Top Banner
LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE 51 N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017 Sono undici, da San Michele all’Adige a Marsala. Nino D’Antonio prova a raccontarle, una per una. Alla sua maniera. A mezza strada fra i trascorsi dell’istituzione, le sue finalità e le imprevedibili emozioni di un mondo all’insegna della gioventù e del vino. Istituto Tecnico Agario “G. B. Cerletti” - Conegliano Istituto Tecnico Agrario “P. D’Aquileia” - Cividale del Friuli Istituto Tecnico Agrario “C. Ulpiani” - Ascoli Piceno Istituto Tecnico Agrario “F. De Sanctis” - Avellino Istituto Tecnico Agrario “B. Caramia” - Locorotondo Istituto Tecnico Agrario “A. Damiani” - Marsala Istituto Tecnico Agrario “F. Eredia” - Catania Istituto Tecnico Agrario “E. Sereni” - Roma Istituto Agrario di San Michele all’Adige - Fondazione Mach - S. Michele all'Adige Istituto Tecnico Agrario “Umberto I” - Alba LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE di Nino d’Antonio Siena Istituto Tecnico Agrario “Bettino Ricasoli”
5

LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE · 2017-02-07 · LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE 52 N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017 IMPEGNO, PASSIONE E DIDATTICA I PUNTI DI FORZA

May 22, 2020

Download

Documents

dariahiddleston
Welcome message from author
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Page 1: LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE · 2017-02-07 · LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE 52 N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017 IMPEGNO, PASSIONE E DIDATTICA I PUNTI DI FORZA

LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE

51N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017

Sono undici, da San Michele all’Adige a Marsala. Nino D’Antonio prova a raccontarle, una per una. Alla sua maniera. A mezza strada fra i trascorsi dell’istituzione, le sue finalità e le

imprevedibili emozioni di un mondo all’insegna della gioventù e del vino.

Istituto Tecnico Agario “G. B. Cerletti” - Conegliano

Istituto Tecnico Agrario “P. D’Aquileia” - Cividale del Friuli

Istituto Tecnico Agrario “C. Ulpiani” - Ascoli Piceno

Istituto Tecnico Agrario “F. De Sanctis” - Avellino

Istituto Tecnico Agrario “B. Caramia” - Locorotondo

Istituto Tecnico Agrario “A. Damiani” - Marsala

Istituto Tecnico Agrario “F. Eredia” - Catania

Istituto Tecnico Agrario “E. Sereni” - Roma

Istituto Agrario di San Michele all’Adige - Fondazione Mach - S. Michele all'Adige

Istituto Tecnico Agrario “Umberto I” - Alba

LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA

ITALIANE

di Nino d’Antonio

SienaIstituto Tecnico Agrario “Bettino Ricasoli”

Page 2: LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE · 2017-02-07 · LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE 52 N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017 IMPEGNO, PASSIONE E DIDATTICA I PUNTI DI FORZA

LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE

52 N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017

IMPEGNO, PASSIONE E DIDATTICA I PUNTI DI FORZA DELLA SCUOLA

RIVIVONO AL RICASOLI DI SIENA GLI ANTICHI VITIGNI TOSCANIIl paesaggio è quello caro ai Macchiaioli toscani. La villa, il leccio, il casale, il borgo. E ancora il declivio del colle a est di Siena, la pieve, la quercia, il cipresso. E l’ulivo e il vigneto. Credo non ci sia scuola d’I-talia che possa vantare un tale scenario. È un luogo d’intensa suggestione, dove non è facile sottrarsi all’incantamento, a dispetto della presenza di un’azienda agricola e delle sue finalità didattiche.

L’edificio scolastico è in via Scac-ciapensieri, non lontano dal centro, e il cuore è qui. In questo lembo di

campagna toscana che non potrebbe offrire di sé immagine più compiuta. Un’icona che include ed esalta natura e storia, aule e laboratori, fra le dolci colline del Chianti. Eppure, l’Istituto Ricasoli di Siena non vanta particola-ri trascorsi. È attivo a partire dai pri-mi anni Cinquanta e solo nel 2013 ha incorporato l’Alberghiero di Colle Val d’Elsa. Un vuoto imprevedibile, se si pensa che la Scuola reca il nome di quel Bettino Ricasoli, che fin dai primi

decenni dell’Ottocento si è dedicato, nel suo castello di Brolio, a creare un Chianti che avesse qualità e fama.

