Top Banner
ANNO XXIII – n. 44, 2012 Mappe, territori e social mapping urbani SOMMARIO È PROVVISORIO, A SCOPO ILLUSTRATIVO, IN SUCCESSIVA BOZZA VERRÀ FORMATTO CORRETTAMENTE Editoriale.................................................................................................. 5 il direttore Lella Mazzoli .......................................................................... 6 Prima parte .................................................................................................... 7 Self mapping e social mapping: per uno sguardo personale e condiviso sul territorio .......................................................................... 9 di Lella Mazzoli e Stefania Antonioni ...................................................... 9 Nulla è senza un segno. La mappa e la rappresentazione del mondo: due casi studio .......................................................................... 25 di Fabio Fornasari ................................................................................ 25 Mappare la campagna in città: immagini tra New York City e l’Italia .................................................................................................. 49 di Roberta Bartoletti e Pierluigi Musarò............................................... 49 Seconda parte .............................................................................................. 77 La comunicazione pubblica digitale dell’Europa, per l’Europa ................................................................................................. 79 di Gea Ducci .......................................................................................... 79 Vedere, significare, comunicare. Per una fenomenologia della città................................................................................................ 98 di Maria Rescigno.................................................................................. 98
30

MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

May 03, 2023

Download

Documents

bruna pieri
Welcome message from author
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Page 1: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

ANNO XXIII – n. 44, 2012

Mappe, territori e social mapping urbani

SOMMARIOÈ PROVVISORIO,

A SCOPO ILLUSTRATIVO,IN SUCCESSIVA BOZZA

VERRÀ FORMATTOCORRETTAMENTE

Editoriale.................................................................................................. 5il direttore Lella Mazzoli.......................................................................... 6

Prima parte .................................................................................................... 7

Self mapping e social mapping: per uno sguardo personalee condiviso sul territorio .......................................................................... 9di Lella Mazzoli e Stefania Antonioni ...................................................... 9

Nulla è senza un segno. La mappa e la rappresentazione delmondo: due casi studio .......................................................................... 25di Fabio Fornasari ................................................................................ 25

Mappare la campagna in città: immagini tra New York Citye l’Italia.................................................................................................. 49di Roberta Bartoletti e Pierluigi Musarò............................................... 49

Seconda parte .............................................................................................. 77

La comunicazione pubblica digitale dell’Europa, perl’Europa ................................................................................................. 79di Gea Ducci .......................................................................................... 79

Vedere, significare, comunicare. Per una fenomenologiadella città................................................................................................ 98di Maria Rescigno.................................................................................. 98

Page 2: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Gli onnivori in Italia. L’evoluzione dei consumi culturaliattraverso la lente dei supplementi culturali dei quotidiani ................. 117di Giorgio Zanchini ............................................................................. 117

Note........................................................................................................... 147

Per una sociologia dell’immaginario ................................................... 149di Roberto Cipriani.............................................................................. 149

Comunicare la marginalità. Appunti per un dibattito sullanotiziabilità del sociale ........................................................................ 153di Claudio Bertolani ............................................................................ 153

Recensioni............................................................................................ 171

Abstract................................................................................................ 179

Gli autori .............................................................................................. 187

Page 3: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ:IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

di Roberta Bartoletti e Pierluigi Musarò*

Introduzione: mappare la città attraverso l’agricoltura urbana

L’agricoltura urbana costituisce un nuovo punto di vista per una rimap-patura della città e della sua vita che riporta in primo piano quello che tra-dizionalmente era stato rigettato ai margini – gli orti urbani periferici, sia insenso geografico che simbolico – o fuori dai suoi confini – la selva, la cam-pagna1. Con agricoltura urbana si intende «la coltivazione di cibo in città»:il termine racchiude pratiche diverse che vanno dall’agricoltura in sensostretto all’orticoltura e al giardinaggio, che oggi tendono a sovrapporsi econfondersi ridisegnando i confini tra città e campagna2.

Il recente proliferare di mappature della città che mettono al centro ilverde coltivato nelle sue molteplici declinazioni segnala un’inedita rilevan-za sia della natura urbanizzata sia della pratica della coltivazione urbana,cui sono collegate nuove soggettività sociali – genericamente definite comecontadini urbani (urban farmers) o ortolani – che si muovono sui confiniche separavano categorie classicamente distinte e opposte: città e campa-gna, produzione e consumo, orto e giardino. Le pratiche di cui questi sog-getti sono protagonisti si affiancano, si sovrappongono e a tratti si sostitui-

* L’articolo è il frutto del lavoro congiunto dei due autori; la stesura dell’introduzione edel paragrafo 2 è da attribuire a Roberta Bartoletti e del paragrafo 1 e delle conclusioni aPierluigi Musarò. La ricerca su New York City è stata supportata dall’Institute for PublicKnowledge (New York University), e i risultati sono stati discussi dagli Autori all’internodella conferenza Green Imaginaries: Considering the Relationship of Urban Agriculture,Visuality and Public Policies, tenutasi presso lo stesso istituto il 10 dicembre 2012.

1 Sul rapporto tra campagna e città si veda Donadieu (1998) e, per approfondimenti nelquadro della storia del paesaggio agrario italiano, Sereni (1961/1984).

2 Come sottolineato nello studio realizzato da Earth Institute della Columbia Universitydi New York da cui abbiamo tratto la definizione, «the distinctions between horticulture,agriculture, and gardening are blurry» (2012, p. 6).

Sociologia della Comunicazione 44, 2012

Page 4: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città50

scono alle forme tradizionali di orticoltura urbana, appannaggio prevalentedi gruppi sociali marginali (anziani, pensionati e classi popolari), e riman-dano a nuovi spazi, moventi e significati che non si esauriscono in ambitoeconomico e produttivo, nella forma della piccola autoproduzione di sussi-stenza o dell’integrazione di reddito, ma investono dimensioni sociali, cul-turali, ambientali e politiche3.

L’agricoltura urbana risponde infatti a bisogni di socialità e di condivi-sione in nuovi spazi collettivi, di autoorganizzazione e di presa di parola subeni comuni e spazi pubblici, al desiderio di migliorare il controllo sullaprovenienza dei prodotti e sulla qualità del cibo che consumiamo fino a,non ultimi, bisogni di riconquista di un rapporto con la terra e la naturadentro la città. Le mappe verdi che ridisegnano gli ambienti urbani mettonodunque al centro queste nuove soggettività e le loro voci, le pratiche e ivalori che esse esprimono – culturali, sociali, politici e ambientali oltre cheeconomici – e nuove visioni sulla città prodotte attraverso la coltivazione.

Ci chiediamo allora di che tipo di mappe si tratti, da quali attori venganoimmaginate e prodotte, con quali funzioni ed effetti sulla visualizzazionedella città e sulla produzione di immaginari urbani. È matura la consapevo-lezza che la mappatura costituisca una pratica non neutrale, e che sia stretta-mente legata al potere e alla sua violenza istituzionalizzata (Farinelli 2003,2009). Le mappe hanno il potere non solo e non tanto di rappresentare,quanto piuttosto di costruire la realtà sociale o di negarne l’esistenza, renden-do visibili o invisibili fenomeni, gruppi sociali o intere comunità. Strumentodi potere e di potenziale mistificazione, le mappe possono al contempo dive-nire medium di emancipazione e critica, o di innovazione sociale e culturale:le mappature collettive dal basso, per esempio, sono pratiche di empower-ment individuale e sociale che possono dare vita a un senso di comunità e aimmaginari che altrimenti resterebbero silenti e nell’ombra4.

Le mappe che abbiamo analizzato sono accomunate dall’essere co-struite collettivamente nei media digitali5. Sono forme di crowdmappingche possono essere contestualizzate in un movimento più vasto di mobilita-zione collettiva di risorse (competenze, informazioni, creatività, passioni,

3 Per un approfondimento sulla nuova stagione degli orti urbani in Europa rimandiamoal numero monografico della rivista «Sociologia urbana e rurale», n. 98, 2012, a cura diMaurizio Bergamaschi e all’analisi contenuta in Bartoletti 2013.

4 Si muovono in questa direzione le esperienze militanti di “cartografia tattica” raccoltenel volume Mogel e Bhagat (2008).

5 In questo senso si differenziano dalle esperienze di self mapping urbano (Musarò2012), mosse da moventi di autoespressione ma non necessariamente a orientamento collet-tivo e pubblico.

Page 5: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 51

disponibilità finanziarie ecc.) e di produzione di contenuti e di connessionida parte degli utenti del web e dei media sociali. Si tratta di utenti abituati apartecipare alla produzione di contenuti mediali e a veder riconosciuto ilvalore del loro contributo (Jenkins 2006). Anche se, come molta letteraturaha rilevato6, le pratiche dei pubblici partecipativi sono più legate al consu-mo culturale che non all’impegno e alla partecipazione politica. Nel nostrocaso specifico, pur rilevando pratiche di partecipazione alla produzione dicontenuti mediali (“partecipazione ai media”), vedremo come le mappaturerappresentano una partecipazione alla società più allargata attraverso i me-dia. Nelle pratiche di coltivazione urbana, infatti, la dimensione offline ap-pare predominante e prioritaria, per cui gli stessi media sono utilizzati comestrumenti di autorappresentazione in spazi pubblici e di partecipazione me-diata al dibattito pubblico, oltre che come ambienti in cui esprimere le pro-prie opinioni ed entrare in relazione gli altri (Carpentier 2011).

