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COMMISSIONE NAZIONALE
SCUOLE DI SPELEOLOGIA SCUOLA DI SPELEOLOGIA DI REGGIO EMILIA
Del Gruppo Speleologico-Paletnologico Gaetano Chierici
Corso di Speleologia I livello
FOTOGRAFARE IN GROTTA
Testi e disegni a cura di
Lorenzo Bassi G.S.P.G.C. Reggio Emilia
AAgggg.. 0011
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IINNTTRROODDUUZZIIOONNEE Questi appunti non vogliono formare un
bravo fotografo, ma intendono dare una spennellata di basi
fotografiche a chi intende fare foto in grotta; ci soffermeremo un
po di pi sulle tecniche di luce artificiale. Alcuni elementi di
fotografia sono stati volutamente omessi poich non servono in
grotta. Chiunque ne sappia pi degli autori su di un dato argomento,
ci illumini sui suoi segreti: saremo ben contenti di imparare anche
noi.
LLAA MMAACCCCHHIINNAA La fotocamera, ovvero il corpo della
macchina fotografica, non altro che una scatola a tenuta di luce:
di conseguenza, anche una scatola da scarpe od un pacchetto di
sigarette con inserita una pellicola e con davanti un obiettivo una
macchina fotografica. Tutto ci che differenzia un corpo CANON o
NIKON da una scatola di cachi, riguarda la qualit, le comodit e le
prestazioni. Vediamole insieme: le fotocamere 6 X 6 utilizzano
pellicola in formato 6x9 6x6 e 6x4,5 cm in rullini 220. Queste
fotocamere si dividono principalmente in due categorie: le REFLEX
MON0TTICA e le REFLEX BIOTTICA che si distinguono ovviamente
dallavere davanti uno o due obiettivi. Queste macchine possiedono
un mirino a POZZETTO, ove si osserva dallalto limmagine inquadrata;
inoltre molte di esse sono dotate di DORSO INTERCAMBIALE che
permette di cambiare il dorso della macchina con un dorso uguale,
consentendo cos di effettuare fotografie cambiando tipo di
pellicola senza dover finire il rullino.
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Le 24x36, che sono le pi diffuse fra i fotoamatori, sono
macchine fotografiche che utilizzano la pellicola del tipo 135,
larga 35 mm (la stessa del cinema) in formato 24x36 mm. Esse si
distinguono in REFLEX, a TELEMETRO, a MIRINO GALILEIANO per le
caratteristiche differenti del mirino. Nella REFLEX limmagine
dellobiettivo viene deviata da uno specchio interno alla macchina,
che la riflette nel mirino; al momento dello scatto lo specchio si
solleva permettendo allimmagine di colpire la pellicola. Nelle
macchine a TELEMETRO, un sistema composto dal mirino, un prisma ed
un secondo piccolo mirino, consente di vedere due immagini della
stessa scena che combaceranno soltanto nei punti che risultano a
fuoco sulla pellicola. In queste macchine quindi, limmagine
dellobiettivo non viene trasmessa al mirino. La comodit di messa a
fuoco del telemetro ha spinto a costruire molte reflex con
incorporato un sistema a telemetro. Le macchine a MIRINO GALILEIANO
sono le pi semplici, poich il mirino non altro che una finestra che
permette di vedere limmagine inquadrata e non consente la messa a
fuoco, la quale va effettuata ad occhio, utilizzando la scala
metrica posta sullobiettivo. EEccccoo ccoommee ssii
pprreesseennttaannoo llee diverse fotocamere:
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LLOOBBIIEETTTTIIVVOO Tornando al paragone della scatola di
cachi, lobiettivo pu essere una semplice lente di ingrandimento che
focalizza limmagine sulla pellicola posta dentro la scatola; questo
banale paragone trova un riscontro nella realt: un simile
esperimento darebbe una indiscutibile immagine fotografica come
risultato. Gli obiettivi sono nati dallesigenza di perfezionare il
meccanismo in base alle giuste esigenze del fotografo; essi si
dividono in due grandi famiglie: GRANDANGOLARI e TELE che stanno ai
lati opposti, per caratteristiche, dal NORMALE. Lobiettivo NORMALE
quello che inquadra una porzione di orizzonte con un angolo simile
a quello che percepisce locchio umano: in parole semplici,
guardando davanti a noi dentro e fuori dal mirino della macchina,
vedremmo due immagini simili. Il GRANDANGOLO invece, rende tutto pi
piccolo. per cui nel mirino vedrete una porzione pi grande di
orizzonte, quindi potrete fotografare un gruppo di persone senza
allontanarvi troppo per farcele stare; vedrete tutto pi lontano, e
i soggetti appariranno nella foto anchessi pi lontani fra loro.
