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1 Università degli Studi di Ferrara Dipartimento di Studi Umanistici Corso di laurea magistrale in “Quaternario, Preistoria e Archeologia” Corso di “Neolitico, Eneolitico ed Età dei Metalli” “L’età del Bronzo in Campania” Docente: Candidato: Prof.ssa Sara Tiziana Levi Francesca D’Argenio Matricola 114554 ANNO ACCADEMICO 2014/2015
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L'Età del Bronzo e la Campania

Apr 27, 2023

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Page 1: L'Età del Bronzo e la Campania

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Università degli Studi di Ferrara

Dipartimento di Studi Umanistici Corso di laurea magistrale in

“Quaternario, Preistoria e Archeologia” Corso di

“Neolitico, Eneolitico ed Età dei Metalli”

“L’età del Bronzo in Campania”

Docente: Candidato:

Prof.ssa Sara Tiziana Levi Francesca D’Argenio

Matricola 114554

ANNO ACCADEMICO 2014/2015

Page 2: L'Età del Bronzo e la Campania

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Indice

1.Premessa 3

2.L’età del Bronzo

2.1.Introduzione 4

2.1.1.Scambi commerciali 4

2.1.2.L’Organizzazione sociale 5

2.1.3.L’Agricoltura 5

2.1.4.L’Allevamento 6

2.1.5.L’Insediamento 6

2.1.6.L’Ideologia funeraria 7

2.2.Cronologia 8

3.L’età del Bronzo nell’Italia meridionale: la

Campania 10

3.1.Il Bronzo Antico 10

3.2.Il Bronzo Medio 15

3.3.Il Bronzo Recente 16

3.4.Il Bronzo Finale 17

4.Conclusioni 18

5.Bibliografia 19

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Premessa

La protostoria, come anche la preistoria, riguarda società che non hanno sviluppato

alcuna forma di scrittura e che dunque non hanno lasciato documenti scritti. Pertanto

si dispone di fonti storiche indirette. Tali società sono inoltre prive di forme di

organizzazione urbana e statale. Tuttavia la protostoria differisce dalla preistoria in

quanto si occupa di popoli precursori di società antiche di età storica, costituendone in

molte aree i presupposti (R. Peroni 1996).

Nel Vicino e Medio Oriente così come in Egitto o nella Valle del Nilo il fenomeno

connesso alla protostoria coincide sostanzialmente con il processo della formazione

della città e dello stato. Differentemente da quanto accade in Europa, dove a partire dal

neolitico, si riscontra la presenza di villaggi, demograficamente poco consistenti ma

più numerosi (A.M. Bietti Sestieri). La protostoria europea è caratterizzata da un

processo di sviluppo socio-economico che nelle sue grandi linee risulta essere

tendenzialmente unitario, ma che non si svolge nello stesso modo in tutto il continente.

La durata di questo fenomeno è in massima parte racchiusa entro 1500 e 2000 anni e

comprende tutta l’età del bronzo e una porzione variabile dell’età del ferro, in base alle

varie aree del continente Europeo (A. Bietti Sestieri). In questo breve arco di tempo le

società umane subiscono un mutamento profondo. Prima le comunità avevano una

struttura a base parentelare, con una differenziazione sociale poco articolata e con un

assetto territoriale molto più semplice. L’avvento della protostoria segna l’inizio di

una società demograficamente molto più consistente, con un’economia che presenta

forme di specializzazione del lavoro, un’organizzazione sociale molto più articolata,

differenziata e strutturata, non solo su base parentelare, con un assetto politico che

prevede forme di gerarchia e centri abitati che assumono in certe aree caratteristiche

protourbane, fino ad arrivare alle soglie delle società storiche caratterizzate dalle città

e dallo Stato (A. Bietti Sestieri).

La presente relazione è tesa a ricostruire l’età del Bronzo e i suoi elementi

caratterizzanti:

In particolare si affronterà il problema della determinazione cronologica di

questa fase rispetto ai periodi precedenti e le relative problematiche.

Si approfondirà in particolare l’età del Bronzo, andando a raccontare tutte le sue

principali caratteristiche ed elementi generali.

Si affronteranno i dettagli delle principali facies della regione Campania.

