhan cognome tedescoTeocognome veneto, deriva dal nome personale TeoTerzariol, Tarzariolcognome veneto, deriva dal termine dialettale tèrzariol = terzarolo, vela piccola di una nave Tesaurocognome presente in Sicilia e Campania, deriva dal termine italiano antico tesauro = tesoroTessari, Tessarollo, Tessercognome veneto, deriva dal termine dialettale tèssaro = tessitoreTiezzacognome veneto, deriva dal nome di località come Tezze in comune di Vazzola (TV) oppure Tezze sul Brenta (VI). Dal termine dialettale tèza = fienileTilarocognome siciliano, deriva dal termine dialettale tilaru = telaioTinazzi cognome veneto, deriva da nomi personali come Alberto, Benedetto che diventano Albertino, Benedettino e poi TinoTintinagliacognome veneto, deriva dal termine tinto = dipintoTitton, Titonel, Titoncognome veneto, deriva del nome Tita = Battista col significato di immergere nell'acqua, battezzareTocchetcognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale tòc = pezzo, parte Todesco, Todeschini cognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente dal termine tedesco = persona proveniente dalla Germania o dal nord EuropaToldocognome veneto, deriva dal nome personale BertoldoTomaciellocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale medievale Toma variante di TommasoTomasella, Tomasi, Tomasin, Tomè, Tomio cognome veneto, deriva dal nome personale
Tommaso che significa gemelloTon, Tonello, Tonetto, Tonin, Toniolo, Tononcognome veneto, deriva dal nome personale Tono o Tonio = Antonio riferito al culto dell'omonimo Santo di PadovaTorciacognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente dal termine torciaTosel, Tosicognome veneto, deriva dal termine dialettale toso = ragazzo Tossutcognome friulano e veneto, deriva dal nome personale TommasoTostocognome presente nel sud Italia, deriva dal termine dialettale tosto = duro, sfrontatoTovenaticognome veneto, deriva probabilmente dal nome della località di Tovena in comune di Cison di Valmarino (TV)Trabuccocognome presente in sud Italia, deriva dall'italiano antico trabucco = trabocchettoTraina cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome latino Trainus Travagincognome presente in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal termine dialettale travaijn = operaio addetto allo spostamento dei prodottiTrentincognome veneto, ad indicare una persona nata a Trento o proveniente dai suoi dintorniTrevisancognome veneto, ad indicare una persona nata a Treviso o proveniente dai suoi dintorniTrincacognome veneto, deriva dal termine italiano trinca = fune da velaTrionfo cognome presente nel nord, centro e sud Italia, deriva dal termine trionfo = gioco di carte e moneta napoletana oppure dal nome personale TrionfoTronchincognome veneto, deriva dal termine italiano tronco = interrotto, spezzatoTrubian, Turbiancognome veneto, deriva probabilmente dal nome dell'omonimo borgo di Vittorio Veneto (TV)Tubia, Tubianacognome veneto, deriva dal nome personale TobiaTumminellocognome presente in sud Italia, deriva dal nome personale Tommaso
Pagina 250
Ulliana, Uliana cognome veneto, deriva dal nome personale Ulian = Giuliano. Dal nome latino Iulius col significato di sacro, dedicato a GioveVaccacognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine vacca = mucca ad indicare spesso il proprietario di questi animali oppure una persona che li custodivaValacchicognome presente in Toscana, potrebbe derivare dal termine valacchi = antico popolo che viveva tra l'Ungheria e la Romania Valascognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome di località di Valas in comune di S.Genesio Atesino (BZ)Valdemarcacognome veneto, deriva dal nome della località di Valdemarca in comune di Arcugnano (VI)Valentinicognome veneto, deriva dal nome personale Valentino. Dal verbo latino valere = stare in buona saluteValericognome veneto, deriva dal nome personale Valerio. Dal nome latino Valerius che significa essere forte, sanoVandellicognome emiliano, deriva dal nome medievale tedesco WandoVanfretticognome veneto, di significato ignotoVanin, Vanninicognome veneto e toscano, deriva dal nome personale Vanni = Giovanni col significato di Dio ha avuto misericordia, è stato propizioVanzellacognome veneto, deriva dal nome personale medievale Diolavanzi = che Dio lo faccia crescere bene Vardanegacognome veneto, deriva dal termine longobardo warda = posto di guardia, vedettaVasercognome presente nel nord Italia e nel Lazio, di significato ignotoVastola cognome campano, di significato ignotoVazzoler, Vazzolerettocognome veneto, persona nata a Vazzola (TV) o proveniente dai suoi dintorniVendrame, Vendramelli, Vendraminetto, Vendraminicognome veneto, deriva dal nome personale medievale Vendrame a sua volta derivato dalgermanico Winidram
