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Elaborato a cura di: Filippo Roberto Valeriani, 178874 Ksenia Slovikovskaya, 179275 Matteo Caruso, 179503 Maria Grazia D’ apolito,179279 Huang Menghan,179311 Armando Flotta, 181826 Università della Calabria, DESF A.A. 2016/2017 Le politiche del lavoro in Italia (1945-2013)
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Le politiche del lavoro in Italia (1945-2013) FINALE.pdf · Il rallentamento della crescita interna ed il ... quinquennio 1967-1971 : documento Giolitti. •Il dibattito sulla programmazione

Feb 15, 2019

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Elaborato a cura di: Filippo Roberto Valeriani, 178874

Ksenia Slovikovskaya, 179275 Matteo Caruso, 179503

Maria Grazia D’ apolito,179279 Huang Menghan,179311 Armando Flotta, 181826

Università della Calabria, DESF

A.A. 2016/2017

Le politiche del lavoro in

Italia (1945-2013)

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•1945-1963

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La regolazione pubblica del mercato

del lavoro ha due problemi: • 1) L’ assicurazione obbligatoria contro la

disoccupazione limitata ha poche categorie di lavoratori;

• 2) L’ industrializzazione in Italia nei primi anni del ventesimo secolo, ha alcune distorsioni che ebbero delle ripercussioni dirette sul numero dei senza lavoro;

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Le integrazioni salariali:

• La cassa integrazione guadagni ed il sussidio straordinario di disoccupazione.

• La cassa integrazione guadagni ( una gestione di tipo transitorio si diffuse in tutte le regioni d’ Italia). E’ stata introdotta nel 1941.

• Nel 1946 venne istituito il sussidio straordinario di disoccupazione.

• Nel 1945 e nel 1946, vennero uniformate le tabelle retributive e venne inaugurato il meccanismo della «scala mobile».

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Monopolio pubblico sul collocamento:

C’è il problema della funzione del

collocamento e dell’ organo:

• 1) secondo i fautori della sindacalizzazione;

• 2) secondo i fautori della statizzazione;

• In italia la competenza esclusiva venne affidata al ministero del lavoro UPLMO.

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• Le regole di funzionamento ritraevano un procedimento burocratico:

Il lavoratore era chiamato ad iscriversi presso l’ ufficio del lavoro territoriale, e la sua iscrizione veniva automaticamente classificata.

Il garantismo: il principio della chiamata numerica, intendeva scongiurare il rischio di privilegiare alcuni lavoratori a scapito di altri.

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Il processo d’ industrializzazione

assistita. Tale processo investì le regioni del meridione:

• Trasformazione e rilancio del settore agricolo;

• Grandi investimenti infrastrutturali.

Durante gli anni 50 ed i primi anni 60 il problema della disoccupazione nel meridione si attenuò e si ridusse la distanza rispetto al centro- Nord.

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• L’ apprendistato: mirato a rispondere ai bisogni di uno specifico gruppo di lavoratori.

• Venne deliberato nel 1955;

• Nel 1962 venne disciplinato il contratto di lavoro a tempo determinato per tutelare un settore di attività particolarmente esposto al lavoro irregolare.

• Nel 1963 la disoccupazione scese nelle regioni del centro nord e del mezzogiorno;

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In conclusione, la disoccupazione era certamente diminuita ma questo era in parte dovuto alla quota di emigrati che continuava ad essere consistente e all’ accresciuto livello della scolarizzazione.

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•1964-1971

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• Nel 1964 il paese subì importanti trasformazioni politiche e sociali:

• Politiche: nuova formula del centro sinistra: strategie politiche sulla pianificazione e sulla razionalizzazione degli investimenti;

• Sociali: Offensiva del sindacato : - Disciplina sui licenziamenti; - Cassa integrazione guadagni straordinaria; - Statuto dei lavoratori;

• OBIETTIVO: STABILITA’ D’ IMPIEGO;

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• 1963-1964 la disoccupazione aumentò di un solo punto percentuale, dal 4,3% al 5,4%.

• Tale basso tasso della disoccupazione è attribuibile a differenti fattori:

• Flussi migratori verso l’ estero;

• Aumento del periodo di studio (riforma 1962);

• Aumento del tasso di passaggio all’ università;

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Il rallentamento della crescita interna ed il peggioramento dei conti con l’ estero portarono un intervento del governo, tramite due strumenti:

• 1962, Commissione nazionale per la programmazione economica: schema Vanoni;

• Programma di sviluppo economico per il quinquennio 1967-1971 : documento Giolitti.

