PRESENTAZIONI EFFICACI Cristina Rigutto www.tuttoslide.com
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La struttura della presentazione03Regole grafiche e cromatiche
14Le immagini
22Gli elementi multimediali
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Dal testo all’immagine: la
rappresentazione grafica dei flussi
informativi33
Dal numero all’immagine: la
rappresentazione grafica dei dati42
Indice
Bibliografia
50Links utili
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W W W . T U T T O S L I D E . C O M
STRUTTURA
C a p i t o l o 1
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Decidere cosa dire
COSA VOGLIO ?
Promuovere un’idea ?Promuovere un’azione ?Suscitare un cambiamento?Attirare l’attenzione su un problema?Far conoscere l’azienda ?Cercare finanziamenti?Vendere un servizio?
CHE PROBLEMA HA?
È un argomento correlato ad un problema che gli fa perdere sonno/denaro?
Può trovare risposta al suo problema ascoltando la mia presentazione?
COSA VUOLE IL PUBBLICO?
Perché viene ad ascoltarmi ?Cosa posso offrirgli che non trova da nessun’altra parte ?Può guadagnarci qualcosa in termini di tempo/denaro?
COME POSSO RISOLVERLO?
Devo capire cosa vuole il pubblico e offrirglielo, ma soprattutto devo offrire a chi può comprare.(es. se lo scopo è influenzare una decisione, è inutile fare la presentazione alla persona dell’ufficio che non ha potere decisionale)
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Preparare ilmateriale
ImmaginiDati
Altri media
Idee per concludere
Idee per iniziare
Punti chiave ripetizioni
Testimonianze
CitazioniSimilitudini
Metafore
Citazioni
AneddotiStatistiche
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Abbozzare la struttura
Argomento 1
Argomento 2
Argomento 3
CHIUSURAAPERTURA
Attenzione
Benefici
Credibilità
Riassunto
Call for action
Messaggio chiave
Punto 1
Punto 2
Punto 3
Punto 1Punto 1
Punto 2Punto 2
Punto 3 Punto 3
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Aggiungere altretecniche
Argomento 1
Argomento 2
Argomento 3
CHIUSURAAPERTURA
Attenzione
Benefici
Credibilità
Riassunto
Call for action
Messaggio chiave
Punto 1
Punto 2
Punto 3
Punto 1Punto 1
Punto 2Punto 2
Punto 3 Punto 3
Ripetizione(catch phrase)
Domande retoriche
Frasi famose
Metafore
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Tecniche di apertura
Domanda che stimola la curiosità.
È molto simile all’apertura
precedente, ma viene posta sotto
forma di domanda che pone il
pubblico in condizioni di riflettere e
suscita l’aspettativa di una risposta.
Shocking statement. La
presentazione apre con
un’affermazione che va contro
l’opinione comune o, più
frequentemente, con un dato
statistico che suscita una reazione
emotiva nel pubblico.
Storia personale. Le storie creano
una connessione tra il pubblico e il
relatore e le persone si riconoscono
nelle storie e soprattutto le
ricordano. Iniziare la presentazione
con il racconto di una storia
personale permetta al pubblico di
immaginare la scena, di visualizzare
ciò che si sta raccontando.
Benefici. Questa struttura è adatta a
presentare beni o servizi. Può essere
usata, ad esempio, per presentare un
nuovo servizio fornito dalla Provincia,
o l’istituzione di un fondo per le
aziende in crisi … La differenza di
questo modello di presentazione
rispetto a quello tradizionale è che i
servizi vengono descritti non tanto
nelle loro caratteristiche salienti, ma
soprattutto ponendo l’accento sui
benefici che il pubblico ne può trarre.
Problema – soluzione. Si espone un
problema, se ne illustra l’estensione e
si descrivono le conseguenze che
possono derivare dalla mancata
soluzione del problema. Solo dopo
aver chiarito questi punti si offre una
soluzione e se ne illustrano i
vantaggi.