Paesaggio campestreVenerandi cognome veneto, deriva dal nome personale Venerando. Dal latino venerandus = degno di venerazione, rispettoVenturincognome veneto, diminutivo del nome personale VenturaVermecognome presente in Piemonte e Sicilia, potrebbe derivare dal nome medievale VermeVermigliocognome toscano, deriva probabilmente dal termine vermiglio = rosso acceso Verniaricognome italiano, deriva dal nome personaleVarnerioVeronesecognome veneto, persona nata a Verona o proveniente dai suoi dintorniVetrallacognome presente nel centro Italia, potrebbe derivare dal nome della località di Vetralla (VT)Vibbanicognome presente in Veneto, di significato ignotoViccocognome presente in tutt'Italia, probabile modificazione del cognome Vacca per eliminarne l'accezione dispregiativa
Pagina 251
Vicentini, Visentincognome veneto, ad indicare una persona nata a Vicenza o proveniente dai suoi dintorniVidalicognome veneto, deriva dal nome personale Vidal = Vitale. Dal nome latino Vitalis che significa avere vita, pieno di vitaVidorcognome veneto, deriva dal nome della località di Vidor (TV) Vidotto, Viottocognome veneto, deriva dal nome personale Vido = Vito col significato di vita spirituale, eternaVielcognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale vièl = viale oppure dal nome personale Vio = Vito col significato di vita spirituale, eternaVigilianticognome presente nel sud Italia, deriva dal termine vigilante = sentinella, guardiaVincenzicognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Vincenzo che significa vincere il male, le avversitàViezzercognome veneto, potrebbe derivare dal nome germanico VezeloVillanovacognome veneto, deriva dai termini latini villa = campagna, podere e nova = nuovi insediamenti oppure da nomi di località come Villanova in comune di Sernaglia della Battaglia (TV)Vincicognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente come contrazione di nomi medievali quali Vinciguerra, VinciprovaVineracognome veneto, deriva probabilmente dal nome della località di Vinera in comune di Vittorio Veneto (TV) oppure dal latino vinaria = cantinaVirocognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal termine latino vir = uomoVissàcognome veneto, deriva dal nome della località di Vissà in comune di Tai di Cadore (BL) Vitaglianocognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale VitalianoVitiellocognome campano, deriva dal nome personale Vito col significato di vita spirituale, eternaViviancognome veneto, deriva dal nome personale VivianoVizzottocognome veneto, deriva dal termine arcaico vizzo = avvizzito, floscioVolatile
cognome presente in Sicilia e Campania, cognome che veniva dato ai trovatelliVolontècognome lombardo, deriva probabilmente daltermine dialettale volontè = volontario ovolenteroso Volpecognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome dell'omonimo animaleVoltarelcognome veneto, deriva dal termine dialettale volta, voltar = curva, svoltareVottacognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal termine botta = colpo, percossa e stivaleto dal donna oppure dal nome personale tedesco BottaWiesercognome trentino, deriva dal termine tedesco wieser = pratoZaccaria, Zaccaron, Zaccariotto cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome Zaccaria col significato di Dio si è ricordatoZagocognome veneto, deriva dal termine dialettale zago = diacono, sagrestano o chierichetto Zaia cognome veneto, deriva probabilmente dal termine slavo zajc = lepreZainacognome presente nel nord Italia, deriva dal termine zaina = paniere, cestoZambenedetticognome veneto, deriva dai nomi Giovanni e Benedetto Zambianchi, Zamperla, Zangrando, Zanibellatocognome veneto, deriva dal nome Giovanni col significato di Dio ha avuto misericordia, è stato propizioZambon cognome veneto, deriva dal nome composto Zan-Bon = Gian-Buono oppure dalla contrazione del nome Zan-Battista = Gian-Battista diventato Zamba o ZamboZampini, Zamponicognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal termine gamba, zampaZampiericognome veneto, deriva dai nomi Giovanni e Pietro Zanaiacognome veneto, deriva dal nome personale Zane = GiovanniZanardo cognome veneto, deriva dal nome composto Zan-Nardo = Gian-NardoZanattacognome veneto, deriva dal nome Zan o Zane =Giovanni col significato di Dio ha avutomisericordia, è stato propizio
Pagina 252
Paesaggio fiume Monticano
Zanchetta, Zanchettin, Zanco, Zancan, Zancaner cognome veneto, deriva dal termine dialettale zàncheta, zànco = persona mancinaZandacognome sardo, deriva dal termine dialettale zanda = papavero dei campiZandonadi, Zandonà, Zandonella cognome veneto, deriva dal nome composto Zan-Donado = Gian-DonatoZanella, Zanellato, Zanette, Zanetti, Zanusso, Zanin, Zanon, Zaninotto cognome veneto, deriva dal nome Zan o Zane = Giovanni col significato di Dio ha avuto misericordia, è stato propizio Zanghieratocognome veneto, di significato ignotoZara cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della città di Zara oppure dal termine italiano antico zara = gioco che si faceva con tre dadiZardetto cognome veneto, deriva dal nome personale Zardo = Rizzardo col significato di forte, potenteZarrocognome campano, deriva dal termine dialettale zarro = piccolo ostacolo, inciampoZaupacognome veneto, deriva dal termine dialettale vicentino zaupa = gioco che si fa con un piede solo