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• Il dibattito sulla programmazione agevolò la ripresa del dialogo con i movimenti per i lavoratori.

• La ripresa del potere sindacale significò il recepimento da parte del legislatore dei principali articoli interconfederali in tema di politica sociale e del lavoro: es. legge sul licenziamento individuale (604/1966).

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• Legge sul licenziamento individuale (604/1966).

• Procedura conciliativa ed arbitrale delle controversie (già presente nel patto sociale del 1947)

• Possibilità per il datore di lavoro di pagare una penale qualora non volesse reintegrare il lavoratore (novità!!!)

• Tale legge escluse dall’ ambito di applicazione i casi di licenziamento collettivo. (accordo 5 maggio 1965)

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• La carenza di una disciplina unitaria sui licenziamenti collettivi venne sopperita dall’ introduzione della

CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI STRAORDINARIA. (1963) • Congelava quasi del tutto qualsiasi possibilità di essere espulsi dal

mondo del lavoro; • Integrazione calcolata sul 80% e non più sul 66% della retribuzione; • Gestione speciale per gli operai d’edilizia; (1115/1968): Introduzione della gestione straordinaria: • per i casi di crisi economiche locali o settoriali, • di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale, • di riconversione produttiva e di crisi occupazione • conferma del livello d’ integrazione all’ 80% della retribuzione globale; • possibilità di sospensione delle ore settimanali; • durata del sussidio; Trattamento speciale di disoccupazione a favore dei dipendenti delle imprese industriali diverse da quelle edili nei casi di licenziamento collettivo per cessazione di attività aziendale.

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Il ribaltamento dei rapporti di forza sindacato potere politico sono assimilabili alle seguenti cause (1969): • congiuntura economica; • rigida razionalizzazione dei tempi di lavoro

dovuta ai modelli fordista-tayloristico; • fusione tra la conflittualità operaia e quella

studentesca; • Dichiarazione d’incompatibilità tra cariche

sindacali e cariche politiche;

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1970: STATUTO DEI LAVORATORI La legge: • Circoscriveva il potere imprenditoriale

imponendo vincoli e sanzioni per la repressione delle diverse forme dell’ attività sindacale;

• Ampliava i diritti e le libertà individuali e collettive dei lavoratori;

• RIFORMA PIU’ INCISIVA DEL DIRITTO DEL LAVORO ATTUATA NEL PAESE (ROMAGNOLI, 1995)

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• L’ art. 18 :introduceva il principio della reintegrazione obbligatoria del lavoratore licenziato in assenza di giusta causa o di giustificato motivo. Inoltre il datore di lavoro era obbligato a risarcire il danni, e cioè a corrispondere un’ identità per il periodo di licenziamento sino a quello d’ integrazione, compreso il versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali. A differenza del modello precedente il lavoratore poteva decidere se farsi reintegrare o se ricevere un indennità pari a 15 mensilità di retribuzione.

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• L’ art. 19:istituzionalizzava il principio della maggiore rappresentatività e quindi il primato delle confederazioni in funzione di rappresentanza.

• L’art. 33-34: rendevano obbligatoria la costituzione delle commissioni per il collocamento per gli uffici del lavoro su richiesta delle organizzazioni sindacali, con il compito di aggiornare le graduatorie per l’ avviamento del lavoro di rilasciare il nulla osta per le assunzioni normative.

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1971: LEGGE 184 ISTITUZIONE DELLA GEPI • Questa è una società per azioni finanziaria, istituita

dalle imprese a partecipazione statale, ENI, IRI, IMI, che nei periodi di crisi temporanea poteva assumere una partecipazione diretta per contribuire alla riorganizzazione dell’ impresa, mentre nei casi di crisi strutture era prevista la costituzione di specifiche società con l’ intervento di imprenditori privati per il rilievo delle aziende e per la loro ristrutturazione.

• Con la Gepi quindi osserviamo un rafforzamento del carattere assistenzialista dell’ intervento pubblico nel settore industriale e del lavoro.