Cronologica. E’ una delle strutture
più semplici perché segue lo scorrere
degli eventi partendo da quello più
lontano nel tempo fino ad arrivare al
momento corrente.
Passo a passo. In questa struttura si
illustra una successione di eventi
collegati. E’ una struttura adatta a
spiegare le tappe di un progetto.
Elenco. È la modalità più rapida
consiste nell’enumerare gli
argomenti. Si usa quando si inizia
introducendo l’indice. E’ più efficace
se unita all’apertura «benefici».
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Creare un indice
Presentare un indice aiuta il pubblico
ad avere una visione d’insieme di
come si svilupperà la presentazione
anticipandone la sequenza degli
argomenti.
Redarre un indice aiuta anche il
relatore araccogliere le idee e a
progettare una presentazione
efficace
L’indice è utile sia al relatore che al pubblico
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Gli elementi dellediapositive
IL LOGO
Inseriamo sempre un logo nella
presentazione per tutte le attività
interne ed esterne all’azienda
pubblica o privata. Possiamo invece
scegliere di usarlo o meno se la
presentazione è di tipo didattico.
Normalmente le aziende impongono
di usare il logo in tutte le diapositive,
ma se il relatore è libero di scegliere
meglio usarlo solo nella diapositiva
titolo ed evitare ridondanze che
affollano inutilmente il campo visivo
della presentazione.
Il logo è di proprietà dell’azienda e
quindi non va mai usato per
presentazioni in cui il relatore non
rappresenta l’azienda. Allo stesso
modo non si usa mai il logo della
società, associazione, ente, evento,
che ci ospita, a meno che gli
organizzatori dell’evento non ci
abbiamo inviato preventivamente un
layout standard e preconfezionato
contenente anche il logo, con
preghiera di usarlo.
ILTITOLO DELLA DIAPOSTIVA
Il titolo ci dice in poche battute qual
è il contenuto della diapositiva, e va
usato a scopo informativo, quindi si
inserisce se aggiunge comprensione
a ciò che stiamo dicendo, se serve a
spiegare meglio; si può omettere se
non assolve a questa funzione, ad
esempio quando proiettiamo
un’immagine a tutto campo.
L’immagine si inserisce proprio
perché “vale mille parole” ed un titolo
che la spiega sarebbe un’inutile
ripetizione.
LUOGO E DATA DELL’EVENTO
Luogo e data dell’evento sono
sempre noti al pubblico, e si
inseriscono esclusivamente nella
diapositiva del titolo. Non vanno
ripetuti nelle altre slide.
Una regola da seguire sempre è la coerenza. Una volta che abbiamo scelto quali elementi di contesto utilizzare e in quali diapositive, verifichiamo sempre tutta la presentazione e controlliamo di aver inserito o omesso gli oggetti coerentemente in tutto il progetto, soprattutto se abbiamo usato anche slide di vecchie presentazioni.
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W W W . T U T T O S L I D E . C O M Cristina Rigutto
IL NOME DEI COAUTORI
E’ importante offrire sin dall’inizio il
giusto riconoscimento a chi ha
collaborato al lavoro che si sta
presentando, aggiungendo il nome
dei collaboratori sotto quello del
relatore. Se si preferisce dare lo
stesso rilievo a tutti i nomi scrivendoli
in un’unica riga, il nome del relatore
va messo per primo, oppure
sottolineato, o ancora evidenziato in
grassetto o con un colore diverso.
Se i collaboratori sono in sala,
anziché inserire i loro nomi nella
prima slide, si prepara una slide da
visualizzare subito dopo il titolo con i
loro nomi e foto in modo da
permettere al pubblico di individuarli.
In alcuni casi il relatore preferisce
inserire una slide di ringraziamenti
alla fine della presentazione, subito
prima della diapositiva di chiusura,
ma questa soluzione è più adatta per
ringraziare gli sponsor che i
collaboratori.
