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Maurizio Giangiulio
Locri, Sparta, Crotone et le tradizioni leggendarie intorno
allabattaglia della SagraIn: Mlanges de l'Ecole franaise de Rome.
Antiquit T. 95, N1. 1983. pp. 473-521.
RiassuntoMaurizio Giangiulio, Locri, Sparta, Crotone e le
tradizioni leggendarie intorno alla battaglia della Sagra, p.
473-521.
L'esame delle tradizioni sulla battaglia condotto al fine di
chiarirne natura, valore ed origini, rivela in primo luogo che esse
siripartiscano in tre f iloni : a) una tradizione relativa al
soccorso prestato in battaglia ai Locresi dai Dioscuri; b) la
storia delferimento e della guarigione del duce crotoniate
Formione; c) la storia parallela delle vicende di Leonimo. La
successivadiscussione mostra la conformit a livelli di pensiero
arcaici di detti filoni, ne recupera i nuclei pi antichi ed
individua le linee disviluppo dell'intera tradizione e la sua
collocazione cronologica. In conclusione si enuclea un livello pi
antico, rappresentato datradizioni locali locresi incentrate
intorno all'epifania dei Dioscuri, nate in stretto rapporto
cronologico con i fatti ed aventi naturaufficiale e propagandi-
stica. Posteriormente a questa tradizione, ma presupponendola,
nasce la storia di Formione, anch'essa diispirazione locrese, ma
forse a sfondo folklorico-rituale. Allo stesso livello culturale ed
in relazione di simmetria tematica conquesta si pone la storia di
Leonimo, nata in ambiente crotoniate forse sullo scorcio del VI
secolo.
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Giangiulio Maurizio. Locri, Sparta, Crotone et le tradizioni
leggendarie intorno alla battaglia della Sagra. In: Mlanges de
l'Ecolefranaise de Rome. Antiquit T. 95, N1. 1983. pp. 473-521.
doi : 10.3406/mefr.1983.1371
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1983_num_95_1_1371
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MAURIZIO GIANGIULIO
LOCRI, SPARTA, CROTONE E LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA
BATTAGLIA
DELLA SAGRA*
"Alles was von dieser Schlacht berichtet wird, trgt den
Charakter der Sage " (E. Diels, Parmenides. Lehrgedicht, 1897, p.
18)
"... consciously or not, scholarship tends to proceed from the
assumption that legend is always secondary, because "the historical
kernel" must be an event or patterns of events amenable to common
sense and not a "miracle". What if facts as we see them, were
experienced differently at that time?". (W. Burkert, Lore and
Science in ancient Pythagorea- nism, 1972, p. 147).
Die Geschichten von den Dioskuren in Lokroi und Sparta erforden
eine neue kritische Behandlung : in questi termini U. von
Wilamowitz affermava nell'ultima opera sua l'esigenza di una
complessiva riconsiderazione del nucleo della tradizione antica
relativa alla battaglia della Sagra1, implicitamente delineando
all'un tempo l'ideale bilancio di pi di un secolo di ricerca. Sin
da quando nel 1797 Ch. G. Heyne intese fissare la cronologia della
battaglia basandosi sulla leggenda del ferimento del cro-
* II presente lavoro si inserisce nell'ambito di una pi ampia
ricerca sulla storia e le relazioni internazionali di Crotone
arcaica cui da tempo attendo sotto la guida del Prof. G. Nenci, al
quale va il senso della mia profonda gratitudine. Ringrazio anche
il Prof. L. Beschi, che volle seguire la preparazione della
dissertazione di laurea, nella quale toccavo alcune delle questioni
cui dedicato il presente studio. Devo infine alla Prof.ssa J. de La
Genire utili osservazioni e consigli. Mia, naturalmente, la
responsabilit delle tesi sostenute.
1 Der Glaube der Hellenen3, Darmstadt, 1959 (la ed. Berlino,
1931-32), , . 2 p. 350-351.
MEFRA - 95 - 1983 - 1, p. 473-521.
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474 MAURIZIO GIANGIULIO
toniate Leonimo e della sua guarigione nell'isola di Leuke2, di
volta in volta storici e filologi quali Meineke3 e Diels4,
Burckhardt5 e Weinreich6, Robert7 e Ciaceri8, Wilamowitz stesso9 e
von der Mhll10, per non citare che alcuni dei nomi pi
significativi, ebbero modo di appuntare il proprio acume critico su
questo quell'elemento della tradizione antica relativa
all'episodio.
Le numerose osservazioni presentate, alcune delle quali ancora
oggi fondamentali, non erano peraltro tali da soddisfare l'esigenza
di una complessiva interpretazione della natura e dell'origine
della tradizione. Proprio tale esigenza, per converso, ha inteso
soddisfare in anni recenti R. Van Compernolle11, attraverso un
esame meticoloso del complesso delle fonti pertinenti, in sguito al
quale egli ha potuto identificare i filoni in cui la tradizione
antica si organizza, nonch individuare e definire nella loro
cronologia una versione originaria ed una derivata di una medesima
tradizione leggendaria.
Il radicale mutamento della prospettiva esegetica tradizionale
conseguente alla ricostruzione proposta dallo studioso belga, ed
insieme le implicazioni metodiche delle modalit di approccio alle
fonti tradite che tale ricostruzione sorreggono, inducono peraltro
a riconsiderare da vicino l'intera questione. Altri ha gi avuto
modo di formulare nutazioni critiche particolarmente stimolanti12;
per parte nostra, ci proponiamo qui di sot-
2 De Crotoniatarum republica et institutis. . ., in Opuscula
academica collecta et animadversionibus locupletata, II, Gottingae,
1787, p. 184-185.
3 Fragmenta poetarum comoediae antiquae, II, 2 Berlino, 1840, p.
1227-1233 (Epimetrum I. De Phormione Crotoniata).
4 Parmenides. Lehrgedicht, Berlino, 1887, p. 16-21. 5 J.
Burckhardt, Storia della civilt greca1, Firenze, 1974 (la ed.
Berlino-Stut-
tgart, 1898-1902), p. 58, 676. 6 Antike Heilungswunder.
Untersuchungen zum Wunderglauben der Griechen
u. Rmer, Giessen, 1909, p. 191-194. 7 Die griechischen
Heldensagen, III, 2, Berlin, 1923, n. 2 p. 1038. 8 Storia della
Magna Grecia, Napoli, 1976 (la ed. Milano-Roma 1924-1932), II,
p. 242-247. 9 Sappho und Simonides. Untersuchungen ber
griechische Lyriker2, Berlino-
Zurigo-Dublino, 1913, p. 234-235. 10 Der grosse Aias.
Rektoratsprogramm Basel 1930 (= Ausgewhlte kleine Schrift
en, hrsg. von B. Wyss, Basilea, 1976, p. 435-472). 11 Ajax et
les Dioscures au secours des Locriens sur les rives de la Sagra
(ca. 575-
565 av. notre re), in Hommages Marcel Renard, Bruxelles, 1969,
II, p. 733-766. 12 Facciamo riferimento a C. Sourvinou-Inwood, The
Votum of 477/6 b. C. and
the Foundation Legend of Locri Epizephyrii, in CQ, n. s. 34,
1974, p. 190 e, soprattutto, a D. Musti, Problemi della storia di
Locri Epizefirii, in Locri Epizefirii. Atti del
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LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
475
toporre ad una nuova complessiva disamina le testimonianze prese
in considerazione dal Van Compernolle. Ne risulter, crediamo, la
possibilit di rivendicare al novero delle tradizioni locali
arcaiche di Magna Grecia il nucleo delle leggende relative alla
Sagra.
Ma conviene anzitutto riassumere le conclusioni cui lo studioso
belga pervenuto. Le fonti antiche fino a noi giunte si lascerebbero
nel complesso ripartire fra due distinti filoni tradizionali :
l'uno essenzialmente rappresentato da Teopompo, Giustino, Cicerone,
Diodoro e Strabone13, l'altro da Pausania, Conone ed Ermia
alessandrino 14 ; il primo caratteriz- zabile sinteticamente come
tradizione Dioscuri-Olimpia, il secondo come tradizione Aiace-Delf
i . Le fonti rappresentanti la prima tradizione, per, rivelerebbero
in due occasioni ridondanze ed incongruenze tali da indurre a
ritenere avvenuto un processo di contaminazione con una tradizione
appartenente all'altro filone. Restituendo allora due elementi
della tradizione Dioscuri-Olimpia il ricorso di Crotone e Locri
all'oracolo delfico prima della battaglia e la guarigione di
Formione per mezzo della lancia del feritore15 a quella Aiace-Delf
i, si recupererebbero due versioni perfettamente parallele, che
andrebbero considerate quali redazioni differenti di un'unica
tradizione leggendaria. Delle due, quella Dioscuri-Sparta
rappresenterebbe un rifacimento della versione Aiace-Delf i
approntato nel corso della guerra del Peloponneso a scopi
propagandistici, nell'intento di affermare l'antichit dei rapporti
allora esistenti tra Locri e la citt laconica. A questa
elaborazione artificiale, priva di valore per la storia arcaica di
Locri, si contrapporrebbe la versione Aiace-Delf i, antica e
pertanto originale, verosimilmente gi accolta da Antioco di
Siracusa.
1. Sia lecito dire subito che l'operazione di disaggregazione di
alcuni dati testuali rispetto al contesto entro il quale sono
tramandati compiuta dal Van Compernolle e l'utilizzazione dei
medesimi per la ricostruzione di una tradizione Aiace-Delf i non
appare dotata di valore cogente, ma anzi si espone ad obiezioni gi
soltanto sul piano filologico.
XVI Convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto-Locri 1976,
Napoli, 1977, p. 55- 56 e Intervento, ibidem, p. 705-707.
13 Vd. Theopomp., FGrHist 115 F 392 . Suid., s. . ; Iust., XX,
2, 10- 3, 9; Cic, nat., II, 2, 6; III, 5, 13; D.S., Vili, 32;
Strab., VI, 1, 10.
14 Paus., Ili, 19, 11-13; Conon, FGrHist 26 F 1, 18 . Phot.,
bibl., 133b; Herm., in Phdr., 243a p. 75 Couvreur.
15 Vd., rispettivamente, Iust., XX, 3, 1-3 e Theopomp., loc.
cit.
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476 MAURIZIO GIANGIULIO
Prendiamo dunque in esame la tradizione troghiana relativa alla
richiesta locrese di aiuto a Sparta ed al ricorso crotoniate a
Delfi16.
Ci che in essa si riferisce all'oracolo delfico, secondo il Van
Comper- nolle, andrebbe espunto in quanto elemento caratteristico
della versione Aiace-Delfi, confluito nell'altra per
contaminazione. Essendo infatti la tradizione troghiana rivolta a
glorificare Zeus e quanto alla sua persona si ricollega i Dioscuri
ed Olimpia , essa risulterebbe come offuscata ed indebolita nella
sua valenza specifica dalla presenza dell'elemento delfico17.
Quest'ultimo, infatti, non solo risulterebbe ridondante ed inutile,
in quanto accessoria motivazione di una vittoria gi per suo conto
garantita dall'intervento dei Dioscuri, ma sarebbe anche in s
offensiva verso Zeus ed i Dioscuri, e quindi incompatibile con la
loro presenza.
Ora, ritenere incongrua la presenza dell'elemento delfico in
questa versione significa in realt sopravvalutare
razionalisticamente la coerenza di tali tradizioni arcaiche
relative al soccorso prestato da dei ed eroi in occasione di
importanti episodi bellici. Difatti, basta tenere presenti le
storie concernenti l'intervento di disparate entit soprannaturali a
Maratona ed a Salamina per comprendere come, nell'ambito di
tradizioni siffatte, non venisse percepita alcuna contraddizione
tra gli interventi di diverse figure divine ed eroiche, ma anzi
operasse una logica ispirata all'idea dell" accumulo', per cos
dire, di signa e prodigia disparati18. Per
16 Per comodit di riferimento trascriviamo i passi di Giustino
in questione : Quo metu territi Locrenses ad Spartanos decurrunt;
auxilium supplices deprecantur. UH longinqua militia gravati
auxilium a Castore et Polluce petere eos iubent. . . (XX, 2,
11-12); His cognitis Crotonienses et ipsi legates ad oraculum
Delphos mittunt, victoriae facultatem bellique prosperos eventus
deprecantes. Responsum prius votis hostes quam armis vincendos. Cum
vovissent Apollini dcimas praedae, Locrenses et voto hostium et
responso dei cognito nonas voverunt tacitamque earn rem habuere, ne
votis vincerentur. (XX, 3, 1-3).