Zava, Zavancognome veneto e trentino, potrebbe derivare dal nome della località di Zava Pergine Valsugana (TN), dal termine dialettale veneziano zavajar = barattare oppure dal termine friulano zava = rospoZencognome veneto, deriva dal nome personale medievale ZenoZennaro cognome veneto, deriva dal nome personale Gennaro. Dal latino Ianuarius = gennaio, nome che veniva dato ai bambini nati in quel meseZiddacognome sardo, deriva dal termine dialettale zidda = focolareZiliotto, Zillicognome veneto, deriva dal nome personale Zilio = EgidioZoppascognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale zòpa = zolla oppure dal termine zoppo ad indicare un difetto fisicoZorgno, Zorniocognome veneto, potrebbe derivare dal nome germanico Zorn col significato di furiosoZorzal, Zorzetto, Zorzicognome veneto, deriva dal nome personale Zorzè = Giorgio col significato di agricoltoreZuccarocognome presente nel sud Italia, deriva dal termine zucchero ad indicare una persona dolce di carattere Zuccon, Zuccolotto cognome veneto, deriva probabilmente dal nome medievale germanico Zucco oppure dal termine zucca Zuliani cognome veneto, deriva dal nome personale Zulian = Giuliano. Dal nome latino Iulius col significato di sacro, dedicato a Giove Zumbocognome calabrese, deriva dal termine dialettale zumbo = bernoccolo
Il fiume se ne andava fra le erbe, riversandosi per la valle fredda, ridente
al luccichio variopinto di fiori Tertulliano
Pagina 253
Bibliografia
Mario Bernardi – Angelo Corazza Ponte di Piave – Una città sul fiume
Angelo Maschietto Tezze di Piave
Ass.Cultura - Vazzola Siamo Passati – Vazzola, Visnà, Tezze
Don Rino Bruseghin Mareno di Piave
Alessandro Marzo Magno Piave – cronache di un fiume sacro
Maria Teresa Furlan Le Grave di Papadopoli
Antonio Soligon Palazzo Tiepolo in Vazzola
Giancarlo Bardini Parrocchia di S.Martino Vescovo - Visnà
Pier Paolo Cervone Vittorio Veneto – l'Ultima Battaglia
Mario Altarui Treviso nella resistenza
Mario Altarui Treviso nel fuoco
Mario Altarui Treviso Postbellica
Giunti Storia Illustrata della 2°Guerra Mondiale
A.Mondadori Storia La Grande Guerra racconti
Carlo Meregalli Grande Guerra sul Piave
Ist.Storia Risorgimento Tv Storie della Grande Guerra volume 1 e 2
G.D. Sheffield Storia fotografica 1° G.M.
Ten.Col.lo E. Glaise Horstenau Dal Piave al crollo
Paolo Pozzato - Tibor Balla' Il Piave – l'ultima battaglia della G.G.
Ist. Geografico De Agostini Aerei della 2° G.G.
Ist. Geografico De Agostini Come funzionano gli aerei
Ist. Geografico De Agostini Armi da Guerra
Ernesto Brunetta 1945 – La Cartiera Burgo
Richard Banson – Richard Platt Disastri
Vallardi Il Grande Libro della Storia
Pagina 254
Sossai Fratelli La Famiglia Sossai
Piergiovanni Biffis La Famiglia Biffis
Gen. Guido Concini La Famiglia Concini
Casimiro Polacco Notizie sulla Famiglia Polacco
Ist. Geografico De Agostini Enciclopedia Medica
Mondadori I Giganti n.17
Tarcisio Zanchetta S.Maria di Lovadina
Giuliano Simionato La Comunità Cristiana di Lovadina
G. Simionato – A. Sartoretto Storia millenaria di Lovadina
Jean Raspail Il Campo dei Santi
Il Gazzettino Archivio
L'Azione Archivio
I. Azzalini – G.Visentin Conegliano
Associazione Emigranti Archivi
Comune di Mareno Archivi
Parrocchia di Mareno Archivi
Ido Da Ros Bepi Ros – La roccia del Piave
Parrocchia di Sarano Archivio Don Noè Tamai
Luigi Nardo Dizionario Italiano-Veneto
Eugenio Dal Cin Cognomi di Susegana e di Cappella Maggiore
Emilio De Felice Dizionario dei Cognomi Italiani
UTET Dizionario Storico Etimologico
A. Semenzi Treviso e sua provincia
Voglio che tutto ciò che mira a stabilire rapporti
intellettuali e a liberare le menti si diffonda
nelle moltitudini e passi dall'una all'altra bocca.
F. Bacone
Pagina 255
CONSIDERAZIONI FINALI
Il secondo libro è terminato e come nel primo volume si racconta di noi, del nostro paese, della nostra storia, delle tradizioni, del nostro modo di vivere, conquistati in tremila anni di vita.Abbiamo costruito poco alla volta la nostra casa culturale aperta alle idee del singolo, alla libertà dell'essere persona, del creare, inventare, costruire.
La nostra identità di veneti l'abbiamo realizzata nei secoli e la possiamo sintetizzare con questi brevi tratti:
– la cultura del lavoro, inteso come sostentamento, difficile nel passato per la spaventosa povertà delle nostre campagne; se non c'era lo si cercava emigrando in giro per il mondo.
– il ritmo antico delle stagioni e del tempo, dove la vita era scandita tutto l'anno dal sole e dalla luna, dalle feste religiose; una partecipazione ed uno scambio continuo tra noi e la natura.