MENU
E’ l’elemento più utile di tutta la
presentazione, identifica le sezioni
della presentazione, ne scandisce i
cambi di argomento, offre
un’immediata indicazione visiva di
quella che è la struttura logica della
presentazione. Ha senso inserirlo
quando ci sono presentazioni lunghe,
oppure presentazioni che presentano
più aspetti di un unico argomento, e
in tutti i casi in cui può aiutare chi
ascolta a capire meglio i contenuti. Si
può invece omettere nel caso si
presentazioni molto brevi, a “capitolo
unico” come nel caso dei fast
workshop.
NUMERAZIONE SLIDE
Numerare o meno le diapositive è
una scelta del tutto personale. La
numerazione può essere omessa a
meno che non si preveda che le slide
vengano stampate, in tal caso può
essere utile inserire i numeri
nell’angolo inferiore destro.
IL NOME DEL RELATORE
Il nome del relatore va inserito solo
nella prima slide: Tuttavia se si
partecipa a convegni con molte
sessioni parallele può essere utile
inserirlo in tutte le diapositive per
permettere ad eventuali ritardatari di
capire a colpo d’occhio se sono
entrati nella sala giusta senza che
debbano disturbare il pubblico per
chiedere informazioni.
Nelle conferenze con pubblico
internazionale, se non si viene
presentati conviene farlo da soli.
Persone di madrelingua diversa sono
spesso insicure sulla corretta
pronuncia di un nome per loro
straniero, e pronunciare il proprio
nome in modo chiaro le fa sentire più
a proprio agio nel pronunciarlo a
loro volta.
Se si è relatori di un lavoro non
proprio (es. si sostituisce un collega),
bisogna informarne il pubblico
dall’inizio. Questo eviterà che
vengano fatte domande alle quali
solo l’autore saprebbe rispondere.
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Come concludere la presentazione
SEGNALO che sto per concludere e riepilogo (obiettivo, domande, soluzioni, ROI)
Chiamo all’ AZIONERicordo la BUSINESS REASON
RINGRAZIO ?????Si, ma solo a voce. Non scriviamo i ringraziamenti sulla slide.Il pubblico apprezzerà maggiormente un relatore che ringrazia a voce il suo pubblico che una scritta sullo schermo.
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L’ultimaslide (tipologie)
SUMMARY
Si usa quando al termine della presentazione è previsto un dibattito. Serve a riepilogare i passaggi principali per permettere al pubblico di raccogliere le idee ed orientarsi nella discussione che seguirà.
TAKE HOME MESSAGE
Si usa molto spesso nei Ted Talk e quando la presentazione contiene una "catchphrase, ovvero una frase incisiva che viene ripetuta più volte nel corso della presentazione. È uno slogan che racchiude il messaggio chiave che si vuole sia ricordato dal pubblico, per questo motivo viene inserito nell'ultima slide.
CALL FOR ACTION
La diapositiva di chiusura viene usata per invitare il pubblico a compiere un'azione, come ad esempio visionare la presentazione o materiali aggiuntivi che il relatore mette a disposizione. Questa diapositiva conterrà i link ai documenti da scaricare.
BUSINESS CARD
L'ultima slide contiene tutti i riferimenti per contattare il relatore o l'azienda. E' un biglietto da visita che raccoglie con una grafica chiara tutti i riferimenti: nome e cognome, indirizzo e-mail, sito, blog, feed, pagine nei social. Queste informazioni possono anche essere incluse nella slide "Call to action"
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STILE
C a p i t o l o 2
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Il testo
Per rendere più leggibile un testo distribuirlo
su più colonne verticali anziché
orizzontalmente nella slide.
Non sempre un font più grande garantisce
una facile lettura, anzi! Se il testo è molto,
meglio optare per un font più piccolo e
aumentare l’ampiezza dell’interlinea
portandola a 1.3 o 1.5.