17 Van Compernolle, Ajax et les Dioscures. . . cit., p. 744. 18
Variamente connesse alla battaglia di Maratona risultano le
epifanie di un
gigantesco oplita (Hdt., VI, 117, 2-3; Ael., VH, VII, 38; Suid.,
s.v. ' e - ; Plu., mor., 3O5c); di Teseo (Plu., Ths., XXXV; Paus.,
I, 15,3) e di Echetlos (Paus., 15, 3; 32, 5). Significativamente,
questi episodi erano illustrati insieme nelle pitture della Stoa
Pecile (Paus., 1, 15, 3; Ael., loc. cit.). In rapporto alla
battaglia di Salamina si collocano invece la visione di Dikaios
(una nuvola di polvere levantesi dalla parte di Eleusi da cui
risuonava l'invocazione a Iakkhos; Hdt., Vili, 65, 1; Plu., Them.,
XV); l'apparizione alla flotta greca di una figura femminile
esortante allo scontro (Hdt., Vili, 84, 2); l'epifania di Kychreus
in forma di serpente (Paus., I, 36, 1, dove si ricorda l'esistenza
di un sacello dedicato all'eroe nell'isola); e, naturalmente,
l'intervento degli Aiakidai (Hdt., Vili, 64); cfr., in merito,
infra, p. 496 e n. 85.
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LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
477
di pi, il rapporto dei Locresi con Delfi ed il favore
manifestato dai Dioscuri nei loro confronti si collocano, a ben
vedere, su due piani distinti, ma in linea di principio
complementari : il primo, nell'ambito del rapporto con gli dei
mediato dall'oracolo ed improntato ad una dimostrazione di eusebeia
che precede gli eventi; il secondo, nell'ambito della diretta
collaborazione ed assistenza di stampo eroico che si colloca nel
pieno dell'agire umano, qual quella assicurata dall'intervento dei
Dioscuri.
poi da rilevare che l'elemento delfico risulta ben integrato
nella tradizione, perlomeno al livello della versione presente in
Trogo. Il rapporto privilegiato con Delfi vi appare infatti tipico
di Crotone, la quale non solo alla vigilia della battaglia della
Sagra, ma anche dopo i sacrileghi fatti connessi alla presa di Siri
per prima si rivolge all'oracolo, mentre Metapontini e Locresi sono
presentati sotto questo profilo in posizione subordinata19.
Inoltre, il ricorso a Delfi assume la funzione di 'risposta'
crotoniate all'appello a Sparta rivolto dai Locresi; soltanto che
tale risposta si rivela insufficiente : anche sul terreno
privilegiato del rapporto con Delfi, cio, i Crotoniati sono
superati dai Locresi, i quali mostrano una pietas superiore e si
guadagnano il favore divino prima di trionfare sul campo di
battaglia.
Beninteso, consimili osservazioni non ambiscono per parte loro
ad avere valore decisivo, nel senso che sarebbe pur sempre
possibile ammettere un lungo processo di aggiustamento, nel corso
del quale l'elemento delfico, originariamente indipendente, fosse
confluito nella tradizione quale troviamo esposta in
Trogo-Giustino, finendo infine per integrarvi-
Tali episodi si inseriscono nel novero pi vasto delle tradizioni
relative alle epifanie eroiche in battaglia, la cui importanza a
testimonianza della caratteristica vicinanza degli eroi al mondo
umano stata da tempo notata : in proposito, cfr. soprattutto
Burckhardt, Storia della civilt. . . cit., p. 58-59, 675-678 e E.
Rohde, Psyche. Culto delle anime e fede nell'immortalit presso i
Greci, Bari, 1982, p. 199- 202 : per altre accurate disamine delle
tradizioni ed interessanti osservazioni, cfr. Fr. Pfister, s.v.
Epiphanie, RE, Supplb. IV, 1924 col. 293-294; M. P. Nilsson,
Geschichte der griechische Religion, I3, Monaco, 1967, p. 715-718;
W. Burkert, Griechische Religion der archaischen und klassischen
Epoche, Stuttgart-Berlino-Colonia- Magonza, 1977, p. 317-318 e, da
ultimo, W. K. Pritchett, The Greek State at War. Partili :
Religion, Berkeley-Los Angeles-Londra, 1979, p. 11-46. Vale inoltre
la pena di richiamare l'attenzione sulle penetranti nutazioni di
von der Mhll, Der grosse Aias, cit., p. 15-21.
19 Vd. Iust., XX, 2, 5-7 : (dopo la presa di Siri). . . priores
Crotonienses Delphi- cum oraculum adierunt. . . et
MetapontinVoraculo cognito. . . ; e cfr. 3, 1-3 (dopo l'appello
locrese a Sparta) . . . Crotonienses et ipsi legatos ad oraculum
Delphos mit- tunt. . ., Locrenses et voto hostium et responso dei
congnito. . . .
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478 MAURIZIO GIANGIULIO
si20. D'altra parte, una volta messo in luce il carattere
perlomeno ipotetico della possibilit che l'elemento delfico sia
estraneo rispetto alla tradizione incentrata sul soccorso prestato
ai Locresi dai Dioscuri, diviene senza dubbio essenziale addurre
argomenti assolutamente probanti, nel caso si voglia reintegrare,
come fa il Van Compernolle, tale intervento delfico nella
tradizione relativa all'intervento di Aiace. Orbene, non solo tali
argomenti mancano, ma ne esistono di validi in contrario. Si
osservi in particolare che quell'elemento delfico, correttamente
concepito dal Van Compernolle come giustificazione e spiegazione in
chiave propagandistica della vittoria locrese, si troverebbe invece
ad essere reintegrato entro il contesto di una tradizione che
Pausania, nel tramandarla, esplicitamente sottolinea essere
patrimonio crotoniate. Ed effettivamente, in essa l'orientamento
crotoniate ben evidente, come avremo modo di mostrare meglio pi
oltre21, mentre manca qualsiasi elemento filo-locrese.
Dunque, nonch il procedimento seguito, il risultato stesso
dell'operazione di disaggregazione dei dati tradizionali compiuta
dal Van Compernolle si rivela non soddisfacente, dal momento che la
ricostruita tradizione Aiace-Delfi, cui si chiede di rappresentare
la versione originale e coerente della tradizione locrese circa la
vittoria sui Crotoniati alla Sagra risulta di problematica
ricomposizione entro una prospettiva filo-locrese. E questo in
ragione sia della sua origine crotoniate, affermata dalla
tradizione antica, sia degli elementi in essa presenti, che in
alcun modo si configurano quali quelli che ci si attenderebbe di
trovare in una tradizione celebrativa della grande vittoria locrese
sui Crotoniati.
Per completare la ricognizione della composizione dei filoni
tradizionali che costituiranno l'oggetto della successiva
discussione, occorre prendere ora in esame anche il secondo
elemento che il Van Compernolle aggrega alla storia di Leonimo
nell'intento di ricostruire la complessa tradizione da lui definita
Aiace-Delfi.
Si tratta del particolare della guarigione di Formione, operata
a Sparta da un neaniskos in virt dell'applicazione sulla ferita
della raschiatura della lancia al termine del pasto al quale egli
aveva invitato, secondo il vaticinio oracolare, il Crotoniate
appena giunto22. Nell'inter-
20 Cos Musti, Intervento, in Atti del XVI Convegno. . . cit., p.
706. 21 Cfr. infra. La formulazione di Pausania cui si allude nel
testo non si presta
comunque ad equivoci; cfr. Ili, 19, 11 : ov ' . . . .
22 Non sembra inutile riportare il frammento di Teopompo in cui
la vicenda narrata : Suid., s.v. .
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LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
479
pretazione del Van Compernolle la presenza di tale particolare
accanto a quello che egli intende come l'intervento guaritore dei
Dioscuri fondato sull'uso del silfio sarebbe il risultato di un
accostamento maldestro, di una contaminazione secondaria. Pertanto,
l'elemento della guarigione per mezzo della lancia, in quanto
ridondante ed inutile, andrebbe assegnato ad un'altra tradizione :
quella in cui il ferito Leonimo ed il feritore-guaritore
Aiace23.
Pare in realt possibile interpretare diversamente il frammento
di Teopompo. In esso, infatti, la pur non perspicua e
verosimilmente lacunosa redazione di Suida non impedisce di
cogliere una logica di qualche coerenza, propria, come si vedr in
seguito, di una tradizione arcaica di schietto sapore
leggendario.
Anzitutto il neaniskos : evidentemente si tratta del feritore
nella battaglia della Sagra, e Sparta dev'esserne la residenza
abituale. Particolarmente importante appare proprio questo elemento
della localizzazione spartana. Esso infatti rende di per s
difficile individuare il motivo per cui, ove la storia del
neaniskos non fosse che la trasposizione della guarigione operata
da Aiace, essa sarebbe localizzata a Sparta, la cui menzione
viceversa si spiega coerentemente nell'assunzione che essa
rappresenti la residenza privilegiata del feritore. Ora, gi
soltanto su queste basi, possibile pensare, come peraltro da molti
si gi fatto, che sotto le spoglie del giovinetto si celi in realt
uno dei Dioscuri24; tanto pi che nella tradizione antica non
infrequente la rappresentazione dei Dioscuri in vesti umane,
nell'aspetto di semplici giovani, spesso stranieri25. Inoltre,
mentre il particolare della lancia non fa difficolt in questo
senso, in quanto essa
. ' . , [] . , , ' . , . , , , . .
23 Per tutto questo, vd. Ajax et les Dioscures. . . cit., p.
743, 745. 24 Cos Meineke, Fragmenta poetarum com. ant. . . . cit.,
p. 1228; F. Deneken,
De Theoxeniis, Berlino, 1881, p. 14-15; Diels, Parmenides. . .
cit., p. 18; cfr. anche W. Burkert, Lore and Science in Ancient
Pythagoreanism, Cambridge (Mass.), 1972, p. 152.
25 Particolarmente significative a questo proposito appaiono le
vicende dello spartiate Formione, al quale i Dioscuri si
presentarono (Paus., Ill, 16, 2) e quella notissima di Simonide
alla corte di Skopas (vd. ad es. Cic, de orat., II, 351-353; Val.
Max., I, 8, ext. 7).
i
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480 MAURIZIO GIANGIULIO
fa parte del loro armamento tipico26, due elementi pregnanti di
natura religioso-cultuale permettono di avvalorare ulteriormente
l'identificazione del giovinetto del frammento in esame. In primo
luogo la configurazione autonoma delle due figure, Kastor e
Polydeukes, che risulta un dato originario fedelmente preservato
nell'ambiente cultuale laconico27 : ed appunto la relativa
autonomia reciproca delle due figure, radicata in questo originario
elemento di ordine religioso-cultuale, a giustificare la possibilit
della presentazione separata di una delle due figure, di cui il
frammento di Teopompo offre un esempio. In secondo luogo il
particolare dell'invito a pranzo il quale, nel contesto di quello
che appare, pur attraverso la redazione sintetica e banalizzante
del frammento, un tipico Heilungswunder basato su di un
tradizionale procedimento 'simpatico', ha tutta l'aria di
rappresentare la razionalizzazione di uno xenismos sacrale. Tanto
pi che il rituale teossenico costituisce una forma tipica del culto
dei Dioscuri28. Ora, nell'ambito dello stesso frammento teopompeo,
For- mione appare poco dopo quale celebrante di un rituale
teossenico nei confronti dei Dioscuri; e, con significativa
analogia, nella tradizione antica un Formione lacone, che sin da
Meineke opportunamente ritenuto il medesimo personaggio che lo
stratega crotoniate, caratterizzato quale un famoso ospitante dei
Dioscuri29. Sembrerebbe pertanto assicurata la
26 Si tenga presente la loro rappresentazione nelle metope del
ed. manopte- ros dei Sicion a Delfi (cfr. P. de La Coste Messelire,
Au Muse de Delphes, Parigi, 1936, tav. XV-XVI, XVIII e nei pinakes
locresi (cfr. le indicazioni fornite infra a n. 90, nonch la
descrizione dell'aspetto nel quale gli Spartani erano pronti a
credere si mostrassero i Dioscuri (in Paus., IV, 27, 2).
