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LOBBISTI DI PROFESSIONE FACCENDIERIE FINTI GIORNALISTI La nostra inchiesta incontra un mondo in giacca e cravatta che chiede regole, critica la politica e non pensa di somigliare a chi fa traffico d'influenza o millanta credito o spunta affari per sé. «Gianluca Gemelli», ci dicono in forma anonima «non è uno di noi» di Luca Sappino 16 16 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 18/04/2016 Pag. 16 N.16 - 16 aprile 2016 diffusione:57256 tiratura:78653
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LOBBISTI DI PROFESSIONE FACCENDIERIE FINTI GIORNALISTI

Jul 08, 2022

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LOBBISTI DI PROFESSIONEFACCENDIERIE FINTI GIORNALISTI

La nostra inchiesta incontra un mondo in giacca e cravatta che chiede regole, criticala politica e non pensa di somigliare a chi fa traffico d'influenza o millanta credito o spunta

affari per sé. «Gianluca Gemelli», ci dicono in forma anonima «non è uno di noi»

di Luca Sappino

16 16 aprile 2016

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

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C i vediamo a piazza di Pietra». L'appun-tamento è nel salotto degli aperitivirenziani, a neanche cinquanta metri

da palazzo Chigi, tra il Pantheon e via del Corso.Possiamo scegliere tra un tavolino dell'enote-ca Spiriti e un divanetto del Salotto42, entrambilocali gettonatissimi nella XVII legislatura, il pri-mo più indicato per parlarsi senza urlare, anzisottovoce, con la musica bassa, il secondo piùbuono per darsi di gomito e fare comunella conqualche sottosegretario più giovane. Con Giovan-ni (il nome è di fantasia), lobbista neanche tren-tenne, potremmo anche scegliere la Caffettiera,terzo locale, o spostarci a san Lorenzo in Lucinae andare da Ciampini, dove con ogni probabilitàtroveremmo seduto nel tavolino vicino al nostroDenis Verdini che lì ha il suo ufficio en plein air. Ciappoggiamo invece su un muretto, birra in manopresa in un bar, che non è mica vero che i lobbistifacciano poi tutti la bella vita, non hanno stipendipoi così alti, almeno le leve più fresche, e dodicieuro a drink non è sempre il caso spenderli. Nonè poi una vita così avventurosa - non per tutti -,quella del lobbista, non sono solo cene riservate,telefonate notturne, appostamenti nei corridoidei Palazzi e incontri a porte chiuse. Il più del la-voro, anzi, è alla scrivania, in ufficio, a prepararedossier per i clienti. «Paper», li chiama chi è delmestiere. Documenti. Ed è impossibile, in questesettimane, a sentir la parola non pensare subito aiPanama papers - ma non dobbiamo allontanarcitroppo. Di cronaca parleremo in questo racconto,ma sarà nostrana, tutta incentrata sulle dimis-sioni di Federica Guidi e sulle intercettazioni conl'ex compagno Gianluca Gemelli che ha almenoil merito di aver riacceso la luce su una legge chenon c'è, in questo Paese: la legge sui portatori diinteressi altrimenti detti, appunto, lobbisti.«Non che Gemelli fosse un lobbista, sia chiaro»,questo è quello che premette chiunque voi sen-tiate del giro. «Non è un caso che sia accusato ditraffico di influenze illecite», mi dicono e vi direb-bero tutti: «Al massimo era il lobbista di se stesso»,è quanto si può concedere. Quello di Gemelli èciò che il professor Pier Luigi Petrillo (nelle pagineche seguono in un'intervista con Giorgia Furlan)chiama «lobbying illecito» e che il governo Monti,con il ministro Paola Severino, ha provato a nor-mare con il reato di traffico di influenze. La leggeche non c'è, dunque - e che quindi rende più fu-moso anche 0 reato voluto da Severino - è quellasul lobbying lecito. Non c'è un codice di compor-tamento, non c'è un albo, non ci sono obblighi per