Questi obiettivi hanno notevoli problemi di costruzione ottica, per
cui sono composti da molte lenti, che servono a correggere le
numerose aberrazioni; nonostante ci, i grandangoli sono pi luminosi
dei teleobiettivi. Il TELEOBIETTIVO rovescia tutti i ragionamenti:
ingrandisce il soggetto e tutto vi sembrer vicino e nella foto pure
i soggetti risulteranno vicini tra loro. Esso semplice da costruire
ed composto da poche lenti; nonostante ci sono poco luminosi per
insormontabili leggi fisiche. La FOCALE lunit di misura degli
obiettivi, ed segnata su di essi con una effe minuscola, seguita
dai numeri in millimetri e serve ad informare se un obiettivo pi o
meno TELE o pi o meno GRANDANGOLO.
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IILL DDIIAAFFRRAAMMMMAA Spesso capita che la luce del giorno sia
eccessiva per la pellicola e bisogna quindi fargliene arrivare di
meno; questo possibile agendo su di un meccanismo chiamato
DIAFRAMMA che posto dentro lobiettivo, laddove tutto il fascio di
luce si convoglia in un unico punto per poi riformare limmagine
rovesciata dallaltra parte (vedere schemino). Esso funziona come un
rubinetto che lascia passare pi o meno luce a seconda dellapertura;
lintensit luminosa si misura con una scala che indica la perdita di
luce, e viene segnata con una effe minuscola riportata sullapposita
ghiera nellobiettivo di fianco ai valori di diaframma: f. 2 2,8 4
5,6 8 il 16 22 32. Essendo riferiti alla perdita di luce, i numeri
piccoli indicano che passa pi luce mentre i numeri grandi indicano
il passaggio di poca luce ed il diaframma pi CHIUSO: OGNI VALORE
CORRISPONDE AL DIMEZZAMENTO DELLA LUCE RISPETTO AL VALORE
PRECEDENTE. Chiudendo il diaframma, ovvero facendo entrare meno
luce, si riducono i difetti dellobiettivo e si aumenta la
PROFONDITA DI CAMPO. Questa brutta parola si riferisce alle parti
che risultano a fuoco sulla pellicola, davanti e dietro al
soggetto: se con f 2,8 abbiamo messo a fuoco a 5 metri, con f 8
vediamo limmagine nitida dai 3 ai 10 m di distanza; con f 16 a
fuoco dai 2 ai 30 m. La cosa strettamente vincolata alla lunghezza
focale dellobiettivo: un grandangolo possiede di gran lunga pi
profondit di campo di un teleobiettivo: con un 35 mm a f 11 si
tiene a fuoco da 2 m allinfinito mentre, adoperando un 100 mm
sempre a f 11, si focheggia dai 15 m allinfinito. Altra
caratteristica il contrasto: con un diaframma pi chiuso otterrete
una scala dei grigi (cromatica nelle pellicole a colori) che tende
a saturarsi.
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IILL TTEEMMPPOO Abbiamo detto che il diaframma permette di fare
arrivare pi o meno luce alla pellicola, ma occorre che qualcosa
consenta alla luce di cominciare e di terminare di colpire
lemulsione per un dato TEMPO DI ESPOSIZIONE. Il concetto molto
semplice, poich la macchina fotografica riporta la scala dei TEMPI
segnata in frazioni di secondo: il valore 30 corrisponde ad un
trentesimo di secondo, 250 si riferisce ad un duecentocinquantesimo
di secondo. Poich ogni scatto di diaframma dimezza lintensit
luminosa, per i tempi si adotta una scala che dimezza o raddoppia
il tempo di esposizione: 1/500 1/250 1/125 1/60 1/30 1/15 1/8 di
secondo etc., la posa B infine, consente di esporre finch si tiene
il dito sul pulsante di scatto. Esistono due differenti sistemi per
regolare il tempo di esposizione: OTTURATORE CENTRALE e OTTURATORE
A TENDINA. -LOTTURATORE CENTRALE posto dentro lobiettivo e
controlla il tempo di esposizione tramite due lamelle (non sono
pesci) metalliche che si aprono e si chiudono: negli apparecchi con
ottica intercambiabile ci comporterebbe una grossa spesa per ogni
obiettivo. Si applica quindi a queste macchine un OTTURATORE A
TENDINA, che posto subito davanti alla pellicola e permette quindi
di cambiare tanti obiettivi senza toccare lotturatore. Esso
funziona con due tendine: una protegge la pellicola dalla luce e
laltra pronta a scorrere stando di fianco. Al momento dello scatto
la prima tendina scopre la pellicola lasciandola alla merc della
luce; al termine dell esposizione la seconda tendina ricopre la
pellicola facendo cessare la posa. Quando si trascina la pellicola
dopo uno scatto per farne un altro, le due tendine tornano al posto
di partenza: la seconda torna di lato e la prima torna a coprire la
pellicola.