Poiché quando leggiamo tendiamo
naturalmente a cercare un punto d’aggancio
con gli occhi, il testo di un paragrafo non
dovrebbe mai essere centrato (fatte salve le
citazioni), ma allineato a sinistra.
Il font dovrebbe avere la stessa grandezza in
tutte le slide e il maiuscolo andrebbe riservato
solo ai titoli.
Per evidenziare una parola si usa il grassetto o
un colore diverso. Il sottolineato nei supporti
digitali indica la presenza di un link.
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W W W . T U T T O S L I D E . C O M Cristina Rigutto
Il colore
Che abbiano funzione di richiamo, di
mimetizzazione o di avvertimento, in natura i
colori servono a comunicare. Nel mondo
vegetale, così come nel mondo animale. La
forza comunicativa del colore si estende anche
all’uomo, che oltre a percepirlo in modo
oggettivo lo carica di significati che variano in
base alla cultura, alle esperienze contingenti,
alla personalità.
Tinta, saturazione e tonalità fanno percepire in
modo diverso i colori quando vengono
accostati tra loro. Un testo rosso su fondo
bianco, se proiettato su uno schermo, sembra
di una tinta più carica (satura) e di una tonalità
più accesa rispetto a un testo rosso su fondo
nero.
S A T U R A Z I O N E
T I N T A
T O N A L I T À
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W W W . T U T T O S L I D E . C O M Cristina Rigutto
Quando si progetta la presentazione la
prima cosa da scegliere è la tonalità di
sfondo e grafica: è la tonalità a definire
quello che sarà l’aspetto della
presentazione (fresca, intensa).
Quasi tutti i colori si prestano ad essere
utilizzati per gli sfondi, sia chiari che
scuri.
I fattori che influenzano la scelta dello
sfondo sono due:
• Formalità dell’evento
• Ampiezza della sala
Gli sfondi scuri sono più indicati per
presentazioni formali, ma per usarli
bisogna essere certi di poter presentare
in locali ampi e in buone condizione di
illuminazione.
Al contrario gli sfondi chiari sono adatti a
tutte le presentazioni e la definizione
risulta sempre migliore, anche in sale
piccole e poco illuminate.
Definito lo sfondo si scelgono i colori
degli altri componenti della slide, (logo,
menu di navigazione, testo) partendo
dall’area più estesa e arrivando ai
dettagli. Colori chiari, caldi o brillanti
danno prestazioni migliori.
Normalmente in una presentazione, è
meglio non superare i quattro colori
sfondo compreso, tra questi uno solo
dovrebbe essere il colore dominante. Se
sono necessari più colori bisognerebbe
sceglierli tra le gradazioni del colore
dominante (accostamento
monocromatico).
Sono da evitare combinazioni di colori
stridenti tra loro, a meno che lo scopo
non sia quello di spiazzare, stupire. È
bene comunque prima di fare questo
tipo di scelta, pensare a che tipo di
pubblico assisterà alla nostra
presentazione perché, anziché stupire, si
potrebbe ottenere l’effetto di infastidire.
Le combinazioni possibili si estendono
all’intera ruota dei colori, tuttavia gli
effetti migliori si hanno con l’uso di
combinazioni tra colori analoghi, triadici
o complementari.
Scelta del colore
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Cristina RiguttoW W W . T U T T O S L I D E . C O M
AccessibilitàUno degli accostamenti più comuni, da evitare sempre è rosso/verde. Questi
due colori insieme non sono ben visibili ai daltonici. Per la verifica degli
abbinamenti di colore, in relazione alle diverse patologie visive, si rimanda ad
un tool gratuito scaricabile da questo indirizzo
http://gmazzocato.altervista.org/colorwheel/wheel.php.
Anche in assenza di deficit visivi la luminosità dei colori viene percepita in
modo diverso in base a come i colori vengono accostati. Un testo giallo su
sfondo nero risulta molto più luminoso, e quindi più visibile, di uno azzurro su
sfondo nero.