27 Fondamentale, a questo riguardo, resta la discussione di E.
Bethe, s.v. Dio- skuren, RE, V, 1, 1903, col. 1090; ma vd. ora
l'illuminante disamina di F. Cassola in Inni omerici2 (a cura di),
Milano 1982, p. 350. Mette conto di rammentare, inoltre, le
testimonianze che rimandano ad una separata presenza delle due
figure nel mondo laconico; vd. in proposito Paus., Ili, 1, 3 (mnma
di Castore a Sparta); III, 20,1, {hieron e fonte Polydeukeia a
Sparta); IH, 21,9 ( a Gy- thion).
28 In proposito, cfr. soprattutto Deneken, De Theoxeniis, cit.,
p. 1-24; I. M. Pa- ton, De cultu Dioscurorum apud Graecos. Pars
prior, Bonn, 1894, p. 15-21 ; L. Weniger, Theophanien,
altgriechische Gtteradvente, in ARW, 22-23, 1923-25, p. 39-41. Sui
rituali teossenici in generale, oltre l'opera fondamentale di
Deneken, cfr. pure la lucida messa a punto di Fr. Pfister, s.v.
Theoxenia, RE, z. R. V, 1934, col. 2256- 2258.
29 Le testimonianze relative al privilegiato rapporto di
ospitalit intrattenuto da Formione con i Dioscuri sono costituite
da Paus., Ili, 16,2-3 e Plu., mor., 1103b, dove Formione accostato
a Sofocle ospitante di Asclepio. Quanto all'identit del Formione in
questione ed alla tesi di Meineke, cfr. infra, p. 504 e n.
112-114.
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LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA 48
1
pertinenza del banchetto rituale teossenico alla natura del
rapporto che legava Formione ai Dioscuri. Solo che nel nostro caso
saremmo di fronte ad un'inversione del tipico rapporto che vede i
Dioscuri nella posizione di xenoi invitati al sacro banchetto.
Ebbene, tale inversione, gi di per s interpretabile nei termini
dell'ambivalene polarit del sacro, documentata almeno in un altro
significativo caso : per quei xenia delfici nei quali gli dei
ospitavano gli eroi30. Dal momento dunque che in tale ambito
trovavano posto personaggi umani, come Pindaro31, e che per altro
verso rituali teossenici erano frequenti nel culto eroico32,
diviene compresibile
30 Schol. Pi., N., Vili, 68 : \ . Di problematica
interpretazione appare tuttavia il rapporto intercorrente tra
questi xenia eroici ed i pi noti theoxenia delfici (su cui vd. M.
P. Nilsson, Griechische Feste con religiser Bedeutung. .., Leipzig,
1906, p. 160 sg., e, soprattutto, P. Amandry, in BCH, 63, 1939, p.
209-210 e n. 6 p. 209, con bibliografia). Se evidente infatti che
esiste un profondo nesso a livello delle componenti essenziali
dell'azione rituale, probabile, viceversa, che i xenia eroici
vadano distinti dai theoxenia, se non altro sul piano del
calendario festivo (cos, persuasivamente, Pfister, 5.V. Theoxenia.
. . cit., col. 2257 e F. Salviat, in BCH, 82, 1958, n. 8 p. 256).
Quanto all'inversione (commutation, Deneken, cit., p. 3) dei ruoli
di cui nel testo, fondamentali restano le considerazioni svolte da
L. Gernet (Frames antiques, in REG, 41, 1928, p. 313-359 =
Anthropologie de la Grce antique2, Parigi, 1976, p. 21-61, alle p.
32-33 e n. 58-60) circa la conception primitive et persistante o la
divinit reste parfois indiffrencie, o les rles respectifs de
rgalant et de rgal circulent entre les dieux, les hros et les
hommes ; ma cf. pure la discussione di Salviat, cit., p.
256-257.
31 Vd. V. Pi., p. 92 Westermann : ' . , , , ' . . interessante
notare che anche Omero era invitato al pasto sacrificale, in questo
caso insieme ad Apollo (vd. Ael., VH, IX, 15, ad Argo). appena il
caso di rilevare che queste tradizioni hanno origine in rapporto
alla integrazione delle figure di alcuni poeti entro la tipica
morfologia eroica; in proposito, cfr. A. Brelich, Gli eroi greci,
Roma, 1958 p. 320-322 e G. Nagy, The Best of the Achaeans,
Baltimore-Londra, 1979, p. 306- 308.
32 Vd. al riguardo, soprattutto Deneken, De Theoxeniis, cit., p.
2-4 e Salviat, cit., p. 256-257. Si ricorderanno il rito ateniese
in onore di Aiace (Schol. Pi., N. II, 19) e quello celebrato da
Cipselo in onore degli Eraclidi (Polyaen., I, 7), oltre
naturalmente agli xenia ben noti per i Dioscuri, Eracle ed
Asclepio. Vanno inoltre ricordati gli Heroxeinia celebrati a Taso
(vd. l'iscrizione pubblicata da Salviat, cit., p. 193 sg., 1. 3),
gli Herochia di cui da notizia Esichio (s.v. , con le osservazioni
di Nilsson, Griech. Feste. . . cit., p. 56 e Pfister, s.v.
Theodaisia, RE, . R., X, 1934, col. 1711 e gli Herophaneia megaresi
(IG, VII, 48, con le osservazioni di Salviat, cit., p. 255 e n.
4).
MEFRA 1983, 1. 31
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482 MAURIZIO GIANGIULIO
su quali basi sia stato concepito questo xenismos di Formione.
Egli difatti poteva ben essere rappresentato in qualit di ospitato,
una volta che, secondo quanto accade per Pindaro a Delfi, fosse
stato assimilato ad una figura dotata di prerogative in qualche
modo sovrumane; della qual cosa peraltro la stessa tradizione
antica reca una traccia importante, nel momento in cui lo accomuna
a figure quali Aristea, Abari, Ermotimo, Pitago- ra, Empedocle,
Epimenide33. E d'altra parte il frammento teopompeo lascia
chiaramente pensare, per l'arrivo di Formione a Sparta, ad una
sorta di Himmelsfahrt, e, per i suoi spostamenti a Crotone e Cirene
a viaggi estatici, elementi questi, entrambi pertinenti a quelle
figure di Wundermnner arcaici che Diels, Rohde, Meuli, Dodds hanno
lumeggiato in opere capitali34. Passando ad altro ordine di
riflessioni, occorre notare che il frammento in esame non induce
affatto a credere che l'invito rivolto a Formione dai Dioscuri a
recarsi a Cirene abbia necessariamente per scopo la sua guarigione
e tantomeno che il silfio rappresenti il mezzo della cura. Il
silfio in realt soltanto il simbolo della Cirene battiade, nella
sua qualit di antica e famosa sede del culto dei Dioscuri, del
quale Batto stesso si voleva fosse stato il fondatore35. Ci spinge
ad ammettere anche l'analogo esplicito ruolo simbolico che il
silfio assume nella parallela vicenda del Formione lacone
tramandata da Pausania. Va infine osservato che nella ricostruzione
del Van Compernolle il carattere di tradizione recenziore e
contaminata attribuito alla storia di Formione acquista plausibilit
perch la versione Dioscuri-Olimpia alla quale essa si collega,
reputata nel complesso dipendente, e perci recenziore rispetto alla
versione Aiace-Delfi. Ma una volta che simile ricostruzione dei
rapporti intercorrenti tra le due tradizioni si sia rivelata priva
di valore cogente e non persuasiva, sar necessario rivedere anche
il giudizio intorno alla storia di Formione.
In base dunque alle osservazioni sin qui condotte potremo
affermare di trovarci in presenza di una redazione certo
banalizzata, nonch sintetica e probabilmente lacunosa, ma
essenzialmente coerente, di una leggenda incentrata sul motivo del
pellegrinaggio del duce sconfitto a Sparta
33 Clem. Al., Strom., I, 133, 2. 34 Cfr. in proposito la scheda
bibliografica compilata da Burket, Lore and
Science. . . cit., . 229 a p. 162. Quanto agli elementi della
tradizione su Formione di cui si fa cenno nel testo, cfr. pi
diffusamente infra, p. 505 e n. 115-119.
35 Circa il ruolo del silfio, cfr. Meineke, Fragmenta poetarum.
. . cit., p. 1227 sg. ; Diels, Parmenides. . . cit., p. 19;
Weniger, Theophanien. . . cit., . 2 p. 40. Per Batto fondatore del
culto dei Dioscuri a Cirene vd. Schol. Pi., P., V, 10.
-
LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
483
e Cirene, le sedi privileggiate di quel culto dorico dei
Dioscuri il cui soccorso Locri vantava di aver ricevuto.
Ma anche su questa leggenda occorrer tornare al fine di
individuarne il livello cronologico ed i rapporti che la connettono
alla tradizione Dioscuri-Sparta . Per ora preme maggiormente di
trarre alcune iniziali conclusioni dalla revisione condotta in
queste pagine della ricostruzione proposta dal Van Compernolle. Ci
sembra dunque di poter affermare che siamo di fronte a tre gruppi
di fonti rappresentanti : a) una tradizione incentrata sull'ausilio
portato dai Dioscuri spartani ai Locresi in occasione della
battaglia della Sagra; b) una storia delle avventure dello stratega
crotoniate Formione, guarito a Sparta da un Dioscuro; e) una
leggenda relativa al ferimento da parte di Aiace del crotoniate
Leonimo ed alla sua guarigione nell'isola di Leuke.
Quali siano i reciproci rapporti tra questi nuclei di tradizione
ci proponiamo di discutere successivamente; certa fin d'ora sembra
per l'impossibilit di ammettere l'esistenza di una versione
Aiace-Delfi organicamente configurata quale versione complessiva
delle vicende connesse alla battaglia della Sagra, da considerare
parallela e simmetrica, sia rispetto ai momenti in cui si articola,
sia rispetto alla sua natura d'insieme, alla tradizione
Dioscuri-Olimpia.
2. Di quest'ultima tradizione ora il caso di passare ad
esaminare natura, attendibilit storica e cronologia.
Ai fini dell'individuazione del suo complessivo orientamento
risulta importante poter riscontrare l'assenza di ragioni
convincenti per considerarla una tradizione in primo luogo volta a
glorificare Zeus ed Olimpia. Nella narrazione giustinea, difatti,
la presenza dell'aquila, simboleggiante il favore di Zeus36, non
risulta posta in particolare rilievo, ma viene presentata quale
semplice signum di vittoria ; ed il suo ruolo appare in definitiva
marginale rispetto al motivo conduttore della storia, costituito
dal rapporto privilegiato di Locri con Sparta e dall'epifania dei
Dioscuri. Quanto poi all'elemento 'olimpico', cio il miracoloso
annuncio della vittoria nel santuario panellenico, mentre non si
riscontra in Giustino, esso presente esclusivamente in Cicerone e
Strabone37; ma in quest'ultimo introdotto separatamente dal
precedente resoconto dei fatti della Sagra e
36 Vd. K. Sittl, Der Adler und die Weltkugel als Attribute des
Zeus in der griechischen und romischen Kunst, in JKPh, 1885, Suppl.
XIV, p. 1-51.
37Cic, nat., 11,2,6; 111,5, 11; Strab., VI, 1,10.
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484 MAURIZIO GIANGIULIO
svalutato come tradizione di carattere favoloso38. La tradizione
paremio- grafica invece concorde nel presentare la localizzazione
spartana dell'annuncio della vittoria, in totale consonanza con
l'orientamento della narrazione, la quale si concentra sui
particolare della richiesta locrese di aiuto a Sparta e
dell'intervento dei Dioscuri39. In proposito va sottolineato che i
pi antichi rappresentanti della tradizione paremiografica in
questione sono Zenobio e Pausania atticista, autori vissuti
entrambi in et adrianea, i quali potevano attingere, attraverso la
mediazione di Lucillo Tarreo, alla raccolta di paroimiai di Didimo,
il che ci riporta ad un settore della cultura alessandrina
caratterizzato da precisi interessi antiquar, sostanziati
dall'utilizzazione di ottime fonti40.