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LLEESSPPOOSSIIMMEETTRROO Per stabilire quale tempo e quale
diaframma impostare, dovremo attenerci alla quantit di luce
esistente nellambiente. Per non regolarci ad occhio col rischio di
sbagliare esposizione, esistono gli ESPOSIMETRI, aggeggi che
leggono la quantit di luce e la riportano su di una scala
parallela, composta da tempi e diaframmi, nel senso che, per
esempio, si consiglia sulla scala di mettere un sessantesimo con
f.8 oppure un centoventicinquesimo con f.5,6 oppure un trentesimo
con f.11. Queste tre esposizioni saranno tutte esatte, poich se
chiudi il diaframma di uno scatto e raddoppi il tempo di
esposizione, la quantit di luce che colpir la pellicola sar
identica. Oggi lesposimetro viene montato dentro la macchina e
solitamente indica il tempo da impostare in base al diaframma
scelto; molte fotocamere automatiche impostano da sole il diaframma
in base al tempo da noi scelto, altre impostano il tempo in base al
diaframma
LLAA PPEELLLLIICCOOLLAA La pellicola una striscia di plastica
trasparente ricoperta da una gelatina sensibile alla luce; le
caratteristiche di questa gelatina sono differenti nei diversi tipi
di pellicola: LA NEGATIVA IN BIANCO E NERO la pi semplice di tutte.
La sua emulsione subisce una reazione chimica quando viene colpita
dalla luce. LA NEGATIVA A COLORI ha invece tre emulsioni (gialla,
magenta, cyan) ognuna delle quali sensibile ad un colore primario
(blu, verde, rosso). LA DIAPOSITIVA a colori addirittura contiene
sei emulsioni: le prime tre simili a quelle della negativa e le
altre tre sensibili alle prime (vedremo poi perch).
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Vi sono pellicole che hanno bisogno di molta luce per essere ben
esposte, mentre per altre ne basta molto poca: il bisogno di luce
inversamente proporzionale alla sensibilit dellemulsione, per cui
una pellicola molto sensibile necessita di poca luce. Questa
sensibilit viene misurata utilizzando due principali scale: gli ASA
ed i DIN. Ogni raddoppio di sensibilit corrisponde al raddoppio
degli ASA ed allaumento di tre DIN per cui, utilizzando pellicola
100 ASA 21 DIN dovremo chiudere il diaframma di uno scatto o
dimezzare il tempo, rispetto allutilizzo di una 50 ASA 18 DIN. La
sensibilit va riportata sull apposita ghiera dellesposimetro, il
quale provvede a modificare tempi e diaframmi in base al
cambiamento di ASA DIN rispetto alla pellicola precedente.
LLOO SSVVIILLUUPPPPOO Quando la pellicola viene colpita dalla
luce subisce una reazione chimica, e rimane li con le sue molecole
modificate ad aspettare: il bagno del RIVELATORE (o SVILUPPO) serve
ad annerire tali molecole lasciando invariate quelle che non hanno
ricevuto luce. Dopo un passaggio intermedio in acqua, per lavare la
pellicola e fermare lazione dello sviluppo, si
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passa in un bagno di FISSAGGIO che servir ad asportare le parti
non annerite, lasciando il supporto della pellicola trasparente;
inoltre, questo bagno fissa la nera emulsione rimasta. Questo vale
sia per il bianco sia per il nero, mentre per la negativa a colori
vi sono tre emulsioni che nello sviluppo assumeranno tre colori
diversi (complementari al colore a cui sono sensibili). Le cose si
complicano con le pellicole INVERTIBILI, quelle cio DIAPOSITIVE :
dopo lo sviluppo, quando la pellicola trova le prime tre emulsioni
colorate nelle parti colpite (giallo, magenta, cyan) come una
negativa a colori, si eseguir una seconda esposizione; questa
seconda luce penetra nelle tre emulsioni negative e colpisce le
sottostanti emulsioni sensibili colorate di BLU VERDE ROSSO e
sensibili al giallo, magenta, cyan (che corrispondono ai colori
delle tre emulsioni gi sviluppate). Si procede ad un secondo
sviluppo, che dar colore al secondo pacco di emulsioni, seguito da
un fissaggio che eliminer le tre gelatine negative.