A volte può essere difficile stabilire quale effetto venga percepito come più
luminoso. In questo caso un espediente utile può essere di trasformare la slide
in scala di grigi ed osservarne il contrasto.
Una buona presentazione deve essere accessibile a tutti. Tra il pubblico potrebbero esserci persone con deficit visivi, dei quali è bene tener conto nella scelta degli accoppiamenti di colore.
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Significato
I colori hanno
significati simbolici e
culturali dei quali
bisogna tener conto
quando si progetta la
presentazione
Per scoprire i significati dei colori nei diversi Paesi scarica il PDF gratuito https://www.academia.edu/5046034/Storia_dei_colori
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IMMAGINI
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L’immaginedigitaleCome un mosaico è composto da
singole tessere colorate, così
l’immagine digitale è composta da
una serie di punti detti “pixel”. I pixel
vengono identificati, nella scala dei
colori, da un riferimento univoco che
“dice” al computer, di quale tinta,
tonalità, e gradazione si tratta. Pixel è
l’abbreviazione di Picture Elements
I pixel sono disposti nell’immagine in
una tabella a due dimensioni e ogni
immagine ne ha un numero definito,
che non cambia riducendo o
ingrandendo l’immagine.
Quindi quando ci riferiamo ad
un’immagine di 1200x800 pixel,
intendiamo un’immagine di 1200
pixel di larghezza e 800 di altezza e
quindi di una dimensione massima di
circa 32 cm x 21. Se proviamo a
ingrandirla oltre queste misure
otteniamo un effetto sfocato
(pixelato).
Riprendendo l’esempio del mosaico è
come se noi, dovendo costruire un
disegno complesso e molto colorato,
scrivessimo dietro ogni singola
tessera un numero, in modo da
individuare con certezza l’esatto
colore che ci serve.
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È un formato alternativo al GIF che si
adatta bene all’uso nelle
presentazioni sia per le dimensioni
dei file, sia perché supporta l’effetto
trasparenza. Ha la caratteristica di
salvare anche le informazioni sulla
luminosità del monitor, ovvero si
adatta alla luminosità degli schermi
sui quali viene aperto.
È il formato più comunemente usato
perché permette un’altissima
compressione delle immagini. Lo
svantaggio è che ad ogni salvataggio
l’immagine viene ulteriormente
compressa perdendo ulteriormente
risoluzione.
I formati
Adatto a file molto semplici di qualità
non fotografica, perché fa uso di soli
256 colori, quindi codifica larghe
porzioni dell’immagine come unità di
colore e non come pixel individuali.
Proprio per questo motivo è un
formato che si presta bene al
salvataggio di disegni animati, grafici
e diagrammi. Viene usato anche nei
logo aziendali perché i pixel di
sfondo supportano la trasparenza.
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L’immagine rappresenta un concetto,
lo spiega o lo evidenzia, quindi deve
essere coerente con il testo.
Ad esempio se si parla di un basso
costo di un prodotto, l’immagine
dovrà rappresentare pochi spiccioli e
non banconote di grosso taglio.
Le caratteristiche «comunicative»
Molte immagini legate alla sfera
lavorativa sono stereotipi e vengono
percepite come fasulle.
È preferibile cercare di usare
immagini vere, di vita reale, che diano
un messaggio che le persone
possono riconoscere nella loro
quotidianità.
S I G N I F I C A T O R E A L I S M O C O E R E N Z AUna stessa immagine non ha lo
stesso significato per tutti.
L’interpretazione visiva di un
concetto varia a seconda della cultura
di chi legge l’immagine.
Ad esempio, l’immagine di un cane
può ben rappresentare il concetto di
fedeltà davanti a un pubblico
occidentale, ma non sarà
immediatamente compresa dal
pubblico orientale.
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Se non è possibile rimuovere lo
sfondo, cercare soluzioni grafiche
alternative, quali: cornici, layout
colorati, collage ecc.
