Il melo selvati- co (Malus sylve- stris [L.] Mill.) e il pero selvatico (Pyrus pyraster [L.] Burgsd.) appartengono alla famiglia delle Rosace- ae. Sono specie con impollinazione ento- mofila ed entrambe abbastanza rare. Il melo selvatico ha una chioma espansa e spesso ha forma arbustiva. Può arrivare fino a 10 m di altezza con diametri di 23-45 cm e può vivere fino a 80-100 anni. In buone condizioni di cre- scita il pero selvatico presenta una forma eccezionalmente sot- tile con una caratteristica chioma ascendente. In condizioni meno favorevoli presenta altre forme di crescita caratteristiche, come chiome unilaterali o estremamen- te basse. Gli alberi possono rag- giungere altezze di 22 m con tronco netto fino a 10 m e diame- tri di 45-80 cm (massimo 130) ed Queste guide tecniche sono pensate per assistere coloro che si occupano del prezioso patrimonio genetico del melo selvatico e del pero selvatico, attraverso la conservazione di importanti fonti di seme o l’uso pratico in selvicoltura. Lo scopo è quello di conservare la diversità genetica delle specie su scala europea. Le raccomandazioni fornite in questa scheda dovrebbero essere considerate come una base comunemente accettata da completare e successivamente sviluppare in condizioni locali o nazionali. Le linee guida si basano sulle conoscenze disponibili delle specie e su metodi ampiamente riconosciuti per la conservazione delle risorse genetiche forestali. Linee guida per la conservazione genetica e l’uso M Malus sylvestris/Pyrus pyraster Melo e pero selvatici B. Richard Stephan¹, Iris Wagner² e Jochen Kleinschmit³ ¹ Institut für Forstgenetik und Forstpflanzenzüchtung, Grosshansdorf, Germany ² Forschungsinstitut Pro Arbore, Dresden, Germany ³ Niedersächs. Forstliche Versuchsanstalt, Stauffenberg-Escherode, Germany Biologia ed ecologia a
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Il melo selvati-co (Malus sylve-
stris [L.] Mill.) e il pero selvatico (Pyrus
pyraster [L.] Burgsd.) appartengono alla famiglia delle Rosace-ae. Sono specie con impollinazione ento-
mofila ed entrambe abbastanza rare.
Il melo selvatico ha una chioma espansa e
spesso ha forma arbustiva. Può arrivare fino a 10 m di
altezza con diametri di 23-45 cm e può vivere fino a 80-100 anni.
In buone condizioni di cre-scita il pero selvatico presenta una forma eccezionalmente sot-tile con una caratteristica chioma ascendente. In condizioni meno favorevoli presenta altre forme di crescita caratteristiche, come chiome unilaterali o estremamen-te basse. Gli alberi possono rag-giungere altezze di 22 m con tronco netto fino a 10 m e diame-tri di 45-80 cm (massimo 130) ed
Queste guide tecniche sono pensate per assistere coloro che si occupano del prezioso patrimonio genetico del melo selvatico e del pero selvatico, attraverso la conservazione di importanti fonti di seme o l’uso pratico in selvicoltura. Lo scopo è quello di conservare la diversità genetica delle specie su scala europea. Le raccomandazioni fornite in questa scheda dovrebbero essere considerate come una base comunemente accettata da completare e successivamente sviluppare in condizioni locali o nazionali. Le linee guida si basano sulle conoscenze disponibili delle specie e su metodi ampiamente riconosciuti per la conservazione delle risorse genetiche forestali.
Linee guida per la conservazione genetica e l’uso
Malus sylvestris Pyrus pyraster M Malus sylvestris/Pyrus pyrasterMelo e pero selvatici
B. Richard Stephan¹, Iris Wagner² e Jochen Kleinschmit³¹ Institut für Forstgenetik und Forstpflanzenzüchtung,
Melo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selva
età di 80-150 anni (massimo 250). P. pyraster è in grado di crescere su stazioni molto aride grazie all’apparato radicale fittonante.
A causa della loro debole capacità competitiva, il melo sel-vatico ed il pero selvatico vege-tano soprattutto ai margini delle foreste, in terreni coltivati o in stazioni marginali. Se non soffris-se la competizione con le altre specie il pero selvatico avreb-be una distribuzione e un ottimo fisiologico ampi. Il pero selvatico può crescere su quasi tutti i suoli ad eccezione di quelli più acidi. Le migliori condizioni di crescita si realizza-no su suoli freschi e calcarei. A causa della competizione, la specie è spesso relegata in stazioni più estreme (molto umide o molto asciutte). Le nicchie preferite per il pero selvatico sono vicino ai mar-gini asciutti o umidi delle foreste. Il pero selvatico predilige i ver-santi esposti a Sud e a Ovest.