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IILL FFLLAASSHH Poich la luce che impressiona la pellicola,
quando in un ambiente lilluminazione precaria, bisogna potenziarla
artificialmente: in un interno potete sostituire la normale
lampadina del lampadario con una da 150/250 Watt o pi semplicemente
utilizzerete un FLASH. Vi sono innumerevoli tipi di flash, ma la
caratteristica che a noi sta pi a cuore la potenza luminosa, che
viene indicata su ogni tipo di flash con il NUMERO GUIDA (N.G.):
attenendoci a questo numero, sapremo quale diaframma impostare per
una giusta esposizione. DIAFRAMMA = numero guida / distanza
soggetto (in metri)
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Se per esempio il nostro flash ha un N.G. 22 ed il soggetto a
due metri, utilizzeremo f. 11 ; se il soggetto invece a 5 o 6
metri, imposteremo f. 4. E importante nelle macchine con otturatore
a tendina utilizzare un tempo che non sia pi veloce del TEMPO
SINCRO (solitamente 1/30 o 1/60) quel tempo cio, oltre al quale la
tendina 2 non aspetta la completa apertura della tendina 1 per
chiudersi, ma la segue a distanza pi ravvicinata, man mano che ci
si avvicina al millesimo di secondo: se scattiamo una foto col
flash utilizzando 1/500, avremo una striscia esposta (quella che
intercorre tra le tendine al momento del lampo) ed il resto niente
I flash lampeggiano quando viene chiuso il circuito che porta la
corrente dalle pile allilluminatore; il contatto avviene tramite un
cavetto che collega il flash ad una apposita presa disposta sulla
camera, oppure tramite un bottoncino (CONTATT0 CALDO) posto
direttamente sulla slitta portaflash che risparmia lingombro del
cavetto. Per operare senza cavi e senza sincronismi si adotta un
sistema chiamato OPEN FLASH. Il fotografo conta a voce alta fino a
3: al 2 preme i l pulsante di scatto (posa B) ed al 3 gli operatori
preposti ai lampi, fanno scattare i flash, dopo di che il fotografo
molla il pulsante e la posa finisce. Esistono due differenti tipi
di flash: quelli a BULBI e gli ELETTRONICI. I BULBOFLASH sono delle
piccole lampadine di plastica, allinterno delle quali vi un
fittissimo filamento metallico che, al momento del contatto, brucia
istantaneamente, liberando parecchia luce. Il numero guida dei
bulbi assai alto e varia solitamente dai 25 ai 40. Esistono inoltre
bulbi speciali (PF 100) con numero guida 100, ognuno di questi
capace di illuminare una sala da 50 metri, con diaframma f.2 e una
pellicola da 100 ASA la foto assicurata. I bulbi normali si
utilizzano per pellicola a LUCE ARTIFICIALE e darebbero una
dominante rossa se usati con pellicola DIURNA; a questo scopo ci
sono i bulbi tipo 3 che hanno linvolucro esterno di colore azzurro,
che serve a cancellare la dominante rossa. Dopo luso, il bulbo
inutilizzabile e va gettato nel borsino. I FLASH ELETTRONICI sono
pi pratici dei bulbi anche se meno luminosi (il N.G. di un
elettronico amatoriale varia dal 20 al 25). Luso semplice: si
accende linterruttore ed il condensatore si carica in 5-10 secondi,
dopo di che una spia luminosa indica che il flash pronto per
scattare, si lampeggia schiacciando il pulsantino (usandolo in
manuale) e il condensatore ricomincia a caricare; passati altri
5-10 secondi si pu tornare a scattare. Tutti i flash elettronici
recano un dischetto (od una tabellina) sul proprio dorso, ove sono
riportati i diaframmi ed i metri: una volta regolato sulla
sensibilit della pellicola, il dischetto indica il diaframma da
impostare in base alla distanza del soggetto.
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I flash automatici sono ancora pi veloci, poich regolano la
durata del lampo leggendo la quantit di luce che illumina la scena,
tramite una fotocellula che funziona da esposimetro (ovviamente il
diaframma sar fisso).
QQUUAALLEE MMAACCCCHHIINNAA Fotografare in grotta non sempre
difficoltoso, critico e di corsa: capita talvolta di visitare (o
scoprire) grotte larghe, asciutte e senza fretta. Queste sono le
condizioni ideali per poter mantenere lo spirito dellartista
fotografo e ci si pu organizzare per il meglio: una 6x6 la macchina
ideale, poich si ottengono eccellenti stampe per mostre e
bollettini, e si pu studiare il soggetto fotografato nei
particolari.
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Se invece vi trovate in una grotta sfigata (stretta e faticosa,
magari bagnata) senzaltro vi conviene portare una 24x36, che vi
ripagher in risparmio di peso ed ingombro dal sacrificio di qualit.