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L’età del Bronzo

2.1.Introduzione

L’età del Bronzo è detta tale in quanto in questa fase avviene uno dei cambiamenti più

significativi di ordine tecnologico: la scoperta della lega rame e stagno, dalla quale si

ottiene il bronzo. L’aggiunta di stagno al rame consente da un lato di abbassare la

temperatura di fusione e di fluidificare il metallo durante la fusione e dall’altro di

ottenere dei manufatti più resistenti. I risvolti principali di questa scoperta sono i

seguenti:

1.l’incremento della ricerca e dello sfruttamento minerario di rame e stagno;

2.l’incremento degli scambi commerciali volti a ottenere le materie prime.

3.lo sviluppo di nuove tecnologie estrattive volte ad ottenere il rame dai solfuri, che

sono decisamente più diffusi rispetto agli ossidi, ai carbonati e al rame nativo ma più

difficili da sfruttare.

2.1.1.Gli scambi commerciali In Italia senza dubbio divengono importanti le risorse minerarie del Trentino-Alto

Adige, dell’Etruria, della Sardegna, della Sicilia nord-orientale, della Liguria,

dell’Appennino tosco-emiliano. I minerali contenenti stagno sono invece molto rari,

sia in Italia sia in generale in Europa, e dunque lo stagno diviene un materiale

estremamente raro e prezioso, oggetto di scambi anche a distanze lunghissime.

Il bronzo diventa presto un materiale prezioso e ricercato, con il quale fabbricare

ornamenti e oggetti che servono ad indicare l’appartenenza ad elevati ceti sociale. Esso

diventa inoltre una moneta di scambio, dato che scambiando pezzi di bronzo si poteva

probabilmente ottenere ogni genere di beni (R. Peroni 1996).

Il bronzo viene quindi tesaurizzato, considerando che il metallo è un bene non

deperibile e dunque conservabile indefinitamente, a differenza di altri beni pur molto

importanti come i prodotti agricoli e il bestiame. Tutto questo porta al fenomeno dei

ripostigli: accumuli di manufatti, lingotti di metallo, che venivano riutilizzati per

scambi con altri beni o per la rifusione, dunque come vere e proprie riserve

economiche, sia come depositi votivi, ovvero come offerte di beni alla divinità.

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Gli scambi commerciali non si limitano alle materie prime e al bronzo ma ad ogni

generi di beni e manufatti. Questo comporta una forte circolazione di persone, ma

soprattutto di idee.

In questo clima nacquero commerci, anche a lunga distanza e si formarono nuove classi

sociali, dando luogo a società più complesse e articolate (R. Peroni 1996).

2.1.2.L’Organizzazione sociale In realtà i ritrovamenti archeologici dimostrano come in Europa nell’età del Bronzo

nasce una società a base guerriera ed eroica articolata in élites. Esiste un particolare

linguaggio simbolico che si serve degli oggetti per sottolineare lo status degli individui:

le armi (soprattutto la spada), i servizi di vasellame ceramico e soprattutto metallico, i

carri. Importante è poi il riconoscimento, soprattutto a partire dai secoli centrali del II

millennio a.C., di forme di status sociale alle donne, per le quali l’appartenenza ad uno

status elevato è rappresentato soprattutto dal possesso di ricche parure di oggetti

d’ornamento in bronzo e ambra. Uno status sociale è frequentemente attribuito anche

agli infanti o adolescenti e talvolta anche a soggetti con malformazioni congenite o

acquisite, a conferma che, almeno in certe situazioni, l’appartenenza a ceti sociali

elevati andava oltre la funzione pratica che l’individuo poteva assumere all’interno

della comunità, ed era piuttosto correlata al grado di parentela o filiazione con l’élite.

2.1.3.L’Agricoltura A differenza della precedente età del Rame, la fase del Bronzo è un periodo

caratterizzato da una relativa stabilità socio-politica e da un forte incremento

demografico. Nuove terre vengono colonizzate e disboscate, l’agricoltura integra

l’allevamento che tende ad essere sempre più stanziale: si adotta il sistema della

rotazione biennale delle colture e gli animali, lasciati pascolare sui campi incolti

favoriscono il ristabilirsi della fecondità del suolo. Questo stimola la nascita di

insediamenti non solo di una certa consistenza, ma anche di lunga durata. Lo

sfruttamento delle risorse presenti nei diversi territori diventa metodico, mentre la

caccia assume un ruolo sempre minore sino ad essere insignificante nel quadro

economico.