In questa prospettiva rivolgiamo ora la nostra attenzione a quella cheresta l’esperienza pionieristica e tuttora d’avanguardia nel campo del-l’agricoltura urbana, rintracciabile nella città di New York (par. 1), indagatasia come studio di caso esemplare che come orizzonte per l’osservazione inchiave comparata dell’esperienza italiana, contestualizzata a sua volta nel-l’ambito del più vasto movimento europeo (par. 2). La diffusione sostan-zialmente globale del fenomeno della “nuova” agricoltura urbana rappre-senta un segnale della rilevanza attuale di queste pratiche, sia dal punto divista simbolico che strutturale. Pratiche antiche che trovano nelle mappeodierne supporti nuovi, capaci di schiudere potenzialità inedite. Indaghere-mo pertanto i diversi tipi di mappe riguardanti i due studi di caso, conl’obiettivo di cogliere la ricchezza del nuovo rapporto tra città e campagna,e aprire ipotesi di ricerca future mirate a svelare il potenziale della rappre-sentazione visuale e interattiva relativa alla coltivazione urbana.

1. Urban agriculture in New York City

Con il desiderio di infondere nelle figlie l’amore per l’alimentazionecorretta, e comunicando il suo impegno nella campagna per la lotta al-l’obesità, Michelle Obama ha inaugurato un orto alla Casa Bianca, il 20marzo 2009. Le immagini televisive della First Lady che coltiva frutta e

6 Tra gli altri cfr. Dahlgren (2009). Per un’analisi delle culture partecipative in rete nel-l’ambito della letteratura internazionale e nel contesto italiano cfr. Jenkins (2006), Boccia(2012), Marinelli (2013), Mazzoli (2009).

Page 6: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città52

verdura hanno fatto il giro del mondo. E con gli Stati Uniti nel bel mezzo diuna recessione economica molti altri individui e comunità hanno rapida-mente seguito il suo esempio.

Eppure, al di là del trend lanciato in mondovisione, Michelle non èstata la prima First Lady a inaugurare un orto alla Casa Bianca. Il primatodell’iniziativa spetta infatti a Eleanor Roosevelt, che ha anticipato Michelledi ben 55 anni. Anche se a quel tempo la denominazione in voga era victorygarden, e rispecchiava la mole di progetti legati all’agricoltura urbana fio-riti durante gli anni della seconda guerra mondiale, come strumenti comu-nitari per affrontare le carenze di cibo attraverso l’autoproduzione(Armstrong 2000; Saldivar-Tanaka, Krasny 2004).

Come evidenziano diversi studiosi, i community garden7 sono parte inte-grante della moderna cultura americana sin dal 1890. Inizialmente progettatiper coinvolgere immigrati, bambini e poveri, con i disagi connessi alle guerremondiali e alla Grande Depressione la partecipazione al giardinaggio di co-munità è divenuta universale. Si tratta di pratiche che lungo tutto il dicianno-vesimo secolo hanno costituito un «approccio per affrontare i problemi legatialla congestione urbana, all’immigrazione, all’instabilità economica e al de-grado ambientale» (Lawson 2005, p. 21). Nel corso della storia, gli orti sco-lastici e i giardini coltivati collettivamente negli spazi vuoti delle città hannovisto alterne vicende secondo il diverso clima sociale, ambientale ed econo-mico del Paese. Divenuti pratica diffusa durante la seconda guerra mondiale,i community garden hanno perso d’appeal nella decade successiva per poiritornare in auge nei primi anni Settanta, innestandosi sul movimento am-bientalista e sull’attivismo politico degli anni Sessanta, per affrontare il de-grado sociale e ambientale delle metropoli americane che vedevano i prezzialimentari salire alle stelle durante la crisi economica (Lawson 2005). Risaleinfatti a questi anni l’esperienza pionieristica che ha dato impulso alle molte-plici forme di attivismo verde a New York e in molte altre città nordamerica-ne, dallo statuto oscillante tra la pratica artistica e l’azione militante di presain cura degli spazi urbani abbandonati (Pasquali 2006). Da questo momentoin avanti, i community garden inaugurano una nuova stagione per gli orti ur-bani negli Stati Uniti, dove la posta in gioco non è più l’autosussistenza o lasocializzazione di gruppi sociali marginali, ma la riconquista di spazi di vita,di socialità e di espressione, da strappare all’incuria a cui l’amministrazionecittadina e il mercato immobiliare li avevano condannati (Bartoletti 2013).

7 Come specificano Ferris, Norman e Sempik (2001, p. 560): «what distinguishes acommunity garden from a private garden is the fact that it is in some sense a public gardenin terms of ownership, access, and degree of democratic control».

Page 7: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 53

Per quanto la recessione del 2009 abbia fatto registrare un aumento na-zionale del 19% di quelli che oggi vengono chiamati ironicamente reces-sion garden, ideati per diminuire la spesa alimentare familiare attraversouna maggiore autosufficienza (Sutter 2009), la maggior parte degli orti ur-bani che puntellano le mappe di tante città statunitensi oggi è frutto diun’esperienza che nasce dal basso, dalla presa di coscienza di una genera-zione di cittadini attivi e critici, capaci di emancipare la pratica della colti-vazione urbana da un immaginario popolare e subalterno per poterla asso-ciare a nuovi significati.

Occorre comunque specificare che, per quanto ricoprano un ruolo diprimo piano nel paesaggio urbano statunitense, i community garden sonosolo una componente dell’agricoltura urbana che verrà qui presa in conside-razione. Con il termine “giardino di comunità” si intende «un giardino diquartiere in cui gli individui hanno i loro appezzamenti, e collaborano nellagestione complessiva del giardino» (Lawson 2005), o semplicemente«qualsiasi pezzo di terra coltivato da un gruppo di persone» (AmericanCommunity Garden Association 2011). Questo differisce dal più vasto si-gnificato del termine agricoltura urbana, con cui si intende la pratica diprodurre cibo in città. La coltivazione di ortaggi, frutta, erbe e fiori (ma an-che l’allevamento, l’idrocoltura, l’apicoltura e la legna da ardere) può in-fatti prendere vita su un tetto, nei cortili delle scuole, su un terreno abban-donato, nei banchi alimentari (food banks), in carcere, in un parco pubblicoe in altri luoghi ancora (Egziabher 1994; Lawson 2005). Spesso consideraticome luogo ideale per lo sviluppo e l’empowerment della comunità, la cre-scita enorme di orti comunitari negli Stati Uniti nel corso degli ultimi tredecenni ha trasformato il modo in cui gli americani interagiscono con il lo-ro cibo, la comunità e l’ambiente. Come documentato dall’AmericanCommunity Garden Association (2011), nel 2009 un milione di famigliestatunitensi hanno partecipato al giardinaggio di comunità, mentre oltre 43milioni di persone coltivano un orto in casa.

Da un primo sguardo alla mappa del Paese, possiamo affermare cheoggi gli orti urbani sono una realtà consolidata da una costa all’altra degliStati Uniti: il 33% è locato nel Midwest, il 18% nel Sud, il 22% nel West, eil 22% nel Nord-Est, quasi tutti nella città di New York8. Proprio sul-

8 Come nota Bubinas (2011, p. 1): «Americans have begun to take ownership of theirfood supply by transforming vacant lots into community gardens, growing vegetables in avarious assortment of containers, and planting small gardens in household plots. In a recentsurvey conducted by the National Gardening Association (2009), 34 per cent of householdsnoted that the current economic recession is “motivating them very much (14 per cent) or afair amount (20 per cent) to grow their own food.” In addition, Americans are paying greater

Page 8: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città54

l’agricoltura sviluppata in questa metropoli, e sulle mappe relative a essa, ciconcentreremo in questo paragrafo. Non solo perché a New York si registrail numero più elevato di coltivazioni urbane, ma anche per le sue peculiaritàstorico-sociali e, soprattutto, per il numero cospicuo e per la ricchezza dimappe prodotte relativamente al suo verde urbano produttivo. Per quantol’agricoltura stia guadagnando terreno nella rivitalizzazione di zone urbanecon vaste aree di terreni liberi o abbandonati e che al contempo soffrono didecenni di declino economico e perdita di popolazione (per esempio De-troit, Cincinnati e altre città della “Rust Belt”), New York – la metropolicon la maggiore densità e con i valori immobiliari più alti degli Stati Uniti– conta oltre 1000 community garden, la maggior parte dei quali insediati inspazi pubblici (si pensi che Seattle e San Francisco godono ognuna di“soli” 75 community garden in spazi pubblici)9. Per quanto non abbia ilclima ideale della California o gli enormi spazi vuoti di Baltimora o Cle-veland, New York gode di particolari vantaggi che la rendono leader nel-l’agricoltura urbana statunitense, e non solo. In primis, il movimento di ur-ban farming è radicato nella storia della città: la produzione di cibo ha dasempre fatto parte del paesaggio di New York, in particolare durante il pe-riodo della guerra o della Grande Depressione. Negli anni Settanta, in ri-sposta al movimento spontaneo di recupero di terreni ed edifici abbandonatida parte di cittadini, nasce il programma municipale sui giardini, denomi-nato inizialmente Operation Green Thumb (pollice verde), che consentiva agruppi di cittadini di ottenere in affitto temporaneo lotti vacanti di proprietàdella municipalità10. Le infrastrutture create in quel periodo – dai suddettiprogrammi pubblici che hanno inaugurato nuovi meccanismi di trasferi-mento della terra, al forte network di organizzazioni non profit che si sonobattute per istituire e proteggere i giardini, sino a una solida comunità di at-tivisti appassionati e giardinieri creativi – hanno contribuito a rendere pos-sibile l’attuale rinascita dell’agricoltura urbana.

Se paragoniamo New York alle altre municipalità nordamericane, ap-

attention to food safety, valuing fresh food over processed food and acting on this empowe-red and informed health consciousness to grow their own food or buy it at a local farmers’market».

9 Sebbene molti autori e siti web si riferiscano a circa 500 community gardens, il reportpubblicato a luglio 2012 dal Design Trust for Public Space sostiene: «There are now morethan 700 urban agricultural sites citywide… The Department of Parks & Recreation and theNYC Housing Authority run two of the largest community gardening programs in the coun-try, with more than 1000 gardens throughout the five boroughs, most located on public land»(Cohen, Reynolds, Sanghvi 2012, p. 14).