Nel reportage veloce (tipo in esplorazione) una 24x36 a telemetro,
magari col flash incorporato lideale poich pratica e veloce.
Laccessorio che non dovr mai mancare la sacra posa B. Visti questi
consigli, non detto che lamante del 6x6 sia costretto a cambiar
formato in una cavit sfigata o lappassionato del 24x36 si debba
mettere a fare il professionista in antri asciutti e belli: il
gusto e lagio per un formato sono sacrosanti per la scelta.
QQUUAALLEE OOTTTTIICCAA Inutile dire che lattrezzatura dovr
essere ridotta allosso, per cui un obiettivo inserito in macchina
ed uno di ricambio sono anche troppi. Lesperienza insegna che un
TELE non viene mai usato (a parte la macro); gi il normale presenta
molti problemi poich non consente di fotografare per intero una
sala, nei meandri non inquadra la sezione per tutta la sua altezza,
i pozzi sembrano corti, ed altri ancora. Loptimum il GRANDANGOLO,
che nei casi citati ci allevia dal problema; possiede poi una buona
profondit di campo (spesso la messa a fuoco va fatta ad occhio per
la poca luce presente nella scena). Un buon 35 mm (55-60 mm nel
6x6) risulter adatto in moltissime occasioni ed un 28 o 24 mm
coprir le restanti esigenze; state per attenti quando usate un
grandangolo spinto (dal 28 in gi) alle distorsione e alterazione
dalle proporzioni che, se non voluti, daranno immagini
indesiderate. Un filtro macro sar utile (a chi lo sa fare) nella
fotografia biologica e mineralogica.
QQUUAALLEE PPEELLLLIICCOOLLAA Certamente non una NEGATIVA A
COLORI: da essa potete ricavare solo stampe che non potrete
inserire in un eventuale audiovisivo e che potrete solo mettere in
un album da tenere in sede. La NEGATIVA B/N vi apre un orizzonte
molto ampio: con una notevole LATITUDINE DI POSA (la tolleranza di
errore nellesposizione), vi potrete permettere di sbagliare due
scatti di diaframma; non esistono dominanti di colore, potete
tirare tranquillamente una 400 ASA fino a 3200 ASA per effettuare
suggestive foto alla luce dellacetilene. La DIAPOSITIVA a colori la
pi usata poich da essa si fanno audiovisivi, buone stampe e
duplicazioni; costa di pi, ma vale la pena di tornare a casa col
meglio ottenibile, considerando il fatto che in molte grotte
fotografate non torneremo. Fra le pellicole, la DIAPO quella con
minore latitudine di posa, per cui lerrore di un diaframma coster
dominanti rosse e blu.
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Nel reportage si pu usare tranquillamente una 400 ASA, da
sconsigliare per nelle foto artistiche (a meno che non si vogliano
effetti particolari) dove la GRANA risulter fastidiosa: meglio
quindi una nitida 100 o 50 ASA, preferita pure dai professionisti.
Si pu anche usare pellicola per luce ARTIFICIALE, a patto che non
si facciano foto esterne e che si utilizzino bulbi bianchi (non
azzurrati, difficili da trovare) e che si schermino con apposito
filtro gli elettronici (o lobiettivo).
IILL CCAAVVAALLLLEETTTTOO Oggetto non indispensabile, il
cavalletto costituisce un intralcio nel reportage di esplorazione
od in Grotta e fuga; risulta invece difficile ottenere buone foto
senza cavalletto quando vi sono diversi flash in open flash. Un
buon attrezzo deve essere di costruzione semplice: un treppiede
lungo 25 cm, che con 6 sezioni si alza fino ad un metro e mezzo avr
una vita breve in grotta per la complicazione degli ingranaggi che
sincepperanno al primo fango; meglio quindi un cavalletto corto in
tre sezioni, che vi costringer a chinarvi per inquadrare, ma che
avr sicuramente una pi lunga vita.
UUNN FFLLAASSHH Quando si fotografa con un solo flash, le
tecniche e il modo in cui si deve operare sono molto semplici; la
macchina col flash incorporato lideale per il reportage poich
pratica e veloce (attenti alle acetileni accese nella scena, che
alterano la lettura della fotocellula); eliminato il caso specifico
dellincorporato, esaminiamo le tre principali formule
dellilluminazione, ricordando che in tutti questi casi, la
regolazione del diaframma non va calcolata valutando la distanza
tra soggetto e macchina, ma tra SOGGETTO e FLASH. Ricordatevi di
valutare inoltre il colore della roccia prima di impostare il
diaframma: un calcare bianchissimo rifletter molta pi luce
(chiudere un diaframma) di una roccia lavica in grotte vulcaniche
(aprire fino a tre diaframmi); se laria molto umida vi sar
dispersione di luce; infine, la roccia bagnata meno luminosa di
quella asciutta. FLASH DIETRO alla fotocamera: consigliabile quando
si usa il grandangolo ed il flash ha un angolo di illuminazione
insufficiente per coprire linquadratura (fig. 1); in caso di
nebbiolina, il lampo laterale dar meno riflessi fastidiosi. Il
flash-man dovr portarsi pi indietro se il lampeggiatore ha un
angolo pi stretto e/o se il grandangolo pi spinto: con un normale
elettronico ed un 28 mm. sufficiente tenere il flash indietro di un
metro rispetto la macchina.