– l'ambiente, una realtà da far produrre per sfamare le molte, a volte troppe, bocche delle famiglie contadine; ma anche un amore per il bello, l'orto, i fiori e gli animali che avevano il nome di persone.
– la religione, che univa col suo sentimento tutti quanti, anche quelli che durante il giorno bestemmiavano Dio e la Madonna, ma che poi si riconciliavano pentiti; dove l'inferno ed il paradiso erano la punizione ed il premio per ogni azione quotidiana.
– l'autocompiacimento e l'orgoglio per il risultato del proprio lavoro. – la memoria, che unisce i vivi ai trapassati; il ricordo della famiglia e degli
eventi che hanno spesso tragicamente segnato la storia.– il senso di pietà e solidarietà che ha creato nei nostri giorni una
grandissima rete di volontariato.– la nostra lingua, il dialetto con le sue innumerevoli varianti; un suono che
naturalmente ci tranquillizza e ci dà il senso di sicurezza e di appartenenza alla nostra comunità.Ma con l'immigrazione e la globalizzazione la realtà è cambiata
radicalmente e spesso ci si trova spaesati perché abbiamo perso quei punti di riferimento che sono stati appena ricordati; non abbiamo più coscienza della
Pagina 256
nostra identità veneta. Tutte le società hanno come riferimento valori condivisi ed un sistema di relazioni che garantisce l'identificazione dei singoli nei princìpi comuni.
Nel 1973 lo scrittore Jean Raspail scrisse che “la radicalizzazione delle comunità straniere presenti sul nostro territorio, la forte pressione psicologica delle associazioni umanitarie, l'estremizzazione da parte di alcuni esponenti religiosi, il falso buonismo delle coscienze, il rifiuto di affrontare la verità, indeboliscono le nostre difese. Chi può pensare, se non ponendo la testa sotto la sabbia come uno struzzo, che l'attuale equilibrio possa durare a lungo?”
Nella situazione attuale, possiamo pensare che sia un nostro diritto vivere nel modo che ci siamo costruiti e chiedere a coloro che vengono da noi di essere ospiti rispettosi?
Se gli stranieri non vogliono adeguarsi ed integrarsi, come molti dimostrano di non voler fare, perché devono restare imponendoci le loro regole?
A Stoccolma è di gran moda una maglietta che i ragazzi musulmani portano con la scritta “2030 poi prendiamo il controllo”.
Se non affermeremo con forza i tratti della nostra cultura, i nostri figli e nipoti vivranno in una situazione esplosiva, che porterà alla cancellazione della loro identità.
Lo scrittore russo Aleksandr Zinoviev ha lasciato scritto che: “...i nove decimi dell'umanità aspettano il momento opportuno per gettarsi contro di noi occidentali. Quanto ci vorrà? Una, due o tre generazioni?”
E' ciò che vogliamo? Non sarebbe bene prendere coscienza dei fatti e decidersi ad intervenire con
fermezza da subito prima che sia troppo tardi, aiutando chi si vuole integrare ed allontanando gli irriducibili?
La nostra cultura millenaria ha sempre accolto bene tutti quelli che si riconoscevano nei valori della società veneta, che si arricchiva anche col loro apporto.
Concludendo questo nostro lavoro, vogliamo ribadire che ora più che mai è importante assumersi l'impegno per consolidare la nostra identità; il Veneto è stato ed è terra di frontiera ma la sua gente, noi, è uscita sempre a testa alta dalle molteplici sfide a cui è stata sottoposta.
Sono convinto che una pace nelmondo tra gli uomini non è possibilese non vi è pace tra le religioni.
H. Kung
Pagina 257
UNO STILE DI VITA
Non Importa:
L'Uomo è irragionevole.Illogico, egocentrico:non importa, amalo!
Se fai del bene,ti attribuiranno secondi fini egoistici:non importa, fai del bene!
Se realizzi i tuoi obbiettivi,troverai falsi amici e veri nemici;non importa, realizzali!
Il bene che farai verrà dimenticato:non importa, fa del bene!
L'onestà e la sinceritàti rendono vulnerabile:non importa, sii franco e onesto!
Quello che per anni hai costruitopuò essere distrutto in un attimo:non importa, costruisci!
Se aiuti la gente, se ne risentirà:non importa, aiutala!
Dà al mondo il meglio di te,ti prenderanno a calci:non importa, dà il meglio di te!