Perché il Chianti che circolava in quegli anni, era solo un vino come tanti. Al pari del Pomino, del Carmi-gnano, del Valdarno. E invece Ricasoli intuì che “l’agricoltura toscana vuole essere cuore e testa… La mi sembra un apostolato. Quando però le si vo-glia giovare di buona fede, è mestieri cominciare dal contadino...”.

FRA LE DOLCICOLLINE DEL CHIANTI

Page 3: LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE · 2017-02-07 · LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE 52 N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017 IMPEGNO, PASSIONE E DIDATTICA I PUNTI DI FORZA

LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE

53N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017

Così, a dispetto di tanto passato, e di un’area viticola tra le più generose, la Toscana si è mossa tardi. In cambio, il recupero è stato prodigioso grazie soprattutto a un’azienda come La Sel-va (oltre quarantacinque ettari di ter-reno sciolto, rocce e sabbia, il famoso tufo toscano) che produce vino, olio, ortaggi e piante ornamentali.

Una realtà che consente agli stu-denti di Enologia di seguire le fasi della vite dalla potatura secca a quella verde, dalla fermentazione ai control-li microbiologici, dal rimontaggio alla svinatura. In pratica, l’intero cursus fino all’imbottigliamento. Perché la Scuola, forte della larga presenza di vi-tigni come il Sangiovese, il Trebbiano Toscano, il Colorino e il Fogliatonda, produce circa ventimila bottiglie, fra cui la Docg Chianti Colli Senesi e l’Igt Toscana, Classe ‘52, due fiori all’oc-chiello anche per le vendite, presso il locale spaccio aziendale.

Gli studenti sono oltre cinquecento, dei quali un terzo iscritti a Enologia. Superano invece i duecento gli allie-vi dell’Alberghiero di Colle Val d’Elsa. Circa il 30% dei diplomati si iscrive all’Università. Le cifre consentono con immediatezza d’inquadrare il ruolo che la Scuola svolge sul territorio, al di là delle sue finalità formative e didat-tiche. Per le quali è in costante attività di servizio (il calendario della natura non consente diserzioni) una schiera d’insegnanti tecnico-pratici, che sono poco meno della metà dell’intero cor-po docente.

LA VISITA ALLASCUOLA CON IL SUO DIRIGENTE

Al timone dell’accoppiata Siena-Colle Val d’Elsa, c’è il dirigente Tiziano Neri, coadiuvato dalla vicaria Marzia Chiti e dai docenti Anna Ricci e Rober-to Lamorgese. L’incontro con il pro-fessor Neri mi riserva una gradita sor-presa. Non ha una laurea in Agraria, come la quasi totalità di chi è a capo di questi istituti, ma vanta alle spalle stu-di di filosofia, e una lunga esperienza di coordinatore scolastico in Argenti-

na e Venezuela, dove ha profuso ogni impegno per la tutela e la divulgazio-ne della lingua italiana.

Mi trovo così di fronte un umanista, cordiale e simpatico, che porta con grande disinvoltura i suoi sessant’an-ni. Sposato, due figli, appassionato cacciatore, segue da sempre la narra-tiva d’avventura, della quale può dirsi un vero esperto. Ma è soprattutto un uomo di scuola, con un ricco bagaglio di esperienze. Per cui non mi sorpren-de il “taglio” che assume la nostra conversazione. Senese della contrada del Nicchio, il preside mi dice con chia-rezza che “il Ricasoli punta a sottrarsi ai confini di un insegnamento tecnico.

La viticoltura e l’enologia devono

aprirsi alla storia, all’arte, alla let-teratura. Ricercare questi legami spinge a muoversi su quel terreno interdisciplinare, che è il seme per ogni buona scuola. Il che significa che i contenuti delle singole di-scipline vanno vissuti in rapporto alla temperie culturale nella quale sono nati. Senza antecedenti e sen-za incursioni in altre aree del sape-re, la scuola diventa arida e nozio-nistica....”.