Oltre a tre o quattro specie di grano, venivano coltivati l’orzo, il miglio, l’avena, la

fava, le lenticchie e i piselli. Praticata intensamente era anche la raccolta dei frutti

spontanei (pere, mele, fragole, more, lamponi, nocciole ecc.) alcuni dei quali, ad

esempio le mele mostrano già i primi segni di domesticazione. Per il Bronzo Medio e

Recente sono attestati, accanto alle colture di cereali e legumi, anche quelle arboricole

(vite e olivo). Sono attestati anche fico, noce e castagno. (Piperno M., Guidi A.).

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L’importanza dell’agricoltura è indicata anche dalla presenza di numerosissimi falcetti,

che, a partire dalla Media età del Bronzo avranno le lame in bronzo anziché essere in

legno con inserite delle lame di selce.

2.1.4.L’Allevamento L’allevamento presenta tutti e cinque i principali animali domestici (pecora, capra, bue,

maiale, cavallo), sono però prevalenti gli ovicaprini, evidentemente le zone disboscate

e lasciate incolte erano più adatte al loro allevamento rispetto a quello dei maiali

(dominanti invece nel Neolitico, quando esistevano ancora poche zone sottoposte a

coltura e, all’opposto vaste aree paludose e di foresta). Allo sviluppo dell’allevamento

può essere collegato anche il maggior interesse verso le aree collinari, dove i terreni

meno fertili e le aree boscose nei pendii più scoscesi potevano essere meglio sfruttate

per l’allevamento, in particolare dei suidi. L’allevamento degli ovicaprini diventa

predominante: la predominanza degli ovicaprini deve essere stata determinata anche

dal fatto che non forniscono solo carne, ma anche e soprattutto lana e latte. Non a caso

negli insediamenti di questo periodo vi sono forti indicazioni di attività di filatura e

tessitura e strumenti per la preparazione di burro e formaggio (colini, attingitoi, bollitoi

ecc.), che sono stati spesso ritrovati in grotte, la cui frequentazione può essere

ricondotta in molti casi anche a questa attività. Alla crescita dell’importanza

dell’allevamento degli ovini è strettamente legata l’attività della transumanza.

Relativamente alla resa carnea, l’apporto più importante è offerto dai bovini. I resti di

bovini sono appartenenti ad individui non giovani: ciò dipende dal fatto che per un

certo periodo essi erano utilizzati come forza lavoro, solo dopo un certo tempo

venivano destinati alla macellazione.

Durante l’età del Bronzo il cavallo si diffonde in tutta Europa raggiungendo l’Italia

attorno al XVI secolo a.C. Nelle fasi più antiche dell’età del Bronzo il cavallo non

sembra aver avuto alcun ruolo, né come animale da lavoro, né per uso alimentare, né

per sottolineare l’appartenenza ad uno status sociale. Il suo uso come cavalcatura è

attestato solo a partire dall’età del Ferro.

2.1.5.L’insediamento In generale la tipologia di insediamento dell’età del Bronzo Antico si può considerare

sparsa sul territorio, di bassa densità abitativa e di breve durata. Con l’inizio del Bronzo

Medio, oltre ad avere una crescita numerica degli abitati, inizia a svilupparsi un nuovo

rapporto tra paesaggio e insediamento e soprattutto, una continuità di vita nell’ambito

dei singoli villaggi che si protrae talvolta fino alla fine dell’età del Bronzo, se non oltre.

La scelta del luogo è legata a partire da questo momento al tipo di terreno e al tipo di

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colture agricole; in altri territori sembra prevalere un interesse rivolto più

marcatamente al controllo delle vie di comunicazione e al controllo delle rotte costiere.

Gli insediamenti presentano un’estensione limitata e sono evidenti preoccupazioni

difensive. Nel Bronzo Medio il tipo di abitazione più diffuso ha forma circolare o ovale.

Ancora per tutta l’età del Bronzo Medio e recente le grotte continuano ad essere

occupate.

Per quanto riguarda il Bonzo Finale, in questa fase l’assetto insediativo si presenta

molto diverso e risponde alle particolari esigenze dei differenti territori. Quindi la

situazione è peculiare per ciascuna regione.