Madre Teresa di Calcutta
Pagina 258
Indice dei nomi
Pagina 259
A Bet Elisa 192
Agosti conte Giuseppe 63 Bet Giuseppe 147
Agosti conte Luigi 63 Bet Mariano 93
Agosti Giuseppe 165 Bevilacqua Toni 137
Agosti Luigi 165 Biadene Apollonia 163
Agosti Mario 165 Bianco Serena 196
Albini Aldo, ingegnere 59 Bidoli Pietro 39
Alboino, re longobardo 31 Biffis don Andrea 160
Algeo Fortunato 92 Biffis Andrea, oculista 161
Algeo Luciano 93 Biffis Angelo 160
Amadio Giuseppe 94 Biffis Antonio 81
Ambrosso Natale 89 Biffis Antonio 133,161
Ansermini Teodoro 173 Biffis Antonio 159
Antoniazzi Attilio 92 Biffis suor Bertilla 161
Antoniazzi Graziano 135 Biffis don Domenico 160
Armellin Lino 195 Biffis Elena 187
Attorbo Roberto 195 Biffis Ferdinando 161
B Biffis Fernando 160,173
Baccichetto Flavia 114 Biffis Gerolamo 159
Baccichetto Giovanni 114 Biffis Gino Giuseppe 82
Baccichetto Giuseppe 114 Biffis Giovanni 157, 159, 164
Baccichetto Maria Pia 115,195 Biffis Giovanni 160,173
Baccichetto Narciso 114,195 Biffis Girolamo 161
Baccichetto Natale 114 Biffis Marina 161
Baccichetto Pietro 89,114 Biffis Pietro 159
Badoglio Pietro, generale 38 Biffis Pietro, medico 161
Baldissin Antonio 87 Biffis Pietro Antonio 160
Bardin Giovanni 92 Biffis Santo 160
Barel Giulia 143 Biffis Silvio 161
Barra Augusto 193 Bin Angelo 93
Barro Attilio 63 Bin Giuseppe 96
Barro Giuseppe 186 Bonancin Amalia 195
Barro Luigi 89 Bonas Arturo Girolamo 89
Barro Mario 89 Bonotto dott. Gino 21
Bartali Andrea 109 Bonotto ing. Antonio 21
Bartali Gino 109,133,137 Bonotto Luigi 166
Basei Agostino 110 Borean Egidio 196
Basei Antonio 110 Borelli Roberto 195
Basei Gian Marco 110 Borin Giuseppe 95
Basei Gioconda 110 Bornia Giovanni 96
Basei Giuseppe 110 Bornia Luigi 89
Basei Renzo 110 Bortolotto Antonio 195
Basei Roberto 110 Bos Emilio 92
Basso Mario 89 Boscariol Giovanni 96
Battistuzzi Daniela 144,145 Bottecchia F.lli 103
Bazzo Natale 93 Bottecchia Pietro 89
Bellussi Antonio 19 Bozzetto Fioravante 89
Bellussi Girolamo 19 Bozzetto Franco 149
Benedet Giovanni 89 Bozzetto Luigina 196
Benvenuti Pompeo 83 Bozzetto Mario 92
Berardino Loredana 192 Breda Angela 194
Bernardi Fabio 140 Bressan Loredana 192
Bertoli Luigi 149 Brino Antonio 193
Bet Aldo 150 Brisotto Giuseppe 165
Pagina 260
Brisotto Piero 165 Cescon Eleonora 145
Brugnera Orsolina Scardanzan 102 Cingolani Francesco 195
Buffo Angelo 151 Ciprian Antonietta 196
Buffo Antonio 89 Cojutti Michela 195
Buffo Luigi 89, 149,150 Col Antonio 23
Buffo Maria Paola 102 Collalto Rambaldo, conte 166
Buffo Vanda 102 Collet Domenico 108
C Collet Giovanni 108
Cais Pietro 94 Comin Arduino 102
Cal Giuseppino 192 Comin Bruno 102
Caliman Pietro 93,94 Concini Antonio 157
Camatta Angelo 96 Concini Carolina 157,164
Camatta Antonio 96,182 Concini Concino 155,158
Camatta Davide 96 Concini Corrado 155
Camatta Gerson 182 Concini don Firmino 156,164
Camatta Gervasio 92 Concini Francesco Carlo 156
Camerotto, famiglia 111 Concini Giovanni Andrea 156
Camerotto Antonio 96 Concini Giovanni Battista 155
Camerotto Vittoria 106 Concini Giovanni di Carlo 156
Campagnolo Gino 103 Concini Giovanni Domenico 156
Can Grande della Scala 24 Concini Guido 155
Cancian Angelo 89 Concini Luigia 157
Cancian Antonio 182 Coppi Fausto 133
Cancian Pietro 95 Coroccher Dino 195
Candiani prof. Luigi 58 Corocher Giacomo 96
Canzian Giannantonio 127 Corte Patrizia 195
Capra Agostino 89 Cuna Rosanna 144
Capra Egifrido 91 D
Capra Elvio 195 D'Annunzio Gabriele, scrittore 44
Capra Guerrino 92 Da Fies Ernesto 122
Capraro Mauro 196 Da Re Agostino 60
Carlo V° d'Asburgo, re 31 Da Re Avellino 138
Carnera Primo 148 Da Re Carmelo 107
Carnielli Laura 196 Da Re Francesco 92
Carnielli Luigi 96 Da Re Giuseppe 92