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Con l’istituzione della GEPI si conclude l’offensiva sindacalista e del rafforzamento delle garanzie a favore del lavoro primario. • Modello di regolazione del mercato del lavoro

incentrato sulla stabilità d’ impiego. sindacato centro sinistra estendere i benefici dello stato sociale alto livelli di reddito durante e dopo l’ esperienza lavorativa. (politiche passive nell’ intervento pubblico) Tuttavia l’ evoluzione dal 1971 in poi dimostrarono come tale equilibrio non fosse destinato a durare: • Ingrossamento dell’ economia, shock petrolifero; • Occupazione illegale;

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1972-1979

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• Questo periodo fu caratterizzato dallo shock petrolifero del 1973 che determinò una vera e propria crisi economica e :

• Iniziarono ad affermarsi maggiormente le politiche attive del lavoro;

• Si passa ad una microregolazione del mercato del lavoro;

• Si afferma il fenomeno del decentramento produttivo;

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• 1) Provvedimento 877/1973 sul lavoro a domicilio;

Vengono enunciati i diritti e le caratteristiche della nuova figura professionale del lavoratore a domicilio.

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• 2) Legge 164/1975 sul salario garantito; • -Vi fu l’unificazione dei trattamenti economici ordinari e

straordinari all’80% della retribuzione lorda. • - La cassa integrazione guadagni divenne uno strumento

permanente di tutela del reddito dei disoccupati • -Vi fu l’estensione della durata della gestione ordinaria • - Si consolidò la presenza dei rappresentanti dei

lavoratori nei luoghi di lavoro. • 3) Accordo interconfederale sul punto unico di

contingenza del 1965; Permise la definizione del meccanismo della scala mobile per la difesa dei redditi più bassi contro gli effetti erosivi dell’ inflazione. Proprio in questo periodo si giunse alla formazione del compromesso storico ed è proprio in questa fase che vi fu lo sviluppo di una serie di politiche del lavoro;

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• 4) Legge 285/1977 sull’ occupazione giovanile Obiettivi: 1) Incoraggiare l’ ingresso sul mercato del lavoro dei

giovani; 2) Incentivare l’ imprenditorialità ed il lavoro

autonomo giovanile. Per incentivare questa imprenditorialità venivano istituite le cooperative tra i giovani e i lavori socialmente utili e per entrambi venne applicato il meccanismo della fiscalizzazione degli oneri sociali legge 102/1977. 3) Venne regolato il contratto di formazione e lavoro;

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• 5) Legge della riconversione industriale • Obiettivo: riordinare in maniera integrata gli

strumenti di sostegno finanziario all’ industria, criteri e norme dell’ intervento pubblico e le disposizioni di politiche del lavoro per la gestione delle crisi aziendali.

Bisogna definire due piani: 1) Piano della politica industriale; • Venne istituito il CIPI; • Venne creato il Fondo per la Ristrutturazione e

Riconversione aziendale; 2) Piano delle politiche del lavoro: • Politiche passive: venne modificata la disciplina

della cassa integrazione e guadagni; • Politiche attive: vennero introdotte le procedure di

mobilità

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• 6) Mobilità esterna per i lavoratori eccedenti nei casi di ristrutturazione, riorganizzazione e crisi aziendale, legge (675/1977).

• Obiettivo: incentivare la mobilità territoriale o aziendale dei lavoratori.

La copertura finanziaria per l’ attuazione di corsi di formazione organizzati dalla regione si ricavavano da un fondo per la mobilità gestito dal ministero del lavoro.

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• 7) Legge sulla formazione professionale, legge 845/1978)

• Obiettivo: sintetizzare tutto sull’ argomento della formazione professionale.

Le regioni successivamente, avrebbero emanato una disciplina più dettagliata e anche finanziato attività di formazione con l’ obiettivo di determinare una formazione permanente. Si poteva ricorrere anche ad un fondo sociale europeo per finanziare tale attività. Questa iniziativa non ebbe successo in Italia.

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•1980-1989

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• Periodo caratterizzato dal secondo shock petrolifero e dalla disoccupazione prodotta dalla grande industria:

• Rincaro dei prezzi delle materie prime che provocò un forte squilibri nei conti con l’estero (bilancia dei pagamenti con saldo negativo dal 1980-1985)

• Aumento inflazionistico che porta all’adozione di politiche monetarie restrittive

• Aumento della disoccupazione per la crisi della grande industria (FIAT nel 1980 mandò in cassa integrazione oltre 20 mila lavoratori)

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• La crisi della grande industria porta ad un ribaltamento nelle relazioni tra lavoro e capitale.