2.1.6.L’ideologia funeraria La sfera cultuale, e più in particolare l’ideologia funeraria, appaiono profondamente

modificate rispetto al precedente periodo. Accanto alle sepolture individuali, che pure

continuano ad essere attestate, diventa dominante la sepoltura collettiva. A tale scopo

vengono utilizzate le grotte naturali o strutture realizzate appositamente. Tra queste

predomina il tipo cosiddetto a grotticella artificiale, o a forno. Si tratta di ipogei, riuniti

in gruppi più o meno numerosi, consistenti in una camera sepolcrale alla quale si accede

per mezzo di un corridoio o un pozzetto. La presenza in taluni casi di frammenti di vasi

o ossa di animali farebbe pensare a rituali sacrificali.

Si attesta nell’età del Bronzo la prima testimonianza della pratica della cremazione.

Con il Bronzo Recente cresce il rito dell’incinerazione, soprattutto in Italia

meridionale. Mentre con il Bronzo Finale si afferma il rito della cremazione del defunto

in tutta la penisola, sebbene continuano ad essere attestate sepolture ad inumazione.

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2.2.Cronologia

La delimitazione cronologica dell’età del Bronzo rispetto al periodo precedente, l’età

del Rame, è relativamente poco definita; inoltre in molte regioni, soprattutto dell’Italia

meridionale, le facies dell’età del rame continuano fino ai secoli finali del III millennio

a.C., attribuiti convenzionalmente alla I età del Bronzo. Ci sono molte incertezze che

riguardano la definizione cronologica degli aspetti dell’età del bronzo che si collocano

nella prima metà del II millennio a.C. nelle regioni centrali e meridionali in misura

maggiore.

Il rapporto tra cronologia assoluta e archeologia è assai difficile. Datazioni assolute ad

alta precisione non sono ancora disponibili per gran parte del territorio italiano. Inoltre

dendocronologia e datazioni radiometriche vengono spesso pregiudizialmente ignorate

o respinte soprattutto per i periodi più recenti, la tarda età del bronzo e la prima età del

ferro, perché non coincidono con la cronologia storica basata sulla date delle

fondazioni coloniali greche in Italia meridionale e in Sicilia. Per questi periodi vengono

preferite sequenze di cronologia relativa archeologica basata sulla classificazione dei

manufatti.

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L’articolazione cronologica dell’età del bronzo

L’età del bronzo si suddivide cronologicamente in Italia nelle seguenti quattro fasi:

1.Antica età del bronzo, o Bronzo antico: 2300/2200-1700/1650 circa a.C.

È ulteriormente suddivisibile in: BA1=2300/2200-ca. 1950 a.C. e BA2=ca. 1950-

1700/1650 a.C.

2.Media età del bronzo, o Bronzo medio: 1700/1650 -1350/1300 circa a.C.

È ulteriormente suddividibile in BM1=1700/1650-1600/1550 a.C.; BM2=1600/1550-

1500/1450; BM3=1450-1330/1300 a.C.

3.Età del bronzo recente, o Bronzo recente: 1330 /1300-1200/1150 circa a.C.

Si può ulteriormente suddividere in BR1 e BR2

4.Età del bronzo finale, o Bronzo finale : 1200 / 1150-950 circa a.C.

Si può ulteriormente suddividere in BF1/BF2/BF3

Il termine di Bronzo tardo è usato per indicare l’insieme del Bronzo recente e del

Bronzo finale

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L’età del Bronzo in Italia meridionale:

la Campania

3.1.Il Bronzo Antico

Esiste una difficoltà nella costruzione della cronologia relativa dell’età del Bronzo sulla

base della successione delle facies archeologiche nelle regioni centro-meridionali,

diversamente da quanto accade nell’Italia del Nord.

Costruire un’unica sequenza crono-tipologica credibile dipende da due fattori

principali:

1.la complessità e disomogeneità morfologica del territorio che costituisce una

condizione negativa di partenza per l’istaurarsi di scambi culturali assidui e costanti;

2.l’incertezza dell’autonomia delle singole facies che sono state identificate.

Il quadro ufficiale della sequenza dell’età del bronzo antica e media per questa parte

dell’Italia si articola nel seguente modo:

Il passaggio fra eneolitico e Antica Età del Bronzo (2300-220 a.C.) vede la

continuità della facies di Laterza-Cellino San Marco (Puglia) almeno per quanto

riguarda gli ultimi secoli del III millennio a.C. Altri aspetti riferiti al Bronzo

Antico sono pochi elementi ceramici collegati allo stile del bicchiere

campaniforme, e un certo numero di oggetti metallici provenienti dai ripostigli.