L'annuncio della vittoria a Sparta si ritrova dunque in questa
tradizione paremiografica, in Giustino, in Plutarco e forse in
Diodoro41; l'annuncio della vittoria ad Olimpia in Cicerone e, con
le riserve di cui sopra, in Strabone. Cos stando le cose ne
consegue che il giudizio formulato dal Van Compernolle dovrebbe
essere corroborato quanto meno da persuasivi argomenti a favore
della maggiore attendibilit di Cicerone rispetto agli autori appena
elencati. Tali argomenti tuttavia mancano : allegare eventualmente
la presenza di Timeo in Cicerone42, infatti, comporterebbe
38 Dopo aver accennato alla battaglia e menzionato alla
paroimia, Strabone aggiunge : ' . . .
39 La tradizione paremiografica rappresentata da Paus, gr., fr.
34 Schwabe = 64 Erbse; Zen., , 17 CPG; Apostol., II, 12 CPG (cf r.
Suid., s.v. ' ); Makar., I, 84 CPG.
40 Per i dati essenziali intorno a Pausania, cfr. C. Wendel s.v.
Pausanias (22), RE, XVIII, 1949, col. 2406-24; H. Erbse in ADAW,
1949, 2, p. 21, 54 sg. e n. 2; su Lucillo Tarreo, vd. O. Gudeman,
s.v. Lukillos, RE, XIII, 2, 1927, col. 1785-1791; su Didimo, .
COHN, s.v. Didymos (8), RE, V, 1, 1903, col. 445-472. Importante
discussione delle fonti di Zenobio, in O. Crusius, Analecta ad
Paroemiographos graecos, Leipzig, 1893 = CPG Suppl., [Hildesheim,
1961], p. 90-97, 147, dove si ipotizza la presenza dell'attidografo
Demone alle origini della tradizione confluita in Zenobio; ma cfr.,
al riguardo, le considerazioni riduttive svolte da E. Schwartz,
s.v. Demon (3), RE, V, 1, 1903, col. 142-143.
41 In Plutarco l'annuncio riferito al Peloponneso (Aem., XXV, 1)
: verosimilmente si tratta di una banalizzazione generalizzante. In
D.S., Vili, 32, il particolare dell'annuncio della vittoria manca;
ma non sembra impossibile ammettere, se effettivamente Pausania
dipende da Diodoro dalla sua fonte (Van Compernolle, Ajax et les
Dioscures. . . cit., p. 737), che tale particolare, presente in
Pausania, non mancasse anche in Diodoro e che sia andato perduto
nella redazione degli Excerpta Vaticana cui appartiene il fr. Vili,
32.
42 1 luoghi ciceroniani citati dal Van Compernolle (n. 1 p.
747), per, non dimo-
-
LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
485
che si chiarisse per quale ragione Trogo, da Timeo ampiamente
dipendente nella pagina di Giustino in questione43, avrebbe
accantonato l'elemento 'olimpico' a favore di altri, e per quale
ragione in maniera analoga si sarebbero comportata l'erudizione
alessandrina che sta alla base della tradizione paremiograf ica ;
tanto pi che, laddove l'annuncio della vittoria ad Olimpia si
configura come particolare in qualche modo topico44, l'annuncio a
Sparta ben pi raro e specifico, nonch organico rispetto
all'orientamento della tradizione.
Bisogner concluderne che la tradizione timaica non conosceva
ancora il particolare del miracoloso annuncio della vittoria45, nel
qual caso saremmo di fronte a posteriori autoschediasmi tutti di
scarso valore, essa recava sia l'elemento 'olimpico' sia quello
spartano, ma anche in questo caso il primo non potrebbe certo
essere ritenuto pi rilevante e caratterizzante del secondo.
Preferiamo pertanto contraddistinguere questa tradizione come
tradizione Locri-Dioscuri-Sparta 46.
In essa il rilievo assunto dal ruolo di Sparta appare di per s
evidente, ma vale la pena di sottolineare al riguardo il fatto che
la citt laconica in Giustino sia presentata quale soda urbs*7. E
questo perch in quello che il pi calzante parallelo tipologico
dell'invio dei Dioscuri ai Locresi da parte degli Spartani, e cio
l'invio da parte di Egina degli Aiakidai ai
strano, a rigore, che Cicerone abbia attinto a Timeo la storia
dell'annuncio della vittoria locrese ad Olimpia.
43 In merito, cfr. pi diffusamente infra, p. 493-494 e n. 73-74.
44 Pu essere interessante notare che secondo Plinio (VII, 86) fu
annunciata ad
Olimpia anche la vittoria di Crotone su Sibari. Sullo sfondo di
consimili tradizioni si delinea l'importanza panellenica di Olimpia
e la sua funzione rappresentativa e 'pubblicitaria'. Piace di
riportare quanto in proposito osservava J. Burckhardt : Olimpia era
e restava per sempre l'unico luogo adatto alla pubblicit universale
della Grecia ; ... Chi voleva comunicare qualcosa a tutti i Greci
doveva comparire egli stesso ad Olimpia apporvi un'opera d'arte con
iscrizione (Storia della civilt. . . cit., II, p. 317).
45 Cos von der Mhll, Der grosse Aias, cit., p. 46. 46
Naturalmente questo il risultato minimo che possibile acquisire
dalla
discussione test conclusa; ma si potrebbe anche ipotizzare che
nella tradizione raccolta da Timeo fosse presente solo l'annuncio a
Sparta, ove si ritenesse di consentire con la suggestiva
osservazione di Cassola (Inni omerici, cit., p. 453), secondo la
quale : Che il messaggio sia portato dagli stessi Dioscuri non
detto esplicitamente, ma ovvio e risulta chiaro dalle imitazioni
romane (Lago Regillo ; battaglia di Pidna in Cicerone. . .) .
47 Vd. XX, 2, 13.
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486 MAURIZIO GIANGIULIO
Tebani, su loro richiesta, negli ultimi anni del VI secolo48,
figura esplicitamente affermata quale premessa necessaria
dell'intera vicenda l'esistenza di un rapporto tra le due citt, in
questo caso configurato da un legame di syngheneia radicato sul
piano delle genealogie mitiche ed avallato dall'oracolo
delfico49.
Il che significa evidentemente che in et arcaica consimili
tradizioni relative alla richiesta dell'intervento di eroi
soccorritori rivolta ad un'altra polis presupponevano la
riconosciuta esistenza di uno stretto nesso tra le citt
protagoniste del rapporto. Questo il senso che all'espressione di
Giustino va assegnato e questo quanto nella realt storica
effettivamente si verificava, come si avr modo di ribadire tra
breve.
Un altro elemento che nella sua natura rimanda
inequivocabilmente all'orizzonte spartano possibile recuperare al
livello degli elementi costitutivi della tradizione. Si tratta del
miracoloso intervento dei Dioscuri a favore dell'esercito, in
questo caso locrese. Infatti, sebbene da un punto di vista generale
esso sia profondamente consentaneo alla intrinseca natura di dei
Dioscuri50, pure dato di trovare tale elemento in connessione
pressoch esclusivamente con momenti e personaggi della storia di
Sparta in et arcaica e classica. Particolarmente significative da
questo punto di vista sono le tradizioni relative a due stratagemmi
consimili messi in atto rispettivamente da Aristomene e dai giovani
messeni Gonippos e Panormos all'epoca della battaglia di
Steniclaro, la storia dell'espediente ideato da Archidamo per
rincuorare le sue truppe a Dipaia, durante una campagna in Arcadia;
l'apparizione dei Dioscuri sulla
48 Hdt., V, 80,2. Che in questo passo non si alluda
semplicemente ad una trasla- zione di effigi, ma si implichi anche
la viva credenza nella personale assistenza assicurata dagli eroi,
quanto persuasivamente sostiene Pritchett, The Greek State at War.
. . cit., p. 15-17, il quale richiama anche la tradizione giustinea
circa i fatti della Sagra. Sulla data degli avvenimenti cui in
Erodoto si fa riferimento, cfr. L. H. Jeffery, in AJPh, 83, 1962,
p. 45.
49 Come si ricorder, i Tebani avevano consultato l'oracolo,
volendo vendicarsi degli Ateniesi, e avevano ricevuto il responso
di rivolgersi ai pi vicini; vale a dire, agli Egineti : che le
sorelle Thebe ed Aigina erano entrambe figlie di Asopos (Hdt., V,
79-80).
50 Le principali testimonianze al riguardo sono rappresentate da
h. Horn., XXXIII, 6-7; Theoc, XXII, 5-9; Strab., V, 32; Plu., mor.,
944d; nonch dalle iscrizioni menzionate in S. Wide, Lakonische
Kulte, Leipzig, 1893, p. 310 e discusse da Paton, De cultu. . .
cit., p. 33. Fonti ulteriori e riflessioni su questo aspetto
centrale della natura dei Dioscuri, in Wide, cit., p. 324; Bethe,
5. . Dioskuren, cit., col. 1094- 1095; Weniger, Theophanien, cit.,
p. 54-56, ma, soprattutto, nel commento di A. S. Pease al De natura
deorum di Cicerone (New- York, 19792, II, p. 553-554, 702).
-
LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
487
nave di Lisandro nella battaglia di Egospotami51. Tutte queste
tradizioni esplicitano presuppongono chiaramente la presenza in
ambiente spartano della credenza nelle epifanie dei Dioscuri in
qualit di symmachoi e di protettori. E che di questo ambiente tale
credenza fosse caratteristica testimonia appunto la distribuzione
delle tradizioni, quando si prescinda da quelle di et romana che
mostrano netti i caratteri di derivazione dalle concezioni
greche52; e d'altra parte, che tale credenza fosse intrinsecamente
costitutiva della rappresentazione dei Dioscuri in Laconia mostra
la relazione privilegiata che essi intrattenevano in generale con
la sfera di valori e le istituzioni connesse al mondo della giovent
guerriera53, ed in particolare con l'esercito schierato a
battaglia, che essi seguivano, - , come attesta Erodoto.
A puntualizzare ulteriormente il complessivo orientamento della
tradizione relativa al soccorso portato dai Dioscuri ai Locresi qui
in esame servir ora definire quali elementi la qualifichino come
ispirata ad un punto di vista locrese. Questi elementi sembra di
poter rinvenire : nella
51 Vd. Paus., IV, 27, 1-3; Polyaen., II, 31, 4 (Aristomene. Per
un'epifania dei Dioscuri ad Aristomene, invece, cfr. Paus., IV,
16,9); Polyaen., I, 41, 1 (Archida- mo); Plu., Lys., XII, 1 ;
XVIII, 1 ; Paus., X, 9, 7; cfr. SEG XIX, 394 (Lisandro).
52 Consimili leggende sono relative alle battaglie del lago
Regillo, di Pidna, di Vercelli e di Farsalo; le fonti in proposito
sono raccolte da L. Deubner, in NJA, 9, 1902, p. 370-371 e Pease,
op. cit., p. 553-554.
53 Tali relazioni si desumono anzitutto dalla natura e dalla
collocazione topografica di alcuni culti : all'uscita del Dromos
era situato il santuario dei Dioscuri e delle Cariti; al suo
ingresso, invece, si trovavano le effigi dei Dioscuri (Paus., Ill,
14, 6-7). A Therapne il tempio dei Dioscuri era situato nel
Phoibaion, dove gli efebi sacrificavano ad Enyalios prima della
lotta rituale che si svolgeva nel Platanistas (Paus., Ili, 14, 9
sg.). Sul contesto iniziatico e di preparazione all'attivit
militare in cui si inseriva questa presenza dei giovani nel Dromos
ed a Platanistas, cfr., per tutti, A. Brelich, Paides e Parthenoi,
Roma, 1968, p. 122, 139. Quanto al passo erodoteo citato, esso va
inteso, alla luce del significato di zu Gaste bitten, herbeirufen
che il verbo assume in contesti rituali di tipo teossenico
(Weniger, Theophanien. . . cit., p. 19), in riferimento alla
credenza nella reale presenza dei Dioscuri presso l'esercito
assicurata dall'invocazione rituale (cfr., in proposito, anche
Pritchett, The Greek State at War. . . cit., p. 14 sg., con
discussione dei casi paralleli). Valore di testimonianza
indipendente del nesso dei Dioscuri con la sfera militare a Sparta
riveste, conseguentemente, la consuetudine di portare nelle
spedizioni belliche il loro simbolo, i (Plu., mor., 478b).
