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Rivista semestrale
*Direttore responsabileFederico Mazza
*Redazione
Laura Attisani Massimo BottoLorenza-Ilia Manfredi Federico Mazza
Ida OggianoGesualdo Petruccioli Sergio Ribichini Paolo Xella
con la collaborazione diGiuseppina Capriotti Vittozzi e Andrea
Ercolani
*Sede
Area della Ricerca di Roma 1, Via Salaria, km 29,300,Casella
postale 10, I 00016 Monterotondo Stazione (RM)
*Rivista di Studi Fenici is an International Peer Review
Journal.
The eContent are Archived with Clockss and Portico.
In copertinaSarcofago di Ahiram. Elaborazione grafica di un
particolare del bassorilievo laterale.
Beirut, Muse National.
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RIVISTADI
STUDI FENICI
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FENICI E ITALICI,CARTAGINE
E LA MAGNA GRECIAPOPOLI A C ONTATTO,
CULTURE A C ONFRONTO
atti del convegno internazionalecosenza, 27 -28 maggio 2008
a cura dimaria intrieri e sergio r ib ichini
I.
PISA ROMAFABRIZIO SERRA EDITORE
MMXI
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CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE
ISTITUTO DI STUDI SULLE CIVILT ITALICHEE DEL MEDITERRANEO
ANTICO
RIVISTADI
STUDI FENICIFONDATA DA SABATINO MOSCATI
XXXVI, 1-2 2008
PISA ROMAFABRIZIO SERRA EDITORE
MMXI
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Amministrazione e abbonamentiFabrizio Serra editore
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*Autorizzazioni del Tribunale di Roma n. 14468 in data 23 marzo
1972
e n. 218/2005 in data 31 maggio 2005
*issn 0390-3877
issn elettronico 1724-1855isbn 978-88-6227-446-3
*Propriet riservata
Copyright 2011 by Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma,and
Fabrizio Serra editore, Pisa Roma
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ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALEFENICI E ITALICI , CARTAGINE E
LA MAGNA GRECIA.
POPOLI A CONTATTO, CULTURE A CONFRONTO
cosenza, 27-28 maggio 2008
SOMMARIO, I II
Rivista di Studi Fenici, XXXVI, 1-2 2008
Maria Intrieri Sergio Ribichini, PresentazioneElenco delle
abbreviazioniMhamed Hassine Fantar, La prsence phnicienne et la
fondation de Carthage en Mditerrane
occidentale: des faits et des consquencesGiovanna De Sensi
Sestito, Cartagine e la Magna Grecia in et dionisiana. Il ruolo di
IpponioAnnunziata Rositani, Pitagora e lOrienteGiuseppe Squillace,
Pitagora in Fenicia? Osservazioni su Giamblico, Vita Pyth., II, 5
III, 17Rossella Pace, Orientalia a Francavilla MarittimaGiuseppina
Capriotti Vittozzi, Elementi di tradizione egizia nella
documentazione di LocriJan Kindberg Jacobsen Maria DAndrea Gloria
Paola Mittica, Frequentazione
fenicia ed euboica durante la prima Et del Ferro nella
Sibaritide. Con unAppendice di Anna MariaDe Francesco ed Eliana
Andaloro
Giovanni Di Stefano, Eubei a Cartagine? Indicatori
archeologiciMassimo Botto, Le pi antiche presenze fenicie
nellItalia meridionalePaolo Carafa, Fenici a PitecusaMarianna
Castiglione Ida Oggiano Anfore fenicie e puniche in Calabria e
Lucania: i dati e i
problemiFabrizio Mollo, La circolazione di ceramiche fini e di
anfore tra i centri italici del Tirreno calabrese
e la Sicilia punica tra IV e III sec. a.C.: rotte commerciali e
ateliers produttiviRoberto Spadea Stefania Mancuso, Le rotte
commerciali nellistmo lametino
*
Rivista di Studi Fenici, XXXVII, 1-2 2009
Lorenza-Ilia Manfredi, Il commercio e le monete nel Bruzio prima
e dopo AnnibaleBenedetto Carroccio, Spunti e modi della propaganda
annibalica nelle monetazioni della II guer-
ra punicaMaria Intrieri, Fra dialogo e conflitto: Annibale e i
Greci dOccidenteGian Piero Givigliano, Bruttii e Romani: inizio e
dinamiche di una difficile convivenzaAlessandro Cristofori, I
motivi della colonizzazione romana in Magna Grecia agli inizi del
II sec.
a.C.
-
Emanuela Calcaterra Sergio Ribichini, Lesilio di Anna fenicia,
sulle rive di fiumi italiciLuciana De Rose, Tecniche di pesca tra
Magna Grecia e CartagineIda Infusino Francesco Grano, Il mito di
Europa: dalla Fenicia allOccidente grecoCarla Elisa Ilia Sollazzo,
Qualche considerazione sulle divinit nel giuramento di
AnnibalePaolo Brocato Francesca Caruso, Elementi dellideologia
religiosa delle necropoli dellEt del
Ferro in Calabria e contatti con lOrientePaolo Brocato Carlo
Regoli, Iconografie orientali nei calici a sostegni in bucchero
etruschiFrancesco Scornaienchi, Il trattato di Filino e la
questione della responsabilit
8 sommario i, i i
-
a Rivista di Studi Fenici ha ritenuto di riservare i volumi
XXXVI (2008) e XXXVII (2009) alla pubblicazione degli Atti del
Convegno Internazionale Fenici e Italici, Cartagine e la Magna
Grecia.
Popoli a contatto, culture a confronto, organizzato in
collaborazione tra lIstituto di Studi sulle CiviltItaliche e del
Mediterraneo Antico del CNR e il Dipartimento di Storia
dellUniversit degli Studi dellaCalabria e svoltosi nella sede di
questultima nei giorni 27 e 28 maggio 2008.
In tal modo, si confidato di fare cosa gradita ai nostri
abbonati e a tutti gli altri lettori offrendo lorolesito
particolarmente significativo di una manifestazione scientifica che
ha affrontato un tema fonda-mentale per la tradizione di studi che
si riconosce e si esprime nella Rivista fondata da Sabatino
Moscati,quello cio dei rapporti tra la civilt fenicia e punica e le
altre civilt protagoniste dellantica storia mediterranea.
Accanto allinteresse e allattualit insiti nel tema stesso del
Convegno, un particolare valore aggiunto costituito dallimpegno a
superare gli ambiti dei singoli settori specialistici per dar vita
a un fecondo ereciproco confronto di metodi e di discipline, al
fine di riconsiderare fonti letterarie e dati archeologici vecchi e
nuovi con diverse angolazioni e nuove prospettive dindagine.
La cospicua articolazione degli argomenti trattati e la
ricchezza dei dati presentati, che coinvolgonoanche altri ambiti di
studi oltre a quello pi specificamente fenicio-punico, ha indotto
inoltre a prevede-re in accordo con lEditore Fabrizio Serra anche
unautonoma edizione monografica in due tomi, nellauspicato intento
di raggiungere un pubblico di lettori ancora pi ampio.
Federico Mazza
L
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SOMMARIO, I
Maria Intrieri Sergio Ribichini, Presentazione 13
Elenco delle abbreviazioni 17
Mhamed Hassine Fantar, La prsence phnicienne et la fondation de
Carthage en Mditerra-ne occidentale: des faits et des consquences
21
Giovanna De Sensi Sestito, Cartagine e la Magna Grecia in et
dionisiana. Il ruolo diIpponio 29
Annunziata Rositani, Pitagora e lOriente 51
Giuseppe Squillace, Pitagora in Fenicia? Osservazioni su
Giamblico, Vita Pyth., II, 5 III, 17 73
Rossella Pace, Orientalia a Francavilla Marittima 81
Giuseppina Capriotti Vittozzi, Elementi di tradizione egizia
nella documentazione diLocri 109
Jan Kindberg Jacobsen Maria DAndrea Gloria Paola Mittica,
Frequenta-zione fenicia ed euboica durante la prima Et del Ferro
nella Sibaritide. Con unAppendicedi Anna Maria De Francesco ed
Eliana Andaloro 129
Giovanni Di Stefano, Eubei a Cartagine? Indicatori archeologici
149
Massimo Botto, Le pi antiche presenze fenicie nellItalia
meridionale 157
Paolo Carafa, Fenici a Pitecusa 181
Marianna Castiglione Ida Oggiano, Anfore fenicie e puniche in
Calabria e Lucania:i dati e i problemi 205
Fabrizio Mollo, La circolazione di ceramiche fini e di anfore
tra i centri italici del Tirrenocalabrese e la Sicilia punica tra
IV e III sec. a.C.: rotte commerciali e ateliers produttivi 233
Roberto Spadea Stefania Mancuso, Le rotte commerciali nellistmo
lametino 247
-
ome segnalato anche di recente,1 le piantiche imprese
transmarine fenicie nel
Mediterraneo si caratterizzano per una fortecomponente cipriota.
