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18/10/2011 1 Lezione 3 Percezione e Gestalt Percezione Diverse teorie sulla percezione Per il momento diciamo che la nostra percezione è frutto della cognizione, ovvero il risultato di processi di elaborazione dell’informazione sensoriale che avvengono in modo automatico (?solo) e implicito Prof. R. Folgieri Realtà Virtuali aa 2010/2011
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18/10/2011

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Lezione 3

Percezione e Gestalt

Percezione

Diverse teorie sulla percezione

Per il momento diciamo che

la nostra percezione è frutto della cognizione, ovvero il

risultato di processi di elaborazione dell’informazione

sensoriale che avvengono in modo automatico (?solo)

e implicito

Prof. R. Folgieri Realtà Virtuali aa 2010/2011

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Elaborazione dell’informazione visiva

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due principali processi

primario:

descrizione strutturale dello stimolo

analisi della forma

secondario o “dell’elaborazione cognitiva”:

confronto tra stimolo e tracce di esso contenute in memoria

operazioni più complesse

configurazione-stimolo identificata come oggetto conosciuto

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Percezione visiva

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sistemi specializzati in analisi varie proprietà dell’informazione visiva

si usa descrivere separatamente i processi (però integrati) relativi alla percezione di Forma Colore Movimento Spazio

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Descrizione e confronto

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Principali processi di elaborazione info visiva

La descrizione è strutturale

coinvolge il sistema sensoriale (visivo)

fornisce descrizione dello stimolo

non riguarda significato dell’oggetto

vengono analizzate proprietà fisiche dello stimolo:

intensità

frequenza spaziale, ecc

risultato: stacco della figura da sfondo

Operazioni primarie studiate principalmente dai teorici della Gestalt

(primi decenni ‘900).

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La percezione nella psicologia della Gestalt

Intorno al 1910 dibattito tra percezione e sensazione, dati sensoriali

e qualità formali nuova impostazione concettuale: la “teoria della

Gestalt” o “teoria della forma” (psicologi di Berlino) In contrapposizione a quella “associazionistica” riteneva che la percezione di un oggetto fosse il

risultato della associazione di elementi sensoriali distinti

principali esponenti: Wertheimer, Kohler e Koffka prima pubblicazione di Wertheimer (1912) sul

movimento apparente o movimento illusorio (“movimento phi”)

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L’esperimento di Wertheimer proiettava su uno schermo posto in una camera

oscura alternativamente due luci, che filtravano attraverso due fessure. Le due fessure, distanti 1 cm l’una dall’altra, potevano essere entrambe verticali o una inclinata rispetto all’altra di 20-30 gradi. Se l’intervallo tra le due illuminazioni successive era inferiore ad un certo valore (l’intervallo ottimale era di 60 msec), il soggetto non percepiva due luci, ma un’unica luce che si muoveva dalla prima posizione alla seconda.

Se tale intervallo aumentava al di sopra di 200 msec il fenomeno non si verificava e l’osservatore vedeva due luci che si accendevano in successione.

Se si andava al di sotto di 200 msec il soggetto vedeva due stimoli stazionari contemporaneamente.

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Le conclusioni di Wertheimer Partendo da queste osservazioni Werthemeir

concluse che non c’è corrispondenza diretta tra realtà empirica e realtà percettiva e che quindi per comprendere il fenomeno percettivo non bisogna partire dalla descrizione dei singoli elementi sensoriali ma dalla situazione percettiva globale perché la “forma non è data dalla semplice somma dei suoi elementi ma è qualcosa di più, di diverso”.

La percezione dunque non dipende dagli elementi ma dalla strutturazione di questi elementi in un “insieme organizzato”, in una “Gestalt”, parola generalmente tradotta con “forma”, “struttura”, “pattern”.

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Leggi della forma (1) modalità secondo cui si costituiscono le forme

classificate come “leggi della forma” da Wertheimer nel 1923:

1. legge della vicinanza: elementi del campo percettivo

vengono uniti in forme con tanta maggiore coesione quanto

minore è la distanza tra di loro.

2. legge della somiglianza: gli elementi vengono uniti in forme

con tanta maggior coesione quanto maggiore è la loro

somiglianza.