Significativa ai fini del nostro discorso inoltre la notizia di
Pausania (IV, 27, 2) circa la celebrazione di una heorte in onore
dei Dioscuri nell'accampamento dell'esercito; anche la melodia che
accompagnava l'esercito in battaglia, il era connesso ai Dioscuri
(Plu., mor. 1140c; altre fonti in Wide, Lakonische Kulte, cit., p.
309).
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488 MAURIZIO GIANGIULIO
attribuzione ai Crotoniati della responsabilit della guerra;
nella sottolineatura della schiacciante superiorit delle forze
crotoniati e, per conseguenza, del carattere prodigioso del
successo locrese; infine nella eviden- ziazione del favore divino
goduto da Locri ed, in particolare, dell'appoggio dell'oracolo
delfico, tradizionalmente vicino ai nemici Crotoniati.
Occorre tuttavia chiedersi se la presenza di questi elementi che
qualificano in senso filo-locrese la tradizione non contrasti con
la logica che anima la pi vasta pagina di storia magno-greca entro
la quale nell'epitome giustinea essa si trova inserita. evidente
infatti che questa pagina si concentra sull'avvento di Pitagora e
sulla sua figura, presentata in maniera positiva54, e che ci
assicura di per s un ampio spazio alle vicende di Crotone. Ma da
discutere se ci implichi necessariamente una tradizione favorevole
alla citt achea. Certamente, non v' dubbio, ad esempio, che Crotone
sia rappresentata come animata da fiero spirito di resistenza
contro Dionigi e quasi come il simbolo della grecita italiota55; ma
se la
54 Cos, acutamente, Ciaceri, Storia della Magna Grecia, cit., p.
245 : chiaro che il racconto deriva da una fonte che gli
avvenimenti tutti ricollegava con le sorti di Catone e di Pitagora.
Che nella pagina giustinea sia da ravvisare un orientamento
favorevole a Crotone ha sostenuto U. Cozzoli, Siris, in Seconda
Miscellanea Greca e Romana, Roma, 1968, p. 12-13, ritenendo che :
a) i Crotoniati risultino assolti per la strage di Siri; b) non
siano stati aiutati da Apollo nella battaglia a causa dell'offerta
solo di poco superiore fatta dai Locresi ; e) la valutazione
positiva della figura di Pitagora implichi un'ottica favorevole a
Crotone. Ma si osservi : quanto al punto e), il rapporto di
implicazione tra le due circostanze non sembra necessario,
potendosi sempre trattare di una valutazione positiva di Pitagora
di origini storiografiche e non legata ad una tradizione
riflettente il punto di vista di una comunit; quanto al punto b),
nulla permette di credere che la storia della nona sia connotata
negativamente, n le modalit con cui i Locresi vengono a conoscenza
del voto (che appaiono derivare da un modulo narrativo ricorrente
nel capitolo ; cfr. 2, 7 e 3, 1), n la circostanza che i Locresi
tennero nascosto il voto, giacch questa non imped certo al dio di
Delf i di apprezzarlo ed esaudirlo ; quanto infine al punto a), il
suo valore probante sminuito dalla circostanza che Crotone, avendo
aggredito Locri, alleata di Siri, soccombette per il manifesto
sfavore divino, il che come dire che alla tradizione pare sotteso
un sottile filo unitario da riconoscere nel motivo
dell'insufficiente devozione delle citt achee (cos, sostanzialmente
a ragione, per quanto ci riguarda, analizzava la pagina di Giustino
Ciaceri, Storia della Magna Grecia, cit., II, p. 243-244.
Le considerazioni che precedono vanno naturalmente valutate alla
luce dei livelli locresi e spartani della tradizione che la
discussione condotta nel testo viene rivelando.
55 Vd. XX, 5, 2-3 : (Dionysius) expugnatis Locris Crotonienses
vix vires longo odo ex prions belli clade resumentes adgreditur,
qui fortius cum paucis tanto exercitui
-
LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
489
tendenza anti-dionigiana che sottende l'intero libro chiaramente
giunta a Trogo attraverso le sue fonti, per contro la presentazione
della resistenza crotoniate tradisce nello stile e nel rapporto con
il contesto l'intervento di Giustino. La mano dell'epitomatore pare
infatti riconoscibile nel diretto accostamento tra il periodo
pitagorico e l'arrivo del tiranno siracusano riscontrabile nella
narrazione : un procedimento sintetico e sommario che fa il paio
con la precedente omissione della vittoria crotoniate sui
Sibariti56. Cos stando le cose, non pare prudente valorizzare in
una prospettiva filo-crotoniate la presentazione della citt
all'epoca della lotta con Dioni- sio, cos come, per altro verso,
non ci sembra sicuro che la minimizzazio- ne del ruolo del periodo
metapontino della vita di Pitagora implichi una tendenza favorevole
a Crotone rispetto a Metaponto e non sia piuttosto anch'essa una
conseguenza della compressione subita dal testo di Trogo per opera
di Giustino. Importa viceversa sottolineare che se ci si rivolge a
considerare i paragrafi del cap. 2 del XX libro relativi alla
vicenda della presa di Siri, si pu osservare un elemento congruente
con quell'orientamento favorevole a Locri che si riscontrato nel
cap. 3 relativo alla battaglia della Sagra. Ove si tenga presente
che il cap. 2, accanto ad elementi di peculiarit, ne preserva altri
che trovano preciso riscontro in fonti appartenenti alla tradizione
timaica57 e che esso pare aver subito l'intervento dell'epitomatore
in misura assai minore che non il resoconto
eius quam antea cum tot militibus Locrensium paucitati
restiterunt. Tantum virtutis paupertas adversum insolentes divitias
habet, tantoque insperata interdum sperata victoria certior
est.
56 Non riteniamo possibile, in altri termini, che nella
tradizione confluita in Trogo mancasse se non altro una menzione
delle vicende che coinvolsero Sibari e Crotone; cfr., al riguardo,
A. Enmann, Untersuchungen ber die Quellen des Pom- peius Trogus fr
die griechische und sizilische Geschichte, Dorpat, 1880, p. 35-36
e, in anni pi vicini a noi, K. von Fritz, Pythagorean Politics in
Southern Italy, New- York, 1940, p. 45-47.
57 II sacrilego massacro compiuto dagli Achei nel santuario di
Atena a Siri (XX, 2, 4-5), trova riscontro in Lyc, 984-983 e
Strab., VI, 1, 14. La comune fonte pu essere rappresentata solo da
Timeo : cfr. Enmann, Untersuchungen. . . cit., p. 32-35 e J.
Geffken, Timaios' Geographie des Westens, Berlino 1892, p. 71 sg.
Esclusivamente in Giustino si trova il particolare della pestilenza
e del conseguente ricorso a Delfi di Crotone e Metaponto (XX, 2,
6-9) ; ma si tratta di una tradizione che preserva elementi
tipicamente arcaici, connessi all'ideologia delfica della
purificazione dal sangue omicida ed alla fede nel potere di
persecuzione dei defunti che sono perfettamente attendibili. Non
potendo in questa sede approfondire l'analisi, ci limitiamo a
rinviare alle considerazioni svolte da G. P. Carratelli, Problemi
della storia di Metaponto arcaica, in Atti del XIII Convegno di
studi sulla Magna Grecia, Taranto 14-19 ott. 1973, Napoli, 1974, p.
65-66.
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490 MAURIZIO GIANGIULIO
delle imprese dionigiane58, allora si potr legittimamente
conferire una certa importanza alla circostanza che la storia della
presa di Siri sia animata da una sottile tendenza ostile alle citt
achee. Essa riscontrabile nell'interpretazione della presa della
citt ionica come un agos da espiare subendo una pestilenza;
nell'attribuzione alle citt achee dell" imperiali- stico' disegno
di espellere tutti gli altri Greci dalla regione59; infine nella
presentazione di Locri e Siri quali alleate ed accomunate nella
analoga sorte di vittime dell'aggressione achea.
Il risultato della disamina condotta sembra cos confermare la
precisa possibilit di intendere la storia dello scontro tra Locri e
Crotone esposta nel cap. 3 come costruita su elementi facenti parte
di una tradizione di ispirazione favorevole a Locri.
Prima di procedere ad esaminare cronologia ed attendibilit della
tradizione che si potuto definire Locri-Dioscuri-Sparta, mette
conto di segnalare la presenza in essa di un altro elemento che
conduce in direzione locrese. Si tratta del particolare del voto
della nona ad Apollo.
gi stato osservato che nelle tavolette dell'archivio
dell'Olympieion locrese figura la nona quale modalit di
ripartizione dei proventi60, mentre la decima compare una sola
volta, nell'ambito, per, di una formula che serve ad indicare la
nonagesima61. Si tratta senza dubbio di un istituto raro,
apparentemente peculiare a Locri, che si voluto connettere alla
presenza di strutture ternarie in ambito dorico62. Ora, va
sottolineato che
58 Ci si desume dal confronto tra il Prologus in cui il XX libro
appare in gran parte riservato alle vicende di Dionisio e la
redazione dell'epitome giustiniana, in cui ad esse dedicata solo
una delle sette pagine Teubner su cui si estende l'intero libro;
laddove i cap. 1-3, che originariamente dovevano rappresentare un
excursus relativo alle origines delle citt greche d'Italia,
occupano il restante spazio; che questo excursus sulle origines
delle citt greche riproduca da vicino il testo troghia- no
sostengono G. Forni, Valore storico e fonti di Pompeo Trogo. 1. Per
le guerre greco-persiane. Urbino, 1958, p. 56-57 e L. Ferrer, e in
Trogo e Velleio Pater colo, in Studi in onore di L. Castiglioni, I,
Firenze, I960, p. 271-289.
59 Vd. XX, 2, 3. Che in questo passo una reale situazione di
convergenza di interessi tra le citt achee sia riflessa da una
fonte ideologicamente interessata a proporre il motivo della
solidariet etnica achea quale sfondo della loro ostilit nei
confronti di Siri ha sottolineato Pugliese Carratelli, Problemi
della storia di Meta- ponto . . ., cit., p. 57.
60 A. De Franciscis, Stato e societ in Locri Epizefirii.
L'archivio dell'Olympieion locrese, Napoli, 1972. Le tavolette in
questione sono la nr. 15 (1. 11-13) e la nr. 16 (1. 10).
61 Vd. la tavoletta nr. 25, 1. 9. 62 Cos Musti, Problemi della
storia di Locri Epizefirii, in Atti del XVI Conve
gno. . . cit., p. 27-30, il quale opera un suggestivo
collegamento con la presenza a
-
LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
491
la nona in Giustino compare come offerta votiva ad Apollo di una
parte del frutto della vittoria : siamo cio in un contesto diverso
da quello fiscale, e caratterizzato da quella intima solidariet che
unisce i concetti di offerta votiva, offerta primiziale ed offerta
sacrificale. D'altra parte possiamo affermare, sulla base del ben
conosciuto processo di evoluzione della dekate da offerta votiva a
modalit di computo finanziaria63, che la valenza di offerta votiva
della nona si colloca ad un livello cronologico e culturale pi
antico rispetto all'uso fiscale della stessa. Il che offre qualche
garanzia che la storia della nona presente in Trogo-Giustino non
rappresenti un autoschediasma storiografico fondato
sull'osservazione del sistema fiscale e finanziario della Locri
ellenistica, ma preservi la nozione di una rara pratica votiva
tipica dell'ambiente locrese. Tale conclusione viene confortata da
alcune considerazioni in base alle quali pare possibile mostrare
l'attendibilit e la plausibilit di una tale pratica.
Si detto dell'affinit intrinseca di offerta votiva ed offerta
sacrificale. Ora, esistono alcuni ambiti sacrificali in cui assume
un ruolo la ripartizione in nove parti. Vanno citati il sacrificio
di nove tori nel culto di Zeus Kenaios in Eubea e nella festa di
Zeus Polieus a Kos, e soprattutto quello di nove tori per Posidone
da parte delle nove hedrai nella Pilo omerica64. In secondo luogo,
va rammentata l'occor- renza del verbo enateuein in regolamenti
sacrificali di Mykonos e Thasos, relativi rispettivamente al culto
di Semele ed Eracle65. Sebbene non possa essere considerato
concluso il dibattito suscitato dell'interpretazione della natura
delle reat sacrificali in gioco a Thasos66, da tutti si concorda
perlomeno sul fatto che con enateuein si implica la divisione della
vittima in nove parti e si intende propriamente il prelievo della
nona parte della medesima67.