Il layout delle immagini
Se l’immagine è piccola valutare la
possibilità di rimuovere lo sfondo.
Un’immagine a sfondo bianco, infatti,
può avere la stessa resa di
un’immagine a tutto campo.
I M M A G I N E G R A N D E I M M A G I N E P I C C O L A
Fragole
L’immagine a tutto campo occupa
tutta la superficie della slide. Deve
essere di ottima risoluzione per
evitare effetti «pixelati».
Eventuale testo va inserito sopra
l’immagine avendo cura di inserire
uno sfondo semi-trasparente nella
casella testo
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Le licenze
Si possono acquistare le immagini o
le licenze d’uso. Queste sono di due
tipi:
• Rights Managed garantiscono
l’uso esclusivo della risorsa, e
quindi la garanzia che non verrà
ceduta ad altri.
• Royalty Free, la stessa immagine
può essere ceduta a più persone
(una sorta di multiproprietà). Per
ogni licenza sono previste diverse
soluzioni contrattuali: si può usare
l’immagine solo per un periodo
limitato di tempo, oppure per un
numero prefissato di copie, o
ancora solo per un tipo specifico
di supporto.
Appartengono a queste gruppo tutte
le immagini che possono essere
utilizzate senza richiedere il consenso
esplicito dell’autore o dell’editore.
Rientrano in questa categoria tutte le
fotografie e i grafici che riportano il
simbolo “cc” cerchiato e quelle
contenute in articoli scientifici o
poster pubblicati in modalità “Open
Access”.
E’ la licenza standard identificata dal
simbolo © che sta a significare “Tutti
i diritti riservati”. Per utilizzare queste
immagini è necessario il consenso
esplicito dell’autore o dell’editore che
le ha pubblicate. Normalmente
vengono concesse in uso gratuito a
chi ne fa richiesta per l’uso in
conferenza, l’inserimento in articoli
scientifici, o comunque in tutti i casi
in cui non vi è scopo di lucro.
COPYRIGHTS ACQUISTABILI CREATIVE COMMONS
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Le licenze creative commons
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MULTIMEDIA
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Le animazioniL’animazione va avviata dal relatore
e va visualizzata una sola volta.
Quando la si vuole far vedere più
volte per mostrare separatamente
aspetti diversi dell’oggetto, la si farà
ripartire manualmente ogni volta.
Avvii automatici e cicli continui
(loop) sono da evitare perché
distraggono, essendo raramente in
sincronia con le parole del relatore.
Quando si inseriscono le animazioni
per visualizzare degli elementi grafici
o dei dati in sequenza, va mantenuto
lo stesso tipo di animazione per tutte
le diapositive. Se si è iniziato con
un’apparizione in dissolvenza si
continuerà con quella, altrimenti si
rischia di originare confusione visiva.
Le animazioni sono utili per:
• Aiutare il pubblico a individuare e
seguire le diverse fasi di un
processo
• Visualizzare il movimento di
oggetti o le dinamiche di
interazione tra diversi oggetti
• Visualizzare un elenco di dati in
sequenza (esempio diagrammi,
grafici)
• Far ruotare un’immagine in 3D
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W W W . T U T T O S L I D E . C O M Cristina Rigutto
Le transizioniL’ultimo tipo di animazione
applicabile alle presentazioni è la
transizione da una diapositiva
all’altra.
Le transizioni danno movimento alla
presentazione, ma possono anche
avere la funzionalità di marcatori,
ovvero essere usate per annunciare
dei cambi di sezione o di argomento.
Come per gli altri effetti, anche la
scelta delle transizioni non deve
essere lasciata al caso, ma deve
essere attentamente soppesata.
Indicativamente se una
presentazione è molto lunga si
sceglierà un effetto delicato quale la
dissolvenza tra una diapositiva e
l’altra, intervallato da un’animazione
(sempre la stessa) di maggiore
impatto come la rotazione o la
cascata per segnare il passaggio a
una nuova sezione.