La facies che meglio incarna il Bronzo Antico nell’Italia meridionale è quella di

Palma Campania, che dovrebbe coincidere con la fase tarda del periodo. La fine

dei villaggi Palma Campania nella pianura campana e nell’avellinese avviene a

causa dell’eruzione vesuviana delle pomici di Avellino, datata in cronologia

assoluta calibrata intorno al 1750 a.C.

Questa data segna l’inizio di una nuova facies, il cosiddetto Protoappenninico B,

corrispondente alle fasi iniziali della Media Età del Bronzo. Secondo l’opinione

corrente l’inizio di questa nuova facies culturale corrisponderebbe all’inizio

delle navigazioni del Mar Egeo verso il Mediterraneo centrale, collocate nel

XVII-XVI sec. a.C.

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La definizione cronologica del Bronzo Antico è stata effettuata nella Campania

centro-settentrionale dove si riscontra la situazione più favorevole sia per la

maggiore concentrazione di facies archeologiche sia per i dati di cronologia

assoluta. Si tratta delle province di Napoli, Caserta e Avellino dove le numerose

tracce archeologiche sono collegate a eruzioni vulcaniche del Vesuvio, per le quali

disponiamo di datazioni assolute calibrate. Gli episodi eruttivi che interessano il

periodo sono:

-eruzione di Agnano-Monte Spina (Campi Flegrei), 2780-2610 ca a.C.;

-eruzioni del vulcano Astroni (Campi Flegrei), 2350-2200 ca a.C.;

-eruzioni delle Pomici di Avellino (Somma Vesuvio), 1782-1690 ca a.C.

L’eruzione delle Pomici di Avellino è stata collocata nel 1750 a.C. Una serie

recentissima di tre datazioni, eseguite dal laboratorio di CIRCE di Caserta su ossa

di capre gravide ritrovate in una gabbia sepolta dall’eruzione all’interno dell’abitato

di Nola-Croce del Papa, più attendibile perché relativa a resti organici di breve

durata, ha condotto ad un periodo di tempo compreso tra 1935-1880 a.C.

Tutti i complessi coperti direttamente dall’eruzione mostrano un pieno sviluppo

della facies di Palma Campania. L’impatto dell’eruzione ha investito molti villaggi,

in alcuni casi con strutture e materiali e il territorio circostante. Dopo la distruzione

degli insediamenti e del relativo territorio agricolo la zona sembra essere stata

abbandonata fino alla fase finale del Bronzo Medio.

Eruzione delle Pomici di Avellino 1750 ca a.C.

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La Campania: la facies di Palma Campania

La facies di Palma Campania prende il suo nome dal sito nel quale essa è stata

individuata. Si tratta di un abitato situato nel territorio di Napoli che occupava una

collinetta ai piedi del Vesuvio. Nasce e si sviluppa nei primi secoli del II millennio

a.C.

Alcuni dei complessi che sono parte della suddetta facies sono stati investiti e

sepolti dall’eruzione del Vesuvio, detta delle Pomici di Avellino, in un momento di

vita e massimo sviluppo. Sono noti circa 70 insediamenti distrutti dall’evento

eruttivo ed essi sono concentrati nel territorio centro-settentrionale costiero e

interno del territorio campano. Tra i siti più noti vi sono: Vivara Punta di

Mezzogiorno, Nola-Croce del Papa, Palma Campania, Afragola, Gricignano, la

Starza, Monte Fellino, Camposauro, Pratola Serra, Roccarainola, Taurano,

Benevento.

LaFacies di Palma Campania si divide nel Bronzo Antico nel seguente modo:

BA1, fase iniziale, BA2A fase centrale, BA2B, fase finale.

La ceramica

La facies archeologica di Palma Campania è stata definita soprattutto sulla base

della tipologia di ceramiche.

La ceramica è tutta d’impasto modellata a mano, cotta in ambiente riducente come

indica il colore scuro delle superfici. Le forme principali comprendono:

-tazze troncoconiche o a calotta, con o senza carena, con imboccatura svasata e ansa

a nastro sopraelevata,

-tazze carenate con ansa a nastro poco sviluppato,

-scodelle troncoconiche,

-scodelloni emisferici,

-boccali ovoidi monoansati,

-olle biansate e altro.