Carnielli Natalina 124,125 Da Ros Emanuele 93
Carpenè Ferruccio 82 Da Ros Giobatta 90
Casagrande Ampelio 196 Da Ros Renzo 135
Casagrande Candido 89 Dal Bianco Antonio 92
Casagrande Ezio 139 Dal Bianco Ferdinando 106
Casagrande Francesco 151 Dal Bianco Giuseppe 103
Casagrande Giordano 89 Dal Bianco Pietro 103
Casonato Luigi 95 Dal Bò Giovanni 23
Caterina II° di Russia 31 Dal Bò Giuseppe 90
Cattelan Enrico 89,95 Dal Cin Angelo 85
Cavarzerani Francesco 191 Dal Cin Angelo 90
Cecchetto Bruno 104 Dal Cin Angelo 91
Cecchetto Denis 102 Dal Cin Aristide 134
Cecchetto Giovanni 102 Dal Cin Giuseppe 93
Cedolin Giorgio 66 Dal Cin Giuseppe 101
Celebrin Giorgio 106 Dal Cin Guerrino 88
Celebrin Lino 106 Dal Col Luigi 103
Celotti Mario 114,195 Dal Pos Giorgio 105
Celotti Olindo, capitano 58 Dal Pos Sante 88
Celotti Vittorio, scultore 58 Dall'Antonia Giada 144,145
Celotto Gino 92 Dall'Armellina Antonio 90
Cenedese Giustina 60 Dall'Armellina Antonio 196
Ceotto Rina 196 Dall'Armellina Armando 168
Ceschin Angelo 90 Dall'Armellina Beniamino 52, 123,124
Pagina 261
Dall'Armellina Bruno 168 Fagnol Anna Carla 195
Dall'Armellina Clemente 90 Falchetto Beniamino 182
Dall'Armellina Ettore 104,108 Falzoni Carlo 193
Dall'Armellina Ferdinando 90 Famiglia Papadopoli 34
Dall'Armellina Guerrino 101 Fantuz Arziero 91
Dall'Armellina Luigi 90 Fantuz Chiara 196
Dall'Armellina Pietro 95 Fantuz Vittorio 171
Dall'Armellina Stefano 126 Fantuzzi Silvestro 116
Dalla Cia Carlo 124,125 Favaro Fabrizia 195
Dalla Cia Giuseppe 108 Favero Luisa 195
Dalla Colletta Renzo 128 Favero Marcello 196
Dalla Libera Angelo 103 Favero Vito 137
Dalle Crode Elena 143 Fedato Antonio 84
Dalle Crode Nicole 143 Fedato Francesco 84
Dario Ernesto 124 Felice, Vescovo 31
Dario Pietro 135 Feltrin Ugo 118
Dassiè Domenico 90 Fiorin Giovanni 93
Dassiè Ennio 127 Forest Mirella 192
De Amicis Edmondo 173 Fornasier Angelo 95
De Colle Antonio 162 Foscan Battista 123
De Colle Giuseppe 162 Foscan Cesare 123
De Colle Maria 162 Foscan Egidio 83
De Crignis Maddalena 162,194 Foscan Ferdinando 124
De Giusti Luigi 96 Foscan Giuseppe 90
De Giusti Pietro 96 Foscan Natale 135
De Giusti Pietro 195 Francesco I°, imperatore 39
De Luca Antonio 124,125 Francescon Amedeo 105
De March Mara 195 Frare Aurelio 92
De Martin Elvis 108 Frare Francesco 96
De Martin Ilvo 108 Frassinelli Renzo 124
De Nadai Giovanni Battista 90 Freschi Luciana 195
De Nadai Graziella 195 Furlan Carlo 90
De Pasqualin Natalina 53 Furlan Emilio 90
De Piccoli Maria 195 Furlan Remo 193
De Ronchi Paolo 90 Furlanetto Giancarlo 147
De Stefani Fioravante 96 G
De Zotti Bruno 195 Gaeta Giovanni Ermete 44
De' Medici Maria 158 Gaiot Giovanni 90
Delle Rose Giovanni 133 Gaiot Sebastiano 86
Donà dalle Rose 53 Gaiotto Dino 101
Donadello Walter 115 Gaiotto Edda 195
Dotta Alessandro 60 Gaiotto Fernando 101
Dotta Eugenio 186 Gandin Marina 60
Dotta Giannino 124,137 Gandin Stefano 139
Dotta Giuliana 102 Garbet Giuseppe 135
Dotta Scolastica 114 Garbet Osvaldo 96
Dotta Sergio 114 Garbuio don Amerigo 54
Dotto Stefano 147 Gardenal Antonio 93
Dumas Alexandre 158 Garibaldi Giuseppe 172
E Garlant Rocco 93
Enrico di Valois 31 Garlant Umberto 59
Enrico IV 158 Garziera Mascia 193
F Gasparini Roberto 124,125
Fabris Nada 196 Gava Flavio 135
Facchin Giuseppe 195 Gava Mario 146,147
Fagaraz Carla 102 Gava Sante 196
Fagaraz Cristina 102 Giacomin Egidio 107
Fagaraz Danilo 116 Giacomin Patrizio 107
Fagaraz Lia 102 Gobbo Guerrino 123
Pagina 262
Granzotto Giovanni Giacinto 59 Mattiuzzo Miriam 195
Graziani don Francesco 20 Mazzer Giovanni 97
H Mazzer Luciano 111
Harrison Benjamin 183 Meneghel Stella 195
Herrera Helenio 150 Meneghin Giovanni 91
K Meneghin Maria Teresa 195