Locri di triadi magistratuali riflettenti, verosimilmente, una
ripartizione del corpo civico in tre trib, gi dimostrata da D.
Lewis, in Klio, 52, 1970, p. 247-253.
3Cfr., al riguardo, la messa a punto di B. Bergqvist, Heracles
on Thasos. . ., Uppsala, 1973, p. 77-78; in generale, ancora utile
H. Beer, und verwandte Ausdrcke in griechischen Weihinschriften,
Wrzburg, 1914.
64 Vd. B., XVI, 16-17 (Zeus Kenaios); Syll.3 1025 = F.
Sokolowski, Lois sacres de cits grecques, Parigi, 1969, nr. 151, A,
1. 5 (Zeus Polieus); Hom., Od., Ili, 58.
65 Sokolowski, cit., nr. 96, 1. 22-23 (Mykonos); Id., Lois
sacres de cits grecques Supplment, Parigi, 1962, nr. 63, 1. 5-6; IG
XII, 353 (Taso). Le iscrizioni tasie sono ripubblicate ed
accuratamente discusse da Bergqvist, Heracles on Thasos. . . cit.,
p. 65-69 (ivi, alle n. 59-63 delle p. 30-31, l'ampia bibliografia
precedente).
66 Per uno status quaestionis ed un'attenta disamina delle
interpretazioni della pratica cui allude il verbo avanzate da
Stengel, Nilsson, Picard, Seyrig, Launey, Pouilloux, Sokolowski,
vd. Bergqvist, cit., p. 70-80, e le osservazioni di J. Pouiloux,
L'Hracls thasien, in REA, 34, 1974, p. 305-316.
67 Da ultimo ha ribadito tale interpretaziune G. Manganaro,
Epigrafia ed istituzioni di Creta, in Antichit cretesi. Studi in
onore di Doro Levi, Catania, 1978, I, p. 47.
-
492 MAURIZIO GIANGIULIO
Dunque divisione per nove, sacrificio di nove vittime, prelievo
della nona parte in contesto sacrificale : da qui alla dedica al
dio della nona parte delle spoglie nemiche il passo breve.
Si fatto poi cenno alla maggiore antichit della pratica votiva
rispetto a quella fiscale. Ora, lo stesso principio enneadico in s
pi antico di quello fiscale : ci ha potuto mettere in luce Roscher,
attraverso la dimostrazione che le valenze sacrali del numero nove,
le quali in seguito danno luogo ad un uso tradizionale del numero
stesso, hanno avuto origine nell'ambito dei computi cronologici
basati sui cicli lunari68. In questa natura arcaica del principio
enneadico potremo allora trovare una spiegazione del carattere di
rarit e apparentemente di desuetudine dell'enate rispetto alla
dekate dal punto di vista del loro uso sacrificale e votivo.
Quanto poi al fatto che sia Apollo delfico il destinatario del
voto locrese della nona va osservato che, se il voto della dekate
elemento assolutamente tipico in questo contesto69, un ruolo
significativo nell'ambito del mito e del culto apollinei riveste
anche il numero nove. Informate al principio enneadico sono
anzitutto alcune grandi feste apollinee : le Carnee laconiche, che
durano nove giorni e vedono una distribuzione delle fratrie in nove
skiades, in ognuna delle quali nove uomini partecipano al pasto
rituale70; e poi i Daphnephoria tebani, il Septerion ed i Py- thia
presolonici a Delfi, tutti celebrati secondo un ciclo
enneaterico71. dato inoltre di rilevare altri elementi rituali e
mitici caratterizzati da determinazioni ennea- diche : nove,
secondo la tradizione locale trezenia, furono i purificatori di
Oreste, e connessi al santuario di Apollo ; il nono il giorno del
sacrificio ad Apollo delfinio a Mileto; nove giorni dura
nell'Iliade la pestilenza inviata da Apollo agli Achei; nove anni
dura la servit di Apollo nei confronti di Admeto ; nove giorni
durano le doglie di Latona ; nove generazioni la vita del profeta
apollineo Tiresia ; nove infine i mesi apollinei dell'anno cultuale
delfico72.
Naturalmente, il ruolo del numero nove in ambito apollineo, che
pure importante, non se non un aspetto di un pi ampio contesto di
valori e di istituzioni caratterizzato dal valore ieratico del
numero nove. Per questo motivo non sarebbe prudente pensare la
pratica locrese deW enate originatasi in ambito apollineo ;
sem-
68 Die enneadischen und hebdomadischen Fristen und Wochen der
ltesten Griechen, in ASG, 23, 1903, in partie, p. 15-16, 70 sg.;
Enneadischen Studien, ibid., 26, 1907, 1, in partie, p. 35; cfr.
pure Die Sieben und Neunzahl im Kultus und Mythos der Griechen,
ibid., 24, 1904, 1. Penetranti osservazioni sul carattere sacro del
numero nove nel mondo minoico-miceneo si leggono inoltre in R. F.
Willets, Cretan Cults and Festivals2, New- York, 1962, p.
92-99.
69 Cfr. in proposito H. W. Parke, Consecration to Apollo, in
Hermathena, 72, 1948 p. 82 sg.; H. W. Parke-D. E. W. Wormell, The
Delphic Oracle, Oxford 1971, I, p. 51 sg.
7 Athen., IV, 141 e. 71 Procl., Chr., . Phot., bibl, 321b, 9-10
Bekker = 164, 9-10 Henry {Daphneph
oria); Plu., quaest.gr., XII = 293c {Septerion); Schol., Pi.,
Hyp. P. 4, 14-15 Drachmann; Censor., XVIII, 6 {Pythia).
72 Paus., II, 31, 8 (Trezene); SBAW, 1904, 622 sg. (Mileto);
Hom., //., I, 53 (pestilenza nel campo acheo); [Apollod.], Ili, 10,
4; Serv., Aeu., VII, 761 (Apollo ed Admeto); h. Hom., ., 91 (doglie
di Latona); Tz., ad Lyc, 682 (Tiresia); Plu., de E ap. Delph., IX =
389c.
-
LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
493
bra peraltro di poter affermare che i Locresi l'abbiano sentita
congrua ad un tale ambito, considerandola appropriata ad un voto
indirizzato ad Apollo in un'occasione fondamentale per la vita
della citt. Il che pare tanto pi plausibile ove si pensi che
l'elemento enneadico ricorre con una certa frequenza proprio a
Delfi. Ed allora una tradizione quale questa presente in Giustino,
che preserva un particolare cos peculiare, eppure in s pienamente
attendibile, nella misura in cui presuppone un aspetto minore
dell'apollinismo delfico, verosimile che abbia radici ben pi
profonde che non se si trattasse di un particolare artificiale,
inventato per descrivere nei termini di una sorta di ruse numerica
il voto locrese ad Apollo.
Se le nostre osservazioni colgono nel segno, potremo allora
concludere di trovarci in presenza di una tradizione che conserva
la nozione di un elemento assai specifico e pregnante proprio
dell'atmosfera religiosa locrese, una tradizione che dunque anche
sotto questo aspetto si riconferma vicina all'ambiente locrese e
relativamente ad esso ben informata, e perci congruente con
l'orientamento filolocrese che nella medesima tradizione si potuto
in precedenza cogliere riguardo ad altri aspetti. Tutti questi
caratteri, inoltre, si lasciano agevolmente interpretare alla luce
dell'ipotesi che si tratti di una antica tradizione locale, di
origine arcaica ed inizialmente diffusa in forma orale.
Ma tale ipotesi va senza dubbio controllata attraverso la
disamina della complessiva attendibilit e della cronologia della
tradizione Locri- Dioscuri-Sparta .
Si impongono in primo luogo alcune osservazioni sul piano
storiografico. La cospicua presenza di Timeo nella tradizione
troghiana relativa alle vicende magno-greche un dato che, dopo la
dimostrazione offerta da Enmann, fa parte delle acquisizioni della
Quellenforschung ottocentesca ritenute pi solide73. Oggi, pi che
limitarsi a riproporre tale dato, occorrerebbe approfondirlo,
chiarendo soprattutto la precisa entit dell'apporto timaico e
soprattutto la sua eventuale non esclusivit, nonch passare, sul
piano metodologico, dall'analisi dei loci similes alla valu-
tazione delle tendenze di fondo presenti nei vari momenti della
tradizione. Da questo punto di vista andrebbero ad esempio
riconsiderati i paragrafi pitagorici del 1. XX di Giustino, nei
quali pare assicurata la presenza di Timeo, nonostante alcune
difficolt peraltro superabili74, ma pure sem-
73 Vd. Untersuchungen. . . cit., Geffken, Timaios' Geographie .
. ., cit., p. 71 sg. ; Laqueur, s.v. Timaios, RE, z. R., XI, 1936,
col. 1187; Jacoby, FGrHist 566 III B Kommentar [Text], p. 527 (e .
27, 31), 529; in particolare, relativamente alle vicende
magno-greche, cfr. L. Moretti, in RFIC, n.s. 30, 1952, n. 1 p. 291;
Brown, in AJPh, 73, 1952, p. 340; Burkert, Lore and Science. . .,
cit., p. 104 e . 35.
74 La principale sembra costituita dalla diversa
rappresentazione della tryphe crotoniate : per Giustino,
susseguente alla Sagra, alla presa di Sibari per Timeo
-
494 MAURIZIO GIANGIULIO
bra di poter cogliere sullo sfondo l'apporto di fonti pi
antiche. Qui possiamo solo accennare, in questa prospettiva, che la
rappresentazione del movimento pitagorico come complessivamente
ispirato ad intenti politici, rimanda per la genesi della
tradizione all'epoca in cui l'attivit politica dei circoli
pitagorici non era ancora cessata; e questo momento non pu
immaginarsi molto posteriore al tempo di Archita. Il che farebbe
pensare alla presenza di una fonte di quarto secolo.
Pi importa notare, peraltro, che la possibilit di risalire oltre
Timeo si profila anche riguardo al resoconto delle vicende delle
citt magnogre- che ed in particolare Locri, presente in
Trogo-Giustino. Si visto come vi sia ragione di ritenere che si
tratti di tradizioni vicine agli ambienti locre- si e palesemente
ben informate, in cui sono preservati particolari quali il voto
della nona le epifanie miracolose nella battaglia della Sagra che,
pur nella loro peculiarit, risultano pienamente attendibili; altri
particolari della stessa natura si ritrovano, oltre che nella
storia della presa di Siri, nella storia del voto locrese
pronunciato nel 477/76 75. Ora, sussiste la possibilit non soltanto
che questi particolari di netto sapore locale siano pervenuti a
Timeo attraverso la precedente storiografia occidentale, ma anche,
e piuttosto, che essi siano stati da Timeo attinti, attraverso
rapporti con informatori locali, al patrimonio di tradizioni
conservato e tramandato in ambiente locrese. Sappiamo infatti da
Polibio che Timeo intrattenne rapporti con un Echecrate, assai
verosimilmente locrese, vissuto nel quarto secolo, sebbene la sua
cronologia a rigore oscilli tra tre generazioni a partire
dall'epoca di Dioniso I76. Che d'altra parte a Locri tradizioni
orali relative a momenti importanti della storia della citt si
siano conservate fino in et ellenistica quanto Polibio
inequivocabilmente permette di ritenere77. Da questo punto di
vista, inoltre, appare assai interessante
(FGrHist 566 F 44-45). La discrepanza pu per essere eliminata
ammettendo, con von Fritz, Pythagorean Politics. . . cit., p. 45
sg., che Timeo abbia accennato alla tryphe in relazione ad entrambi
gli avvenimenti, ma che uno degli accenni sia stato tralasciato da
Giustino, unitamente alla vicenda della caduta di Sibari (cfr. pure
supra n. 56).
75 Cfr. supra per la tradizione sulla presa di Siri ; per la
storia del voto locrese vd. XXI, 3.
76 La fonte principale al riguardo rappresentata da Tim.,
FGrHist 566 F 12 . PoLYB., XII, 10, 7 sg., su cui vd. F. W.