Il fenomeno trova lasua massima visibilit archeologica nellEgeo,in
modo particolare a Creta,2 che diviene apartire dalla fine del X
sec. a.C. scalo strategi-co nella rotta verso lOccidente. Gli scavi
aKommos,3 nel settore centro-meridionaledellisola, hanno
evidenziato il ruolo chiavesvolto da questo insediamento costiero
nel ri-fornire i navigli prima della lunga traversataverso le coste
della Sicilia meridionale. Da quile imbarcazioni potevano piegare
ad Orienteed entrare nel Basso Tirreno dallo Stretto diMessina,
oppure dirigersi ad Occidente versoil Canale di Sicilia e la
Sardegna, seguendo unitinerario frequentato dai navigli ciprioti
gialla fine dellet micenea.4
In questa sede, la prima di tali rotte quel-la che maggiormente
ci interessa, dal mo-mento che permette di inserire allinterno diun
coerente quadro storico le pi antiche at-testazioni di orientalia
in Calabria. Infatti, il re-cente riesame operato da Marco
Pacciarelli5sui materiali degli scavi condotti ai primi
delNovecento da Paolo Orsi a Torre Galli, inse-
diamento protostorico ubicato nel comune diTropea, ha permesso
di far emergere una pre-senza cipro-fenicia nellarea che lo
studiosocolloca fra la fine del X e gli inizi del IX sec.a.C.,
rialzando di circa un cinquantennio ledatazioni tradizionali.6
Nello specifico, si possono collegare allatti-vit di mercanti
ciprioti e tirii alcuni scarabeiconsiderati dagli specialisti come
importazio-ni.7 Si tratta di quattro esemplari, di cui due
difattura levantina (tombe 54 e 56) e due di ori-gine nilotica
(tombe 55 e 67), rinvenuti in tom-be femminili molto vicine fra di
loro e riferi-bili ad un medesimo gruppo familiare dielevato status
sociale. Il contesto pi antico siriferisce alla tomba 54 della
locale fase 1A, cheha restituito uno scarabeo di produzione
asia-tica, a giudicare dai raffronti in area palesti-nese che si
datano al X sec. a.C. (Fig. 1). I ri-manenti esemplari provengono
da contestidella successiva fase 1B. Come accennato, duescarabei
sono importazioni egizie. Fra questisi intende segnalare quello
della tomba 67, chesi qualifica come prodotto di ateliers del
Nuo-vo Regno (1550-1070 a.C.) (Fig. 2), per il qualesono stati
trovati significativi confronti a Pon-tecagnano,8 e a Cipro, in un
esemplare messo
* Istituto di Studi sulle Civilt Italiche e del Medi-terraneo
Antico, CNR Roma.
1 Per un quadro riassuntivo della questione cf.Botto 2008, pp.
124-127, con bibl. prec.
2 Fra la ricca bibliografia raccolta nello studio al-la nota
precedente si ricordano le sintesi di Kourou2000, Stampolidis 2003
e Kourou 2007.
3 Shaw 1989; Shaw 1998; Shaw 2000a.4 Albanese Procelli 2008, pp.
412-413, con bibl.5 Pacciarelli 1999.6 Pacciarelli 1999, p. 59;
Pacciarelli 2000, pp.
218-236; Pacciarelli 2005, p. 85. Per lItalia meri-dionale,
linquadramento cronologico tradizionale
basato sulla cronologia della ceramica greca dim-portazione e
sul sincronismo con le fondazioni co-loniali (principalmente Cuma e
Siracusa) ribaditoda DAgostino 2005a e DAgostino 2005b. Per
lecorrelazioni fra le seriazioni cronologiche di Ponte-cagnano e
Torre Galli cf. DAgostino Gastaldi1988, pp. 110-115.
7 Hlbl 1979, II, pp. 254-255; De Salvia 1999, pp.213-214; De
Salvia 2006b, pp. 14-16; Hlbl 2006,pp. 32-34. Si veda inoltre il
contributo di GiuseppinaCapriotti Vittozzi in questi Atti.
8 DAgostino Gastaldi 1988, p. 68, fig. 210 (T4870, n. 7). La
sepoltura, inquadrabile nella localeFase II (780-730 a.C.: ibid.,
pp. 222-223), ha restituito
RStFen, xxxvi, 1-2 2008
LE PI ANTICHE PRESENZE FENICIENELLITALIA MERIDIONALE
Massimo Botto*Roma
C
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158 massimo botto
in luce in un deposito votivo scavato a Pyrga,vicino a Larnaca.
Questultimo, certamentepi antico del bothros in cui fu rinvenuto
data-bile al VI sec. a.C., potrebbe attestare il ruo-lo di Cipro
quale tappa intermedia del per-corso mercantile lungo il quale i
prodotti ditipo egiziano giungevano in Occidente.9
Per le tematiche qui prese in esame im-portante osservare che
nella tomba 67 di Tor-re Galli, oltre ad un grano fusiforme in
faen-ce di probabile fattura egea, il De Salviaregistra la presenza
di un oggetto la cui formarichiama quella del pendaglio a falce,
attoad inserire fra le due estremit lo scarabeo.10Il dato, se
confermato, risulterebbe di grandeinteresse, dal momento che questo
tipo dimonili riporta a tematiche astrali di origineorientale,
quali il disco solare sormontato dalcrescente lunare, ampiamente
diffuse allin-terno del mondo fenicio e precocementeesportate
nellOccidente mediterraneo.11Sempre con riferimento alle
importazioniorientali presenti a Torre Galli, dal Levante e
dallEgeo dovevano provenire vaghi fusiformie dischi in faence,
mentre originaria dellEgit-to era con ogni probabilit la
consistentequantit di avorio rinvenuta in situ e lavoratadagli
artigiani locali per preparare impugna-ture e guarnizioni di foderi
di spade.12
Infine, dallinsediamento calabrese proven-gono alcuni manufatti
in bronzo di grande in-teresse: si tratta di una coppa a tulipano e
diben sette coppe genericamente definite a ca-lotta.13 Riguardo
alla prima (Fig. 3), i rap-porti con le produzioni dei centri del
settore
un altro scarabeo in faence azzurra di chiara produ-zione
asiatica: De Salvia 1999, p. 217, nota 20 e dueVogelperlen in pasta
vitrea di colore violetto di prove-nienza egeo-orientale (DAgostino
Gastaldi1988, p. 69, 42E4), la cui diffusione nel Mediterraneo da
imputarsi molto verosimilmente allazione diagenti levantini
(Martelli 1991, p. 1052).
9 De Salvia 1999, p. 217.
10 De Salvia 1999, pp. 215-216, n. 17.11 Botto 1995b; Botto
2000.12 Pacciarelli 1999, p. 59.13 Pacciarelli 1999, tombe 41, 92,
117, 150, 161,
202, 269. Cf. le osservazioni di Sciacca c.s.a, pro-penso ad
inserire in questa categoria di manufatti iframmenti di lamina di
bronzo provenienti dalletombe 187 e 213, oltre al vasetto di rame
della tom-ba 38.
Fig. 1. Torre Galli:scarabeo di produzione asiatica della tomba
54
(da Pacciarelli 1999).
Fig. 2. Torre Galli:scarabeo di produzione egizia dalla tomba
67
(da Pacciarelli 1999).
-
le pi antiche presenze fenicie nellitalia meridionale 159
costiero siro-palestinese sembrano appura-te.14 In questa
direzione porterebbe anchelassociazione allinterno della stessa
tombacon uno scarabeo di probabile produzione le-vantina.15 Per la
coppa a tulipano di TorreGalli un interessante confronto stato
indivi-duato in Spagna e riguarda un esemplare conmotivo a rosetta
sullomphalos rinvenuto a Vil-lanueva de la Vera, nella provincia di
Cceres(Fig. 4), prodotto molto verosimilmente inunofficina fenicia
coloniale durante il perio-do orientalizzante.16
Passando alle coppe a calotta, lindividua-zione delle aree di
produzione risulta com-plessa, dal momento che il tipo appare ben
do-cumentato sia a Cipro sia nel Vicino Oriente.Tali difficolt sono
ribadite anche nei recentistudi di Laurence Mercuri e Ferdinando
Sciac-ca,17 che hanno il merito di proporre per gliesemplari
metallici rinvenuti a Torre Galli picircostanziate suddivisioni
tipologiche, al finedi stabilire confronti con lampia gamma di
at-testazioni di ambito orientale e mediterraneo.In proposito,
stato osservato che un ele-
mento comune alle coppe a calotta cipriote il forte ispessimento
dellorlo, caratteristicache risulta invece poco documentata fra
gliesemplari vicino-orientali e calabresi. A TorreGalli, infatti,
lunico reperto con questa pecu-liarit la coppa della tomba 150
(Fig. 5),18
14 Matthus 1985, nn. 409-420.15 Si tratta della sepoltura n. 56,
per la quale cf.