3. legge del destino comune: gli elementi che hanno un

movimento solidale tra di loro, e differente da quello degli altri

elementi, vengono uniti in forme.

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Leggi della forma (2) 4. legge della continuità di direzione: gli elementi vengono uniti

in forme in base alla loro continuità di direzione.

5. legge della chiusura: le linee che formano delle figure chiuse

tendono ad essere viste come unità formali.

6. legge della pregnanza: la forma che si costituisce è tanto

“buona” quanto le condizioni date lo consentono.

7. legge dell’esperienza passata: elementi che per la nostra

esperienza passata sono abitualmente associati tra di loro

tendono ad essere uniti in forme.

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Leggi della forma – legge 6 “buona Gestalt”

Si definisce una “buona Gestalt” una forma quanto

più armonica, simmetrica e semplice possibile. In

base a queste leggi ogni forma è una figura che si

stacca dallo sfondo in base ad una particolare

organizzazione degli elementi.

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Il triangolo di Kanizsa Gaetano Kanizsa (1955) uno dei principali esponenti italiani della teoria

della Gestalt nel triangolo non si percepiscono tre cerchi incompleti e

tre segmenti ad angolo, ma si ha una vivida percezione di un triangolo più luminoso che si stacca da uno sfondo costituito da tre cerchi neri completi e da un triangolo con i contorni neri completi.

esempio di figura dai contorni illusori e di come la mente tenda a percepire la forma anche se mancano alcuni elementi sensoriali.

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Percezione in psicologia cognitiva Secondo psicologia cognitiva la percezione è il

risultato di una serie di processi complessi di elaborazione che si realizzano in modo implicito e automatico.

noi percepiamo un “prodotto cognitivo” pur essendo fondato sull’informazione sensoriale va

al di là di questa stessa informazione di base. gli psicologi cognitivisti interpretano il

riconoscimento delle figure illusorie come il triangolo di Kanizsa secondo un’ipotesi costruzionista:la figura è “costruita” dalla mente sulla base degli elementi sensoriali disponibili.”

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Gestalt e Cognitivismo sia l’impostazione Cognitivista,

postulando processi di elaborazione cognitiva sull’informazione sensoriale,

sia l’impostazione Gestaltica,

postulando tendenze innate all’organizzazione degli elementi percettivi,

ammettono un cambiamento dell’informazione sensoriale operato dal soggetto e, quindi, relativamente indipendente dalla realtà.

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Crisi del realismo ingenuo (1)

“realismo ingenuo”: postula l’esistenza di una corrispondenza diretta tra realtà empirica e realtà percettiva,

critica:

In alcune situazioni le realtà fisiche non hanno corrispondente percettivo (“assenza fenomenica”). Es corrispondenza tra spettro delle radiazioni elettromagnetiche (fisica) e spettro visivo: le nostre possibilità percettive coprono solo una parte minima di queste realtà fisiche.

Viceversa situazioni di presenza fenomenica in assenza di oggetti fisici. Una situazione tipica di questo fenomeno è propria delle figure illusorie come il triangolo di Kanizsa.

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Crisi del realismo ingenuo (2)

Percezione è ricostruzione di ogni osservatore della realtà ambientale, cui concorrono non solo le proprietà degli stimoli ma anche le attività autoctone dell’organismo

Problema di definire quali meccanismi siano alla base di tale operazione.

Pensiamo ad Escher…

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Distinzione figura-sfondo (1)

I primi studi della psicologia della Gestalt utilizzavano il metodo fenomenologico. consisteva nel porre davanti al soggetto una

situazione stimolante e nel variarla sistematicamente, registrando la descrizione delle esperienze percettive immediate e genuine del soggetto stesso.

non sono necessarie particolari procedure sperimentali, di ripetizione delle prove, di raccolta e analisi dei dati ma il fenomeno (ad esempio un’illusione ottica) si presenta di per sé immediatamente per quello che è.

Si tratta di un experimentum crucis, per cui è sufficiente un’unica manifestazione del fenomeno per verificarne l’esistenza.