UNA DIDATTICAINTERDISCIPLINARE

Il giudizio è convincente e appas-sionato, e io non manco di prenderne atto. Anche se chiedo fino a qual pun-to questi criteri siano poi concreta-mente applicati. “Dipende dai docen-ti. Ma in ogni caso la scuola suggerisce direttive, che puntano a una didattica interdisciplinare. È il caso della ricer-ca sui vitigni autoctoni, che hanno fatto storia fin dal Medio Evo e che rischiavano di scomparire. Individuarli e riportarli in vita ha significato coin-volgere storia, letteratura, tradizioni popolari, leggende. Mi riferisco a uve come il Mammolo, il Tenerone, il Gor-gottesco. Un lavoro meritorio, nato in collaborazione con l’Università di Siena….”.

C’è un intenso viavai nei corridoi. È l’ora di stacco, e i ragazzi profittano per lasciare le aule (sono ventidue) e consumare qualcosa al bar. La pausa è ancora una volta propizia per un caffè, ma soprattutto per mettere un po’ d’ordine nella valanga di noti-zie che accompagnano le vicende de La Selva. Sulla cui storia, tutti hanno qualcosa da aggiungere, per cui i “ten-ga conto del…”, oppure “non trascuri questo elemento…” hanno punteg-giato il mio incontro con un gruppo di docenti. Fra i quali i più agguerriti sono quelli che hanno una lunga an-zianità di servizio al Ricasoli, per cui la vita della scuola finisce per confinare con la loro.

Mi ritrovo così a manipolare una ric-ca storia fra città e campagna, dove il rimando a quella particolare atmo-

Page 4: LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE · 2017-02-07 · LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE 52 N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017 IMPEGNO, PASSIONE E DIDATTICA I PUNTI DI FORZA

LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE

54 N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017

sfera che circola nel grande affresco del “Buon Governo” di Lorenzetti, si fa sempre più frequente. Grazie anche a una bella riproduzione nella sala della presidenza.

LE ORIGINI DELLATENUTA LA SELVA

Le origini della tenuta sono da ricon-durre a una serie di donazioni da par-te del patriziato senese, sulla fine del Trecento. Di qui, prima un ospedale e poi un monastero, fino alla costru-zione della grande Basilica dell’Osser-vanza. Ma bisogna che si arrivi ai primi dell’Ottocento perché il podere La Selva - meglio ubicato degli altri, una bella casa padronale e tanto terreno intorno - passando da una mano all’al-tra arrivi a Emma Schubert, che aliena l’intera proprietà al ministero della Pubblica Istruzione. Siamo nel ’52, quando il Consorzio per l’Istruzione Tecnica, il Provveditorato agli Studi di Siena e il Comune di Asciano danno vita a una scuola professionale per la formazione di “esperti coltivatori, fat-tori, trattoristi, potini e innestini”.

L’istituzione incontrerà subito un larghissimo favore. Gli allievi afflui-ranno ad Asciano da tutti i ventiquat-tro comuni della provincia, tanto da rendere necessario - appena qualche anno dopo - il trasferimento della scuola a Siena, in quella villa al centro di un’azienda, denominata appunto La Selva.

Ho contenuto in poche righe un’in-tricata vicenda ereditaria, che pure avrebbe meritato un suo spazio. Ma sono qui per la scuola, quale si è ve-nuta configurando nel corso di questo mezzo secolo, dalle originarie finalità strettamente rurali a polo di eccellen-te formazione enologica.

NEL 1976 LA NASCITADELL’ATTIVITÀ DIDATTICA

L’avventura ha inizio nel ’76, con la nascita dell’Istituto Agrario, come sezione staccata di Grosseto. Poi, nel volgere di qualche anno, l’autono-mia. È la premessa per avviare i pri-mi corsi di Viticoltura ed Enologia, e

inserirsi così fra le undici istituzioni specializzate, presenti in Italia.

Da allora il “Bettino Ricasoli” ne ha fatta di strada. Unico in tutta la To-scana, ha in passato accolto nel suo convitto anche studenti provenienti da altre regioni. Il richiamo di Siena e la forte vocazione vitivinicola del territorio hanno poi portato a quella costante crescita degli allievi, che ha richiesto il sacrificio del convitto per consentire sia l’aumento delle aule che dei laboratori. Ma è il prestigio di cui gode l’Istituto a costituire un sicuro elemento di attrazione. Il suc-cesso degli stage scuola-lavoro, fra le iniziative più avanzate, ha rappresen-tato un modello formativo anche per le altre regioni.