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In caso di fretta, sar il fotografo a tenere il lampeggiatore in
mano col braccio teso allindietro: questa tecnica sulle prime
risulter difficile, ma la pi veloce e vi rende indipendenti dagli
altri. ATTENTI A DOVE CADE LOMBRA DEL FOTOGRAFO! FLASH DI FIANCO
alla fotocamera: tecnica veloce, ideale con soggetto dinamico (il
tipo che pianta uno spit, in primo piano) la luce laterale crea
unimmagine ricca di ombre molto utili a render la foto meno piatta
(fig. 234). Il flashman sar pi o meno scostato rispetto
alloperatore, in base alla distanza del soggetto ed il gioco di
ombre che vorremo ottenere. In caso di fretta o di mancanza di
collaboratori, anche qui sar il fotografo che terr il lampeggiatore
con il braccio teso di lato. IL FLASH DAVANTI: serve quando
vogliamo ottenere una cornice buia in-torno al soggetto per
evidenziarlo maggiormente (di solito in un meandro od una condotta)
e qui indispensabile il flash-man, poich una mano tesa col lampo in
primo piano guasterebbe la digestione alla pellicola (fig. 5). Con
questa tecnica staremo attenti a non tenere il lampeggiatore troppo
vicino ad una parete per non bruciarla con la luce ed il flashman
non dovr coprire col proprio corpo la continuazione del meandro o
della galleria o del pozzo. IL CONTROLTUCE si ottiene lampeggiando
da oltre il soggetto, rivolti verso il fotografo. Questa tecnica
evidenzia la roccia bagnata od i corsi d'acqua o concrezioni
trasparenti e spesso si ottengono immagini suggestive.
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DDUUEE FFLLAASSHH Disponendo di due flash e di due operatori, si
possono affrontare molte esigenze operando in modo vario;
consigliabile scegliere un elettronico ed un bulboflash per
distribuire meglio la luce (come vedremo). Utilizzando due
lampeggiatori con N.G. identico ad ugual distanza dal soggetto,
dovremo aprire di uno scatto il valore del diaframma consigliato da
ogni singolo flash, poich raddoppia la potenza luminosa; se invece
il soggetto a reggere il secondo lampeggiatore (sempre di uguale
potenza), raddoppieremo la distanza della scena illuminata, in
lunghezza. Vediamo caso per caso come vanno usati i due flash. UNO
DIETRO (A) UNO DAVANTI (B) Fotografando una galleria od un dritto
meandro (fig. 1) od un pozzo (2) od un laminatoio (3), questa
tecnica mette in risalto la profondit ed evidenzia la sezione del
passaggio. Il controluce sar utile in quei casi (meandro contorto
come fig. 4, uscita di un pozzo) in cui si vuoi far capire che la
grotta continua: vi sar una persona oltre la curva ad illuminare il
soggetto in controluce. In tutti questi casi il lampeggiatore
posteriore (A) non dovr dominare abbagliando il soggetto, poich ci
"impasterebbe" limmagine riempiendola di luce e togliendole
profondit; dovremo avere quindi il flash A meno potente (un
elettrico) o pi distante. Se la galleria si allarga dinanzi a noi,
per cui il flash B pi lontano dalle pareti circostanti, il
lampeggiatore A dovr indietreggiare ulteriormente. Fa eccezione il
caso in cui la parete vicino al fotografo deve attirare lattenzione
(concrezioni, cristalli) oppure quando il soggetto la sala stessa,
e lattore col flash B ha la funzione di illuminare in profondit
senza abbagliare (il B quindi sar il meno potente oppure illuminer
pi lontano) come da fig. 5. UNO DI LATO (A) UNO DAVANTI (B) Pi che
altro una variante a quanto detto in precedenza. Nelle fig. 67810
si costretti ad adottare questa tecnica, vista limpossibilit di
allontanarsi con il lampo A, per cui lattore col lampo B dovr
tenersi pi distante dal fotografo, ma questo non eviter di bruciare
delle pareti vicino al fotografo da parte del flash A, per cui sar
bene che questultimo abbia un N.G. sensibilmente inferiore al 3.