10 Sulla storia dei community garden e lo sviluppo del programma comunale cfr. Li-brizzi (2012).

Page 9: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 55

pare inoltre chiaro come essa goda di politiche pubbliche volte a suppor-tare l’agricoltura urbana. Mentre molte altre amministrazioni locali hannotrascorso gli ultimi anni in dispute su come modificare i piani urbani af-finché l’uso di taluni terreni fosse reso disponibile per la coltivazione, lalegislazione di New York ha reso possibile creare giardini e orti virtual-mente ovunque11.

La municipalità di New York, inoltre, vanta una larga rete di professio-nisti che offrono assistenza tecnica, tantissime organizzazioni impegnatenell’influenzare favorevolmente la legislazione pubblica, e una notevolepossibilità di accesso ai capitali d’investimento – sia di filantropi sia di im-prese private – necessari per finanziare lo sviluppo di molteplici attività le-gate all’agricoltura urbana: mercati di produttori locali (permettendo così airesidenti di comprare il cibo coltivato nella loro città), il compostaggio alivello di quartiere, la costruzione di giardini e pollai, la messa a disposi-zione di strumenti per il giardinaggio. A questo supporto “tecnico”, la legi-slazione comunale affianca una formazione più ampiamente intesa di giar-dinieri e ortolani, volta a favorire la sostenibilità sociale dei luoghi coltivatie la gestione dello spazio comune: una formazione che spazia dalle tecnichedi decision making alla risoluzione creativa dei conflitti.

Dall’impegno della società civile, a New York è nata una Farm Schoolche forma da qualche anno i residenti nel settore dell’agricoltura urbana12.Finanziariamente supportata dal National Institute of Food and Agriculture,USDA, la scuola offre sia corsi brevi che un programma biennale, con tantodi diploma finale, con l’obiettivo sia di offrire strumenti tecnici, sia di ispi-rare progetti comunitari autosufficienti a livello locale riguardanti l’accessoal cibo e le questioni di giustizia sociale, economica e razziale. E sempregrazie alle organizzazioni non profit, su un campo di aviazione da anni indisuso a Brooklyn, è in procinto di nascere il primo Urban Farm Incubatorche coniuga l’impegno per la giustizia sociale con il supporto agli aspirantiagricoltori urbani affinché possano individuare le risorse necessarie per ilsuccesso dei loro progetti13. New York, inoltre, include una cultura del ciboricca e vivace, la vicinanza alle migliori istituzioni di istruzione superiore,residenti ambiziosi con un elevato capitale culturale e sociale, una presenza

11 Si vedano gli ultimi regolamenti adottati dalla municipalità di New York City, cheestendono il programma Green Thumb, www.greenthumbnyc.org, ultimo accesso 28 settem-bre 2012.

12 http://justfood.org/farmschoolnyc, ultimo accesso 6 novembre 2012.13

http://farmcatskills.org/index.cfm?fuseaction=feature.display&feature_ID=35&ParentCat=74, ultimo accesso 16 novembre 2012.

Page 10: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città56

massiccia di tetti disponibili, soprattutto nelle (ex) aree industriali, una ro-busta rete di trasporti e, in generale, infrastrutture adeguate messe a dispo-sizione delle istituzioni pubbliche per incentivare sistemi alimentari sani esostenibilità ambientale.

La peculiarità storica e sociale e la ricchezza di risorse pubbliche e pri-vate di questa metropoli si coglie subito osservando una delle mappe piùambiziose disponibili online, denominata Open Accessible Space Informa-tion System (OASIS), «the richest source of community maps for New YorkCity – free and all in one place»14. Come recita lo stesso titolo del progetto,si tratta della fonte più ricca di mappe di comunità relativa all’ecosistema diNew York City. Ideata e realizzata attraverso la collaborazione di rappre-sentanti del settore pubblico e privato con l’obiettivo di offrire supporto aorganizzazioni non profit, gruppi di comunità, educatori, studenti, enti pub-blici, e imprese locali per sviluppare una migliore comprensione e gestionedel proprio ambiente attraverso mappe interattive, OASIS si propone diraccogliere e condividere le risorse esistenti, in termini di capacità e cono-scenze, per costruire un approccio di squadra mirato a sviluppare un siste-ma informativo aperto e accessibile (fig. 1)15.

Grazie a questa mappa interattiva, chiunque può visualizzare la con-centrazione, o l’assenza, in ogni quartiere della città, di community garden,parchi, zone umide, foreste, campi da golf, da tennis, da calcio, mercati lo-cali, cooperative di consumo, piste ciclabili, ma anche le stazioni della me-tropolitana come i percorsi di tutti i mezzi pubblici. Oltre alle moltepliciinfrastrutture verdi, sulla mappa sono riportati i dati riguardanti le caratteri-stiche della popolazione (reddito, etnia, classe di età, lingua), i servizi so-ciali, educativi o di welfare (mense per i poveri e centri diurni). Si tratta,dunque, di una mappa onnicomprensiva16 divenuta rapidamente uno stru-mento valido e utilizzato non solo da gruppi di community gardening comeGreen Guerillas17, che rimandano gli utenti web su OASIS per localizzare i

14 www.oasisnyc.net, ultimo accesso 12 ottobre 2012.15 Prima che Google Maps ispirasse il mondo dei nuovi geographers, nel 2000 il Servi-

zio Forestale statunitense ha convocato circa 40 gruppi impegnati nella sostenibilità am-bientale, insieme a educatori, liberi cittadini, organizzazioni non profit, enti pubblici e im-prese private per sviluppare un progetto (senza scopo di lucro) di mappatura e sviluppo dimappe interattive. Il sito OASIS è stato poi lanciato nel marzo 2001 e nel giro di dieci annil’elenco delle organizzazioni partecipanti è cresciuto fino agli oltre 60 gruppi attuali.

16 Cfr. Romalewski (2009), http://urbanomnibus.net/2009/09/a-new-oasis-for-new-york, ultimo accesso 21 ottobre 2012.

17 Green Guerillas è un movimento di attivisti che dal 1973 utilizzano un mix unico diformazione, organizzazione e sensibilizzazione, per aiutare le persone a coltivare giardini dicomunità, sostenere gruppi di base, coltivare il cibo, coinvolgere i giovani, e affrontare temi

Page 11: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 57

diversi orti e giardini urbani, ma anche da migliaia di persone che usano idati per produrre più di un milione di mappe all’anno. La mole di dati e ildettaglio che li contraddistingue, insieme alla possibilità di visualizzare ilnesso tra la comunità ecologica e la più ampia pianificazione urbana, rendequesta mappa uno strumento utile per gruppi di quartiere e scuole, giardi-nieri e professionisti immobiliari, studi di progettazione urbana e architetti.Al punto che, nel 2005, è stata definita dal New York Times come «la piùgrande fonte di informazioni sull’ambiente urbano nell’area di New York».

Divenuta nel tempo una vera e propria piattaforma informativa pubbli-ca, OASIS costituisce l’emblema di come New York presenti un approcciodiverso e innovativo rispetto al panorama dell’agricoltura urbana negli StatiUniti. Sebbene il progetto sia stato lanciato e sostenuto nei suoi primi annidal Corpo Forestale degli Stati Uniti, OASIS non può essere definito né unprogetto dell’amministrazione pubblica, né di un’impresa privata, né di unaorganizzazione non profit. Si situa piuttosto all’incrocio di queste diverserealtà. Per esempio, consente di accedere alle particelle degli immobili ealle mappe sull’uso del suolo; ma, a differenza di altri siti privati che map-pano le proprietà immobiliari, OASIS offre libero accesso a questi dati,contribuendo a livellare la competizione tra i diversi gruppi e singoli resi-denti che cercano di dare significato allo sviluppo urbano. Potremmo forsedefinirla una mappatura del popolo (e del suo habitat) e per il popolo.

Da segnalare che, dal 2009, OASIS ha inaugurato la sua versione 2.0. IlCenter for Urban Research della City University of New York (CUNY) hainfatti rinnovato e aggiornato il sito web, integrando le nuove possibilità dimappatura con la tecnologia del web, aggiungendo ulteriori e più recentidati, fotografie e vedute aeree, e progettando il sito per consentire unamaggiore interattività.

Tra le diverse mappature possibili grazie al progetto OASIS, segnaliamoil “Stewardship Mapping and Assessment Project” (Stew-Map)18, una fun-zione che permette di visualizzare sulla stessa mappa i diversi soggetti dellasocietà civile di New York insieme alle infrastrutture verdi che si trovanonelle vicinanze della loro sede o del luogo di realizzazione delle loro attività.Sviluppata da due ricercatori del Corpo Forestale nel 2009, questa sovrappo-sizione di mappe (che a oggi include oltre 600 gruppi, tra formali e informali)si pone l’obiettivo di visualizzare le complesse relazioni spaziali tra il verdeurbano e coloro che se ne prendono cura, o potrebbero decidere di farlo.

fondamentali per il futuro dei loro giardini, www.greenguerillas.org, ultimo accesso 26 otto-bre 2012.

18 http://urbanomnibus.net/2009/03/who-takes-care-of-new-york/, ultimo accesso 12ottobre 2012.

Page 12: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città58

Fig. 1 – La mappa Oasis

Fonte: www.oasisnyc.net

Geolocalizzando le singole organizzazioni e al contempo visualizzandogli spazi verdi dell’ambiente urbano intorno (Fishera, Lindsay, Campbell,Svendsenb 2012), la mappa illustra bene la molteplicità di gruppi civici im-pegnati nella tutela dell’ambiente e, al contempo, incentiva la presa in cari-co e la pianificazione del bene comune attraverso la collaborazione tra am-ministrazione pubblica e società civile.