Walbank, A Historiacal Commentary on Polybius, Oxford, 1967, II, p.
346 sg.. Su Echecrate tornato F. Prontera, in AATC n.s. 25, 1974,
p. 3-19, ma vd. Musti, Problemi della storia di Locri Epizefirii,
in Atti del XVI Convegno. . ., cit., p. 42-43 e . 14, che seguiamo
nelle considerazioni esposte nel testo.
77 XII, 10, 5 sg., con le osservazioni di Musti, cit., p.
42.
-
LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
495
la testimonianza di Tito Livio relativa all'arrivo a Roma di
un'ambasceria locrese nel 204 a. C, i membri della quale ebbero
occasione di esporre un'avita tradizione locale concernente i
prodigi avvenuti nel tempio di Persefone all'epoca di un grave
Crotoniensium bellum che ha tutta l'aria di essere quello deciso
dallo scontro sulla Sagra78.
In questo quadro assume rilievo un indizio di carattere interno
a favore della preesistenza a Timeo di un nucleo della tradizione
Locri- Dioscuri-Sparta. Esso offerto dalla presenza del proverbio
in Cratino ed in Sofrone di Siracusa79, l'attivit di entrambi i
quali si pone nella seconda met del V secolo80. Il proverbio,
infatti, in tutta la tradizione antica appare connesso alla
tradizione Locri-Dioscuri- Sparta. E del resto esso presuppone, per
la logica stessa che lo informa, una tradizione che faccia largo
posto al carattere inaspettato e miracoloso della vittoria locrese,
il che appunto quanto sottolineato nella narrazione di Giustino.
Questo evidentemente concede anche il Van Comper- nolle, quando
ravvisa nei comici citati la presenza di un riflesso della versione
propagandistica Dioscuri-Sparta diffusa da Locri negli anni della
guerra del Peloponneso81. Ma tale interpretazione incontra alcune
difficolt. Esse sono innanzitutto cronologiche, dal momento che la
versione locrese non potrebbe risalire, in questa prospettiva,
oltre i primi anni '20 del V secolo, laddove nulla garantisce che
le allusioni dei comici risalgano esattamente a questo periodo, che
si colloca negli ultimi anni della loro attivit. In secondo luogo
evidente che il proverbio in quanto tale non appartiene
all'originario contesto della tradizione propagandistica, ma
piuttosto lo presuppone, costituendo semmai un'allusione ad essa.
In altre parole, una paroimia ha un carattere essenzialmente
tradizionale, di facile ed immediata comprensibilit, affidata alla
trasparenza allusiva della sua sintetica formulazione, e perci
sembra legittimo ammettere sia trascorso un certo intervallo di
tempo tra l'origine della tradizione e la diffusione ed
utilizzazione allusiva del proverbio. Il che farebbe risalire la
tradizione Locri-Dioscuri-Sparta, una sua forma originaria,
perlomeno al pieno V secolo. A queste medesime conclusioni porta,
come si vedr,
78 Liv., XXIX, 18, 16-17; non esita nel giudicare la tradizione
pertinente alla battaglia della Sagra, von der Mhll, Der grosse
Aias, cit. p. 28.
79 Cfr., rispettivamente, fr. 442 Kock (= W. Luppe, Fragmente
des Kratinos. Text und Kommentar, Diss. Halle-Saale, 1963, I) e fr.
169 Kaibel.
80 Vd. in proposito Van Compernolle, Ajax et les Dioscures. . .
cit., p. 735 e n. 4- 5.
81 Ibid., p. 755.
-
496 MAURIZIO GIANGIULIO
la presenza sempre in Cratino della menzione del Crotoniate
Formione82. Ma ora importa piuttosto trovare la garanzia
dell'attendibilit storica della tradizione Locri-Dioscuri-Sparta e
della sua collocazione cronologica a ridosso degli avvenimenti ai
quali si riferisce. Tale garanzia si lascia recuperare da un lato
nella intrinseca plausibilit e conformit a livelli di pensiero
arcaici dei particolari che in tale versione compaiono e dall'altro
nella rispondenza che essi rivelano con le realt storiche del culto
dei Dioscuri a Locri e dei rapporti con Sparta. Ma veniamo al primo
dei due punti in questione. Anzitutto l'epifania dei Dioscuri nella
battaglia : si sono gi potuti citare alcuni paralleli di ambiente
laconico riferiti ad episodi non pi tardi del V secolo, ma in linea
pi generale occorre tener presenti le numerose tradizioni relative
alle epifanie di dei ed eroi a Maratona e Salamina83. Esse infatti
non solo rappresentano i casi pi significativi di episodi consimili
verificatisi anche in numerose altre occasioni, ma ci permettono
anche di vedere quanto profondamente essi corrispondano ad un
complesso di attitudini mentali ancora vitali in pieno V secolo. Di
alcune di queste tradizioni si fa portavoce Erodoto, ed in
riferimento ad esse che egli fa proclamare a Temistocle che non noi
infatti fummo gli artefici di tali imprese, ma piuttosto gli dei e
gli eroi (Vili, 109). In nessuna occasione ha potuto scrivere E.
Rohde ci appare pi chiaramente quanto fosse vera e viva una volta
la fede negli eroi fra i Greci, quanto in ci che ci viene
raccontato dell'invocazione degli eroi e della loro influenza nelle
guerre persiane84. Pi in particolare, la richiesta di aiuto dei
Locresi a Sparta e l'invio dei Dioscuri su navi nelle quali erano
predisposte klinai per il rituale teossenico trova un significativo
parallelo nella gi ricordata richiesta da parte tebana degli
Aiakidai ad Egina e nella decisione ateniese di - prima della
battaglia di Salamina, attuata mediante l'invio di una nave ad
Egina al fine di recarli ad Atene85. Quanto al lectisternium
predisposto sulla nave dai Locresi, si voluto vedere in esso una
incongruenza rispetto al potere dei cavalieri celesti di solcare le
distese marine86. Viceversa, si tratta solo di una variante,
motivata dalla volont di introdurre il tipico elemento del rituale
teossenico, nell'ambito del quale,
82 Cfr. infra, p. 505-506 e n. 120. 83 Da tenere presente
l'intero dossier raccolto da Pritchett, The Greek State at
War . . ., cit., p. 19 sg.. 84 Psyche. . ., cit., p. 199. 85 Vd.
Hdt., VIII, 64 : 86 Cos Wilamowitz, Glaube . . ., cit., n. 2 p.
350-351.
-
LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
497
in effetti, un diffuso tema iconografico presente soprattutto
nei rilievi votivi rappresenta i cavalieri celesti nell'atto di
accostarsi alle klinai per essi predisposte87. Infine, l'elemento
dell'erezione degli altari ai Dioscuri sulle rive della Sagra,
evidentemente in ringraziamento del loro intervento, trova, a
garanzia della sua plausibilit, alcuni importanti riscontri88, il
pi significativo dei quali rappresentato dalla storia erodotea
(VII, 189) della costruzione da parte ateniese di un tempio al dio
Borea, il quale, essendo legato agli Ateniesi in qualit di sposo
della figlia di Eretteo, era stato da loro invocato ed era apparso
in loro aiuto favorendo la vittoria dell'Artemisio89.
Questa pur rapida disamina ci sembra possa dimostrare la
perfetta congruenza degli elementi pi 'leggendari' della tradizione
Locri-Dio- scuri-Sparta con un importante complesso di credenze
radicato nelle attitudini mentali dell'arcaismo greco ed al tempo
stesso avvalorare la possibilit che tale tradizione si situi, nei
suoi livelli originari, appunto all'interno di un contesto
culturale e cronologico ancora caratterizzato da tratti
'arcaici'.
Ma l'elemento determinante in questa prospettiva certamente
costituito dalla corrispondenza con la realt storica locrese quale
relativamente al culto dei Dioscuri ed ai rapporti con Sparta
possibile recuperare.
Altri ha gi ribadito che gli acroter marmorei del tempio Maras e
l'acroterio fittile del tempio Marafioti, nella cui iconografia,
dei primi in particolare, evidente il riferimento all'elemento
acquoreo, e dunque alla tradizione della provenienza transmarina
dei Dioscuri, non rappresentano affatto, come ha creduto Van
Compernolle, les tmoins le plus anciens du culte des Dioscures a
Locres90.
87 Sufficienti indicazioni bibliografiche in Burkert Griechische
Religion. . . cit., n. 84 p. 175.
88 Vd. D.S., XI, 14; Syll.3, 867, con le osservazioni di
Pritchett, cit., p. 12-13. 89 Cfr., in proposito, Pritchett, cit.,
p. 24 e n. 55-57. 90 Vd. Ajax et les Dioscures... cit., p. 755,
sulla scia di Ciaceri, Storia della
Magna Grecia. . . cit., p. 246 e 390; l'insostenibilit di questa
posizione stata additata da Sourvinou-Inwood, The Votum. . . cit.,
p. 190 e ribadita da Musti, Problemi della storia di Locri
Epizefirii, in Atti del XVI Convegno. . ., cit., p. 56. Sugli
acroter marmorei del tempio Maras, cfr. soprattutto G. Vallet,
Rhgion et Zancle, Parigi, 1958, p. 311 e n. 1-2; A. De Franciscis,
in MDAI{R), 67, 1960, p. 1-28; H. Pruckner, Die lolcrischen
Tonreliefs, Magonza, 1968, n. 605 p. 80, i quali raccolgono e
discutono la precedente letteratura. Per l'acroterio fittile del
tempio Marafioti vd. E. Lan- glotz, L'arte della Magna Grecia,
Roma, 1968, p. 295-296, con bibliografia. Su questi pezzi vd. ora
le osservazioni di P. E. Arias, L'arte locrese nelle principali
manifestazione artigianali. Terrecotte, bronzi, vasi, arti minori,
in Atti del XVI Convegno. . .,
MEFRA 1983, 1. 32
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498 MAURIZIO GIANGIULIO
Infatti i Dioscuri compaiono nei pinakes fittili, la cui
produzione si dispone lungo l'arco della prima met del V secolo91.
Qui essi sono rappresentati a cavallo, armati di lancia, secondo
quell'iconografia che tipicamente li caratterizza. E non c' dubbio
che nei pinakes la loro presenza si configuri come un'allusione
pregnante alla realt del mondo maschile, nei suoi aspetti connessi
alla giovent ed alla guerra92. Ora, va da s che questo ruolo
rappresentativo dei Dioscuri in un contesto votivo da ritenere in
ultima analisi povero e popolare93 implichi una loro consolidata
presenza ed un'attiva funzionalizzazione all'interno del pantheon
locrese anche a livelli pi alti, di rappresentativit poliadica. Il
che come dire che esistono valide ragioni per far risalire pi
indietro l'origine del loro culto, oltre i limiti del V secolo. Ed
in effetti in questa direzione conduce la loro presenza nella
colonia locrese di Metauro, dove essi sono senz'altro da
riconoscere nelle due figure di cavalieri sostenuti da sfingi di un
gruppo fittile acroteriale databile ai primi decenni del V
secolo94. Quest'ultimo rimanda, per la sua stessa iconografia, ad
una tradizione di rappresentazioni, basata a sua volta su di una
presenza dei Dioscuri a livello mitico, e forse anche cultuale, la
quale non pensabile diffusa prima nella piccola sub-colonia
tirrenica che nella madrepatria.
Ma vi un'altra importante osservazione da proporre. Ad Amphissa,
nella Locride Ozolia, erano celebrati, nell'ambito di una telete,
degli 95 che sono da interpretare come una coppia di entit
cit., p. 531-539. Assai importanti ai fini del nostro discorso
generale relativo ai rapporti Locri-Sparta, le conclusioni che di
recente J. de La Genire e P. Zancani-Mon- tuoro hanno tratto dalla
rilevazione della corrispondenza di schema iconografico esistente
tra l'acroterio Marafioti e le rappresentazioni dei Dioscuri sul
trono di Apollo amicleo (vd. Paus., Ili, 18, 14, su cui aveva gi
attirato l'attenzione von der Mhll, Der grosse Aias, cit., p. 27).