• Emersero problemi interni al sindacato, e la maggiore risolutezza degli imprenditori, capeggiate da Confindustria portarono alla disdetta dell’accordo sulla scala mobile

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• Per fronteggiare la disoccupazione furono introdotti i prepensionamenti anticipati (legge 155):

• Gli operai e gli impiegati che avessero compiuto 55 anni, se uomini, e 50 anni, se donne, potevano accedere in via anticipata alla pensione

• I contributi necessari per l’età pensionabile venivano abbonati

• Enorme uso di questo strumento: tra 1981 e 1987 concessi 30.000 prepensionamenti

• In Italia, però, furono utilizzati principalmente per evitare il licenziamento e non per mobilitare la forza lavoro.

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• Nuove regole sull’accordo sul costo del lavoro, 22 gennaio 1983 lodo Scotti (primo esempio di accordo trilaterale in Italia, tra politica, sfera economica e sindacato). Per quanto riguarda i contenuti 3 i punti principali:

• 1)Politica salariale, per rallentare la dinamica del costo del lavoro

• 2)Politica fiscale, per correggere gli effetti dell’inflazione

• 3)Politica degli incentivi alle imprese, per incentivare la collaborazione con le imprese.

• Tuttavia l’accordo non si trovò tra le parti per divergenze politiche. Questo sfociò nel decreto di San Valentino, con cui il governo Craxi imponeva tagli sostanziali alla scala mobile.

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• Introduzione di un importante provvedimento, legge 863, del 19 dicembre 1984 recante misure urgenti a sostegno e a incrementare i livelli occupazionali. 3 i nuovi strumenti regolati da tale legge:

• 1)I contratti di solidarietà, che hanno il compito di ridurre le ore di lavoro al fine di scongiurare licenziamenti e favorire nuove assunzioni (si dividono in interni ed esterni)

• 2)I contratti di formazione e lavoro, che consento l’occupazione dei giovani dai 15 ai 29 anni, per la durata massima di 24 mesi, a un salario variabile, nelle imprese e negli enti pubblici economici.

• 3)Il lavoro a tempo parziale (part-time), che da la possibilità di prestare regolarmente un’attività di lavoro per un orario inferiore a quello previsto dai contratti collettivi di lavoro o per periodi predeterminati nell’arco di una settimana, un mese o un anno.

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• 1984 le condizioni del paese migliorarono

significativamente. Nonostante ciò la disoccupazione continuava a crescere contraddistinta dalle peculiarità italiane: alta disoccupazione femminile, giovanile e meridionale. Si introdussero due provvedimenti importanti:

• 1)Intervento sulla imprenditorialità meridionali (cd. Legge De Vito,febbraio 1986), che prevedeva incentivi finanziari per i giovani (tra 18 e 29 anni) del mezzogiorno per la creazioni di società e cooperative

• 2)Norma sull’organizzazione del mercato del lavoro (legge 56,1987) dove si ridisegnava la presenza pubblica in materia di collocamento; 3 gli elementi essenziali di questa riforma:

• -la riorganizzazione del ministero del lavoro • -l’istituzione delle agenzie regionali per l’impiego • -la liberalizzazione delle assunzioni

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• Legge 160 del 1988 ritoccava la normativa sull’indennità ordinaria di disoccupazione:

• Beneficio elevato al 20 % del salario, anziché le 800 lire, ed esteso a tutti i lavoratori stagionali del settore pubblico e privato

• Introduzione della indennità di disoccupazione a requisiti ridotti con l’obiettivo di fornire una copertura anche alle persone che non potevano avvalersi di un’indennità a requisiti pieni a causa degli insufficienti contributi (versamento di 78 giornate lavorative nell’anno precedente, anziché un anno).

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•1990-2000

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Le cause delle riforme degli anni novanta

• Il problema principale dell'economia italiana negli anni novanta consiste

nel fatto che a partire dal 1992 si assiste una diminuzione del numero di lavoratori occupati.

• Negli anni novanta, il concetto stesso di crisi economica muta radicalmente rispetto agli anni settanta. Le ragioni della crisi e il carattere cronico della disoccupazione sono legati a fattori interni quali la forbice tra la crescita della produzione e la crescita della domanda di fattore lavoro, l'arretratezza e la scarsa efficacia delle istituzioni del mercato del lavoro, il dissesto della finanza pubblica e il crescente dualismo tra i settori protetti e i settori non protetti dalla concorrenza internazionale.