“Vivere di rendita su quello che si è realizzato - aggiunge il preside Neri – fa perdere terreno. Il costante aggiornamento di chi insegna è il pri-mo requisito per tenere il passo con i tempi. Certo, l’adeguamento dei laboratori, il rinnovo delle attrezza-ture, le aule multimediali, sono pre-messe indispensabili. Ma non basta-no. Il coinvolgimento degli studenti sarà sempre affidato alla passione e

Page 5: LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE · 2017-02-07 · LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE 52 N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017 IMPEGNO, PASSIONE E DIDATTICA I PUNTI DI FORZA

LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE

55N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017

TIZIANO NERI: OCCUPARMI DI QUESTA SCUOLAÈ PER ME UN PRIVILEGIO

Dirigo la scuola enologica se-nese, compresa nell’Istituto di Istruzione Superiore “Bettino Ricasoli” di Siena, da settembre 2011. È stato per me un appro-do naturale, dopo un percorso professionale particolarmente articolato, anche perché sono figlio e nipote di viticoltori e in campagna - in generale a contat-to con la natura - ho trascorso i

momenti migliori della mia vita.Occuparmi di questo Istituto è per me un privilegio e motivo di grande responsabilità, consape-vole del ruolo che la viticoltu-ra e l'enologia hanno avuto, e continuano ad avere, in questo territorio, dell'impegno neces-sario a conservare e valorizzare il nostro paesaggio e le nostre tradizioni.

alla preparazione di chi insegna….”. Chiedo come si possa conciliare,

anche sotto l’aspetto economico, il ruolo formativo dell’Istituto con la gestione di un’azienda agraria come La Selva. La risposta del professore Neri è esemplare per concisione e chiarezza.

“La Selva è proprietà dell’Istituto, e il dirigente è anche responsabile della sua gestione. La manodope-ra è formata da personale tecnico (assistenti, collaboratori scolastici, operai agricoli) alle dipendenze dello Stato. Tenga conto che l’azienda ha due corpi, divisi dalla strada di Scac-ciapensieri. Il primo ospita lo spaccio aziendale, la cantina, le serre, l’or-to, nonché alcune aule. Il secondo è occupato dalla principale struttura dell’Istituto e da gran parte della pro-prietà terriera, con vigneti e oliveti. È un insieme di particolare fascino, grazie anche alla presenza di quei po-deri tipicamente toscani, con grosse abitazioni e una serie di locali neces-sari per la conduzione del fondo…”.

UN’ATMOSFERADI GRANDE ENTUSIASMO

Al rituale giro delle aule, segue una visita ai laboratori. Silenzio, ordine, camici bianchi. Noto alcune ragazze al banco delle provette, e una che batte felice le mani nel levare gli oc-chi dal microscopio. Le allieve sono aumentate in questi ultimi anni. Fare l’enotecnico o l’enologo, per chi fre-quenta i corsi universitari, non è più una professione per soli uomini. La cantina è entrata anche nell’imma-ginario femminile, e sono già parec-chie quelle che lavorano presso varie aziende. La differenza con i maschi, è ormai un dato superato. Spesso le ragazze preferiscono lavorare fuori sede, perché è un primo passo verso l’autonomia dalle famiglie.

All’uscita delle classi, tento qualche approccio con i ragazzi, lontano da preside e professori. Ma è tale la con-fusione che raccolgo solo frammenti

di risposte. “Sì, andiamo anche all’e-stero…. Quelli dell’ultimo corso sono stati in Borgogna, in Spagna, in Por-togallo. Poi verrà il nostro turno…”. “Campa cavallo”, aggiunge con ironia un compagno. Qualcuno chiama i ra-gazzi che tengono alto l’onore del Ri-casoli nei tornei di calcio, anche con-tro scuole ben più numerose, e sono delusi quando declino l’invito per la prossima partita. Poi sull’onda di una spontanea simpatia, gli studenti fan-no a gara per coinvolgermi nelle loro

attività. “Venga allora per il Benvenu-to Novello, quando la scuola si apre alla città, o per la Giornata Enologica, tutta musica e canti, oppure per la Bruschettata, prima delle vacanze di Natale….”.

Pronta la replica di un compagno: “E lo fai venire da Napoli per una bru-schetta?”. “Ma no, quando sta qui, vedrai, il preside lo invita di sicuro alla grigliata con tutti i professori. Ma quello per noi è uno spazio off li-mit….”