Per quanto riguarda l’agricoltura urbana, nella piattaforma OASIS èdisponibile la mappa dei community garden sviluppata da Green Thumb19

– il programma municipale che a essi offre supporto – in collaborazionecon GrowNYC20, organizzazione non profit creata nel 1970 in seno al Di-partimento municipale per la protezione dell’ambiente, con l’obiettivo dimigliorare la qualità della vita urbana attraverso programmi di educazioneambientale basati sui quartieri. Entrambi i siti web di queste due organiz-zazioni offrono, infatti, un elenco dei community garden presenti nei cin-que quartieri di New York, corredato di una serie di informazioni relativea ogni diversa realtà: l’anno di fondazione, una breve storia, la descrizio-ne del luogo e una serie di fotografie attuali o storiche. Da segnalare che,

19 http://greenthumbnyc.org, ultimo accesso 21 ottobre 2012.20 www.grownyc.org, ultimo accesso 21 ottobre 2012.

Page 13: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 59

entrambi i siti web, oltre ai dati sugli orti e giardini presenti in città, of-frono una serie di informazioni sul verde e i programmi ambientali e tan-tissimi servizi utili per chiunque voglia supportare la sostenibilità dellacittà: dai corsi di formazione sul giardinaggio o sul riciclo, agli eventi sulterritorio, alla possibilità di partecipare come volontario nei diversi pro-getti o iniziative.

Le stesse due realtà hanno inoltre sviluppato una mappa, frutto diun’indagine realizzata nel 2009-2010 per aggiornare, attraverso rileva-zioni sul campo effettuate da volontari, il database di orti comunitari (edi conseguenza aggiornare la mappa OASIS), arricchendolo di nuoveinformazioni sulle attività e le caratteristiche di ogni giardino (fig. 2)21.Grazie a questa ricerca, cui hanno partecipato 223 giardinieri, è statarealizzata una mappa contenente molteplici categorie. Notevolmente piùleggibile e “calda” rispetto a quella dei community garden contenuta inOASIS, grazie a questa mappa è possibile visualizzare, per ogni giardi-no, una serie di informazioni relative alla presenza di murales o scultu-re, la possibilità di compostaggio (compreso l’uso che se ne fa e chi logestisce), gli eventi (picnic, festival, concerti, workshop, attività religio-se), la produzione alimentare (la percentuale di giardino coltivata, le di-verse varietà di ortaggi, quanto se ne produce, l’uso che se ne fa), le di-verse piante ornamentali, la presenza di acqua, le strutture presenti al-l’interno (gazebo, pollai, tavoli, sedie ecc.), sino alle partnership conaltre strutture o alla presenza di volontari nello staff di gestione. Comenelle altre mappe citate, anche all’interno di questa mappa, cliccando sulpunto specifico, appare il riquadro con le informazioni riguardanti ilgiardino (nome, locazione, anno di nascita ecc.) e, dove esistente, il ri-mando al sito web dello stesso. Il sito web contempla inoltre la possibi-lità di auto mappare il proprio giardino (rispondendo al questionario on-line), invita a partecipare nella gestione di uno dei community gardenesistenti, oppure a crearne uno nuovo (illustrandone le modalità), e for-nisce informazioni utili su dove reperire utensili per il giardinaggio ocorsi di formazione, rinviando ad altri siti.

Tra gli altri attori impegnati nella mappatura dell’agricoltura urbana,oltre ai già citati GreenThumb o Green Guerillas, segnaliamo il New YorkRestoration Project (NYRP)22, organizzazione non profit dedicata alla tra-sformazione dello spazio nelle zone svantaggiate della città per creare piùverde e renderle più sostenibili.

21 http://gardenmaps.org, ultimo accesso 21 ottobre 2012.22 www.nyrp.org, ultimo accesso 21 ottobre 2012.

Page 14: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città60

Fig. 2 – La mappa dei community garden

Fonte: http://gardenmaps.org

Tra le diverse iniziative, spicca MillionTreesNYC, realizzata in colla-borazione con il governo locale, che si propone di piantare (e prendersi curadi) un milione di nuovi alberi nei cinque distretti di New York entro il2017. Come si può vedere dalla mappa scaricabile nel sito della campa-gna23, dal 2007 a oggi sono stati piantati 500.000 nuovi alberi nelle strade,nei parchi, su terreni pubblici, privati e commerciali. Il programma prevedeche il governo locale finanzi il 70% degli alberi in parchi e altri spazi pub-blici, mentre l’altro 30% proviene da organizzazioni private, proprietari dicase, e organizzazioni della società civile24.

Lungo una direzione simile si muove un progetto di “guerrilla art” svi-luppato da 596 Acres25, un gruppo di attivisti che si propongono di stimola-re la creazione di nuovi orti urbani svelando l’alto numero di lotti pubblici

23 http://milliontreesnyc.org/downloads/pdf/mtnyc500k.pdf, ultimo accesso 25 novem-bre 2012.

24 Come risulta dai loghi presenti sulla mappa, due imprese private del calibro di BnpParibas e Toyota hanno aderito al progetto.

25 Sono stati aggiunti nel tempo anche alcuni lotti privati i cui proprietari si sono di-chiarati disponibili a offrire la loro terra per uso comunitario, http://596acres.org/map/, ulti-mo accesso 29 ottobre 2012.

Page 15: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 61

vacanti. 596 Acres, il cui nome deriva dal numero di ettari di terra pubblicainutilizzata a Brooklyn, adotta come strumento una “grassroot map”, dispo-nibile sia nel sito web che in un’applicazione mobile, per presentare i datisui lotti vacanti della città in modo completo e accessibile. L’obiettivo è in-coraggiare i residenti e le organizzazioni locali a re-immaginare i loroquartieri e prendersene cura direttamente, supportandoli nel processo di ne-goziazione con l’amministrazione municipale. Molto chiara e facilmenteaggiornabile, la mappa offre sia informazioni concernenti il lotto segnalato(dimensioni, locazione, e agenzia pubblica di riferimento), sia suggerimentisu come muoversi (per esempio, telefonare all’agenzia di riferimento echiedere informazioni sui loro piani, documenti ufficiali e leggi a cui fareriferimento per la richiesta di gestione ecc.), sia la presenza di altri residentio gruppi che si stanno organizzando per gestire quello spazio, includendodiversi casi di successo. Cliccando infatti sull’icona “public vacant siteswhere groups have access”, è possibile visualizzare la pagina di coloro che,grazie all’uso della mappa e delle informazioni relative, sono riusciti a ot-tenere la gestione di un lotto. Corredando, di conseguenza, la mappa di fo-to, testimonianze e ulteriori informazioni (fig. 3).

Fig. 3 – La mappa di 593 Acres

Fonte: http://596acres.org/map

Page 16: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città62

Un’altra organizzazione non profit che dal 1995 è impegnata nel mette-re in contatto gruppi di residenti e aziende agricole locali, offrendo sup-porto per creare e sperimentare sistemi di alimentazione sana in ogni quar-tiere è Just Food26. Le mappe prodotte da quest’associazione, divise per di-stretto, permettono di localizzare i tanti gruppi di acquisto solidale27 pre-senti a New York. Cliccando sul gruppo segnalato dalla mappa, si ottieneuna serie di informazioni relative al luogo, giorno e orario di incontro econsegna degli ortaggi, l’anno di fondazione del gruppo, i contatti utili e,spesso, il sito web del gruppo stesso e/o delle aziende che forniscono i pro-dotti. Una mappa simile ma focalizzata sui mercati locali di cibo biologicoe a kilometro zero è la Greenmarket Map prodotta sempre da GrowNYC28.Per quanto la mappa non sia interattiva, ha il merito di essere chiaramenteleggibile e ben dettagliata sulla localizzazione dei mercati locali, gli orari ei giorni di svolgimento, la possibilità di portare i propri rifiuti per il riciclo(per esempio di pile, batterie, vestiti) o per il compostaggio, indicando an-che in quali mercati si accettano i buoni pasto (food stamps).

Altre mappe relative a mercati locali, produttori biologici, gruppi diacquisto solidale, orti urbani, ristoranti “farmer-friendly”, ma anche do-cumenti e risorse utili, sono reperibili nel sito di Food Systems NetworkNYC29, un insieme di organizzazioni impegnate nella sostenibilità e nellapromozione della giustizia alimentare. Tra le diverse mappe segnalate,di particolare interesse è quella prodotta da realtimefarms.com30, una ve-ra e propria guida crowd-sourced al cibo. Estesa su tutto il territorio na-zionale, la mappa – che include 4.800 luoghi di produzione alimentare,11.000 voci di menu e 37.000 foto – mira a fornire elementi utili affin-ché ognuno possa informarsi e scegliere cosa mangiare in base alla pro-venienza degli ingredienti.

Sebbene ancora in fase di rodaggio, è disponibile sul sito di FarmingConcrete una mappa che visualizza la produzione alimentare dei commu-nity garden e degli orti scolastici di New York31. Ideato da Mara Gittleman– che si definisce “activist researcher, cartographer, gardener” – questoprogetto pioneristico si propone di registrare i rendimenti agricoli urbanivisualizzando gli ettari di terreno coltivati, il numero di piante presenti in

26 www.justfood.org, ultimo accesso 29 ottobre 2012.27 Community Supported Agriculture (CSA).28 www.grownyc.org/files/gmkt/map.pdf, ultimo accesso 12 ottobre 2012.29 www.foodsystemsnyc.org/resources, ultimo accesso 12 ottobre 2012.30 www.realtimefarms.com, ultimo accesso 12 ottobre 2012.31 http://barn.farmingconcrete.org/harvestmap, ultimo accesso 24 novembre 2012.