• Il diverso grado di esposizione dei settori produttivi alla concorrenza internazionale ha avuto ripercussioni negative sull'economia italiana.

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Le cause delle riforme degli anni novanta

• Nei settori protetti i prezzi e i salari sono stati aumentati

rispetto ai settori non protetti.

• La maggiore mobilità delle merci, la possibilità di trasferire le tecnologie di produzione e l'emergere di un nucleo di paesi a rapida industrializzazione hanno esercitato una pressione competitiva nei settori ad alto impiego di lavoro e hanno favorito una crescente dislocazione verso quei paesi di processi produttivi.

• Questo fenomeno ha liberato ingenti quantità di manodopera a basso costo non solo nei paesi stranieri, ma anche in Italia, attraverso una crescente immigrazione.

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Direzioni delle politiche del lavoro tra

1990 e 1997

L'esperienza delle politiche del lavoro tra il 1990 e 1997 si è

evoluta lungo tre direttrici:

• La deregolamentazione delle condizioni d'impiego (già

inaugurata nella seconda metà degli anni ottanta).

• Il ritorno della politica dei redditi.

• Il pacchetto Treu (1996 – 1997).

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1. Deregolamentazione delle condizioni

di impiego.

• La deregolamentazione delle condizioni di impiego e del mercato del lavoro viene

invocata solo negli anni novanta.

• Il concetto di deregulation ha avuto origine ed ha preso piede nell'ambito delle

esperienze anglosassoni.

• In Italia è stata recepita una versione morbida del concetto di deregolamentazione

facendo riferimento alla possibilità di aumentare la flessibilità temporale (la

possibilità di gestire l'orario di lavoro sulla base delle esigenze della produzione) e

la flessibilità interna (la possibilità di strutturare in maniera variabile

l'organizazione del lavoro attraverso la parziale rimozione e l'alleggerimento dei

controlli imposti dal regime regolativo vigente).

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1. Deregolamentazione delle condizioni

di impiego.

• La flessibilità salariale (la possibilità di differenziare le retribuzioni

disattendendo gli standard contrattuali) e la flessibilità esterna (la possibilità di

liberarsi delle eccedenze di personale) hanno incontrato resistenze sindacali.

• Per questo motivo, nella prima parte degli anni novanta è invalsa l'espressione

“flessibilità normata” (la specifica combinazione tra il rilassamento del vincoli

legali e la salvaguardia da parte dello stato e delle forze sociali di un potere di

controllo sul mercato del lavoro).

• Gli interventi legislativi che si sono susseguiti dal 1991 al 1995 hanno

esplicitamente teso ad aumentare tale flessibilità.

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2. Le politiche dei redditi

E’ stata intrapresa una serie di negoziazioni sul problema del costo del lavoro in due grandi accordi trilaterali:

▫ L'accordo Amato del 31 luglio '92;

▫ L'accordo Ciampi del 23 luglio '93.

Le soluzioni scelte per la disinflazione: abolizione del meccanismo di indicizzazione dei salari, riforma degli assetti contrattuali e politiche per la riattivazione del mercato del lavoro.

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2.1. Le politiche dei redditi: Accordo

Amato

• E’ stato iniziato un confronto serrato con il governo e con i sindacati che ha raggiunto un approdo nel luglio '92 (quando la stabilità di lira è crollata).

• Le parti sociali e il governo hanno decretato il definitivo abbandono delle indicizzazioni salariali e un primo ridisegno della contrattazione.

• L'istituzione del Comitato per il coordinamento delle iniziative per l'occupazione con il compito di effettuare un costante monitoraggio delle risorse disponibili per gli investimenti pubblici e di progettare specifici interventi per le aree di crisi.

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2.2. Le politiche dei redditi: Accordo

Ciampi

• L'obiettivo delle riforme: rendere permanenti i risultati dell'accordo Amato,

definendo procedure precise per la determinazione dei salari e per le condizioni

di lavoro. I contenuti dell’accordo hanno riguardato la politica dei redditi, la

riforma dei livelli di contrattazione e le politiche dell’occupazione.