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Contro le presunte pressionidelle lobby durante il cammino

della legge di Stabilità, nel2013, il M5s compose una

scritta in aula: «Fuori i mercantidal tempio»; è la citazione

le società che operano nel settore, per i consulen-ti, né per i dirigenti della pubblica amministrazio-ne, per ministri, governatori, parlamentari.Rimangono ancora solo parole, infatti, quelle ri-petute anche dal ministro Maria Elena Boschi:«Dobbiamo cercare di arrivare ad avere una legge»,ha detto a Porta a porta tentando di uscire benedall'impatto col caso Tempa Rossa che poi è diven-tato quello dell'ammiraglio Di Giorgi e della Sicilia(come vi racconta l'articolo sugli appalti del portodi Augusta, a pagina 20). L'iter della legge è più chebloccato. Da quasi due anni la commissione Affaricostituzionali del Senato ha in mano una serie ditesti sulla materia, che applicano diversi gradi diseverità. Da quasi un anno tra le dodici proposteè stato individuato in quella dell'ex Cinque StelleLuis Orellana un testo base, buono per lavorarcitutti insieme. A giugno 2015 sono scaduti i terminiper presentare gli emendamenti (che dovrebberoessere circa 250), ma non sono ancora neanchestati raccolti in un fascicolo. La Camera ha nellasua commissione Affari costtuzionali un testo fo-tocopia a quello di Orellana depositato dalla de-putata di Scelta Civica Adriana Galgano. Lì peròci si muove ancora meno. A Montecitorio hannoscelto la via di un protocollo da approvare in capi-gruppo, buono solo per fare un elenco di chi puòaccreditarsi e entrare a palazzo da "portatore diinteresse", elenco che peraltro andrebbe approva-to ogni legislatura. L'intenzione, dunque minima,è in questo caso quella di fare un po' di ordine suibadge, e limitare il diffuso fenomeno dei giornalistiaccreditati che sono in realtà lobbisti: parlano con ideputati, li vedi ore sui divanetti, ma non scrivonomai un pezzo. Una legge, invece, ovviamente puòfare di più. Oltre a regolare l'accesso nelle istituzio-ni vincolandolo all'iscrizione in un registro, obbli-ga i portatori di interessi a redigere e pubblicare suapposito sito di un apposito comitato di vigilanzaun report annuale sugli incontri fatti. Alcune delleproposte in campo, introducono un pari obbligoanche per tutti i decisori pubblici, che sono i depu-tati e i senatori, ovviamente, ma anche i ministri esoprattutto i dirigenti dei ministeri, spesso ben piùpotenti. Il principio, in questo caso, è che l'elettorecosì può decidere se votarti anche in base alla tuaagenda, incrociata al tuo operato: hai incontratopiù spesso le associazioni dei ciclisti o i produttoridi macchine di grossa cilindrata?Come ci ricorda ancora il professor Petrillo,qualcosa ovviamente si potrebbe fare anchesenza una legge (o un decreto del governo, chepotrebbe risolvere ogni timidezza). Spetterebbe

però, in quel caso, al buon cuoredei politici e al gusto per la traspa-renza. E al momento, la cortesia direndere pubblica una sua agendadegli incontri, nel governo ce l'hafatta solo Riccardo Nencini. Sullapagina dedicata alla biografìa delviceministro alle Infrastrutturee ai Trasporti, infatti, c'è un linkche rimanda ali "Agenda pubblica degli incon-tri con i soggetti portatori di interessi partico-lari". Possiamo così scoprire, per esempio, cheNencini ha incontrato i rappresentati dellaSalini-Impregilo, colosso delle grandi opere, il26 gennaio 2016, per mezz'ora, alle 17, nel po-meriggio, e che il giorno dopo ha invece avutoun incontro sicuramente meno scivoloso, conRossano Nicoletto, che rappresenta gli interes-si dei possessori delle auto storiche o d'epoca.Sul piatto, in quei quindici minuti, non c'era unprezioso cantiere ma la riforma del codice dellastrada. Gli ambiti di intervento dei lobbisti sonocosì infiniti, si capirà. E molteplici possono es-sere le loro azioni di influenza. Lecite, se svoltenegli uffici di un ministero, o più informali finoa diventare magari illecite, a cena, in telefona-te confidenziale, o a casa, nel caso che magarisconfina nel conflitto di interessi.