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(Bietti Sestieri A.M., 2010)

L’insediamento

L’area nucleare di Palma Campania è caratterizzata da un’occupazione intensiva,

numerosi villaggi in pianura, spesso su leggeri dossi, circondati da terreni coltivati

e da aree di pascolo; altri localizzati su aree collinari. I siti che occupano quote più

elevate sono indice di stagionali transumanze. La presenza di siti molto ravvicinati

potrebbe indicare un intensivo sfruttamento del suolo agricolo per periodi definiti,

alternati a periodi di abbandono o spostamento in aree circostanti.

Mancano dati sull’utilizzo delle grotte.

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Necropoli, demografia, società

Nell’età del Bronzo Antico sono attestate sepolture in grotte naturali. Per ora sono

note quelle localizzate tra il Vallo di Diano e la costa del Cilento.

Nella parte centro-settentrionale della Campania il rituale funebre più diffuso è

l’inumazione singola in gruppi di tombe o in necropoli di una certa consistenza

numerica. A Gricignano si conoscono due gruppi di tombe a fossa individuali

distanti 500 metri l’uno dall’altro: gli inumati sono in posizione fetale con ceramica

del tipo Palma Campania e rari oggetti di corredo di bronzo.

Un altro importante complesso che si colloca tra il Bronzo Antico e il Bronzo Medio

è quello di S. Abbondio nel territorio di Pompei (Mastroroberto, 1996).

Sono state scoperte 70 sepolture a inumazione in fossa, fittamente distribuite sul

terreno. I corredi comprendono oggetti in bronzo.

(Bietti Sestieri A.M., 2010)

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3.2Il Bronzo Medio(BM1-2)

LE FASI “PROTOAPPENNINICHE”

L’evoluzione tipologica delle ceramica della facies di Palma Campania che procede

verso l’Appenninico vero e proprio senza evidente discontinuità culturale è ben

documentata alla Starza di Ariano Irpino dove sono stati indagati vari livelli

insediativi successivi all’eruzione delle Pomici di Avellino; i più antichi sono

caratterizzati da un patrimonio ceramico ancora strettamente legato a quello di

Palma Campania che associa una tipologia manoforme tipica del Protoappenninico.

Ceramica

La ceramica protoappenninica comprende scodelle a profilo arrotondato e carenato,

tazze e tazze-attingitoio arrotondate, lenticolari e carenate, sostegni a clessidra, vasi

a collo distinto e a profilo continuo con imboccatura ristretta. Alcuni tratti tipologici

sono collegabili alla facies di Palma Campania. Una novità è rappresentata dalla

presenza su tazze e scodelle di anse con sopraelevazioni e di manici.

Necropoli

Nelle necropoli permane l’uso di deporre il corpo del defunto con le gambe flesse,

ma meno piegate che durante il periodo precedente e con un corredo personale più

complesso. La sepoltura sembra ora riflettere un’incipiente gerarchizzazione delle

strutture sociali e gli indicatori archeologici in essa attestati potrebbero, quindi,

valere come espressione di ruoli funzionali rivestiti nell’ambito della comunità,

costituendo così un indizio a favore di un assetto funzionale, e non più solo

parentelare, della comunità. A S. Abbondio sono anche attestati un piccolo

sarcofago in tufo, probabilmente con scheletro di neonato (Mastroroberto 1998) e

tombe ad enchytrismos in olla. I bambini sembrano essere sepolti precocemente in

fossa secondo un uso già evidenziato nel BA1 a S. Paolo Belsito necropoli di via

Cimitero (Vecchio e Albore Livadie 2002) . L’instabilità sociale che conduce alla

realizzazione di opere di protezione degli insediamenti risulta limitata agli abitati di

La Starza ad Ariano Irpino e di Tufariello a Buccino.

Nella Campania settentrionale e media gli abitati si concentrano sulle pendici delle

alture vicino alla piana che in questo periodo è in parte occupata da ambienti

paludosi. Nella Campania centro settentrionale il ripopolamento della piana risulta

Page 16: L'Età del Bronzo e la Campania

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ormai generalizzato. Oltre alle zone altimetricamente rilevate, ove i siti occupano

posizioni di controllo delle vie di transito naturali, sono ampiamente attestati abitati

in pianura. Interessante è l’ubicazione di alcuni insediamenti su terrazzi fluviali, su

toppi vicino al fiume (Montetto sul Calore beneventano), vicino all’alveo (Longola-

Poggiomarino), testimonianti scambi tramite i corsi di acqua.