Nelle figure 7 ed 8 le
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pareti sono pi distanti dal lampo A che dal lampo B: questo
aiuta ad evitare la sovraesposizione. Nella fig. 9, se si vuole
aumentare la potenza del 3, basta avvicinarlo al soggetto. Nel caso
10 dovremo stare molto attenti ad avere lA o molto distante o molto
meno potente del 3, perch in una simile inquadratura dovr prevalere
leffetto di pozzo a campana e del gioco di ombre sull'attore creato
dal lampo B.
EENNTTRRAAMMBBII DDAAVVAANNTTII In un meandro molto lungo (fig.
11) od in un pozzo profondo (12) questa tecnica consente di
allungare la scena fotografata, in modo considerevole. In 11, se il
soggetto A vicino a 3, il suo lampeggiatore dovr essere meno
potente, onde evitare di sovraesporre il secondo attore. In una
sala larga e bassa (fig. 1415), due flash illumineranno la scena in
larghezza; il flash pi potente dovr illuminare la parte pi ampia, o
dove il soffitto ed il pavimento sono pi distanti, oppure quando il
secondo lampo dovr allungare solo un pochino la scena per rendere
pi profonda la sala (in fig. 14 sar pi potente il lampo A
dellattore-lampo B). Quando si opera con due lampi davanti, meglio
fare in modo che le ombre create da un flash non vengano troppo
coperte dalla luce del secondo, per cui conv iene tenere i
lampeggiatori a distanze diverse dal soggetto; linclinazione di
entrambi rispetto ad esso dipende strettamente dal taglio di ombra,
dalla profondit e dalla larghezza che vogliamo dare alla
immagine.
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PPIIUU FFLLAASSHH Operando con pi flash, staremo attenti a molte
cose: dovremo calcolare che in certi punti le luci dei due flash si
sovrappongano; leffetto che otteniamo con un certo lampo potrebbe
essere mangiato dalla luce e dai riflessi di altri lampi, ed altre
sfighe ancora. Se non siete in grado di calcolare e sapere con
precisione dove cadr la luce e le conseguenze che dar, conviene
rinunciare a qualche lampo per rendere le cose semplici (meno
deffetto ma certamente pi controllabili). Anche al profano
concediamo la soddisfazione di lampeggiare allimpazzata, senza
chegli perda il controllo della luce emessa dagli aiutanti,
mostrando loro i casi in cui facile prevedere leffetto da ottenere;
la fig. 17 non altro che una scena come la fig. 11, in cui davanti
allattore B vi stato aggiunto un attore C: non dovremo modificare
il diaframma, e la differenza tra la fig. 17 e la 11 sar di vedere
un meandro pi profondo. Nella fig. 18 la profondit del pozzo viene
illuminata dai flash ABC mentre il D, (in controluce) aggiunge
allimmagine leffetto e la grotta continua. La fig. 16 mostra una
sala nella quale gli attori sono disposti in modo che A illumina la
parte sinistra creando ombre molto marcate, C illumina lattore B e
la parte destra, mentre B illumina la parte centrale della sala,
creando forti ombre. Lesempio 19 mostra come le cose possano essere
complicate, volendo fotografare una grande sala mettendo in risalto
la grossa concrezione al centro e facendo capire che la grotta
continua a sinistra; mentre a destra vi un allungamento; B fuori
campo illumina la concrezione con un forte lampo; O
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(nascosto dietro la concrezione) illumina sulla sinistra; D
(nascosto) illumina lattore E, il quale approfondisce limmagine
verso destra; F in controluce abbaglia lattore in galleria; infine
A schiarisce timidamente la scena ammorbidendo le forti ombre
create. Detto cos sembra facile; in realt basta un lampeggiatore
troppo vicino o lontano, inclinato diversamente dal previsto o
peggio, messo come volevamo (basandoci su calcoli sbagliati) per
rovinare leffetto che immaginavamo di ottenere. Nella figura 20,
addirittura, i due attori A e B si spostano nell'enorme galleria
lampeggiando ripetutamente verso le paret i: in questo caso la
fotocamera dovr starsene assolutamente ferma durante tutta la
durata della posa; gli attori dovranno muoversi al buio pi completo
e non dovranno illuminare la parete che avevano in precedenza
coperto col corpo, altrimenti risulter un effetto fantasma, con la
persona semitrasparente.