L’ecologia del melo selvatico è simile a quella del pero selvati-co con l’unica differenza di essere indifferente al tipo di suolo. Le nicchie preferite sono ai margini umidi delle foreste.Entrambe le specie sono molto esigenti per quanto riguarda la luce e non tollerano bene la com-petizione, soprattutto del faggio. Esistono casi ben documentati di alberi da frutto selvatici nelle foreste golenali dove le due spe-cie originarie (melo e pero) sono associate.
Entrambe le specie sono origina-rie nella maggior parte dei Paesi europei e si presentano con una distribuzione sparsa per singoli individui o piccoli gruppi.
Gli incroci con varietà coltivate per la produzione di frutti sono molto comuni e ciò rende molto difficile determinare gli albe-ri selvatici. Per l’identificazione in passato venivano usati solo
caratteri morfologici. Due elementi impor-
tanti per caratterizza-re M. sylvestris sono la pubescenza della pagina inferiore delle foglie e le dimensioni
dei frutti. Per quanto riguarda il P. pyraster,
caratteri importanti sono la grandezza dei frutti e la forma di foglie e frutti.Il legno del melo selva-
tico ha un valore econo-mico molto basso, mentre
quello del pero selvatico è molto pregiato e ha molti usi potenziali.
Malus sylvestris Pyrus pyraster Malus sylvestris PyruDistribuzione Importanza ed uso
Melo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus
La variabilità genetica e la sua strutturazione geografica in M. sylvestris e P. pyraster non sono ancora ben conosciute e richie-dono studi approfonditi. Entram-be le specie mostrano una varia-bilità fenotipica elevata e si ritie-ne che si possano distinguere vari tipi ecologici grazie al vasto areale naturale.
Le analisi genetiche sono state effettuate soprattutto su varietà domestiche di melo. Malus è un genere delle zone temperate settentrionali con 25–35 (47) specie difficili da identifi-care a causa della mancanza di tratti distintivi. Questo è il risulta-to dell’introgressione tra varietà coltivate e specie selvatiche. Le analisi isoenzimatiche a livello di specie in Malus sono limitate, ma rappresentano un metodo comune nell’identificazione delle cultivar. Fino ad ora questi meto-di per distinguere M. sylvestris (in passato rappresentato da pochi alberi), M. pumila, M. orientalis, M. asiatica e M. sieversii tra di loro o queste specie selvatiche strettamente imparentate da M. x domestica sono falliti. È stato trovato che in tutte queste spe-cie il livello di diversità genetica è molto elevato e molto simile a quello trovato nei meli dome-stici.
Un’ipotesi potrebbe esse-re che non si tratta di specie distinte, ma che abbiano for-mato un’unica ampia popolazio-ne che si è estesa dalla Cina
occidentale all’Europa. Recenti studi, che hanno analizzato più di 100 individui di M. sylvetris della Germania nordoccidenta-le, hanno parzialmente smentito questa ipotesi, perché sono stati identificati alleli specie-specifici. Tali alleli trovati con frequenze relativamente alte indicano che l’introgressione dei geni di M. sylvestris nel pool genetico del melo domestico è stata rara o non è accaduta affatto in pas-sato finchè M. × domestica non è stato coltivato. Differenti pool genetici sono stati identificati analizzando il sylvestris nativo del Belgio.
Ci sono poche informazioni genetiche sul P. pyra-ster. Nel pero è più difficile lavorare con gli isoe-nzimi rispet-to al melo. È stato fatto un confronto tra 183 cloni di P. pyraster raccolti in Germania nord occidentale e peri sel-vatici cresciuti in stazioni tipiche per la specie e con le cultivar. Il confronto ha mostrato differenze tra i tre gruppi di peri nella frequenza fenotipica di due isoenzimi. Ana-lisi genetiche basate su marcatori del DNA potrebbero fornire mag-giori informazioni sui progenitori diretti dei peri e dei meli coltivati e sull’influenza dell’ibridazione, ma devono ancora essere effet-tuate le ricerche che usano tali marcatori. Sono disponibili solo
pochi esperimenti con metodi basati sulla PCR in M. sylvestris.
Melo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus
Le risorse genetiche del melo e del pero selvatico sono seria-mente in pericolo per le seguenti ragioni:La rarità e una ristretta base genetica sono le principali cause di deriva genetica, per il numero limitato di matricine e l’eccessiva distanza tra gli indiviui adulti;La rinnovazione naturale non è assicurata e, laddove si presen-ta, è minacciata dal pascolo;L’ ostacolo più grande è costitui-to dall’ibridazione con le varietà coltivate di melo e pero. Studi recenti sul melo hanno mostrato che l’ibridazione non è stata così estesa come atteso. Sono state svi-luppate delle chiavi di identi-ficazione utili, ma non del tutto sod-disfacenti (i caratteri distintivi possono non essere sufficientemente sviluppati a livello di sin-golo albero); e Il trasporto incontrollato dei semi. Nei Paesi del-l’Unione Europea il melo e il pero selvatici non sono considerati nelle leggi nazionali relative al materiale di ripro-duzione. Di con-seguenza semi di origine sconosciu-ta sono usati come materiale per i rimbo-schimenti in campagna e lungo i cigli stradali.