Se la presentazione, al contrario, è
molto breve (10-15 slide) allora si
può osare scegliendo una
transizione molto movimentata o di
effetto da applicare a tutte le
diapositive.
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Gli elementimultimediali
I video sono molto utili per
richiamare l’attenzione della platea, o
per mostrare quello che l’immagine
fissa non riesce a far vedere o
immaginare.
In alcuni casi è preferibile cancellare
la traccia audio per permettere al
relatore di spiegare al pubblico le
varie fasi di ciò che vede e gestire al
meglio e senza stacchi la
presentazione.
In ogni caso i video devono essere
brevi (circa 1 minuto) .
Appartengono alla categoria delle
animazioni anche le GIF animate.
Queste sono immagini di uno stesso
oggetto, prese in sequenza e
montate in modo che il passaggio
dall’una all’altra generi l’impressione
del movimento.
Si utilizzano esclusivamente se sono
funzionali alla comprensione.
Gli effetti audio sono indispensabili
per riprodurre suoni particolari, come
la registrazione di suoni che sarebbe
troppo complesso, se non
impossibile, spiegare a voce.
Al contrario i suoni che le persone
possono facilmente evocare
ascoltando la parola, come un
applauso o il ticchettio di un
orologio, non vanno mai utilizzati
nelle presentazioni, nemmeno in
quelle divulgative, perché rischiano di
banalizzarle.
AUDIO VIDEO GIF ANIMATE
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FLUSSI INFORMATIVI
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ELENCHI SU PIÙ SLIDE
I paragrafi non andrebbero elencati all’interno di una singola diapositiva , ma riportati ciascuno in una slide distinta
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SLIDE 1
SLIDE 2
SLIDE 3
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ELENCHI TABELLARI
L’organizzazione del testo in tabella è utile anche in fase di scrittura e non solo di lettura. La tabella infatti, obbliga ad una disciplina nell’organizzazione delle informazioni. Mentre i punti elenco spesso si riducono ad una lista casuale di tutto ciò che si intende dire, la tabella obbliga a decidere l’ordine delle informazioni, a scegliere il testo, a sintetizzarlo, e soprattutto aiuta ad accertarsi che l’informazione sia completa. Una casella bianca vicino al titolo, ci dice subito che manca una notizia.
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ELENCHI NUMERATI
Se i punti elenco non sono molti, da due a cinque al massimo, e se i testi possono essere riassunti in poche parole in modo da essere contenuti in un elemento grafico, anziché ricorrere all’impostazione classica si possono usare elementi visivi.
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INDAGINE ELABORAZIONE
RACCOLTA DATI PUBBLICAZIONE
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ELENCHI PUNTATI A differenza degli elenchi numerati, le informazioni contenute negli elenchi puntati non seguono un ordine cronologico.La forma di visualizzazione scelta dovrà evidenziare la non-sequenzialità
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ELENCHI SU MAPPA
Quando le informazioni contenute nella diapositiva sono di tipo geografico è preferibile trasportarle graficamente su una mappa.Le persone saranno in grado di ricordare più facilmente l’informazione.
• New York, USA• Miami, USA• Mexico City, Mexico• Buenos Aires, Argentina• Barcelona, Spain• London, Britain• Milan, Italy
FILIALI FILIALI
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LINEE TEMPORALI Quando l’elenco numerato contiene una sequenza di date, queste possono essere distribuite lungo una linea temporale
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CONFRONTO Per confrontare elenchi di informazioni si può ricorrere all’uso di tablelle
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LE PRINCIPALI FORME DI RAPPRESENTAZIONE
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DATI
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Presentare i dati
Introdurre la slide Evidenziare i punti chiaveFornire il contesto Interpretare i dati
Qual è il risultato più importante? E quello più interessante per lo specifico pubblico?
Cosa ci si aspetta? Cosa significano questi dati in termini di …? Quali sono le previsioni future?