Secondo le due studiose l'immagine dei Dioscuri che si perpetua a
Locri alla fine del V secolo potrebbe derivare da quella dei
gemelli divini del trono di Amyclae (vd. L'epos greco in Occidente
: problemi iconografici, in Atti del XIX Convegno di studi sulla
Magna Grecia, Taranto 7-12 ott. 1979, in corso di stampa, p. 2 del
dattiloscritto, la cui conoscenza debbo alla cortesia di J. de La
Genire.
91 Per i tipi con i Dioscuri, vd. i nr. 115-119 Pruckner. Sulla
cronologia dei pinakes, cfr. Arias, cit., p. 519-531, il quale
segue puntualmente il distribuirsi dei principali gruppi di pinakes
nell'arco della prima met del V secolo.
92 Al riguardo, cfr. le osservazioni di M. Torelli, / culti di
Locri, in Atti del XVI Convegno. . ., cit., p. 169-170.
93 Cos Torelli, cit., p. 158. 94 Vd. E. Gagliardi, in ASMSG,
n.s. 2, 1958, p. 33-36, tav. IX-X. 95 Paus., X, 38, 7.
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LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
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benevole e soccorritrici diffusa con simili designazioni anche
in altri ambienti96. Essi derivano dal mondo miceneo, nel quale
affondano le proprie radici, la connessione con la sfera della
sovranit e della guerra e potevano di volta in volta essere
identificati con le varie coppie di gttliche Zwillinge che la
tradizione greca conosce, delle quali quella dioscuri- ca
certamente la pi importante97. Nella presenza del culto degli - nel
mondo locrese si possono dunque riconoscere le necessarie premesse
storico-religiose della venerazione dei Dioscuri a Locri98, mentre
la definitiva strutturazione del loro culto verosimile assumere
abbia preso forma per influsso di Sparta. In altre parole, se dalla
storia della richiesta dei Dioscuri a Sparta non riteniamo si debba
indurre la precedente totale assenza dei Dioscuri da Locri, la qual
cosa farebbe una certa difficolt sul piano della dinamica
storica-religiosa, viceversa lecito cogliere in essa il riflesso
della consapevolezza che la compiuta strutturazione del culto
dioscurico a Locri era avvenuta in connessione con il momento della
Sagra. E questo anche quanto fa pensare la realt dei rapporti
Locri-Sparta in et arcaica.
La vicinanza del mondo locrese agli ambienti dorici, specie
sotto il profilo socio-istituzionale e politico, stata recentemente
delineata in un articolato quadro da D. Musti". Egli ha ricordato
il carattere fondamentalmente dorico del dialetto locrese, la
presenza nella Locride di strutture ternarie, probabilmente
radicate a livello della divisione tribale, la posizione ivi
preminente della donna, la legge locrese citata da Aristotele
relativa all'inalienabilit dei kleroi per compravendita, il ruolo
marginale e supplementare insieme dell'elemento servile rispetto
alle strutture civi- che, infine alcune tradizioni che circa i
rapporti di amicizia tra Locresi e
96 In proposito, cfr. ad es. von der Mhll, p. 24-25 (ivi, a . 54
p. 24 ulteriore bibliografia) e Cassola, Inni omerici, cit., p.
351.
97 Sulle radici micenee di queste figure, cfr., per tutti, G.
Pugliese Carratelli, Dal regno miceneo alla polis, in Atti del
Convegno Int. sul tema Dalla trib allo Stato (Roma 1961), Roma,
1962, p. 175 sg. (= Scritti sul mondo antico, Napoli, 1976, p.
135-158, in partie, p. 152. Quanto alle varie coppie consimili che
il mito greco conosce (Tindaridi, Attorioni, Afaretidi, Anfione e
Zeto), cfr., per dati e discussioni, S. Eitrem, Gttliche Zwillinge,
Oslo, 1902; Id., Beitrge zur griechischen Religionsgeschichte,
Kristiania, 1917, III, p. 144 sg. ; B.Schweitzer, Herakles, Tbingen
1922, p. 124 sg. e 227 sg..
98 In merito, si tengano presenti le osservazioni di von der
Mhll, Der grosse Aias, cit., p. 29, pur se situate in una
prospettiva parzialmente differente da quella adottata nel nostro
testo.
99 Problemi della storia di Locri Epizefirii, in Atti del XVI
Convegno. .., cit., p. 45 sg.
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500 MAURIZIO GIANGIULIO
Dori al tempo della migrazione dorica. In questo quadro
acquistano rilievo una serie di elementi che, se presi
singolarmente non mancano di suscitare qualche incertezza, nel
complesso si lasciano recuperare in una coerente prospettiva di
rapporti tra Locri e Sparta in et arcaica.
Un punto fermo, al riguardo, rappresentato dalla presenza del
poeta locrese Xenokritos a Sparta in occasione della denter
katastasis musicale, nell'ambito della quale egli presiedette,
secondo la tradizione insieme a Taleta di Gortina ed altri, alla
riorganizzazione delle Gimnope- die 10.
In proposito occorre anzitutto notare che questa presenza di
Xenokritos si inserisce in un contesto culturale pi ampio e che
pertanto non sembra doversi intendere come una circostanza casuale
di ordine personale. Si consideri per un verso che l'attivit del
locrese si integra nell'ambito della cultualit apollinea
laconica101, il che rimanda all'esistenza di legami di affinit,
sotto questo profilo, tra gli ambienti locrese e spartano; e per
altro verso che la presenza di Xenokritos connessa alla
strutturazione di quel momento fondamentale della vita civica di
Sparta che erano le Gimnopedie, il che testimonia a sua volta del
credito di matre de vrit di cui doveva godere il Locrese102. Va
sottolineato in secondo
100 yd pLU de mus., IX = 1134 b-c , , - . . ., con il commento
di F. Lasserre, Plutarque. De la musique. Texte, traduction,
commentaire. .., Olten-Lausanne 1954, p. 159 sg. e le osservazioni
di C. Calame, Les churs de jeunes filles en Grce archaque, Roma,
1977, II, p. 36. Quanto alla figura ed all'attivit di Xenocritos,
si deve ricorrere ora a M. Gigante, La cultura a Locri, in Atti del
XVI Convegno. . ., cit., p. 623-628. Sulle Gimnopedie, cfr.
soprattutto, Nilsson, Griech. Feste... cit., p. 140-142; Brelich,
Paides. . . cit., p. 180-191 ; Calame, cit., I, p. 352-353 (ivi, a
n. 350 p. 352, una accurata scheda bibliografica).
101 Xenocritos fu autore di peani e 'riformatore' del genere
(Gigante, cit., p. 625 sg.). Com' noto, il peana era il canto di
origine cultuale sacro ad Apollo (cfr., per tutti, G. A. Privitera,
// peana sono ad Apollo, in Cult. Scuola, 11, 1972, p. 41-49) e,
d'altra parte, in onore di Apollo, specificamente Apollo Pythaeus,
erano celebrate le Gimnopedie (Nilsson, Griech. Feste. . ., cit.,
p. 141).
102 In quali termini sia da concepire l'attivit di Xenocritos
suggerisce il fatto che essa si svolse nel medesimo contesto nel
quale fu attivo Taleta. Ora, come stato felicemente osservato
figure come quelle di Taleta, Epimenide (. . .) Terpan- dro (...) e
Ferecide di Siro, le quali operano nel campo rituale e politico,
sono diretta espressione della mentalit arcaica che concepisce il
poeta il saggio come maestro di verit, il quale interviene
attivamente con la parole sulla realt, tra-
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LE TRADIZIONI LEGGENDARIE INTORNO ALLA BATTAGLIA DELLA SAGRA
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luogo, ad avvalorare le precedenti osservazioni, che questa
presenza si colloca in pieno VII secolo, in un'epoca coincidente
con quella di Taleta, in ogni caso non molto distante103, vale a
dire nelle prime generazioni della vita di Locri. Tale collocazione
cronologica, dunque, difficilmente non rifletter una pi vasta
situazione di vicinanza di ambienti culturali e di precocit di
rapporti in cui la presenza di Xenocritos a Sparta venga ad
inserirsi. interessante inoltre osservare che una affine
fenomenologia di rapporti sembra emergere, per quanto riguarda il
VI secolo, dalla duplice circostanza dell'esistenza di rapporti
personali e culturali tra Ste- sicoro e Locri 104 e della presenza
nella sua opera di una serie di elementi genealogici e mitici,
primo fra tutti la riabilitazione di Elena, i quali fanno pensare
alla sussistenza di rapporti culturali e forse anche personali di
Stesicoro con l'ambiente spartano105.
sformandola (L. Piccirilli, in Plutarco. Le vite di Licurgo e
Numa (a cura di L. Piccirilli e M. Manfredini) Milano, 1980, p.
226; alle p. 225-226 si trova raccolto il dossier delle fonti
antiche relative a Taleta).
103 La collocazione cronologica dell'attivit di Taleta nella
prima met del VII secolo deriva dalla sua connessione con la
riorganizzazione delle Gimnopedie (Plu., loc. cit.) collocata da
Eusebio al 664. Xenocritos era contemporaneo pi giovane di Taleta
(Glauc. Rheg. FHG II p. 24 F24 ap. Plu., de mus., X), il che induce
a ritenere non superiore ad una generazione al massimo il divario
cronologico esistente tra i due personaggi. Ci naturalmente non
esclude che essi siano potuti essere presenti a Sparta
contemporaneamente.
104 In proposito vanno tenute presenti soprattutto le notizie
relative al ruolo di consigliere e di pacificatore svolto da
Stesicoro nei confronti della polis locre- se (vd. Arist., Rhet.,
1395a 1 = fr. 281 Page; 1412a 22; Diog. Bab. ap. Philod., mus. p.
18 Kemke = S VF, III, p. 232, 31 Arnim), alla luce delle quali
acquisisce credibilit circa la sua nascita a Matauros (Steph. Byz.,
s.v. e Suid., s.v. ). Rapporti con l'ambiente locrese sembra
riflettere in ultima analisi la circostanza che una delle figure
paterne che al poeta la tradizione attribuisce ( in Suid., toc.
cit., secondo l'emendamento del Wilamowitz, Sappho u. Sim. . . .
cit., n. 2 p. 235 del tradito) figuri tra i Locresi nel Catalogo
dei Pitagorici di Iambl. VP 267. In senso analogo deve esser
valutata la leggenda orcomenia (Arist. fr. 565 Rose) che fa di
Stesicoro il figlio di Esiodo, il quale a sua volta si voleva fosse
morto nella Locride (Thuc, III, 96). Gli elementi test rilevanti
sono stati esaminati e valorizzati, con diverse accentuazioni, da
G. E. Rizzo, Questioni stesicoree. Vita e scuola poetica, in RSA,
1, 1895, 33-44; Wilamowitz, cit., p. 232-242; W. Ferrari, Stesicoro
imerese e Stesicoro locrese, in Athenaeum, n.s. 15, 1937, p.
244-250; Vallet, Rhgion et lande, cit., p. 309-311; M.L.West,
Stesichorus, in CQ, n.s. 21, 1971, p. 302-308; Gigante, La cultura.
. ., cit., in Atti del XVI Convegno. . ., cit., p. 628- 633.
105 Facciamo riferimento aHa nota tesi avanzata da Wilamowitz
(Aischilos- Interpretationen, Berlino, 1914, p. 191 ; SDAW, 1925,
p. 46 n. 1 ; Glaube. . . cit., p. 93 n. 1) e, pi compiutamente, da
C. M. Bowra {Stesichorus in the Ploponnse, in CQ,
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502 MAURIZIO GIANGIULIO
Un altro punto fermo nella nostra disamina dev'essere
rappresentato dalla rilevazione di alcune affinit che avvicinano
Locri a Sparta sul piano religioso-cultuale. Si potuto vedere
quanta considerazione meriti la tradizione relativa all'origine
spartana del culto dei Dioscuri a Locri. Un altro elemento
importante rappresentato dalla presenza del culto di Kore nel
santuario della Mannella di un momento 'afroditico'
(rappresentazioni della nascita della dea, oggetti pertinenti al
mundus muliebris, le figure di Eros e Peitho), il quale trova un
significativo riscontro nell'associazione delle sfere di Afrodite e
di Kore nel culto laconico 106. In questa medesima prospettiva
vanno poi considerati alcuni aspetti sociali : segnatamente la
presenza a Locri della rappresentazione del matrimonio come ratto
simulato107, che ha un parallelo a Sparta108; e, da un