Page 17: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 63

ogni giardino, la quantità di cibo prodotto e il corrispettivo monetario sti-mato (prendendo come parametro i prezzi di Whole Foods, catena di su-permarket che negli Stati Uniti vende cibo biologico e prodotto localmen-te). Inserendosi nel solco della “citizen science” e degli “science shop”olandesi (McCormick 2009; Musarò 2009), si tratta di una ricerca-azionerealizzata con diversi volontari, per lo più giardinieri, con il chiaro obiettivodi democratizzare il processo di creazione della conoscenza, offrendo alcontempo un maggiore accesso e sovranità sui dati relativi all’agricolturaurbana. In questo modo, come la stessa ideatrice dichiara, si rendono piùconsapevoli i giardinieri del valore monetario della loro produzione, e alcontempo si possono sfruttare questi dati per ottenere maggiore visibilità,accesso ai finanziamenti, e possibilità di influenzare le politiche pubbliche.Secondo i report pubblicati, nel 2010, primo anno del sondaggio, hannopartecipato al progetto 67 realtà, divise tra community garden e orti privatio scolastici, producendo 87.690 libbre di cibo, per un valore stimato di214.060 dollari. Mentre nel 2011 le realtà partecipanti sono state 43, regi-strando 132 diverse varietà di piante, che hanno prodotto 6.600 libbre di ci-bo, per un valore stimato di 52.700 dollari32. Naturalmente, la percentualedi realtà che ha preso parte al progetto è relativamente piccola, consideratoil numero totale di orti coltivati a New York, ed è intuibile la difficoltà deglistessi giardinieri nell’aggiornare la mappa e il data base di Farming Con-crete. Al contempo, non è da sottovalutare la capacità di questo progettonell’evidenziare il potenziale per l’agricoltura urbana. E lo dimostra il fattoche proprio i suoi risultati abbiano costituito il punto di partenza per unprogetto più sofisticato, sviluppato dalla Columbia University, denominato,appunto, The Potential for Urban Agriculture in New York City33. Come silegge nelle 118 pagine prodotte da Urban Design Lab at the Earth Institute,comprendere la potenzialità dei terreni urbani di produrre cibo rappresentaun primo passo per riconoscere il ruolo cruciale che l’agricoltura può gioca-re nel più vasto ambiente urbano: dalle infrastrutture ambientali al commu-nity empowerment, sino alla sicurezza alimentare e, più in generale, al be-nessere economico e sociale. Premesse che sono condivise da un altro no-tevole studio condotto nello stesso periodo dal Design Trust for PublicSpace in collaborazione con Added Value – due organizzazioni non profit

32 http://farmingconcrete.org/wp-content/uploads/2012/05/2011report.pdf, ultimo ac-cesso 14 ottobre 2012.

33 This report was prepared by the Urban Design Lab in the course of performing workcontracted for and sponsored by the New York State Energy Research and DevelopmentAuthority and the Doris Duke Charitable Foundation, www.urbandesignlab.columbia.edu/sitefiles/file/urban_agriculture_nyc.pdf, ultimo accesso 24 novembre 2012.

Page 18: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città64

impegnate nella progettazione e promozione dello sviluppo sostenibile diNew York – e che ha dato vita a Five Borough Farm: Seeding the Future ofUrban Agriculture in New York City, che comprende un libro e un sito webcorredato di diverse mappe tematiche e interattive e da un’interfaccia user-friendly, mirata a far sì che agricoltori e giardinieri possano inserire i lorodati da qualsiasi computer o dispositivo mobile. Da segnalare, all’interno diquesta ricerca multidisciplinare che ha coinvolto nel monitoraggio ben 700orti e giardini pubblici, la documentazione attraverso fotografie, mappe egrafici, mirata a far comprendere i benefici e le potenzialità dell’agricolturaurbana ai molteplici stakeholder della città. Documentazione resa più inci-siva dallo sviluppo di una serie di indicatori sull’impatto sociale, economi-co, ecologico e sanitario dell’agricoltura urbana, anch’essi illustrati grafi-camente e orientati sia a costituire un framework euristico sulla misurazio-ne dei benefici dell’agricoltura urbana, sia a rafforzare le raccomandazioniconclusive della ricerca: una vera e propria roadmap per far sì che l’agri-coltura divenga parte integrante e permanente del paesaggio e della gover-nance urbana.

Segnaliamo, infine, altre due mappe interessanti relative al verde ur-bano di New York. La prima è Open Green Map, un progetto globale lan-ciato nel 2009, con lo slogan Think global, Map local, da Green Map Sy-stem, organizzazione che dal 1995 promuove lo sviluppo sostenibile at-traverso la partecipazione di singoli e comunità, utilizzando la cartografia.Tra i 675 progetti di mappe prodotte in tutto il mondo dagli utenti, spiccala mappa di New York che, con i suoi 517 siti segnalati, costituisce unbuon esempio di mappa sviluppata collettivamente, capace di coniugare leinformazioni sul verde urbano e sulle risorse socio-culturali della zona,con la parte multimediale34.

La seconda mappa rappresenta, invece, un caso unico nel suo genere. Sitratta di una mappa “storica”, sviluppata in occasione del 400º anniversariodell’esplorazione di Henry Hudson del fiume omonimo che costeggia NewYork, per aiutare i newyorkesi a meglio comprendere i fondamenti ecologi-ci della propria città35. La mappa è stata creata all’interno del progettoMannahatta (nome originario dell’isola), sviluppato dalla Wildlife Conser-vation Society per mappare gli ecosistemi, i tipi di terreno, il litorale, i corsid’acqua, e i sentieri di cui disponevano i nativi americani a Manhattan nel

34 www.opengreenmap.org/greenmap/green-map-nyc. Particolarmente interessante è laparte relativa ai community garden compresi nel Lower East Side di Manhattan:www.greenmap.org/greenhouse/en/node/6669, ultimo accesso 28 novembre 2012.

35 http://welikia.org, ultimo accesso 5 dicembre 2012.

Page 19: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 65

1609 circa. Si tratta di una sorta di integrazione delle mappe disponibilisulla piattaforma OASIS, con mappe relative all’ambiente urbano di 4 se-coli or sono che, grazie anche alle foto aeree storiche fornisce una narrazio-ne visiva dello sviluppo locale davvero avvincente.

Appare dunque chiaro come la città di New York presenti non solo ilnumero più elevato di coltivazioni urbane al mondo, ma anche la più gran-de ricchezza di mappe relative al verde urbano produttivo. E si tratta dimappe che rispecchiano le peculiarità storiche, sociali, economiche e politi-che della metropoli stessa; offrendo a chi le osserva una prospettiva idealeper leggere il ruolo e la multidimensionalità dell’agricoltura urbana oggi eindovinarne gli sviluppi futuri.

2. Rinascita della coltivazione urbana e crowdmapping in Italia

L’orto alla Casa Bianca di Lady Obama è stato diffusamente evocatoanche dai media italiani che si sono occupati del recente rinascimento del-l’orticoltura urbana nel nostro Paese36. Se gli orti urbani affondano le lororadici nella storia dell’agricoltura e del paesaggio italiano37, le forme che ilfenomeno sta attualmente assumendo nel nostro Paese possono essere con-siderate come il risultato di un processo di indigenizzazione dell’ondata deicommunity garden degli anni Settanta, che dagli Stati Uniti è approdata inEuropa e infine in Italia. Basti ricordare che una delle esperienze nazionalipiù mature, quella francese dei giardini collettivi istituzionalizzati nel qua-dro delle politiche pubbliche urbane dalla seconda metà degli anni Novanta,è stata innescata dal contatto tra le associazioni di orticoltori francesi edesponenti dei community garden canadesi e statunitensi38.

È comunque necessario ribadire che la tipologia classica degli orti ur-bani, di cui osserviamo ancora le tracce ai margini delle nostre città, ha ori-gine nel cuore della società industriale con l’invenzione degli orti operai

36 Secondo una recente indagine di Nomisma (2012) per la rivista Vita in Campagnaattualmente in Italia le persone che coltivano un orto sono 2,7 milioni.

37 Cfr. Sereni (1961/1984): l’Autore ricorda come per tutto il Medioevo la coltura del-l’orto, unita a quella di vigneti e frutteti, tipiche coltivazioni a campi chiusi, fosse confinataprevalentemente nella cinta delle città e dei borghi, o nelle loro più immediate vicinanze.

38 All’origine dei giardini collettivi francesi sono stati importanti due convegni nazio-nali organizzati dalla Fondation de France sul tema Giardinaggio e cittadinanza, il primo aLille nel 1997 e il secondo a Nantes l’anno successivo, nel corso dei quali vengono presen-tate ai giardinieri francesi le esperienze pionieristiche newyorkesi e del Quebec; cfr.Pashchenko, Consalès (2010).

Page 20: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città66

ottocenteschi, sviluppatesi in diversi Paesi europei come strumento di auto-sussistenza delle classi inferiori in risposta a obiettivi di sussistenza o dieducazione, socializzazione e controllo sociale, nel quadro di una politicasociale più o meno esplicitamente paternalistica39. Il presente dell’orti-coltura urbana in Italia è il risultato del confluire di queste due tradizioni,una indigena e una ispirata da un movimento nato oltreoceano, che si con-frontano e si intrecciano nelle pratiche contemporanee.

L’orticoltura urbana contemporanea si è quindi emancipata da un’iden-tità marginale e subalterna, sia territoriale sia socio-culturale, e si è rise-mantizzata attraverso la sua adozione da parte di nuove categorie sociali,che attraversano le classi e le generazioni, nonché i generi e le categorieprofessionali. L’esperienza europea e soprattutto quella italiana, rispetto alcaso avanzato di New York, sembra però caratterizzata da un lato da un fo-cus privilegiato sull’orticoltura urbana, seppur rinnovata nelle sue forme, edall’altro sulle valenze sociali, culturali e civiche-politiche della coltivazio-ne in città, a discapito delle sue potenzialità in ambito economico e produt-tivo, che a oggi non appaiono centrali40, quando non sono evidentementeescluse dal campo del lecito41.