Pacciarelli 1999, p. 157, n. 18, tav. 49; De Salvia1999, p. 217;
Mercuri 2004, pp. 171-172, fig. 50, 1;Sciacca c.s.a.
16 Jimnez vila 2002, 158, 398, cat. n. 56, tav.XXVI.
17 Cf. rispettivamente Mercuri 2004, pp. 146-167e Sciacca
c.s.a.
18 Al di l di considerazioni di ordine tipologico,la definizione
terminologica delle forme vascolari
non pu prescindere a nostro avviso dalle dimensio-ni dei vasi,
che sono indicative degli aspetti funzio-nali degli stessi. Per
questo motivo, considerando ildiametro dellesemplare della tomba
150, che si atte-sta intorno ai 20 cm e che supera quindi di gran
lun-ga quello degli altri vasi di Torre Galli qui presi inesame, la
definizione di coppa, in quanto recipientepotorio per eccellenza,
deve essere valutata critica-mente. Al riguardo cf. anche le
osservazioni diSciacca c.s.a.
Fig. 3. Torre Galli:coppa a tulipano in bronzo dalla tomba
56
(da Pacciarelli 1999).
Fig. 4. Villanueva de la Vera (Cceres):coppa a tulipano in
bronzo
(da Jimnez vila 2002).
Fig. 5. Torre Galli:coppa a calotta in bronzo della tomba
150
(da Pacciarelli 1999).
-
160 massimo botto
che presenta labbro a sezione triangolare e or-lo appiattito.
Per questo vaso sono stati pro-posti confronti con esemplari messi
in lucenella tomba 239 di Kourion-Kaloriziki, del CGI, e nella
tomba 7 di Amathus, che si data fra ilCG II e il CG III.19 Inoltre,
la presenza di talevariante anche in Sicilia nel ripostiglio di
SanCataldo, presso Caltagirone, contribuisce adefinire lesistenza
di una rete di contatti fraCipro, le coste orientali della Sicilia
e lItaliameridionale tirrenica nei secoli iniziali del Imillennio
a.C.20
Per gli altri esemplari a calotta di TorreGalli una provenienza
dal Levante, in alterna-tiva a quella cipriota, deve essere tenuta
nellagiusta considerazione, soprattutto alla lucedelle recenti
scoperte effettuate nel riposti-glio di Tel Jatt, presso Megiddo,
la cui forma-zione stata posta fra la fine dellXI e gli inizi
del X sec. a.C. Infatti, fra i numerosi bronzirinvenuti fanno la
loro comparsa anche trecoppe a calotta (Fig. 6), che
rientrerebberosecondo la tipologia di Ferdinando Sciacca intre tipi
diversi: globulare ( J-77), emisferico( J-79) e a vasca compressa (
J-42).21 I dati a no-stro avviso pi rilevanti di questa
eccezionalescoperta riguardano le analisi archeometri-che, che
attestano un utilizzo consistente dirame proveniente dallimportante
distrettometallifero di Feinan in Transgiordania, e levalutazioni
finali elaborate dalleditore, cheattribuisce la fattura della
maggior parte deireperti allintensa attivit dei Fenici nella
re-gione.22 I manufatti metallici di Tel Jatt, la cuielaborazione
si colloca fra il XII e lXI sec.a.C., si pongono quindi fra le pi
antiche pro-duzioni attribuibili alla bronzistica fenicia
erappresentano un termine di confronto basi-
19 Pacciarelli 1999, pp. 59-60. Cf. inoltre Mer-curi 2004, p.
158, con ulteriore bibl.
20 Albanese Procelli 1993, pp. 68, 100-101, fig.25, SC1 e da
ultimo Albanese Procelli 2008, p.
404, dove vengono esaminati i materiali bronzei diimportazione e
di tipo cipriota presenti sullisola.
21 Artzy 2006, pp. 27, 55 ( J-42, 77, 79), fig. 2.1, 1-3.22
Artzy 2006, pp. 95-97.
Fig. 6. Tel Jatt (Megiddo): 1) coppa globulare ( J-77); 2) coppa
emisferica ( J-79);3) coppa a vasca compressa ( J-42) in bronzo (da
Artzy 2006).
-
le pi antiche presenze fenicie nellitalia meridionale 161lare
per le successive attestazioni. Nel casospecifico, la coppa a vasca
emisferica J-79 pre-senta precise corrispondenze con la coppa
de-corata della necropoli settentrionale di Knos-sos, a Creta, che
ha graffita uniscrizione dipropriet in fenicio23 (Fig. 7) e con
lesempla-re della necropoli di Er-Ras ad Akhziv.24 ATorre Galli il
confronto pi pertinente riguar-da lesemplare della tomba 202, che
si diffe-renzia per dai prototipi orientali per un mi-nore
ispessimento dellorlo.
La coppa a calotta trova precoce diffusionefra le comunit
indigene della Calabria, comeben sottolineato dallo studio di
LaurenceMercuri,25 che prende in esame esemplari diVIII e di VII
secolo provenienti dalle necro-poli di Canale-Janchina, Torre
Mordillo,Amendolara e Francavilla Marittima.26 Il dato di estremo
interesse perch attesta unapresenza costante di questo manufatto
fra igruppi emergenti delle comunit indigeneche nella fase indagata
dovevano controllarele relazioni e le attivit commerciali con
imercanti provenienti dal Mediterraneoorientale. In questa sede non
possibile approfondire la problematica, ampiamentetrattata dalla
studiosa francese, ma vale la pe-na sottolineare come questo filone
di indagi-ni risulti particolarmente proficuo per evi-denziare non
solo i contatti e gli influssiculturali esercitati dalle componenti
allogenesulle popolazioni dellItalia meridionale, maanche i
rapporti e le relazioni diplomatichefra le stesse lites
indigene.
Per questultimo caso, per esempio, varreb-be la pena
approfondire i confronti stabilitidalla Mercuri fra la coppa
cipriota della tom-ba 150 di Torre Galli e la coppa rinvenuta
nel-la tomba 1 di Torre Mordillo, che doveva ospi-
tare una sepoltura bisoma di guerriero e da-ma aristocratica,
oppure con gli esemplaridella tomba 1 della necropoli di
Ferrandina, inBasilicata, e della tomba 4 Osta della necro-poli
indigena di Cuma.27 Per quel che concer-ne invece le dirette
importazioni, alla Mercu-ri va il merito di avere individuato a
Capua unaltro esemplare in argento di coppa a calot-ta28 da
aggiungere alla lista redatta alcuni an-ni fa da Annette Rathje per
i rinvenimenti ef-fettuati nella Penisola Italiana.29
Nella necropoli di Torre Galli la coppa a ca-lotta attestata
esclusivamente in tombe fem-minili, talvolta in associazione con un
tipoparticolare di coltello a lama ricurva e largocodolo sia in
ferro sia in bronzo.30 Ci ha por-tato a formulare un collegamento
con la sfe-ra del sacrificio supponendo che la coppa po-tesse
svolgere funzioni di offerta/libagione diliquidi connessi al rito
sacrificale (sangue del-le vittime? Libagione rituale di droghe o
be-vande?).31 Il dato si discosta sensibilmente
23 Catling 1996, pp. 563-564, fig. 157, J f1; Man-dalaki 2000;
per liscrizione cf. Amadasi Guzzo1987a, pp. 13-16; Amadasi 1991,
pp. 414 (dat. propostaca. 900 a.C.). Un recipiente analogo sia per
la formasia per il tipo di iscrizione noto dal mercato anti-quario:
Sothebys Sale Catalogue, 21 April 1975, n. 244.
24 Dayagi-Mendels 2002, p. 103, n. 18, fig. 4.28(tomba ZR XXXIX,
dat. X-IX sec. a.C.).
25 Mercuri 2004, pp. 147-172.
26 Per questultimo centro cf. anche le osserva-zioni di Rossella
Pace in questi Atti.