• L'accordo si è proposto di avviare una programmazione duratura di tutti i

redditi, in modo da tenere il livello dei salari al passo con il tasso previsto

dell'inflazione, da ridurre il deficit dello stato e difendere il potere di acquisto

delle retribuzione e delle pensioni, in una ritrovata condizione di stabilità

monetaria.

• L'accordo comprende anche le questioni di politica del lavoro con particolare

attenzione all'occupazione giovanile e al problema della formazione

professionale (La legge 125/1991 ha introdotto l’obbligo di fornire

informazione sulle progressioni in carriera di lavoratori e sulla discriminazione

tra i sessi).

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Proseguimento delle riforme 1

• La legge 236/1993 ha introdotto una serie di norme volte a estendere gli strumenti di gestione delle eccedenze di personale in conseguenza della congiuntura sfavorevole.

• Il decreto 357/1994 ha introdotto un premio di assunzione per

i giovani imprenditori in procinto di inaugurare nuove imprese. I nuovi imprenditori possono inoltre scegliere un regime fiscale alternativo, sostitutivo di tutte le tasse esistenti (eccetto l'IVA).

• La legge 451/1994 ha concesso una fiscalizzazione degli oneri

sociali in caso di assunzioni part-time e ha previsto lo svolgimento di lavori socialmente utili per i disoccupati di lunga durata.

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• La legge 341/1995 ha istituito la figura dei patti territoriali

come sedi della concertazione tra le parti sociali e di

promozione delle iniziative di sviluppo.

• Il decreto legge 416/1995 ha riformulato la disciplina sugli

stage di orientamento allungandone la durata, spostando gli

oneri assicurativi a carico dell'organismo proponente rispetto

all'impresa e promuovendone l'attuazione per i giovani

residenti nel Mezzogiorno presso le imprese del centro-nord.

Proseguimento delle riforme 2

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3. Il pacchetto Treu

• Il patto siglato nel settembre del 1996 dal ministro del Lavoro

Treu e dalle parti sociali ha raccolto entro un unico

documento i punti principali del dibattito sulla riforma del

mercato del lavoro, sviluppatosi nelle precedenti legislature.

• E’ delineata una revisione di tutti i principali interventi di

politica attiva e di politica passiva che caratterizzano la tutela

istituzionale italiana contro il rischio della disoccupazione.

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3.1. Il pacchetto Treu

Nel accordo dell'apprendistato e della formazione professionale si era convenuto: • di innalzare l'obbligo scolastico a 16 anni; • si è esteso l'apprendistato a tutti i settori compreso quello agricolo; • è stata elevata l'età dei beneficiari sino a 24 anni e ne è stata allungata

la durata da 18 mesi sino a 4 anni; • L'età massima per i contratti di formazione e lavoro è stata disposta a

35 anni per i beneficiari delle regioni del sud; • Sono state incoraggiate le convenzioni tra le regioni e le imprese per il

reperimento delle risorse finanziarie ed è stata prevista l'introduzione di borse di studio e di prestiti d'onore allo scopo di promuovere la formazione continua.

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3.2. Il pacchetto Treu

• Il documento ha riguardato anche la regolazione del part-time e del lavoro interinale.

• E’ stata realizzata la riforma del collocamento, nel senso della sua parziale privatizzazione e

della sua regionalizzazione. Le competenze in materia di collocamento sono state trasferite alle

regioni e il ministero ha conservato un ruolo di coordinamento e di indirizzo, e non più di

gestione.

• E’ stata prevista la legalizzazione delle agenzie d'intermediazione private sotto il coordinamento

del ministero.

• Nella parte finale del documento sono stati regolati i contratti d'area: un nuovo strumento di

intervento nelle aree maggiormente depresse diretto a favorire nuovi investimenti produttivi.

• La legge 196/1997 ha delegato il governo ad emanare un paio di decreti legislativi, al fine di dare

piena attuazione al progetto di legge, in particolare riguardo il contrasto alla disoccupazione del

sud Italia e la disciplina dei lavori socialmente utili.

• Infine, si introduce l'istituto del tirocinio formativo, regolamentando il lavoro interinale.