A quale periodo di riferiscono i dati? Da chi sono stati rilevati? Come? Differiscono da indagini/periodi precedenti?
Cosa raffigura il grafico?
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Il grafico a barre Il grafico a colonne (o barre) si
sceglie quando si devono
comparare due o più categorie
all’interno di una graduatoria
e quindi per vedere se le
quantità confrontate sono
uguali, o se alcune categorie
hanno una numerosità
maggiore o minore di altre.
Le etichette dell’asse delle ascisse (x)
devono essere posizionate
orizzontalmente sul piano.
Se non vi è spazio a sufficienza per
contenerle non si inseriscono mai
etichette oblique o verticali, ma si
opta per una soluzione grafica
alternativa, ad esempio riducendo il
font, abbreviando le etichette o
raggruppandole.
In alternativa, si può trasformare il
grafico a colonne verticali in grafico a
barre orizzontali
Il grafico deve esseresempre: chiaro, leggibile, accurato
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Le etichette
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Il grafico a torta
Il grafico a torta viene usato
per rappresentare la
dimensione di una parte
rispetto al totale, la sua quota
percentuale. Questo tipo di
dati può essere altrettanto
efficacemente rappresentato
con un grafico a barre.
Per essere facilmente compreso un grafico a torta non dovrebbe contenere più
di otto sezioni e, poiché l’occhio è abituato a misurare in senso orario, il grafico
dovrebbe rappresentare i segmenti in ordine decrescente: da sinistra a destra e
dal più grande al più piccolo.
Per migliorarne ulteriormente la leggibilità è preferibile sostituire la legenda con
delle etichette da posizionare all’esterno di ogni sezione
Non disegnaremai torte di due sole fette! Si otterrebbe l’effetto “Pacman”
8,23,2
1,4
1,2
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Serie temporale La serie temporale
rappresenta un cambiamento
nel tempo, una tendenza
(crescita, calo, fluttuazione).
I grafici appaiono affollati sia quando
si inseriscono troppi elementi (griglie,
sfondi, legende, colore) sia quando si
inseriscono troppi dati. Se un grafico
diventa difficile da leggere, allora non
raggiunge il suo scopo che è quello
di sintetizzare e semplificare la lettura
del dato.
Se si hanno tanti elementi da
rappresentare, o si suddividono in più
grafici diversi o, se questo non è
possibile, si disegna il grafico in
modo da mettere in primo piano solo
i dati più importanti, evidenziandoli
(vedi immagine a lato)
Per maggior chiarezza rimuovere il colore di sfondo, le griglie e la linea di demarcazione dell’asse delle ordinate. Sostituire la legenda con delle etichette poste alla fine di ogni linea.
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Le TabelleLe tabelle contengono dati grezzi e
sono poco adatte ad essere utilizzate
nelle presentazioni, soprattutto se il
loro scopo è permettere di
comparare i dati o di individuare
tendenze o correlazioni. Il pubblico
deve fare uno sforzo per leggere e
confrontare i numeri sullo schermo e
allo stesso tempo ascoltare il relatore
e ciò penalizza la capacità di
attenzione e la comprensione.
Le tabelle andrebbero sempre
sostituite con grafici, tuttavia se si
decide di usarle in una diapositiva è
importante rielaborarle
riorganizzando le informazioni in
modo da renderle facilmente
accessibili e comprensibili. Si
preferiranno dati aggregati o si
estrarranno solo i dati da
confrontare o da commentare, in
modo da ridurre il più possibile la
dimensione della tabella e renderla
più leggibile.
Una tabella inserita in una
presentazione non dovrebbe mai
contenere più di venticinque celle (5
righe e 5 colonne) e i dati sulle quale
si deve concentrare l’attenzione del
pubblico vanno evidenziati in
grassetto, con un colore diverso o
con indicatori.
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Evidenziare i dati in tabella
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LINKS
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BIBLIOGRAFIA
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