27 Mercuri 2004, p. 158.28 Mercuri 2004, p. 166, con bibl.
(necropoli di
Fornaci, tomba 722, ca. 750-725 a.C.).29 Rathje 1997, pp.
203-205.30 Peroni 1989, p. 483; Pacciarelli 1999, pp.
59-60.31 Pacciarelli 1999, p. 60.
Fig. 7. Knossos: coppa emisferica in bronzocon iscrizione
fenicia della tomba J
(da Sciacca c.s.a).
-
162 massimo bottodalla documentazione proveniente dal mon-do
greco, dove la coppa a calotta presenteunicamente in sepolture
maschili di individuidi alto rango in associazione con armi e
conservizi per il consumo di vino, che attestereb-bero in questo
ambito culturale lassunzionedella bevanda alcolica per fini
eroizzanti.32
NellItalia meridionale la situazione di Tor-re Galli non appare
isolata, come ben sottoli-neato da Rossella Pace in questo Convegno
ri-guardo alla documentazione di FrancavillaMarittima, dove vasi
metallici importati, sia diorigine orientale (tomba Strada di
Macchia-bate e tomba 8 di Temparella) sia centro-itali-ca, sembrano
legati ad attivit rituali femmi-nili. Una situazione analoga
riscontrabileinoltre nel gi menzionato ripostiglio di SanCataldo,
in Sicilia, che si caratterizza per las-senza di armi e di
manufatti riconducibili spe-cificatamente alla sfera maschile, ma
che pre-senta in associazione con la coppa a calottadi probabile
provenienza cipriota elementibronzei di parures femminili.33
Infine, sebbe-ne al di fuori delle tematiche trattate in que-sta
sede, si ritiene utile sottolineare come allasfera femminile siano
da ricollegare numero-se attestazioni di bronzi orientali o di
influen-za orientale presenti nellItalia medio-tirreni-ca, a
partire dalla nota coppa fenicia istoriataproveniente dalla
necropoli di Poggio allaGuardia di Vetulonia34 sino alla serie di
coppecon ansa con appendici globulari oggetto an-che di recente di
studi approfonditi.35
Riguardo alle motivazioni che attrasseroagli inizi del I
millennio a.C. genti del Medi-terraneo orientale lungo le coste
tirrenichedella Calabria, queste potrebbero dipenderedal commercio
dei metalli. In effetti, la pre-coce introduzione della tecnologia
del ferronella regione,36 troverebbe ora una sua pi
comprensibile spiegazione nei contatti avvia-ti dai mercanti
cipro-fenici, basati su mecca-nismi di scambio ben evidenziati
anche per al-tre aree del Mediterraneo, che
prevedevanolesportazione di nuove tecnologie a
favoredellacquisizione di materie prime.37
Da un punto di vista cronologico, la docu-mentazione di Torre
Galli evidenzia una fre-quentazione del litorale calabrese da
partedella marineria cipro-fenicia in un periodoche precede le
attivit mercantili euboico-le-vantine nella Penisola Italiana.
Infatti, come si avuto modo di vedere in dettaglio in altra se-de,
nelle imprese transmarine fenicie in Occi-dente alla componente
cipriota si affianca inprogresso di tempo quella euboica.38 Nel
cor-so del IX sec. a.C. anche le rotte si arricchi-scono di nuovi
itinerari, come ben testimo-niato dalla riapertura ai traffici
internazionalidi Rodi e delle isole del Dodecanneso.39 Se-guendo il
percorso settentrionale erano pri-vilegiati gli scali nel settore
centro-settentrio-nale di Creta, dove si registra un fiorire
dipresenze fenicie anche stanziali,40 a Citera esullisola di Corf,
dalle cui coste era gi pos-sibile tentare la traversata del canale
dOtran-to per approdare in Puglia e da qui sulle costeioniche della
Calabria.41 Il tratto terminale diquesto itinerario risulta battuto
sia da imbar-cazioni fenicie sia da navigli provenienti dal-lEubea
e i commerci con le popolazioni loca-li dovevano svolgersi in
perfetta sintonia fralelemento greco e quello orientale.
Le attestazioni provenienti da FrancavillaMarittima, confermano
questo stato di cose.Infatti, agli evidenti influssi del mondo
grecosi affiancano alcune significative testimonian-ze di contatti
con il Vicino-Oriente. La riccaserie di orientalia presente
nellinsediamento stata esaminata in dettaglio da Rossella Pa-
32 Cf. Mercuri 2004, pp. 187-188. Lintera proble-matica stata
ripresa da Botto 2008, p. 130.
33 Albanese Procelli 1993, pp. 100, 232-233.34 Maggiani 1973.35
Nijboer 2006; Botto 2008, pp. 138-141; Dra-
go Troccoli 2009, pp. 347-350.36 Delpino 1988.37 Peroni 1989,
pp. 476-477; Pacciarelli 1999,
pp. 61-62. Una vasta area di trasformazione del ferro
stata individuata alla periferia dellabitato di TorreGalli, come
indicato da Pacciarelli 2000, p. 119 efig. 64. Cf. inoltre Mercuri
2004, pp. 192-197.
38 Botto 2008, pp. 127-129, 146-149.39 Kourou 2003.40 Per un
quadro dinsieme delle evidenze cf.
Botto 2008, pp. 126-127.41 Prontera 1996, pp. 204-205.
-
le pi antiche presenze fenicie nellitalia meridionale 163
ce in questo stesso volume e al contributo del-la studiosa si
rimanda per uno sguardo din-sieme sulla documentazione.42 Chi
scrive hapi volte attirato lattenzione sulla nota cop-pa decorata
(Fig. 8) proveniente dalla tombaS(trada) della necropoli di
Macchiabate,43 cherappresenta uno dei pi antichi indizi dei
con-
tatti stabiliti dalle popolazioni locali con ele-menti allogeni.
Infatti, considerando sia la raf-finatezza e preziosit del
manufatto sia il re-stauro effettuato in antico, la coppa
potrebbedatarsi alla fine del IX sec. a.C. Si tratta, a no-stro
avviso, di un autentico prodotto di arti-gianato fenicio di
madrepatria, che trova un
42 Oltre a questo studio cf. da ultimo Nijboer2006, pp. 293-295;
Hlbl 2006, pp. 36-37; Botto2008, p. 147.
43 La coppa stata pubblicata da Zancani Mon-tuoro 1970-1971. Cf.
inoltre Botto 1995a, pp. 195-197 e Botto 2008, passim.
Fig. 8. Francavilla Marittima: coppa decorata in bronzo della
tomba S(trada)della necropoli di Macchiabate (da Zancani Montuoro
1970-1971).
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164 massimo botto
corrispettivo nella Penisola Italiana nella gimenzionata coppa
di Vetulonia.44
Un altro bronzo di grande interesse il ba-cile con ansa mobile
ad omega messo in lu-ce nella tomba 8 di Temparella (Fig. 9),
riferi-bile ad una sepoltura femminile della metcirca dellVIII sec.
a.C.45 Per il bronzo in que-stione sono stati individuati raffronti
con ba-cili provenienti dalla necropoli di Orthi Petraa Eleutherna
e ne stata ipotizzata una pro-duzione nel Mediterraneo orientale,
forse inun centro della Siria settentrionale.46 I rap-porti con
Creta sono sicuramente validi e ri-baditi da un altro pregnante
confronto prove-niente dal lotto di materiali messi in luce
negliscavi allAntro Ideo.47 Ci non fa altro che ri-marcare
limportanza strategica dellisola nel-la rotta verso Occidente e la
forte influenzadella componente levantina sullartigianatolocale. Pi
difficile, a nostro avviso, riusciread individuare con precisione
larea di produ-zione di questi bacili, dal momento che i con-fronti
proposti per suffragare la tesi di unori-gine nord-siriana
provengono da al-Mina, ilcomptoir alla foce dellOronte in cui
conflui-vano beni da varie regioni del Mediterraneo edel Vicino
Oriente.
Per questa classe di materiali un ruolo daprotagonista deve
essere comunque attribui-to allartigianato fenicio, secondo
quantoemerge dallampia casistica dei rinvenimentia partire
dallesemplare messo in luce nel ri-
postiglio di Tel Jatt sopra menzionato48 sinoad arrivare a
soluzioni innovative legate allalavorazione degli attacchi dellansa
con deco-razioni di vari tipi, sia figurate sia ornamenta-li,49 che
troveranno negli ateliers iberici la loromassima espressione
nellambito di un pro-cesso di forte originalit dovuto al
gradualeallontanamento dai modelli orientali e alsempre pi intenso
coinvolgimento dellecomponenti locali.50
Dalla tomba 8 della necropoli Temparellaprovengono altri
elementi che attestano glistretti contatti con larea
siro-palestinese elEgitto. Dalla regione nilotica, infatti,
dovevaarrivare lavorio utilizzato dagli artigiani lo-cali per i
rivestimenti delle fibule che adorna-vano le vesti della dama
aristocratica ivi deposta, mentre pi complessa risulta
lattri-buzione degli amuleti disposti sul corpo delladefunta, dal
momento che sono state prese inconsiderazione sia fabbriche
levantine sia diambito greco.51
Da ultimo, si intende riportare lattenzionesul famoso
macrosigillo in serpentina rossa(Fig. 10) appartenente al
Lyre-Player Group rin-venuto nella tomba 69, databile intorno
alla
44 Lintera problematica ripresa da chi scrive inBernardini Botto
c.s.