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•2000-2013

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LE RIFORME DEGLI ANNI 2000

INCREMENTO DEI FATTORI DI FLESSIBILITÀ

• La somministrazione di lavoro sostituisce il lavoro interinale

• Riforma del lavoro part-time votata a una maggiore flessibilità di tempi e orari

• Contrattazione individuale e clausole elastiche

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RIFORMA BIAGI (D.LGS. 276 del 2003) • Nuove tipologie contrattuali: lavoro Intermittente e

lavoro ripartito • Modifiche ai contratti a contenuto formativo • Introduzione del contratto di inserimento e riforma

dell’apprendistato • Modifiche ai contratti temporanei non di tipo

subordinato (co.co.pro. nel settore privato) • Riforma dei servizi per l’impiego che incentiva la

creazione di agenzie per il lavoro polifunzionali e sancisce la fine del monopolio pubblico nel collocamento

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Nel 2006 il governo Prodi apporta correttivi tesi a stabilizzare i contratti temporanei e a ridurre le forme contrattuali non standard (legge 247 del 2007)

L'instabilità governativa si ripercuote in ambito legislativo (Es. Lavoro Intermittente eliminato nel 2007 e ripristinato nel 2008).

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CRISI FINANZIARIA SISTEMICA

Si ripercuote sull’andamento dei principali indici del mercato del lavoro

• Tasso di occupazione: -1,7% dal 2007 al 2011

• Tasso di disoccupazione: +2,3% dal 2007 al 2011

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INTERVENTO DI NATURA STRAORDINARIA -PACCHETTO ANTI CRISI- • Ammortizzatori sociali in deroga alla normativa

nazionale estesi a nuova categorie di lavoratori non coperte da misure di sostegno al reddito

• Accordo Stato-Regioni del 12 Febbraio del 2009 introduce la possibilità di coniugare attività lavorativa e formativa.

• La finanziaria del 2010 introduce incentivi a favore delle Agenzie per il lavoro (APL) per attività di intermediazione a favore dei lavoratori svantaggiati

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GOVERNO MONTI Approva nel 2012 una riforma organica del mercato del lavoro fondata su tre pilastri 1. Regolazione dei rapporti di lavoro Lavoro subordinato a tempo indeterminato = contratto

dominante I contratti a termine seguono un duplice approccio: stipula

anche in assenza di giustificazione, durata massima di 12 mesi e aggravio del costo contributivo.

Limitazione a partite IVA e collaborazioni a progetto per evitarne abuso.

Rivalutazione del contratto di apprendistato Modifica dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori

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2. Dispositivi di sostegno al reddito • La legge Fornero introduce l’Assicurazione

sociale per l’impiego (ASPI) che sostituisce l’indennità ordinaria di disoccupazione

A regime avrà durata di 12 mesi per un ammontare del 75% della retribuzione con un massimale di 1180 euro lordi. I mesi successivi saranno al 60% • MiniASPI: abrogazione anzianità assicurativa e

mantenimento dell’anzianità contributiva.

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3. Politiche attive

• Intervento concernente i servizi per l’impiego che introduce un sistema premiale legato al raggiungimento di alcuni livelli.

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GOVERNO LETTA

Misure straordinarie per la promozione dell’occupazione, in particolare giovanile e della coesione sociale

• Sgravi fiscali e misure per il Mezzogiorno

• Revisione dei contratti

• Staffetta generazionale

• Reddito di inclusione attiva

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Conclusioni…

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Tappe normative: • Anni '40-50: politiche volte a tutelare il

lavoratore adulto con impiego regolare e a tempo pieno, poco incline alla mobilità.

La storia delle politiche del lavoro è la storia dei tentativi di modificare il modello originario: • Legislazione dell’emergenza (1978-1979) • Prima deregolamentazione (1984-1987) • Seconda deregolamentazione (1991-1993) • Pacchetto Treu (1997)

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Politiche del lavoro in Italia

• Sono dipese dal carattere torrentizio della legislazione italiana legata alle diverse fasi economiche e politiche

• Politiche passive selettive e particolaristiche

• Politiche attive carenti, polarizzazione della tutela

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Politiche del lavoro in Italia (2) • Cambiamento di natura incrementale caratterizzato

da graduali scostamenti rispetto a quello originario • Liberalizzazione delle normative soprattutto al

margine • Mancanza di una misura organica di sostegno al

reddito . • Politiche attive: la riorganizzazione dei servizi per

l’impiego ha portato risultati opposti rispetto alle aspettative.

• Ruolo centrale delle reti di regolazione micro-sociale (lavoro irregolare, famiglia).

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…GRAZIE PER LA VOSTRA

ATTENZIONE!!!