Lungo la costa vengono occupati promontori in posizione strategica e luoghi di

approdo lungo rotte di piccolo cabotaggio e nelle isole, oltre a Vivara, si sviluppano

gli insediamenti in prossimità del mare ed in posi-zione arroccata (Grotta delle Felci

- Capri, Castiglione e Monte Vico -Ischia).

LE FASI “APPENNINICHE” (BM3)

La ceramica è caratterizzata da decorazioni geometriche riempite con punti

impressi e tratti. La forma più tipica è la tazza carenata. La tipologia di decorazione

che si sviluppa soprattutto in Campania è l’excisione.

3.3Il Bronzo Recente

Il Bronzo Recente è interessato dalla facies subappenninica, che riguarda tutta

l’Italia centro meridionale e la Sardegna.

La produzione ceramica è caratterizzata da un forma tipica prevalente: tazza

carenata con appendice a papera.

Compaiono nuove produzioni stilistiche lavorate al tornio:

1. Ceramica grigia (pseudonimia).

2. Ceramica italo-micenea.

3. Grandi dolii a cordoni o fasce.

I grandi dolii vengono utilizzati come riserve alimentari mentre la ceramica grigia

e italo-micenea come vasellame da mensa.

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3.4Il Bronzo Finale

Il territorio della Campania si caratterizza in modo specifico come il punto di

convergenza di vie naturali di collegamento terrestri e marittime a lunga distanza.

Nell’età del Bronzo questa potenzialità si concretizza con il coinvolgimento della

regione nelle navigazioni costa a costa e con il ruolo centrale che assunse il

l’arcipelago Flegreo nelle prime frequentazioni sistematiche del Mar Egeo nel

Mediterraneo centrale.

Negli ultimi anni nuove scoperte hanno permesso di verificare che le più importanti

differenziazioni culturali riconoscibili nella prima età del Ferro trovano una prima

definizione proprio nel Bronzo Finale. Alcuni dati significativi comprendono

materiali di abitati, come La Starza di Ariano Irpino e Monte d’Oro di Eboli; la

continuità di frequentazione di alcune grotte (Pertosa, Polla); la presenza a Capua

di fibule ad arco con piegatura sopra la staffa o a doppia piegatura, specifiche del

protovillanoviano dell’Etruria meridionale (Bietti Sestieri, 1998). Inoltre alcune

tombe ad incinerazione: la più antica a Lacedonia.

Più recentemente alcuni complessi databili fra la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio

dell’età del Ferro sono stati portati alla luce con gli scavi che hanno accompagnato

progetti di grande impatto territoriale, come i lavori per la TAV: pozzi votivi con

materiali dell’età del Bronzo finale a Gricignano e Carinaro; tracce di abitato a

Casamarciano, Afragola.

I dati più importanti sono quelli relativi alla necropoli di Carinaro dove sono state

recuperato 32 tombe, 25 delle quali 18 incinerati e 7 inumati, conservano dati

antropologici. I rituale ha molti elementi in comune con quello del I periodo laziale

e degli inizi del II:

-urne ovoidi/globulari con coperchio conico che riproduce un tetto di capanna,

-vasi di corredo miniaturizzati.

Ceramica e bronzi di questo complesso si presentano quelli parte del corredo della

necropoli di tombe a fossa di Cuma. I nuovi dati sembrano confermare i rapporti

che esistevano tra il Lazio antico e la Campania.

Un’altra importante novità è rappresentata dal complesso di Longola di

Poggiomarino nella valle del Sarno, in un contesto territoriale caratterizzato dalla

presenza di complessi della cosiddetta cultura delle tombe a fossa, meglio nota nella

prima età del Ferro in Campania e Calabria.

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Conclusioni

- Riassumendo le principali trasformazioni di carattere generale avvenute nel corso

dell’età del bronzo sono:

· aumento demografico e del numero degli insediamenti, che divengono via via anche

più stabili, estesi e popolosi, e dotati di norma di difese naturali e/o artificiali;

· formazione di una società differenziata, dominata da una élite guerriera, progressiva

articolazione che include nella élite anche figure sociali collegate ai guerrieri, come le

donne di rango, tendenza alla trasmissione del rango sociale per via ereditaria;

· crescente volume di scambi a lunga distanza di materie prime e di beni.

· continua crescita delle produzioni artigianali, dal punto di vista sia quantitativo, sia

qualitativo.

Page 19: L'Età del Bronzo e la Campania

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