45 Zancani Montuoro 1980-1982, pp. 29-40.46 Cf. il contributo di
Rossella Pace in questi Atti.47 Matthus 2001, p. 173, fig. 13.
48 Artzy 2006, p. 29, fig. 2.2, 4 ( J-65).49 Culican 1968, pp.
287-288; Matthus 2001, p.
172; Jimnez vila 2002, pp. 111-112.50 Jimnez vila 2002, pp.
105-138.51 Hlbl 2000, pp. 138-139; Hlbl 2006, p. 37.
Fig. 9. Francavilla Marittima:bacile con ansa mobile ad
omega
della tomba 8 di Temparella(da Zancani Montuoro 1980-1982).
Fig. 10. Francavilla Marittima: scarabeo in serpen-tina rossa
della tomba 69 della necropoli di Mac-
chiabate (da Amadasi Guzzo 1987a).
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le pi antiche presenze fenicie nellitalia meridionale 165met
dellVIII sec. a.C.52 Come noto, il sigillopresenta incise alla base
quattro o cinque let-tere dellalfabeto fenicio di difficile
decifrazio-ne. Infatti, secondo lipotesi di Giovanni Gar-bini
liscrizione farebbe riferimento ad unartigiano di lingua
aramaica,53 mentre per Ma-ria Giulia Amadasi permangono ancora
molteincertezze nella lettura dei segni e non si pupensare ad
uninterpretazione sicura.54 Nono-stante queste difficolt il sigillo
rappresenta undocumento di eccezionale interesse, dal mo-mento che
appartiene ad una classe glittica cheha attirato lattenzione di
molti specialisti. Laprima ad occuparsi in modo approfondito
delLyre-Player Group stata E. Porada, che indica-va Rodi come
probabile luogo di fabbricazio-ne della classe.55 Dopo limportante
studioconsacrato a questa categoria di reperti daGiorgio Buchner e
John Boardman, tale ipote-si venne superata a favore di una
produzionenord-siriana o cilicia.56 Tuttavia, lanalisi condotta sui
materiali del deposito votivo diAthena Jalysia a Rodi57 ha portato
allindivi-duazione di una venticinquina di esemplari,che sommati a
quelli di Kamiros e Lindos (ri-spettivamente 3 e 15)58 ripropongono
lisola senon come centro di produzione almeno comearea di
smistamento degli stessi.
La carta di distribuzione dei sigilli del Lyre-Player Group, con
limitate attestazioni sul con-tinente greco e in Eubea59 contro una
pi am-pia diffusione nellEgeo e in Vicino Oriente,60suggerisce di
riferire il commercio di questimanufatti piuttosto che agli Euboici
ad agen-ti levantini, che potevano contare su sicurebasi di
appoggio a Cipro e a Rodi.61 Il recente
rinvenimento a Monte Vetrano (Salerno) diun scarabeo di
eccezionale fattura (Fig. 11),appartenente al gruppo in questione e
consi-derato dal suo editore come prodotto di unartigiano orientale
eseguito in un ambienteaperto allinterazione con i Greci,62
permet-te di spostare lattenzione su unaltra regionedellItalia
meridionale strategica per i com-merci fenici: la Campania.
Limportanza di tale regione per la marine-ria tiria sin dalla
fine del IX - inizi dellVIII sec.a.C. emerge chiaramente
dallesaustiva anali-si condotta da Felice De Salvia sugli
aegyptia-ca pre-romani.63 Le pi antiche attestazioniprese in esame
in questo studio riguardano isiti indigeni del Capuano e del
Cumano. ACapua un contesto di assoluto interesse rap-presentato
dalla tomba 200, datata al terzoquarto dellVIII sec. a.C.,64 nel
cui corredo in-
52 Zancani Montuoro 1974-1976, pp. 10, 51-66.53 Garbini 1978,
pp. 424-426.54 Amadasi Guzzo 1987a, pp. 21-22; Amadasi
Guzzo 1987b, p. 36. Cf. inoltre le osservazioni di Bo-ardman
1990, pp. 6-7.
55 Cf. Porada 1956, pp. 192-194.56 Buchner Boardman 1966. In un
successivo
contributo il Boardman (1990, p. 10) tende a privile-giare la
prima di queste due aree.
57 Cristofani Martelli 1988, pp. 111-112; Mar-telli 1991, p.
1050.
58 Buchner Boardman 1966, nn. 88-105.
59 Buchner Boardman 1966, nn. 44-62; Board-man 1990, pp. 12-13;
Huber 2003, I, pp. 91-92, con bibl.prec.
60 Cristofani Martelli 1988; Boardman1990, pp. 13-15.
61 Boardman 1990, pp. 10-11; Martelli 1991, p.1050. 62 Cerchiai
Nava 2008-2009.
63 De Salvia 2006a.64 La tradizionale datazione di Albore
Livadie
1983, pp. 45-46 al secondo quarto del secolo stata re-centemente
ribassata sulla base di una nuova e ap-profondita revisione del
corredo: cf. Borriello2007 e DAgostino c.s.c.
Fig. 11. Monte Vetrano:scarabeo in pietra grigia sporadico(da
Cerchiai Nava 2008-2009).
-
166 massimo botto
sieme ad una coppa a calotta in bronzo sonostati rinvenuti due
aegyptiaca: uno scarabeo infaence azzurra di probabile fattura
levantina65(Fig. 12) e una statuina amuleto di Horo-falcoattribuita
a bottega egizia di Et Libica (IX-VIII sec. a.C.).66 La sepoltura
presentava,inoltre, un quarto oggetto dimportazione. Sitratta di un
pendente circolare in argento(Fig. 13), con disco solare sormontato
da cre-scente lunare,67 relativo ad una classe di mo-nili la cui
presenza nella Penisola Italiana daimputarsi allattivit di agenti
levantini.68 Al-linizio i motivi decorativi, organizzati in fa-sce
concentriche, sono esclusivamente geo-metrici, ma con
lOrientalizzante il repertoriosi amplia includendo sia figure
zoomorfe e an-tropomorfe sia elementi astrali e
floreali.69Lesemplare di Capua, quindi, per la presenzadel disco
solare in associazione con la falce lu-nare, rappresenta una delle
pi antiche atte-
stazioni in Italia di questo motivo astrale, lacui fortuna
allinterno del mondo fenicio stata pi volte rimarcata.70
La precoce diffusione dei pendenti discoi-dali in Campania ad
opera di agenti fenici ri-sulta confermata dallesemplare in
argentomesso in luce nella tomba 17 di Capua, datataalla met circa
dellVIII sec. a.C.,71 e dal rin-venimento nella tomba XXXVI degli
scavi ottocenteschi condotti a Cuma da Emilio Stevens72 di un
esemplare in oro con il discosolare contornato da un motivo
cruciforme.73In questultimo caso il contesto si dimostrapi antico
di quelli capuani, dal momento che
65 Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Me-dagliere, s.n. inv.
De Salvia 2006a, pp. 27, 46 (cat. n.I.57).
66 Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Me-dagliere, s.n. inv.
De Salvia 2006a, pp. 28, 45 (cat. n.I.53).
67 Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Me-dagliere, s.n. inv.
De Salvia 2006a, pp. 26, 46 (cat. n.I.58).
68 Martelli 1991, pp. 1058-1059; Botto 1995, pp.560-568.
69 Cristofani Martelli 1983, pp. 36-37.70 Su questa categoria di
monili e sul significato
del motivo astrale del disco solare in associazione
con la falce lunare cf. Botto 1996; Botto 2000, pp.52-53.
71 Chiaromonte Trer 1999, pp. 108, 117, fig. 27(loc. Quattordici
Ponti).
72 Sugli scavi cumani di Emilio Stevens cf. De Fi-lippis 1996,
con bibl. prec. Sulla ricostruzione del-loperato di Stevens e sulla
pubblicazione della suadocumentazione di scavo cf. il volume
collettaneo diprossima uscita: Studi sulla necropoli di Cuma.