La situazione naturale di questi rari alberi da frutto e la loro pre-senza come singoli individui o in piccoli gruppi, limita le pos-sibilità di sviluppare strategie conservative in situ. Per entrambe le spe-cie, la misura conservativa che sembra essere la più adatta e la più efficace è lo sviluppo di misu-re di conservazione ex situ quali arboreti da seme.
La rinnovazione naturale dovrebbe essere integrata dalla piantagione di semenzali pro-venienti dagli arboreti da seme. Questo metodo estende la base genetica della rinnovazione, fattore importante per la futura adattabilità.
Gli innesti non sono difficili e gli arboreti da seme posso-no essere realizzati abbastan-za facilmente. Dovrebbe essere selezionato un numero minimo di 50 cloni per arboreto da seme e per regione. Nuove popola-
zioni selezionate possono esse-
re ripristinate quando sin-goli campioni disseminati su un’area ampia, ma
ecologicamente simile, vengono raccolti e pian-tati insieme negli
Linee guida per la conser-vazione genetica e l’uso
Melo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus
Melo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selvaticiMalus sylvestris Pyrus pyrasterMelo e pero selva
Distribuzione del melo selvatico
Distribuzione del pero selvatico
Malus sylvestris Pyrus pyraster M
Coart, E., X. Vekemans, M.J.M. Smulders, I. Wagner, J. Van Huylenbroeck, E. Van Bockstaele and I. Roldan-Ruiz. 2003. Genetic variation in the endan-gered wild apple (Malus sylvestris (L.) Mill.) in Belgium as revealed by AFLP and microsatellite markers. Molecular Ecology (12: 845-857).
Vornam, B. and K. Gebhardt. 2000. PCR-based markers reveal genetic identity and diversity in subset collections of wild and cultivated apple. Acta Hort. 530:463-467.
Wagner, I. 1996. Summarizing of morphological characters and their properties to distinguish wild and culture forms of the European apple (Malus) and pear (Pyrus) tree [in German]. Mitt. Dtsch. Dendrol. Ges. 82:87-108.
Wagner, I. 1998. Evaluation of wild forms of apple and pear [in German]. Pp. 68-82 in Wild pear, Pyrus pyraster (L.) Burgsd. (J. Kleinschmit, B. Soppa and U. Fellenberg, editors). Schrift. Forstl. Fak. Univ. Göttingen und Nied-ers. Forstl. Vers.anst., Vol. 125. (Sauerländer’s Verlag, Frankfurt am Main)
Wagner, I. and N.F. Weeden. 2000. Isozymes in Malus sylvestris, Malus domes-tica and in related Malus species. Acta Hort. 538:51-56.
Wagner, I., H.P. Schmitt, W. Maurer and U. Tabel. 2003. Isozyme polymorphism and genetic structure of Malus sylvestris (L.) Mill. in western areas of Germany with respect to Malus x domestica Borkh. (manuscript).
Le carte di distribuzione sono state realizzate dai membri del Network dei Network di EUFORGEN sulla base di carte precedenti pubblicate da (i) Kutzelnigg, H., 1995: Pyrus. In: Scholz, H. (Hrsg.), 1995: Gustav Hegi. Illustrierte Flora von Mitteleuropa. Band IV, Teil 2B (2. Aufl.). Blackwell, Berlin. S. 278-288); (ii) Meusel H., Jäger E. Weinert E. 1965. Vergleichende Chorologie der Zentraleuropäischen Flora. Veb Gustav Fischer Verlag, Jena, 1. Karten, pp. 258 (iii) Wagner, I., 1995: Identifikation von Wildapfel (Malus sylvestris (L.) MILL.) und Wildbirne (Pyrus pyraster (L.) BURGSD.) Voraussetzung zur Generhaltung des einheimischen Wildobstes. For-starchiv 66: 39-47.
Bibliografia
Maggiori informazioniwww.euforgen.org
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Queste guide tecniche e le car-tine degli areali di distribuzione sono state prodotte dai mem-bri dei Network di EUFORGEN. L’obiettivo è quello di identificare i requisiti minimi per la conserva-zione genetica nel lungo perio-do in Europa, per ridurre i costi complessivi di conservazione e per migliorare la qualità degli standards in ogni Paese.
Citazione: Stephan B. R., I. Wagner e J.Kleinschmit. 2009. EUFORGEN linee guida per la conservazione genetica e l’uso di melo e pero selvatici (Malus sylvestris e Pyrus pyraster). Traduzione: A. Rositi, M. Morgan-ti, B. Schirone, Dipartimento DAF, Università della Tuscia, Viterbo. CREIA, Fondi, Latina, Italia, 6 pagine. Originariamente pubbli-cato da Bioversity International, in inglese, nel 2003
Regione Lazio, Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, Centro Regionale di Educazione e Informazione Ambientale (CREIA ) Via Cavour, 4604022 Fondi (LT) Telefono +39 (0771) 537749Fax +39 (0771) 537749www.creia.it