Sullo sfondo di questa comune matrice, che pur sembra aver prodottoderive diverse che non sappiamo se e quando potranno eventualmente con-vergere, consideriamo le esperienze di mappatura che hanno recentementecaratterizzato il panorama italiano, e che riguardano attualmente le città diMilano, Roma e Bologna42. Le mappature milanese e romana sono quellepiù mature, e vengono diffusamente riconosciute come punto di riferimentodagli stessi attivisti43. Non casualmente sono riferite a due contesti metro-

39 Rientrano in questa lunga tradizione gli orti operai in Francia (jardins ouvriers primae poi jardins familiaux) e Gran Bretagna (allotment), in Germania (Kleingarten e Schreber-garten) e in diverse metropoli degli Stati Uniti (i già ricordati Victory Garden).

40 Sul piano semantico questa relativa connotazione dell’agricoltura urbana europeasi traduce nel concetto di agricivismo, termine introdotto da Richard Ingersoll per eviden-ziare la funzione sociale dell’agricoltura in città, finalizzata a migliorare la vita civica e laqualità ambientale e paesaggistica, ponendo conseguentemente in secondo piano quellaproduttiva, e anche estetica, o più propriamente simbolica e culturale; cfr. Ingersoll, Fuc-ci, Sassatelli (2007).

41 Nel caso degli orti sociali per anziani concessi dall’amministrazione comunale lavendita dei prodotti dell’orto non è tendenzialmente consentita (per esempio nel caso diBologna è espressamente vietata dal regolamento comunale).

42 Allo stato attuale non sono state rilevate mappature analoghe relative ad altri territoriurbani nel contesto nazionale, a conferma del fatto che si tratta ancora di un fenomeno allostato nascente.

43 Come emerge sia dall’analisi dei siti di diversi gruppi sia di giardini comunitari che

Page 21: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 67

politani che si staccano dal vasto tessuto di piccoli centri che connota larealtà insediativa italiana, così come si differenziano dai contesti abitativirurali dove gli orti più difficilmente possono esprimere la loro potenzialitàin termini di innovazione sociale e culturale – oltre che produttiva.

Innanzitutto notiamo un dato che accomuna le mappature italiane ele differenzia dai casi newyorkesi soprattutto in termini di complessità:le tre mappe urbane sono tutte non istituzionali e grassroots e devono laloro nascita a cittadini e/o professionisti attivi sul verde urbano e la col-tivazione in città, che sono i principali responsabili della loro eventualeimplementazione.

A Milano, la mappa di Orto diffuso, che fa parte della rete degli orticomunitari milanesi – Libere rape metropolitane – è stata promossa da Ma-riella Bussolati, che ne è la principale responsabile. Il progetto, a caratterenon profit, è nato nell’ambito di un Gruppo di Acquisto Solidale conl’intento di mappare il verde urbano coltivato e coltivabile, sia tradizionaleche innovativo, «per dimostrare la richiesta di verde»44. La mappa, creatanell’ottobre 2009, intende costituire un censimento sia delle aree coltivabili,attualmente abbandonate ma destinabili alla coltivazione45, sia delle areegià occupate da forme di coltivazione urbana (prevalentemente orti urbani,tradizionali, comunitari o domestici). Nell’intento della promotrice la misu-razione dell’estensione complessiva delle aree urbane destinate alla coltiva-zione dovrebbe offrire un indicatore della domanda di verde in città, quindiuno strumento per ottenere legittimazione e riconoscimento da parte deglistakeholder (e in particolare delle amministrazioni pubbliche che gestisco-no il verde urbano, risultato in parte già conseguito visto che il Comune diMilano sta attualmente procedendo verso una istituzionalizzazione deigiardini comunitari cittadini).

Tra gli obiettivi di Orto diffuso vi è anche una valutazione dell’utilità

di guerriglia gardening italiani, sia dalle interviste realizzate a una decina di attivisti verdibolognesi, realizzate tra giugno e settembre 2012.

44 Cfr. http://ortodiffuso.noblogs.org/post/2009/10/20/orto-diffuso/, ultimo accesso 10dicembre 2012. Ringraziamo Mariella Bussolati – laureata in agraria, giornalista, video e artperformer – per la disponibilità a fornirci informazioni relative allo stato di avanzamento delprogetto di mappatura.

45 In questo caso in analogia per esempio a 593 Acres, che intende promuoverel’individuazione e la diffusione della coltivazione di terreni abbandonati a Brooklyn. Nellamappa di Orto diffuso il censimento delle aree vacanti e coltivabili avviene solitamente persegnalazioni spontanee, ma nella zona 9 di Milano è stato effettuato un censimento grazie aun giardino comunitario, il Giardino degli aromi, in collaborazione con il Consiglio di zona,e la rete dei giardini comunitari milanesi sta cercando di proporre questa iniziativa anche adaltri consigli di zona – ci informa Mariella Bussolati.

Page 22: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città68

economica degli orti urbani, attraverso un monitoraggio sui bilanci familia-ri, attualmente in corso nell’ambito di una tesi di laurea curata dalla pro-motrice. Quando questo si tradurrà in dati concreti che potranno essere resipubblici, questa iniziativa di mappatura si muoverà anche sul secondo bina-rio, così cruciale nel caso newyorkese, di un riconoscimento del valoreeconomico della coltivazione urbana, anche se più in termini di risparmiodi spesa, che non di produzione attiva di reddito – che rappresenta invece laposta in gioco di un progetto quale Five Borough Farm46. In questo senso, ilmodello relativamente più vicino è quello dei recession garden, in sensonon tanto ironico quanto letterale – dove l’orto diviene strumento anticrisi,leva per ridurre la spesa familiare in beni alimentari – anche se gli orti diOrto diffuso non vanno intesi in senso meramente passivo, di reazione allasola crisi economica, quanto anche come strategia attiva per pensare e at-tuare un diverso stile di consumo e di vita.

La mappa milanese è ospitata su una piattaforma open source –Umapper.com – e strutturata come wiki editabile dagli utenti; attualmentecensisce 35 orti comunitari, 12 aree occupate da orti comunali, 6 orti do-mestici sul terrazzo e 18 aree libere destinabili all’agricoltura urbana, perun totale di 71 siti, e conta oltre cinquemila visite47. La scheda perl’automappatura, predisposta dal network Libere Rape Metropolita-ne/Orto Circuito Milano e disponibile sul sito di Orto diffuso, intenderaccogliere numerose informazioni che riguardano i referenti del giardino(tipologia, contatti), le dimensioni del terreno e la storia del luogo (desti-nazione originaria e nascita del giardino), gli scopi del giardino e la tipo-logia di attività che vi si svolgono e di coltivazioni (numero e tipi di spe-cie, metodi di coltivazione), la disponibilità del terreno (tipologia di pro-prietario e di contratto di uso: affitto, usufrutto ecc.), le modalità di acces-so al pubblico e di gestione interna. Allo stato attuale purtroppo non tuttequeste informazioni sono disponibili sulla mappa di Orto diffuso, dove aogni punto corrisponde frequentemente solo una breve descrizione e, oveesiste, il rimando al sito web del giardino48. La mappatura allo stato at-tuale è infatti basata soprattutto su relazioni personali e su ricognizioni sulcampo, mentre il crowdsourcing è stato attivato prevalentemente attraver-

46 Va inoltre sottolineato come la promotrice della mappa sottolinei una differenza traorticoltura e agricoltura urbana, collocando la sua iniziativa nel primo campo.

47 Cfr. http://ortodiffuso.noblogs.org/la-mappa/, dati aggiornati al 10 dicembre 2012.48 Segnaliamo inoltre un progetto di mappatura dell’agricoltura urbana milanese che fa

parte di una ricerca Prin 2008, a cui partecipa l’Università di Milano, i cui primi prodotti intermini di mappature sono consultabili su www.ortianimati.com/wordpress/terracitta/atlante/,ultimo accesso 10 dicembre 2012.

Page 23: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 69

so contatti di persona, in occasione degli incontri di presentazione dellamappa e del network dei giardini comunitari milanesi.

Se questa molteplicità di informazioni sugli orti milanesi fossero di-sponibili per la consultazione sulla mappa, rappresenterebbero non solo uncensimento approfondito dell’agricoltura urbana milanese e un utile stru-mento di orientamento per chiunque volesse iniziare o aderire a iniziativeesistenti. Un censimento così dettagliato offrirebbe anche strumenti dicomprensione del fenomeno e delle connessioni tra diversi aspetti e varia-bili – approssimandosi allo sforzo fatto in questo senso da diverse mappatu-re dei giardini comunitari newyorkesi, in particolare dall’iniziativa con-giunta di GreenThumb e GrowNYC che ha integrato l’automappatura conla rilevazione diretta sul campo. Se la mappa di Orto diffuso è stata proget-tata per essere complessa e multidimensionale, questo intento non pare an-cora realizzato a causa principalmente della relativamente bassa partecipa-zione dei referenti degli orti e giardini comunitari.

La seconda mappa italiana in ordine di nascita è quella della capitale:creata nell’ottobre 2010 nell’ambito del progetto Zappata Romana promos-so dallo studio di architettura e paesaggio StudioUap, si propone di metterein rete orti e giardini condivisi a Roma, «quale azione collettiva di appro-priazione dello spazio pubblico urbano e lo sviluppo di pratiche ambientali,economiche e sociali innovative»49. A oggi nella mappa romana, ospitata suGoogle Maps con oltre 46.000 visualizzazioni50, sono state censite un cen-tinaio di esperienze spontanee, che comprendono sia orti gestiti da cittadini,associazioni ed enti pubblici, spesso con collaborazioni miste, sia “giardinispot”, ossia aree verdi riqualificate da azioni di guerriglia gardening; lamappa segnala anche alcune fattorie didattiche e aree verdi gestiti da asso-ciazioni consolidate, quali Legambiente, Lipu o Wwf. In questo caso non èdisponibile sul sito una scheda che stimoli a fornire informazioni più detta-gliate sui singoli orti/giardini/parchi mappati: per ogni sito è tipicamentepresente un’immagine, una breve descrizione e il rimando per informazionial sito web del giardino/orto.