ScaviStevens 1878-1896.
73 Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Me-dagliere, s.n. inv.
De Salvia 2006a, pp. 26, 42 (cat. n.I.41).
Fig. 12. Capua: scarabeo in faence azzurradi produzione asiatica
dalla tomba 200
(da De Salvia 2006a).
Fig. 13. Capua: pendente discoidale in argentodalla tomba 200
(da De Salvia 2006a).
-
le pi antiche presenze fenicie nellitalia meridionale 167
la sepoltura si data al primo quarto dellVIIIsec. a.C., e se
possibile ancora pi interessan-te, perch linconsueta iconografia
presentesul monile ha indotto ad ipotizzare che si trat-ti di
unimitazione locale ispirata a modelli vi-cino-orientali.74 Questi
ultimi dovevano esse-re ampiamente diffusi in Campania nel
corsodellVIII sec. a.C., come attestato anche dairinvenimenti
effettuati a Sala Consilina presiin esame dal Kilian.75
Per un periodo leggermente pi tardo, co-munque compreso fra la
fine dellVIII e la pri-ma met del VII sec. a.C., si deve inoltre
se-gnalare leccezionale recupero effettuato aCuma nella tomba a
fossa del Fondo Maiora-no di trenta pendenti in elettro decorati
con la
tecnica della granulazione,76 la cui comparsain Italia cos come
nel mondo greco e nellaPenisola Iberica si deve a maestranze
itine-ranti fenicie.77
Come i monili sopra indicati, una funzioneapotropaica dovevano
avere anche le collanein pasta vitrea policroma con vaghi
triango-lari o sferici a occhi originarie dellEgitto,ma
precocemente prodotte in ambiente le-vantino.78 Fra le attestazioni
sicuramente piantiche si intendono qui segnalare due splendidi
esemplari79 provenienti da contestiinquadrabili nel primo quarto
dellVIII sec.a.C. della necropoli precoloniale di Cuma80(Figg.
14-15). Allinterno di questi commercidevono essere inseriti anche i
numerosi sca-rabei di fattura egizia e asiatica, spesso fascia-ti
da castone e inseriti in pendagli metallicidel tipo a falce,
provenienti dagli scavi Ste-vens a Capua e genericamente datati
allVIIIsec. a.C.,81 e le altrettanto cospicue importa-zioni della
vicina Calatia, dove documenta-to anche lo scarabeo con castone e
pendaglio
74 Cf. lo studio alla nota precedente.75 Kilian 1966, p. 94,
tav. I, 13-14.76 Gabrici 1913, coll. 294-295, 431-432, figg.
114-
115a.77 Canciani von Hase 1979, p. 34; Cristofani
Martelli 1983, pp. 31-32, 35-36; Botto 1996, pp.561-562.
78 Collane in pasta vitrea con vaghi sferoidali con
motivo a occhio sono ampiamente documentate al-linterno del
mondo coloniale fenicio, come ben evi-denziato nel lavoro di
sintesi di Ruano Ruiz 1995.
79 De Salvia 2006a, pp. 29, 39 (cat. I.31-I.32).80 Albore
Livadie 1983, p. 45.81 De Salvia 2006a, pp. 28, 33-34 (cat.
I.12-I.15,
produzioni egizie), 35-36 (cat. I.16-I.21,
produzioniasiatiche).
Fig. 14. Cuma: collana di 16 vaghi triangolaria occhi dalla
necropoli precoloniale,scavo Stevens (da De Salvia 2006a).
Fig. 15. Cuma: collana di 16 vaghi circolari,triangolari e
cilindrici dalla necropoli precoloniale,
scavo Stevens (da De Salvia 2006a).
-
168 massimo bottoellittico.82 Come accennato in precedenza
inrelazione alla documentazione di Torre Gal-li,83 questo tipo di
supporto metallico, sia es-so a falce oppure ellittico,
caratteristicodelle produzioni fenicie84 e serviva per porta-re lo
scarabeo sul petto appeso al collo me-diante un legame in materiale
deperibile, cor-da o cuoio.85
Riguardo al tipo a falce interessante no-tare come i due
elementi che compongono ilpendente, vale a dire il supporto
metallico elo scarabeo, rappresentino rispettivamente laluna e il
sole.86 Il supporto a falce, infatti, oltre ad avere la stessa
forma del crescente lunare era realizzato prevalentemente in
ar-gento, metallo che in ambito semitico simbo-lizzava proprio
questo astro. Inoltre, non cmotivo di dubitare che lo scarabeo
mantenes-se anche nel mondo fenicio quella valenza so-lare che lo
caratterizza nel suo paese dorigi-ne, lEgitto. Se tali
considerazioni colgono nelsegno, appare chiaro che doveva esistere
unastretta corrispondenza fra questo tipo di pen-dente e i pendenti
circolari con disco solare efalce lunare, che le donne portavano
appesisul petto ma anche sul ventre, dal momentoche ne erano
riconosciute propriet benefi-che in relazione alla fertilit.
Con il sorgere dellinsediamento di Pithe-cusae intorno alla met
dellVIII sec. a.C. leesportazioni di aegyptiaca in Campania da
par-te di mercanti fenici subiscono unaccelera-zione. Infatti, alle
produzioni egizie e a quel-le gi segnalate di ambito levantino,87
siaffiancano elaborazioni di area egea, comenel caso del gruppo
Perachora-Lindo, chepotrebbero essere opera di meteci fenici
atti-
vi a Rodi,88oppure di maestranze greche.89Contemporaneamente
giunsero in Campa-nia le immagini della sacra famiglia di
Menfi,composta da Ptah, da sua moglie Sekhmet edal figlio
Nefertum.90 Come noto, i Fenici fre-quentavano gi da tempo questo
importantecentro commerciale del Basso Egitto, citatoanche da
Erodoto (II, 112), che ci informa del-lesistenza di un quartiere
allinterno della cit-t appositamente riservato a mercanti
tirii.Larrivo in Occidente della triade menfita perlintermediazione
di agenti fenici conferma-to dal rinvenimento effettuato a Kommos
diun piccolo santuario (Temple B), che nella se-conda fase
edilizia, in funzione a partiredall800 a.C. ca., risulta
caratterizzato da unaltare con triade betilica, tipico del mondo
fe-nicio, fra i cui pilastri sono state recuperatedue figurine in
faence che rappresentano Se-khmet e Nefertum.91
Il sorgere di Pithecusae contribu in mododeterminante ad
incentivare le presenze feni-cie nel Basso Tirreno. Al di l del
fatto che ele-menti orientali abbiano potuto risiedere aIschia,
teoria che stata oggetto di una serra-ta critica da parte di Paolo
Carafa nel suo con-tributo in questo Convegno, indubbio
chelinsediamento euboico, per la sua posizionestrategica sulle
rotte che dallo Stretto di Mes-sina introducevano alle coste
medio-tirreni-che della Penisola Italiana e alla Sardegna, abbia
finito per catalizzare linteresse dei prin-cipali insediamenti
coloniali fenici del Medi-terraneo centrale. Anche se lintensit
dellerelazioni commerciali fra Ischia e Cartagine,sostenuta da vari
specialisti,92 deve ora essereridimensionata alla luce di recenti
riesami del-
82 De Salvia 2006a, pp. 47-49 (cat. I.59-I.79). Imonili
provengono in prevalenza dalla tomba fem-minile 201, datata
allultimo quarto dellVIII sec.a.C., che si caratterizza per essere
una sepoltura dirango nel cui corredo spicca per importanza una
pa-tera baccellata in bronzo recentemente riconosciutacome
unimportazione medio-orientale: cf. Sciac-ca 2005, p. 375. 83 Cf.
supra nota 11.
84 De Salvia 2008, p. 97.85 De Salvia 1983, p. 90.86 De Salvia
1983, pp. 91, 95, nota 19, 59; Botto
2000, pp. 53-54; De Salvia 2006a, pp. 26, 28; DeSalvia 2008, pp.
95-97.
87 Su queste produzioni cf. anche Hlbl 1979, I,pp. 204-206; De
Salvia 2008, pp. 92-93.
88 De Salvia 2006a, pp. 26, 28, 32 (cat. I.9, daPithecusae),
37-38 (cat. I.22-I.25, da Cuma); 49 (cat.I.77, da Calatia).
89 Hlbl 1979, I, pp. 212-215; Hlbl 2006, p. 37.90 Hlbl 1979, I,
pp. 106-109; De Salvia 2006a,
pp. 28-29, 31 (cat. I.1, da Pithecusae), 45-46 (cat.I.54-I.56,
da Capua); De Salvia 2008, pp. 97-99 (daSuessula).