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Distinzione figura-sfondo (2)

L’organizzazione percettiva più semplice

ogni zona del campo stimolante invia alla retina la stessa quantità di luce

situazione sperimentale definita come campo di stimolazione omogenea (es osservare il cielo senza nuvole). Rif. studi di Metzer

Koffka (1935): “quando le condizioni stimolanti sono semplici al massimo, la nostra percezione è di tipo tridimensionale: vediamo uno spazio con un colore neutro e che si estende in una distanza più o meno indeterminata”.

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Distinzione figura-sfondo (3)

La rottura dell’omogeneità del campo di stimolazione sembra dar luogo alla percezione della profondità che rappresenta il grado più semplice di rendimento percettivo differenziato; il grado successivo conduce alla comparsa di una distinzione tra figura e sfondo e si ha “una forte tendenza a localizzare l’area vista come figura più vicina di quella vista come sfondo”.

E’ un tema importante. Escher ne ha fatto motivo di arte. Molti hanno studiato questo fenomeno per quanto riguarda la profondità.

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“Liberation” M.C.Escher (1955)

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Impostazione fenomenologica

Nell’ ambito dell’impostazione fenomenologica l’articolazione figura-sfondo è stata in particolare studiata da Rubin (1921) che ne ha indagato le proprietà strutturali mediante le cosiddette figure reversibili

La figura ha una forma, mentre lo sfondo è relativamente uniforme.

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Coppa di Rubin

Figure reversibili di Escher Un esempio di figure reversibili simili a quelle ideate da Rubin è

dato dalla celebre opera di Escher “Mosaico” del 1957.

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Osservazioni (1)

Se si osserva il “Mosaico” si individuano una quarantina di figure diverse metà delle quali si comportano da sfondo rispetto alle altre.

interessante notare come, fissando l’attenzione su figure di questo tipo si verifichi una fluttuazione con inversione spontanea alterna di figura e sfondo, in modo relativamente indipendente dalla volontà del soggetto.

Queste inversioni spontanee si presentano praticamente in tutti gli osservatori, sia pure con forti differenze individuali.

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Osservazioni (2) Le differenze interindividuali nel riconoscimento delle figure

reversibili cosi come nel riconoscimento delle figure ambigue nonché in quelle incomplete, come il triangolo di Kanizsa, appare comprensibile se si fa riferimento alla definizione, data nell’ambito della psicologia cognitiva, della percezione come “prodotto cognitivo”:

pur essendo fondato sull’informazione sensoriale, tuttavia va al di là di questa stessa informazione di base.

qualsiasi percezione è il risultato dell’interazione tra le conoscenze possedute dal soggetto relativamente allo stimolo e all’informazione sensoriale.

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Esempi http://www.psichesoma.com/test-vedete-il-mondo-con-gli-occhi-di-un-

adulto-o-di-un-bambino/

http://www.nilalienum.it/Sezioni/Archivio/MistDemist.html

http://www.illusioni-ottiche.com/ambigue.html (tra queste il famoso cubo

di Necker)

Immagini di volti ambigui: http://www.illusioni-

ottiche.com/voltiambigui.html

Immagini reversibili: http://www.illusioni-ottiche.com/reversibili.html

Immagini impossibili: http://www.illusioni-ottiche.com/impossibili.html

Immagini strane: http://www.illusioni-ottiche.com/stranezze.html

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Dove sono le 11 facce umane?

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Osservazioni (3) Da questo punto di vista la percezione è strettamente legata

ad altre funzioni cognitive come l’attenzione, responsabile della selezione degli stimoli in ingresso, la memoria, che contiene le tracce mnestiche necessarie al riconoscimento degli stimoli, il linguaggio, fondamentale per il processo di categorizzazione e per la costruzione di significati condivisi, l’immaginazione, che consente la rappresentazione mentale dell’oggetto (il prototipo) che viene confrontato con lo stimolo perché questo venga riconosciuto e la “coscienza”, ovvero quel complesso processo mentale che ci rende coscienti di percepire, ricordare, selezionare ecc.

Tutti questi processi lavorano in maniera integrata per elaborare e produrre ciò che noi percepiamo.

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Conclusioni

Psicologia della Forma ha rivestito notevole importanza nello studio dei fenomeni percettivi.

si è posta come un movimento di innovazione teorica radicale agli inizi del secolo ed ha descritto fenomeni che restano tutt’ora incontrovertibili al di là delle spiegazioni che sono state date dagli psicologi gestaltisti.

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