Nulla si muove al Senato,ancora meno accadea Montecitorio. Ma neancheuna legge può impedirea ministri e parlamentaridi incontrarsi in segreto,accettare consiglie magari finanziamenti

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Alti sono i fatturati dellesocietà di lobby. Nel 2014Cattaneo&Zanetto hacontato quasi 4 milionicon 626mila euro di utili.Fb&Associati 2,5 milioni,e Telos 1,34 milioni conun utile di 274mila euro

Incontro un altro giovane lob-bista (sono tanti e c'è lavoro,studiando, come ci raccontaancora Petrillo). È un ragazzodi sinistra, perché sì, il lobbi-sta non è per forza un lavoroper gente senza scrupoli. Conlui ci allontaniamo un po' dipiù dalla Camera, andiamo amangiare un panino al ghetto. La sua pausa pranzodura un'ora e mezzo - sempre per farsi un'idea diche lavoro sia 0 lobbista, ed è un lavoro da impie-gato più che da spia. «Sono lobbisti anche quelli diGreenpeace», è una delle cose che mi dice, senzagiustificarsi di dover lui rappresentare invece i bigdel tabacco o le aziende farmaceutiche: «E a Bru-xelles sono anzi le onlus le più forti e rappresen-tate». Marco (è sempre un nome di fantasia) mi fanotare come nessuna legge, anche le più avanzata,possa ovviamente evitare i casi Gemelli, il trafficodi influenze. «Quella è la patologia», mi dice, «ed èuna questione di etica pubblica e di inchiesta. Manormare l'azione fisiologica aiuta ad alzare il livellodi trasparenza». Non che il settore sia completa-mente deregolamentato, però. Sono spesso i com-mittenti, infatti, a chiedere alle società di consulen-za a cui si appoggiano di rispettare alcuni codici, ele spa hanno delle norme anti corruzione da far ri-

spettare anche ai fornitori. Se vieni assunto in unadelle più grandi società di advocacy e lobbying, peresempio, è quasi certo che ti chiedano di certifica-re l'assenza di parentele fino al terzo grado con unpubblico decisore. Gemelli, quindi, forse neanchesarebbe stato assunto. Troppo grande, in caso discandalo, è il rischio di danneggiare il cliente di cuisi sarebbero dovuti tutelare gli interessi. Interessiche è bene non farsi scappare, almeno a giudicaredai fatturati delle principali società di consulenzache lavorano tra Roma e Milano. Questi sono i datidelle prime tre raccolti da MilanoFinanza per il2014: Cattaneo&Zanetto ha fatturato 3,93 milioni(con un utile di 626mila euro), Fb&Associati, la so-cietà di Fabio Bistoncini, considerato il re dei lobbi-sti in Italia, ha 2,53 milioni di fatturato e profitti per141mila euro, subito dietro c'è l'ufficio di MariellaPalazzolo, la Telos, con un fatturato di 1,34 milionie un utile di 274mila euro. Per tutte queste aziende,è bene capire, l'attività di relazione è solo una dellepossibili. Un po' centro studi, un po' analisi di sce-nario - soprattutto per gli investitori stranieri - unpo' di consulenze sui quadri normativi (vanno for-tissimo in questo periodo le schede sul jobs act e le

norme per l'uso delle app, tiponel campo sanitario) e sui ban-di di finanziamento, un po' dimonitoraggio sull'andamentodei dibattiti parlamentari, del-le leggi e dei decreti: questo èil grosso del lavoro. Poi sì, c'èl'accreditamento istituzionalee ci sono i position paper, il do-cumento con cui un'azienda si

presenta alle istituzioni indicando un problema ouna soluzione, «nel minor numero di pagine possi-bile», con tutte le migliori argomentazioni possibi-li. Inseguire un emendamento nottetempo - comeha fatto Gemelli e come accade durante le finan-ziarie - dovrebbe esser l'eccezione.Un lavoro delicato, questo sì. Una cattiva attività dilobbying può fare danni. Il caso scuola è lo sbarcodi Uber in Italia. Il parere che raccoglie Left è cheanche se lo scontro con i tassisti ci sarebbe statocomunque, come c'è in tutto il mondo, ma «la for-tuna del servizio e la sua reputazione sarebbe po-tuta esser diversa se si fosse fatto prima un buonlavoro sulle norme, sia locali che nazionali». Ma lacolpa non è certo dei lobbisti se sono due anni chesi trascina il disegno di legge "Concorrenza" che,tra le varie misure, quasi tutte di liberalizzazione,dovrebbe regolare anche la possibilità di offrirepassaggi a pagamento sulle proprie auto, (w

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