Klemens von Metternich 39 Menegon Emanuela 195
L Merz Lorena 196
L'Abbate Alessandro 194 Mesirca Antonio 165
La Rocca Mario 192 Mesirca Domenico 166
Lombardi Iosella 135 Mesirca Giuseppe 166
Longo Sara 196 Mesirca Luigi 166
Lopatto don Venier 68 Mesirca Maria 166
Lorenzet Ernesto 90 Miazzo Angela suora 58
Lorenzetto Mirko 139 Michela Perin 143
Lot Antonio 124 Miguel Poblet 138
Lot Benvenuto 91 Milanese Giuseppe 97
Lovat Valter 195 Milanese Luigi 97
Lovatello Francesco 96 Milani Stefano 195
Lovatello Giovanni 97 Miotto Pierantonio 142
Lovisotto Erminio 92 Mischis Isabella 195
Luca Anibale 195 Modolo Sacha 139
Luca Giuseppe 195 Momi Augusto 91
Luigi XIII, re 158 Momi Ernesto 95
M Montesel Maria 195
Maccari Giobatta 60 Moore Annie 183
Maccari Paolo detto Calca 61 Moras Angelo 87
Magnan Roberto 136 Moro Emanuela 195
Malanotti Camilla 156 Moschetta Lodi 92
Manente Bortolo 90 Muffato Alessia 141
Manfrenuzzi Giuseppe 22 Musi Luigi 193
Mangiameli Giuseppe 193 N
Mantese Angelina 165 Nadal Lidia 196
Mantese Antonia 165 Nadal Maddalena 116
Mantese Clelia 165 Nadal Sergio 150,151
Mantese Eufemia 165 Napoleone Bonaparte 37,39
Mantese Girolamo 165 Nardo Augusto 91
Mantese Giuseppe 165 Nasisi Maria Elena 143
Marchet Giuliano 138 Nasisi Pippo 142
Marchi Anna Maria 163 Negroni Camillo 104
Marco Magno 30 Negroni Guglielmo 104
Marcon Angelina 116 O
Marcon Angelo 90 Olivato Walter 136
Marcon Antonio 90 Olto Laura 145
Marcon Assunta 111 Ongaro Breda Annamaria 102
Marcon Giuseppe 60 Ongaro Luigi 105
Marcon Giuseppe 195 Ottavian Luciano 103
Marcon Luigi 93 Otto von Berndt, generale 49
Marcon Luigi 195 Ottone I, re di Grecia 156
Marcon Silvano 135 P
Marcuzzo Anna 195 Padoan Argentino 92
Marian Giorgio 136 Padoan Giacomo 91
Mario, generale romano 36 Padoan Giuseppe 67
Marion Pietro 59 Padoan Nerio 138,139
Maronese Arianna 144,145 Padoan Thomas 3
Martignone Camillo 167 Padovan Argentino 92
Marton Bruno 79 Padovan Giuseppe 95
Maset Sara 192 Paladin Domenico 94
Massimiliano I°, imperatore 37,155 Palla, famiglia 104
Pagina 263
Palladino Carlo 166,167 Polo Antonio 94
Pandin Giovanni Battista 94 Possamai Augusto 94
Panucci Aldo 192 Possamai Renzo 105
Paoletti Giacomo 72 Prizzon Angelo 95
Paoletti Paolo 133 Prizzon Antonio 141
Paolo Diacono 31 Prizzon Giuseppe 95
Paolo Petrovich, granduca russo 31 Prizzon Giuseppe 194
Papa Giovanni 93 R
Pase Elio 108 Rech Alfonso 114,195
Pase Giuseppe 91 Richelieu, Cardinale 158
Pase Pietro 92 Roma Sante 52
Pasin Ilenia 135,136 Ronchi Paolo 95
Pasin Marco 127 Ros Bepi 148
Pasqualetto Mario 135,136 Ros Ernesto 148
Pasqualin Nino 137 Rosi Paolo 148
Patella Alessandra 194 Rubino Valentina 143
Patera Carlo 192 S
Pavan Daniele 196 Saccon Giacomo 92
Pavan Vittorino 124 Salvador Domenico 91
Peccolo Augusto 92 Salvador Eugenio 114
Peccolo Roberto 194 Salvador Paolo 91
Pedà Vincenzo 107 Salvador Vittorio 80
Pellizzon Giovanni 91 Salvadoretti Domenico 137
Perencin Cinzia 144 San Carlo Borromeo 20
Perencin Francesco 123 San Venanzio Fortunato 31
Perin Diotisalvi 56 Sanfiorenzo Fiorenzo 193
Perissinotto Augusta 194 Sanson Francesco detto Piero 53
Peruch Augusta 106 Sanson Giovanni 54
Peruch Giovanni 92 Sanson Maria 116
Peruch Lino 94 Sarton don Angelo 58
Peruzza Antonio 140 Sartor Paolo 196
Peruzza Francesco 196 Savoini Giulio 115
Peruzza Masimo 92 Scaczot Giovanni Battista 163
Peruzza Sergio 192 Scardanzan Silvia 143
Peruzza Vittorio 123 Scattolini Antonio 192
Piacentin Giuseppe 84 Schincariol Luigi 97
Piacentin Guerrino 69 Scottà Antonio 101
Piacentini Giovanni 92 Scottà Bernardino 101
Piai Bruno 92 Scotta' Giovanni 94
Piai Guido 95 Scotta' Lino 94
Piccin Silvia 196 Scrizzi Giuseppina 165
Pietro III°, zar 31 Scrizzi Maria 165