91 Shaw 2000a; Shaw 2000b, pp. 168-170, AB 85 eAB 86, tavv. 3,
30 e 3, 31.
92 Docter Niemeyer 1994 e Ridgway 1998.
-
le pi antiche presenze fenicie nellitalia meridionale 169la
documentazione archeologica che tendonoa limitare notevolmente il
flusso di esporta-zioni da Pithecusae verso la metropoli
nord-africana,93 linsediamento euboico del Golfodi Napoli fu al
centro di una fitta rete di scam-bi che interessarono Mozia e le
colonie feni-cie della Sardegna meridionale.94
Con gli inizi dellOrientalizzante, anche inCampania si assiste
ad un salto di qualit delleimportazioni dallarea siro-palestinese.
Los-servatorio privilegiato per valutare questocambiamento
rappresentato dallinsedia-mento indigeno di Pontecagnano. Infatti,
daun recente riesame delle importazioni orien-tali presenti nelle
sepolture dellet del Fer-ro95 emerge chiaramente come queste
sianoestremamente limitate e decisamente inferio-ri a quelle
greche.96 Lunico manufatto di im-pronta orientale nelle tombe della
locale FaseIB (850-780/770 a.C.) lattacco di calderone acerchi
concentrici incisi e presa ad anello (Fig.16) della sepoltura
femminile 683 della necro-poli del Pagliarone.97 Il tipo,
originario del-larea levantina e di Cipro, viene precoce-mente
esportato in Sardegna e nella PenisolaItaliana,98 dando luogo a
produzioni locali elaborate in botteghe in cui accanto a
mae-stranze indigene probabile che operasseroartigiani orientali.99
Lesemplare di Ponteca-gnano per la resa dellattacco a tripla
spiralecon linee incise100 dovrebbe a nostro avvisoinserirsi fra le
elaborazioni di ambito occi-dentale. La sua presenza
nellinsediamentocampano si deve a quella linea di contatti
fraSardegna, Etruria e Basso Tirreno precoce-mente avviata dalle
marinerie indigene e ben
presto utilizzata anche dalle imbarcazioni ti-rie.101 Al
riguardo, stato pi volte rimarcatocome la serie di bronzi nuragici
rinvenuti aPontecagnano in contesti di I fase102 debbarientrare
allinterno di queste rotte ed essereimputata al dinamismo
dellelemento feni-cio.103 In questo filone dovrebbe inserirsi pu-re
un nuovo e interessantissimo documento:una navicella in bronzo
messa in luce in unatomba di una dama aristocratica di Monte
Ve-trano, insediamento posto a controllo del cor-so del Picentino,
la cui datazione si pone alterzo quarto dellVIII sec. a.C.104
Anche nella fase II (780/770 - 730 a.C.) le im-portazioni
orientali sono del tutto marginali esi limitano a quattro scarabei,
di cui due dallasopramenzionata tomba 4870105 e uno ciascu-no dalle
sepolture infantili 211 e 227.106 Recentemente per Bruno DAgostino
ha ri-chiamato lattenzione sulla documentazioneinedita facendo
esplicito riferimento ad unaserie di coppe di bronzo a calotta,
comequelle rinvenute nel c.d. tumulo dei guerrieri
93 Briese 1998, Kourou 2002 e da ultimo DAgo-stino c.s.c.
94 Sullargomento cf. Botto c.s.95 Sciacca c.s.a.96 Per
questultime cf. Bailo Modesti Ga-
staldi 1999; Kourou 2005, pp. 500-507.97 Gastaldi 1998, pp.
88-89, n. 13, tav. 100.98 Lo Schiavo MacNamara Vagnetti 1985,
pp. 32-35; Strm 1991, pp. 326-328, figg. 3-4; Botto2007, pp.
77-78; Botto 2008, p. 132, fig. 5.
99 La problematica stata recentemente ripresada Bernardini Botto
c.s.
100 Le stesse caratteristiche tecniche sono presen-ti su un
esemplare del ripostiglio di San Francesco a
Bologna, come osservato da Lo Schiavo 1981, pp.302-304.
101 Botto 2004-2005; Botto c.s., con nuova do-cumentazione.
102 Gastaldi 1994; Lo Schiavo 1994; Gastaldi1998, p. 143, n. 6,
fig. 81, tav. 123.
103 Da ultimo cf. DAgostino 2006, p. 202; Ga-staldi 2006, p.
117; Sciacca c.s.a.
104 Cerchiai Nava 2008-2009. Per un inqua-dramento del sito cf.
inoltre Cinquantaquattro2001, pp. 95-97. 105 Cf. supra nota 8.
106 DAgostino Gastaldi 1988, pp. 68, 148,159-160.
Fig. 16. Pontecagnano: attacco di calderonein bronzo della tomba
683 della necropoli
del Pagliarone (da Gastaldi 1998).
-
170 massimo botto
databile al terzo quarto dellVIII sec. a.C.,107che si vanno a
sommare allesemplare dellastessa tipologia, precedentemente citato,
pro-veniente dalla tomba 200 della necropoli diCuma.108 A queste
produzioni si ispiraronocon tutta probabilit i ceramisti che
realizza-rono le due coppe emisferiche in impasto bru-no e
superficie levigata rinvenute nella tomba3289 SantAntonio (fase
IIA: 780/770 - 750a.C.).109 Infatti, come sottolineato da
Ferdi-nando Sciacca,110 questi vasi devono essereconsiderati tra le
pi antiche imitazioni in ce-ramica presenti nella Penisola Italiana
di cop-pe metalliche di origine orientale. A influssiorientali,
forse mediati, si devono inoltre rife-rire i gi menzionati pendenti
discoidali in sot-tile lamina doro o dargento presenti a
Ponte-cagnano in alcune sepolture.111
Un cambiamento radicale si ha con gli inizidellOrientalizzante,
dal momento che a Pon-
tecagnano giungono manufatti di alto valorecerimoniale, come nel
caso del famoso fron-tale di cavallo (Fig. 17) rinvenuto nella
tomba4461 dellultimo quarto dellVIII sec. a.C.112 Ilbronzo, secondo
la puntuale analisi di LucaCerchiai, potrebbe essere lopera di
artigianiorientali attivi in Italia, probabilmente in unatelier
dellEtruria meridionale.113 La tomba,che si caratterizza per la
complessit del ri-tuale funerario evocativo del modello
eroicogreco, ma con marcati elementi di ecceziona-lit,114 presenta
un ricco e articolato corredoche documenta lampia rete di relazioni
in-trattenuta dal suo proprietario, sicuramenteun personaggio molto
importante allinternodella comunit di Pontecagnano.
Fra i vari manufatti messi in luce si intendesottolineare in
questa sede la presenza di unpiatto fenicio in Red Slip115 e di una
phiale baccellata in impasto utilizzata nella libagio-
107 DAgostino c.s.b.108 Cf. supra nota 64 ed in part. Borriello
2007.109 De Natale 1992, p. 118, nn. 13-14, figg. 67.3.2-
3, 93. 110 Sciacca c.s.a.111 DAgostino Gastaldi 1988, p. 68 (40
F);
De Natale 1992, p. 64, n. 40, fig. 106 (t. 3211); p. 66,n. 20,
fig. 107 (t. 3212); p. 101, n. 60B (t, 3266).
112 Cerchiai 1984; Cerchiai 1987; Cuozzo2004-2005. 113 Cerchiai
1987, pp. 41-42.
114 Cuozzo 2004-2005.
115 Cf. Cerchiai 1984, p. 411, in cui si fa riferi-mento ad un
solo altro esemplare messo in luce aPontecagnano, e Cerchiai 1987,
p. 31, dove si con-fronta il piatto con esemplari da Pithecusae
datati daGiorgio Buchner allultimo quarto dellVIII sec. a.C.Da
Pontecagnano provengono anche due unguen-tari fenici: il primo,
inedito, dalla tomba 3091 datataalla met dellVIII sec. a.C., il
secondo dalla tomba1520, dellultimo quarto dellVIII sec. a.C.,
pubblica-to da DAgostino 1977, p. 50, fig. 31 E, tav. XXX, c.
Fig. 17. Pontecagnano: frontale di cavallo in bronzo della tomba
4461 (da Cerchiai 1987).