Allo stato attuale le due mappe metropolitane di Milano e Roma offro-no quindi prevalentemente una visualizzazione delle iniziative presenti suidue territori urbani, riuscendo soprattutto a restituire una stima delle di-mensioni attuali del fenomeno e della sua localizzazione sul territorio, masembrano produrre effetti soprattutto sul piano sociale, ossia nel senso di

49 Cfr. www.zappataromana.net/, ultimo accesso 10 dicembre 20012.50 https://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&oe=UTF8&msa=0&msid=217808012097

588181179.000491f2a5ea5ff4fd138, ultimo accesso 10 dicembre 2012.

Page 24: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città70

una visibilità e quindi di una potenziale presa di coscienza del fenomeno,della sua rilevanza pubblica in quanto espressione di bisogni e pratichediffuse – passo comunque necessario per una rivendicazione di legittimitàe riconoscimento. Molto può essere ancora realizzato in direzione della co-struzione di una vera e propria mappatura multidimensionale del fenome-no, che integri dati sociali e ambientali, economico-produttivi e culturali,analogamente a quanto avviene nel caso di New York City, che almenonella mappa milanese emerge come obiettivo e consapevolezza evidenteseppur ancora in progress.

Il più giovane progetto di mappatura bolognese, Gramigna, nato nel2011 su iniziativa di due giovani cittadine/ortolane, si ispira a queste espe-rienze più consolidate; anch’essa su Google Maps, attualmente in una fasedi start up, Gramigna intende costituire una mappa online e dal basso deicontadini urbani, categoria dai confini mobili in cui sono state via via in-cluse e mappate diverse tipologie, a partire dagli orti comunali (21 areeortive), gli altri orti urbani, compresi quelli comunitari e fuori suolo (45),agli attacchi di guerriglia gardening (16), mappati accanto al verde pubbli-co (19 punti) e alle fontane d’acqua pubblica (38) che costituiscono risorsaper la manutenzione dal basso delle piante dopo le azioni di piantumazione“abusiva” degli attivisti bolognesi. La mappatura di Gramigna emergecome strumento di un’autoconsapevolezza delle diverse esperienze e delloro potenziale di azione, che la connessione consente di far emergere benoltre le forze dei singoli individui o gruppi di attivisti – probabilmente an-che in vista di una futura interlocuzione con l’amministrazione comunale,a partire dalla visibilità di un emergente bisogno sociale di verde che attra-verso la mappatura, il contarsi in pubblico, chiede riconoscimento nellasfera pubblica. Uno dei problemi con cui questo progetto di mappatura siconfronta – come emerso dal confronto con le due responsabili che lo cu-rano – è la capacità di attivare il coinvolgimento diretto dei cittadini e deigruppi dediti alla coltivazione urbana, che dovrebbero collocarsi autono-mamente sulla mappa; a partire da questa criticità (alcuni dei punti sullamappa sono stati inseriti dalle referenti e non dai diretti interessati) si ponequindi il problema di come incentivare sia l’automappatura sia l’aggiorna-mento continuo delle informazioni sui singoli orti/giardini, quindi a far vi-vere e crescere la mappa nel tempo, perché divenga vero e proprio stru-mento di conoscenza e connessione.

In queste tre esperienze, seppur a gradi diversi di articolazione e disviluppo, emerge quindi un dato comune: si tratta di mappature nate da ini-ziative spontanee di gruppi di cittadini/attivisti/professionisti – dunque conminore grado di sviluppo di quelle partnership complesse che caratterizza-

Page 25: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 71

no il contesto newyorkese – che allo stato attuale non sono cresciute oltreun primo gradino, quello del contarsi in pubblico e di collocarsi nello spa-zio; di conseguenza, le mappe verdi italiane pur producendo una visibilitàdel fenomeno della coltivazione urbana e una visione diversa della città,vedono ancora inespresse grandi potenzialità in termini sia di immagina-zione che di riprogettazione di cui le mappe hanno dimostrato di poter esse-re efficace strumento – per esempio rilevando connessioni non scontate travariabili sociali, ambientali ecc.

Le mappe verdi italiane fanno dunque emergere diverse criticità: il co-involgimento diffuso dei soggetti (orti/giardini) che si dovrebbero auto-mappare (il crowdmapping in senso stretto), l’aggiornamento continuodelle informazioni di un fenomeno che è necessariamente in continuo mo-vimento e infine, sia l’affidabilità delle informazioni sia la loro coerenza eomogeneità – quando sono affidate alla sola automappatura e non sono co-munque gestite e organizzate a partire da una visione e da obiettivi comuni.Di conseguenza le mappe rischiano di essere incomplete, non aggiornate edisomogenee, e quindi di non riuscire (ancora) a pieno nella loro potenzia-lità di creare visioni nuove di città.

Le mappature italiane rivelano anche un bias che sembra caratterizzarela via italiana all’agricoltura urbana, in relativa continuità con il panoramaeuropeo: l’enfasi è posta soprattutto sul riconoscimento pubblico del valoresociale della coltivazione urbana, mentre non viene esplicitato o solo mar-ginalmente evocato il (potenziale) valore economico e produttivo di ric-chezza come leva per la legittimazione di queste pratiche – aspetto che in-vece è posta in gioco centrale in molte delle esperienze newyorkesi analiz-zate. In questo senso il focus è ancora soprattutto circoscritto agli orti urba-ni, e non tanto sul fenomeno vasto e articolato dell’agricoltura urbana.

Infine, le tre mappe analizzate si appoggiano a piattaforme crowdsour-cing ma non sfruttano a pieno le potenzialità dei media sociali – che sonopiuttosto valorizzate per altri scopi, quali la diffusione di notizie e l’autoor-ganizzazione, prevalentemente mediata dalle pagine su Facebook dei grup-pi promotori. I progetti di mappatura italiani non vanno dunque oltre unafunzione di base, di produzione di contenuti dal basso, che è inoltre spessomediata da relazioni dirette: la scheda di Orto diffuso deve essere inviatavia email o comunque consegnata attraverso la mediazione di un referentedella mappa (per esempio negli incontri pubblici), così come gli aggiorna-menti sulla mappa romana vengono raccolti centralmente attraverso segna-lazioni via email; nel caso di Gramigna, che intenzionalmente non si vuoleprospettare come “social network”, i produttori dei singoli punti della map-pa possono postare autonomamente contenuti, testi e immagini sul sito ma

Page 26: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città72

non sono previsti veri e propri profili personali, e non sono previste in nes-sun caso possibilità di interazione diretta tra utenti della mappa nei media.Siamo dunque lontani dalle pratiche dei pubblici partecipativi. In questosenso, relativamente al caso italiano delle mappature verdi, possiamo notarecome si tratti soprattutto di forme di partecipazione, culturale e sociale, atratti più esplicitamente politica, attraverso i media, e rileviamo anche unsottoutilizzo delle potenzialità dei media digitali e sociali, incluse quellerelative alla geolocalizzazione, che non crediamo siano spiegabili da unascarsa alfabetizzazione o consapevolezza degli utenti – in alcuni casi re-frattari all’uso delle mediazioni digitali51.

Conclusioni

Come abbiamo visto lungo il nostro articolo, solidarietà, sostenibilità equalità della vita sono i pilastri che reggono lo sviluppo dell’agricoltura ur-bana oggi, settore in cui confluiscono elementi diversi, quali: la salute pub-blica, l’accesso al cibo sano, il verde urbano, la qualità dell’aria e del-l’acqua, lo sviluppo economico e la partecipazione comunitaria. Per i resi-denti in città, l’agricoltura urbana rappresenta una possibilità concreta e ac-cessibile per coinvolgersi direttamente nelle questioni legate alla prove-nienza e sicurezza del cibo, per ricongiungersi con un sistema alimentare damolti percepito come alieno, ma anche per contribuire allo sviluppo di unecosistema urbano più sostenibile e al contempo produttivo. Si tratta di di-mensioni diverse che tendono a sovrapporsi e confondersi, e che ritrovia-mo, a volte evidenti, altre in nuce, nelle mappe che le rappresentano.

Queste ultime appaiono infatti una cartina di tornasole di come nel-l’agricoltura urbana confluiscano nuove pratiche e soggettività, che dannovita a nuovi spazi, sia fisici che virtuali, volti a mettere in pratica valori esignificati diversi. Vista attraverso le mappe che abbiamo illustrato, la vitaurbana assume un’altra fisionomia: i giardini e gli spazi pubblici si affian-cano ai parcheggi e ai terreni privati, sui tetti dei palazzi spuntano orti col-lettivi, accanto alle catene di supermercati crescono verdure di qualità. Lemappe verdi ridisegnano gli ambienti urbani mettendo al centro il rapportocon la terra e i beni comuni, offrendo una prospettiva diversa da quella ze-nitale e unidirezionale a cui ci ha abituato la violenza originaria del map-ping (Farinelli 2003, 2009). Le molteplici soggettività e le loro voci, le pra-

51 A conclusioni analoghe si era giunti in relazione al movimento più vasto del criticalgardening che pur ricorre ampiamente ai siti di social network (Bartoletti 2013).

Page 27: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 73

tiche e i valori che esse producono attraverso la coltivazione di spazi co-muni, offrono nuove visioni sulla città, denunciandone i limiti e svelandonele potenzialità.

Di certo la densità della rappresentazione visuale relativa alla coltiva-zione urbana di New York City rispecchia la sua peculiarità storica e so-ciale e, soprattutto, la ricchezza di risorse pubbliche e private di una metro-poli giovane e sempre proiettata verso il futuro. Attraverso le tante mappedisponibili online si coglie sia il ruolo e la multidimensionalità del-l’agricoltura urbana, sia l’ambizione del progetto economico e politico chela caratterizza.