Pillon Antonio 60 Scudeller Desiderato detto Pilato 70
Pilosio Gloria 104 Scudeller Domenico 91
Pin Rosa 195 Scudeller Maria 102
Pinarello Fanny 114 Serafini Aldino 59
Pio VI, papa 31 Serafini Angelo 166
Polacco don Agostino 156,163 Serafini Domenico 166,167
Polacco Alessandro 163 Serafini Francesco 91
Polacco Alvise Filippo 163 Serafini Francesco 167
Polacco Amalia 164 Serafini Girolamo 166
Polacco Antonio 97,164 Serafini Gregorio 166
Polacco Bonaventura, notaio 157,164 Serafini Guglielmo 166,167
Polacco Giovanni Battista 164 Serafini Luigi 166
Polacco Giovanni Maria 163,164 Serafini Maria 167
Polacco Lucia 164 Serafini Nazzarena 194
Polacco Luigi 164 Serafini Ugo 91
Polacco Vincenzo 81 Serafini Ugo 123
Polese Enrico 92 Signori dott. Gino 68
Pagina 264
Silvestrin Flavio 138 Viezzer Gino 106
Soldera Luigi 92 Viezzer Giovanni 106
Soligon Adriano 105 Vigilanti Cama Clementina 194
Soligon Chiara 135,136 Visentin Ezio 137
Soligon Franco 135 Von Zach Anton 167,168
Sonego Leonida 195 W
Sossai Aldo 111 Wiel, famiglia 167
Sossai Carla 111 Z
Sossai Gildo 111 Zaia Giovanni 91
Sossai Ida 111 Zaia Maria Luisa 196
Sossai Paolino 111 Zambendetti Domenico 83
Spaziano Anna 105 Zambendetti Olindo 59
Speranza Pietro 97 Zamuner Dolores 195
Spinazzè Aldo 101 Zanardo Angelo 94
Spinazzè Francesco 97 Zanardo Augusto 187
Spinazzè Lino 195 Zanardo Beniamino 149
Spinazzè Luigi 97 Zanardo Bernardo 187
Stella Paolino 97 Zanardo Carmelo 80
Stival Marco 63 Zanardo Caterina 187
T Zanardo Catterina 114
Tamburini Maddalena 72 Zanardo Ennio 196
Targa Fabio 193 Zanardo Guerrino 72
Tarzariol Angelo 101 Zanardo Luigi 196
Tarzariol Antonio 97 Zanardo Luigi 94
Teo Giuseppe 84 Zanardo Mansueto 72
Tomasella Agostino 93 Zanardo Oliva 187
Tomasella Antonio 91 Zanardo Palmira 187
Tomasella Elisabetta 196 Zanardo Pierina 71
Tomasella Rino 93 Zanardo Pietro 187
Tomasella Samuela 143 Zanardo Rosalia 196
Tomasin Roberto 103 Zanardo Vincenzo 187
Tonini Giovanni 91 Zanardo Vittorio 94
Toniolo Antonio 141 Zanchetta Franco 135
Tonon Angelo 113,152 Zanchetta Giocondo 127
Tonon Benito 113 Zanchetta Lorenzo 97
Tonon Christian 116 Zanchetta Luigi 91
Tonon Evaristo 116 Zanchetta Mauro 135
Tonon Franca 107 Zanchettin Ivana 116
Tonon Francesco 107 Zandonadi Pasquale 195
Tonon Gianfranco 116 Zanella Loris 142
Tonon Luigi 91 Zanella Luana 142
Tonon Michele 116 Zanella Marika 142
Tortato Paolo 135 Zanella Mauro 138
Trevisanato Giancarlo 135 Zanette Giovanni 152
Trivillin Dario 124 Zanette Giuseppe, scultore 58
V Zanette Renato 102
Vaccari Vittoria 60 Zanetti Bruno 91
Valentini Caterina 116 Zanin Angelo 103
Valeri Erminio 91 Zanin Noemi 195
Vanzella Giuseppe 137 Zanin Reginetta 116
Vendrame Antonio 162 Zanzotto Andrea 57
Vendrame Candida 162 Zava Carlotta 110
Vendrame Elio 85 Zava Guerrino 97
Vendrame Giuseppina 102 Ziliotto Emilio, ingegnere 61
Vendrame Luigi Michele 97 Zorgno Mario 109
Vendrame Pietro 95
Vettorel Giuseppe 97 Se si vuole conoscere tutto,Vettori Pietro 116 alla fine non si sa niente.Vico Giambattista 21 J.Matte Blanco
LA LIBERTA'
La libertà è il potere che appartiene all'uomo
di fare tutto ciò che non lede i diritti altrui;
essa ha il suo fondamento nella natura,
la sua regola nella giustizia,
la sua salvaguardia nella legge.
Il suo limite morale è in questa massima:
non fare agli altri quello che non
vorresti fosse fatto a te.
Dichiarazione dei diritti dell'uomoe del cittadino del 1793 – art. 6
Pagina 265
RINGRAZIAMENTI
Regione del Veneto
Comune di Mareno di Piave
Banca PrealpiCredito Cooperativo
Università degli Adultidi Mareno di Piave
Tutti i concittadini che hannoavuto fiducia in noi fornendocifoto e notizie utili
Pagina 266
Pagina 267
Pagina 268