-
le pi antiche presenze fenicie nellitalia meridionale 171ne
funebre,116 che unimitazione locale delle patere metalliche di
fabbricazione me-dio-orientale ben rappresentate
nellinsedia-mento.117 Lesemplare pi antico al mo-mento quello
proveniente dalla probabilesepoltura infantile 575, databile fra il
730 e il710 a.C.118 Fra gli altri reperti particolare inte-resse
riveste la patera in bronzo della tomba3088 (Fig. 18), il cui
contesto inedito, che perla presenza di baccellature molto fitte e
tresolcature sul fondo appartiene ad una tipo-logia molto elaborata
e piuttosto rara che ac-comuna un gruppo di vasi presenti a
Olimpia,Samos e nella Penisola italica, nella cui pro-duzione,
nonostante ne rimanga incerta la lo-calizzazione, possibile
riconoscere lappor-to di maestranze fenicie che
reinterpretanomodelli originari dellAssiria.119
Il numero maggiore di importazioni dalMediterraneo orientale
stato rinvenuto nel-le tombe principesche 926 e 928 del
secondoquarto del VII sec. a.C., magistralmente edi-te da Bruno
DAgostino.120 Da Cipro proven-gono molto verosimilmente due
oinochoai inbronzo a ventre alto rastremato e motivo apalmetta alla
base dellansa (Figg. 19-20: 926L 38 e 928 L 67), che trovano un
confronto ab-bastanza puntuale a Pontecagnano nellesem-plare della
tomba 2465, da considerarsi comeil pi antico della serie dal
momento che sta-to rinvenuto in un contesto dellultimo quar-to
dellVIII sec. a.C.121 A produzione levanti-na si riferiscono invece
la kotyle dargento eiscrizione geroglifica fittizia 928 L 79 (Fig.
21)e loinochoe piriforme con palmetta fenicia,sempre in argento,
928 L 78 (Fig. 22). Recen-temente, inoltre, stato proposto di
conside-rare la phiale in argento 928 L 80, come unaproduzione di
artisti fenici immigrati nel-lItalia tirrenica.122 Sempre a
importazionidallarea medio-tirrenica della penisola, forseda
Cerveteri, si devono attribuire le due pate-
re baccellate in bronzo 926 L 40 e 928 R 65, aconferma della
fitta rete di rapporti che emer-ge dal confronto dei materiali di
queste duesepolture con i complessi delle tombe princi-pesche
etrusco-laziali.123
116 Cuozzo 2004-2005, p. 150.117 Sciacca 2005, pp. 372-374.118
Per la sepoltura cf. DAgostino 1968, pp. 131-
133; per la patera cf. Sciacca 2005, p. 198, fig. 301,Pc2.
119 Sciacca c.s.a. Cf. inoltre Sciacca 2005, p.200, fig. 304,
Pc5 e Sciacca c.s.c.
120 DAgostino 1977.121 DAgostino 1977, pp. 23, 44.122 Sciacca
2005, p. 409.123 Sciacca 2005, p. 374.
Fig. 18. Pontecagnano:patera baccellata in bronzo della tomba
3088
(da Sciacca c.s.a).
-
172 massimo botto
Fig. 19. Pontecagnano: oinochoe in bronzo L 38 dalla tomba 926
(da DAgostino 1977).
Fig. 20. Pontecagnano: oinochoe in bronzo L 67 dalla tomba 928
(da DAgostino 1977).
-
le pi antiche presenze fenicie nellitalia meridionale 173
Allinterno dello stesso clima culturale sicolloca la coppa in
argento da Pontecagnanogi nella collezione Tyskiewicz e ora
espostaal Petit Palais, che presenta incisa uniscrizio-ne in lingua
fenicia. Come noto, la letturaproposta da Giovanni Garbini bl bn
nsk in-terpretata come bl che appartiene alla cor-porazione dei
fonditori.124 Successivamenteper stata avanzata una differente
lettura,basata su una nuova riproduzione fotografi-ca, secondo la
quale sarebbe pi verosimileleggere dopo il nome lindicazione di
paterni-t (bn mlk).125
A partire dai decenni centrali del VII sec.a.C. si assiste ad un
repentino crollo delle importazioni levantine in Campania che
ri-guarda non solo i prodotti di lusso, ma, comerecentemente
affermato, anche gli aegyptia-ca.126 Tale situazione, estendibile a
tutto il Me-diterraneo centro-occidentale, ha precise mo-tivazioni
di ordine storico dovute alla politicadi forte pressione fiscale
inaugurata dal sovra-no assiro Asarhaddon (681-669 a.C.) nei
con-fronti delle citt-stato fenicie.127 Questa situa-zione port
allinsurrezione armata dapprimaAbdi-milkutti, re di Sidone (677
a.C.), e suc-cessivamente Baal, re di Tiro, la cui ribellionesi
colloca nel 662 a.C., quando sul trono di As-siria era gi salito
Assurbanipal (669-627 a.C.).
124 DAgostino Garbini 1977, pp. 58-62.125 Amadasi 1991, p.
415.126 De Salvia 2006a, p. 29.127 Lintera problematica trattata da
Botto
1990, pp. 75-90. Sulle ripercussioni della politica economica
assira sui commerci fenici nella PenisolaItaliana cf. Bellelli
Botto 2002, pp. 303-304;Sciacca 2005, pp. 410-422.
Fig. 22. Pontecagnano:oinochoe in argento L 78 dalla tomba
928
(da DAgostino 1977).Fig. 21. Pontecagnano:
kotyle in argento L 79 dalla tomba 928(da DAgostino 1977).
-
174 massimo bottoAmbedue le sommosse furono per soffocatenel
sangue e i regni trasformati in province as-sire. Ci determin una
profonda crisi nellaregione e la Fenicia da questo momento e
finoallepoca persiana non fu pi in grado di ali-mentare i contatti
con lOccidente.
Per quel che concerne la Penisola Italiana, icommerci fenici
continuarono grazie allini-ziativa delle colonie del Mediterraneo
centra-le, che godettero di una continua crescita
po-litico-economica nel corso di tutto il VII sec.a.C. Tuttavia,
mentre si andarono intensifi-cando le relazioni fra i centri
costieri medio-tirrenici da un lato e Cartagine e le colonie
fe-nicie di Sardegna dallaltro,128 si indebol ilflusso dei contatti
con il Basso Tirreno a cau-sa della crisi di Pithecusae, non pi in
grado dicatalizzare i traffici internazionali, e per il
pro-gressivo potenziamento degli insediamenticoloniali greci che da
Cuma allo Stretto diMessina detenevano il controllo dei commer-ci
con le componenti locali.
In conclusione, la presenza fenicia nellIta-lia meridionale si
dimostra alla luce delle pirecenti scoperte precoce e ampiamente
diffu-sa. Alle prime attestazioni di Torre Galli in-quadrabili
stabilmente nellambito del IX sec.a.C. e strettamente connesse alla
componen-te cipriota in relazione al commercio del fer-ro e
allesportazione delle tecnologie ad essocollegate, settore in cui
lisola del Mediterra-neo orientale eccelleva fanno seguito fraVIII
e prima met del VII sec. a.C. contatti divasta portata che
interessano sia le coste cala-bre sia soprattutto quelle campane.
In questoperiodo la marineria tiria si affianca a quellaeuboica
nella scoperta di nuovi mercati, chevanno dalla Sibaritide al Golfo
di Napoli e daqui alle ricche aree minerarie dellEtruria
set-tentrionale. Un ruolo centrale in tali attivitvenne svolto
dallinsediamento di Pithecu-sae, che a partire dalla met dellVIII
sec. a.C.ag da catalizzatore dei commerci internazio-nali
incentivando i rapporti fra Basso e Me-dio Tirreno.
Con lavvio dellOrientalizzante si assiste adun salto qualitativo
nelle importazioni, bendocumentato a Pontecagnano da alcuni
pro-dotti di lusso rinvenuti in tombe principe-sche, a
testimonianza dellalto tenore di vitaraggiunto dalle lites locali
grazie anche allerelazioni intrattenute con le popolazioni
delMediterraneo orientale. Questa felice stagio-ne di contatti ebbe
tuttavia breve durata siaper la politica espansionistica dellimpero
as-siro, che sotto i regni di Asarhaddon e Assur-banipal condusse
unazione repressiva totaliz-zante nei confronti dei centri fenici
ancoraindipendenti, sia per il progressivo cresceredegli interessi
greci nel Basso Tirreno, che li-mitarono notevolmente lattivit
delle colo-nie fenicie nellarea.129
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composto in carattere dante monotype dallafabriz io serra
editore, p i sa roma.
stampato e r ilegato nellatipo grafia di agnano, agnano p i sano
(p i sa) .
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Settembre 2011(cz 2 fg 21)
Rivista di Studi Fenici 1-2 2008_Impaginato 25/10/11 11.07
Pagina 261