Se in Italia le mappe verdi costituiscono un efficace strumento per da-re visibilità al fenomeno e rivendicarne legittimità pubblica e riconosci-mento politico, a New York City, dove da molti anni sono in vigore poli-tiche pubbliche volte a supportare l’agricoltura urbana, le mappe fannoparte di un complesso di iniziative mirate a far comprendere i benefici ele potenzialità dell’agricoltura urbana ai molteplici stakeholder della città.Se in Italia le mappe appaiono come luoghi di immaginazione e contro-potere, volti a visualizzare tattiche concrete che attualizzano sogni e desi-deri alternativi, a New York City queste sono parte integrante di un fra-mework euristico mirato ad accrescere il benessere economico e socialedella metropoli, e rappresentano solo uno tra i diversi strumenti di gover-nance urbana: nell’approccio integrato che le contraddistingue, e che vaoltre la classica distinzione tra top-down e bottom-up approach, sfumano iconfini tra pubblico e privato, istituzioni e società civile, profit e non pro-fit, residenti e attivisti52.

Da questo punto di vista, mentre le esperienze italiane hanno (ancora?)un valore simbolico, che si rispecchia nelle mappe verdi oggi disponibili,nella metropoli americana le pratiche di coltivazione sono parte integrante epermanente del paesaggio urbano, per cui le mappe hanno un valore più fun-zionale: offrono informazioni e strumenti utili per difendere e conservare ilverde urbano, gestirlo in modo collettivo, monitorarlo attraverso numeri e in-dicatori, rafforzando le comunità ed educando tutti i possibili stakeholder ri-guardo i benefici dell’agricoltura in città53. Si osservi quest’ultima mappa,

52 Basti pensare ai diversi soggetti che partecipano alla mappatura: organizzazioni nonprofit, gruppi di cittadini, università, liberi professionisti, spesso in collaborazione con leistituzioni locali o nazionali, e grazie al finanziamento da parte di fondazioni, grandi aziendeo enti governativi, come New York State Energy Research and Development Authority.

53 In entrambi i casi, concordiamo con C. Mukerji (2012, p. 513) nel riconoscere gli spaziverdi e le loro rappresentazioni on-line come luoghi dove si fa politica con strumenti diversi:«They engage the political imagination as they shift the condition of political possibility».

Page 28: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città74

dall’emblematico titolo “The Solidarity Economy”54, per comprendere comea New York City le tattiche di ieri siano diventate le strategie di oggi. Conl’obiettivo di creare una vera e propria “solidarity economy”, il sito mira amappare tutte le pratiche sostenibili, basate sulla solidarietà e la cooperazio-ne, proponendo un approccio inclusivo, capace di integrare le diverse dimen-sioni del benessere, in modo strategico, e non (più) solo tattico.

Su un ultimo punto sentiamo di poter valutare in modo comune le espe-rienze analizzate: la loro (scarsa) capacità di sfruttare a pieno le potenzialità deimedia sociali. Pur con le dovute differenze evidenziate, le mappe di New YorkCity, come quelle di Milano, Roma e Bologna, sembrano più orientate a visua-lizzare il fenomeno che non a sviluppare una relazione interattiva tra la vitaonline e offline. Che ciò sia dovuto alla giovane età del web 2.0 o a una incom-patibilità tra la coltivazione della terra e le logiche e grammatiche dei nuovimedia resta comunque da valutare, e apre a nuove domande di ricerca.

Riferimenti bibliografici

American Community Garden Association (2011), What is a Community Garden?,http://communitygarden.org/learn, ultimo accesso 21 novembre 2012.

Armstrong D. (2000), A Survey of Community Gardens in Upstate New York: Im-plications for Health Promotion and Community Development, «Health &Place», 6(4), 319-327.

Bartoletti R. (2013), Consumo e civic engagement. Il consumo impegnato di naturain città, in R. Bartoletti, F. Faccioli (a cura di), Comunicazione e civic enga-gement. Media, spazi pubblici e nuove forme di partecipazione, FrancoAngeli,Milano.

Bergamaschi M. (a cura di) (2012), Nuove frontiere dello spazio pubblico urbano:orti e giardini condivisi, «Sociologia urbana e rurale», anno XXXIV, n. 98.

Boccia G. (2012), Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (So-cial) Network Society, FrancoAngeli, Milano.

Bubinas K. (2011), Urban Agriculture, A Study of Community Gardens as Sustain-able Pathways to Food Security in the City, https://waukesha.uwc.edu/Faculty--Staff/Directory/Faculty-Staff-A-C/Kathleen-Bubinas/Urban-Agriculture-Report.aspx, ultimo accesso 29 novembre 2012.

Carpentier N. (2011), Media and Participation. A Site of Ideological-DemocraticStruggle, Intellect, Bristol.

Cohen N., Reynolds K., Sanghvi R. (2012), Five Borough Farm: Seeding the Fu-ture of Urban Agriculture in New York City, Design Trust for Public Space,New York.

54 Cfr. http://solidaritynyc.org.

Page 29: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città 75

Dahlgren P. (2009) Media and Political Engagement: Citizens, Communicationand Democracy, Cambridge University Press, Cambridge.

Donadieu P. (1998), Campagnes urbaines, Actes Sud/ENSP, Arles; trad. it.Campagne urbane: una nuova proposta di paesaggio della città, Donzelli,Roma, 2006.

Egziabher A. et al. (1994), Cities Feeding People, IDRC Books, Ottawa.Farinelli F. (2003), Geografia. Un’introduzione ai modelli del mondo, Einaudi,

Torino.Farinelli F. (2009), La crisi della ragione cartografica, Einaudi, Torino.Ferris J., Norman C., Sempik J. (2001), People, Land and Sustainability: Commu-

nity Gardens and the Social Dimension of Sustainability, «Social Policy &Administration», 35(5), 559-568.

Fishera D. R., Lindsay K., Campbellb E., Svendsenb S. (2012), The OrganisationalStructure of Urban Environmental Stewardship, «Environmental Politics», vol.21, n. 1, 26-48.

Gittleman M., Jordan K., Brelsford E. (2012), Using Citizen Science to QuantifyCommunity Garden Crop Yields, «Cities and the Environment (CATE)», vol.5, n. 1, art. 4, http://digitalcommons.lmu.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1095&context=cate, ultimo accesso 21 novembre 2012.

Gittleman M., Librizzi L., Stone E. (2010), Community Garden Survey, New YorkCity: Results 2009/2010, GrowNYC, www.greenthumbnyc.org/pdf/GrowNYC_community_garden_report.pdf, ultimo accesso 3 novembre 2012

Ingersoll R., Fucci B., Sassatelli M. (2007), Agricoltura urbana. Dagli orti sponta-nei all’agricivismo per la riqualificazione del paesaggio periurbano, RegioneEmilia Romagna, Bologna.

Jenkins H. (2006), Convergence Culture, New York University, New York; trad. it.Cultura convergente, Apogeo, Milano, 2007.

Lawson L. J. (2005), City Bountiful: A Century of Community Gardening inAmerica, University of California Press, Berkeley.

Librizzi L. (2012), NYC Community Garden Roots: A Brief History, in City of NewYork, Department of Parks & Recreation, 2011 GreenThumb Gardener’sHandbook, www.greenthumbnyc.org/publications.html, ultimo accesso 3 no-vembre 2012.

Marinelli A. (2013), Le culture partecipative e la sfida del civic (political) en-gagement, in R. Bartoletti, F. Faccioli (a cura di), Comunicazione e civic enga-gement. Media, spazi pubblici nuove forme di partecipazione, FrancoAngeli,Milano (in corso di stampa).

Mazzoli L. (a cura di) (2009), Network Effect. Quando la rete diventa pop, Codice,Torino.

McCormick S. (2009), Mobilizing Science: Movements, Participation, and the Re-making of Knowledge, Temple University Press, Philadelphia.

Mogel L., Bhagat A. (eds.) (2008), An Atlas of Radical Cartography, The Journalof Aesthetics Protest Press, Los Angeles.

Page 30: MAPPARE LA CAMPAGNA IN CITTÀ: IMMAGINI TRA NEW YORK CITY E L’ITALIA

Bartoletti, Musarò. Mappare la campagna in città76

Mukerji C. (2012), Space and Political Pedagogy at the Gardens of Versailles,«Public Culture», vol. 24, n. 3.

Musarò P. (2009), Verso una “bottega della scienza”. Dalla cittadinanza attivaalla cittadinanza progettuale, in A. Farina, M. Russo (a cura di), I nuovi para-digmi dello sviluppo, Goliardica, Trieste.

Musarò P. (2012), Oltre la mappa. Spazio urbano e prosumerismo creativo in rete,«Sociologia della comunicazione», n. 43.

Nomisma (2012), La campagna come passione: dall’orto all’agricoltura amato-riale, www.vitaincampagna.it.

Pashchenko O., Consalès J. N. (2010), Les jardins collectifs: derrière une seulenotion, des réalités territoriales contrastées, www.magazine-durabilis.net/les-jardins-collectifs-des-realites-territoriales-contrastees/, ultimo accesso 31 ago-sto 2012.

Pasquali M. (2006), Loisaida. NYC Community Gardens, A + M Bookstore,Milano.

Romalewski S. (2009), A New OASIS for New York, «Urban Omnibus», http://urbanomnibus.net/2009/09/a-new-oasis-for-new-york, ultimo accesso 6 ottobre2012.

Saldivar-Tanaka L., Krasny M. (2004), The Role of NYC Latino Community Gar-dens in Community Development, Open Space, and Civic Agriculture, «Agri-culture and Human Values», 21, 399-412.

Sereni E. (1961/1984), Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza, Roma-Bari.Sutter J. D. (2009), Recession Gardens Trim Grocery Bills, Teach Lessons, Cnn,

http://articles.cnn.com/2009-04-01/living/recession.garden_1_national-gardeningassociation-recession-gardens-gardening-industry?_s=PM:LIVING,ultimo accesso 12 ottobre 2012.

Urban Design Lab, Earth Institute, Columbia University (2012), The Potential forUrban Agriculture in New York City, www.urbandesignlab.columbia.edu/?pid=nyc-urban-agriculture, ultimo accesso 26 novembre 2012.