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CCOONNCCLLUUDDEENNDDOO Se non avete in mente uninquadratura
particolare, per essere sicuri di rendere in foto la forma della
grotta, potete operare in questo modo, inquadrando un pozzo
dallalto verso il basso, fate in modo che la base del pozzo risulti
nella parte inferiore del fotogramma (fig.21); se invece
fotografate il pozzo dal basso verso l'alto, sar bene che la sommit
del pozzo capiti nella parte superiore dellinquadratura (fig. 22);
in entrambi i casi non conviene inquadrare perpendicolarmente il
pozzo, poich locchio che guarder la diapo far fatica a capire la
profondit. IN GALLERIA, in MEANDRO oppure in CONDOTTA, conviene
fotografare dal punto pi largo a quello pi stretto, poich questo
tipo di inquadratura d un
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ingannevole senso di allungamento, per cui la condotta sembra
ancor pi profonda ed allungata (fig. 23). ATTENTI ALLA FOSCHIA! Se
nellambiente vi un po di foschia, non tenete nessun flash dietro
alla macchina poich vi rifletterebbe la nebbiolina in modo
sgradevole; lumidit assorbe la luce, per cui dovrete aprire mezzo
od un diaframma. Se in un piccolo ambiente non circola corrente
daria e lumidit elevata o siete sudati, dovrete sbrigarvi a far
foto poich la foschia arriver. Vi ricordate della latitudine di
posa? Essa molto ristretta per le pellicole diapositive a colori,
ed una caratteristica che dobbiamo sempre tenere in considerazione
la seguente: se alla pellicola giunge oltre tre volte la luce
occorrente, bruciamo il soggetto, per cui esso risulter bianco;
viceversa, se giunge meno di 1/3 della luce necessaria, non
riusciamo ad impressionare a sufficienza la pellicola ed un
soggetto grigiomedio risulter a fatica distinguibile da un
ipotetico sfondo nero. Va da se che, se volete fotografare un
soggetto con due lampeggiatori diversamente angolati (vedi figg. 9
e 13) sar bene non superare il limite di 1/3 nella differenza
dintensit luminosa tra il flash di supporto ed il flash principale;
tale differenza ottenibile utilizzando un lampo meno potente o pi
distante, calcolando la differenza di un mezzo scatto di diaframma
(cio 1/3 di luce). Fanno eccezione naturalmente gli effetti
speciali, purch voluti e calcolati. Il limite di 1/3 va considerato
anche quando si calcola la distanza tra i vari flash nei
meandripozzicunicoliecc.: questo significa che (se possibile)
bisogna evitare di sparare oltre il triplo di luce sulla roccia
intorno al flash, e meno di 1/3 sul flash-man successivo (o
soggetto). Poich le pareti riflettono pi o meno la luce, quando
calcoliamo il n di diaframma e la distanza tra i flashman, dobbiamo
valutare il tono delle pareti e la distanza di esse dal soggetto:
in un meandro stretto con pareti bianche, bruciamo di luce la
sezione intorno al flash, ma in compenso allunghiamo la zona
illuminata, grazie alla riflessione (vedi fig. 24 ). LILLUMINAZIONE
INDIRETTA pu essere usata nei casi in cui il lampeggiatore troppo
potente e non pu allontanarsi ulteriormente per motivi di spazio:
si lampeggia allindietro verso la parete (figg.25 26) e si calcola
la perdita di luce sommando la distanza tra voi e la parete pi la
distanza tra la parete ed il soggetto; se la parete chiara, perdete
oltretutto un diaframma; se la parete grigio medio, due diaframmi
ed il discorso cade con rocce scure. Se la parete scura o troppo
lontana, si pu ottenere leffetto tenendo un fazzoletto (di stoffa o
di carta) come riflettore (fig. 27) o pi semplicemente ponendo il
fazzoletto stesso tra il flash ed il soggetto (fig. 28); in
questultimo
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caso la perdita di luce varia con lo spessore del fazzoletto
(dai due ai tre diaframmi). Negli spostamenti allinterno della
grotta, il fotografo dovr SEMPRE calzare i guanti per avere le mani
pulite durante le riprese; detta regola consigliata anche ai
flash-man. Per il trasporto dei flash e dei bulbi, ogni partner
dovr portare con se quelli che gli servono (magari in un piccolo
tubolare imbottito) mentre il fotografo dovr tenere la macchina e
gli accessori in un contenitore a tenuta stagna, robusto e di
dimensioni accettabili in grotta. Particolarmente pratico e molto
usato, un bidone da latte in plastica da 10 l, con il collo largo
(rivestito allinterno in gommapiuma) la soluzione ottimale. E molto
utile un kit per la pulizia degli obiettivi (pennello con soffietto
e cartina da usare senza premere troppo per non rigare le lenti) in
caso di appannaggio o di spruzzi sugli obiettivi. Per maggior
protezione, conviene tenere un filtro neutro davanti allobiettivo,
una volta rovinato costa poco sostituirlo.
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